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Autore: hilaris    11/05/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1: Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.
Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.
Goku è solo, senza alcuna forza e con un figlio da mantenere, mentre la storia si sposta lentamente sui pensieri di un principe dei saiyan ancora fortemente attaccato alle proprie origini e alle proprie convinzioni, ancora lungi dal raggiungere quello stato di development del personaggio che tutti abbiamo apprezzato guardando e leggendo l’opera originale. Ma ci sarà qualcosa, nella vita di entrambi, che cambierà radicalmente il loro modo di essere; entrambi i saiyan affronteranno una dura realtà che è lontana dall’essere quella quotidianità fatta di lotte e combattimenti, ed impareranno a lottare contro qualcosa di ancora più grande, seppur incorporeo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era passata una settimana da quando i due saiyan, quella notte, avevano vissuto un’esperienza unica nelle loro vite. Non ne avevano più parlato, un po’ perché sarebbe stato inutile farlo, dato che un evento del genere non si era più palesato nell’arco di quei sette giorni, e un po’ perché entrambi provavano un certo imbarazzo nel farlo.

Vegeta si era rifiutato categoricamente di tirar fuori quell’argomento, soprattutto perché avere una conversazione seria con quel mentecatto sarebbe stato impossibile dato il cervello di gallina che si ritrovava, e Goku, dal canto suo, non aveva avuto il coraggio di affrontare il principe dei saiyan sotto quel punto di vista.

Così avevano continuato a vedersi ogni mattina sui monti Paoz, in totale silenzio; si allenavano per ore, sfoderando una potenza tale da far tremare la terra sotto i loro piedi, e poi si dividevano, rientrando ognuno nelle proprie abitazioni. Se fino a una settimana prima il saiyan dai capelli a palma aveva creduto di poter instaurare una parvenza di rapporto d’amicizia col principe, ora si era tornati alla stessa normalità di un tempo: non parlavano mai, se non per schernirsi a vicenda durante un allenamento, ed il saiyan dai capelli a forma di fiamma era scostante e schivo; a volte rifiutava addirittura il corpo a corpo, per far capire alla terza classe che non avesse la minima intenzione di avvicinarsi ulteriormente a lui.

Voleva evitare a tutti i costi che un evento del genere si ripresentasse, perché se fosse successo, allora avrebbe dovuto inevitabilmente legare con il decerebrato, e questa era l’ultima cosa che avrebbe voluto dalla vita. Si era esposto troppo... certo, l’aveva fatto inconsapevolmente e senza volerlo, ma si era esposto comunque, e questo non gli stava bene; Kaharoth era l’ultima persona che sarebbe dovuta venire a sapere di sua madre, del volto che aveva e del rapporto che intercorreva tra loro due, eppure l’aveva scoperto lo stesso, e questo faceva sentire letteralmente male il principe dei saiyan, che sarebbe soltanto voluto tornare indietro nel tempo di sette giorni per evitare che tutto ciò accadesse. 

 

Ma poi, in una notte di tempesta, in cui il vento soffiava contro le finestre chiuse e la pioggia batteva violenta contro i tetti delle case, successe di nuovo: nessuno dei due, quella sera, aveva avuto segni di squilibrio, era una situazione completamente diversa da quella precedente; il tutto era tranquillo e stabile, ed i due saiyan si stavano semplicemente per mettere a letto, entrambi esausti a causa del loro allenamento giornaliero. 

Il principe avrebbe voluto ignorarlo, avrebbe voluto far finta di non accorgersene, chiudere gli occhi ed addormentarsi sperando che tutto questo finisse al più presto possibile, ma quella consapevolezza, quella vocina nella sua testa che continuava a urlargli di porre l’attenzione solo ed esclusivamente sui pensieri più profondi del proprio rivale, continuava a tormentarlo, rendendogli impossibile l’attuare dei suoi piani.

 

«Sta succedendo di nuovo.» fu il commento spaesato di un Goku sempre più confuso, che osservava il proprio interlocutore con fare circospetto, con addosso arpionato il timore di non potersi liberare di quella situazione mai più.

Era come se, di punto in bianco, una forza superiore avesse deciso di connetterli, era come se qualcosa-o qualcuno-stesse cercando di mandargli dei messaggi, dei segnali, che loro non riuscivano in alcun modo a captare, perché era incredibile quello che stava succedendo, e nessuno, nemmeno Re Kaioh in persona, gli aveva mai raccontato che potesse succedere una cosa simile.

 

E allora, a quel punto, entrambi dovevano aver capito che non ci si potesse più tirare indietro, che avrebbero dovuto parlarne e, se questo fosse diventato un evento abituale e non avessero trovato una soluzione, probabilmente avrebbero addirittura dovuto imparare a conviverci, e questo preoccupava soprattutto Vegeta, che si rifiutava categoricamente anche solo di accettare una situazione simile.

 

La mattina dopo si incontrarono prima del previsto, in modo da poter aprire la parentesi su quel discorso: Vegeta si era presentato di fronte a casa Son all’alba, mentre il sole, inconsapevole ed incurante di ciò che stesse succedendo a quei due guerrieri sempre più confusi, si apprestava a fare capolino dalle vette delle montagne, pronto ad illuminare quella valle che, soltanto la notte precedente, era stata colpita da un violento temporale.

Certo erano lì, di fronte alla casa di Goku, fermi immobili l’uno di fronte all’altro; avrebbero dovuto aprire bocca e darle fiato, anche soltanto per spezzare quel lugubre silenzio che era andato a scendere sulle loro teste. Ma nessuno dei due ci riuscì, nessuno dei due era in grado di emettere anche soltanto un suono e questo, per lo meno da parte di Goku, era strano ed inusuale.

Ma il saiyan dai capelli a palma si rese perfettamente conto che, conoscendo il principe, non avrebbe mai preso lui l’iniziativa di cominciare il discorso e, facendo ammenda a tutte le sue forze, riuscì soltanto a mormorare: «Ciao...» 

 

Ciao. Ciao un corno.

Dopo aver osato leggere nei suoi preziosi ricordi, quella maledetta terza classe si permetteva addirittura di salutarlo? Si permetteva di guardarlo in faccia come se non sapesse, come se non capisse i tormenti che lo attanagliavano?

Ed il colmo era che non poteva nemmeno fargliene una colpa: no, non poteva fargliene una colpa, perché anche lui aveva letto nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, anche lui aveva visto cose che probabilmente Kaharoth non voleva che trasparissero, perché ormai il principe dei saiyan aveva capito benissimo chi fosse dei due a combattere per prevalere, e quello che combatteva per prevalere sui due non era di certo Kaharoth.

Era Goku quello che cercava in tutti i modi di non farsi sconfiggere, era Goku quello che nascondeva sotto a un tappeto un polverone che, però, sotto quel tappeto non ci entrava, ed era sempre Goku quello che sorrideva come un imbecille ed agiva solo ed esclusivamente nell’interesse altrui soltanto per potersi auto-convincere del fatto che Kaharoth non esistesse, che Kaharoth non fosse parte di lui. 

E questo rendeva Vegeta, sotto certi aspetti, un po’ meno spaventato da sé stesso: perché anche Kaharoth, nonostante il disprezzo che provasse per lui e la vergogna di condividere qualcosa di così grande proprio con lui, stava combattendo contro dei demoni molto simili ai suoi, ed anche Kaharoth stava sostenendo sulle proprie spalle il suo stesso fardello... o meglio, quello a sostenerlo era Goku. Sarebbe stato più corretto dire che Kaharoth fosse il fardello.

«Credo che dovremmo-»

«So cosa stai per dire, idiota.» lo interruppe con freddezza «No. Non ci penso nemmeno a chiedere aiuto a qualche divinità. È già tanto se ho accettato di affrontare questo discorso con te.»

 

Come avesse fatto Vegeta a capire dove avesse voluto andare a parare proprio non lo sapeva, ma stava di fatto che sì, l’intenzione di Goku era proprio quella di correre a chiedere spiegazioni a Re Kaioh, o anche soltanto a Re Yammer... insomma, a qualcuno di superiore, che cosa fosse tutto ciò. Perché era ovvio che da soli non ci sarebbero mai potuti arrivare, era ovvio che da soli non sarebbero mai arrivati ad un punto, ed era ovvio che da soli non sarebbero mai riusciti a controllare ciò che gli stava succedendo, che stava succedendo a entrambi.

Ma decise di non insistere, il super saiyan. Decise di non forzare nuovamente quell’idea, perché sapeva che era troppo presto per uno come Vegeta, sapeva che era troppo presto per uno come lui poter accettare una situazione simile. 

Eppure, almeno tra di loro e mantenendo tutta quella storia segreta, dovevano parlarne, perché era un problema di entrambi, e di questo ambedue ne erano consapevoli.

 

Sospirando, il saiyan dai capelli a palma si sedette sul prato ancora umido, portando entrambe le mani dietro la nuca, aspettando che il suo compagno di sventure facesse lo stesso, e rimanendo sorpreso da quanto vicino a lui si fosse appena seduto Vegeta.

«Secondo te...» cominciò, con aria incerta «Secondo te che cos’è?»

«Non ne ho la più pallida idea.» ammise candidamente il principe, sentendosi per la prima volta in vita sua un ignorante, capendo per la prima volta in vita sua di non avere la risposta pronta «So solo che lo odio. E odio anche te.»

«Ho visto nei tuoi ricordi, Vegeta...» mormorò lui in risposta «Ho visto il tuo passato, ho letto i tuoi pensieri, ho visto le immagini che si sono palesate nella tua mente. Sono riuscito a vedere il tuo conflitto, e mi ha fatto malissimo; era come se lo stessi vivendo in prima persona, è stato... è stato qualcosa che non avevo mai provato prima.»

A quelle parole, il principe si dovette trattenere dal prenderlo a pugni: soltanto il fatto che proprio Kaharoth, la persona più detestabile nella galassia, avesse valicato anche soltanto di poco quelle mura che teneva ben costruite intorno a sé lo faceva andare fuori di testa «Hai proprio tutto questo gran bisogno di ricordarmelo, testa di rapa?!»

«Sì.» fu la risposta decisa del saiyan cresciuto sulla Terra «Dobbiamo parlarne, Vegeta, mettitelo in testa. Smettila di fare il bambino, accidenti... persino io sto tentando di comportarmi da persona adulta, perché non lo fai anche tu?»

Il principe sospirò esasperato, lasciandosi cadere con la schiena sul terreno erboso, tenendo gli occhi ben ancorati al cielo appena illuminato dalle luci dell’alba «Ho visto i tuoi genitori.» disse infine, con un filo di voce «Tuo padre era l’unico a conoscere il destino di Vegetasei ancor prima che fosse distrutto.»

«Ah sì?» Goku sembrò sorpreso «Mio padre? Ma... ne sei sicuro?»

Il ragazzo sdraiato di fianco a sé annuì.

«Vegeta... non è che... non è che ci stiamo trasformando in sensitivi?»

«Ma che cazzate vai blaterando, brutto imbecille?!» il principe sembrò alterarsi di nuovo «Mi pareva strano che per un attimo avessi deciso di pensare! Maledizione, ma perché devo avere a che fare con te?! Che ho fatto di male nella vita?»

Goku sorrise di rimando «Beh, di male un sacco di cose. Di bene non lo so.»

Il principe non rispose a quella provocazione: sapeva avesse ragione «Tsk. Idiota.»

E poi, ad un tratto, un’illuminazione: non sapeva come avesse fatto il principe dei saiyan a non pensarci, ma a Goku era appena venuta in mente un’idea geniale! Certo, non sapevano cosa fosse quella cosa, ma dato che c’era, avrebbero potuto imparare a sfruttarla a loro vantaggio. E chissà che non gli sarebbe tornata utile, in futuro, magari contro qualche altro pericoloso nemico! 

«E se imparassimo a controllarla?»

A quella proposta, Vegeta si ritrovò a pensarci seriamente: per la prima volta in vita sua, Kaharoth sembrava aver avuto una discreta idea «Spiegati meglio.»

«Beh, noi due riusciamo a connetterci a distanza e a leggerci nel pensiero!» esclamò il saiyan dai capelli a palma, scattando in piedi e tornando ad essere il solito imbecille sorridente che era sempre «Okay, succede contro la nostra volontà, ma se trovassimo il modo di gestirla? Magari potremmo addirittura imparare a combattere senza neanche trovarci nello stesso posto! Sarebbe un buon allenamento mentale, anche perché dubito che ci faremmo del male sul serio!»

 

Il principe dei saiyan storse la bocca sprezzante, a quella proposta: solo il fatto di dover di nuovo subire quella tortura psicologica-perché di questo si trattava, alla fine- lo spaventava a morte, e lo faceva anche un po’ arrabbiare, considerando che una parte di quella tortura fosse Kaharoth. Ma pensandoci bene, ed anche valutando tutte le opzioni del caso, non era affatto un’idea così pessima: anzi, un allenamento del genere avrebbe sicuramente giovato ad entrambi, magari mettendo un po’ di sale nella zucca vuota del suo rivale ed aiutando lui nella meditazione, che era una cosa che, lo ammetteva, non gli riusciva mai granché bene; non era mai stato un tipo tranquillo e paziente, il principe, e questo era forse uno dei maggiori motivi per i quali non riuscisse a raggiungere lo stadio di super saiyan: il suo cuore non era mai abbastanza puro e sgombro.

Ed era per questo che Vegeta, seppur parecchio titubante, si ritrovò a pensare sul serio a quella proposta, alzandosi di nuovo a sedere e voltando la testa in direzione del suo interlocutore, che lo stava scrutando con occhi carichi di speranza, e con in faccia quel suo solito sorrisetto da ebete-che cos’avesse sempre da ridere, poi, Vegeta se lo chiedeva ogni volta. 

 

«E tu pensi sul serio che possa funzionare?» chiese retoricamente, rendendosi conto di aver appena chiesto un parere a quell’inutile terza classe e dandosi dell’idiota nello stesso istante.

 

Goku ridacchiò, grattandosi la nuca in modo imbarazzato: se non altro era riuscito a mettere il tarlo nella testa di quel burbero d’un principe, e questa, per lui, era una delle sue più grandi vittorie personali. Vegeta non era un tipo semplice da persuadere, soprattutto quando si faceva un’idea propria, e già il fatto che gli avesse messo la pulce nell’orecchio significava che, in fondo in fondo, quel ragazzetto sfrontato non lo odiasse poi tanto come diceva.

E non sapeva perché, ma questo lo rese dannatamente sollevato. 

«Beh, perché no?» commentò sicuro di sé «Certo, non credo che funzionerebbe alla prima botta, di sicuro ci vorrà un po’ d’allenamento, ma a questo punto perché non provarci? Se non vogliamo capire di che si tratta, almeno impariamo ad usarlo a nostro vantaggio!»

«Mh....» Vegeta si alzò da terra, osservandolo con aria di sufficienza, per poi rivolgergli un’alzata di spalle «Non so, Kaharoth. Devo ammettere che non è proprio un’idea malvagia, ma il fatto di avere a che fare in questo modo con te non mi alletta più di tanto.»

A quel punto il saiyan cresciuto sulla Terra giunse le mani, abbassando di poco la testa, avvicinandosi un po’ di più al suo rivale «E dai, Vegeta! Prendilo come un allenamento speciale, e non come quello che credi tu! A me piacerebbe davvero provarci, e so che anche tu sei del mio stesso parere, non dire di no!»

«Ma la finisci di essere così imbecille?!» lo rimbeccò l’altro, tirandogli un pugno non troppo forte sulla nuca, in modo da toglierlo da quella posizione ridicola «Tsk! E va bene! Proviamoci, ma giuro che se provi un’altra volta a leggermi troppo nel pensiero ti abbandono qua! É chiaro?!»

Goku, in risposta, si limitò a ridacchiare: sapevano entrambi che sarebbe stato impossibile non leggere i pensieri dell’altro, ma al momento non poteva che assecondare le richieste del principe e fare del suo meglio per ignorare tutte le immagini che gli si palesavano di fronte ogni volta che avveniva quella connessione con il proprio rivale «Ricevuto!»

 

E così i due saiyan si erano divisi, l’uno teletrasportandosi sull’isola del Genio, e l’altro restando sui monti Paoz, sedendosi a gambe incrociate sull’erba e tentando in tutti i modi di rilassare i propri muscoli e concentrarsi: non aveva ben capito le dinamiche di quella connessione, ma doveva almeno provarci, ed era sicuro che rilassandosi ci sarebbe riuscito meglio.

Ignorando qualsiasi cosa gli si trovasse intorno, il principe dei saiyan chiuse gli occhi, concentrandosi il più possibile sull’aura del decerebrato, che si trovava a riposo esattamente come la sua: la sentiva, certo, ma esattamente come percepiva altre comunissime aure, niente sembrava esser cambiato durante quei primissimi minuti di concentrazione. Di fronte a sé, il principe dei saiyan, aveva soltanto il vuoto.

Così, cercò di ricordarsi come facesse il namecciano a catalizzare tutte le proprie energie nella sua mente, e tentò, seppur non conoscendola affatto, di emulare quella tecnica: cercò di prendere metaforicamente in mano la sua enorme forza spirituale, accartocciarsela tra le mani e imprimersela nella testa, e per un attimo credette di esserci riuscito. Si sentì leggermente diverso, si sentì fluttuare nell’aria, esattamente come tutti gli oggetti non ancorati al terreno che si trovavano intorno a lui; e fu lì che la vide, la vide di nuovo: quella cosa strana, quella visione sfocata che era riuscito a captare vedendo il passato di Kaharoth. Non vedeva ancora lui, no, ma riusciva a sentire delle voci ovattate, delle frasi che non riusciva a capire a causa della poca chiarezza di quelle immagini, ma poté vederlo chiaramente, quell’uomo dallo sguardo tutto meno che rassicurante, che lo scrutava nell’oscurità con un ghigno sul viso. Chi diavolo era? 

 

Goku, dal canto suo, non stava avendo la stessa fortuna del principe: ci stava provando, ci stava provando davvero a fare quello che aveva fatto la settimana precedente sopra il getto di quelle cascate, ma non era riuscito in alcun modo a ricreare la stessa atmosfera, la stessa situazione: non riusciva a concentrarsi come avrebbe voluto. E tutto perché non era mai stato pratico di quelle faccende psicologiche: aveva sempre allenato molto il corpo e poco la mente, ed era sicuro che questo lo limitasse non poco nel raggiungimento dei suoi obbiettivi.

«Accidenti!» esclamò, stringendo i pugni «Concentrati, Goku!»

 

Poté vedere molte cose, Vegeta, ma niente di chiaro, era tutto troppo confuso per poter essere compreso, immagini che apparentemente non sembravano aver nessun senso logico: aveva visto quell’uomo, quel losco figuro che lo osservava nell’ombra, aveva visto qualcosa di molto simile ad un cyborg ed una grossa palla che sembrava essere fatta di metallo. Erano queste le immagini che gli erano velocemente passate nella mente, mentre cercava di assumere quel contatto con l’inetto; contatto però che, dopo interi minuti di meditazione, non era ancora riuscito a raggiungere. 

Certo, avrebbe dovuto aspettarselo: d’altronde, al primo tentativo, non ci riesce nessuno, no? E lo rincuorava il fatto che per la prima volta lui e Kaharoth non riuscissero a fare qualcosa esattamente nella stessa maniera. 

«Dannazione!» strinse i denti, Vegeta, sovrastato da tutta quella forza che stava cercando in tutti i modi di trattenere: ciò che stavano facendo era uno sforzo immane, ed il colmo era che prima di prendere quella decisione non se ne fossero nemmeno resi conto. Però ormai era diventata una questione di principio: ci avrebbe provato, provato, e riprovato ancora, finché non ci sarebbe riuscito, anche soltanto per pochi secondi.

Alla fine, sfinito, il principe cozzò violentemente al suolo, interrompendo immediatamente ciò che stava facendo e tentando di riprendersi. Non si sarebbe mai aspettato che una cosa del genere togliesse davvero così tante energie... si sentiva come stordito da una buona dose di alcol: la testa girava leggermente, e sentiva i sensi totalmente anestetizzati, così come anche i muscoli di tutto il corpo. Era una sensazione strana, che aveva provato soltanto pochissime volte nella sua vita.

Fu solo quando si voltò leggermente che si accorse di non essere affatto solo: lì, seduto a qualche metro di distanza da lui, c’era il figlio di Kaharoth, che lo osservava con genuina curiosità.

Se non si fosse sentito così intontito, probabilmente gli avrebbe intimato di filare via e non stargli così vicino, ma al momento il principe non ne aveva davvero le forze, e anzi, ringraziava che il moccioso fosse lì; per lo meno, quella visione era riuscito a distrarlo dalle sensazioni che stava provando.

 

«Vegeta... ti senti bene?» chiese il piccolo Gohan, con una sincera nota di preoccupazione nella voce: era uscito di casa dopo una sterile colazione per potersi dirigere come ogni mattina nel deserto, in vista del suo allenamento con Junior, ed aveva visto il principe dei saiyan lì, a provare una tecnica che non gli aveva mai visto mettere in atto; di suo padre, invece, nemmeno l’ombra. Che stessero cercando di stabilire una sorta di contatto telepatico, come faceva Junior con gli altri? Era strano, da parte di uno come Vegeta, ma d’altronde era un tipo piuttosto imprevedibile.

«Certo che sto bene!» soffiò il principe, scortese e freddo «Tu, piuttosto, non hai imparato a farti gli affari tuoi?»

«Scusami, hai ragione, è che...» il bambino abbassò di poco la testa «È che non ho visto mio padre ed ho pensato che fosse successo qualcosa...»

«Tsk.» fu la sonora risposta del saiyan più grande «Se fosse successo qualcosa a quel cretino di tuo padre probabilmente darei una festa. Sta benissimo, ora fuori dalle scatole, moccioso.»

Il bambino a quel punto, non sentendosi affatto offeso dalle parole del principe-in fondo era il suo carattere, era sempre stato così- si alzò da terra e, molto cautamente, quasi con la paura di dargli troppo fastidio, girò i tacchi, pronto a spiccare il volo in direzione dell’aura del proprio maestro e migliore amico.

«Di’ un po’...» 

La voce del principe dei saiyan lo arrestò dalle proprie azioni, lasciandolo a dir poco senza parole: davvero Vegeta lo aveva appena interpellato?

«S-sì?» si voltò con un accenno di timore.

«Ti stai allenando duramente?» fu la domanda di Vegeta, che gli rivolse un ghigno quasi soddisfatto «Vedo che la tua forza combattiva è aumentata dall’ultima volta che ti ho incontrato. A quanto pare sei meno inutile di tuo padre.»

Okay, quello era il moccioso di Kaharoth, ma dando a Cesare quel che è di Cesare, il giovane principe si sentiva molto fiero di vedere un saiyan di così tenera età impegnarsi affondo nella lotta: quel ragazzino gli era sempre sembrato un fesso, ma a guardarlo da quella prospettiva ed in quel momento, gli sembrava molto più temprato, meno petulante e, soprattutto, più forte; e questo non poté fare a meno che rallegrarlo.

«Wow! Grazie, Vegeta!» il bimbo gli rivolse un sorriso a trentadue denti: doveva cogliere la palla al balzo e ringraziare il principe anche di tener impegnato suo padre in quel periodo difficile delle loro vite, e come farlo se non con una bella proposta che di sicuro avrebbe accettato di buon grado? In fondo, gli aveva appena fatto un complimento, seppur nei suoi termini un po’ duri «Mi piacerebbe davvero un sacco affrontarti in un combattimento amichevole per dimostrarti quanto sono migliorato! In fondo, tu sei il principe dei saiyan, e io sono per metà saiyan, quindi sarei onorato se tu accettassi di combattere con me, un giorno di questi!»

A quella proposta, Vegeta sorrise sghembo, orgoglioso a dir poco di vedere un cucciolo di saiyan così entusiasta all’idea della lotta, soprattutto considerando il fatto che quel moccioso fosse soltanto un misero mezzosangue: odiava il suo essere così dannatamente gentile e disponibile con tutti, ma perché negargli l’opportunità di farsi molto molto male contro di lui, se proprio ci teneva tanto? In fondo non gli sarebbe poi così tanto dispiaciuto combattere contro il figlio di Kaharoth: inspiegabilmente e stranamente, loro due si erano sempre ritrovati a combattere fianco a fianco da quando si conoscevano, e la cosa incuriosiva ancora di più il principe.

«Tsk! Se proprio ci tieni a farti del male, ragazzino, ci sto! Ma ti avverto: io non ci vado affatto leggero.»

«Ricevuto!» esclamò il bambino, librandosi in volo «Allora ci vediamo questa sera! Non mancare eh, ti aspetto!»

Il piccolo Gohan sorrise, mentre si dirigeva dritto da Junior: ma sì, per una serata avrebbe potuto anche rinunciare allo studio e dedicarsi a ringraziare seriamente il principe dei saiyan. 

 

«Che facevi, con mio figlio?»

 

La voce di Kaharoth, apparso alle sue spalle dal nulla, lo fece impercettibilmente sussultare: detestava quando quell’imbecille utilizzava il teletrasporto in quel modo; ma non poteva semplicemente volare come tutte le persone normali? In fondo la sua velocità di volo non era così esigua! Cos’era quella continua voglia di evitare le fatiche?! 

Il principe dei saiyan si voltò bruscamente nella sua direzione, sferrando un pugno che però venne immediatamente parato dal proprio rivale, che gli sorrise di rimando: a quanto pareva, la loro conversazione sul loro allenamento mentale, in quel momento, era fuori discussione.

Senza neanche aspettarsi una risposta, Goku si mise immediatamente sull’attenti, pronto a ricevere la prima mossa da parte del principe dei saiyan che, non facendoselo chiedere due volte, si lanciò alla carica con un calcio.

Ma sì, ai problemi ci avrebbero pensato più tardi: ora, combattere sarebbe stato molto più divertente.

 

*

 

Era stato un allenamento molto diverso da quelli che si erano susseguiti durante i giorni precedenti, molto più sciolto, sereno, senza imbarazzi di alcun tipo, e questo perché, finalmente, avevano deciso che cosa farne della situazione nella quale erano entrambi caduti, ed avevano deciso di prendere la cosa con molta più maturità, con molto più riguardo e molto più rispetto.

Perché sì, era ovvio che quei due stessero imparando a rispettarsi a vicenda, magari anche a stimarsi, anche se questo il principe non l’avrebbe mai potuto ammettere neanche sotto le peggiori torture cinesi.

Eppure era evidente quanto il suo atteggiamento nei confronti del rivale stesse pian piano mutando: lo odiava, sì, ma lo odiava in una maniera molto diversa, molto meno mirata... se fino a poco tempo prima il suo obiettivo era ucciderlo, ora ciò che gli premeva di più era batterlo. Batterlo e basta, perché negli attacchi di Vegeta, Goku, non sentiva più la foga dei primissimi giorni... e questo lo rincuorava parecchio: per lo meno non aveva più-forse-una taglia sopra la testa. 

 

«Urca, Vegeta!» aveva esclamato il saiyan dai capelli a palma, buttandosi a terra a peso morto «Se non avessi i capelli neri, dalla tua forza direi che ti sei già trasformato in super saiyan! Sei incredibile, mi hai sfinito!»

Quel commento bruciò leggermente: il principe sapeva che Kaharoth non volesse affatto sbeffeggiarlo, sapeva che il suo intento era quello di fargli un complimento per la propria forza fisica, ma la consapevolezza di non essere ancora un super saiyan, di non aver ancora raggiunto il livello del suo rivale, lo rendeva inquieto e lo faceva imbestialire.

Ma decise di non darlo a vedere e, sedendosi su una roccia a pochi metri di distanza dall’inetto, rispose semplicemente con un sonoro «Tsk!» 

«Hey, Vegeta!» lo incalzò il Son «Posso farti una domanda?»

«Tanto me la faresti comunque.»

Goku ridacchiò, ancora incerto se chiedergli quella cosa o no: in fondo, era pur sempre con il principe che stava parlando, e non era sicuro che uno come lui gli avrebbe potuto dare le risposte che cercava. Sapeva che a Vegeta non piacessero affatto le chiacchiere, lo aveva sempre catalogato come un tipo non troppo loquace, ma... insomma, erano pur sempre compagni d’allenamento, ed era ovvio che uno dei due, a lungo andare, cominciasse ad incuriosirsi e a voler fare domande.

E poi, era qualcosa che riguardava sé stesso, quindi non sarebbe neanche dovuto andare ad intaccare gli affari personali del proprio interlocutore! 

«Tu hai detto di aver visto i miei genitori, nel mio passato» continuò il saiyan cresciuto sulla Terra «Com’erano?»

Il principe, a quella domanda, si irrigidì: era la primissima volta che Kaharoth si interessava in modo così diretto alle proprie origini; lo aveva sempre visto distaccato riguardo quell’argomento, ed aveva sempre pensato che fosse così perché l’obiettivo di quell’idiota fosse quello di negare fino allo sfinimento le proprie radici ed il fatto di appartenere ad una razza aliena. Ma ora... ora gli stava chiedendo come fossero i suoi genitori, si stava interessando, voleva sapere di più, e nonostante lui detestasse affrontare qualsiasi tipo di argomento verbale con altre forme di vita, come avrebbe potuto negargli quella risposta? Come avrebbe potuto ignorarlo? In fondo, si trattava di una persona che non conosceva nulla delle proprie origini. Si trattava dell’unico saiyan rimasto in vita oltre lui.

Sbuffò, per poi voltarsi nella sua direzione «Tuo padre era la tua fotocopia.»

«Urcaaaa! Sul serio?» esclamò l’altro «Radish me l’aveva detto, ma non mi sono mai fidato troppo di quello lì, io!»

«Che motivo avrebbe avuto di mentirti, esattamente?» domandò il principe leggermente spazientito «È solo un’informazione futile, stupido idiota!»

«E cos’altro hai visto? Soltanto questo?»

«Se evitassi di interrompermi te lo racconterei.» Vegeta inarcò un sopracciglio «Cos’è che vuoi sapere, esattamente?»

«Beh, se fossero brave persone o assassini sanguinari, se mia madre fosse bella, se Radish fosse cattivo di suo, senza aver ereditato il suo brutto carattere dalla mia famiglia... insomma, questa serie di cose.»

«Sai, mia madre conosceva bene tua madre.» il principe dei saiyan si pentì immediatamente di avergli dato quella notizia, perché a quel punto aveva attirato fin troppo l’attenzione del cretino, ed era sicuro che sarebbe stato lì a raccontare per tanto, troppo tempo; ma ormai la frittata era fatta «Prima di sposarsi con mio padre, la regina era una semplice guerriera di seconda classe, ed era una coetanea di tua madre; erano... come le chiamate, qui? Amiche?»

Goku rimase a dir poco sorpreso da quella notizia: la sua madre biologica era amica niente poco di meno che della regina dei saiyan, della madre di Vegeta! Accidenti, il mondo era proprio piccolo! Chi si sarebbe immaginato che, molti anni dopo, i loro figli si sarebbero prima affrontati in una sanguinaria battaglia e poi diventati quasi amici a loro volta? Perché in fondo, Goku stava cominciando a considerare il principe se non un vero e proprio amico, almeno una figura abbastanza costante nella sua vita: insomma, passavano la maggior parte delle loro giornate insieme, si allenavano insieme ed ora avevano addirittura iniziato a chiacchierare. Non sapeva proprio come descrivere quel rapporto, se non come una potenziale e bellissima amicizia.

«Wow!» esclamò sorridente come una pasqua «E chi se lo aspettava! Tua madre e mia madre amiche!»

Il principe annuì, serio «Erano nella stessa squadra fin da piccole, e combattevano insieme, è per questo che strinsero un buon rapporto. Poi, quando mia madre ha sposato mio padre e tua madre ha sposato quello che era il suo compagno da una vita, ovvero tuo padre, si sono distaccate. Ma credo che ogni tanto si vedessero lo stesso.»

«E tu, quindi, hai conosciuto mia madre?»

«No.» fu la risposta di Vegeta «L’avrò vista di sfuggita, sicuramente. Ma ero troppo piccolo per ricordarmene.»

«Urca... e... e invece mio padre?»

«Tuo padre...» il ragazzo incrociò le braccia al petto e si concentrò, cercando di ricordare al meglio ciò che era riuscito a vedere durante le sue connessioni con il rivale, ciò che era riuscito a scorgere di quel passato che nessuno dei due conosceva bene «Tuo padre era un guerriero di terza classe, da quello che so era molto più debole di tua madre, perché lei invece era una combattente di seconda classe. Da quello che ho potuto capire, aveva anche dei mezzi poteri da sensitivo, o che so io, ed è riuscito a prevedere l’attacco di Freezer prima che accadesse, ma su questo non so dirti di più... in ogni caso, ha conosciuto e messo incinta tua madre quando erano molto giovani, e quando è nato Radish hanno deciso di sposarsi. Questo è tutto ciò che so.»

«Vegeta, ma non è che...» il giovane super saiyan gli si avvicinò un po’ di più, dubbioso «Non è che questi poteri da sensitivi ce li abbiamo anche noi? Pensaci, non è impossibile! Se li aveva mio padre, allora vuol dire che un saiyan potrebbe esserne tranquillamente capace!»

«Mmmmh, no...» il principe si alzò, decidendo che per quel giorno quella chiacchierata post-allenamento potesse dirsi conclusa «Da quel che ho capito, è stato qualcun altro a donare quei poteri a tuo padre, quindi non li aveva di per sé. In ogni caso, è tardi, me ne sto andando.»

«Che? Già te ne vai?» Goku sembrò deluso da quell’informazione.

«Oh, Kaharoth, non dirmi che ti manco quando non ci sono!» lo provocò il rivale con un sorrisetto carico di sfida.

In risposta, ricevette soltanto una sonora pernacchia.

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Angolo autrice:

Salve a tutti! Eccomi tornata con questo capitolo un po' così, d'intermezzo, ma che si permette di spiegare qualche cosa e di aprire qualche parentesi... i nostri due saiyan si decidono finalmente ad aprire il discorso su quanto accaduto lo scorso capitolo, e provano addirittura a portarlo dalla loro parte e usarlo a loro vantaggio! Ma ci riusciranno davvero? Questo è tutto da vedere ;)

Nel frattempo, abbiamo anche la prima vera conversazione(o una parvenza di essa) tra Gohan e il principe dei saiyan... so che la stavate aspettando, nel profondo dei vostri cuori, non mentite! xD
A quanto pare il piccolo mezzosangue vuole ringraziare il nostro principone allenandosi insieme a lui questa sera stessa! Che tra i due nasca una sorta di amicizia nel tempo? 
E poi c'è Goku che, molto ingenuamente, chiede a Vegeta che cosa ha visto nella sua mente, e scopriamo addirittura che le mammine dei nostri due guerrieri preferiti erano amiche! Ma non sono dannatamente carini, mentre cercano di avere una parvenza di discorso? *^*

Okay Ora basta ciarlare, direi che posso anche levare le tende.

Al prossimo capitolo, ciauuu~

-hilaris

   
 
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