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Autore: A_Liebert    11/05/2020    1 recensioni
Lance è davvero, davvero preso da quel ragazzo intelligente e carino della classe di spagnolo e non ha la più pallida idea di come conquistarlo.
Finché non gli viene la geniale idea di farsi aiutare dall'amico emo, solitario e inquietante della sua cotta, Keith, che è anche il suo più acerrimo nemico.
O, quando i tentativi di Lance di conquistare Pidge finiscono per conquistare Keith.
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#1 in KLANCE su Wattpad (21/06/2020)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Martedì 10:26
 

Lance non era esattamente un genio a scuola, questo era un fatto risaputo.
Però, se c'era qualcosa in cui andava forte, era senz'altro lo spagnolo. Certo, qualcuno avrebbe potuto dire che passare l'infanzia a Cuba e parlare spagnolo a casa ogni giorno della sua vita fosse un vantaggio, ma l'importante sono sempre i risultati.
Perciò quando Mr Hayden disse: "Ricordatevi di studiare per il compito di spagnolo di domani" e lui non sapeva nemmeno che ci fosse un compito di spagnolo, non fu minimamente preoccupato. Anzi, decise di sfruttare la cosa a suo favore.
"Quindi, chi è per un gruppo di studio con me come mentore?" chiese a Pidge appena uscirono dall'aula.
"Tu? Mentore?" disse, ovviamente, Keith perché semplicemente non era capace di tenere la sua dannata bocca chiusa quando conveniva.
"Si dà il caso" gli ribattè "che il sottoscritto sia il migliore della classe di spagnolo. Mai preso meno di A"
"Fa la sua parte il fatto che letteralmente tutta la tua famiglia parla spagnolo" commentò Hunk.
"Huh?" alzò un sopracciglio Keith "Sei spagnolo?"
Quell'improvviso interessamento da parte di Keith alla sua vita privata provocò una strana sensazione in Lance,  perché, insomma, erano supposti essere acerrimi nemici. Scambiarsi informazioni private era fin troppo strano. Tuttavia, Pidge lo stava guardando, mostrando un certo interesse nella conversazione e non poteva lasciarsi scappare questa occasione.
"Cubano, in realtà. Scommetto che questa informazione mi ha appena reso cento volte più attraente ai vostri occhi ma, ehi, contenetevi"
Nessuno rispose.
Lance tossì.
"Comunque. Gruppo di studio. Io e te. Che ne dici?"
"Qual è il senso di chiamarlo gruppo di studio se siamo solo noi due?" commentò Pidge "Keith, dovresti venire. Hai detto che questa materia ti sta procurando dei problemi, vero?"
E quello, quello era il momento in cui Keith avrebbe volentieri ucciso Pidge, se non ci fossero stati anni di amicizia alle loro spalle.
Un'occhiata a Lance gli rese chiaro quanto l'idea lo disgustasse. Forse era ancora in tempo a tirarsene fuori.
"Oh sì, è un'idea fantastica. Mi aggrego" disse Hunk. L'occhiata supplice di Pidge, che ovviamente non voleva rimanere solo con Lance, lo fece definitivamente capitolare.
"Va bene"
"Un attimo" Lance cercò di fare quanto poteva mentre il suo fantastico progetto gli sfumava da davanti gli occhi.
"Dove ci vediamo?" chiese Hunk.
"Mia madre oggi porta a casa le amiche del club del libro" disse Pidge.
"E da me è ancora un casino per via del trasloco"
Keith e Lance si scambiarono un'occhiata.
"Uhm" Lance si grattò la nuca "Sconsiglio vivamente casa mia, ci sono, tipo, dieci, quindici persone al giorno. È impossibile studiarci"
Fantastico.
"Va bene, aspettateci all'uscita di scuola così andiamo insieme da Keith" quel piccolo bastardo di Pidge non gli lasciò nemmeno il tempo di protestare che lo trascinò via, salutando con la mano Hunk e Lance.

Martedì 15:10


 

Fu così che, finita la scuola, si trovarono tutti e 4 lì davanti. Lance fulminò con gli occhi Keith appena lo vide, come se quella situazione fosse tutta colpa sua.
"Che diavolo stai facendo?" gli sussurrò mentre tutti insieme si avviavano alla fermata dell'autobus.
"Che sto facendo io? Tu che stai facendo?"
"Ti sto ricordando il patto che avevamo, o te lo sei forse scordato? Come posso conquistare Pidge se sei sempre tra i piedi?" alzò le mani al cielo "Questo doveva essere un appuntamento tra noi due. Da soli"
Keith stava seriamente iniziando a perdere la pazienza. Non solo si era ritrovato in quel casino contro la sua volontà, ma veniva addirittura sgridato, da Lance, per qualcosa di cui non aveva colpa.
"Mi sembra ovvio che non voglia rimanere solo con te" gli rivolse un'occhiataccia, rendendo le sue parole più velenose di quanto avesse voluto "Nessuno lo vorrebbe"
Vide la rabbia sparire dal volto di Lance, sostituita da quella che sembrava sorpresa e, cosa, era ferito? Oh, questo era proprio il colmo, sentirsi in colpa nei suo confronti, eppure Keith non potè negare di essersi pentito un po' delle sue parole subito dopo averle pronunciate.
Per qualche secondo camminarono fianco a fianco, nessuno dei due che osava guardare l'altro, Hunk e Pidge persi in una conversazione su Star wars qualche passo davanti a loro.
"Solo" disse a un certo punto Lance e, eccolo, il senso di colpa era tornato "non metterti in mezzo"
"Non ho intenzione di farlo" rispose.
Vedere con che velocità tornò a essere sé stesso e a fare la corte a Pidge lo irritò, per qualche motivo.

Il viaggio in autobus fu spiacevole, schiacciato come una sardina tra un eccessivo numero di persone, e Lance si pentì di aver galantemente ceduto il suo posto a Pidge.
"Smettila di sbattermi contro" grugnì Keith e Lance si offese.
"Sei tu che mi vieni addosso!" gridò e Lance, perché era Lance, non potè evitare di notare il doppio senso delle loro parole. Sperò che nessun altro lo avesse colto, arrossendo.
Keith lo notò e pensò che il rossore facesse uno strano effetto sulla sua pelle bronzea. La sensazione del corpo dell'altro contro il proprio gli dava fastidio e lo rendeva accaldato, quindi fu sollevato quando finalmente scesero da quella macchina infernale.
"Keith, amico, spero che tu abbia qualcosa da mangiare perché sto morendo di fame" si lamentò Hunk.
"Uhm, mio fratello dovrebbe aver lasciato qualcosa"
"Vivi con tuo fratello?" si lasciò scappare Lance, pentendosi subito di aver mostrato una traccia di curiosità per la vita dell'altro.
"Sì" fu tutto ciò che rispose.
Quando arrivarono, Keith cacciò le chiavi per aprire la porta, ma non ce ne fu bisogno perché quella si aprì  immediatamente davanti a loro.
Lance spalancò la bocca.
Keith vive con una supermodella?
"Keith" disse la bellissima donna di colore "sto andando a lavoro. Ho lasciato qualcosa da mangiare in frigo. Sono tuoi amici?"
La donna sorrise notando la loro presenza e Lance, ovviamente, non era capace di resistere al sorriso di una bella donna.
"Il mio nome è Lance" fece un passo avanti e le rivolse uno di quelli che riteneva essere i suoi migliori sorrisi sexy. "Posso prestarti i miei occhi? Sei così bella quando li hai addosso".
Keith incrociò le braccia e sospirò.
"Uhm... no, grazie" la donna sorrise ancora un volta e li lasciò. Lance la seguì con lo sguardo.
"Perché diavolo vivi con una bellezza del genere?" esclamò contro Keith.
"Allura è la ragazza di Shiro" lo liquidò, entrando in casa.
"Suo fratello" precisò Pidge.
"Se io convivessi con una donna come quella puoi star certo che non rimarrebbe la ragazza di qualcun altro ancora a lungo" scosse la testa.
"Ew" disse Pidge e lui e Hunk si sedettero sul divano.
Lance era sul punto di continuare ma in quel momento Keith prese una lattina di coca dal frigo e la bevve tutta in un sorso, il pomo di adamo che andava su e giù, il che era, oggettivamente parlando, impressionante.
Si asciugò la bocca col dorso della mano.
Lance si girò verso Pidge e Hunk.
"Quindi, chi è pronto a una lezione di spagnolo con Mr McClain?"
Lance scoprì che spiegare a Hunk e Pidge era relativamente semplice: i due erano geni informatici, non avevano davvero bisogno di aiuto nell'apprendere velocemente le cose.
Era Keith, ovviamente, il problema. Non sarebbe nemmeno dovuto esserne sorpreso.
"Non capisco" Keith gettò il libro sul tavolo, alzandosi e camminando verso la cucina.
Lance notò anche questo, che quel fottuto ragazzo non riusciva a stare seduto più di dieci secondi.
"Ci credo che non capisci se continui a camminare in giro!" Lance si alzò e lo seguì.
Keith chiuse con un tonfo lo sportello del frigo che aveva appena aperto.
"Ragazzi" sospirò Hunk e lui e Pidge si scambiarono un'occhiata.
"La colpa è tua, parli troppo veloce e non capisco niente"
Benché il suo tono di voce fosse basso, non per questo era meno minaccioso. Lance però non aveva intenzione di farsi intimidire.
"Come fa ad essere colpa mia? Non riesci nemmeno ad assumerti le tue colpe. Mi arrendo, fa come vuoi"
Benché volesse dare un freno alla discussione, quelle parole incendiarono Keith ancora di più.
"Perché credi che stessi rubando le domande del test, ieri mattina? So già che fallirò, non ho bisogno che tu me lo dica"
Calò il silenzio.
"Keith... " Pidge fece qualche passo avanti e toccó il braccio del suo amico "hai davvero rubato le domande del test?"
"Ci ho provato" Lance potè vedere che il ragazzo era ancora arrabbiato, ma più calmo e i suoi occhi evitavano lo sguardo di tutti.
"Non dovresti arrenderti in partenza, Keith" disse Hunk "Sono sicuro che puoi farcela. Voglio dire, è solo uno stupido test"
Lance sapeva che anche lui avrebbe dovuto dire qualcosa e si sentiva abbastanza in colpa per aver tirato fuori quel discorso che probabilmente Keith voleva tenere privato. Gli occhi del ragazzo incontrarono per un secondo i suoi, come se anche lui si aspettasse che Lance dicesse qualcosa. Ma, onestamente, non aveva la più pallida idea di cosa.
"Vado in camera mia. Voi potete continuare a studiare" li superò e attraversò il corridoio.
"Oh, amico" Hunk scosse la testa.
"Cosa?" Lance si mise subito sulla difensiva.
"Potresti almeno provare a non essere uno stronzo nei suoi confronti?"
"Non sono io lo stronzo!"
"Lance"
Pidge attirò immediatamente la sua attenzione, guardandolo davvero forse per la prima volta da quando si conoscevano.
"Se aiuterai Keith, domani ti concederò un appuntamento"
E, wow.
Quello era decisamente un modo per attirare la sua attenzione.
Ponderò la cosa e, sì, era in grado di mettere momentaneamente da parte il suo odio per Keith in cambio di un appuntamento con la sua cotta.
"Consideraci già migliori amici, raggio di sole" gli fece l'occhiolino e Pidge sospirò.
"Me ne sto già pentendo. Per favore, Lance, Keith ha davvero bisogno di capire che non è un incapace come lui crede"
Lance onestamente dubitava che Keith potesse ritenersi tale. Era piuttosto un agglomerato di fin troppa autostima e presunzione. Tuttavia, Pidge era adorabile e preferiva non insultare il suo migliore amico davanti a lui.
Hunk e Pidge rimasero una mezz'ora e poi se ne andarono, lasciandolo da solo. A casa di Keith. Con quest'ultimo chiuso in camera sua come l'adolescente emo che era.
Lance respirò profondamente.
"Ok, facciamolo"
In seguito Lance avrebbe assolutamente negato di aver rotto la maniglia della porta della camera di Keith mentre la apriva con un calcio, ma fu proprio ciò che successe.
"Che diavolo?" Keith alzò lo sguardo dalla ps3, sconvolto.
"Keith Kogane, ti costringerò a imparare quella magnifica e seducente, anche se non quanto me, lingua che è lo spagnolo. Che tu lo voglia o no"

Martedì 21:00


 


"Ripeti dopo di me. El gato está sobre la mesa"
Keith non aveva idea di che ore fossero, ma sicuramente tardi. Era steso sul letto, una mano tra i capelli sconvolti. Lance non sembrava nemmeno lontanamente stanco quanto lui, seduto a gambe incrociate sul pavimento.
"Com'era?" Keith si premette le tempie.
"El gato está sobre la mesa" ripetè Lance, le labbra che si muovevano lente e lo sguardo incatenato al suo. Keith sentiva come una scossa attraversargli il corpo ogni volta che l'altro parlava in spagnolo, anche per dire una frase stupida come quella.
"El gato está sobre la mesa"
Lance sospirò e si alzò da terra, gettandosi a peso morto sul suo letto, le gambe sopra le sue. La presenza di qualcuno sul suo letto lo metteva a disagio, ma non si sentiva di cacciarlo via. Del resto, anche se non lo avrebbe mai ammesso, lo stava davvero aiutando molto. Forse avrebbe addirittura evitato un F.
"Ora dici me gusta tomar en el culo"
"Me gusta tomar en el culo" ripetè e quando Lance scoppiò a ridere rimase interdetto, capendo in ritardo che gli aveva probabilmente giocato un brutto tiro.
"Cosa mi hai fatto dire?" si mise seduto di scatto.
"Soltanto una verità generalmente riconosciuta" quel maledetto piangeva dal ridere. Keith prese il cuscino e glielo lanciò in faccia, sperando di mascherare il proprio imbarazzo.
"Se sento un'altra parola in spagnolo lancio il libro fuori dalla finestra"
"Oh andiamo, grazie a me adesso ami questa lingua, ammettilo" Lance alzò un sopracciglio.
"No. La odio solo di più"
"Continua a ripetere questo a te stesso, se ti fa sentire meglio"
Keith sorrise. Era troppo stanco per arrabbiarsi.
"Comunque ci mancano solo tre pagine. Un ultimo sforzo, per me?" sporse il labbro inferiore.
Keith sospirò e stava per riprendere il libro, quando la porta si aprì.
"Keith, che è successo alla manigli- oh"
Shiro era sulla soglia, che guardava spaesato il casino di libri e quaderni per terra e poi la persona sul suo letto.
"Ma salve"
Ormai Keith aveva capito che qualunque persona attraente nel raggio di venti metri da Lance diventava automaticamente bersaglio di un possibile flirt e neanche questa volta il ragazzo si smentì.
"Credi nell’amore a prima vista o devo farmi un giro e ritornare tra un po’?"
Non ho parole.
"Ehm" Povero Shiro. Keith andò in suo aiuto.
"Ignoralo. Cosa ti serve?"
"Ho preparato la cena. Anche il tuo amico può unirsi, se vuole"
"In realtà abbiamo quasi-"
"Mi unisco molto volentieri" Lance gli rivolse un sorriso che nelle sue intenzioni doveva essere accattivante e Keith non sapeva se volesse di più uccidere lui o se stesso.

"Quindi, da quanto tempo state insieme?"
La situazione era tragicomica.
Lui, Lance, a cena con Keith Kogane e la sua famiglia. Mangiando spaghetti.
Fantastici spaghetti, tra parentesi. Stava divorando tutto, causando uno sguardo di disgusto da parte di Keith, che gli disse: "Riesci a mangiare senza sembrare un cane?"
"Oh, scusami, il mio modo di mangiare ti disturba?"
"Profondamente"
Lance avrebbe voluto rispondere a tono,  ma le occhiate perplesse di Shiro e Allura lo fermarono, giusto per decenza.
"Sono dieci anni, ormai" rispose garbatamente Allura e dagli sguardi che si scambiarono Lance capì tristemente che entrambi erano off-limits.
"Voi due, invece, siete amici da quanto?" chiese Shiro.
"Non siamo amici" risposero Lance e Keith in coro. Si guardarono, sorpresi, tornando però in fretta ognuno al proprio piatto.
"Mi sta... aiutando con lo spagnolo"
Lance avrebbe voluto ridere alla palese espressione di sofferenza in Keith nel prounciare quella parola.
"È bello che tu affronti le tue debolezze. Hai fatto passi avanti"
Le orecchie di Keith arrossirono e Lance trovó che fosse tenero il rapporto tra i due fratelli. Lui di fratelli ne aveva talmente tanti che non aveva mai davvero legato con uno solo, per quanto li amasse tutti.
Avrebbe voluto chiedere perché Keith vivesse con suo fratello e la sua ragazza, invece che con i suoi genitori, ma sentiva che quello fosse un argomento troppo delicato per essere buttato lì, come una granata. E poi non erano affari suoi, la vita di Keith Kogane non poteva interessargli di meno.
Finirono di mangiare e Lance aiutò a lavare i piatti, chiacchierando con Allura.
"Non devi farlo per forza, possono pensarci loro" commentò Keith, le mani nelle tasche e la schiena contro il frigo.
"A casa mia tutti aiutano tutti. Dovresti vergognarti di far fare tutto il lavoro a una bella donna che ha appena avuto una giornata sfiancante"
"Oh, come sei dolce" Allura ridacchiò.
Lance fu contento di vedere che le sue parole avevano fatto sentire Keith tanto a disagio che quest'ultimo, incerto, si era avvicinato per aiutare.
"Io lavo, tu asciughi"
Keith annuì.
Ovviamente Lance non resistette all'impulso di spruzzare acqua in faccia al ragazzo.
"Ops, deve essere rotto"
Keith strizzò gli occhi come un cane bagnato e si asciugò.
"Fallo ancora e sarà il tuo naso a essere rotto"
"Wow, Keith, sempre così passivo-aggressivo" Lance scosse la testa.
"Posso diventare molto attivo-aggressivo, se lo voglio"
"Che paura, sto tremando"
"Finiamo solo questa cosa e andiamo a studiare"
"Ti manca così tanto la mia sexy voce spagnola?"
L'aveva buttata lì, come tutte le altre provocazioni, più per irritare che perché lo intendesse davvero. Eppure, la reazione di Keith lo sorprese.
Alzò di scatto la testa, confuso, fermando ciò che stava facendo.
"Cosa?"
"Cosa cosa?" rispose Lance, confuso dalla confusione dell'altro.
Si fissarono negli occhi qualche secondo.
Poi, semplicemente, tornarono a fare ciò che stavano facendo.
"La tua voce in spagnolo è irritante quanto quella in inglese"
"Ci sono numerose ragazze che possono testimoniare il contrario"
"Quelle nella tua testa non contano"
Così, una volta finito il lavoro, Lance seguì Keith nella sua stanza e ripresero a studiare e cavolo se fu divertente far dire a Keith che gli piaceva masturbarsi con le riviste dell'Ikea in spagnolo.

 

  
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