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Autore: Ladydevilexo16    15/05/2020    1 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
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La scena si ripete, la stessa scena da giorni, settimane ormai. Io solo in casa, seduto sulla mia poltrona, che tossisco, tossisco e mi fiondo in bagno a vomitare sangue e quei dannatissimi petali viola che amo ed odio allo stesso tempo.
Quei petali che mi fanno pensare a John...
L'uomo che amo.
Quegli stessi petali che saranno la causa della mia fine, la fine di tutti quei momenti che ho vissuto e sto vivendo con il mio coinquilino...
La fine della mia vita...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Eccomi con il capitolo 6! Questo in particolare sarà un bonus/extra... Infatti è dal punto di vista di Mycroft. Sarà il più breve della storia e l'unico non dal punto di vista dei due protagonisti. Buona lettura! 😘

 

Sono fermo, in piedi nel salotto del mio appartamento, quando sento dei passi sulle scale dell’ingresso e la poi la porta aprirsi e richiudersi poco dopo. “Sherlock, ovviamente”. Penso. Mi volto soltanto quando ormai è dentro all'appartamento. “Ti avevo avvisato…” comincio a parlare, con tono di rimprovero. Cerco di sembrare solo esasperato, ma non riesco a nascondere comunque un velo di amarezza e preoccupazione. “Te lo avevo detto di non farti coinvolgere…” continuo. Mi è bastato un solo sguardo veloce al suo volto per capire lo stato in cui si è ridotto. Infatti lui senza dire nulla punta direttamente al tavolino in salotto, sul quale c’è labottiglia di scotch, ne versa in bicchiere e se lo porta alle labbra. Ne beve un lungo sorso prima di allontanarlo, tenendo comunque il bicchiere in mano, restando a fissarlo per qualche istante prima di parlare per cercare di ribattere alla mia affermazione. “Io non mi sono fatto coinvolgere…” infatti ribatte. Ma non è convinto nemmeno lui delle sue stesse parole. Eccome se si è fatto coinvolgere. Si è fatto travolgere da quei sentimenti che tanto disprezzava, ritenendoli una debolezza. Ed invece ci è cascato, ci è cascato in pieno. Si è innamorato. E non di uno qualunque, no. Si è innamorato del dottor Watson… John trecontinentinonsonoaffattogay Watson. Per la precisione, John H. Watson, ex medico militare, e capitano del 5º Northumberland fucilieri.

 

 

“Sherlock…” lo rimprovero, esasperato. Ma anche questa volta, pur cercando di rimanere distaccato e irritato, non ci riesco. La mia voce è uscita come un sussurro, un misto di preoccupazione, dispiacere, amarezza. “Non fare quella faccia! Come se ti preoccupassi per me…” mi risponde. Nel frattempo si riversa un altro bicchiere di liquido ambrato e risprofonda nella poltrona accanto al tavolino, come aveva fatto in precedenza. Quelle parole sono una pugnalata al cuore. Non dimostro spesso i miei sentimenti , ma è il mio fratellino… come può pensare che non mi importi, che non mi preoccupi per lui. “Sherlock!” il suo sguardo si distoglie dal bicchiere per posarsi su di me, quando sbuffo. Adesso sì che sono davvero esasperato ed irritato. Ci siamo già passati in situazioni del genere e di solito quando è così a pezzi si rifugia in qualunque sostanza dalla dubbia legalità che riesce a procurarsi. O nel migliore dei casi nel alcol. Poi tocca sempre a me rimettere insieme i pezzi. Non lo sopporto, non sopporto vedere Sherlock, ridotto cosìPuò sembrare che sia sempre freddo e distaccato, che non provi sentimenti, ma è solo una facciata. E ora non riesco a fingere. Non con Sherlock.

 

 

Anche se stavolta, a differenza delle altre, la situazione è più grave. O almeno Sherlock l'ha presa peggio. Non mi ha detto nulla ma, non mi ci è voluto molto per comprendere tutta la situazione. E il suo aspetto me la conferma. La pelle di un colorito più chiaro del solito, cenereo. E gli occhi, spenti. Sono passati ormai quattro giorni dalla cadutaÈ da allora che non lo vedo, fino ad oggi. Ho trascorso gli ultimi quattro giorni chiedendomi cosa stesse combinato, dopo aver messo in atto il pianoOggi si dovrebbe essere tenuto il funerale e lui ci è andato. Lo ha rivisto. Non esprimo nessuno di questi pensieri, ma sono più che certo che sia andata proprio così. Io non ci sono andato. Pensandoci non saprei nemmeno spiegarne il motivo, forse perché sapevo fosse tutto finto, o per non rischiare di dimostrare qualsiasi tipo di sentimento davanti agli altri, mantenendo la mia reputazione di uomo cinico, senza cuore. Non lo so, davvero. O forse per timore di vivere una situazione che in passato, e in futuro, presto, se Sherlock continua su questa strada, potrebbe divenire reale. 

 

 

La situazione questa a volta è davvero più grave di quello che possa sembrare. E ne ho la conferma definitiva dando una velocissima occhiata alla manica della camicia che indossa c’è una piccola macchia di sangue, e ne ha delle tracce nel angolo sinistro delle labbra. Si è pulito il sangue dalla bocca con la manica della camicia. Nessun taglio ne ferita di alcun tipo, evidenti. Lo ha sputato. Hanahaki Tutto torna. Ma fatico ad accettarlo. Non posso accettarlo! Mio fratello minore, il mio unico fratello, è malato di amore non corrispostoE potrebbe morirne. Mi si forma un nodo in gola al pensiero. Anche se non è del tutto corretto dire, che lui non sia corrisposto... Ho visto come si guardavano lui e John, sono entrambi innamorati l'uno dall’altro. Ma non lo sanno, non si sono ancora dichiarati per paura di un rifiuto, e di rovinare il loro rapporto. “Idioti…” penso, ma vorrei urlarglielo. Perché solo così, solamente dimostrando i sentimenti al altro, e venendo ricambiati si può guarire dalla malattia. Altrimenti la malattia farà il suo corso, fino a portare alla morte la persona che ne è affetta.

 

 

Mi riscuoto dai miei pensieri un istante dopo. Nessuno dei due a più parlato, Sherlock continua a stare lì, seduto nella poltrona con in mano il bicchiere di cristallo, ormai vuoto. “Ne vuoi parlare!?”Tento, inutilmente. Non mi risponde, sbuffa, mette il broncio e si aggomitola sulla poltrona con il volto rivolto allo schienale. Come un bambino di cinque anni. No, non ne vuole parlare. “D’accordo…” dico, alzandomi dalla poltrona di fronte a quella in cui è Sherlock, nella quale mi sono seduto diversi minuti prima. Mi dirigo silenziosamente nel mio studio. Lasciandolo lì da solo. Quando è entrato in casa aveva con sé una sacca. Contiene un paio di cambi, e pochi altre cose essenziali. Almeno potrò controllarlo per un po'. Potrò controllare la situazione, e assicurarmi delle sue condizioni, dato che ha intenzione di stare qui per un paio di giorni.

 

 

Chiudo la porta del mio ufficio una volta entrato e mi lascio cadere sulla sedia girevole dietro la scrivania. Inspiro profondamente poi ributto fuori l'aria dai polmoni con uno sbuffo. Mi ci vorrebbe una sigaretta in questo momento. “oh, Sherlock...” sussurro, prendendomi la testa tra le mani, i gomiti poggiati al legno scuro della scrivania. “Mi dispiace… mi dispiace tanto fratellino.”  Ma, stavolta dalle mie labbra non esce nemmeno un suono. Quest’ultima frase la penso solamente.

   
 
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