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Autore: fool_dynosaur    15/05/2020    0 recensioni
La vita di Giulia è un continuo volta pagina. Dal tribunale in casa e viceversa per un'intera vita.
Tiene tutti i suoi segreti nascosti in un diario, portandoselo sempre dietro. Ogni sfumatura della sua vita e ogni lacrima era segnata su carta, sicura che mai nessuno l'avrebbe letto.
Finché un giorno non lo dimentica dal tattuatore, cambiando il corso del suo destino.
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( Questa storia è di fantasia, qualsiasi referenza al mondo reale è puramente casuale. )
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( Questa storia è frutto di fantasia, ogni referenza alla realtà è puramente casuale. )
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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C a p i t o l o
U n o

 

 

 

 

“Sono tempi remoti quelli in cui il cibo in tavola c’era tutti i giorni, e le risate rimbombavano tra i muri della nostra casa. Adesso ci sono solo i pianti di mia madre e il silenzio della tristezza.”

 

Giulia aveva solo due amici, un meccanico trasandato nemmeno diplomato e una segretaria mezza pazza piena di tatuaggi che nascondeva il più possibile. Tutt’e tre erano amici di quartiere e amavo tenersi compagnia ed aiutarsi. Per quello Gaia le aveva fatto un prestito senza chiedere i soldi indietro, e di quello Giulia si vergognava tantissimo, ma non poteva farci nulla. Stefano invece si preoccupava spesso se non sempre che lei mangiasse e non saltasse nessun pasto, qualche volta portandole qualcosa a casa. Caterina sapeva che Giulia fosse circondata da persone buone e gentili, e ne era felice, perché era quello che voleva.

“La mamma sta così e così.” - rispose la castana, controllando i soldi in cassa prima della chiusura.

Gaia storse un pochino il naso. Sapeva quando l’amica mentiva, ma non voleva avere una discussione in quel momento. Le sorrise e bussò al vetro che le separava.

“Ho il pomeriggio libero e una grande sorpresa. Ti va di accompagnarmi e farci un tatuaggio assieme?”

Giulia non mosse un singolo muscolo facciale, chiudendo la cassa a chiave. Il suo turno mattutino era finito e aveva una pausa prima di riaprire assieme al proprietario, il signor Giovanni.

“Non ho intenzione di farlo Gaia. Se tu vuoi okay, ma io passo.” - disse scrollando le spalle.

La mora fece il broncio, capendo però l’amica e accettando la sua offerta. Gaia aveva una grande passione per i tatuaggi, ma non quelli a caso. Adorava quelli che avevano significati profondi per lei. E voleva dedicarne uno alla sua amica del cuore, che aveva sopportato tanto e dalla quale è stata sopportata.

“Penso di farlo sulla spalla destra, perché questo sei per me.”

“Una spalla?” - ironizzò la ragazza, prendendo la sua borsa.

“Sei una spalla importante.” - affermò.

 

Il negozio era posto quasi nel centro storico, in una viuzza fatta in pietra molto bella e adornata di luci da un balcone all’altro. In quel Vicolo Anonimo, nel civico trentasei c’era il negozio di tatuaggi “Heaven’s Ink”. Giulia fissò bene l’entrata, sembrando molto cupa e stile dark in confronto al vicolo così bello. Gaia entrò salutando il ragazzo al bancone, sembrando amici.

“La mia sorellina è qui!” - esclamò il ragazzo tatuato, abbracciandola da dietro il bancone.

“Ti presento la mia amica, Giulia. Oggi l’ho portata per farle prendere aria nuova. Chissà…”

Il ragazzo la guardò e sorrise, mostrando il piercing al labbro. Anche Giulia cercò di sorridere, ma rimase un po’ pietrificata. Lei era abituata al mondo acqua e sapone e alle persone pulite. Non voleva pregiudicare, ma doveva farci l’abitudine.

“Kim c’è?”

“Certo, sarà lui a tatuarti come sempre, no?”

Gaia lasciò la borsa sul divanetto all’ingresso e si raccolse i lunghi capelli chiari.

“Io preferisco rimanere qui ad aspettare.”

Si guardarono negli occhi e Giulia annuì, come se volesse confermare cosa detto in precedenza. Gaia alzò le spalle e sparì nel corridoio, lasciando la ragazza con il tipo strano. Si iniziò a sentire nell’aria un certo imbarazzo, così anche il ragazzo dai capelli tinti sparì nel corridoio. Giulia si sedette sul divanetto rosso e prese dalla borsa il diario. Sospirò, prendendo la penna da taschino ed iniziando a buttare giù le frustrazioni di quella mattina. Dalla madre che si era svegliata urlando agli incubi fatti. Il pensiero che non avrebbe nemmeno pranzato dato che stava ad aspettare l’amica le fece brontolare lo stomaco, ma le andava bene così. Era già da un po’ che desiderava dimagrire qualche chilo. Il tempo passava così come le righe del suo diario. Per Giulia era una liberazione poter parlare di tutto senza che nessuno lo sapesse.

Si sentì un urlo che la fece sussultare. Chiuse il diario e lo poggiò sul bordo del divanetto. Un po’ titubante andò verso il corridoio ma Gaia le venne incontro, mostrandole subito la spalla. Dalle linee sottili e molto eleganti, c’erano due gigli stilizzati. Erano i fiori preferiti sia di Giulia che di Gaia, una cosa che le aveva accomunate all’inizio della loro amicizia.

“Complimenti.” - disse la ragazza, quasi commuovendosi.

Gaia corse verso la propria borsa, spostando tutto per prendere il telefono.

“Fagli una foto per favore, la voglio pubblicare.”

“Tu e questi social.” - rispose l’amica alzando gli occhi al cielo.

“Alessio, Kim fa sempre i lavori migliori.” - si complimentò con il ragazzo, prendendo il portafogli.

Gaia coprì il tatuaggio, e prese le sue cose intimando all’amica di sbrigarsi, da poter avere tempo per pranzare assieme. Giulia prese di fretta la borsa e salutò andandosene, senza poter dimenticare il bellissimo gesto di Gaia. Aveva già in mente di regalarle qualche giglio la prossima volta che si sarebbero viste. Pranzarono in una rosticceria e dopo le loro strade si divisero per quella giornata. Giulia arrivò in anticipo al lavoro, finì il suo turno alle dieci, chiuse il negozio e camminò verso casa nel suo quartiere. A quell’ora le strade erano buie e nessuno girava più, ma ormai lei ci si era abituata.

 

“Kim, è tuo questo?”

Il ragazzo si girò verso Noemi e guardò il diario rosa. Alzò un sopracciglio senza neanche parlare. La ragazza, abituata al trattamento freddo del ragazzo nei confronti di chiunque, decise di lascir perdere.

“Allora di chi è?”

“Magari un cliente l’avrà dimenticato. Lascialo sul bancone, sicuramente torneranno a prenderlo.” - rispose Alessio, riponendo al suo posto l’ultimo scatolone.

“No. - tutti si voltarono verso Kim. - Dallo a me.”

Noemi alzò le spalle, poi glielo consegnò. Non sapevano di chi fosse e poco gliene importavano. Inoltre, chi avrebbe mai lasciato un diario senza lucchetto o qualche protezione? Noemi se n’è andò poco dopo, seguita da Alessio che salutò il proprietario. Kim rimase per un po’ da solo, aprendo il diario ed iniziando a leggerlo. Odiava leggere in realtà, lo trovava noioso, ma era incuriosito dai fatti degli altri.

Kim era un tipo curioso, ma menefreghista sulle cose più inutili a detta sua. Era molto protettivo sulle persone che amava e odiava la gente in cravatta. Preferiva vestirsi di nero e la sua passione erano i tatuaggi. Non era quasi mai aggressivo e una sua debolezza erano le bugie. Più leggeva quelle pagine e più rimaneva coinvolto dal suo contenuto, rimanendone sbalordito. C’era un’intera vita raccontata lì dentro, alcune volte con dettagli, altre volte con sbavature a causa delle lacrime. Quello che Kim capiva era che ci fosse tanta sofferenza e solitudine. Come lo era stato lui in passato. Chiuse il diario e lo portò con sé, serrò la porta d’ingresso e salì sul motore.

 

“No mamma, non è qui! Non è nemmeno nella borsa, né in camera. Non è da nessuna parte!” - urlò, disperata.

Il fatto che avesse perso un pezzo così importante di lei la lasciava senza fiato, voleva veramente morire e sotterrassi sotto metri di terra se qualcuno l’avesse letto. Aveva scritto ogni attimo brutto e bello della sua vita , dalla separazione dei suoi in poi. Non poteva lasciare che qualcuno lo leggesse. Si auto rimproverava per essere stata così sbadata. Che le fosse caduto in rosticceria? Per terra? Mentre tornava a casa? Dal tattuatore? Decise che avrebbe chiesto la mattinata libera per cercare il suo prezioso diario, anche se sicuramente quella notte non avrebbe dormito.


 

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