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Autore: skorpion    14/05/2020    3 recensioni
Da un anno aveva affittato un appartamento in pieno centro, il che significava essere costretto a condividere i mesi estivi con una folla di turisti inferociti che assaltavano puntualmente tutti gli alberghi e le locande di Atene, ma significava anche mettere a distanza di sicurezza tutta la parte della sua vita precedente che si sarebbe volentieri lasciato alle spalle. Quella era la distanza massima che il suo ruolo gli consentiva: non poteva andare oltre, era pur sempre un cavaliere d’oro e il suo tempio non poteva restare completamente senza custode. Un compromesso, questa era la sua vita ora: un patto, un continuo contrattare condizioni, obblighi e doveri.
..... Universi paralleli, ecco cosa erano diventate ora le loro esistenze: due mondi incompatibili che non si sarebbero più incrociati.
Nota: Ambientazione post Hades
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gold Saints, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31

Capitolo 31

 

Claire e Milo si voltarono appena in tempo per vedere Lucas e Walt che venivano scaraventati con forza nel fiume da decine di guerrieri. Milo non ebbe alcuna difficoltà, sollevando appena un braccio, ad eliminarli tutti, in un colpo solo e con il minimo sforzo. 
Claire richiamò la sua attenzione quando vide sopraggiungere verso di loro due uomini che portavano armature del tutto simili a quelle indossate dai suoi aguzzini. 
Milo, frapponendosi tra lei e i due nuovi arrivati, accese improvvisamente il suo cosmo e sprigionò un’energia talmente intensa che Claire si chiese se il sole non fosse caduto sulla terra.
Uno dei due scagliava colpi che sembravano lingue infuocate, che Milo riusciva comunque a neutralizzare con il solo movimento di una mano, mentre l’altro agitava delle fruste chiodate che producevano un sinistro suono metallico.

“Non penserete di intimorire un cavaliere d’oro con quella ferraglia e così mascherati?” disse sprezzante rivolto ai due, i cui volti erano totalmente ricoperti da un elmo.

“Fossi in te non sottovaluterei ciò che non conosci” rispose uno dei due, con una voce che pareva tutto fuorché umana.

Claire, accortasi che Walt e Lucas non riemergevano dal fiume, fece per tuffarsi nella direzione in cui erano stati scaraventati, ma fu bruscamente bloccata dal braccio di Milo, che la afferrò con vigore, addossandola al suo petto e impedendole quasi di respirare.

“Non fare mosse stupide. Stai dietro di me e non muoverti per nessuna ragione. Non costringermi a immobilizzarti” le ordinò bruscamente. Poi, sentendola irrigidirsi, aggiunse “Penso io a loro, stai tranquilla”. L’ultima frase gliela sussurrò all’orecchio, ed ebbe per Claire un sorprendente effetto calmante.

Decise di sorvolare sul tono utilizzato per imporle di stare ferma, visto che al momento le priorità erano altre, e si piazzò alle sue spalle, in obbediente attesa. Vide quindi Milo avanzare minaccioso ed estinguere con un semplice movimento delle mani le fiamme che venivano lanciate, per poi ingaggiare una lotta corpo a corpo con l’uomo in armatura scura con la frusta chiodata.

Sembrava che i colpi di Milo andassero tutti a segno. Il problema era che l’altro si rialzava ogni volta, come se niente fosse successo. E il secondo adesso scagliava la sua frusta contro Milo, che puntualmente la rimandava al mittente con la sola forza di una mano. Nonostante tutto, a Claire non sembrava che Milo stesse avendo la meglio. Anzi. Al momento era circondato da fiamme altissime, mentre miriadi di fruste chiodate gli si avviluppavano nelle braccia e nelle gambe, apparentemente impedendogli ogni movimento.
Fino a quando, all’improvviso, i suoi nemici parvero immobilizzarsi, incapaci di fare anche il minimo movimento, mentre il suo cosmo si espandeva ulteriormente. Quando la luce del suo cosmo si affievolì, Claire vide che, con la sola forza del dito indice, Milo lanciò decine di colpi contro i nemici, che ora parevano contorcersi dal dolore, in preda agli spasmi. Le loro armature erano state perforate da decine di cuspidi appuntite. Claire riconobbe immediatamente quel gesto e le si gelò il sangue. Di riflesso si toccò l’avambraccio, nel punto in cui lui l’aveva colpita quel giorno. Il pensiero che lui avesse usato su di lei lo stesso terribile colpo che ora stava adoperando per sconfiggere quei nemici, le provocò un senso di nausea e di repulsione. Bene, ora sapeva a cosa doveva pensare per mantenere le distanze da lui e non correre il rischio di ricadere nella trappola dell’attrazione.  

Quando lanciò l’ultimo colpo, i due caddero a terra quasi all’unisono.
Una volta assicuratosi che fossero definitivamente sconfitti, Milo tornò da Claire e, leggendo nel suo sguardo qualcosa che sembrava paura, tese un braccio verso la sua spalla “Tutto bene?”

“Non toccarmi!” la reazione di Claire fu talmente violenta che stupì anche lei.

Milo, dopo un primo momento di sconcerto, abbassò il braccio e chiuse gli occhi, voltandosi quindi in direzione del fiume.

Claire si riprese subito, seguendo lo sguardo di Milo, e rendendosi conto con orrore che Lucas e Walt non erano ancora riemersi dal punto in cui erano stati scaraventati.

“Dobbiamo recuperarli!” disse mentre iniziava a togliersi una scarpa per tuffarsi.

“No” rispose semplicemente lui.

“Sei impazzito? Vuoi che affoghino? Guarda che sono in grado di nuotare da sola, andrò anche senza il tuo aiuto!” Claire si stava decisamente innervosendo.

“Ferma. E calmati.” le disse in maniera piuttosto decisa.

Lui sembrava non avere alcuna urgenza di muoversi, parlava come se desse per scontato che i suoi amici fossero già morti, cosa che lei non poteva tollerare.

“Non mi dirai certo TU cosa devo fare per i MIEI amici” disse mentre si toglieva anche l’altra scarpa.

“E invece si” lui perse definitivamente la pazienza “E tu mi ascolterai e farai esattamente quello che ti dirò di fare, se vuoi rivederli vivi”. 

Le si era avvicinato talmente tanto che quasi i loro corpi si sfioravano. Ma non la toccò. La testa di lei all’altezza delle spalle di lui, gli sguardi fermi, in atteggiamento quasi di sfida. La tensione era talmente palpabile che a Claire sembrò di sentire l’elettricità nell’aria che respirava.  

“Non sono in fondo al fiume. Sono stati portati via” disse lui con voce più bassa, interrompendo quel gioco di sguardi e tornando a volgere il suo oltre il fiume.

“Cosa? Quando? Ti sei accorto e non hai fatto niente per impedirlo?” gli disse in tono accusatorio lei.

“Se mi fossi concentrato su di loro, avrei perso di vista te e i nemici che ci stavano attaccando. Non ho potuto fare niente, mi dispiace.” le disse guardandola negli occhi.

Claire finse di non sentire una punta di rammarico per avergli lanciato quell’ingiusta accusa e tornò a concentrarsi sul problema principale, distogliendo lo sguardo dal suo.

“Allora dobbiamo andare a recuperali” disse, stavolta con più calma.

“Tu non andrai da nessuna parte. Prima ti porterò in un posto sicuro, e solo dopo essermi assicurato che le tue ferite siano a posto e che tu non corra alcun rischio,  io tornerò indietro a recuperarli” l’affermazione non ammetteva repliche.

“Ma perderemo solo del tempo prezioso e poi potrebbe essere troppo tardi!” disse esasperata lei.

Milo, già pronto a ribattere, fu distratto da un oggetto volante, apparso improvvisamente all’orizzonte.

“Cos’è quello?” lo indicò con un cenno del capo.

Claire, voltandosi nella direzione indicata, vide quello che sembrava essere un drone, che sorvolava nello spazio aereo lungo il fiume. Non sembrava niente di allarmante, poteva essere un drone manovrato da qualche privato che scattava foto artistiche, o dalla polizia locale per controllare l’area, visto che sicuramente qualcuno aveva segnalato la loro presenza, che, tra fiamme ed energia cosmica, non era stata propriamente discreta.

Ma Milo non sembrava pensarla come lei.

“Ci sta attaccando” disse con una nota di apprensione.

“Cooosa?” gli rispose incredula “Milo, rilassati, è solo un drone”.

Non fece in tempo a dirlo che sentì una forza sconosciuta bloccarle le braccia e le gambe, impedendole qualsiasi movimento.

“Ma che diavolo succede, non riesco a muovermi” lo guardò preoccupata, accorgendosi che anche lui tentava invano di divincolarsi da quelle onde invisibili.

“Dannazione, stanno usando il mio colpo contro di noi” disse con rabbia.

“Il tuo colpo? Di cosa stai parlando?”

“Le onde di scorpio. Ho lanciato questo colpo due volte poco fa. E questo è senza dubbio la sua replica perfetta.”

“Vuoi dire che sospetti che quel coso volante riesca a replicare i tuoi colpi? Ma è impossibile, ci sarà un’altra spiegazione”.

“Purtroppo è come ti dico. So riconoscere le mie tecniche”.

Il drone, oramai posizionato sopra le loro teste, sembrava osservarli dall’alto.

“E’ inquietante. Ma che vuole da noi?” disse Claire osservandolo con sospetto.

 Milo non parlava, ma il suo volto era oltremodo teso e la sua mimica facciale rivelava che si aspettasse il peggio. Peggio che non tardò ad arrivare. E che colpì proprio lui per primo, causando una minuscola crepa nella sua armatura, all’altezza della coscia destra.

“Dannazione” imprecò lui, cercando in ogni modo di spostarsi per farle da scudo con il suo corpo.

E mentre si sforzava invano di sbloccare braccia e gambe, immobilizzate dal potere delle sue stesse onde, un altro minuscolo foro nell’armatura, all’altezza dello stomaco, lo fece gridare di dolore.

Claire vide la sua espressione sofferente e iniziò a comprendere.

“Questo colpo …” sussurrò con preoccupazione.

“La cuspide scarlatta” decretò lui “Fino a che colpisce me non ci sono problemi. Posso sopportare ben oltre la dose di veleno contenuta nelle 15 cuspidi, Antares compresa”.

Dunque il colpo su di lui non era mortale e presumibilmente non gli avrebbe causato un dolore insopportabile. Claire ricordò la reazione avversa del suo organismo al veleno dopo aver ricevuto uno solo di quei colpi, e impallidì. Lei, a differenza di Milo, non avrebbe avuto scampo: era spacciata.

E dall’espressione funesta che aveva Milo, non era l’unica a pensarlo.

“Incredibile come il destino faccia tanti giri per poi tornare indietro e … banalmente finire l’opera” disse quasi senza pensarci, mentre osservava il drone cambiare posizione e puntare dritto verso di lei.

Vide nitidamente partire il colpo e d’istinto chiuse gli occhi. In attesa. Non voleva guardare in faccia Milo mentre veniva colpita, ancora una volta, dal suo colpo. L’ultima cosa che sentì fu proprio la sua voce che urlava disperatamente il suo nome.

“Noooooo! Claire!!!”

E poi niente. Non sentì il dolore atroce che aveva sentito la prima volta, non sentì quel calore bruciante entrarle nelle vene e attraversare tutto il corpo, non fu scossa dagli spasmi dei suoi muscoli. Sentì solo molto freddo. Aveva così tanto freddo che iniziò a tremare. E pensò che forse era già morta, senza nemmeno soffrire. Avrebbe presto rivisto Victor, se non altro. E suo padre.

Fu solo quando sentì nuovamente pronunciare il suo nome, che capì di non essere nel regno dei morti ed ebbe il coraggio di riaprire gli occhi. Quello che vide aveva dell’incredibile. Una spessa coltre di ghiaccio ricopriva lei e Milo, mentre al di la del ghiaccio si intravedeva quello che a lei sembrò essere suo fratello Cristal, anche lui con indosso un’armatura.

“Diamond Dust!” lo sentì gridare prima di vedere il drone diventare di ghiaccio e disintegrarsi in mille pezzi.

Le onde che tenevano immobilizzati lei e Milo scomparvero istantaneamente.

La parete di ghiaccio che li aveva protetti fece la stessa fine, proprio mentre Cristal correva verso di loro.

“Milo! Claire! State bene?” disse mentre si inginocchiava vicino a lei e le posava delicatamente un braccio sulla spalla.

“Non so cosa diavolo tu ci faccia qui amico mio, ma sappi non sono mai stato tanto felice di vederti” Milo lo salutò con un cenno del capo e con uno sguardo carico di gratitudine.

Cristal si grattò la testa, come in imbarazzo “Ah ecco, in realtà non ero esattamente qui, ma ad Asgard … si insomma, per motivi personali … e dunque ero il più vicino… così quando Alexander mi ha chiamato, preoccupato che Walt non avesse ancora fatto rapporto …”

“Cosa hai detto?” Claire lo interruppe bruscamente.

“Che ero ad Asgard e …”

“No, no. Cosa hai detto dopo. Hai fatto il nome di Alexander.” Claire guardava prima l’uno, poi l’altro, intercettando i loro sguardi complici e … colpevoli.

“Dio mio. Mi ha fatto credere di essere morto per due anni.” Claire iniziò a pensare ad alta voce, senza curarsi della presenza degli altri due.

“E’ stato in coma per quasi due anni. Si è svegliato solo qualche mese fa” cercò di spiegare Cristal.

“In coma? Sia tu che Walt mi avete fatto credere che fosse morto!!” Claire aveva alzato il tono della voce.

“Lo so, mi dispiace Claire. Non sai quanto sia stato doloroso portare il peso di questa menzogna. Ma lui ce l’aveva espressamente chiesto prima di perdere i sensi” Cristal lo disse con voce rotta dall’emozione.

“Non ci posso credere, che sia arrivato a tanto” Claire continuava a scuotere la testa, ancora sotto shock per la notizia ricevuta.

“Mi spiace interrompervi, ma sono certo che riprenderemo questo discorso quando saremo tutti al sicuro“ intervenne Milo “Cristal, ora devi portarla in un posto sicuro, mentre io torno indietro a recuperare Walt e Lucas”.

Claire scosse la testa “Non puoi tornare da solo. Andate insieme. Io vi aspetterò dentro l’auto dell’Agenzia. Se Lucas l’ha usata per fornire l’appoggio alla missione, Victor si sarà premurato di disporci un arsenale.”

“No. Non resterai sola in un auto facilmente individuabile e attaccabile da guerrieri che evidentemente non temono arsenali” Milo rifiutò quel piano con decisione.

“Ti ricordo che grazie a parte di quell’arsenale, Victor ha salvato il culo a tutti noi” gli rispose con fervore lei.

“E io ti ricordo che il tuo amico Victor è morto proprio per avere fatto ciò di cui parli” Milo si pentì di aver pronunciato quelle parole non appena si rese conto dell’effetto che ebbero su di lei. Lo sguardo di Claire si incupì, gli occhi divennero lucidi. Le mani si serrarono a pugno e il suo corpo si irrigidì. Le spalle tremarono.

“Tu non puoi permetterti di parlare del mio amico Victor, visti i precedenti. Lascialo in pace, almeno ora che è morto” la voce, che voleva risuonasse fredda e tagliente, le uscì spezzata, esattamente come si sentiva lei in quel momento.

Milo non disse niente. Non si sarebbe scusato. Semplicemente decise di ignorare l’ultimo commento e di rispettare il dolore che lei stava certamente provando per quanto successo solo poche ore prima.

Fortunatamente Cristal intervenne a supportare il suo piano “Claire, Milo ha ragione. Un cavaliere d’oro sarà più che sufficiente per recuperare Walt e Lucas, fidati. E noi in ogni caso noi ci allontaneremo il tanto sufficiente per metterti al sicuro e al contempo poter intervenire in suo supporto, nel caso in cui le cose si mettessero male. Ok?” le disse guardandola negli occhi.

Lei non rispose subito. Questo fu già un buon segno per Milo, perché significava che stesse valutando seriamente la proposta. E infatti poco dopo annuì.

“Ma ci allontaneremo usando l’auto dell’Agenzia” aggiunse.

“Benissimo” assentì Cristal, per poi rivolgersi a Milo “Per qualsiasi cosa, io sarò abbastanza vicino per intervenire”.

“Grazie, ma conto di farcela anche senza il tuo aiuto, stavolta. Quindi allontanatevi il più possibile” gli disse mettendogli una mano sulla spalla, a voler enfatizzare l’ultima frase.

Cristal non rispose, ma annuì in silenzio, ben consapevole del potere di Milo e sicuro che non avrebbe avuto bisogno d’aiuto.

Quindi, con un cenno di saluto, si voltò per dirigersi con Claire verso l’auto, ma prima di allontanarsi, si sentì richiamare.

“Ah, Cristal … quando avremo più tempo a disposizione, confido che mi racconterai nel dettaglio che cosa esattamente ci facessi ad Asgard” gli disse Milo con una nota di ironia nella voce, per poi sorridere nel notare il rossore imbarazzato comparire improvvisamente sul volto dell’amico, che rimase impalato senza sapere esattamente cosa rispondere.

“Esattamente uguale a Camus” bofonchiò Milo, soddisfatto per la reazione provocata.

Claire assistette alla scena con una certa curiosità. Era evidente che quei due avessero molta più confidenza di quanto lei immaginasse. E in qualche modo questo la infastidì, anche se non seppe bene per quale motivo.

  
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