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Autore: MC_Gramma    14/05/2020    1 recensioni
Rivedere un pacioccoso Nolan Gerard Funk in X-Men 2 è stato deleterio, ecco tutto. u.u
C’è stato un tempo, talmente lontano che a ripensarci gli sembra addirittura un’altra vita, in cui lo conoscevano come Il Salvatore. [...] Il giorno in cui Jean e Tempesta vennero a prenderlo provò un immenso sollievo. Non era un santo. Non era Il Salvatore. Era solo un giovane mutante e finalmente gli fu offerta una vita ‘normale’.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Marley Rose, Sebastian Smythe
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A/N: riprendo questa vecchia ff dopo anni anche per merito di Huffelglee2599, che mi ha fatto ricordare l'amore per i mutanti. Conto di aggiornare ogni due settimane. Stay tuned!
N2: la canzone cui si allude è Wherever you will go.





“Clarington, ho bisogno di un favore” era diventato un tormentone ricorrente.

“Di che si tratta?” chiese per abitudine, anche se la risposta era sempre la stessa.

Marley, naturalmente. Non che fosse un sacrificio passare del tempo con lei anzi, gli piaceva ed era questo il guaio! Sebastian considerava Marley l’unica indiscussa donna della sua vita. Hunter avrebbe potuto avvicinarla solo in veste di migliore amico del fratello e ci stava venendo a patti, anche se era sempre più difficile. Di volta in volta desiderava sempre più trattenerla, dopo i consueti baci sulle guance che dispensava come saluto, per unire le labbra alle sue ma era pienamente cosciente che così avrebbe firmato la sua condanna a morte.

A complicare le cose c’era lo stesso Sebastian, che sempre più spesso coinvolgeva Marley nelle feste universitarie o più in generale nelle loro uscite: prima la invitava, poi a metà serata gliela affidava sparendo chissà dove! Hunter non aveva ancora capito se lo faceva per torturarlo, metterlo alla prova o semplicemente perché si fidava di lui.

Bella responsabilità contando che nemmeno lui si fidava di se stesso quand’era solo con lei!

Non aveva mai sperimentato una simile bramosia nei confronti dell’altro sesso, nemmeno con Rouge. Forse per i suoi poteri o per la sua storia con Bobby o tutte e due le cose insieme, quale che fosse il motivo non aveva mai sentito le palpitazioni per la sua vicinanza o una sofferenza fisica all’altezza del petto se un altro le strappava un sorriso. Con Marley sentiva tutto questo e molto di più, soprattutto quando parlava in francese con suo fratello. Mai come in quei momenti avvertiva l’enorme distanza della barriera linguistica! Era come se entrassero in una dimensione tutta loro e lo lasciassero fuori a guardare.

Questa volta però c’era qualcosa di diverso nella voce di Sebastian mentre gli chiedeva con una certa urgenza di raggiungere sua sorella al più presto e portarla al loro appartamento.

“Non lasciarla mai sola, chiaro?! Se hai degli impegni cancellali. Se devi andare in bagno trattienila. A meno che non sia lei a dover andare in bagno, in quel caso resta di guardia alla porta!” si raccomandò “Io faccio più presto che posso, tu resta con lei finché non sarò fisicamente davanti a te.”

Hunter si insospettì a quelle parole ma prima che potesse fiatare il francese aveva già riagganciato.

“E poi sono io quello che fa il misterioso!”

Arrivato alla sua scuola, ricevette un messaggio di Marley che lo pregava di raggiungerla sul retro dell’edificio e i suoi sospetti iniziarono a rivelarsi fondati.

“Di nuovo io e te” provò a sdrammatizzare “Mi dici che succede?”

Lei accennò un sorriso ma si vedeva che era nervosa.
“Te lo spiego dopo, promesso. No!” lo fermò “Possiamo passare di là?”

Che senso aveva costeggiare l’edificio in quel modo, a meno che... non concluse il pensiero, era assurdo che Marley si stesse nascondendo. Chi potrebbe mai volerle male?

“Sei strano, sai?”

Hunter inarcò un sopracciglio.
“Non è grazie a me se stiamo scavalcando questo stramaledetto cancello!” le fece notare.

“Vero” convenne lei “Chiunque altro non l’avrebbe fatto senza una spiegazione.”

“Hai detto dopo.”

“Nessuno ci crede mai quando una ragazza dice dopo.”

“Si vede che non ho molta esperienza, eh?”

“Direi di sì, un altro ne avrebbe approfittato per sbirciare sotto la gonna!”

Hunter rispose con una scrollata di spalle e le porse la mano, aiutandola a scendere, ma quando i suoi piedi toccarono terra fece finta di niente e non la lasciò andare. Marley non si oppose finché non sbucavarono sull’incrocio, puntò dritta alla fermata della metro tirandolo.

“Meglio un taxi.” la trattenne “Tuo fratello ha detto di andare dritti a casa.”

Lei sembrò sul punto di volersi liberarsi e scappare ma lo seguì docilmente sul taxi giallo e parve rilassarsi un po' mentre lo ascoltava comunicare l’indirizzo al tassista.
“Nello specifico che ti ha detto Sebastian?”

“Riguardo voi due?”

“Anche.”

“Che siete cresciuti insieme, non avete legami di sangue e giravano delle voci su di voi.”

“Voci infondate.” specificò lei.

“Lo so! Bisogna essere proprio stupidi per considerare Sebastian Smythe etero.”

“E che mi dici di Hunter Clarington?”

La osservò perplesso. Gli stava davvero chiedendo… Hunter si fece i mentalmente complimenti, era davvero bravo a nascondere le proprie emozioni se l’oggetto dei suoi desideri avanzava dubbi sulla sua sessualità. 

Stava per rispondere quando la stretta di lei aumentò, gli stava ancora tenendo la mano tuttavia non riuscì a gioirne. Il viso di Marley assunse un’espressione di puro terrore, lo stesso che lui aveva vissuto e visto riflesso negli occhi dei propri compagni mutanti in quei giorni bui ad Alkali Lake. 

“M-Mi scusi, può…” balbettò, rivolta al tassista “può spegnere la radio?”

L’uomo annuì comprensivo: “Neanche a me fa impazzire… oggi poi si sente dappertutto!”

Hunter ci pensò su e rammentò di aver sentito la medesima canzone di sfuggita, passando davanti al bar di facoltà. Era un pezzo orecchiabile che resta in testa ma a lei cosa rievoca di tanto spaventoso?

Merd!” sibilò la ragazza, lasciando la sua mano per scrivere al cellulare.

Più la osservava più trovava il suo comportamento fuori dal normale: gli sbalzi d’umore erano caratteristici di Sebastian, non suoi. E quel suo continuo guardarsi attorno, controllando ossessivamente gli specchietti. 

“Marley...?”

“Dopo.” insistette lei.

Una volta scesi sobbalzava ad ogni passante che incrociavano, persino la vecchia del quarto piano che le faceva sempre i complimenti per i suoi lunghi capelli che a seconda della luce avevano riflessi mogano o tendenti al biondo, soprattutto sulle punte. Ma più di tutto lo lasciò a bocca aperta quando, una volta arrivati nell’appartamento, la vide scacciare Jett con toni talmente aggressivi che il cucciolo corse a nascondersi in un angolo.

“Vuoi spiegarmi, per favore?”

“Scrivi a Sebastian che siamo arrivati.”

“Puoi farlo da sola, avevi il telefono in mano fino a...”

“Non posso, l’ho lasciato sul taxi.”

Hunter notò subito che aveva detto ‘lasciato’ invece di ‘dimenticato’, notò anche il modo furtivo che usò per avvicinarsi alla finestra e tirare le tende senza essere vista da fuori. 

“Cos’altro ti ha detto Sebastian?” gli chiese nuovamente “Di me?”

“Ha accennato a un ex piuttosto stronzo.”

“Per usare un eufemismo! Quando Ryder scoprì quella vecchia storia si sentì in diritto di trattarmi male...”

Hunter strinse i pugni. “Quanto male?”

“Abbastanza da ottenere un’ordinanza restrittiva.”

“Per questo hai paura? Ti sta seguendo o creando problemi?”

“Non potrebbe neanche volendo.”

Quella conversazione era estenuante, come la prima volta che l’aveva incontrata si nascondeva dietro silenzi e risposte brevi, evasive per non dire evocative. 

Marley rimase a fissarlo e lui capì che avrebbe dovuto stare ai suoi tempi e alle sue condizioni per sapere che diavolo stava succedendo. Decise di cambiare approccio: preparò del caffè, chiedendole se lo prendeva corretto come suo fratello, e lei si lasciò sfuggire una risata.
“Non mi conosci per niente!”

“So che balli molto bene, parli francese anche meglio, adori i gatti e i cappelli da uomo. Vedi? Ti conosco.”

“Tu invece suoni la chitarra, leggi un sacco, odi i cani e mio fratello.”

“Non mi conosci affatto!”

Lei sembrava sul punto di dire qualcosa quando sentirono la chiave girare e Santana fece il suo ingresso. Strano, non era giorno di pulizie!

L'ispanico posò un grosso sacco nero per terra, commentando che non veniva pagata abbastanza per questo, poi abbassò gli occhiali da sole e squadrò Marley con evidente interessante.

Tu hermano mi ha mandato a prenderti dei vestiti, vorrei dire che mi dispiace aver frugato in mezzo alla tua roba… a proposito, adoro i tuoi completini intimi!”

Hunter alzò talmente tanto gli occhi al cielo che probabilmente si vedeva soltanto il bianco degli occhi. Prese il cellulare con l’intento di chiamare Sebastian e trovò un suo messaggio.
“Questo è bizzarro persino per Smythe.”

Marley gli fu subito accanto, sembrava sul punto di strappargli il telefono di mano.
“Cosa dice?”

Lui si schiarì la voce e lesse: “Tieni i cani in casa, se serve penserà la diavolessa a pulire. Non chiamare, hai la laringite e tira ancora un vento gelido. Torno dopo aver piazzato i cuccioli.”

¡Joder!” sbuffò Santana, estraendo la pistola “Dopo questa gli chiederò un aumento, ha praticamente invitato quel bastardo a cena!”
  
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