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Autore: Frieda B    13/05/2020    1 recensioni
Lui, freddo, cinico, spaventato da se stesso.
L'altro lui, bel sorriso, mancino, gran rompiscatole.
Due piloti, un solo aereo.
Aviazione tedesca, ai giorni d'oggi.
Genere: Guerra, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo VI
Dammi un bacio
 
                «Karl?»
«Che c’è?»
«Tu mi picchieresti mai?»
«Sì, quando fai queste domande del cazzo, ad esempio.»
«Sono serio!»
«Anche io.»
«Sto leggendo su questo articolo online che nel 25% delle coppie omosessuali ci sono abusi.»
«Una coppia su quattro.»
Karl avvitò meglio un bullone dell’aereo.
«Già, una su quattro. E noi siamo quella o una delle altre tre?»
«Giuro che non la smetti di darmi fastid- aspetta, noi non siamo una coppia.»
Bastian lo guardò. «Non siamo una coppia?»
«Non siamo una coppia.»
«Abbiamo… fatto sesso un paio di volte.»
«Che ragionamento è? Allora se ti scopi uno poi te lo devi sposare?»
«No, ma… io credevo… mi picchieresti?»
Karl sbuffò e saltò giù dal veivolo. «Punto primo, se avessi voluto farlo, lo avrei già fatto. Punto secondo, sapessi difenderti benissimo.»
«Dici?»
«Dico.»
«Mi dai un bacio?»
Gli si piazzò davanti. «Noi non siamo una coppia.»
Bastian lo seguì dentro l’hangar, quando lui si allontanò. «Lo so, ma…» esitò. «È   vero. Non siamo una coppia, abbiamo scopato alcune volte, non ci mandiamo i messaggi carini del buongiorno e non mi baci quando mi vedi. Non siamo neanche mai usciti noi due da soli, a parte quella volta al parco.»
«Appunto. Non facciamo quelle cosa da coppia.»
«Però mi daresti un bacio? Almeno un abbraccio?» lo pregò con lo guardo.
Karl lo guardò, le mani sui fianchi. Si passò una mano sul viso. «Non chiedermelo. Non qui, siamo in caserma.»
«Quindi tutte le volte che vorrò un bacio dovrò aspettare che usciamo di qui? Anche stando tutto il giorno attaccati, volando sullo stesso aereo?»
«NON SIAMO UNA COPPIA!» sbraitò. «Perché continui a dire che dobbiamo baciarci?»
«Perché vedo come mi guardi,» sospirò lui dolcemente. «E perché hai detto che quel bacio fra noi ti è piaciuto.»
«Sì, ma mi stai portando all’esasperazione adesso.»
«Possiamo almeno… vederci fuori? Oggi abbiamo la libera uscita, alle 19. Andiamo a farci un giro. Ti prego, non posso sopportare di nuovo lo sproloquio di Achim su Irem,» rise piano per stemperare la tensione.
Karl appoggiò le mani all’aereo. «D’accordo. Ma non chiedermi più baci.» Prese la borraccia d’olio e stappò il tappo.
Bastian sorrise, annuendo. «Come vuoi, Eisner.»
 

                Più tardi, Bastian lo aspettò appoggiato al muro della caserma, con una sigaretta in bocca, vestito da civile. Lui si sorprese di trovarlo già lì. Gli si avvicinò subito e si fermò ad un metro da lui.
«Non puntuale, ma addirittura in anticipo. Devo preoccuparmi?» fece serio.
Bas rise scuotendo piano la testa e staccandosi dalla parete. «Ti preoccupi per me, quindi?»
«Affatto,» rispose asciutto. Fece una pausa. «Dov’è che vuoi andare?»
«A fare un giro. Nessuna trappola, abbassa le difese, Eisner.»
Arrivarono alla fermata dall’autobus, a tre minuti dalla caserma, e salirono. Sedettero uno davanti all’altro, Karl non lo guardò neppure un secondo durante la strada e quando l’altro gli fece cenno che erano arrivati, scese dopo di lui. Si guardò intorno, erano in una zona molto frequentata. Bastian lo trascinò subito dentro ad un locale, con la luce soffusa.
«Cos’è, un locale per froci?» domandò Karl sedendosi ad un tavolo.
«No, tranquillo. Ho capito che non hai le palle di dire che lo sei anche tu.»
«Ah, forse ora che hai capito, smetterai di darmi fastidio,» bofonchiò Karl ironico.
«Non parliamo di questo.» Bastian prese il menù e lo guardò distrattamente. «Avevo bisogno di uscire, è stata una brutta giornata oggi e stamattina ho ricevuto una chiamata dalla clinica dov’è ricoverata mia madre, quindi… volevo distrarmi un po’.»
Karl lo guardò, poi riabbassò gli occhi e irrigidì la mascella. «Mi dispiace averti trattato male stamattina.»
«Tu sei così, ormai l’ho capito. Parli poco, vai avanti a monosillabi, non ti frega niente di nessuno, vuoi solo stare al sicuro.»
«E’ così sbagliato?»
Bas scosse piano la testa. «No, tu vuoi proteggerti, perché in passato hai sofferto. Ti hanno pestato perché sei gay? Non credo, hai detto che ti sei arruolato presto, ti saresti ben difeso. Oppure ti hanno pestato in campagna e ti sei arruolato per scappare?»
Karl incrociò le braccia sul tavolo. «Cosa vuoi che ti dica? Vuoi giocare allo psicologo?»
«La seconda, vero? Per questo non vuoi tornare a casa.»
«Non sarebbe comunque qualcosa che ti riguarda.»
«Ho visto una cicatrice sulla tua schiena.» Bastian lo guardò negli occhi. «C’entra niente?»
Lui trattenne l’ennesimo sospiro. Lisciò il bordo del menù, distrattamente. «In parte hai indovinato. Mi sono arruolato per poter scappare da casa. Non volevo più vivere con la gente di campagna. Per stasera ti basta?» Alzò gli occhi per incrociare i suoi.
Bastian annuì. «Per stasera mi basta.»
«Ordiniamo qualcosa?»
«Sì, ordiniamo pure. Hai fame?»
«No, va bene una birra.»
«Sì, anche a me è passata la fame.»
Ordinarono due birre da mezzo litro e cominciarono a bere, rimanendo in silenzio per un po’.
Poi Bastian sorrise triste. «Non volevo farti deprimere. Mi dispiace.»
Karl bevve un paio di sorsi. «Come sta tua madre? Dimmi di lei.»
«Ha avuto un’altra ricaduta. Sarebbe dovuta uscire il mese prossimo, ma il medico ha posticipato di nuovo l’uscita.»
«Mi dispiace.»
«Anche a me. Achim è davvero innamorato di perso di Irem, eh?» rise.
Karl sorrise annuendo. «Suo fratello non lo lascerà avvicinare tanto facilmente, ma suo padre mi sembra più aperto.»
«Assolutamente sì. Achim si farà menare!» scoppiò a ridere, più spensierato.
   
 
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