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Autore: hikarigaoka    15/05/2020    0 recensioni
"Sei tu!"
"Sei sempre stato tu!"
[...]
Più passava il tempo, più lei si accorgeva che Tendou non era strambo, aveva solo il cuore al posto giusto.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tendo Satori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Still into you.


Tsubasa entra nella palestra e le sue orecchie vengono subito accolte da rumorosi schiamazzi ed esultazioni, rumori ai quali prima era molto familiare e che era da tanto che non le capitava di sentire così da vicino.
Si fa strada tra tutti i coetanei vestiti nell'uniforme bianca e viola della Shiratorizawa, guardandosi intorno alla disperata ricerca di una scodella nera tra tutta quella massa di gente.
Finalmente trova chi cerca, seduto in prima fila con aria particolarmente impaziente mentre attorno a lui tutti i compagni esultano al grido di "USHIJIMA!" e vari applausi.
Saluta Tsubasa con un cenno per farsi vedere meglio e lei lo raggiunge velocemente, sedendosi al posto che le aveva riservato.

"Grazie per il posto, Goshikkun" dice, sedendosi di fianco al ragazzo.

"Di nulla, anche se è stata un'impresa conservarlo" risponde.

Sfortunatamente, Goshiki si era preso una bella botta al ginocchio qualche settimana prima, cercando di buttarsi e salvare una palla, nonostante quel giorno avesse dimenticato le ginocchiere.
Anche se aveva passato l'intero giorno precedente alla partita a implorare Washijou di farlo giocare comunque, decisero che per quella volta non avrebbe giocato e avrebbe lasciato in pace il povero ginocchio, sul quale campeggiava un ematoma ormai quasi riassorbito.

"Che rabbia, non sai quanto istinto ho di scendere in campo" sbuffò Goshiki, guardando mestamente i suoi compagni riscaldarsi.

"Ringrazia che è solo la seconda partita delle qualifiche ai nazionali, poteva essere la finale delle qualifiche oppure la prima delle nazionali stesse" cerca di rincuorarlo Tsubasa.

"Mah, potevo benissimo giocare" insiste lui.

Aveva deciso di accompagnarlo alla partita per la solita questione di "solidarietà tra squadre", ma dato che voleva parlare un po' di come andavano le cose ultimamente si era staccata dalle sue compagne e si era seduta vicino al suo migliore amico.
Dopo poco, l'arbitro suona il fischio di inizio e la partita comincia.
Gli occhi di Tsubasa non si staccano un attimo da lui, e si sente in colpa e per non aggiungere ipocrita.
Ci prova seriamente a guardare il vero andamento della partita, ma proprio non ce la fa, e i suoi occhi rimangono incollati a Tendou come faceva prima quando era cotta per lui. 
Non che ora ogni sentimento fosse sparito dalla faccia della Terra, per carità, era stato solo soppiantato da altre emozioni decisamente più negative.
Sono proprio una ragazzina stupida pensa, i suoi occhi che vagano da una direzione all'altra in cerca di lui.
La partita prosegue per il meglio, ancora una volta la Shiratorizawa stava prevalendo sulla squadra avversaria come se fosse cosa da poco, sono veramente fantastici.
Ushijima è un uomo di un altro pianeta, una macchina da pallavolo praticamente indistruttibile, Shirabu pur essendo al primo anno si destreggia senza sforzo e Leon ha potenza da vendere.

"Goshikkun, guardare con così tanto rancore il campo non ti farà sparire il livido e materializzare in campo magicamente" scherza Tsubasa, un sorriso sarcastico sul volto.

"Guarda che lo so!" risponde l'amico, impettito "certo che oggi Tendou-kun è proprio una bestia, guarda che blocchi" aggiunge.

Tsubasa ci mette un poco più del solito a reagire, perché lo sa già perfettamente che Tendou stava giocando al massimo della sua forma quel giorno, ma anche perché è ancora difficile sentire quel nome e Goshiki lo nota subito.

"Oh...scusami" dice imbarazzato.

"No, tranquillo!" risponde lei, portando le mani in avanti e sorridendo.

Ma è vero, Tendou sta giocando da Dio, bloccando ogni schiacciata che gli arrivava dall'altra squadra come se non ci fosse cosa più facile al mondo. Corre da una parte all'altra del campo senza problemi, ogni sua predizione si dimostra corretta ed esulta insieme ai suoi compagni.
Sembra veramente felice pensa tra sé e sé lei.
Goshiki aveva visto Tendou sfoggiare certi sorrisoni solamente in poche occasioni, il campo da pallavolo e la compagnia di Ushiwaka erano tra queste, ma forse la più lampante era quando stava con Tsubasa, per il resto la maggior parte dei suoi sorrisi erano sornioni o maliziosi.
Tsubasa aveva sempre notato il sorriso costantemente stampato sul suo volto ogni volta che giocava a pallavolo, e come si allargava pieno di soddisfazione ogni volta che vedeva un altro giocatore guardarlo preoccupato dopo essere stato bloccato.
Lo aveva sempre ammirato quel sorriso, perché anche se lui non voleva diventare un pallavolista professionale, nonostante avesse tutte le carte in regola per farlo, amava giocare a pallavolo più di ogni altra cosa al mondo.
Lui glielo aveva sempre ribadito che la pallavolo lo faceva stare bene e lo rendeva veramente felice.
E solo dopo quella conversazione avuta nelle luci della notte, Tsubasa aveva capito che lui non voleva che le cose stessero così per sempre, anzi, glielo aveva detto lui stesso.
Tendou non voleva che la pallavolo lo definisse, voleva essere felice per tante altre cose e stare bene non perché è il Guess Monster, ma perché è semplicemente lui.
Avrei dovuto capirlo prima...
Il tempo passa con una velocità preoccupante per lei, i suoi occhi sempre impegnati a guardare i movimenti del ragazzo a cui il mese prima aveva confessato i suoi sentimenti, e ogni volta che si accorge di starlo guardando troppo si maledice da sola.
All'improvviso, Tendou blocca l'ennesima palla schiacciata a tutta potenza, facendola cadere nel campo avversario e segnando un altro punto.
Tsubasa lo vede sorridere e poi dire qualcosa al suo rivale, probabilmente schernendolo, a giudicare dall'espressione completamente nera dello schiacciatore che se ne andava imprecando sotto lo sguardo soddisfatto del ragazzo.
A Tsubasa scappa una risatina, ricordandosi nostalgicamente di quante volte gli aveva detto di non attaccare briga con gli avversari, e lui ogni volta si giustificava dicendo che li stava solo provocando un pochino.
Tendou è sempre stata una persona così gentile e buona, ma quando entrava in campo diventava un vero e proprio grattacapo sia per i suoi compagni di squadra che per gli avversari, nonché particolarmente tedioso e minaccioso.
Le era sempre piaciuto questo suo lato, ma non la trovava certo una buona scusa per provocare le squadre avversarie.
Non appena si accorge di star ridendo si ferma subito, portandosi una mano sulle labbra, un po' per smetterla e un po' per capire attraverso quel contatto se davvero si fosse messa a ridere.
E' stato come se non fosse mai successo niente.
Per non preoccupare ulteriormente Goshiki, si ricompone in fretta e si schiarisce la gola, sistemandosi a braccia conserte sul suo sedile, loro due gli unici seduti tra tutte le persone che stavano assistendo.
Lei aveva detto che sarebbe stata seduta per non far sentire il suo migliore amico come l'unico beota tra tutti, ma era stata anche un po' la paura a farla rimanere in disparte.
La paura e l'imbarazzo di farsi vedere da lui.
Dopo qualche punto segnato da Ushiwaka, la partita arriva quasi al match point, che avrebbe decretato il vincitore, e la Shiratorizawa sembrava ben intenzionata a prendersi quei punti e avanzare ancora una volta, come aveva sempre fatto.
Pochi punti prima della partita, Tendou scatta in avanti e salta, portando le lunghe braccia in avanti, e tutti sussultano vedendo la palla roteare contro i suoi polsi, ancora carica di energia e che sperava disperatamente di passare quel muro invalicabile.
Nessuno avrebbe mai indovinato che la palla sarebbe andata in quella direzione, eppure Satori poteva farlo e lo aveva fatto, spostando le braccia nel punto più improbabile e fermando quella palla di cannone che aveva tutta l'intenzione di segnare.
Immediatamente, tutta la squadra lancia un grido di sorpresa e felicità perché avrebbero scommesso tutto che quella palla avrebbe toccato il loro campo, ma no, Tendou era stato ancora una volta migliore.
Tsubasa sente un brivido correrle lungo la schiena e le guance arrossire.
E' fantastico.
Seguendo i suoi amici, anche Satori si lascia scappare un grido di esultanza, stringendo i pugni in aria per aver confermato ancora una volta le sue capacità da indovino.
Poi, grida una frase che tutti, anche dagli spalti, riescono a sentire.

"Miracle Boy...Sa-To-Ri!" grida, raggiante.

Non è neanche l'ultimo punto per lui, non è neanche il punto che ha decretato la loro vittoria, eppure è così felice.
Anche i compagni di scuola esultano per quel punto impossibile, saltando in aria come molle.
Poi, facendo rimbombare il tamburo e improvvisando i loro soliti ritmi da tifosi, la Shiratorizawa prorompe in un coro tutto per lui, cheerleader comprese, le quali cominciano ad agitare i loro pom pom viola.

"Tendou! Tendou! Tendou!"

Goshiki vede l'espressione di Tsubasa mutare, dalla sorpresa e un vago piacere, alla...rabbia?

"Non li ho mai sopportati" dice seccata, stringendosi nel felpone della sua squadra e affondando ancora di più nella sedia.

"Che intendi?" chiede Goshiki, sorridendo divertito nel mentre guarda Tendou salutare il pubblico più raggiante che mai.

"Questi coretti idioti, non mi piacciono" sbuffa, cercando di non incontrare lo sguardo incuriosito dell'amico che ora la guarda.

"Oh? Non sarai mica gelosa delle cheerleader!"

"Macché! Ti sembro il tipo?"

"E allora perché dici così? Non ti piace che Tendou abbia dell'attenzione?"

"Ma no è che...sono ipocriti. Questa è la gente che a scuola lo guarda storto e pensa che sia uno stramboide, e ora lo acclama come se fosse uno dei Beatles appena arrivato in città.
Insomma, prima se ne tengono lontani per chissà quale motivo e ora tutti a morire per lui"

Non lo aveva mai detto quello che pensava della gente e delle loro opinioni su Tendou, aveva sempre preferito esprimerlo in maniere molto più vaghe, ma ora si sente proprio di dirlo.
Non voglio che la pallavolo mi definisca.
Non voglio sparire.
Ricordarsi delle sue parole le aveva fatto sputare il rospo e non se ne pente neanche un po'.
Goshiki rimane interdetto per un attimo, elaborando quello che ha appena detto mentre il pubblico ritorna alla "compostezza" precedente, cessando di gridare il nome di Tendou nelle orecchie di entrambi.
Tsubasa evita ancora il suo sguardo, fissando un punto indefinito del campo e sperando che lui non ci pensasse su troppo, ma si sbaglia di grosso.

"Sai, non credo sia per forza così" esordisce Goshiki.

La ragazza si volta, e finalmente trova il coraggio di guardarlo di nuovo, sembra pacato e sicuro di sé, cosa che non le capitava tanto spesso di vedere.

"Davvero?" mormora, pregando veramente di sbagliarsi.

"Sì, lo dico davvero. Insomma, è sempre stato così, quando qualcuno è diverso tutti tendiamo a tenercene lontani, e Tendou-senpai è una persona che spicca. Ma penso che nessuno ne abbia veramente paura o lo detesti, perché fidati che quando poi hanno modo di conoscerlo veramente se lo prendono a cuore e capiscono che è un bravo ragazzo. Quindi credo che quando fanno così, quando esultano per lui, penso proprio che lo intendano veramente"

Tsubasa rimane inebetita per qualche secondo, a elaborare le parole di Goshiki nella sua testa, e a chiedersi chi fosse la persona davanti a lui e che ne avesse fatto del suo migliore amico.
Scuote il capo e arrossisce.

"Sì ma insomma...l'importante è che non giri tutto intorno alla pallavolo, che non lo definisca"

Goshiki, che prima parlava con sicurezza mai avuta, crede di non aver afferrato l'ultima parte e Tsubasa se lo era aspettato.
Aveva usato le stesse parole di Tendou, quello di cui lui aveva più paura e il motivo per cui era convinto si sarebbe trovato da solo.

"Comunque, è bello che ti preoccupi ancora per lui, nonostante non vi parliate più"

Un fischio, più forte che mai alle sue orecchie, le trapassa la mente e la fa svegliare da qualsiasi cosa, ma forse ciò che l'aveva fatta svegliare di più tra tutto erano state quelle parole.
Mentre tutti quanti attorno a lei saltano e si abbracciano per la vittoria appena guadagnata, Tsubasa rimane immobile e sente che lo spazio attorno a lei si fa sempre più rarefatto, come l'aria.
Il suono delle grida si fa ovattato, il volto di Goshiki sfuma, la sedia su cui poggiava era svanita e ora era tutto sfocato.
Nonostante non vi parliate più.
E' la prima volta che realizza veramente quanto lei e Satori si siano allontanati.
E' la prima volta che si rende conto che tutto è finito, che parlando di lui si possono usare solo verbi al passato, che Tendou non fa più parte della sua vita.
Si ricorda della sua voce che le sussurra ti sto rifiutando, si rende veramente conto di come non sia come nelle più belle storie d'amore dove lui ama lei e lei ama lui, Tendou non prova quelle cose per lei. Pensa a come lei era convinta che lui lo sapesse, che il ragazzo fosse consapevole che lei avrebbe dato tutto per lui, e forse per questo l'avesse baciata.
Prende coscienza del fatto che si siano baciati e che non ricapiterà più, che non ci saranno più seconde occasioni.
Solo ora capisce cosa voglia dire veramente stare lontani, non essere più la spalla su cui piangere, non leggere più Jump insieme, non andare più a correre al mattino, non salire più sulla sua bicicletta e stringersi a lui, non ballare più come se fosse l'unica cosa che gli era rimasta.
Dopo un mese lontani, sente di capire solo ora tutto ciò, che tutto quello che prima dava per scontato ora non c'è più.
Anche se non vi parlate più.
Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbero arrivati a tanto.
Il tempo comincia a scorrere di nuovo, intatto come prima, nulla è cambiato se non per qualcosa dentro di lei.
Sente le lacrime salirle agli occhi, e senza esitazione, senza neanche darle il tempo di ricacciarle indietro, scendere sulle sue guance copiosamente.
Vorrebbe tanto piangere silenziosamente come aveva fatto quel pomeriggio, in quel corridoio, quando Tendou aveva posto fine al tutto e le aveva appoggiato una mano sulla spalla per darle conforto, ma sa che non riesce, e comincia a singhiozzare.
Sono singhiozzi forti, dolorosi, urlati senza fiato e che tutti pensano semplicemente siano per la gioia nel vedere la squadra vincere, ma nessuno sa il vero motivo.
Vuole fermarsi, vuole smetterla, raccogliere le lacrime e far finta che non siano mai cadute, eppure continuano a scendere ancora e ancora, e la sua voce continua a lamentarsi come la notte in cui aveva potuto baciare Satori.
Goshiki la vede digrignare i denti in un tentativo di fermarsi, e poi prorompere in un altro singhiozzo strozzato, e le sue lacrime che scendono inarrestabili.

"No...no no no dai, non fare così" mormora, mettendo le mani sulle sue spalle e accarezzandole in un vano tentativo di rassicurarla "dai, andiamo via, stai tranquilla"

La fa alzare, mentre ancora nessuno si azzarda a fermare le loro esultanze, e le stringe le spalle amichevolmente come aveva sempre fatto quando stava male, accompagnandola fuori dagli spalti.
Tsubasa osa voltarsi, gli occhi offuscati dalle lacrime, ma vede con precisione lui.
Satori, in mezzo al campo nel quale i suoi compagni si abbracciavano felicemente, rimane fermo, gli occhi sgranati, la bocca aperta nell'incredulità e le braccia che gli cadono a peso morto lungo i fianchi.
Si guardano, e lei capisce solo dal suo sguardo il perché lui fosse così in forma quel giorno.
L'aveva vista subito quando era entrata negli spalti, aveva passato tutta la mezz'ora prima dell'inizio a fissare quel punto nella speranza di vederla apparire, e Dio solo sa quanto il suo cuore aveva cominciato a battere quando l'aveva vista entrare e sedersi di fianco a Goshiki.
Si sentì al settimo cielo quando la vide ridere, e si chiese del perché di quella faccia quando la scuola aveva cominciato a esultare per lui.
Ora la vede andare via in lacrime.
Sa che è colpa sua.

---

Tendou si abbandona sul suo letto, sospirando profondamente e cercando di riordinare i pensieri nella sua testa.
Ripensa ancora a quando l'ha vista andare via in lacrime scortata da Goshiki, ripensa a lei che piange in quel corridoio vuoto e che se ne va via senza dire niente.
L' ha fatta piangere due volte e non riesce a perdonarselo.
I suoi pensieri vengono distratti dalla porta che si apre e da Wakatoshi che entra, la sua figura possente che domina la stanza e lui che si va a sdraiare sul letto sopra al suo per riposare un po' dopo gli allenamenti.
Nota immediatamente che l'amico non aveva fatto una piega quando era entrato, che non lo aveva accolto con uno dei suoi soliti e improbabili sproloqui su qualsiasi cosa, e capisce che qualcosa non va.

"Stai bene, Tendou?" gli chiede.

Di tutta risposta, il rosso sospira e si rigira nel letto sotto al suo.

"Non direi, Wakatoshi-kun" mormora.

"E' ancora per Yamashita-san?"

"Sì, chi vuoi che sia..."

"Non hai provato a chiederle perché stesse piangendo alla partita, o come minimo chiederlo a Goshiki?"

Tendou scuote la testa, consapevole dell'inutilità della cosa.

"Non credo proprio che voglia vedermi, e Goshiki non mi direbbe niente su di lei neanche sotto tortura"

"Capisco...posso farti una domanda?"

A Satori pare strano tutto quell'interesse da parte del suo migliore amico, del resto non si era mai interessato troppo a quello che succedeva nelle vite altrui e non perché non gliene importasse, semplicemente perché si sentiva di impiccio o invadente.
Però è piacevole per Satori sentire Ushijima cercare di capirlo meglio.

"Sì, dimmi tutto Wakatoshi-kun"

"Ma se lei ti piace e tu piaci a lei, la soluzione mi sembra abbastanza semplice"

Tendou sorride, più ironicamente che altro, perché è una domanda che si era posto un miliardo di volte, ma è anche l'innocenza con cui l'amico glielo domanda che lo fa sorridere.

"Vorrei che lo fosse"

"Ma lo è"

"Vedi è che...non credo di andare bene per lei"

L'asso si zittisce, cercando di elaborare quello che l'amico gli ha appena detto, e decide di scendere e di sedersi accanto a lui sul letto di sotto per guardarlo meglio in faccia.
Satori si mette a sedere e pensa ancora.

"Che intendi, scusami?"

"Intendo dire che insomma...non mi sento abbastanza per lei. Mi piace tanto Yamashita, fidati di me, è solo che l'anno prossimo tornerò ad essere un nessuno e non voglio che venga guardata male, voglio che stia bene e non credo di essere quello giusto per lei. Ci sarà un motivo se la gente mi guarda storto, no?" si porta in avanti con la schiena, poggiando i gomiti sulle ginocchia "Dopo che lei ha ricambiato quel bacio, ho avuto paura che sarebbe successo un casino se avesse scelto me e quindi ho finito per combinarne uno ancora più grande. Le ho mentito, quando le ho detto che l'ho baciata solo perché eravamo entrambi fragili, l'ho baciata perché mi piace veramente e l'ho lasciata andare perché non volevo darle problemi"

Dopo aver buttato fuori tutta la causa scatenante del suo allontanamento con Tsubasa, crede di sentirsi meglio ma la malinconia lo assale nuovamente, e si ritrova ancora a chiedersi se stesse facendo la cosa giusta o no, soprattutto dopo averla vista piangere in quel modo.
Si è domandato per tutti i giorni successivi il perchè avesse fatto ciò che aveva fatto, e si era sentito una merda totale, per non parlare di tutte le elucubrazioni mentali che erano state scatenate dopo, e gli era venuta più volte la voglia di prendersi a pugni da solo.
Poi si chiedeva se effettivamente l'avesse fatto perchè era la cosa giusta, e se ne convinceva, per poi smentirsi subito dopo.
Non era stata una scelta premeditata, questo era certo, era stata una decisione dell'ultimo secondo presa dopo che lei aveva richiamato la sua attenzione.
Neanche il suo allontanamento era stato premeditato, qualcosa nel suo cervello da perfetto idiota lo aveva mosso a farlo perchè forse il rancore in lui non era ancora sparito del tutto.

"Ti sbagli di grosso"

Tendou sussulta impercettibilmente, volgendo lo sguardo verso quello stoico di Ushijima.

"Ti svaluti incredibilmente e credo solo che tu abbia paura ad amarla"

Satori rimane di stucco alle affermazioni dell'amico, che non aveva mai immaginato potesse uscirsene con una cosa del genere.
Insomma, l'impassibile Wakatoshi Ushijima che si ritrova improvvisamente a dare consigli sull'amore? E anche consigli che sembrano sensati?

"Non credo sia vero che tu non vai bene per lei, perché se tu le piaci vuol dire che è già sicura che tu sia abbastanza. E smettila con questa storia dello sparire, perché non accadrà. Perciò cerca di non avere paura di stare con lei e dille veramente ciò che provi"

Le parole pronunciate dall'asso sono poche, semplici, ma comunque parole che Tendou non si era ancora sentito dire al riguardo della situazione.
Ho paura di amarla?
Forse è così, forse è vero che lui ha solo paura perché crede di non essere abbastanza e non vuole amarla, quando ora è proprio per questo che lei continua a piangere.
Forse dovrebbe solo accettare che ormai è così, si piacciono e non importa chi siano o che cosa saranno.
Se prima si sentiva stupido, ora è anche peggio, ma si sente meglio.

"Scusami, ma tu da quando è che conosci così tante cose sull'amore?" gli domanda Tendou, sorridendo sarcasticamente.

"Non conosco l'amore, ma conosco te"

Quello per Tendou è già abbastanza, e allora il suo sorriso sarcastico si trasforma in uno vero e sincero, di gratitudine verso il suo migliore amico che finalmente è riuscito a fargli aprire gli occhi anche con quelle poche e semplici parole.

"Grazie, Wakatoshi-kun" dice.

"Prego, Satori-san...comunque Semi-san mi ha detto che Goshiki-san gli ha detto che Yamashita vuole chiederti di venire alla finale delle qualificazioni ai nazionali"

Tendou sbianca immediatamente mentre il suo cuore comincia a palpitare.
Vuole vedermi?

"Ha...ha davvero detto così?"

"Sì, forse vuole darti un'ultima possibilità per vedere se ci tieni a lei"

"Forse è così...ho deciso, Wakatoshi, ci andrò e chiariremo le cose una volta per tutte, per capire se sarà disposta a perdonarmi o meno"

L'altro annuisce, un lieve sorriso sul suo volto si forma nella felicità del vedere il suo migliore amico con la sua solita determinazione.

"E dimmi, quando sarebbe la partita?" gli domanda, sdraiandosi di nuovo sul letto.

"Oh...oggi, credo che siano già al secondo tempo"

Satori scatta in aria, non sbattendo per poco la testa contro il letto sopra di lui, e facendo prendere un bello spavento a Wakatoshi, ostentato solo con un leggero sussulto.

"Wakatoshi-kun, mi prendi per il culo!" esclama il centrale, alzandosi di scatto a cercare le chiavi della bicicletta e a indossare le scarpe, inciampando nel mentre.

"Scusa, mi era sfuggito di mente"

"Non so se oggi ho più voglia di baciarti o di ucciderti!"

"Tendou-san, lo sai che la pallavolo viene prima-"

"STAVO SCHERZANDO CIAO!" e detto questo, Tendou chiude la porta dietro di lui e comincia a correre fuori dal dormitorio.

Prende immediatamente la bici e, appena montatovi sopra, parte a razzo, non curandosi della gente che stava quasi investendo e che gli imprecava contro.
Doveva raggiungere Tsubasa il più in fretta possibile, scusarsi per tutte le cazzate fatte e dette e sperare che lei lo rivolesse indietro.
Non era molto sicuro dell'ultima, ma ci voleva comunque provare, almeno avrebbe saputo che era sinceramente pentito.
Anche solo la sua presenza sarebbe bastata, per farle capire che lui questa seconda opportunità l'aveva colta perché teneva a lei più di ogni altra cosa.
Pedala a per di fiato verso il palazzetto di Sendai, cercando al contempo di non cadere o investire nessuno.

Gli viene da piangere.

Non sa il perché, ma gli viene da piangere.
Stare così lontano da lei non gli aveva fatto bene anzi, lo aveva distrutto e cercare di ricongiungersi con Tsubasa lo fa sentire in mille modi diversi.
Si sente felice nel tornare da lei, arrabbiato con sé stesso, coraggioso per la sua intraprendenza e triste per essere stato così lontano.
Ora basta però, non importa se lei lo accetterà o meno, se lo riaccoglierà, basta che lei sappia che gli dispiace.
Mentre pedala a perdifiato, si asciuga qualche lacrima e sorride

---

Tsubasa osserva per un attimo la palla tra le sue mani.
Da quanto è che il tempo aveva smesso di scorrere? Da quanto era rimasto bloccato a quei 7 secondi dalla fine della partita?
Si chiede perché avesse giocato così male quel giorno, tanto da aver permesso agli avversari di passare in vantaggio di un punto. Si chiede perché continua a guardare quel posto vuoto di fianco a Goshiki e a sperare.
Dopo che Tsutomu l'aveva accompagnata fuori dalla partita di pallavolo, aveva passato tutto il suo tempo a consolarla e a parlare di come stava veramente, e aveva preso una decisione, ovvero di dare una seconda possibilità a Tendou.
Se lui si sarebbe presentato alla finale delle qualifiche, allora forse si poteva ricostruire tutto, altrimenti era il caso di lasciare andare. In un primo momento le parve una cosa infantile, dare un ultimatum a un'amicizia, ma ora che è sul campo e lui non c'è sente che in fin dei conti non lo è poi così tanto e ogni secondo spera che lui sia lì.
Ma non c'è, e lei crede di non sentire più le sue ali.
Sa che la gente guarda, che la scuola aspetta solo che lei cominci a correre e salti in mezzo a tutte le avversarie, protendendo un braccio in avanti e schiacciando con tutta la forza in suo possesso, ma sente che i piedi sono incollati alla terra e che le sue ali le sono state strappate via.
Le vengono in mente le parole di sua madre, e poi quelle di Tendou e ancora una volta la mano sulla sua spalla che la tocca e l'accarezza, dopo quel va bene di sconfitta.
I suoi occhi lanciano un ultimo, disperato sguardo verso quella sedia vuota, e ancora una volta lui non c'è.
Vuole lasciare la palla, farla cadere e chiudere tutto ancora prima di quei dieci secondi.
Forse è meglio così.

"TSUBASA!"

Tendou Satori, il fiato corto e le gambe stanche, si regge alla ringhiera degli spalti e la guarda dritta negli occhi.
Tsubasa nota tutto di lui, la forza con cui ha gridato il suo vero nome, la stanchezza nel suo corpo ma la voglia di vederla nel suo sguardo, nonostante lo abbia guardato solo per un fugace secondo.
Lo aspetta, lo guarda e aspetta che parli ancora.

"Tsubasa significa ali, non è vero?! E allora vola più in alto che puoi!" grida Satori, aggrappandosi con tutte le sue forze alla ringhiera e strizzando gli occhi.

E quando vede qualche lacrima che si azzarda a comparire sul suo volto, capisce che non è più il momento per smettere di volare.
E' lì per lei, è lì per dirle questo e allora ciò vuol dire che è giusto.
E allora ricomincia a sentire il tempo che scorre, la sensazione della palla ruvida contro la pelle delle sue mani, vede le avversarie correre verso di lei e il timer che arriva a 3 secondi alla fine.
Ma al contempo, sente i suoi piedi che si scollano dal parquet di legno, le scarpe che strisciano contro di esso producendo quel suono acuto a lei tanto familiare, e non le importa se altre tre ragazze le stanno venendo contro, continua a correre.
Palleggia un poco, padroneggiando la palla senza perderla d'occhio, e si avvicina al canestro.
Dispiega le ali.
I piedi si staccano dal terreno, e poco importa se sente qualche braccio tentare disperatamente di afferrarle le gambe, Tsubasa vola e sente di non averlo mai fatto così in alto.
Prende la palla con entrambe le mani, piega all'indietro le braccia e la porta dietro la sua nuca, il corpo inarcato all'indietro, un sorriso sparito da tempo sul suo volto.

"E' SLAM DUNK! UN TOMAHAWK DA PAURA! L'AQUILA SEGNA E PER LA SHIRATORIZAWA E' VITTORIA"

Tsubasa non sente neanche la voce assordante del cronista della partita, rimane ancora appesa al canestro, guardando le gambe piegate in avanti nell'incredulità, mentre sente la pressione delle dita che non vogliono sentirne di mollare la presa.
Poi, guarda alla sua destra, e incontra il suo sguardo di nuovo, il sorriso smagliante sul suo volto mentre tiene le mani tra i capelli in visibilio e Goshiki lo abbraccia.
Si sorridono.
Quel sorriso scambiato fu l'unica cosa che la spinse a staccarsi dal canestro per atterrare nuovamente, e mentre le sue compagne sono piegate in avanti a esultare, continua a guardare Tendou che si stava facendo strada tra i sedili per raggiungerla.
Allora Tsubasa sa che deve seguirlo, venirgli incontro, tornare da lui perché nella voce che le aveva gridato quelle parole non c'era più la freddezza di quella che l'aveva rifiutata in quel corridoio.
Le sembra lo stesso Tendou che l'ha baciata quella notte davanti alle luci notturne.
E quindi corre verso di lui, che intanto ha raggiunto le prime file tra lo sconcerto dei presenti, e senza badare a niente e a nessuno tenta di ricongiungersi a lei.
Finalmente, si abbracciano stretti.
Tsubasa riesce a sentire di nuovo il calore del suo corpo, quel calore così conciliante che aveva sempre amato, sente il profumo del campo da pallavolo.
Tendou la stringe e la bacia forte tra i capelli, stringendo gli occhi quasi fino a che non gli fanno male, e la dondola dolcemente avanti e indietro.

"Mi dispiace" dice, con le labbra ancora tra i suoi capelli, per poi lasciarle un altro bacio sullo stesso punto.

Tsubasa sorride sinceramente, e sente le lacrime cadere dalle sue guance, stavolta piene di gratitudine.

"E' tutto okay"


Note autrice:
Ciao a tutti!
Finalmente questi due si sono decisi, sono contenta di averli fatti riappacificare.
Purtroppo il prossimo capitolo, che sarà un po' un epilogo (di conseguenza non tanto lungo), sarà l'ultimo.
Vi aspetto!

   
 
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