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Autore: Sasi02    11/05/2020    9 recensioni
[Storia interattiva - Iscrizioni Chiuse]
Katniss Everdeen è la vincitrice dei 74°Hunger Games, ma la sua vittoria non sembra voluta dalla ragazza stessa.
Ora che è ritornata sana e salva al distretto 12, dovrà rimpiazzare per la prima volta Haymitch, insegnando ai futuri tributi del distretto 12 come sopravvivere.
L'edizione della memoria è alle porte e 24 tributi verranno scelti dai distretti stessi, soltanto uno di loro potrà uscirne intatto, la domanda sorge spontanea: chi sarà?
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 2


Odette Walker, Tributo del Distretto 3

Attacco per bene la mia forcina rosa sul mio ciuffo di capelli, guardandomi poi ad uno specchietto lì vicino.
La stanza per i saluti sembra una normalissima camera da pranzo ristretta, apparentemente, ci sono dei piccoli stuzzichini, dei mobili ottocenteschi, una piccola tavola con delle sedie e uno specchio proprio accanto all'entrata.
Questi colori mi rendono un po' triste, questo grigio scuro e quest'altro marrone poco curato, avrei preferito delle tonalità più chiare, peccato. Non c'è un cenno di rosa, i tappeti sono scarlatti raffigurante il numero del mio distretto, il colore è di un blu cobalto, dai, almeno questi due sono carini, non quanto il mio colore preferito, ovvero il rosa, ma sono pur sempre allegri da vedere.
O almeno il blu, il rosso ricorda soltanto sangue e morte, non a caso i tori partono all'attacco quando i toreri sfoggiano quel velo.
Forse ai capitolini piace il rosso per i giochi, i loro colori vivaci dai gusti eccentrici mi hanno sempre attratta, la capitolina oggi sembrava parecchio cattiva, non ho apprezzato come ha chiamato me e il mio compagno di distretto, sembra obbligata.
Sospiro affranta: peccato, non ho ricevuto una capitolina felice e allegra come le altre, l'hanno cambiata quest'anno, la scorsa edizione aveva una capitolina davvero simpatica. Peccato per i due tributi che presto dovrò raggiungere ad ogni costo...
Credo però che un minimo di gentilezza sia presente nei loro cuori o nei loro occhi, preferite voi dove volete che sia collocato, ma hanno permesso la mia "sopravvivenza".
Posso prendere le mie medicine per tutta la durata di Capitol, sono un po' sorpresa: come fanno a sapere della mia malattia? Credevo che soltanto il distretto ne fosse a conoscenza, mi hanno presa in considerazione o mi avranno spiata? Oppure hanno accolto la mia richiesta? Forse insieme ai nomi venivano date anche delle motivazioni e, magari, per loro la mia è stata quella più logica.
Non avrei permesso ad una povera ragazza con una vita davanti giocare ad un gioco di omicidi, insomma, mi rimangono soltanto cinque anni e questo mi... spezza. Sono sfortunata, obbligata a vivere nella mia bolla di sapone corazzata.
Chissà come ci si sente ad avere il vento tra i capelli, che ti accarezza dolcemente come se ti stesse cullando tra le proprie braccia.
Nella mia mente questa scena si ripete continuamente: cavalco un cavallo, uno di quelli del Distretto 10, belli e possenti, corriamo in un campo d'erba grande ed esteso, il vento soffocante diventa fresco alla brezza primaverile, mentre gli zoccoli del mio destriero compiono un rumore rilassante, come il tichettio dell'orologio.
Ed è lì che vedo la mia destinazione, un prato di fiori colorato che mi aspetta, delle farfalle svolazzano tra i petali mentre le api operaie compiono il loro lavoro, assorbendo il miele per loro necessario, sicuramente la loro Regina è fiera della sua servitù.
Sono distesa per terra, l'erba sembra un soffice materasso pronto a raccontarmi una favola della buonanotte, in mano ho delle mele fresche, le addento e riesco a percepire il sapore che comincia a scattare la mia adrenalina interna.
Mi rialzo, scorazzando tra i fiori e lanciarmi delicatamente in ginocchio, raccogliendoli uno ad uno, legandoli poi a due ramoscelli già uniti tra loro, ed è li che riesco a formare una coroncina di fiori: le rose in questi sogni non hanno nessuna spina.
Peccato che questi sogni rimangano soltanto frutto della mia immaginazione, ho vissuto sempre con gli occhi chiusi e non smetterò di farlo.
Forse anche per quelle povere api, dove il duro lavoro viene poi rubato dagli umani che rubano le loro scorte, un po' come un animale che va a caccia per il letargo d'inverno, ma è soltanto questione di tempo che un cacciatore si addentri nella foresta e spari con un colpo secco il povero animaletto.
Quell'animaletto sarò proprio io tra qualche settimana.
Voglio godermi questa esperienza, visitare Capitol City: alla fin fine non posso difendermi, la mia malattia non mi concede di compiere un ulteriore sforzo, non posso correre, tanto per iniziare, nessuno avrebbe la briga di prendermi in braccio e scappare.
Alla fine è questo il mio problema: o me o le provviste della cornucopia.
Potrei sempre camminare via, ma qualcuno potrebbe colpirmi in lontananza, magari con un pugnale da lancio o con un arco o, ancora peggio, potrei ritrovarmi con una lancia infilzata alla schiena.
Non ho mai temuto così tanto la morte, in qualche modo questo destino per me è destinato, ma credo di preferire morire durante il sonno anziché essere colpita da qualcosa di brutto. Nel peggiore dei casi, un ibrido che mi sbrani.
Noto soltanto adesso che sto cominciando a tremare, devo calmarmi, devo pensare soltanto a Capitol City e ai bei negozi che vedrò, magari la capitolina potrebbe accompagnarmi a comprare qualche fiore, mi dispiacerebbe farle spendere del denaro, soprattutto per una che ha scritto praticamente "sono morta" in faccia.
Beetee, il mentore, dovrebbe rimanere con Killian, credo sia il nome del mio compagno di distretto. Non lo conosco, non credo faccia parte di quel gruppo di amici che mi ha isolata dopo la mia situazione...
amici... posso avere degli amici negli Hunger Games? Oltre me anche altri ragazzi rischiano la morte, tutti noi dovremo conservare queste ultime ore nella felicità più totale prima dei giochi. Strano, vero? Non si è mai vista un edizione degli Hunger Games dove tutti e ventiquattro i tributi preferiscono non muovere un dito anziché continuare questa battaglia di sangue.
Unisco le mie mani e le stringo, portandole all'altezza del petto: devo solo sperare in bene. Odette, sei stata una ragazza fantastica, umile e gentile. Il Distretto 3 è stato gentilissimo con me, tutti mi hanno trattata come loro pari seppure abbia ricevuto delle delusioni apparenti.
-Odette!- La porta si apre violentemente, facendo baccano e per poco non sussulto.
E' mia madre, Decta, accompagnata da mio padre, File.
Mia madre ha gli occhi rossi e posso notare che le sue guance sono bagnate, mio padre invece è in procinto di scoppiare in lacrime.
Quando mia madre si avvicina piano verso di me, l'abbraccio lentamente contraccambiando il gesto: mi mancheranno così tanto... sono stata davvero una figlia fortunata.
Loro sono stati i primi a cui ho informato di volermi proporre ai giochi, di non dover sacrificare una ragazza che poteva dare tanto al mondo, perché dai, cosa potrei dare io qui? Capitol non ha certamente nessuna cura, è un posto magico ai miei occhi, ma nessuno può curare una malattia mortale.
Li ho scioccati inizialmente, pensavano fosse uno scherzo, ma poi hanno subito rifiutato la mia offerta e mi sono beccata anche un piccolo rimprovero, ma sono stata forte e ho espresso ancora una volta la mia argomentazione, adesso sono qui, ad un passo da quello che volevo: visitare Capitol City.
Mia madre mi prende delicatamente il volto, accarezzandomi la guancia sinistra, io ne approfitto per sorriderle tristemente e scostarle una lacrima che sta cedendo, la prima tra le tante.
-Sei sicura, Odette?- Annuisco lentamente, chiudendo gli occhi e lasciandomi massaggiare dal tenero tocco materno.
Anche mio padre si avvicina a noi e tutti e tre ci uniamo ad un abbraccio, tra le lacrime di mia madre e anche di mio padre, quindi alla fine ti sei arreso anche tu, bravo papà, piangere è umano, non è mai bello tenersi tutto dentro.
Vorrei piangere anche io, ma ho già esaurito tutte le mie lacrime in passato, potrei sembrare insensibile, ma è vero, non c'è destino per me e ho imparato ad accettarlo, sono soltanto uno dei tanti volti che verrà proiettato in arena dopo il colpo di cannone.
-S-Sappi che ti seguiremo... noi non ti abbandoneremo mai, f-faremo il tifo per te e...- Mio padre prende coraggio e comincia a parlare, ma la sua voce si strozza pian piano, non riesce proprio a terminare la frase.
Come pensavo non credono nella mia sopravvivenza, potevo scegliere una strada migliore, vivere per altri cinque anni e aspettare poi la mia ora, ma a che pro?
Io voglio visitare Capitol, il Distretto 3 per quanto carino non raffigura i miei disegni colorati, voglio vedere qualcosa di rosa, voglio una città ricoperta di fiori.
Esatto, voglio un mondo di fiori, dei petali che rimpiazzino le grandi granate.
-Farò del mio meglio.- Sussurro silenziosamente, alla fine vorrei darmi un po' da fare, è una specie di reality show, giusto? Sono uno dei tanti personaggi, voglio almeno piacere a qualcuno, dei capitolini che diranno "Odette mi sta proprio simpatica", perché mi apprezzeranno per ciò che sono.
Il tempo scade, tre minuti sono fin troppo pochi, ma so che dopo loro due non ci saranno più visite, non ho nessuno e se qualcun'altro cominciasse ad arrivare non sarei così fragile e delicata come in questo momento, soltanto i miei genitori riescono ad incrociare questo mio lato, non che sia difficilissimo, ma l'idea che la gente si allontani da me è... triste. Mi rende tanto triste, mi fanno sentire sbagliata.
Un pacificatore si avvicina, porgendomi qualcosa: l'afferro velocemente con le braccia e sorrido al contenuto.
Sono le mie medicine, quindi significa che potrò usarle a Capitol, ma per quanto riguarda l'arena? Saranno uno degli oggetti che gli sponsor dovranno mandarmi? Non riesco proprio a prevederlo...
Fisso la porta che è rimasta aperta e, tra le mura, scorgo la capitolina.
Istintivamente scendo dalla mia sedia e la raggiungo, nessuno dei pacificatori sembra fermarmi, forse perché sanno che potrei morire facilmente? In un caso del genere sarebbe terrificante, loro stessi saranno portati alla morte.
La capitolina che sembrava acida e triste mi guarda, notando la mia presenza, mi sento un po'imbarazzata, ma vorrei tanto conoscerla, conoscere il suo mondo e il suo modo di vivere.
-E-Ecco... i-io... sono Odette.- Arrossisco velocemente, giocherellando con le mie stesse dita, non sono molto brava a socializzare, mi sento in imbarazzo.
La capitolina, stranamente, mi rivolge un espressione gentile e si abbassa alla mia altezza.
-Ciao cara, io sono Hope.- Hope... che bel nome ricolmo di speranza.


Daisy "Isy" Jones, Tributo del Distretto 10

Non so proprio come cogliere questo momento, fortuna o sfortuna? La fortuna di andare finalmente via da quella famiglia di pazzi mi rassicura, soprattutto la me più fragile che cerco di nascondere, mostrando una Daisy seria e fredda come un cubo di ghiaccio.
Sfortuna ovviamente sono gli Hunger Games, ovvero il guaio dove mi sono dovuta andare a cacciare, seriamente quel Nylan ha avuto il coraggio di puntare un medio rivolto a tutto il distretto? E' per caso impazzito? Non riuscirà ad avere degli sponsor da casa così, bhe, delle brutte voci sono sempre girate con lui, ma io non sono di certo tanto diversa.
Pace all'anima di mia madre, non parlo di quella adottiva, ovviamente, lei merita di bruciare tra le fiamme dell'inferno, se potessi la resusciterei per ucciderla ancora e ancora, fin quando non si piega in due e non mi chiede delle scuse, ma non torturerei soltanto lei, anche mio padre e i miei fratelli sono nella lunga lista d'attesa: la mia vera madre si è affidata a voi e in cambio mi avete donato soltanto sofferenza e schiaffoni in faccia.
Per non parlare degli abusi, da quando sono entrata nelle mietiture ho sempre timore di quel mostro del mio padre adottivo, non si vergogna di toccare così, come se nulla fosse, una sedicenne? Per giunta la sua figlia adottiva? E' proprio un lurido sporco, non so come faccia certa gente ad essergli ancora amico, sicuramente qualcuno della sua stessa razza che riesce a compatirlo e che usa i suoi stessi mezzucci, che urto, che rabbia, odio questo genere di persone, sono così cattivi.
Prendo uno stuzzichino, per la precisione una piccola fetta di prosciutto che avvolge una piccola mozzarellina, la addento velocemente e ne gusto il sapore.
Dai, la cosa positiva sarà sicuramente il cibo gratis, anche se non ho mai avuto problemi per quanto riguarda il cibo qui.
Sono io la contadinella della famiglia, ormai posso essere considerata come una schiavetta priva di qualsiasi diritto in quella famiglia. Spero ritardino, spero che i pacificatori alzino le armi su di loro e che diano inizio ad una dolce danza di proiettili.
Forse sono fin troppo cattiva con questi pensieri, il karma mi colpirebbe se continuo così.
Afferro lo schienale della sedia e mi ci siedo velocemente, cominciando a strofinare l'indice sul soffice tovagliolo che ho appena afferrato.
Chissà se potrò essere una vincitrice, qui al Distretto 10 i tributi muoiono quasi sempre al bagno di sangue, non voglio fare la loro stessa fine seppure mi spaventa anche l'idea di tornare da Thomas, questo è il nome di quel mostro che abita sotto lo stesso tetto della persona qui presente. Non merita di essere chiamato "padre" o "papà" da me.
Quei mostri manipolabili dei suoi figli diventano più irritanti e capricciosi ogni anno che passa, soprattutto la più grande, diamine, abbiamo undici anni di differenza, hai qualche problema mentale per insultarmi così a caso, solo perché voi avete deciso di offrirmi alloggio e cibo, oppure la tua vita è così noiosa da rompere il cazzo proprio a me?
Mi irritano. Ripeto: come fanno ad essere apprezzati? Stanotte ho dormito in mezzo alle capre e qualcuno mi avrà anche vista.
Che schifo, la loro stalla puzza in un modo incredibile e una volta non mi svegliai benissimo, lascio a voi l'immaginazione del momento, perché io non voglio ricordare quel momento.
Ah, già, ovviamente diedero la colpa a me, perché è sempre colpa mia, mai la loro, la mia amorevole famiglia è perfetta. Sìsì. Credeteci.
Sto pensando così male che quando la porta si apre non provo neanche ad alzare gli occhi, ma una vocina debole e tenera cattura tutta la mia attenzione e uno dei miei rari sorrisi spunta sul mio volto.
Mia nonna, Greta Jones, è lì che barcolla provando ad abozzare un sorriso, seppure noti nei suoi occhietti che in realtà è ferita nell'animo.
Anche io lo sono nonna, mi hanno strappata da te...
L'abbraccio istinvitamente e sento quel solito ghiaccio che uso contro gli altri sciogliersi, accoccolandomi su di lei, mentre la nonna teneramente mi accarezza i capelli castani.
Credo che mi sia sfuggita qualche lacrima, sei proprio una sciocca, Daisy...
-Piccola mia, perché proprio tu tra tutte...- La nonnina inizia a parlare, la sofferenza nel suo tono è ben visibile.
Al contrario di Thomas e dei miei fratelli, la nonna mi ha sempre trattata bene, come un'umana e non come una schiava da comandare a bacchetta.
Ho sempre amato la sua cucina e chiacchierare con lei, mi sento me stessa e per una volta posso rivelarmi per ciò che sono quando siamo da sole.
Dice che devo comportarmi bene anche con la mia famiglia, posso capirla, Thomas è suo figlio, ma comunque non merita nessun senso di gentilezza o graditudine da parte mia. Non ho scelto io di essere sua figlia.
Ma come posso dire tutta la verità a mia nonna? Lei non sa che quando supero il coprifuoco o commetto un singolo errore, anche piccolo che non rovinerebbe tutti i piani della giornata, mio padre comincia a picchiarmi e mi fa dormire fuori.
Normalmente ceno e pranzo da sola, nella mia stanza, che ormai è super ordinata soltanto perché la stalla è diventata la mia camera da letto, ma comunque non posso dirle che suo figlio abusa di me. Non posso, la renderei triste per il resto della sua vita, rimarrebbe delusa da colui che crede sia un uomo rispettoso ed altruista, quando invece non è altro che una maschera.
Al mondo non dobbiamo fidarci di nessuno, anche l'essere più carino e coccoloso potrebbe rivelarsi invece uno stronzo allucinante, qualcuno che potrebbe pugnalarti alle spalle.
Non avrò sicuramente problemi in arena, ho ricevuto torture peggiori e uccidere qualcuno mi risulterebbe indifferente dopo tutto il giudizio che ho sulle persone.
Non voglio sembrare una perfida assassina, ma è così, penso il vero.
-Hai dimenticato questo...- Afferro delicatamente le mani della mia dolce nonna, e, quando noto la collanina d'oro di mia madre, quella vera, un sorriso comincia a spuntare nuovamente sulle mie labbra.
Ringrazio la nonna con un caldo abbraccio, indossando poi la collana, guardandomi allo specchio di cui la stanza è provvista: sono davvero carina con questa piccola aggiunta. Piccola, ma importante, mi assicurerò di non perderla, sono sicura che mi porterà fortuna e la nasconderò appena arriveremo a Capitol. E' l'unico oggetto che ho della mia vera madre, so soltanto che si chiamava Matilda e che proveniva dal Distretto 1, poi basta, soltanto un vuoto che non verrà mai riempito.
Mi rattrista non conoscerla, deve essere stata davvero ingenua a fidarsi dei Jones, mi chiedo anche quale sia il mio vero cognome, magari qualcosa a che fare con i gioielli e i diamanti? Di solito al Distretto 1 ne escono di tutti i colori.
Rido al pensiero: immaginate un ragazzo del distretto 10 con il cognome e nome di un animale, che strambi, davvero, ma so anche che nel 12 è di moda dare nomi che rappresentano vari tipi di piante, lì invece la questione mi affascina un po'.
Il tempo scade e mia nonna deve andare via, prima di andare mi riferisce che mio padre è troppo occupato con il runch al momento e non ha preferito salutarmi, molto meglio così, almeno il mio corpo adesso si sentirà a suo agio.
Appena saluto mia nonna, un'altra presenza mi salta contro, abbracciandomi forte.
Quando riconosco il tatto di quella persona riesco ad associarla alla mia migliore amica, Michelle Smith, una delle poche ragazze che posseggono la mia gentilezza.
Ha un anno in meno di me e vive alla casa accanto, grazie a Dio Michelle ha una vita molto più facile della mia, non auguro a nessuno di passare quello che sto passando io.
Il volto di Michelle è rigato dalle lacrime e non smette di stringermi, non accenna di mollarmi neanche un secondo.
-Perché Daisy perché tu?! Come farò senza di te!? Io non lo accetto! Daisy, ti prego, non andare via, non farlo, io voglio stare con te!- E' sempre stata così tenera...
Ricambio subito l'abbraccio di Michelle che ormai sembra essere andata tra le lunghe, tranquilla, farò del mio meglio per sopravvivere, ma l'idea di ritornare da mio padre una volte vincitrice mi spaventa, potrebbe avere nuovamente il controllo su di me, d'altronde lo ha sempre avuto ed io sono una bambola di pezza tra le sue mani...
-Calma, Michelle.- Mi allontano di pochi centimetri dal suo volto, sorridendole dolcemente: è così tenera e indifesa, dovresti diventare più indipendente, lo dico per il tuo bene.
-Ma... Daisy, io.-
-Nessun ma. Sono stata eletta, capita, abbiamo già ricevuto tante ingiustizie qui al 10, ma ti prometto che tornerò. Tornerò come una vincitrice e insieme andremo a gustarci quel gelato che tanto sogniamo, a Capitol, indossando i nostri soliti stracci da contadinelle e criticando l'estetica di coloro che hanno ucciso tanti ragazzi per questi ultimi settantacinque anni.- Sono determinata, le parole mi escono costanti dalla mia bocca e assumono più sicurezza ogni volta che vado avanti, ho deciso, ho preso la mia scelta, se vincerò non sarò soltanto una sopravvissuta, ma riuscirò a sconfiggere mio padre e lo spodesterò per bene. Sarà fatta.
Michelle smette di piangere e asciuga le proprie lacrime, annuendo. Lei si fida di me ed anche la nonna prova lo stesso, non deluderò coloro che hanno grandi aspettative sul mio conto.
Decido dunque di parlare con Michelle, alla fine sono tre minuti, ma per me tutto questo ha la durata di un'eternità.
Addio normalità.


Lydia Harnold, Tributo del Distretto 7

L'aria di questa stanza è soffocante e chiusa, forse non ci sono delle finestre, di solito l'aria fresca è presente quando il vento circola tra le mura di casa.
Sento tra le mie mani un bastone di ferro, mentre con l'altra una mano ricoperta da un guanto mi tiene per mano, non riesco a capire chi sia, mi ha trascinata via dopo che Cedric, il mio compagno di distretto, è stato colpito da qualcosa.
Grazie ai miei sensi sono riuscita a trovarlo, però una voce mi ha detto che non mi sarei dovuta preoccupare, che Cedric stava bene ed era semplicemente svenuto, era la stessa voce della donna che aveva fatto il mio nome e quello di Cedric.
Sentivo anche l'urlo della mamma, non capisco cosa stia succedendo, perché tra tutte le ragazze del distretto hanno votato solo per me?
Sono sfortunata, ho un handicap e non riuscirò mai a vincere, ho dodici anni e nessuno avrà pietà di me, non capirò neanche come sia fatta l'arena seppure debba dare libero sfogo all'immaginazione, infatti la mamma mi ha insegnato che devo sempre captare qualsiasi suono e collegare la voce al suo proprietario, grazie all'olfatto invece riesco facilmente a capire cosa stia mangiando, di solito per alleggerire questo problema devo indovinare la cena della giornata e, se non ne sono sicura, lo mangio per utilizzare il gusto e capire cosa hanno messo in pentola quei due chef professionisti dei miei genitori.
E' da tanto che non vedo il loro aspetto, chissà se la mamma è ancora bella e giovane come una volta, così come papà, spero non abbia fatto il pancione o non riuscirà a sostenere tutti i suoi carichi.
Sono curiosa di vedere come sia diventato Daniel, quando ancora vedevo aveva soltanto dieci anni, anche la mia sorellona Arya sarà cresciuta parecchio, le manca ancora poco e riuscirà a scampare agli Hunger Games.
Che triste che invece io, al mio primo anno, venga eletta, sono davvero sfortunata, questo mondo non mi merita per niente.
Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Una catastrofe dopo l'altra che non ripercorre soltanto i miei sentimenti, ma anche di coloro che mi stanno a cuore, è forse colpa mia? Sono una bambina cattiva?
Solo al pensiero mi viene da piangere, intenzionalmente stringo il guanto che mi sta facendo compagnia da un bel po', sembra ricambiare la stretta.
Dal tocco sembra una persona gentile, forse apparentemente, è stata cattiva a dire quelle cose a Cedric...
Chissà dove l'hanno portato, non lo sento, riesco soltanto a percepire un respiro regolare e calmo, ovviamente non è il mio visto che sono così agitata e confusa, uffa, non ci voleva proprio, se non fosse per il mio handicap sarei sicuramente viva.
Perché mi hanno scelta per questo, vero..? Sono piccola, ma non stupida, potevano avere anche la minima pietà di me, invece non si sono fatti scrupoli.
-So a cosa stai pensando.- La voce dell'accompagnatrice, che mi pare si chiamasse Altaria, risuona leggiadra nella stanza, non procurando alcun fastidio alle mie orecchie. E' così calma...
Rimango ferma e immobile, puntando la mia espressione al solito buio, mantenendo la testa dritta e ferma. Vorrei tanto sapere che aspetto abbia, come sia fatta. -Sei triste, non è così?- Mi domanda rilasciando di nuovo il suo dolce tono.
Wow, così sembra gentile, ma con quello che è successo alla mietitura sembrava così vigliacca, so che ci sono delle telecamere che ci sorveglieranno da ora in poi, forse, per l'estrazione, voleva fare bella figura? Anche le capitoline ci guadagnano qualcosa?
In questo momento però sembrano assenti, forse questi ultimi momenti al distretto sono davvero privati, di solito potrei sentire un ronzio quando la telecamera è presente, un rumore leggero, ma fastidioso, che riuscirebbe a farti scoppiare la testa, i neuroni urlano in preda alle fiamme.
Annuisco alla sua domanda, perché dovrei mentirle? Ho paura, sto pensando soltanto in negativo da quando mi ha afferrata per le mani.
-Non hai molti amici, vedo.- Queste parole mi rendono ancora più triste, sta cercando di abbattermi? Ci sta riuscendo benissimo...
Ha preso qualcosa tra le mani, forse una tazzina, starà sorseggiando qualche bevanda.
Sembro anche muta adesso, non ho le parole per risponderle, perché alla fine è vero, io non ho amici, dopo il mio incidente sono tutti andati via, altri hanno iniziato a prendermi in giro, sono persone davvero tristi, non hanno compassione per nessuno, forse riesco a capire perché Capitol abbia questa tradizione, però c'è gente buona anche nei distretti, coloro che non giudicano nessuno, né dal colore della pelle, né dall'orientamento sessuale, neanche dai suoi hobby o dai suoi handicap, alcuni non osano offendere i capitolini come molti fanno, anche se li capisco benissimo, alla fine loro ci obbligano a partecipare in questo cruento gioco di omicidi.
"Omicidi" è dire poco, forse sarebbe più interessante specificare che è un massacro totale, perché lo è.
-Sei diventata anche muta adesso?- Altaria sembra leggermi nella mente, è spaventosa, subito dopo comincia a ridere, eccola, la sento, la sua vera natura, quella che copre dalle telecamere, il velo di una donna calma e misteriosa sta calando, rivelando una serpe di prima categoria.
Ho un po' paura di lei, le persone cattive non mi sono mai piaciute. Direi di avere i prosciutti davanti agli occhi se non fosse che non potrei neanche capirlo.
-No... semplicemente... non ho nulla da dire...- Commento timidamente, abbassando di poco il volto, mamma mi ha detto che sto bene con questa divisa, me l'ha descritta alla perfezione, chissà se qualcuno avrà la briga di descrivermi tutto ciò che circonda il mio piccolo corpicino.
La capitolina si concede un'altra risatina, questa volta molto più silenziosa e con un tocco di perfidia.
Perché deve capitare tutto a me? Cedric lo aveva capito forse? Lui può vederla, magari sarà terrificante anche esteticamente, magari come uno dei mostri delle favole.
Sento la tazzina essere posata, ho riconosciuto quel piccolo rumore.
-Non hai tutti i torti. Sei già morta.- Adesso il suo tono è fermo e serio, contorto da un'altra risatina di passaggio, anche questa lieve.
Proprio in quell'esatto momento la porta si apre bruscamente, credo che la mia espressione sia sbiancata visto che dai passi sembra qualcuno di minaccioso.
-Come vi siete permessa?!- E' la voce della mia mamma! Ha sentito quello che ha detto la capitolina?
Non faccio neanche in tempo a capire in quante persone siano entrate che qualcuno, molto probabilmente mia madre, ha tirato un ceffone così forte da risultare spaccaossa.
Come pensavo, all'urletto di Altaria riesco a capire che sia lei la vittima.
Non sento più la sua mano, ma le braccia dolci di mia madre, in questo momento non è poi così dolce.
Il rumore dei tacchi di Altaria si fa sempre più lontano, sarà uscita spaventata?
-Loreline! Hai idea di cosa hai fatto!?- Questa volta è mio padre, Enea, a parlare.
-Sì! Non permetto a nessuno di trattare così mia figlia! Richiedo un cambio, immediatamente!- Mia madre sta urlando, è agitata e fuori di sè, lo noto da come le sue braccia tremino e dal tono della sua voce, sembra minacciosa, ma in realtà inciampa un po' sui suoi stessi passi.
Mi viene di nuovo da piangere, ma devo essere coraggiosa e resistere, preoccuperei ancora di più mia madre e questa volta non sarà di certo uno schiaffo ad attendere Altaria. Forse dovrebbe smetterla o i pacificatori potrebbero punirla.
-Diavolo, calmati! C'è nostra figlia qui!- Esclama mio padre, raggiungendo lo stesso tono di mia madre, ma questa volta non ce la faccio e scoppio a piangere, urlando come una bambina tra il tremore di mia madre e l'agitazione di mio padre.
-Adesso smettetela!- Subentra una terza voce, la riconosco, è quella della mia sorella maggiore, Arya, quindi anche Daniel è qui?
Mia sorella mi strappa dalle mani di mia madre, mentre io non cesso di piangere, ripetendo continuamente il suo nome: affondo sulla sua divisa, la stessa che indosso io, cominciando a bagnarla con le lacrime.
-Lydia... sta per andare via e... e voi litigate?- Anche Arya sembra in procinto di piangere, ma la sorellona è più coraggiosa e determinata, la stimo per questo, riesce sempre a trovare la soluzione a tutto e sistemare le cose, sono sicura che sistemerà anche questa lite inutile. -In più hai anche schiaffeggiato l'accompagnatrice. Hai idea di cosa passeremo adesso per colpa tua!?- Arya comincia ad urlare queste parole alla mamma, ma lei contrariamente a quello che ha fatto prima non risponde, conoscendola penserà che la capitolina se l'è meritato, ma Arya e papà hanno ragione, non la passeranno liscia.
-Mi dispiace ragazze, ma... non accetto che queste persone vi trattino come pedine! Voi siete le mie bambine, sono vostra madre, è mio dovere proteggervi...- Il tono della mamma è cambiato, adesso sembra inciampata completamente, tradendo la scarsa fiducia che precedentemente invadeva la sua anima gentile.
-Non puoi proteggerci tutti, mamma. Non qui.- Asserisce Arya, io nel frattempo ho smesso di piangere, preferisco rimanere in silenzio e tenermi stretta alla mia sorellona. Non voglio interomettermi, non posso capire su cosa stiano discutendo, questa lite inutile porta soltanto a favore di Capitol City.
La mamma scoppia a piangere, facendo qualche passo più in là, forse accanto a mio padre.
Ma è un attimo.
I tacchi della capitolina risuonano nuovamente e, insieme a lei, un rumore brusco si avvicina sempre più, mentre Arya mi sposta velocemente dietro, stringendomi più forte e difendermi da qualcosa, almeno credo.
-E' lei che mi ha colpita!- Esclama la capitolina, anche Arya adesso sta tremando. Cosa sta succedendo?! Vi prego, non smettete di parlare, non voglio piangere di nuovo.
Una voce sussurra "fuoco" e il rumore di un singolo sparo parte all'aria della stanza, subito dopo le grida di mia madre addolorate, e ancora dopo, le mie.


Brooklyn Okafor, Tributo del Distretto 8

Seriamente mi hanno scelta perché sono una ragazza promettente? Così come il tributo maschile di quest'anno? Ottima scusa per rifilarci in un posto terrificante, grazie mille Distretto 8, non lo dimenticherò. Sempre se avrò la fortuna di poterlo dimenticare, sto andando ad affrontare un percorso pieno di insidie e tutto ciò che sto guadagnando è un tifo da parte di persone che neanche conosco, ci hanno condannati, sia me che Oscar, povero ragazzo, è abbastanza conosciuto nel distretto a causa della sua storia più unica che rara.
Mi dispiace moltissimo per lui e per suo figlio, spero che qualcuno possa prendersi cura di lui.
Qui la scelta è stata davvero grossa, dividere un padre dal proprio bambino... dove siamo arrivati? Da questo punto di riferimento posso assegnare come "persone perfide" i cittadini del distretto, ma comunque tutti sono stati obbligati a votare, ovviamente tutti i maggiorenni ed io, che sono tra loro, non ho fatto eccezione.
Volevo salvarmi, so che ho delle buone doti, ma si fermano sulla vita quotidiana, non in un campo di combattimento con spargimenti di sangue.
Non oso immaginare gli altri distretti quali tributi chiameranno quest'anno, insomma, io ed Oscar abbiamo avuto la sfiga di essere stati eletti proprio al nostro ultimo anno di mietitura, ma per quanto riguarda i nostri coetanei più piccoli? Deve essere terrificante per loro, moltissimi non ne traggono vantaggi uscendone così piccoli... saranno terrorizzati, ed è terrificante soltanto l'idea che un opzione così sia stata approvata senza indugi, come se tutto questo fosse normale...
Di solito credo di vivere in un mondo anormale, un pianeta dove non merita la visita di turisti, altrimenti ne rimani imprigionato nei Distretti. diventi un oggetto di Capitol e non hai più nessuna speranza di uscirne vivo, perché alla fine anche chi non partecipa agli Hunger Games è in costante pericolo. Dico bene o sbaglio? Come si può vivere una vita del genere? Sospesi appesi ad un filo su un precipizio, Snow che ha in mano le forbici per spezzare quell'angoscia che comincia ad essere sempre più forte, fin quando non precipiti in un burrone infestato da ogni tipo di mostri marini.
E' davvero una visione terrificante, anche in questo caso non hai nessun ramo a cui aggrapparti per scampare alla tua condanna, nessun briciolo di speranza e salvezza.
Chissà se accade anche così ai tribunali di Capitol City, magari sistemono la questione con un gioco mortale? Non mi stupirei, per quella strana città non mi stupisco dei parti che vanno a buon fine, nascono soltanto dei bambini malefici.
Non vorrei fraintendere nessuno, per bambini ovviamente intendevo le idee bizzarre e incomprensibili che rilasciano, i bambini invece sono carinissimi, mi dispiace che i pargoli di questo distretto non possano poi ricevere ciò che vogliono.
Stranamente non siamo tra i più poveri, ma la nostra condizione dimostra tutt'altro, accompagnati dai nostri vestiti colorati che riescono a dare un briciolo di allegria in questo mortorio, pensare che ci sono distretti cupi dai medesimi colori tristi... mi dispiace per loro, ma penso che i colori, alla fine, condizionino un po' le tue giornate: dici che sia una bella giornata quando il cielo splende, ed è lì che scorgi il potente raggio giallastro del sole, l'azzurro limpido del cielo e il candido bianco delle nuvole, ma invece, quando una tempesta arriva, tutto diventa grigio, le nuvole diventano nere, come se qualcuno le avesse appena prese in giro, il sole viene ricoperto dal tempo burrascoso ed è qui che sostanzi di aver passato una brutta giornata. Perché? Con un maltempo così molte persone lo direbbero, invece, quando piove nonostante il sole sia presente, tutti sono felici alla vista dell'arcobaleno, un insieme di colori chiari che rendono le persone spensierate e di buon umore, non a caso il giorno della mietitura è uno dei più tristi qui al distretto. Di solito anche il tempo gioca i suoi brutti scherzi, alla mia prima mietitura una pioggia rendeva ancora più deprimente l'atmosfera.
Faccio un passo verso il grande tavolo che ho davanti e, cavolo, qui sì che ci sono colori, o meglio, stuzzichini squisiti che mi rendono più che felice.
Dove li hanno presi? Qui? O sono direttamente da Capitol? Queste tovaglie così raffinate e delicate...
avvicino velocemente la mia mano al tessuto e non ci posso credere: è fibra di Dio?! Non ci posso credere, è il tessuto più pregiato al mondo, ci si impiega tantissimo tempo per farne solamente uno. Cavolo, con uno di questi riuscirei a sfamare la mia famiglia per almeno tre mesi, comprerei loro tutto.
Sembro una ragazza piuttosto strana in questo momento, insomma, sto praticamente toccando questa tovaglia di lana come se fosse la cosa più preziosa che io abbia, non è neanche mia, ma non è nemmeno la cosa più preziosa che io ho.
E' questo il bello degli oggetti "preziosi", sono quelli che hanno una storia dietro le proprie spalle, un motivo per essere considerati "speciali" anche se il valore è pari ad una singola castagna o ad una nocciolina. Quegli oggetti che non conoscono la delicatezza, ma soltanto la polvere o i graffi che hanno ricevuto durante il trascorrere del loro tempo.
Wow, Brooklyn, siamo così profonde oggi, se fossi stata a scuola sicuramente avrei fatto colpo sull'insegnante, ma non è il mio tipo, è troppo... grande, per me? Okay che sono tutti così maledettamente sexy e stupendi in classe mia, ma una donna vicina ai sessant'anni non fa per me. Voglio... un coetaneo? O almeno, vivere assieme a qualcuno che potrebbe invecchiare con me. Ma non è il momento di essere sentimentalista, Brook, stai andando a morire e l'unica cosa di cui hai meno bisogno adesso è un partner. Ovviamente in senso romantico, partner alleati vanno più che bene! Mi hanno proprio cacciato in un bel guaio, non so se riuscirò ad uscirne viva, sono onesta, ma forse così frulla nella testa di tutti i distretti a parte quelli favoriti. Magari molti si sono già dati come morti.
Ripongo subito il tovagliolo al suo posto quando il pacificatore apre la porta e, i primi che vedo fiondare nella stanza sono proprio i miei genitori.
Prima la famiglia e poi gli amici, quindi, cavolo, tre minuti sono troppo pochi, non possiamo chiedere un aumento? Dieci? Cinque? Neanche un piccolo favore?
Ricambio subito la stretta di mia madre quando lei si avventa su di me, preoccupata, mio padre la imita successivamente appena ci raggiunge.
Deve essere stato un duro colpo anche per loro, ma io sembro quella meno scioccata al momento, forse perché ho avuto il tempo di accettare questo destino fatale appena salita sul palco.
Non ho detto una parola, è vero che spesso ho da dire su questioni importanti, ma quando sei la protagonista le parole sembrano bloccate in una bolla d'aria interna. Non ho potuto neanche salutare per bene i miei amici, ma sono sicura che tra poco mi visiteranno, parleremo.
Mio padre cerca di essere più calmo possibile, ma la situazione non sembra aiutarlo, se non fosse per me che gli sto stringendo la mano lo vedrei per la prima volta fuori controllo.
Oddio, non lo immagino prendere a pugni qualcosa o qualcuno, la mia famiglia è educata, ma comunque un urlo di ingiustizia ne uscirebbe fuori.
Già... un urlo di ingiustizia...
-Brook, non so proprio come sia successo.- Mia madre, un po' più calma di mio padre, cammina avanti e indietro per tutta la stanza, non riuscendo ad accettare e comprendere la situazione. So che potete riuscirci, siete forti, dovete soltanto accettarlo.
Però... cosa penso? Sono la loro unica figlia, è ovvio che stiano così, non hanno nessun bisogno di giustificare il loro stato d'animo. E' normale.
-Sei una ragazza per bene, era la tua ultima mietitura...- Continua mio padre trattenendo qualche ringhio interno per la disapprovazione di questa scelta. Ah, loro non lo sanno, non credo ci siano problemi nel dirlo, no?
-Mamma, papà, sono stata scelta perché il Distretto pensa che io possa farcela. Sono fieri delle mie doti e... sembra che io sia promettente. Sembra che questa scelta sia stata attuata anche con Oscar, l'altro tributo.- Senza giri di parole rivelo loro la verità, per un attimo si guardano intontiti, come se io avessi appena raccontato una barzelletta.
Non lo è, anche io sono rimasta perplessa ed amareggiata, se dovevo salvare me stessa avrei fatto bene a non essere nessuno, magari una ragazza fragile e indifesa da non mandare al campo di battaglia, ma cosa volete che faccia? Io sono io e non cambierò per nessuno.
Mi lamento, ovviamente, sto rischiando la mia vita, ma Oscar rischia di perdere suo figlio, il doppio di quello che io sto per perdere.
-Non ci credo.- Sospiro arresa alle parole di mio padre, il suo sguardo e truce, ma al tempo stesso calmo e pacato.
Mi spaventa un po', devo ammetterlo. -Sicuramente c'è qualcosa sotto. Non può essere una coincidenza.- Termina incrociando le proprie braccia e guardare poi lungo il grande tavolo da cui io, poco prima, ero attratta.
Noto come anche mia madre faccia la stessa cosa e noti le tovaglie pregiate, inutile dire che ne approfitta subito per toccarle: allora non sono la sola, tale madre, tale figlia.
Bhe, visto che ci siamo perché non deliziarci il palato?
Per il resto del nostro tempo insieme ho cercato di non ricordare a mio padre del motivo per cui sono stata scelta, convincendolo in quei pochi minuti a sedersi e mangiare qualche stuzzichino, ero sicurissima che avrebbe acciuffato una fetta carnosa di manzo.
Dopo i tre minuti che sembrano durare un secondo, che peccato aggiungerei, saluto, forse, per un'ultima volta i miei genitori.
Ammetto che quando sono usciti mi è scesa una lacrima, ma non è il momento di essere piegabili alle emozioni, ancora no, ho ancora così tanto su cui emozionarmi, piangerò sicuramente al momento fatidico, quando vedrò tutta la mia vita scorrermi davanti, seppure breve, è stata bella.
Non ho neanche il tempo di sedermi che un paio di voci richiamano il mio nome e, come belve inferocite, il mio duo per poco non ribaltava il pacificatore per terra.
-Saphira, Kenneth, sapevo sareste arrivati.- Inutile aggiungere che mi unisco ugualmente a loro con un altro abbraccio, se non fosse perché sto per andare agli Hunger Games direi di essere più affettuosa del solito.
Bhe, lo sono con chi conosco, mi immagino già diversa quando avrò a che fare con gli altri tributi in pre-arena, dovrei però farmi qualche alleato. Magari qualcuno di simpatico, quindi scarto i favoriti, sicuramente uno più peggiore dell'altro, ma chi sono io per giudicare?
-Non lo meriti Brooklyn! Perché ti sei cacciata in questo pasticcio?!- Sbraita in breve Saphira, giustamente non accetta questa scelta.
Voglio risponderle, ma Kenneth è pallido in viso e mi precede come un fulmine.
-Ha ragione! Non puoi morire così!- Esclama in panico, ricevendo un'occhiataccia da Saphira che volta subito l'angolo verso di lui.
-Cosa stai dicendo!? Ti sembra il momento!?- Saphira è in completo panico, è raro vederla così, soprattutto contro uno di noi...
-E' la verità! Rischia la morte e io non voglio perderla! Nemmeno tu vuoi, giusto?- Kenneth ricambia lo sguardo di Saphira, lei riporta lo sguardo su di me e mi abbraccia nuovamente, non posso far altro che ricambiare e massaggiarle la schiena. Siete sempre così carini.
-Ovvio che non lo voglio, stupido!- La voce di Saphira trema, rigando il suo volto con le lacrime fresche del momento.
Prendo per un braccio Kenneth che sembra anche lui in procinto di raggiungere lo stesso stato emotivo della mia amica, infatti scoppia a piangere, in quel momento neanche io posso trattenermi, liberando tutte le mie scariche negative in quelle gocce d'acqua che, unite, assomigliano proprio a due cascate.
-Sarò forte come lo sono sempre stata, ma voi due dovete esserlo ancora di più. E' una promessa.- Comincio a singhiozzare quando pronuncio quelle parole, Kenneth e Saphira annuiscono all'unisono, distanziandosi da me e asciugare le proprie lacrime.
Posso solo sorridere, sono orgogliosa di loro. Vedo in questi due una carica di energia diversa dalla precedente, sono più sicuri di sè.
-Lo promettiamo, Brooklyn.-


Gerald Tryans, Tributo del Distretto 4

Questo è proprio il mio giorno fortunato, volevo offrirmi come volontario, ma ai giochi della memoria non è spesso possibile, quindi devo ringraziare soltanto la mia popolarità e soprattutto la mia persona per essere giunto qui, ai 75°Hunger Games.
Davvero, vorrrei tenere un mini discorso e ringraziare tutti coloro che mi hanno votato, sono davvero felice di intraprendere questa nuova esperienza, il fato ha anche raccolto l'ironia della sorte e ha scelto Sheena come mia compagna di distretto, non sono messo poi così male, sembra una ragazza affidabile e conosco le sue potenzialità, in accademia l'ho vista di soppiatto qualche volta, si allena quasi sempre da sola oppure con qualche persona tra i paraggi, forse un suo amico. Mi ha sempre affascinato come persona, posso dire che la discussione che abbiamo avuto oggi non è stata dettata dal fato, c'era qualcosa dentro di me che era attratto dalla sua figura misteriosa e, bhe, sono felice che adesso avrò tutto il tempo per scoprire qualcosa in più.
Magari diventeremo amici, mi piace averne, soprattutto se c'è un apprezzamento ricambiato: lei potrebbe apprezzare le mie tecniche di allenamento o il saper socializzare facilmente, mentre da lei potrei imparare qualcosa in più, sicuramente a mantenere la calma, sembra una ragazza ragionevole che riesce ad essere calma in qualsiasi momento, non vorrei dire, ma in accademia, durante un allenamento, ha praticamente lottato contro due persone contemporaneamente e ne è uscita vincitrice.
Ha davvero del potenziale ed ha una piccola fama, una fama che sarebbe diventata ben presto molto più grande se fosse rimasta qui più a lungo.
Davvero, merita di stare qui e aumentare la propria gloria, magari in arena saremo alleati e termineremo con uno scontro tra noi due, ovviamente io spero di poter vincere, non mi sono allenato per tutti questi anni soltanto per farmi un muscolo in più, seppure debba ringraziare gli Hunger Games stessi e la loro devozione visto che ho scoperto di amare il mio corpo, prendermene cura e cercare di essere abbastanza possente, amo mostrare il risultato di duri allenamenti alla gente, soprattutto alle ragazze, sono così semplici da attrarre che rimangono lì, a fissarmi con gli occhi brillanti e il rossore tra le gote, con quel sorrisino ed un espressione graziosa sul volto. Tutte davvero carine e amabili, perché? Bhe, mi amano, ovvio. Ed io ricambio il loro amore, seppure questo venga spesso frainteso.
Voglio bene a chi mi sostiene, ma non sono ancora pronto per una relazione, ho fin troppe lettere o giorni "occupati" perché moltissime vogliono dichiararsi, per non deluderle le dono il mistero della risposta, lasciandole alle loro supposizioni, saranno ancora più carine mentre cercano di compiere pensieri logici, o illogici, per capire che in realtà io debba rifiutare i loro sentimenti.
Odio ammetterlo, ma non vorrei che qualche mio "fan", se possiamo chiamarli così, sia triste. Non sono io che ho cercato la popolarità, la apprezzo e l'ho bramata, lo ammetto, ma voglio essere trattato come pari.
Nel bello c'è anche il male, no? Nessuno può capire quanto io mi senta in colpa nel rifiutare quelle dichiarazioni senza dirlo, ancora di più non leggere le lettere dove in quelle parole, sicuramente, ci è inciso tempo e importanza. Qualcosa che io invece non ho accettato, che ho lasciato sprecare tutta la determinazione lasciata in quelle lettere.
Di solito non capita soltanto con le ragazze, ma anche con i ragazzi, con loro però riesco a ribattere in modo più sintetico e veloce, giustificando il mio rifiuto semplicemente rivelando loro che sono attratto dal genere femminile, ma comunque ci rimangono male e sembra che io abbia deluso qualcuno.
E' brutto essere popolari, è impossibile essere al centro dell'attenzione per sempre, tutti abbiamo una fine e non solo per quanto riguarda la vita, ma anche per il successo. E il mio sembra a rischio di calare a picco quando questioni del genere vengono proposte in tavola.
Adesso però ho un peso maggiore, devo riuscire a vincere per non deludere nessuno di loro, ovviamente dovrei pensare prima alla sicurezza, alla mia famiglia e a chi voglio bene, ma ho fin troppe persone che, soltanto ad incrociare i loro occhi con i miei, diventano dipendenti, ammetto che la cosa mi soffoca la maggior'parte delle volte.
Comunque, la stanza mi ricorda tantissimo un semplice salotto di una qualsiasi abitazione del Distretto 4. Non cambia nulla, anzi, il numero è piazzato ovunque, come a ricordarmi che sono stato davvero fortunato ad essere eletto, ripeto: lo so.
Sento ancora la folla fuori ad applaudire e festeggiare, ciò riesce a strapparmi sul volto un lieve sorriso compiaciuto, sarà un edizione memorabile, l'edizione della memoria più bella, credeteci, perché sarà così, farò di tutto per realizzarlo. Non sarò io a deludervi.
La porta si apre lentamente ed io ho il tempo di prepararmi ed acconciarmi, chissà quante persone verranno a farmi visita, molto probabilmente riuscirò a riempire quest'ora.
Ad entrare sono proprio i miei genitori, all'apparenza non sembra, ma la mia non fa parte di nessuna famiglia ricca o nobile del distretto, semplicemente siamo come tante altre famiglie. Semplici, solidali e riusciamo tutti a supportarci a vicenda, ringrazio principalmente anche loro ad avermi concesso questa fortuna, non ribattendo alla mia proposta ai giochi.
Sono un talento che è stato scoperto per caso, letteralmente: da piccolo aiutavo la mia famiglia con i carichi per il porto, è stato lì che uno degli allenatori dell'accademia ha notato la mia forte resistenza, regalandomi la beneficenza di iscrivermi gratuitamente per allenarmi, ovviamente ero ancora piccolo e non avevo un grandissimo interesse per i giochi, ma questo passo è avvenuto successivamente: guardavo come quei ragazzi più grandi di me, con i quali scherzavo e giocavo fin da bambino, si proponevano ai giochi e alcuni ritornavano vincitori, voglio fare anche io la stessa cosa, erano un esempio per me, possiamo considerarli come degli idoli, ma adesso la situazione si ribalterà: sarò anche io d'esempio ad un futuro prodigio del Distretto 4.
-Gerald...- Mia madre pronuncia il mio nome in un sussurro, so che dentro è felice per me, ma una parte di lei vorrebbe che tutto questo non fosse mai accaduto.
Le sorrido naturalmente, senza alcuna interfaccia, abbracciandola davanti agli occhi di mio padre che invece ha uno sguardo orgoglioso in volto. -Sono felice che tu abbia raggiunto il tuo sogno...- Sussurra nuovamente, stringendomi delicatamente.
Le accarezzo dolcemente i capelli, è davvero un angelo.
-Ti renderò fiero di me, mamma.- Ribatto con sicurezza, senza accennare ad un minimo di decadenza, sono sicuro che avrò le carte in regola per uscirne vittorioso, non voglio conquistare la vittoria soltanto per me stesso, ma anche per la mia famiglia, coloro che mi hanno accettato e che mi conoscono per come sono realmente.
-Mi hai già resa fiera.- Mia madre punta lo sguardo su quello di mio padre, lui annuisce silenziosamente senza dire una parola.
-Ci hai resi fieri dal momento in cui sei nato, figliolo.- Mio padre finalmente apre bocca, ammetto che la situazione riesce ad emozionarmi internamente, sono davvero felice di appartenere a questa famiglia.
Aggiungo anche mio padre all'abbraccio, non si è cambiato da stamattina, in effetti, puzza ancora di pesce. Un pochino, ormai il porto odora soltanto di animali marini o di sabbia.
-Fidatevi che non vi deluderò. Quando tornerò andremo tutti e tre a pescare, ma non con quell'amo dove riesci a pescare soltanto un granchietto; voglio donarvi un amo che riesca a pescare il pesce più grande che voi abbiate mai pescato.- Sfugge in loro una risatina, spesso qui al Distretto 4 viene praticata anche la pesca, non soltanto per un favore a Capitol City, ma anche per hobby. Molte persone fanno a gara a chi acciuffa il pesce più grande, talvolta ci sono dei veri e propri tornei.
Ben presto sia mia madre che mio padre ne usciranno vincitori in quei giochi, proprio come me agli Hunger Games. Prima di allenarsi bisogna partire per bene mentalmente, essere positivi ed ottimisti, ovviamente arrivato a Capitol farò di tutto per esercitarmi e magari migliorare su ciò di cui scarseggio, non tutti siamo perfetti ed io sono in questa lista di imperfetti, ma faccio sempre del mio meglio, in qualsiasi cosa, l'impegno è fondamentale per raggiungere i tuoi obbiettivi, ovviamente deve esserci l'interesse, altrimenti non riuscirai mai ad andare avanti per la tua strada.
-Va bene, Gerald, noi ti aspetteremo. Sfideremo il futuro vincitore a pesca!- Esclama mio padre già su di giri, anche mia madre sembra essere sollevata, è tornata a sperare nelle mie capacità e dovrebbe farlo, ma capisco la preoccupazione di una madre. Non sarò nè una donna e neanche una mamma, ma non ci vuole un genio ad empatizzare con qualcuno.
-Oh, i tre minuti sono passati.- Ci fa notare mia madre, portando un palmo davanti alle proprie labbra e guardare l'orologio, infatti subito dopo posso vedere come il pacificatore abbia aperto la porta per lo scadere del tempo.
Posso scorgere dietro di lui una folla di ragazze e ragazzi pronti solo per me, soltanto per un saluto. Ho lasciato davvero il segno in questo Distretto.
Dopo aver salutato i miei genitori ed aver trascorso un'ora intera con tutti i miei amici e conoscenti, i quali tifano indubbiamente per me, il tempo dei saluti è trascorso, i pacificatori guidati dall'accompagnatrice, Frida, mi fanno strada verso il treno per Capitol City.
Quando stiamo per salire, il volto di Frida si illumina d'impatto, guardo subito nella sua stessa direzione, scoprendone la causa.
-Allora tributi, siete pronti?- Finnick Odair ha le braccia consorte, in questo momento mi sta penetrando con i suoi occhi vivi di ottimismo.
Dietro di lui sbuca Sheena, standogli affianco.
-Sono nata pronta.- A quell'aggiunta mi sfugge un sorrisetto di determinazione: non sarò da meno.


Jack Swade, Tributo del Distretto 5

E' davvero divertente vedere la capitolina rincorrermi come se stessimo giocando ad acchiapparella! Non soltanto lei, ma anche un paio di pacificatori stanno partendo al mio inseguimento, mentre la mia compagna di distretto è stata così ingenua da farsi acchiappare senza muovere un dito.
Dovrei restare fermo ed entrare in quella sporca stanza buia, ma non ho voglia! Anche Garnet e i pacificatori meritano uno scherzo.
Credo di aver visto anche un uomo alzarsi durante il palco, come per intimare ai pacificatori di non farmi del male, credo proprio che quello sia il mio mentore, ma non lo conosco e non mi interessa. E' anche pelato, magari gli regalerò la parrucca di Garnet, ma poi sarebbe lei quella pelata! Oh, che ridere, potrei disegnarle un cespuglio sulla testa quando dormirà.
-Torna subito qui!- Garnet mi sta alle calcagne, ma nessuno di loro riesce ad essere veloce quanto me, sono già lontano e saltello da una parte all'altra, senza smettere di ridere.
Amo ridere! Cosa sarebbe un mondo senza il divertimento? Troppo noioso e scontato, bisogna accendere il brio della situazione! Sì, voglio passare a qualcosa di molto più divertente.
Preparo il mio cicalino da mano, voltandomi verso di loro e cercare di trattenere le mie risate. In questo momento ho finto un espressione affranta e triste, tra poco potrei anche aumentare le mie doti recitative e scoppiare a piangere.
Non possono uccidermi, se lo fanno moriranno insieme a me, quindi ne uscirò sempre vincitore!
-F-Finalmente, ti sei fermato.- Garnet riesce a raggiungermi, mentre i pacificatori posano le proprie armi, si trovano a lunga distanza proprio dietro di lei.
Punto i miei occhi dorati verso quelli rosa della capitolina. Aspetta, sono rosa? Wow, che figo! Anche io li voglio rosa! Anzi, blu! No, verdi! Non è vero, rossi! Scherzo, arancioni! Nah, forse il viola è il colore migliore.
-M-Mi dispiace...- Caccio via i miei pensieri, cercando di concentrarmi, quando si parla di uno scherzo posso essere la persona più affidabile del mondo, sono fedele anche a me stesso in questo momento.
Garnet è rossa in volto, non so se per la stanchezza o perché è arrabbiata, ma sta affannando, potrebbe essere per quello, oppure no. Chissà! Qualunque sia la sua reazione mi piace da morire, vorrei riderle in faccia a crepapelle in questo momento, ma non posso, rovinerei ogni mio tipo di piano e non voglio! Forza Jack, divertiamoci un altro po'.
-No! Mi hai svergognata davanti a mondo visione! Te ne rendi conto?!- Ok, è arrabbiata e sto cercando di trattenermi il più possibile, spesso mi sfugge un piccolo "ehehe" che soffoco alla velocità della luce. Cosa c'è di così vergognoso nell'essere pelati? Io proprio non riesco a capire queste persone, perché si concentrano tutti su questi fattori estetici ed inutili, quando invece possono pensare ai propri hobby o alle proprie passioni, in qualcosa dove loro stessi riuscirebbero a trarne vantaggio e goduria, qualcosa dove andrebbero bene.
Io ad esempio lo sono con gli scherzi! Sono bravissimo, sono il re delle risate, il clown del circo! Molti hanno la fobia anche sui clown, non pensavo esistesse e non me l'aspettavo, sono proprio degli esseri spregevoli. Vogliono strapparvi una risata che vi renderà felici e leggeri, ma voi ricambiate soltanto con un grido di paura o con delle stupide lacrime dove non sono adatte in un momento del genere.
A pensarci mi sale una rabbia che saltellerei sulla testa di uno dei pacificatori in questo momento.
Comincio a singhiozzare e abbassare il capo, cercandolo di renderlo più cupo per acciuffare la mia preda e trarla nella trappola.
La capitolina però non si smuove, bhe forse ha un pochino ragione, quando tornerà a casa rideranno tutti di lei, ma, ehy! Brava! Io sarei felice se ridessero di me.
Solo ora ricordo che per le mietiture svolazzano le telecamere, sicuramente avrò strappato una risata a qualche capitolino, sento gli sponsor scorrere nel mio sangue giallo! Rosso, scusate.
Mi avvicino per darle la parrucca, lei avvicina le sue mani ad essa, ma appena le stringo la mano la vedo distorcersi per terra con gli occhi sgranati dall'elettricità subita.
Finalmente posso scoppiare a ridere, cadendo proprio dopo di lei e tenermi la pancia, muovendo velocemente le gambe all'aria dalle risate.
E' divertente! Troppo! Non riesco a smettere di ridere, mi manca il fiato! Qualcuno mi salvi da me stesso, sono troppo forte!
Mi ritrovo di nuovo in piedi quando due pacificatori mi alzano bruscamente dal terreno, stringendomi le braccia così forte da farmi sfuggire un gemito di dolore. Cavolo, smettetela, non si trattano così i tributi che vi affidano.
Garnet si rialza quasi paralizzata in volto, con l'ennesimo sospiro, a vederla non riesco a smettere di ridere, infatti comincio ad urlare di gioia di nuovo, mi fa male di nuovo la pancia, basta, morirò in questo modo prima di entrare in arena.
Lei prende la sua parrucca, ops, mi sa che l'ho sporcata durante la mia divertentissima fuga. Spero di essere stato un bravo intrattenitore!
-Sei davvero un ragazzo senza rispetto!- Esclama lei imbufalita, cercando di acconciarsi quella strana parrucca per niente carina, riponendola sul proprio capo e girare i tacchi verso la direzione dove i pacificatori mi scortano.
Uffa, che noiosi, nessuno di loro ha riso o ha apprezzato il mio gesto che poteva valere tantissimo per uno spettatore divertente e felice come me, poi la telecamera non svolazzava. Non è giusto! Dobbiamo rifarlo, devo far ridere qualcuno, quel momento è stato imperdibile!
Prima che i pacificatori mi portino in quella stanza noiosa noto che la piazza è già vuota, sono rimasti soltanto un paio di pacificatori che fanno la guardia. Peccato che non abbiano potuto assistermi, forse loro erano più simpatici.
Durante il corridoio scorgo i miei genitori ed anche Vera, dono a loro un sorriso super felice, d'altro canto alla porta affianco Darlene si è messa una mano davanti al volto, scuotendo la testa a 'mo di disapprovazione.
Cosa le è successo? Forse sono io? Nah, sono così divertente, lei sì che mi ispira simpatia, non l'ho mai vista, ma conosco Martin, il suo ragazzo. Anche a lui ho riempito di così tanti scherzi che sono incontabili sia con le dita delle mani e quelle dei piedi.
Sì, esatto! Farò tantissimi scherzi anche a Darlene, magari ne faremo anche assieme su Garnet, mi sta così antipatica quella tipa lì.
Mi spintonano velocemente verso la stanza, non ho il tempo neanche di ribattere che i miei genitori entrano ed entrambi hanno un espressione di chi la sa lunga.
Ok, forse ho esagerato un pochino, ma comunque è stato divertente!
-Jack, davvero?- Mio padre comincia a parlare, ma io non perdo il sorriso: nel frattempo mi muovo a destra e a sinistra, sono proprio iperattivo. Oh, questo lo pensa anche la mamma, vero. -Sei stato scelto agli Hunger Games e cosa pensi di fare? Prendere la parrucca della capitolina e scappare. Non so cos'altro sia successo visto che, quando è tornata, aveva la stessa espressione di quando tu giochi quei tuoi simpatici scherzetti.- Mio padre comincia a farmi una lunga ramanzina, faccio fatica ad ascoltare visto che ho notato solo adesso che il mio cicalino da mano è scomparso. Forse uno dei pacificatori me l'ha rubato per non causare danni, ma nessuno si fa male, anzi, anche chi riceve lo scherzo dovrebbe ricambiare con una fragorosa risata e prenderlo per come il tema detta, ovvero un semplice scherzo. Poi questo qui è da bambini, potevo sicuramente fare di meglio!
-Mi stai ascoltando Jack Swade?!- Mio padre comincia ad urlare, stringo gli occhi a quella voce improvvisa, deglutisco un po', non è il caso che cominci ad arrabbiarsi con me o potrebbe finire male.
Cerco di restare fermo, sì, ma intanto giocherello con le mie mani intrecciandole tra loro, wow, quante forme.
-Sì papà. Scusa. Non lo farò più.- Mento mostrando uno dei miei sorrisini gioiosi, ovviamente veri, non sorriderei mai fintamente verso qualcuno. Poi verso mio padre, che cosa brutta, anche se gli ho mentito riguardo allo scherzo.
Sono la mia vita, la mia passione, una delle cose che mi riesce tanto bene!
-Io ti consiglio di usare queste tue doti in arena. Magari creando qualche trappola.- Mia madre comincia a parlare in mia difesa, alla sua proposta saltello ed annuisco gioioso: ha ragione! Catturerei un sacco di tributi e zack, tagliamo la gola con una banana!
Tornerei come vincitore e continuerei a fare scherzi sia al Distretto 5 ed anche a Capitol City, magari sarò anche mentore e lo farò ai tributi a cui dovrò portare alla vittoria. Sono così contento che riuscirei a raggiungere la luna!
Mio padre sospira contrario, guardandomi seriamente prima di andare via.
-Trova degli alleati, Jack.- Alla sua uscita non so come rispondere, significa che dovrò farmi degli amici, quindi. Che bello, vittime dei miei scherzi!
Dopo di loro vedo entrare Vera timidamente, lei è la mia amica d'infanzia e forse l'unica oltre ai miei genitori che riesce a sopportarmi, guardandomi oltre lo scherzo. Poverina, ormai è spaventata appena mi vede, teme che possa farle uno scherzo tremendo.
-Vera!- Le saltello incontro abbracciandola con tutte le mie forze, per un momento esagero visto che comincia a colpirmi al petto, strozzando un "sto soffocando", a quelle parole infatti mi distacco subito, scusandomi velocemente.
-Non preoccuparti, Jack... non è nulla!- Esclama dolcemente, aw, è sempre stata un tesorino con tutti, specialmente con me, sa che molte persone non riescono a sopportare la mia presenza, ma Vera riesce a ricordare che non sono uno sbaglio, che una persona come me può farsi tanti amici ed è affidabile. Lei stessa lo sentenzia, dice che se non fosse per me non saprebbe a chi affidarsi, che le giornate passate insieme sono divertenti e speciali, che le lasceranno ricordi piacevoli per il resto della sua vita. E' davvero un'amica speciale. -P-Piuttosto...- Adesso il suo tono è cambiato, mi abbasso alla sua altezza e la fisso con un cenno di curiosità: ha gli occhi rossi e lucidi. Wow, Vera, sei riuscita a cambiare il tuo colore?!
Senza preavviso, questa volta è lei ad abbracciarmi, scoppiando in lacrime.
No, Vera, cosa succede? Perché piangi? Non piangere, devi sorridere, sei carinissima quando lo fai, non meriti di star male.
-Per favore, J-Jack...- Fa fatica a parlare, ma sembra che possa farcela. Cerco di essere per un attimo serio, fermando i miei scatti, cominciando ad accarezzarle teneramente la testa. -Torna. Non ti dimenticare che io... io sarò qui a supportarti!- Le sue parole riescono a far spuntare sul mio volto l'ennesimo sorriso di felicità, sento il petto sempre più caldo quando qualcuno crede in me.
Mi avvicino alla sua fronte per donarle un tenero bacio, lei di contraccambio arrossisce imbarazzata. E' così divertente vederla in questo stato di imbarazzo! Ma non è questo il punto, Jack, concentrati.
-Ci mancherebbe. Quando tornerò ti sposerò!- Esclamo con un sorriso a trentadue denti, lei comincia ad arrossire come un peperone ed agitarsi, portando le mani sulle proprie guance.
-C-Cosa!?- Alla sua reazione non riesco a trattenere una semplice risata, accarezzandole nuovamente i capelli. Sono così soffici.
-Tranquilla, stavo scherzando.-



Angolo Autore

Voi. Non. Potete. Capire. QUANTO CI ABBIA MESSO PER SCRIVERE QUESTO CAPITOLO.
Io odio con tutto il mio cuore i saluti, li trovo super monotoni e ho avuto parecchie difficoltà per rendere anche più leggermente diversi i pov.
Comunque, spero di aver trattato bene i vostri OCs! Ammetto che dopo lo scorso capitolo ho cercato di rileggere ancora con più frequenza le schede, forse è anche per questo che il capitolo sia uscito tardi.
In più ho avuto un sacco di cose da fare, ma il tempo vale davvero la pena.
Al prossimo capitolo, finalmente, vedremo interagire i tributi di un singolo distretto tra loro, soltanto Achille e Karma devono avere il loro primo POV, quindi posso spoilerarvi che le prime interazioni saranno del Distretto 2 e 12.
Alcuni tributi, come Daisy, Odette e Brooklyn, li ho oscurati apposta alle mietiture: spero abbiate un parere sia su di loro che su Gerald, che questa volta non lo conosciamo dai pensieri di Sheena.
I tributi mi piacciono moltissimo, tutti differenti o simili tra loro, in più l'introspezione me li sta facendo già affezionare, sarà un duro colpo vederli morire...
Ci vediamo al prossimo capitolo! (Che non so quando sarà :D)
   
 
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