Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    11/05/2020    19 recensioni
Regole vecchie di secoli ed una studiata crudele vendetta riusciranno ad impedire a due spiriti affini di incontrasi, imparare a conoscersi e, perché no, ad amarsi?
Nota *Non tiene conto degli avvenimenti di Frozen 2*
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ciclo delle Stagioni'
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Capitolo 5
I've been here before
But always hit the floor
I've spent a lifetime running
And I always get away
But with you I'm feeling something
That makes me want to stay
If I risk it all
Could you break my fall?
How do I live? How do I breathe?
When you're not here I'm suffocating
I want to feel love, run through my blood
Tell me is this where I give it all up?
For you I have to risk it all

Capitolo 5

Estate - Intermezzo

 

    «Freja, oh, Freja!» esclamò Kristoff quasi commosso per il sollievo «Mi hai fatto spaventare così tanto» confessò, stritolandola in un abbraccio.
La bimba sorrise, divertita e infastidita allo stesso tempo dall’avere la faccia del padre attaccata alla propria «Non mi sono fatta niente, l’amico della zia Elsa mi ha salvato dai sassi»
L’altro si staccò dalla figlia sorpreso «L’amico della zia Elsa?»
«Sì…» trillò la piccola contenta «E’ così bello, papà!» il cuore del tagliatore di ghiaccio perse un battito «Si chiama Jack: è un po’ freddo ma ha i capelli di luna, gli occhi ancora più chiari di mamma» continuò sognante, distruggendo pezzo per pezzo il pover’uomo che le stava di fronte.
Kristoff, però, non era tipo da arrendersi così facilmente «Ma non è più bello di me, vero?»
«Cooosa?» sbottò lei, scoppiando in una risata cristallina «Tu sei il mio papà!» affermò decisa, prima di liberarsi dall’abbraccio «Ho fame, ho fame…» canticchiò, poi, incamminandosi nel grosso corridoio, probabilmente diretta alle cucine per rubare un po’ di cioccolata.
Anna, fino a quel momento muta spettatrice della scena, guardando l’espressione affranta del marito si lasciò andare ad una leggera risata.
«Che hai da sghignazzare tu?» la riprese lui, punto sul vivo «Mia figlia preferisce un altro a me e tu ridi?»
La principessa alzò gli occhi al cielo «Non ha detto che lo preferisce a te, ha solo detto che è bello…»
«E’ come se lo avesse fatto» fece presente imbronciato «Lo è?» chiese conferma poi.
La donna ci pensò un po’ su «Beh, direi che è decisamente un bel tipo…»
«Come immaginavo, probabilmente ha un occhio di vetro ed è, magari, anche un po’ zoppo… aspetta, che? Decisamente un bel tipo?» la scimmiottò irritato «Non ci posso credere»
«Oh, non fare l’esagerato adesso…» lo riprese leggermente infastidita «Probabilmente lo vedrai, perché dovrei mentirti? E’ esattamente come ha detto tua figlia, in più è alto e slanciato e… Fammi finire!» lo ammonì, vedendo l’insorgere di una protesta sul suo viso «Ed è perfetto per mia sorella»
«Per tua sorella?» ripeté quello confuso.
«Sì…» confessò Anna con un sorriso «Credo che Elsa abbia finalmente trovato qualcuno con cui valga la pena lasciarsi andare»
Kristoff rimase in silenzio per un attimo, soppesando quelle parole «Ma è davvero più bello di me?»
«E piantala!» gli ordinò avvicinandosi e dandogli una sonora patta sul petto «Questa tua gelosia non ha motivo di esistere»
«Sentiamo, e perché mai?» chiese, stringendola a sé.
«Perché si dia il caso che anche tu sia proprio un bel tipo…» gli confessò lei a fior di labbra «E ancor più importante, sei perfetto per me» lo baciò.

 

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    «Santi numi, Jack» esclamò stupito lo Spirito dell’Autunno, mentre presenziava alla riunione straordinaria voluta da Tara «Hai davvero infranto la regola che ci proibisce di interagire direttamente con gli essere umani?»
«Loro credono in noi, Barry, capisci?» spiegò l’Inverno frustrato dalla loro incomprensione «Mi vedono, così come vedrebbero sicuramente anche voi»
«Ti vedono?» si accese subito la giovane Primavera «E come sono?»
«Non importa come sono» sbottò Tara, bloccando ogni possibile risposta «E’ qualcosa che non si può fare»
«Chi l’ha deciso?» ribattè secco Jack «Abbiamo tutti questa convinzione ma da quant’è che l’Uomo della Luna non ci parla? Quale punizione si è abbattuta su di me per aver infranto le regole?»
L’altra gonfiò il petto «Quella bambina, oggi, ha rischiato di morire congelata»
«Non osare rinfacciarmi questo, sai?» la puntò lui con il suo bastone «Se non fossi intervenuto sarebbe di sicuro morta sotto a quella frana. Se sei tanto ligia al dovere, perché sei venuta in mio aiuto?»
«Non ho infranto nessuna regola, sai bene che posso intervenire sugli effetti dei tuoi poteri»
«Bugiarda, sai anche tu che questa non è la verità… almeno, non tutta»
«Non volevo farla morire, d’accordo?» confessò l’Estate, gonfiando le gote e guardandolo in tono di sfida.
«Bene, nemmeno io» sostenne il suo sguardo l’altro.
«Cielo, non sono in grado di sostenere tutto questo ardore di gioventù» con una sonora risata, Barry cercò di placare gli animi.
Sue annuì, dispiaciuta «Sì, non litigate»
«Temo non ci sia soluzione per questo dilemma» fece presente il buonuomo, lisciandosi i baffi «Certo, il tuo comportamento Jack è stato sconsiderato ma noi non siamo giudici, né giuria» spiegò rivolto alla ragazza fiammeggiante lì di fianco «Solo l’Uomo della Luna potrà decidere le conseguenze del tuo gesto. D’altro canto, mi trovo d’accordo con Tara: le regole ci sono per essere rispettate e così continuerò a fare, cosa che raccomando caldamente anche a voi ma, la scelta, è vostra» concluse, soffermandosi particolarmente su Sue, la più affascinata dalla bravata della sua controparte invernale. 

    «Lo sapevo che saresti tornato da lei, sai?» disse improvvisamente Tara, rimasta sola con Jack.
«A che ti riferisci?» volle sapere l’altro, non capendo.
«Lo sguardo che ti ho visto quella volta, e che ti vedo ancora, non te l’avevo mai visto in tutti questi centinaia d’anni che ci conosciamo»
«Sai cosa sapevo io, invece?» gli fece presente l’Inverno con un sorriso, al suo cenno di diniego con la testa, continuò «Sotto, sotto sei davvero una tenerona» scoppiò in una fragorosa risata, porgendosi verso di lei.
«Non osare abbracciarmi» si ritrasse quella, ma sul suo viso vi era dipinta un’espressione divertita. Tuttavia, tornò seria di colpo, rabbuiata da un triste pensiero «Dovresti seriamente smettere di frequentare lei e la sua famiglia, però, prima che sia troppo tardi» l’espressione di lui cambiò nuovamente, ma prima che potesse diventare apertamente ostile lei continuò «Fammi finire per favore: loro sono umani, tu sei uno spirito. Loro hanno una vita che proseguirà, tu no. Li amerai e sarai, inevitabilmente, costretto a perderli uno dopo l’altro. Non capisci? Questa sarà la tua punizione.»
Jack rimase immobile, trafitto dalla realtà di quelle parole, ammutolito, completamente incapace di spiegare a Tara che non c’era nessun “prima che”, ormai era decisamente troppo tardi.

 

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    Mentre camminava sul lungo tappeto rosso, che lo avrebbe portato al cospetto della famiglia reale, re Friederik dovette ammettere con se stesso che il palazzo di Arendelle era veramente sontuoso così addobbato con tutti gli onori in favore della sua presenza. Un pensiero simile lo formulò anche per la regina: certo l’aveva già vista al momento del suo arrivo, come da etichetta, e aveva notato subito che le dicerie sulla sua avvenenza non erano solo chiacchiere ma quella sera per il gran gala, beh, era veramente un piacere per gli occhi. Peccato che da lì a poco, tutta quella bellezza sarebbe andata sprecata.
Arrivato ormai alle scale ai loro piedi, mise su il suo miglior sorriso «Vostra altezza, è per me - e la mia corte – un onore essere vostri graditi ospiti» la ossequiò ma senza inchinarsi, era pur sempre un sovrano lui stesso.
«L’onore è nostro» gli rispose Elsa, come l’uso richiedeva «Spero abbiate avuto modo di riposare e che nulla vi sia mancato»
«La vostra organizzazione è stata impeccabile, non temete, siamo tutti molto contenti delle cure a cui ci avete affidati. Se mi permettete…» continuò, chiedendo l’implicito consenso a salire quei pochi gradini che li separavano «Vorrei farvi un gradito omaggio, per ringraziarvi della vostra ospitalità»
La regina acconsentì, avvertendo immediatamente un’istintiva rigidità nel cognato che si rilassò solo quando il re delle Isole del Sud non le mostrò un cofanetto, il cui interno custodiva un meraviglioso specchio a mano in argento «Un piccolo pensiero per la più bella delle regine» le spiegò «Credo che la mia cara moglie mi perdonerà questo complimento» continuò con una sonora risata. Poi si chinò leggermente verso l’unica bimba presente, dritta davanti ai proprio genitori «E una versione più piccola per questa principessina»
Freja fece per strillare dalla contentezza ma la mano della madre bloccò la sua irruenza. Fu con un profondo inchino che, quindi, disse «La ringrazio infinitamente, mio Signore»
Il gesto causò nel sovrano l’insorgere di una nuova risata «Come siamo educate» esclamò bonario «Ma non preoccupatevi di tutta questa etichetta, è una bambina, è giusto che si goda i suoi momenti di felicità. Siamo o non siamo qui a festeggiare la pace e l’amicizia fra i nostri regni?»
Elsa sorrise, più rilassata «Certamente, grazie per questi preziosi doni. Che ne dite di proseguire con una buona cena?»
«Dico che è un’ottima idea, mia regina» si trovò d’accordo l’uomo «La fame inizia a farsi sentire, permettetemi di accompagnarvi» le disse, offrendole il braccio.
Offerta che la sovrana di Arendelle non poté rifiutare e, così, accanto a lui si avviò verso l’immensa sala da pranzo, subito seguita dalla sua famiglia e tutto il resto dei cortigiani.

 

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    La serata era stata davvero gradevole, il sovrano delle Isole del Sud non avrebbe mai immaginato che mettere in atto una vendetta di quel calibro avesse potuto essere così estasiante. Nonostante avesse dovuto essere affabile con quelle streghe e il loro campagnolo – una principessa e un tagliatore di ghiaccio, dove si era mai visto? - lo aveva divertito elargire quei sorrisi, quei complimenti, tutti atti a gonfiare quella che sarebbe stata la sua soddisfazione non appena la prima tessera del domino sarebbe stata fatta cadere… perché sì, eccome se sarebbe caduta. L’assoluta certezza, poi, che in alcun modo avrebbero potuto risalire a lui o, almeno, con nessuna prova in merito, lo fecero scivolare nel mondo dei sogni tronfio ed appagato.

 

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    Elsa controllò la sua immagine riflessa nello specchio appena ricevuto in dono, più per la curiosità di maneggiare il nuovo oggetto che non per la necessità di vedere come le stavano i capelli sciolti prima di andare a dormire. Come il suo ospite, si ritrovò a pensare che tutto era andato a meraviglia ma, ignara delle sue subdole trame, si chiese se non fosse stata troppo dura a mantenere del riserbo sulle sue intenzioni.
Sbuffò, quello non era il momento di pensarci, già in camicia da notte, era il momento di andare a riposare.
Nel mentre stava dirigendosi verso il grande baldacchino, però, sentì un lieve ticchettio sulla finestra: nonostante la voglia immediata di andare ad aprire, un leggero rossore sulle gote le ricordò di coprirsi con una veste da camera, prima di far entrare il suo visitatore.
«Non pensi che venirmi a trovare in camera da letto, nel pieno della notte, sia un po’ troppo ardito anche per te?» lo rimproverò bonariamente ma, nonostante quelle parole, gli aprì la finestra facendosi da parte per lasciargli spazio.
Quello, però, mosse appena un passo oltre il cornicione e non si azzardò ad avvicinarsi di più «Mi spiace, non volevo essere inopportuno, ma dovevo parlare con te»
La regina, momentaneamente di spalle, non notò la sua aria grave «Anche io, non sai davvero quanto sia stata felice che tu sia riuscito a salvare mia nipote, quest’oggi. Eravamo disperate ormai: abbiamo seriamente rischiato di perderla ma, fortunatamente, sei intervenuto tu. A proposito, scusa per Anna… appena è riuscita a vederti, ti ha letteralmente sommerso di domande» si ritrovò a sciorinare senza sosta, segno che l’adrenalina della giornata era ancora lontana dall’essere scesa e che, nonostante tutto, fosse molto più simile alla sorella di quanto volesse far credere.
«Io…» balbettò lo spirito «Non è stato un problema» disse, riferito all’assalto della principessa.
Solo allora Elsa si voltò, il dubbio che si faceva largo dentro di lei, decisamente qualcosa non andava «Che hai?»
«Noi non possiamo più vederci» esalò lui, tutto d’un fiato.
Se le avesse sparato contro una raffica di vento gelido, probabilmente, non l’avrebbe congelata così tanto «Cosa hai detto?»
«Hai sentito…» le rispose duro l’altro, cercando di sostenere il suo sguardo.
«Non capisco» affermò lei confusa «Se è per quello che è successo a Freja, pensavo di averti già det…»
«Non è per quello» tagliò corto lo spirito.
«Quindi pensi di dirmi addio così, senza degnarmi neanche di una spiegazione?»
«Ci sono delle leggi che vietano agli spiriti di avere contatti con gli umani, leggi che non ho rispettato e devo porvi rimedio»
«Per favore, non farlo…» pronunciò Elsa in un soffio «Resta con me, non andare via»
Jack, già in procinto di lasciare la stanza attraverso la finestra, si bloccò «Non posso farlo…» le rispose freddo, stringendo i denti.
«Io…» boccheggiò lei, nuovamente investita da quelle parole «Pensavo che…» ma non terminò la frase, si portò istintivamente una mano al petto improvvisamente pesante «Lascia stare» continuò dura, rialzando lo sguardo «Probabilmente mi sono sbagliata»
Sentendo il dolore nella sua voce, nonostante cercasse di nasconderlo, lo Spirito dell’Inverno aumentò con decisione la presa sul suo bastone, così tanto che avrebbe potuto spezzarsi «Non ti sei sbagliata, Elsa» si voltò e la sua determinazione crollò «Tu mi piaci, mi piaci molto… in centinai di anni tu sei stata l’unica persona che mi abbia fatto venire la voglia di infrangere le regole e rischiare tutto. Tu non sai quante volte sia già stato qui prima, ma non ho mai avuto il coraggio di fermarmi: se non fossi riuscita a vedermi? Era così facile scappare... Poi, osservandoti alla festa in onore del mio arrivo, ho capito che non ero attratto da te solo perché fossi così simile a me, io volevo renderti felice. Per cui ho scommesso e, incredibilmente, tu… tu mi hai visto!»
La regina, con il cuore sollevato da quella confessione, si ritrovò però confusa dalle sue ultime parole «Io ti ho visto? Noi non ci siamo conosciuti al Solstizio, ma il giorno dopo nei giardini del castello, per il mio compleanno»
Lui scosse la testa «Non è così, ci siamo visti per la prima volta quella notte solo che non lo ricordi perché mi sono comportato da vigliacco e te l’ho fatto dimenticare» le si avvicinò, le prese una mano, rivolgendone il palmo verso l’alto, e vi posò sopra una piccola scatola dorata «E’ tutto qui dentro, aprila»
Elsa, seppur non del tutto convinta, decise di fidarsi e fece ciò che le era appena stato detto: una leggera polvere luminosa si alzò verso il suo viso, rimase incantata come per un attimo poi, d’improvviso, ritirò la mano facendo cadere ciò che sorreggeva. Tutto, aveva rivissuto tutto di quella sera: la stanchezza, l’invidia poi il timore misto a curiosità per quel nuovo strano visitatore e il ballo, oh, il ballo! Ne ricordava ogni passo, l’intimità che si era creata, la sensualità nascosta in ogni gesto, poi la sua mano sulla coscia e le sue labbra così vicine che le avevano fatto desiderare di essere baciate. Arrossì senza volerlo, portandosi istintivamente una mano alla bocca, a coprirla come se avesse voluto qualcosa di sbagliato, eppure non era così che doveva andare, non c’era nulla di male in quello che avevano vissuto ma lui… lui aveva deciso di cancellarlo, perché? «Perché?» riuscì a tramutare i suoi dubbi in parola «Perché lo hai fatto? E se avevi paura, perché hai deciso di tornare?» chiese ancora, sentendo il malessere crescere nuovamente.
«Perché tu mi fai venire voglia di restare» le rispose, affrontando il suo sguardo.
«Io non capisco…» disse l’altra scotendo il capo, mentre un fastidioso bruciore la costrinse a socchiudere gli occhi «Mi è parso che te ne volessi andare»
Lui si portò la mano libera ai capelli, frustrato «Io non sono un uomo!» quasi ringhiò, facendola sobbalzare «Sono un maledetto spirito!» continuò, lanciando il suo bastone in fondo alla stanza. «Come vivo? Io non mangio, non dormo. Come respiro? Che io cammini, che io corra, che io voli: non sono mai stanco» le si avvicinò ancora, prendendole nuovamente la mano «Io sono ghiaccio»
Dinnanzi al suo dolore, così simile al proprio, la regina trovò la forza di abbozzare un leggero sorriso «Lo sai che il freddo non mi ha mai infastidito…» cercò di rassicurarlo, regalandogli una carezza sul viso gelido, diminuendo ulteriormente la distanza fra loro.
Jack scosse il capo «Non è questo il punto!» continuò irritato ma non l’allontanò «Io voglio viverti!» confessò il suo più grande desiderio, ogni barriera dissolta «Voglio pranzare con te, prendere il tè, desidero che tutti mi possano vedere quando ti faccio ridere o arrabbiare, voglio poter passare con te ogni momento della giornata, voglio ritrovarmi con te senza fiato dopo aver corso come bambini per nessun motivo» puntò gli occhi nei suoi, senza timore «Darei qualsiasi cosa per addormentarmi esausto sul tuo seno dopo aver fatto l’amore. Desidero che nel mio sangue scorra tutto questo, così che il mio corpo possa farti capire cosa significhi per me averti vicino, cosa succede ogni volta che mi guardi, che mi tocchi. Non voglio più essere un mero pezzo di ghiaccio che non sente nulla. Voglio invecchiare con te…» riabbassò il capo «ma tutto questo non succederà e, in un modo o nell’altro, io ti perderò»
Incapace di proferire parole dopo quello sfogo così sincero, Elsa si gettò con così tanta foga fra le sue braccia che caddero entrambi sul pavimento «Non è vero che non senti nulla» riuscì a parlare poi, mentre le lacrime non trovavano più freni «Dillo» gli ordinò, guardandolo negli occhi.
«Io mi sono innamorato di te»
L’altra sorrise, asciugandosi le gote bagnate con le dita di una mano «Sei davvero uno stupido Jack Frost» gli disse, sorprendendolo «E la sono anche io» e, senza aspettare una sua reazione, si protese ancor più verso di lui e lo baciò.
Lo spirito si ritrovò a ricambiare quel bacio come se la sua intera esistenza fosse servita solo per arrivare a quel momento. Relegò ogni dubbio, ogni timore, ogni protesta in un recondito cassetto della sua mente, riscoprendosi più umano di quanto si fosse mai reso conto. Totalmente incapace di pensare a nient’altro che non fosse la donna abbracciata a lui, desiderosa del suo tocco, della sua presenza, del suo amore e l’amò, eccome se lo fece, tutto il resto poteva andarsene al diavolo.



Ed eccoci alla fine del quinto capitolo, possiamo dire di essere arrivati al giro di boa.
Alcune precisazioni, questa volta, sono necessarie:
I versi che introducono il capitolo sono parte della canzone "Writing's On The Wall" di Sam Smith, colonna sonora di Spectre della saga di James Bond. Ascoltandola tempo fa in macchina mi è sembrata assolutamente perfetta per descrivere Jack e i suoi sentimenti per Elsa e parte dello sfogo del nostro Spirito dell'Inverno preferito è liberamente ispirato a questo testo.
Ci sono, in realtà, altre quattro parole in questa canzone che mi hanno ispirato un'altra cosa ma, al momento, non posso ancora dirle.
Quando Elsa dice a Jack che il freddo non l'ha mai infastidita è chiaramente un omaggio a "The cold never bothered me anyway" da "Let it go", in inglese è decisamente più figo ma, ovviamente, non avrebbe avuto senso nel contesto.

La scatola che Jack dà ad Elsa, per ridarle la memoria che le aveva rubato, è un richiamo alla scatola dei dentini de "Le 5 Leggende", grazie alla quale Jack ritrova la memoria della sua vita mortale. Tranquilli, Jack non le ha cavato via nessun dente, ho solo ripreso l'idea ma non il suo funzionamento ;)
Il ballo di cui si parla qui è descritto nella mia precedente shot "Ballo d'Inverno" che, cronologicamente, si pone fra i primi due capitoli di questa storia. Potete passare di lì, se volete ;)
Ci sono voluti solo quattro anni per ritrovare l'ispirazione, meglio tardi che mai ^^
Come sempre sarei davvero felice se voleste lasciarmi un pensiero su questo capitolo.
Grazie a chi già lo fa :)

Alla prossima
Cida

  
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