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Autore: Isidar27    15/05/2020    1 recensioni
Se…
Se Loki fosse uno sguattero dall’animo nobile costretto a subire le angherie di un padre crudele, o una creatura del mare che sogna un principe che abita sulla terra ferma?
E ancora…se Thor fosse non solo un principe, ma un falegname o un giovane che se ne va in giro col suo mantello rosso nel bosco?
Eccovi qua la mia personale versione delle fiabe del mondo rivisitate in chiave Thorki.
Magari qualcuno di voi ne avrà già lette parecchie, ma per me non è così perciò ho deciso di avviare questa raccolta di One-shot e vedere cosa ne esce =)
Per i più curiosi alla fine di ogni capitolo troverete un link che vi porterà alla fiaba originale a cui mi sono ispirata se avrete voglia di leggerla.
Se vorrete leggere questa raccolta vi avviso solo che NON è necessario aver letto le mie precedenti storie perché ogni fiaba è a sé e contiene solo i personaggi MCU.
Solo talvolta nella parte introduttiva potrei richiamare alcuni personaggi delle serie “Trust my Love!” e “Odinson’s secret diaries”.
Non mi resta che salutarvi e augurare a tutti voi buona lettura! =)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Note d’incipit: Ciao a tutt*! Dunque dunque spero non vi perderete tra descrizioni e dettagli vari perché il labirinto del Minotauro è meno complesso vi assicuro…comunque! In questa fiaba ho inserito un piccolo cameo di qualcuno molto, mooolto, importante per l’universo Marvel, ma sta a voi trovarlo =) Perciò  buona lettura e ci ritroviamo in fondo!

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Te lo prometto!

 

And when her tears touched his eyes
 they became clear again,
 and he could see with them 
as well as ever.

«Lo vedi il Dragone?»

«È quello lì?»

«No, quella è l’Orsa Minore.»

«Allora quella laggiù?»

«Quella è la Maggiore. Cavolo Thor non ne prendi una.»

«Non riesco a vederlo.» ribatté triste il bambino biondo di dieci anni, mentre un piccolo broncio gli si dipingeva sul volto. 

Il moro, più piccolo dell’altro, scosse la testa divertito da quella reazione. 
Erano solo loro due sul piccolo balcone della stanza più alta della torre dove abitavano ed entrambi tenevano i nasini rivolti verso il cielo.
Il biondo si chiamava Thor mentre il nome del moro era Loki. Quest’ultimo prese gentilmente la mano del fratello.

«Ecco allunga l’indice. È quella! Una, due e tre.» disse guidando il suo dito a seguire le stelle nel cielo «La vedi adesso?»

«Si, si credo di si. Cavolo Loki va bene che ti piacciono le stelle, ma come fai a non confonderle? Sono troppe!»

«Troppe Thor? Pensa che esiste un altro emisfero in cui ce ne sono addirittura altre.»

«Davvero?» fece il biondino sbalordito. «Quindi vuoi dire che c’è un posto dove non vedono le nostre stesse stelle?»

«Si è così.» confermò il moro.

«Wooow.» fece allegro il biondo. 

Loki sorrise dolce poi osservò i capelli biondi dell’altro: erano stati sforbiciati malissimo ed erano cortissimi «Sei…sei ancora arrabbiato per i capelli Thor?»

«Va un po’ meglio adesso…grazie a te Loki.» 

Il moro sorrise a quelle parole e passò una mano sui capelli dell’altro «Lo sai? Dovresti dire ad Hela di smetterla di tagliarti i capelli. A me piaci di più quando li hai lunghi.»

«Davvero?» chiese il biondo felice di sentire quelle parole. La loro sorella maggiore quel giorno aveva tagliato ad entrambi i capelli, ma mentre quelli di Loki erano perfetti quelli di Thor sembravano essersi scontrati con delle forbici impazzite. «Sai una cosa? Allora non me li farò più tagliare! Me li farò crescere così lunghi che ci si potrà fare una corda lunghissima.» 

«Ahah è impossibile Thor! Come faresti a  gestirli poi?»

«Mmm non lo so…Aspetta! Potresti sempre intrecciarmeli tu!» propose il biondo. 

«Ma io… non so fare le trecce.» Ammise l’altro dispiaciuto. 

«Sono sicuro che imparerai, tu sei bravo in tutto Loki.» 

Il moro arrossì. 

«S-si potrebbe fare… e va bene allora tu li farai crescere e io te li intreccerò.»

«Affare fatto e poi quando cresceremo e potrò uscire di qui ci caleremo da questa torre con la corda fatta dai miei capelli e ti porterò a vedere il mondo e le stelle dell’altro emistero…no entisfero…ehm come hai detto che si dice?»

Ma al piccolo Loki non importava granché che il fratello non sapesse pronunciare quella parola.

«Davvero lo farai Thor? Mi porterai a vedere quelle stelle?»

«Ma certo! Te l’ho detto no?»

«Promesso?» Chiese il moro speranzoso.

«Promesso!» Asserì l’altro sorridendogli.

 

C’erano una volta due fratelli che vivevano in una torre con la loro sorella maggiore.
Uno dei due però non poteva assolutamente uscirne…mai.

 

Thor era seduto a gambe incrociate sul grande letto di quella stanza all’ultimo piano della torre. Era annoiato mentre continuava a passarsi tra le mani un gomitolo di lana a mo’ di pallina. Lo lanciava in aria a pochi centimetri dal palmo per recuperarlo subito e poi di nuovo.
Su, giù, su, giù…
Aveva trascorso così le ultime due ore in attesa; finalmente la porta della camera si spalancò con un sonoro “slam!” 
Un giovane Loki di dodici anni fece il suo ingresso con un sorriso stampato in faccia venendo immediatamente ricambiato da un Thor di quattordici. 

«Giù dal letto, adesso!» gli ordinò Loki allegro richiudendosi la porta alle spalle.

«Che succede Loki?» chiese Thor pieno di curiosità scendendo dal letto seguito dalla sua treccia bionda che gli arrivava oltre la vita, ma Loki si limitò ad estrarre una piccola anfora sigillata da sotto al mantello e a posizionarla su un grande comò in legno marrone nella stanza.

«Presto! Prima che Hela finisca di fare il bagno! Vieni qui.» disse con urgenza prendendo le mani di Thor e conducendolo al centro della stanza. «E adesso…» sorrise poi avvicinandosi all’anfora e togliendo il tappo di sughero che la chiudeva.  «Ascolta!»

Immediatamente dal contenitore uscì una musica allegra e festosa.

«Ho intrappolato la musica dei suonatori del villaggio dentro questa anfora incantata mentre la suonavano. Thor questo è ciò che suonano per far festa!»

Il volto di Thor si illuminò: dunque era così che ci si divertiva in paese? 

«E ho imparato un’altra cosa, coraggio mettimi le mani sui fianchi, si così e io te le metto sulle spalle, ora cerca di seguirmi coi piedi.» 

In quella strana posizione Loki iniziò a muovere i piedi e a coinvolgere entrambi in una danza. «Questa è una “danza”. Ricordi quando ti dicevo di aver visto suonare e ballare? Stavolta ho avuto tempo di imparare così da insegnartelo e farlo insieme! Hai visto Thor? Ti ho portato un po’ del villaggio proprio qui!» disse felice.

Gli occhi di Thor brillarono e si fecero lucidi «Loki, lo…lo hai fatto per me?»

«No, per i caproni della radura, sai sanno essere più svegli di te! Ahahah, ma certo che l’ho fatto per te, zuccone! Se devi star chiuso qua dentro sarò io a portarti il mondo esterno qui! Thor…ma stai piangendo?» chiese il moro apprensivo.

E in effetti una lacrima aveva lasciato gli occhi di Thor, una lacrima di gioia «Tu sei il miglior fratello di sempre!»

Loki allora tirò un sospiro di sollievo «Se è per questo sono il tuo unico fratello.» scherzò poi.

Ma Thor si fermò e lo abbracciò forte «Grazie.» sussurrò.

Loki in quell’abbraccio sorrise poi si separò dall’altro con dolcezza. Guardò il biondo negli occhi «Un giorno troverò un rimedio alla tua malattia e quando uscirai di qui ti porterò a ballare Thor. Così sentirai la musica e vedrai le persone danzare felici e ci saremo anche noi tra loro.»

«Davvero lo farai?» Chiese il biondo emozionato.

«Assolutamente si! È una promessa!»

«Allora vado ad aggiungerla alla nostra lista.» fece per voltarsi, ma Loki lo trattenne.

«Lo farai più tardi. Adesso sarà meglio nascondere la musica prima che Hela la senta.» sapevano entrambi che la sorella non apprezzava che Loki portasse dei souvenir da fuori per il fratello, perciò quella era la soluzione migliore. «Sai la musica in quell’anfora è ormai sotto un mio speciale incantesimo e vi rimarrà per sempre. Così potremo esercitarci! Non vorrai rischiare di ballare con me e di non sapere i passi, giusto? Sai che brutta figura?!»

A quell’affermazione il biondo non poté che ridere di cuore…

 

Thor spalancò gli occhi e tirò un profondo sospiro. 
Era ancora notte fonda e il buio e l’aria fresca entravano dalla finestra aperta sul piccolo balcone invadendo la stanza. Aveva sognato, no, aveva ricordato quel momento in cui Loki gli aveva fatto conoscere la musica del villaggio. 
Erano passati nove anni da allora e Loki gli aveva promesso che lo avrebbe portato a ballare.  Quella promessa Thor l’aveva aggiunta ad una lista. Una lista di tutto ciò che lui e Loki avrebbero fatto una volta che il biondo fosse uscito da quella torre.
Ma questo…non era ancora accaduto e quella stessa lista era una degna avversaria dei suoi lunghi capelli biondi.
Erano lunghissimi ormai; partivano da una treccia sulla sua testa e si estendevano ovunque nella stanza 
Il giovane si sollevò puntellandosi sui gomiti per poi mettersi seduto sotto il lenzuolo candido. Quella notte era fresca per essere fine giugno, eppure aveva la fronte appena sudata così come il petto nudo. Gli sembrava che il sonno lo avesse completamente abbandonato; quando succedeva così non c’era versi che si riaddormentasse e lo sapeva bene, eccezion fatta se…

«Non riesci a dormire?»

Il biondo guardò alla sua sinistra verso la figura sdraiata di spalle che fino ad un istante prima credeva placidamente addormentata. Sorrise.

«Scusa, non volevo svegliarti.» sussurrò incominciando ad accarezzarne i capelli corvini tagliati alla metà del collo.

Loki con gli occhi ancora impastati dal sonno si stiracchiò appena e si voltò verso il biondo. Iniziò ad accarezzargli distrattamente il fianco scoperto dal lenzuolo. 

«Cos’hai sognato stavolta?»

Thor sorrise a quelle carezze premurose e scosse la testa «Nulla di importante…ahi!»

Loki gli aveva dato un pizzicotto e lo stava guardando con le sopracciglia alzate con fare eloquente «La verità.» disse riprendendo le delicate attenzioni al fianco del biondo.

Thor sospirò «Ho sognato di quella volta che mi hai…mi hai portato la musica e mi hai insegnato a ballare. Mi hai promesso che mi ci avresti portato e ….non lo so insomma mi è salita un po’…di malinconia credo.»

Loki smise di accarezzarlo e lo guardò triste e in silenzio. Sollevò il cuscino dietro di sé e vi si appoggiò comodamente contro con la schiena nuda.

Aprì le braccia «Vieni qui avanti.»

Thor sapeva bene che Loki volesse consolarlo e la consolazione di Loki prevedeva sempre un fondamentale ingrediente: le coccole. Non se lo fece ripetere due volte e si fiondò tra le sue braccia stringendosi a lui come un cucciolo smarrito.
Il moro lo abbracciò ed iniziò ad accarezzargli i capelli poco sopra la fronte seguendo poi con le dita il percorso della treccia sulla sua testa.

«Uhm però…ti sei fatto più pesante o sbaglio?»

«Sono solo muscoli.»

«Oh certo muscoli…o magari è perché mangi un biscotto ogni due che cucini? Aaah e poi dici di prepararli per me…» lo prese in giro il moro.

Thor affondò il mento sul suo petto e lo fissò fingendosi offeso «Posso sempre smetterla di prepararteli.» minacciò, ma non trattenne un sorrisetto. 

«Saresti così crudele con me? Molto bene… allora vorrà dire che non ti importa se smetto di…» disse il moro alzando le mani dalla testa del biondo.

Thor in risposta le riafferrò dai polsi e le riportò sulla sua testa come un bambino capriccioso. Loki rise e ricominciò ad accarezzarlo. 

«Thor…Se vuoi domani…in realtà oggi ormai… posso non andare e stare con te…»

«Assolutamente no! Devi fare quel rituale e poi festeggeremo il tuo compleanno insieme! Ventun anni e l’età adulta non si raggiungono tutti i giorni fratellino.» 

Loki sorrise «È solo che…ultimamente  mi sembri turbato Thor e non mi va che…»

«Che resti tutto solo come ogni volta che tu ed Hela dovete stare via?» chiese Thor alzando i suoi occhioni azzurri e incontrando quelli verdi del moro. «Sta tranquillo, ormai so che preferisci quei vecchi stregoni a me.»

«Stupido.» rise Loki tirandogli appena i capelli «Piuttosto che vuoi che ti porti stavolta?»

«Lokiii, non serve. È il tuo compleanno non c’è bisogno che pensi sempre a me!»

«Mmm allora porterò qualcosa con la scusa del mio compleanno da dividere con te. Magari quei buonissimi dolci di marzapane ricoperti di cioccolato che piacciono tanto ad entrambi?»

«Sei incorreggibile Loki…» rise Thor e si sentì meglio come solo Loki riusciva a farlo sentire…da tutta la loro vita.

I due fratelli vivevano in quella torre da che ne avevano memoria.
I loro genitori erano morti di peste e i bambini erano rimasti affidati alla loro sorella maggiore, Hela.
Proprio quest’ultima però aveva spiegato loro che anche Thor avesse contratto quella tremenda malattia e fosse arrivato in fin di vita; per salvarlo lei, che era una strega, aveva trovato un’unica soluzione: lo aveva legato ad un incantesimo. Aveva legato il corpo e la vita del fratello a quella stessa torre rendendolo il suo luogo sicuro, ma se Thor ne fosse uscito l’incantesimo si sarebbe spezzato in brevissimo tempo e lui sarebbe subito morto, ucciso dalla malattia da cui stava scappando…
Per questo motivo Thor non era mai uscito da quella torre e vi aveva passato tutta la sua vita.
Cercava di tenersi occupato tra i lavori domestici e allenando i muscoli come meglio poteva. Essendo molto forte si occupava anche di spaccare la legna che Hela gli faceva avere con la magia e di tenere caldo il castello assicurandosi di alimentare di continuo la grossa caldaia nel sotterraneo.
Loki era il suo unico contatto con il mondo esterno: gli portava libri, cose da mangiare e se riusciva qualche animaletto.
Usava anche la sua magia per ricreare tramite illusioni di polvere verde ciò che avrebbe voluto mostrargli. 
A quanto pareva dei tre fratelli l’unico a non aver ricevuto il dono della magia era stato proprio Thor. 

“Perché anche io non sono magico come te e Loki, Hela?” Aveva chiesto una volta il biondo quando ancora lui e Loki erano bambini.

La sorella maggiore gli aveva prontamente risposto “Perché, fratellino mio, non tutti siamo uguali. Vedi io e Loki siamo magici, ma tu hai ereditato la forza di nostro padre e sei identico a lui ti assicuro!”

E il bambino se l’era fatto bastare perché in fondo lei e Loki erano simili anche nell’aspetto sia per il nero dei capelli che per la pelle chiara. Anche gli occhi erano verdi per entrambi benché quelli di Hela non fossero  belli come quelli di Loki che invece sembravano due smeraldi.
Il suo fratellino era quanto di più prezioso Thor potesse avere. 
Fin da piccoli i due erano stati insieme ogni singolo giorno poi, quando Thor aveva quattordici anni e Loki ne aveva compiuti dodici, la sorella aveva iniziato a portare il moro con sé fuori dalla torre, ma Loki portava a Thor ogni sorta di dono. 
Tuttavia Hela non apprezzava questo comportamento da parte del moro e diceva che così incoraggiava solo il povero Thor in qualcosa che non avrebbe mai potuto ottenere a causa della malattia: la libertà. 
Ma Thor non la pensava affatto così e se non fosse stato per Loki sarebbe impazzito.
Non poteva uscire per rimanere in vita, ma ironia della sorte star rinchiuso in quella torre lo stava conducendo alla rovina; non importava che fosse sempre stato un giovane pieno di gioia e serenità, a volte la malinconia lo assaliva e peggiorava di anno in anno.
Gli era persino quasi costata la vita. 
Una sera di diversi anni prima preso dalla disperazione aveva provato a calarsi con una corda di lenzuola giù dalla torre. 
Dal piccolo balcone della camera Loki aveva cercato di richiamarlo e di farlo desistere, ma lui niente e così piano piano aveva continuato a scendere. Non aveva ancora toccato terra che un tremendo dolore all’addome lo aveva pervaso così come una sorta di sensazione di mancanza di ossigeno. 
Ricordava i brividi di freddo lungo la sua schiena e di aver visto le sue mani diventare nere. Aveva urlato con tutto sé stesso prima che Hela lo raggiungesse e lo riportasse immediatamente nella torre. 
Si era spaventato da morire e come lui Loki che era corso ad abbracciarlo piangendo con disperazione e dandogli dello stupido per aver  tentato quel gesto avventato.
Dopo quella volta Thor non si era minimante azzardato a mettere di nuovo il naso fuori dalla torre e anche se negli ultimi anni era sempre più difficile sopportare quella sorta di prigionia forzata ci pensava Loki a farlo sentire meglio.

«Dovremmo dormire non credi? Domani avrai molto da fare.» propose il biondo.

«Se è per questo domani notte non dormirò probabilmente, ma un certo signor qualcuno ha deciso di svegliarmi.» 

Thor arrossì sentendosi un po’ in colpa «Scusa io…»

Ma Loki gli sollevò il mento con delicatezza ed incontrò il suo sguardo «Scherzavo Thor.» sorrise poi.

Thor si incantò sul sorriso del moro e si sentì improvvisamente felice a quella vista, ma ne voleva di più.

«Ah è così? Allora me la pagherai!» e prese a fargli il solletico bloccandolo sotto di sé col suo corpo.

«Ahah Thor b-basta…ti-ti prego»

«Soffri in silenzio fratellino o sveglierai Hela che mi rimanderà nelle mie “lussuose” stanze nel seminterrato! Vuoi questo Loki?»

Loki allora si morse il labbro per trattenne le risate poi cercò di supplicarlo in silenzio «Ti prego…farò tuto quello che vuoi.» sussurrò con le lacrime agli occhi per il solletico.

Thor allora si fermò e lo guardò intensamente mentre l’altro recuperava un po’ di respiro «Allora voglio un bacio.»

Loki lo guardò dolce «Sei un viziato Thor!» poi tacque come se si stesse mettendo in ascolto di qualcosa «Sai che non appena mi accosterò per baciarti quella porta si aprirà e nostra sorella ci darà una doppia punizione vero? L’avremo di sicuro svegliata.»

«E cosa può farci? Dare altre mille faccende di casa a me e far esercitare te su incantesimi noiosi?  Lo farebbe ugualmente e sinceramente mi disturba di più che mi mandi a dormire senza di te.»

Perché in effetti quella camera nella stanza più alta della torre era solo di Loki. Hela aveva stabilito che invece Thor dormisse nel sotterraneo accanto alla caldaia perché a detta di lei era al caldo e poteva continuare a buttarvi legna durante la notte.
Ma fin da piccoli Loki aveva fatto di tutto per essere sempre al fianco di Thor e siccome “non riusciva a dormire” senza di lui i due dormivano insieme praticamente ogni notte.
A Hela la cosa non sembrava andare molto a genio e se ad un certo punto aveva semplicemente smesso di combattere coi fratellini ogni scusa era buona per rispedire Thor nei sotterranei; ecco perché  anche quella volta i due ci tenevano a non svegliarla .

Loki arrossì, ma gettata un’occhiata veloce alla porta e vedendo che restava chiusa tornò su Thor «Vieni a prendertelo.» sorrise malizioso.

Thor accettò la sfida e lentamente si protese in avanti.
Quando avvertì le labbra morbide all’altro chiuse gli occhi sentendo poi le mani di Loki prendergli il volto e accostarselo di più. Durò pochi, ma lunghi secondi e separandosi da lui Thor posò sul naso del moro un altro bacio.

«Hai visto? Nessuna porta spalancata o doppie punizioni. Non si è svegliata. Dopotutto abbiamo anni di pratica Loki…»

«Si oppure…. Il mio incantesimo silenziatore alle pareti funziona benissimo.» ghignò Loki.

«Maledetto! Vuoi dire che non ci avrebbe sentito comunque?» lo fissò incredulo Thor.

Il moro lo guardò con una giocosa aria di sfida. 

«Nemmeno se mi avessi fatto urlare Thor.» disse fissando il biondo negli occhi e sorridendo, ma a quelle parole Thor arrossì di botto e Loki comprese che forse quella frase era un po’ troppo ambigua.

Thor e Loki da sempre si volevano molto bene, no era una bugia, si amavano a vicenda ed era così fin da bambini.
Raggiunta l’adolescenza quel sentimento non era cambiato, ma si era per così dire evoluto e approfondito. Thor si era ritrovato ad essere attratto dal corpo di Loki e a desiderarlo in maniera diversa senza poterlo controllare in alcun modo. Loki dal canto suo si trovava spesso ad osservare il fisico statutario del fratello sbavando praticamente ogni volta che lo vedeva senza camicia.
Alla fine una volta, un po’ per gioco e un po’ per attrazione reciproca, i due si erano baciati. Era stato un bacio breve dove le loro labbra si erano appena appoggiate l’une alle altre, ma i due avevano immediatamente compreso che da quel momento in poi quello sarebbe stato il loro modo di cercarsi. 
Thor amava Loki come un fratello, un amico, ma soprattutto come il suo amore e dopo quel bacio non aveva avuto bisogno di altre conferme: lo avrebbe amato per sempre e se anche un giorno fosse uscito da quella torre e avesse conosciuto altre persone era sicuro che quel sentimento per Loki non sarebbe mai cambiato. E non era il solo a pensarla così.
Loki, che invece poteva uscire e conoscere chi voleva, era arrivato alla sua stessa conclusione.
Ma il destino aveva giocato ai due giovani un altro brutto tiro e per quanto il loro amore fosse vero e probabilmente destinato a durare in eterno c’era qualcosa ad intromettersi.
Che non avessero mai fatto l’amore, Loki e Thor, era una menzogna perché lo avevano fatto e lo facevano continuamente. 
Lo facevano scambiandosi dolci baci. Lo facevano quando si abbracciavano e rimanevano l’uno stretto all’altro per ore. Lo facevano persino scambiandosi dolci carezze mentre l’azzurro degli occhi dell’uno si perdeva nel verde dell’altro. 
Ma diventare un corpo solo nell’amore…quello non lo avevano mai fatto, né null’altro che coinvolgesse così intimamente i loro corpi; questo perché si amavano l’un l’altro a tal punto da doversi proteggere a vicenda. 
Infatti Hela, che non era di certo cieca davanti a quello che succedeva ai suoi fratelli, aveva confessato a Loki una terribile verità.
I due non potevano unirsi come avrebbero voluto. Se ciò fosse accaduto il tremendo maleficio che gravava su Thor avrebbe legato a sé anche Loki. 
Era un fatto di sangue, diceva Hela. Grazie alla sua magia lei poteva tenere lontana la malattia dal corpo di Thor, ma essa era comunque presente dentro di lui, nel suo sangue.

“Già siete due incoscienti anche solo a baciarvi, ma se succedesse qualcosa di più…ecco la malattia riconoscerebbe nel tuo sangue lo stesso di Thor, Loki. Siete fratelli del resto! Avete lo stesso sangue! Si insidierebbe anche dentro il tuo corpo e a quel punto l’incantesimo di protezione si spezzerebbe. Sai cosa vuol dire? Che la peste vi coglierebbe entrambi immediatamente e nemmeno io sarei in grado di fare qualcosa per salvarvi!”

Era per questo che Hela li riempiva di punizioni ogni volta che li sorprendeva a scambiarsi delle dolci attenzioni: era la sorella maggiore e voleva proteggere entrambi da quella tremenda eventualità.

“Mi sembra che tu stia già illudendo nostro fratello di poter avere una vita normale quando invece dovrà stare chiuso qui al sicuro in eterno, Loki. Smettetela di illudervi a vicenda o potreste farvi male irrimediabilmente”.

Thor e Loki avevano affrontato insieme la questione e il solo pensare di smetterla anche con le sole dolci attenzioni che si rivolgevano era per entrambi impensabile. Si sarebbero amati come avevano sempre fatto fino a quella scoperta né più né meno con la speranza  di trovare un giorno una soluzione e di poterlo fare senza alcun tipo di vincolo. 
Ma erano pur sempre esseri umani e alla volte non era facile far finta di nulla…per nessuno dei due…

«C-coraggio adesso. Dobbiamo dormire davvero.» trovò la forza di dire Thor.

Loki annuì e lasciò che il biondo si sollevasse da lui e gli si mettesse al fianco.

Dopodiché senza che ci fosse alcun bisogno di chiedere Thor lo avvolse nel suo abbraccio e Loki lo lasciò fare.

«Va meglio?» chiese il moro. 

«Adesso si.» sorrise il biondo. «Loki?»

«Mmm?» mugugnò l’altro.

«Ti voglio bene.» sussurrò il biondo.

Da che erano piccoli i due si rivolgevano quelle tre semplici parole. In apparenza erano sempre le stesse eppure, proprio come il legame che univa i due, persino il valore di quelle tre parole si era intensificato ed aveva assunto per Thor e Loki tutt’altro significato. 

«Ti voglio bene anche io Thor…» disse l’altro di rimando facendo sorridere felice il compagno che in pochi secondi si addormentò beato.

Per Thor infatti esisteva solo un modo per riprendere sonno quando si svegliava nel mezzo della notte colto dall’ansia o dalla paura: stringendosi il suo Loki tra le braccia. 

 

Quando quella mattina il sole sorse penetrando dalla sorta di feritoia che si ritrovava per finestra Hela contemplò l’idea di scagliargli contro un maleficio che lo eclissasse per sempre. 
Purtroppo per lei la sua magia non era così forte e perciò si limitò a sbuffare e a scendere dal letto. 
Si trascinò fino ad un lavabo su un treppiede in ferro e dopo essersi sciacquata con abbondante acqua fredda il viso si guardò al grande specchio davanti a lei. Lo specchio le rimandò il suo riflesso. Era una bella donna, dalla pelle bianca e gli occhi di un verde spento. Tra i suoi lunghi capelli neri non v’era traccia di bianco e il suo viso non presentava una sola ruga.
Sorrise soddisfatta; pur avendo cresciuto due marmocchi fino a farli diventare giovani uomini era rimasta bella come in gioventù.
Era un peccato che nessuno a parte i suoi fratelli potesse godere della sua bellezza. Fuori della torre era sempre costretta a travestirsi e a celare la sua identità dietro mentite spoglie e un nome fasullo.

“Perché?” Le aveva chiesto ingenuamente Loki la prima volta che lo aveva portato con sé al villaggio vicino.

Hela infatti con la sua magia si era travestita da donna anziana e gli aveva ordinato di non chiamarla mai e per nessuna ragione col suo vero nome. Voleva invece che la chiamasse “Gothel” un nome fasullo che aveva scelto per quando si trovava fuori dalla torre.

“Vedi fratellino noi maghi e streghe facciamo molta paura agli uomini e per questo veniamo spesso perseguitati. É più al sicuro nostro fratello chiuso in quella torre che noi qua fuori in mezzo alla paura delle persone. Se mi mostrassi col mio vero aspetto sono certa che tutti capirebbero subito che sono una strega. Così invece sembro solo una cara vecchietta.”

“Capisco, quindi anche io dovrei travestirmi?”

“Per ora vai bene così, quando crescerai si vedrà” aveva riposto lei e a detta sua anche crescendo Loki non aveva bisogno di alcun travestimento.

La donna continuò a contemplarsi e quello che vide allo specchio le piacque molto benché non poté nascondere il suo fastidio davanti  alle leggere occhiaie sul suo viso.
Non aveva dormito bene quella notte e per una volta non poteva dare la colpa a Thor e al fatto che non avesse riscaldato a dovere la torre.
Quella volta infatti il problema era stato il nervosismo che l’aveva perseguitata mentre cercava di prendere sonno. 
Sostò un ultimo istante nel suo riflesso.

«Saresti stata una bellissima regina, principessa Hela» sussurrò tirando un sospiro prima di guardarsi intorno.

La sua stanza si trovava esattamente al centro della torre, era grande, ma poco luminosa e in quanto all’arredamento aveva dovuto accontentarsi. Per essere stata una principessa si era adattata fin troppo bene a quella sorta di reclusione forzata.
Alzò le spalle poi si vestì con un lungo abito nero e si diresse verso la porta della sua stanza.  Una grande scala a chiocciola partiva dalla base della torre arrivando fino all’ultimo piano e una volta fuori dalla sua camera Hela salì i gradini per raggiungere proprio quello. 
Gradino dopo gradino si chiedeva perché non riuscisse a smorzare la tensione che sentiva addosso.
A non darle tregua era  il pensiero che quello fosse l’ultimo giorno prima della maggior età di Loki.
Continuava a ripetersi che non c’era motivo di preoccuparsi: in tutti quegli anni infatti aveva calcolato ogni mossa e studiato ogni bugia con minuzia. Eppure non era tranquilla e mentre si avvicinava alla porta della stanza più alta della torre avvertiva in sé un terribile presentimento. 
Era come se al posto dei solidi mattoni del castello di bugie che lei stessa aveva costruito in quegli anni con sforzi e sacrifici si fossero improvvisamente sostituite fini carte da gioco pronte a cadere alla prima leggera brezza di vento… 

 

Molti anni prima, molto lontano da quella torre…

In quelle che oramai erano le ultime ore di una cruenta battaglia durata alcuni mesi per decidere della sovranità su un paese lontano, Odino, un giovane re dedito alla guerra, alla conquista e alla vittoria, ricevette notizia che in quel giorno di primavera, freddo come l’inverno, l’erede che lui e sua moglie la regina stavano aspettando aveva finalmente visto la luce.
Era una bambina e il giovane re la presentò presto al suo popolo come principessa Hela, primogenita di Odino e legittima erede di un florido e glorioso regno.
Crescendo la bambina si rivelò di animo identica al padre, fiera e battagliera, ma nell’aspetto, e non solo, era identica alla madre.
Questa era una strega ed Hela ne aveva ereditato i poteri. La madre le aveva insegnato a gestirli e la figlioletta era in gamba a tal punto che l’avrebbe  di certo superata in bravura un giorno. 
Le arti magiche della regina però non erano ben viste da tutti i sudditi ed alcuni sostenevano persino che essa avesse stregato il cuore del sovrano con un sortilegio poiché egli la amava molto e le era davvero devoto.
La verità era che il giovane re aveva ritrovato nella sua consorte un animo simile al suo, dedito alla conquista, alla ricchezza e alla gloria e se n’era profondamente innamorato.
L’autenticità del suo sentimento, purtroppo, fu provata dal destino e chiunque avesse avuto dei dubbi dovette ricredersi poiché la regina morì e il re ne rimase distrutto. Fu a causa della peste. La regina contrasse quella terribile malattia e nessun incantesimo o prodigio poté salvarla dalla morte. 
Dopo quell’evento il re cadde in un profondo stato di lutto e giorno dopo giorno si fece sempre più burbero e cupo. Iniziò a trascorrere molto tempo chiuso nel suo studio pianificando nuove strategie militari per ore, rifiutando le visite di chiunque e dimenticandosi quasi di avere una figlia. 
Hela dal canto suo aveva solo nove anni quando perse sua madre e questo, unito alla chiusura del padre, provocò in lei un dolore profondo e un vuoto incolmabile.

Per quattro anni padre e figlia versarono in quelle condizioni e il loro rapporto si incrinò irrimediabilmente. Un giorno il re partì in guerra per aiutare un paese alleato a sconfiggere un popolo nemico; stette via per quasi due anni, ma la figlia quasi non avvertì la sua mancanza.
Un pomeriggio, che aveva tutta l’aria di essere come gli altri, la ragazza si dedicò ad esercitarsi nel combattimento coi pugnali: aveva scoperto che quel tipo di lotta le piaceva molto e stava mandando a segno ogni singolo colpo sennonché un suono lontano, di un corno, richiamò la sua attenzione. 
Corse sulle mura vedendo apparire l’esercito del re all’orizzonte. Suo padre era di ritorno e portava i vessilli della vittoria. 
Il re raggiunse presto la sua reggia e alla vista della figlia, in un gesto del tutto inaspettato, l’abbracciò sorridendole felice. 
La ragazza, sorpresa da quello slancio affettuoso nei suoi confronti, si prese un attimo per studiarlo. Suo padre sembrava diverso: il suo volto era disteso, l’espressione seria e burbera era stata sostituita da una felice e allegra. Aveva perso un occhio, ma questo non sembrava smorzare il suo entusiasmo.

 «Ho una sorpresa per te tesoro!» Le disse e Hela, avendo un debole per i regali, si aspettava già di ricevere doni meravigliosi e degni della principessa che era.

Il padre però tornò verso le sue truppe e fino ad una carrozza aprendone una porticina. Ne discese una donna bellissima, dai lunghi capelli castano dorato, gli occhi azzurri come un cielo terso e un sorriso dolce che avrebbe sciolto anche un cuore di pietra.
Hela rimase confusa alla vista della donna e ancora di più dal fatto che Odino la stesse conducendo da lei: dov’era la sorpresa?

«Hela» disse Odino sempre con un sorriso stampato in volto  «Ti presento Lady Frigga la regina del paese alleato, presto diventerà la mia nuova moglie»

La ragazza a quella dichiarazione sgranò gli occhi e rimase senza parole. 
Una nuova moglie? 
Ma perché?
La donna intanto le sorrise dolce  «Sono felice di conoscerti Hela, non sai quanto» e disse il vero.

Ma la principessa, ancora allibita, spostò lo sguardo da lei a Odino.
Com’era possibile? Suo padre era stato per anni chiuso in sé stesso e lontano da tutti, sopratutto da lei, a causa della morte della madre e adesso era tutto passato?
Adesso la chiamava “tesoro” abbracciandola e le presentava quella donna nella speranza di cosa? Che l’avrebbe accolta e l’avrebbe accettata a corte come una nuova madre?
Nella giovane improvvisamente si fece strada qualcosa di nero e profondo che avvolse il suo cuore gettandolo nell’oscurità più totale.
Non avrebbe accettato quell’imposizione, nemmeno se quella donna fosse stata la più buona del mondo.
Sul momento però decise di tenerlo per sé e si limitò a risponderle «Anche per me, non sapete quanto» ma disse il falso. 

I giorni passarono e la giovane principessa si ritrovò ad odiare la nuova sposa di suo padre sempre di più nonostante quest’ultima facesse di tutto per piacerle o anche solo per passare del tempo con lei. Frigga era una donna buona e sapeva che la ragazza aveva perso la madre tanti anni prima perciò non ebbe alcuna pretesa verso di lei eppure Hela giorno dopo giorno erse un muro sempre più alto tra loro due senza avere l’intenzione di farlo crollare.
Odino dal canto suo non volle darci peso, disse che Hela era rimasta senza una mamma per troppo tempo e che questo doveva essere il motivo della sua freddezza verso Frigga.
La donna infatti era così buona e dolce da essere riuscita a far breccia persino nel cuore ferito del sovrano aiutandolo a diventare saggio e giusto; il re era sicuro che sarebbe accaduto anche con sua figlia, ma la ragazza la pensava diversamente. 
I giorni divennero mesi e poi anni e intanto Hela divenne sempre più forte, bella e fiera. Era l’erede del regno e perciò voleva esser pronta quando sarebbe diventata regina e almeno in questo trovava la piena approvazione di suo padre.
La giovane però non mancò di continuare a studiare la magia esercitandosi sui vecchi libri di sua madre. Era bravissima e otteneva sempre ottimi risultati, ma cercò di tenere quel lato di sé lontano dagli sguardi indiscreti dei suoi sudditi.
A corte infatti tutti sembravano temerla e molti erano preoccupati per le sorti del regno che la principessa prima o poi avrebbe ereditato da suo padre.

Ma ci pensò il destino beffardo ad intromettersi di nuovo nella vita della ragazza…

Una sera bussò alla porta del palazzo un vecchia chiedendo riparo dalla fredda notte invernale e magari un pezzetto di pane da mangiare. La regina stessa la accolse e fece molto di più di quello che la povera donna le aveva chiesto:  la condusse davanti ad un bel fuoco, le fece preparare del brodo caldo e le offrì abiti puliti e una bella camera in cui dormire. La donna accettò tutte le generose offerte della regina, ma non le sfuggirono le occhiate di disgusto che la giovane principessa le rivolse  per tutta la sera.
Quando l’anziana si fu ritirata per la notte Hela ne approfittò per parlare con Frigga.

«Adesso diamo rifugio persino ai mendicanti?» Le chiese con un disprezzo per niente velato. 

Frigga rimase delusa da quelle parole, ma le rispose con sincera dolcezza.

«Bisogna dare aiuto a chi ne fa richiesta, non importa che sia un re o uno schiavo. Un letto caldo e un po’ di conforto non si nega a nessuno, Hela».

«Di questo passo però tutti i vagabondi del regno busseranno alle porte del palazzo per chiedere aiuto, non vi pare?» 

«E la famiglia reale glielo darà! Ricorda Hela una buona regina risponde sempre alle richieste di aiuto del suo popolo» concluse Frigga decisa.

La giovane non poté che odiarla ancora di più, ma non finì così.

L’indomani infatti l’anziana donna si recò dalla regina e dal resto della corte «Vostra Maestà, sarei stata persa senza il vostro aiuto. Se c’è qualcosa che posso fare per sdebitarmi per la vostra infinta bontà non esitate a chiedere»

A quelle parole la giovane principessa emise uno sbuffo beffardo guadagnandosi un’occhiata di rimprovero dalla regina che poi si rivolse all’anziana.

«Non potrei chiedervi niente, cara donna. Sarebbe da villani volere qualcosa in cambio da coloro che nella difficoltà chiedono aiuto. L’abbiamo fatto volentieri»

La vecchia allora sorrise commossa e  proseguì nel suo discorso «Permettetemi almeno di farvi un umile dono. Ecco vorrei che accettaste questo raperonzolo» disse estraendo l’ortaggio da sotto il mantello nuovo che la regina le aveva regalato «Vi prego Maestà vogliate farmi il privilegio di dargli un solo morso prima che lasci il vostro castello; purtroppo era tutto ciò che avevo con me.»

La regina rimase stupita da quella richiesta, ma non esitò e accettato il raperonzolo dalle mani della donna lo portò alle labbra.
Hela fu tentata di fermarla dal compiere quel gesto: chi assicurava loro che l’ortaggio non fosse avvelenato? Ma in quel caso…beh, tanto meglio per lei! Si sarebbe liberata di quell’ingenua che suo padre si era messo al fianco al posto di sua madre una volta per tutte. 
Perciò rimanendosene zitta seguì quell’operazione con occhi pieni di cattiveria. 

Dopo aver morso l’ortaggio Frigga guardò l’anziana che le sorrise più felice di prima «Ci vedremo ancora Maestà, ve lo posso assicurare» e senza aggiungere altro se ne andò tutta allegra.

Passarono diversi mesi da quell’evento in cui Frigga non morì avvelenata come Hela aveva sperato e tutto proseguì come sempre. Solo sei mesi dopo la principessa avrebbe compiuto ventun anni raggiungendo così l’età adulta e avvicinandosi di un altro passo al trono di suo padre. 
Era quasi il tramonto e Hela stava studiando delle carte quando venne convocata nella sala del trono insieme al resto della corte.
A quanto pareva un uomo si era presentato alle porte del palazzo dicendo di voler parlare con la regina. Costui era un tipo piuttosto strano: indossava abiti sgargianti e colorati, aveva gli occhi truccati e corti capelli grigi ben acconciati.
Si era annunciato come il Gran Maestro, un mago buono e pellegrino e quando tutta la corte fu riunita la regina gli chiese come mai fosse venuto a far loro visita.
Il mago le sorrise dicendo che in realtà quella non era la prima volta che si incontravano e di fatti davanti agli occhi di tutti assunse l’aspetto della vecchia mendicante per poi tornare alle sue stravaganti sembianze e sorridere soddisfatto.

«Nessuno si agiti sono un muta forma, posso fare quello che voglio col mio aspetto. Sorpresi? Oh allora questa vi piacerà ancora di più! Mia Regina sono rimasto profondamente colpito dalla vostra bontà d’animo perciò sono qui per dirvi che grazie a quell’unico morso di raperonzolo che mangiaste su mia richiesta voi avete potuto concepire il figlio di vostro marito che portate in grembo. Si lo so: volevate fosse una sorpresa, ma sono costretto a fare io l’annuncio per primo.»

Tutti gli astanti a cominciare dal re puntarono gli occhi sulla regina che arrossì e guardò il mago con una punta di rimprovero: ciò che diceva era vero, ma avrebbe dato volentieri la notizia al suo sposo al compleanno di lui come regalo.

«Ad ogni modo» proseguì lo straniero «Sono qui per annunciarvi che tra sei mesi, prima che quella sorta di vipera diventi maggiorenne… sto parlando di te moretta» disse guardando storto la principessa che in vero non seppe dove trovò la forza di contenersi e non uccidere quel tipo seduta stante «vostro figlio nascerà. Sarà un maschio. Un incantesimo indissolubile veglierà sulla sua salute ed egli crescerà forte e sano senza che alcun male possa ferire il suo corpo. Un grande amore proteggerà invece il suo animo e il suo cuore preservandoli dall’oscurità. Infine il suo destino lo salverà. Costui sarà l’erede nonché futuro re di questo regno. Così è scritto.»

Hela sgranò gli occhi mentre un coro di voci e bisbiglii si diffuse nella sala, ma il re lo zittì e prese la parola. 

«Mi spiace mago, ma quest’ultimo dettaglio è impossibile. Io ho già una figlia. Sarà Hela ad ereditare la corona.»

«Spiacente Mio Re, io sono solo un umile messaggero degli interpreti del cosmo e questo è ciò che il cosmo dice. Vostra figlia…» disse e il suo sguardo si fece improvvisamente duro incontrando quello della principessa dall’aria tutt’altro che rilassata «non sarà mai una regina.»

A quelle parole un pugnale volò nella sua direzione, ma il mago si dissolse in una nuvola di fumo e questo cadde a terra con un suono metallico. 
Nella sala calò il silenzio più totale mentre la principessa, con la mano ancora alzata, fissò il punto dove era sparito il mago con profondo odio.

 

Da quel giorno Hela si fece ancora più crudele con Frigga: la insultava ogni volta che poteva e trattava male i sudditi che iniziarono davvero a detestarla e a sentirsi sollevati dalla premonizione del mago.
Questa parve trovare un principio di conferma il giorno prima del compleanno di Hela quando la regina diede alla luce il principe Thor. Era un bambino biondo, con gli occhi chiari come quelli della madre e un sorriso che faceva innamorare chiunque lo guardasse.
Essendo nato alla vigilia del compleanno di Hela tutti gioirono della nascita del bambino e della maggior età della principessa, tutti tranne Hela ovviamente.
La giovane non riusciva a smettere di pensare a quel mago e alle sue parole.
Tra l’altro benché all’inizio fosse convinta di avere il pieno sostegno di suo padre, che sosteneva che sarebbe comunque diventata regina, le convinzioni di Hela crollarono a causa dello sgorbietto biondo. A nemmeno un anno dalla nascita del principino il re si era già visibilmente convinto che la profezia si sarebbe avverata, Odino infatti non aveva occhi che per lui e lo trattava con una dolcezza che Hela sotto sotto invidiava perché sicura di non averla mai ricevuta.
L’odio l’accecò completamente e, iniziando a convincersi che se quello che considerava il suo fratellastro non sarebbe diventato re grazie alla profezia lo sarebbe diventato per volontà di suo padre, si decise a prendere provvedimenti.
Non poteva semplicemente uccidere il marmocchio né farlo uccidere perché ovviamente tutte le accuse sarebbero ricadute su di lei; i sudditi infatti sapevano bene quanto grande fosse l’odio di Hela verso il principino così scelse un’altra strada.
Propose a Frigga di dare una piccola festa per il primo compleanno del suo fratellino, una festa all’aria aperta e quale scenario migliore degli splendidi prati in fiore appena fuori della città?
Erano distese verdi e piene di fiori di ogni colore che costeggiavano il bosco tranquillo e pieno di socievoli animaletti.
A Frigga parve una splendida idea e nella speranza che quello potesse essere un primo passo per riunire la loro famiglia l’accettò di buon grado. Hela non avrebbe potuto sperare in niente di meglio. 

 

Giunse il giorno del primo compleanno del principe Thor. Il cielo era leggermente coperto dalle nuvole, ma era pur sempre una calda giornata di primavera. Il piccolo principe gattonò per tutto il tempo allegro nell’erba verde prendendo i fiori tra le manine e ridendo felice.
All’improvviso però un lupo spuntò dal bosco. 
Fu un attimo: la bestia prese il bambino tra le fauci e se lo portò via nel bosco tra le urla disperate di Frigga. 
Fu Hela a seguirlo prontamente per salvare il suo fratellino e nemmeno le guardie del re riuscirono  a stare dietro alla veloce corsa della principessa. Hela seguì la creatura nel folto del bosco senza fermarsi o guardarsi indietro.
Corse e corse e quando fu davvero certa di non avere nessuno alle spalle si fermò e il lupo….la imitò. La creatura appoggiò il piccolo a terra e si dissolse in una nuvola verde mentre Hela si avvicinò al bambino piangente con un pugnale affilato nella mano destra.

«Oh padre ho cercato di salvarlo, ma quella bestia l’aveva già divorato.» disse incominciando di già a versare false lacrime.

Avrebbe ucciso il fratellastro e avrebbe portato come prova a suo padre il suo abitino insanguinato fingendosi disperata.
Doveva fare presto prima che le guardie la raggiungessero. Si chinò accanto al bambino e guardò con odio profondo quegli occhi chiari e innocenti che piangevano disperati «Sogni d’oro principino» sussurrò crudele prima di abbassare il pugnale sul fratellastro, ma…sorpresa?
Prima che anche solo potesse sfiorarlo il pugnale si dissolse in una sabbia scura. 
Hela guardò la sabbia nella sua mano incredula facendola cadere a terra.
Senza pensarci due volte prese un grosso sasso accanto a sé, ma il risultato fu lo stesso. 
Perché non poteva ucciderlo?
Come se avesse appena ricevuto una secchiata d’acqua gelida si ricordò improvvisamente  di un dettaglio. Le parole della profezia riecheggiarono nella sua testa.

“Un incantesimo indissolubile veglierà sulla sua salute ed egli crescerà forte e sano senza che alcun male possa ferire il suo corpo…”

Quel bambino era protetto! C’era un incantesimo indissolubile sul suo corpo e per quante volte lei potesse provare non lo avrebbe mai ucciso, mai! E adesso?
Se fosse tornata indietro senza suo fratello l’avrebbero accusata di aver architettato tutto, d’altra parte poteva uccidere un animaletto del bosco e abbandonare il bambino prendendone almeno le vesti. Con un po’ di fortuna ci avrebbe pensato qualche animale selvatico a fare il lavoro per lei.
Si, avrebbe fatto così. Ecco però giungere alle sue spalle le voci dei soldati di suo padre. 
Non aveva più tempo, ma non voleva tornare a palazzo e assistere alla crescita di quello sgorbietto e alla sua ascesa al trono, non avrebbe sopportato tanto!
Le voci si fecero più forti e dovette decidere d’istinto: se lei non sarebbe diventata regina nemmeno suo fratello avrebbe avuto il trono! Raccolse il bambino da terra e a tutta velocità sparì nel folto del bosco.

Camminò a lungo senza mai fermarsi e senza mai riposare. 
Il fratellino pianse senza sosta e lei si chiese perché non lo stesse semplicemente abbandonando per darsi alla fuga, ma a quel punto sarebbe stato troppo facile.
Con la fortunata profezia dalla sua parte come minimo qualche cacciatore avrebbe raccolto il marmocchio e lo avrebbe riportato tra le braccia di suo padre.
No, lei doveva assicurarsi che suo fratello non arrivasse mai al trono anche a costo di dover sopportare quei pianti disperati. Camminò per un giorno intero. 
Il tramonto stava per calare anche su quella giornata e Hela si sentiva ormai senza forze. Il fratellino aveva smesso di piangere e dormiva, ma lei sarebbe potuta crollare da un momento all’altro.
Giunse ai piedi di un’alta parete di roccia dalla quale sgorgava una piccola fonte d’acqua. Appoggiò Thor contro un masso e accostandosi alla fonte bevve quanto più poté concedendosi di sedersi un istante su una roccia lì accanto. Il sole morente illuminava la parete di roccia di un bel colore aranciato scaldando un poco anche il suo viso. 
Aveva una fame terribile e avrebbe dato di tutto per un pezzo di pane.

“Un misero pezzo di pane…io che ero destinata al trono di mio padre” si disse sentendo le forze abbandonarla gradualmente. 

Era così stanca, avrebbe solo voluto dormire “Magari solo un po’…” si disse avvertendo le palpebre appesantirsi e il corpo cedere.
In quel momento qualcosa si mosse tra i cespugli ed attirò immediatamente la sua attenzione mettendola in allerta. Ma era solo una capra.

“Perfetto!” Pensò. 

Poteva catturarla e sfamare lo sgorbio col suo latte e poi ucciderla e procurarsi una cena per lei, ma la capra non la considerò minimante e agilmente saltellò sulla roccia proprio a pochi metri sopra la sua testa e…. Sparì.
Hela rimase interdetta da quella visione, gettò un rapido sguardo a Thor e vedendo che dormiva ancora si arrampicò sulla roccia seguendo il percorso fatto dalla capra. 
Scoprì una fenditura nella parete e vi si inoltrò.
Per un attimo pensò di star sognando: oltre la fenditura c’era una verde radura circondata da alte montagne di roccia. Era pieno di capre e pecore che pascolavano libere, c’erano alberi da frutto qua e là e proprio nel centro quella che sembrava un’antica torre di guerra.
Era il luogo perfetto dove nascondersi.

Quella sera Thor bevve latte di capra mentre Hela ne arrostì un po’ sul falò di fortuna che aveva acceso grazie alla sua magia. Aveva perlustrato la torre trovandola come si aspettava disabitata, ma fornita di tutto il necessario che potesse servire a sopravvivere.  Nel sotterraneo c’era addirittura una caldaia e alla base della torre una cucina. Poi c’erano altri tre piani: una stanza era vuota e perciò ci si poteva mettere di tutto mentre quelli più in alto erano stanze con un letto ciascuna e qualche vecchio e polveroso mobile in legno che conteneva però delle coperte. 
Doveva essere disabitata da molto, ma con l’aiuto della sua magia magari avrebbe potuto farvi qualche lavoretto per renderla più accogliente.
In fondo da quel giorno quella sarebbe stata la sua vita: da principessa sarebbe diventata la bambinaia e carceriera del suo tanto odiato fratellastro.
Osservò il bambino nell’erba strofinarsi i pugnetti sugli occhi mentre il sonno tornava a chiamarlo a sé. Di certo avrebbe dovuto inventarsi qualche cosa per quando sarebbe stato più grande, ma aveva tanto tempo per pensare ad una storia. 
Una cosa era certa: nessuno doveva vedere in giro Thor, il rischio sarebbe stato troppo grande.
Le parole di quella profezia tornarono intanto a perseguitarla. 

“Un incantesimo indissolubile veglierà sulla sua salute ed egli crescerà forte e sano senza che alcun male possa ferire il suo corpo. Un grande amore proteggerà invece il suo animo e il suo cuore preservandoli dall’oscurità. Infine il suo destino lo salverà…”

Beh magari non poteva ferirlo né tantomeno ucciderlo, ma una cosa era certa: non avrebbe mai amato quello sgorbio e avrebbe fatto di tutto per rendergli la vita un inferno e impedirgli il compiersi del suo destino!

Per un intero anno Hela si occupò del mostriciattolo cercando intanto di fare del suo meglio per mettere “a nuovo” la torre. Aveva scoperto che solo a mezz’ora di strada c’era un piccolo villaggio e per non farsi riconoscere da nessuno si travestiva da vecchietta con la sua magia. Con tutta probabilità infatti suo padre doveva aver fatto perlustrare i boschi e non trovando il cadavere suo e di suo fratello di sicuro aveva capito che il bambino era stato rapito dalla figlia maggiore.
Meglio non rischiare e con quel travestimento nessuno avrebbe sospettato di lei. Aveva persino scelto un altro nome con cui farsi chiamare al villaggio: Gothel. 
Un giorno, che come sempre aveva lasciato Thor solo nella torre per recarsi al villaggio “Tanto non può succedergli nulla!”, udì nel bosco un pianto disperato, il pianto di un bambino!
Sul momento si pietrificò temendo che qualcuno avesse trovato per qualche assurda ragione suo fratello e si precipitò nella direzione di quei lamenti.
Raggiunse dei cespugli di iperico dove il pianto si faceva più forte, ma quando si aprì la strada tra questi trovò a terra un neonato. Doveva essere stato abbandonato.
Dapprima la cosa non la colpì molto, sapeva che in molti abbandonavano i figli nei boschi, lei stessa vi aveva pensato per suo fratello, ma poi notò uno strano medaglione al collo del piccolo.
Era argentato e pieno di ghirigori con al centro una piccola pietra verde.
Si avvicinò al bambino e sfiorando il medaglione avvertì la magia scorrere nelle sue mani. Quell’oggetto era magico e incuriosita Hela sfiorò la fronte del bambino avvertendo subito anche in lui la magia.
Doveva essere il figlio di qualche strega o mago; chissà magari lo avevano messo in salvo perché qualcuno li inseguiva o magari era solo nato poco amato.
Sfiorò ancora la fronte del piccolo e percepì che era al mondo da poche ore.
Si prese un momento per osservarlo: aveva i capelli neri come i suoi ed era pallido e al contrario di Thor, che era nato bello paffuto e forte, quel piccolo era magro e scarno.
I suoi occhietti erano aperti sul mondo con le loro iridi di un color verde intenso, ma sembrava stesse soffrendo molto. 

Lo sollevò e lo prese in braccio «Ti hanno abbandonato piccolo? La vita è ingiusta. Io lo so bene…Io sono Hela e tu chi dovresti essere?»

Girò il medaglione dove per magia apparve una semplice scritta.

«Loki» lesse ad voce alta. 

Hela ci pensò su un secondo: quel piccolo era magico come lei. Magari avrebbe potuto insegnargli la sua magia e chissà forse gli sarebbe stato utile avere qualcuno con cui far giocare l’altro moccioso.
Crescendo forse i due si sarebbero vegliati l’uno l’altro dando meno lavoro da fare a lei e allo stesso tempo Hela avrebbe condiviso con qualcuno il peso di dover sopportare Thor. 
In fondo marmocchio più marmocchio meno…
Certa che potesse essere un buon piano  si rialzò e portò il neonato con sé nella torre.
Aveva deciso velocemente e forse fu per la stanchezza e la fatica di quell’anno appena trascorso e di quella che sarebbe arrivata in quelli a venire che tralasciò un dettaglio…
Quel giorno la giovane fece inconsciamente avverare un’altra parte della profezia, quella che diceva che un grande amore avrebbe protetto l’animo e il cuore di Thor, e ciò accade dal primo istante in cui i due bambini vennero riuniti.

 

E proprio in quel momento nella torre…

Non c’erano dubbi che tra i due il preferito di Hela fosse il moro: a lui la sorella maggiore aveva dato la stanza più bella della torre, gli insegnava tutto quello che sapeva e trascorreva ore a parlargli di incantesimi. 
Il moro era più pacato di Thor, più ubbidiente, almeno davanti a lei, più elegante, più riservato…e soprattutto non era Thor!
Ovviamente però anche il suo adorato Loki aveva un difetto…
Quando lo aveva preso con sé Hela aveva sperato che i due fratelli si occupassero l’uno dell’altro, ma le sarebbe stato bene che si limitassero a prepararsi il pranzo o si lavassero i vestiti vicendevolmente; sotto sotto infatti sperava che Loki la imitasse e imparasse ad odiare Thor quanto lei. 
Quei due invece non solo andavano d’amore e d’accordo, ma avevano finito per innamorarsi.
Hela aveva dovuto ammettere a sé stessa di aver fatto al suo fratellastro nient’altro che un favore portandogli Loki e visto che giorno dopo giorno le tenerezze tra i due si intensificavano questo per lei poteva essere un problema.
Aveva ovviamente dovuto inventarsi qualcosa per tenere Thor chiuso nella torre; voleva infatti che la vendetta su suo fratello si compisse del tutto e per farlo non gli avrebbe mai permesso di uscire. Cosa sarebbe successo se qualcuno lo avesse in qualche modo riconosciuto o peggio se lui avesse scoperto la verità da solo?
Così si era inventata una bella storiella piena di fiocchi, dolore e dettagli vari.
Primo punto della sua grande bugia era che lei, Loki e Thor fossero tre fratelli nati in quella torre dove vivevano coi loro genitori.
Aveva appositamente scelto di mentire a Loki sulla sua adozione.
Infatti se Hela non faceva che cercare di rendere la vita un inferno a Thor non avrebbe mai sopportato di far star male Loki a cui invece si era molto affezionata negli anni.
Perciò, per non ferirlo, aveva deciso che non avrebbe mai scoperto la verità.
Il secondo punto della storia prevedeva che i loro poveri genitori fossero morti di peste e che anche Thor si fosse gravemente ammalato.
Lei e Loki invece si erano salvati; la malattia non li aveva colti perché entrambi magici.
Terzo e più importante punto della storia per salvare Thor dalla morte Hela aveva dovuto legarlo ad un incantesimo che avrebbe mantenuto in vita il corpo del giovane finché fosse rimasto nella torre. Se fosse uscito l’incantesimo si sarebbe spezzato e lui sarebbe morto.
Facile, semplice e, ovviamente, falso!
Non c’era nessun incantesimo; Thor era in perfetta salute e lo sarebbe stato sempre, lei lo sapeva bene purtroppo…
Per sua fortuna i due bambini avevano creduto a quella storia e per questo Thor non era mai uscito.
Solo una volta il fratellastro aveva tentato di fuggire alla sua prigionia.
Era notte fonda, ma Hela non riusciva a prendere sonno. Aveva provato lei stessa a cucinare quella sera. 
Pessima idea! In quello Thor la superava con le mani legate dietro la schiena, ma a parte questo… Per distrarsi aveva deciso di controllare i fratelli. Per accertarsi che Thor fosse sempre nella torre aveva stregato un piccolo specchio che portava sempre con sé e messo uno specchio in ogni stanza della costruzione. Solo in cucina, cioè alla base della torre, non ve n’era nemmeno uno perché uno specchio lì sarebbe stato parecchio strano e sospetto.
Anche quella volta aveva aperto il suo piccolo specchietto aspettandosi di vedere il volto di Thor comparire di sicuro nel letto di Loki, ma con sua grande sorpresa aveva visto tutt’altro. 
Lo specchio mostrava Loki di spalle e sporto dal piccolo balcone di camera sua, ma accanto ai piedi del moro Hela aveva scorto distintamente una corda di lenzuola. Si era precipitata alla finestra della sua camera, che allora era ancora una finestra, vedendo Thor calarsi giù dalla torre.
Mancavano pochi metri a che toccasse terra così Hela gli aveva lanciato contro un incantesimo. 
Niente di troppo complesso, una semplice illusione, ma il ragazzo aveva vissuto per un istante e come fosse reale il suo incubo peggiore: il venir ucciso dalla malattia.
Quello sciocco non si era nemmeno reso conto che fosse stata tutta un’allucinazione, ma l’incantesimo doveva esserle riuscito proprio bene perché il fratellastro si era così spaventato da non aver mai più riprovato a ripetere l’esperienza.
Da allora sembrava tutto tornato alla normalità poi Hela aveva iniziato ad accorgersi degli sguardi e dei gesti affettuosi che Loki e Thor si scambiavano. 
Ripensando alle parole della profezia si era ricordata di un grande amore per Thor ed avendo dedotto che potesse essere proprio Loki, le aveva provate tutte per tenerli lontani.
Si era persino inventata quella stupida storia che il biondo avrebbe potuto passare al moretto la sua maledizione e far spezzare la sua protezione, ma niente sembrava fermarli dallo starsene attaccati come sanguisughe.
Più di tutto Hela temeva che se Loki avesse deciso di aiutare Thor ad uscire da quella torre nulla lo avrebbe fermato e ormai che era grande lei non avrebbe certo potuto impedirglielo. 
E c’era di più.
Per convincere Loki della veridicità delle sue parole Hela lo aveva legato ad un incantesimo.
Era come una costante illusione; Loki infatti riusciva a percepire l’incantesimo di protezione che avrebbe dovuto proteggere Thor dalla malattia come se fosse reale e per questo ogni giorno si adoperava per trovare una soluzione. Ma si può trovare una soluzione a qualcosa che non esiste?
Loki era ancora giovane e inesperto, ma comunque un mago formidabile ed Hela era sicura che presto o tardi si sarebbe reso conto di trovarsi sotto effetto di un incantesimo. 
Era questo che la faceva essere così nervosa dopotutto, ma ancora per quel giorno poteva proseguire con la sua storiella e poi entro la sera successiva si sarebbe procurata il suo asso nella manica da giocare in caso di necessità…

 

Hela si fermò davanti ad una porta di legno e vi accostò l’orecchio: dalla camera di Loki non proveniva suono. L’aprì lentamente cercando di fare piano e sbuffò quando vide una lunga treccia bionda sbucare dal letto del moro.
Comunque non se ne stupì particolarmente: quei due le disobbedivano sempre, ma li aveva rimproverati talmente tante volte che si era stufata di lottare…almeno su quello. 
Mosse qualche passo verso il grande letto che ospitava i giovani e quasi inciampò nella lunga treccia di Thor. Prima o poi gliel’avrebbe tagliata e ce lo avrebbe impiccato!
Si prese comunque un secondo per osservare meglio i fratelli.
Thor si teneva Loki stretto tra le braccia e il moro se ne stava tutto accoccolato e al sicuro contro il suo petto.
Erano talmente sdolcinati che avrebbe potuto vomitare!

«Ma che bel quadretto.» sbuffò.

Si guardò intorno puntando una brocca piena di acqua sotto al lavatoio di Loki.
Ghignò perfida e mossa la mano per aria la brocca si sollevò attraversando la stanza fino alla testa del biondo sulla quale si fermò sospesa.

“Scusa fratellino” pensò lei, ovviamente riferita al moro, dopodiché schioccò le dita e l’acqua si rovesciò sulla testa di Thor, ma qualche schizzò finì anche addosso a Loki.

I due si svegliarono di soprassalto.

«Buongiorno pelandroni, quante volte devo dirvi che chi dorme non piglia pesci?»

I due ragazzi guardarono la sorella stupiti e appena imbarazzati, ma lei non vi fece troppo caso.

«Avanti Loki, devi ripassare i tuoi incantesimi prima di stasera. Non sappiamo in cosa consisterà il rituale. E tu…» disse con tono sprezzante rivolta a Thor «Questa è la lista delle cose da fare.» e una lunga pergamena apparve tra le mani del biondo «E che sia tutto fatto entro il nostro ritorno. Bene adesso vedete di darvi una mossa fratellini.» terminò con un sorriso inquietante prima di lasciarli soli. 

Thor sbuffò osservando la lunga pergamena «E ti pareva… mi ha dato da ribaltare l’intera torre! Tra un po’ mi chiederà di disfarla e rimettere i mattoni insieme»

«Non fare così, è solo il suo modo per tenerti impegnato.» disse Loki scendendo dal letto e infilandosi una tunica verde. 

Il biondo scosse la testa e borbottò «Si, continua a ripetertelo Loki!»

«Prego?» lo riprese il moro, ma Thor cambiò immediatamente argomento. 

«Allora…lei non ha proprio idea di come si svolgerà questo “rituale”?»

«No. Gli stregoni del villaggio ci hanno detto che il passaggio all’età adulta per un mago o uno stregone prevede una specie di rituale, ma pare sia segreto. Hela non l’ha fatto a suo tempo perché ha studiato da sola la magia e non ne era a conoscenza. Comunque non è una cosa fondamentale, è più una sorta di tradizione…»

Thor lo guardò dubbioso «Non è che ti faranno bere sangue da un teschio o ti chiederanno di fare cose strane vero?»

«Idiota! Non sono stregoni dell’occulto!»

«Sarà come dici, quello che conta per me…» disse avvicinandoglisi all’orecchio e parlandogli in un sussurro, cosa che fece rabbrividire piacevolmente il moro «è che il mio fratellino torni in tempo per festeggiare il suo compleanno con me.» sorrise facendo arrossire Loki.

«Te l’ho promesso, no? L’unica cosa che so del rituale è che non durerà a lungo. Sarò a casa entro l’alba e per una volta…da solo.»

Thor sorrise e si sistemò i lacci della sua camiciola morbida.

«A proposito, perché vi separate stavolta?»

«Hela andrà a nord. Ha bisogno di alcuni ingredienti per le sue pozioni e sarà di ritorno domani sera. E siccome ha detto che secondo lei vado solo a perdere tempo non ho ritenuto di doverle dare alcun tipo di dettaglio, nemmeno sulla durata del rituale.»

Thor assunse una finta espressione di rimprovero «Loki…Hai davvero tenuto nascosta una così alla nostra sorellina? Proprio tu?»

Loki arrossì ancora, ma stavolta era quasi mortificato. 

«M-ma veramente ventun anni sono un’età speciale e…e io volevo passarli con te…. Tu-tu sai quanto Hela detesti i compleanni…voi due siete nati praticamente lo stesso giorno e lei ha sempre vietato che li festeggiaste. Ho-ho fatto male a non dirglielo?» chiese con due occhioni puri e innocenti. 

Thor vi si incantò e si avvicinò sistemandogli una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio.

«Sei stato bravissimo. E sono d’accordo con te. È un momento importante! Finalmente potrai iniziare a fare quello che vuoi senza che Hela debba per forza saperlo e poi potrai andare dove vorrai Loki…» il suo sguardo si fece triste e Loki lo intuì.

«Sta tranquillo Thor. Mi sono esercitato tantissimo e da domani il vincolo dell’età sarà spezzato e potrò studiare anche gli incantesimi più complessi. Ne troverò uno che ti aiuti!»

«Tsk non c’è riuscita Hela in tutti questi anni!»

«Beh, ma lei non poteva certo lasciarti solo troppo a lungo! Immagina se ti fosse accaduto qualcosa con lei lontana? Io non avrei potuto fare niente…adesso invece potrò andare anche in capo al mondo, ovunque, ma ti tirerò fuori di qui.»

Thor annuì e lo abbracciò. 

Attendevano quel giorno da tanti anni e Loki non smetteva mai di ripetergli quelle parole; da una parte il suo cuore sperava che avesse ragione, dall’altra si chiedeva se non dovesse smettere di illudersi una volta per tutte.

«Coraggio adesso, mettiamoci all’opera prima che Hela venga a tirarci per i capelli.» gli sorrise Thor.

«Solo i tuoi, i miei sono troppo corti.» scherzò Loki mentre l’altro raccoglieva la sua lunga treccia e iniziava ad avvolgerla a spirale sulla testa. 

Non aveva più tagliato i capelli dal giorno della sua promessa con Loki e lasciandoli andare giù dalla torre quelli sarebbero arrivati benissimo oltre la metà. Era rimasta una cosa loro anche se Thor non vedeva l’ora di tagliargli. Un po’ per ciò che significava e un po’ perché iniziavano ad essere davvero difficili da gestire!
Una volta raccolti il più possibile i due si diressero alla base della torre. 

 

Per tutta la mattina Loki si esercitò con la sua magia mentre Thor si occupò delle faccende: cucinava, puliva, metteva la legna nella caldaia, faceva piccole riparazioni e di nuovo cucinava, puliva e metteva la legna nella caldaia. Solo quando Hela era fuori si allenava un po’ sollevando i ceppi di legna a mo’ di pesi, leggeva qualche libro, infatti sua sorella aveva insegnato a leggere a entrambi i fratelli e almeno in quello erano uguali, oppure apriva l’anfora della musica. 
Non era quella che Loki gli aveva portato quel giorno lontano, quella l’aveva distrutta Hela arrabbiandosi molto con Loki per quel gesto sconsiderato, ma questo non aveva impedito al moro di portargliene una nuova e più piccola che Thor teneva nascosta sotto al letto. 
Poco prima di pranzo Thor prese una pausa e si affacciò alla porta aperta del primo piano della torre dove Loki si stava esercitando con la magia; Hela lo aveva adibito a mo’ di studio per il fratellino mettendoci tanti libri e un piccolo scrittoio per Loki.
Il moro in quel momento aveva gli occhi chiusi e sembrava molto concentrato. Thor rimase in silenzio e lo osservò mentre una sfera di luce verde si creava nella sue mani assumendo una forma sempre più piccola finché al posto di quella il moro si ritrovò tra le mani un pettirosso.
L’uccellino prese il volo e uscendo dalla stanza iniziò a volare per le scale, ma Loki non aprì gli occhi: doveva rimanere concentrato fino a quando lo avrebbe richiamato tra le sue mani. 
Thor seguì un istante l’uccellino mentre volava verso l’alto della torre poi in punta di piedi entrò nella stanza e raggiunse Loki fermandosi di fronte a lui.
Hela, in camera sua, vide l’uccellino entrare in volo e sorrise soddisfatta osservandolo mentre faceva il giro della stanza e…
Thor rimase un momento a contemplare Loki: era bellissimo e molto concentrato. Si sporse verso di lui e appose un casto bacio sulle sue labbra.
Il moro riaprì gli occhi sorridendo alla vista di Thor «Scusa non ho resistito.» si giustificò il biondo, ma il moro gli gettò subito le braccia al collo e lo baciò  appassionatamente.
…Il pettirosso si dissolse in una polvere verde davanti agli occhi di Hela. La donna sbuffò infastidita. «LOKI RESTA CONCENTRATO!»  Gridò.
Al piano di sotto i due giovani si separarono di corsa.

«Ops.» sussurrò Thor, ma ad entrambi sfuggì una risatina complice. 

 

I tre si ritrovarono all’ora di pranzo per mangiare insieme e solo dopo Hela e Loki furono pronti per partire.
La torre in cui vivevano era molto alta e dalla fuga di Thor Hela aveva trasformato tutte le finestre in feritoie che aveva poi incantato. 
L’unica ad essere rimasta normale era quella della stanza di Loki su richiesta del moro, richiesta ovviamente accolta da Hela certa che dopo il suo scherzetto il biondo non avrebbe più tentato alcuna fuga. 
E poi l’uscita di Thor e Loki dalla torre calandosi con la treccia del biondo era più che altro un simbolo. 
Benché infatti la torre in apparenza non avesse porte sull’esterno, al piano terra una porta c’era eccome e solo Loki ed Hela potevano usarla.
Era una grande porta pesante in legno e ferro e per uscire i due maghi pronunciavano un certo incantesimo; aprendola poi vi trovavano fuori il mondo esterno. La stessa formula valeva per rientrare.  
A volte Thor aveva provato ad aprire quella porta e questa si apriva senza problemi, ma al posto della radura lui si trovava sempre davanti una parete di mattoni! L’incantesimo perdeva il suo effetto non appena Hela e Loki entravano o uscivano; anche quella era opera della strega la quale sosteneva che per il bene di Thor era meglio che il biondo non avesse tentazioni. 
In quel momento i tre si riunirono proprio lì davanti.

«Bene allora sai che devi fare.» disse Hela assumendo con uno schiocco di dita il suo travestimento da vecchietta «Saremo presto di ritorno Thor, non scappare è? Haha» terminò con il suo tipico “tatto” dopodiché pronunciò una formula e aprì la porta trovandosi davanti la radura. Uscì senza nemmeno voltarsi, ma Loki non la seguì subito. 

«Ci vediamo presto. Fa il bravo mentre non ci sono fratellone.»

«Non scapperò stanne certo.» rispose sarcastico, ma con un sorriso Thor. Loki scosse la testa e avvicinandoglisi lo abbracciò.

Hela si voltò in quel momento e vedendoli roteò gli occhi; i soliti sentimentali.

Fortunatamente per loro però era comunque abbastanza lontana per non sentire.

«Farò presto vedrai.» sussurrò Loki all’orecchio del biondo.

«Ti aspetterò alzato.» disse Thor stringendolo di più.

«Fate pure tranquilli voi due! Tanto ho solo mezza giornata di cammino!» gridò la strega con una certa stizza nella voce.

I due si separarono e dopo essersi sorrisi Loki si diresse alla porta «A stanotte.» sussurrò guardando il biondo; anche Thor gli sorrise di rimando dopodiché il moro si tirò la maniglia dietro. Non appena sentì il tonfo della porta chiusa il sorriso di Thor svanì sostituito da una profonda amarezza. 

 

Hela, sotto false spoglie, e Loki si incamminarono verso l’uscita nella montagna. La strega si era preoccupata di incantarla perché a chiunque sembrasse una semplice parete di roccia e in effetti  in tutti quegli anni i tre non avevano mai ricevuto una sola visita da parte di intrusi.

«Allora come ti senti fratellino?»

«Bene, sinceramente non avere la minima idea di come si svolgerà il tutto…non lo so, ma non mi spaventa affatto anzi mi incuriosisce molto.»

La donna annuì. Quando aveva scoperto il villaggio Hela si era accorta che vi fosse una piccola comunità magica, ma aveva cercato di evitarla. Purtroppo per lei invece Loki aveva fatto di tutto per avvicinarvisi e alla fine l’incontro era stato inevitabile. 
Erano tre stregoni e dapprima Hela aveva avuto timore di essere riconosciuta anche perché con loro non poteva certo mantenere il suo travestimento o la scusa fornita a Loki non avrebbe retto.
Aveva solo chiesto a Loki di continuare a chiamarla col suo falso nome in loro presenza e di non accennare mai a Thor perché lei voleva proteggere il suo “amato fratello” e non bisognava fidarsi di nessuno se non della famiglia. 
I tre comunque non le avevano mai fatto domande sul suo passato anzi pareva non gliene importasse proprio; si erano più che altro limitati ad insegnare a Loki alcuni incantesimi nelle poche volte che i due fratelli andavano a far loro visita ed Hela col tempo si era rilassata.
Era da quei tre che Loki stava andando per sostenere il rituale della maggior età. 

“Ventun anni…” si disse Hela.

Dopotutto era orgogliosa del giovane che aveva cresciuto, Thor non lo contava nemmeno tanto quello sarebbe cresciuto con o senza di lei, ma di Loki andava particolarmente fiera. E nonostante il moro rischiasse di mandare a monte tutto il suo lavoro ormai gli si era troppo affezionata.

«Loki…non sei costretto a farlo lo sai vero?»

«Oh avanti Hela. Cos’è tutta questa apprensione?»

Hela si morse un labbro, ma cercò di camuffare il suo nervosismo. Sospirò «È solo che…quasi non mi sembra vero che domani compirai ventun anni.»

«Ahah perché? Thor li ha compiuti due anni fa eppure era molto più tranquilla.»

«Ma non c’entra nulla! Tu sei il nostro fratellino più piccolo, la mamma è morta poco dopo averti partorito, ti ho praticamente fatto da madre, Loki. È normale che io sia emozionata.»

Loki sorrise.

«Lo capisco, però Hela… non vedo l’ora che sia domani. Il vincolo d’età si spezzerà. Ci pensi? Potrò mettermi all’opera con nuovi incantesimi e provare ad aiutare anche io Thor!»

A quelle parole la donna si fermò e il sangue le si congelò nelle vene. 

Vedendo i continui sforzi di Loki per liberare Thor, Hela, tra le varie bugie, aveva detto una mezza verità. Fino al raggiungimento dei ventun anni maghi e streghe non potevano usare a pieno il loro potere; lei non lo sapeva, ma glielo avevano detto gli stregoni del villaggio, perciò questo doveva essere vero. 
Ma aveva convinto Loki che a causa di questo motivo la sua magia fosse ancora troppo debole per aiutare Thor e questo era falso. 

«Hela va tutto bene?» chiese Loki notando la strana reazione della sorella.

Hela non ci pensò, ma ripose d’istinto. 

«Loki. Devi smettere di fare questi discorsi. Credi che non ci abbia già provato? A liberare Thor? Credi che in tutti questi anni io non abbia provato a salvare davvero mio fratello?»

Loki rimase interdetto dalle sue parole «Ma Hela…non volevo dire questo. Se da domani non avrò più vincoli anche la mia magia diventerà più potente e magari insieme noi due potremmo trovare un modo per…»

«NON C’È UN MODO LOKI! Devi smetterla di illudere Thor! Di riempirgli la testa di stupide fantasie! Non capisci che continui a fargli male così? Dandogli solo false speranze?!»

Loki si paralizzò e turbato abbassò di colpo lo sguardo. Sapeva bene quanto Thor ci stesse male, ma lui voleva davvero liberarlo per questo continuava a cercare di infondergli coraggio. Stava forse sbagliando senza rendersene conto?

«Mi dispiace.» sussurrò Loki mortificato.

Hela allora cercò di riprendersi «Loki…io vi ho cresciuti. Ho visto i nostri genitori morire di quella tremenda malattia e hai visto cosa sarebbe potuto accadere a Thor la notte in cui voleva scappare no?» 

Si, lo aveva visto eccome o meglio lo aveva sentito.
Thor quella sera era parecchio agitato e lui non era riuscito a fermarlo nemmeno volendo. Lo aveva visto calarsi dalla sua finestra implorandolo a bassa voce di fermarsi, ma quello non aveva voluto ascoltarlo.
Fuori era buio perciò non aveva visto bene, ma aveva udito Thor urlare forte e si era precipitato fino alla base della torre. Fortunatamente sua sorella lo aveva anticipato e provveduto a ricondurre l’altro dentro. Ricordava di come fosse corso a stringerlo: il biondo era pallido in volto e sembrava terrorizzato.
Continuava a guardarsi le mani con le lacrime agli occhi mentre Loki lo stringeva e piangeva perché quell’urlo gli aveva quasi fermato il cuore. 
Loki rabbrividì al solo ricordo e annuì appena.

«Non discutiamone oltre» concluse Hela e senza aggiungere una parola riprese a camminare imitata in silenzio dal moro.

I due continuarono a camminare finché non si trovarono di fronte ad una piccola biforcazione. Si abbracciarono salutandosi e dandosi appuntamento per il giorno seguente davanti all’entrata segreta della montagna.
Non capitava mai che entrambi rimanessero fuori casa per più di una notte o se succedeva i due maghi erano sempre insieme e non si separavano mai.
Hela non voleva infatti che i fratelli rimassero soli senza il suo controllo e non perché temesse una fuga da parte di Thor; sapeva che non sarebbe fuggito e comunque aveva sempre con sé il suo specchietto per sorvegliarlo. Temeva però che se i due fossero rimasti soli insieme avrebbero scoperto qualcosa senza che lei avesse una soluzione a portata di mano. 
Per questo doveva andare a procurarsi l’Assenzia, un’erba magica di cui aveva sentito parlare da giovane; una volta lavorata la sua proprietà era quella di cancellare la memoria di chiunque la ingerisse, ma doveva essere colta direttamente da chi ne avrebbe preparato una pozione. Era quello il suo piano di riserva, cancellare la memoria ai suoi fratelli e se fosse stato necessario lei e Thor si sarebbero separati da Loki per sempre. Procurarsela era divenuto ormai necessario perché più il tempo passava più Hela si rendeva conto che quella sarebbe stata la sua unica possibilità in caso di bisogno e doveva farlo prima  che Loki ottenesse la libertà datagli dalla maggior età. 
Fortuna aveva voluto che, per quel che ne sapeva lei, quella sera il fratellino dovesse sostenere quel lungo rituale così lei poteva star tranquilla:  Loki non avrebbe potuto raggiungere Thor prima del suo ritorno. 
Perciò quando prese la via di sinistra non sospettava minimamente che i due giovani avessero in mente tutto un altro programma in cui lei non era contemplata. 

 

«Ti senti tranquillo giovane Loki?» chiese lo stregone dai capelli corti e grigi e un pizzetto sul mento. Era più alto di Loki, indossava un abito blu e aveva le mani coperte da guanti di cuoio. Camminava con passo tranquillo accanto al moro mentre il sole era in procinto di tramontare su quella giornata.

«Beh siete stato voi stesso ad assicurarmi che sarebbe stata una cosa facile e veloce Stephen.»

I due stavano percorrendo un sentiero appena fuori dal villaggio diretti ad una grossa e vecchia casa isolata, col tetto spiovente e una strana vetrata rotonda per finestra. 
Quello era il luogo dove vivevano gli stregoni di quel villaggio, ma tra la gente del posto si facevano passare per curatori e tutti sembravano credere a questa versione.

«Loki…» disse lo stregone fermandosi e cercando lo sguardo del giovane moro «Ormai mancano poche ore al rituale. Dalla mezzanotte tu diventerai a tutti gli effetti maggiorenne e questo ti consentirà di ampliare i tuoi poteri con incantesimi nuovi e molto potenti. Ma prima di questo devo dirti che tu dovrai entrare completamente in contatto con te stesso…»

«Non capisco Stephen. Credevo fosse solo una sorta di tradizione…» disse Loki restando confuso da quella confessione.

«Quella era come dire…la scusa ufficiale, ma in realtà c’è molto di più. Loki ognuno di noi maghi  o stregoni nasce con la magia è chiaro, ma spesso molti si fermano solo alla sua parte superficiale. Per utilizzarla a pieno dovrai conoscerti davvero.» 

Il ragazzo lo guardava senza capire. 

 «Ti faccio un esempio: quando avevo vent’anni vivevo in un piccolo paesino molto lontano da qui. La terra era arida e c’era poca acqua. Allora io cercavo di evocarla dal terreno, ma riuscivo a richiamarne solo piccole pozze. Dopo il rituale ho capito che c’era qualcosa che mi bloccava e dopo sono riuscito ad evocare persino un grande corso d’acqua. Riesci a seguirmi?»

«Si, ma certo.»

«Quello che voglio dire è che anche a te come a tutti noi è nascosta una parte di te stesso e quando la scoprirai dovrai essere pronto ad affrontare la verità.»

Loki lo guardò diffidente per un istante «Perché mi metti al corrente di questo solo adesso? Avresti potuto dirmelo prima.»

Stephen sospirò «Credimi se te lo avessi detti prima stasera non saresti qui e non per tua volontà.»

Loki si zittì un istante. Aveva intuito cosa volesse dire lo stregone. In tutti quegli anni infatti non c’era stata volta che Hela lo avesse lasciato solo con lui o con gli altri due stregoni. Non si fidava molto di loro nonostante Loki si sentisse tranquillo. Quell’evento era un’eccezione e guarda caso Stephen stava ammettendo che c’era qualcosa che sua sorella non doveva sapere o non gli avrebbe permesso di partecipare a quel rituale. 
Provò a non pensarci, tanto ormai era in ballo, e i due ripresero a camminare silenziosamente dirigendosi alla casa.

 

Era la prima volta che visitava quel luogo senza sua sorella e quasi gli sembrò un’esperienza del tutto nuova. Loki si fece condurre al piano superiore in una camera vuota senza mobilio. Lungo tutto il perimetro della stanza erano state sistemate candele bianche per permettere di avere luce.
Al centro, con tanti rametti di legno, era stato tracciato un cerchio e in punti diametralmente opposti vi erano quattro cuscini: uno era occupato da un uomo paffuto e dai tratti orientali che si chiamava Wong, uno era vuoto, uno era occupato da una donna calva che gli dava le spalle e avvolta in una tunica gialla e l’ultimo da una figura incappucciata. Quella per Loki era una presenza nuova.
Prima che il giovane potesse anche solo dire qualcosa la donna parlò.

«Ben trovato Loki. Lascia le tue cose a terra e raggiungici nel centro del cerchio.»

Loki era leggermente inquietato: non si aspettava certo le candele, il cerchio e il tizio incappucciato, ma dietro di lui Stephen gli appoggiò una mano sulla spalla.
Loki lo guardò e l’altro gli rivolse un sorriso rassicurante così il giovane obbedì. Abbandonò all’ingresso della stanza il suo mantello, un borsellino e un piccolo fagotto: prima di incontrare lo stregone infatti aveva trascorso molte ore d’attesa al villaggio e aveva comprato i dolci promessi a Thor. 
Poi, una volta raggiunto il centro del cerchio, restò in piedi dando le spalle alla figura incappucciata e guardando in volto la donna. 
Lei era l’unica di cui in tutti quegli anni non avesse conosciuto il nome, ma sapeva che fosse a capo anche degli altri due. 
La donna gli sorrise.

«Sta tranquillo ragazzo, non ti faremo del male e il tuo cuore lo sa.»

Loki annuì e la donna gli fece cenno di sedersi. In quel mentre anche il mago Stephen li raggiunse e rimase in silenzio come gli altri tre.
La donna proseguì.

«Ti spiego il rituale. È abbastanza semplice. Tra poche ore, allo scoccare della mezzanotte, tu compirai ventun anni. In quel momento dovrai cercare di mantenere la tua mente vuota da ogni pensiero come una pagina bianca. Quando ti sentirai pronto me lo dirai e dovrai pronunciare la frase che io ti dirò. A quel punto una verità di te ti sarà svelata. Potrebbe essere qualcosa che ignori o che sai, ma hai dimenticato. Quando l’avrai ritrovata la tua magia sarà come sbloccata e tu potrai usare a pieno il tuo potere. Ma dovrai essere pronto ad affrontare questa verità. Te la senti ancora ragazzo?»

 «Si.» rispose sicuro Loki. “Devo farlo anche per Thor” si disse e quel pensiero lo motivò. 

La donna annuì «Bene mancano ancora diverse ore al momento propizio, adesso medita con noi ragazzo.» 

 

Mancavano cinque minuti alla mezzanotte quando la donna disse a Loki di incominciare a concentrarsi. Si sentiva strano. Non si era aspettato tutto quel discorso da parte dello stregone e della donna. Credeva sarebbe stata più una prova per testare le sue capacità magiche, ma a quanto pareva non c’entrava proprio niente.
Non aveva ancora scoperto chi fosse la figura dietro di lui e non aveva osato interrompere la meditazione per chiederlo, ma sentiva di avere i suoi occhi addosso anche mentre meditava.
Cercò di concentrarsi meglio e prese un respiro cercando di fare della sua mente un foglio bianco. 
Era abbastanza semplice; lui aveva imparato a farlo per apprendere certi incantesimi perciò gli ci volle solo qualche minuto.

«Sono pronto.» disse tenendo gli occhi chiusi. 

«Molto bene e sarà mezzanotte esattamente tra…» tacque un istante come se potesse avvertire i secondi scorrere nella sua mente «Bene Loki adesso hai ventun anni. Congratulazioni. Adesso pronuncia queste parole “Aver nut danà” e resta concentrato. Ci vediamo al tuo risveglio»

Loki non comprese in pieno il senso di quell’ultima affermazione, ma obbedì «Aver nut danà

Sul momento non accadde nulla poi uno strano torpore si impadronì dei suoi sensi.
Fu come ritrovarsi in quella fase tra la veglia e il sonno. 
Sentì la mente libera e priva di ansie o paure.
I suoi sensi si addormentarono eppure nella sua mente apparve un’immagine e lui la vide chiaramente. 
Era il volto di un uomo ed era proprio sopra di lui come se Loki fosse sdraiato. Lo osservò. Aveva i suoi stessi occhi verdi, ma era privo di espressione. Forse era suo padre. Sentì come se la sua mano si stesse alzando verso quel volto, la vide, ma questa era piccola come quella di un neonato. 
L’uomo appoggiò qualcosa di freddo sul suo petto e lo allontanò dal suo viso. Loki lo vide chiudere gli occhi e sussurrare qualche parola. 
Anche lui chiuse gli occhi e quando li riaprì quell’uomo non c’era più. Al suo posto c’erano alti cespugli verdi pieni di macchie gialle, no, non macchie, fiori.
Avvertì  il bisogno di piangere e lo fece. Dalle sue labbra uscì un pianto lungo e disperato. Aveva paura. Aveva bisogno che qualcuno venisse da lui. 
Le foglie dei cespugli si scossero e qualcuno di quei fiori delicati cadde intorno a lui. Intravide il volto di una donna anziana. La donna gli sfiorò la fronte un paio di volte prima di sollevarlo. Se la trovò faccia a faccia. 

“Ti hanno abbandonato piccolo? La vita è ingiusta. Io lo so bene…Io sono Hela e tu chi dovresti essere?”

Si girò tra le mani una sorta di medaglione.

“Loki” terminò.

Loki spalancò gli occhi e avvertì il respiro quasi mancargli. Aveva l’affanno e brividi di sudore freddo gli attraversavano la schiena. Qualcosa di caldo però rigò il suo viso. Aveva iniziato a piangere senza nemmeno rendersene conto. 
Cercò di mettere a fuoco la situazione e vide davanti a sé la figura della donna.

«Stai bene ragazzo?» chiese lei apprensiva.

Loki scosse la testa ancora scioccato. Non stava bene per niente. Non poteva credere a quello che aveva appena visto. 
Sua sorella…gli aveva mentito. E lui lo aveva scoperto come uno spettatore impotente. Come a dar voce ai suoi pensieri la donna parlò.

«Da come sei sconvolto capisco che devi aver scoperto qualcosa di molto doloroso. Un segreto che era rimasto celato dentro di te per tutti questi anni.»

Loki cercò di riprendere il controllo di sé provando a calmare il respiro seguendo la voce lenta e pacata di lei.

«È normale che tu ti senta sconvolto, succede a chiunque si sottoponga al rituale. Ma ti assicuro che il dolore che proverai non farà altro che aiutarti a crescere.» gli appoggiò delicatamente una mano sulla spalla «Loki, ora starai soffrendo. Vai a casa e cerca il conforto di chi ami. Quando il tuo cuore ferito si sarà quietato potrai vedere tutto più chiaramente.» 

Loki era fuori di sé e provava un dolore terribile. Era stato abbandonato e Hela…Hela non era sua sorella di sangue, lo aveva solo trovato e gli aveva mentito per tutti quegli anni.
E Thor… nemmeno Thor era…
Un pensiero attraversò la sua mente.
Annuì con urgenza e sollevandosi corse alla porta raccogliendo velocemente le sue cose e uscendo da quella casa.

«Non dovevamo imbrogliarlo così. Avremmo semplicemente dovuto dirgli quello che sapevamo subito! È un bravo ragazzo.» disse Wong scuotendo la testa.

«Sai che non potevamo.» lo riprese Stephen «Se lo avessimo fatto prima del tempo avremmo deviato il corso del suo destino. Mentirgli conducendolo a compiere il rituale era l’unica via perché trovasse il primo tassello che condurrà lui e l’altro giovane a scoprire la verità. Era così che doveva andare. Lo avevamo predetto.»

«Stephen ha ragione amico mio. E adesso è tempo che la verità sia rivelata.» disse infine la donna, poi si rivolse alla figura incappucciata davanti a lei. «Ora è il tuo turno. Ma dai tempo al ragazzo. In questo momento ha bisogno di quietare il suo cuore ferito.»

La figura annuì, dopodiché si alzò e uscì con tutta calma dalla stanza.

 

Loki era uscito dalla casa con urgenza nemmeno fosse un ladro e  aveva iniziato a correre senza fermarsi mai. Era buio e se non fosse stato per la luna non avrebbe nemmeno visto gli alberi davanti a sé nel bosco.
Correva e intanto si sentiva agitato come non mai. Voleva scacciare tutto ciò che aveva scoperto almeno finché non fosse arrivato a casa, ma aveva così tante domande. 
Aveva visto bene gli occhi di quell’uomo: erano freddi e privi di qualsiasi emozione. 
Come se non bastasse non riusciva a smettere di pensare che Hela, sua sorella maggiore, la sua mentore, la persona che aveva cresciuto lui e Thor, gli avesse mentito. Perché poi?
Avrebbe potuto confidargli semplicemente la verità.
E poi perché quella storia dell’incantesimo  e del sangue e che lui e Thor dovevano stare lontani?

“Thor…”

Era sconvolto eppure in quel momento voleva arrivare a casa, buttarsi tra le sue braccia e lasciarsi avvolgere  dal suo calore. Era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento. 

 

Si arrampicò sulla roccia della parete con talmente tanta foga che quasi si ferì la mani e inciampò nei suoi passi correndo a perdifiato verso la torre che si ergeva silenziosa al centro della radura nella notte scura.
Corse veloce e pronunciò la frase di apertura della porta ancor prima di raggiungerla. La porta si materializzò e lui entrò spalancandola e sbattendosela alle spalle velocemente. La base della torre era buia e silenziosa e non c’era nessuno perciò Loki prese le scale e in tutta fretta sorvolò tutti i piani fino a raggiungere l’ultimo. Spalancò la porta della sua stanza e…trovò tutto buio e silenzioso, ma il letto era fatto.

Ancora con l’affanno mosse qualche passo fino al centro della stanza.

«T-Thor?» chiamò incerto.

Alle sue spalle una luce si accese e Loki voltandosi vide il volto di Thor illuminato dalla fioca luce di una candela che il biondo teneva in mano. Nell’altra reggeva un dolce e lo guardava sorridendo. 

«Buon compleanno!» gridò allegro il biondo «Ti ho visto arrivare dal balco…» in quell’istante notò il volto sconvolto del moro.

Loki aveva un’espressione distrutta e i suoi occhi erano pieni smarrimento. Lasciò cadere qualcosa a terra, ma non se ne curò.
Il biondo rimase paralizzato, ma dovette riscuotersi. Appoggiò velocemente la torta e la candela su un comò e gli si avvicinò apprensivo.

«Loki, che è successo? Che cosa ti hanno fatto?»

Loki lo guardò immobile poi abbassò lo sguardo iniziando a singhiozzare.

«Ehi.» disse Thor cauto prendendogli le mani «Sono qui, qualunque cosa sia successa io…sono qui.» disse rassicurante cercando i suoi occhi. 

Loki sollevò lo sguardo e Thor incontrò i suoi occhi arrossati e le guance umide «Che succede Loki?» chiese ancora gentile, ma anziché rispondergli il moro gli prese il volto tra le mani e lo baciò con slancio.

Fu un bacio intenso e pieno di disperazione. Il corpo di Loki si spinse contro quello di Thor con foga e passione. Il biondo comprese chiaramente le intenzioni del moro e questo gli fece spalancare gli occhi e irrigidirsi. 
Lui e Loki si erano baciati, tante volte, ma mai cercando quel contatto! Quello andava oltre…

«Lo-Loki mmm… n-no! Aspetta!» provò Thor tentando di separarsi da lui, ma Loki premette di più le labbra contro le sue e con le mani si aggrappò alla sua camicia strattonandogliela per attirarlo a sé.

Thor di nuovo e con più decisione si separò da lui e appoggiò le mani sulle sue fermandolo e guardandolo dritto negli occhi.

«Loki! Non voglio che ti succeda qualcosa di male. Non possiamo!»

«P-possiamo in-invece…» ansimò tra i singhiozzi Loki sulle sue labbra mentre ancora le lacrime gli rigavano il volto «Possiamo! Ab-abbiamo s-sempre p-potuto!»

Thor rimase sconvolto dalle sue parole. Loki era tornato sconvolto e in lacrime e adesso voleva…Doveva cercare di capirci qualcosa.

«Che-che stai dicendo Loki?»  chiese cauto il biondo. 

Il moro lo guardò e altre lacrime scesero dai suoi occhi e gli bagnarono le guance. Si costrinse a prendere un respiro.

«Thor io…io non sono tuo fratello»

Gli occhi di Thor si sgranarono increduli. 

«Cosa?!»

 

Se ne stavano entrambi in silenzio adesso.
Thor aveva fatto sedere Loki sul letto e aveva atteso che si calmasse.
Il moro gli aveva raccontato quello che aveva visto tutto d’un fiato senza tralasciare nulla. Entrambi erano increduli che Hela avesse tenuto loro nascosta una cosa così importante. 

«Forse…forse voleva solo che non soffrissi.» sussurrò Loki fissando il pavimento. 

Thor annuì. Gli stava tenendo una mano e ne accarezzava il dorso col pollice, ma non guardava l’altro.

«P-però…» cercò di farsi coraggio Loki «Non capisco perché ci abbia mentito sulla storia del sangue e dell’incantesimo. Sa che…insomma noi due…» sussurrò con un filo di voce. 

Thor strinse la mano libera a pugno e serrò la mascella.

«Per far soffrire me…è chiaro» 

«Thor, ma che dici?» domandò Loki incredulo.

«Perché tu non lo pensi? Sii onesto con te stesso Loki. Sai che nostra sorella farebbe di tutto per vedermi infelice. Anche se dovesse ferire te in questo caso…» 

Ma Loki scosse la testa con forza.

«Non dire così Thor, non voglio nemmeno pensarlo! Deve esserci una spiegazione e domani gliela chiederemo…insieme. Va bene?»

Ma Thor non rispose: era sicuro che Hela l’avesse fatto apposta altrimenti che problema c’era a tenere il segreto e lasciarli in pace? 
Non lo avrebbero scoperto ugualmente.
Non era abbastanza per lei che fosse rinchiuso in quella torre da tutta la vita? Doveva anche inventarsi qualcosa per spaventare lui e Loki tentando di tenerli lontani? Ma ci avrebbe pensato dopo. 
Prese un respiro. 

«Loki…quello che è successo prima..»

Il moro arrossì e trattenne il fiato.
Sul momento aveva solo sentito di aver bisogno di lui come non mai e aveva agito d’istinto, ma ora si sentiva leggermente in imbarazzo per la sua impulsività. Magari Thor non lo voleva…

Il biondo però gli sollevò il mento e lo guardò negli occhi «Sei sicuro?» chiese.

Loki inchiodò gli occhi ai suoi e…annuì.

Thor sorrise imbarazzato «A-allora non ti resta che-che chiederlo, no?» E inaspettatamente si alzò raggiungendo la candela ancora accesa e la spense. 

Loki rimase spiazzato un istante, ma Thor, al buio, tornò da lui e sistemandoglisi davanti cercò qualcosa nei calzoni. Ne estrasse una scatolina che conteneva dei fiammiferi. Ne accese uno e lo portò vicino a Loki.

«Devi esprimere ancora il tuo desiderio.»

Loki rimase in silenzio. Thor aveva due occhi grandi e spauriti e lui era sicuro che anche i suoi fossero identici in quel momento.
Ma il moro non esitò e protendendosi baciò le labbra del biondo. Un istante dopo si separò da lui e rivolse le labbra alla fiamma.
Con un soffio la spense lasciando la sola oscurità ad avvolgerli. 

 

Aveva sentito talmente tante volte il battito del cuore di Thor. Quel battito calmo e leggero lo cullava ogni notte mentre se ne stava al caldo tra le sue braccia o spesso completamente steso sul suo petto usandolo a mo’ di cuscino. 
Qualche volta però quando Thor era emozionato o aveva paura di qualcosa quello batteva veloce e sembrava suonasse come i tamburi che aveva sentito al villaggio qualche volta nelle sere di festa. 
Spesso invece, quando si baciavano o si perdevano nelle loro carezze, andava veloce, ma restava silenzioso come se non volesse disturbarli facendosi sentire.
Adesso faceva proprio così e mentre se ne stava sdraiato contro il petto di Thor dopo aver fatto l’amore con lui per tutta la notte, Loki sorrise. 
Anche Thor sorrideva e intanto gli passava una mano tra i capelli neri e guardava verso il piccolo balcone il cielo chiaro. Di lì a poco sarebbe sarebbe stata l’alba.

«A che pensi?» gli chiese Loki sollevando la testa e guardandolo coi suoi occhioni verdi. Erano sereni ora. 

Thor lo guardò e gli accarezzò una guancia «A parte che sei sempre uno spettacolo anche più bello del sole che sorge?» chiese sorridendogli.

Loki sorrise timidamente «Sentimentale. A parte questo?»

Thor prese un respiro e distolse lo sguardo da lui tornando al balcone «Continuo a chiedermi perché ci abbia mentito. Perché che ce l’abbia così con me…» poi guardò Loki. Aveva abbassato lo sguardo che sembrava essersi velato di nuovo di tristezza «Tu come stai?» chiese Thor cautamente.

«Non lo so… in un primo momento, quando ho realizzato di essere stato abbandonato, credevo…non lo so…mi sono sentito ferito e credevo fosse quella la cosa peggiore, ma…a dirla tutta…mi fa più male pensare che nostra sorella mi abbia ritenuto tanto debole da non sopportare la verità. Io…meritavo di saperla…tutti e due lo meritavamo.»

Thor smise di accarezzarlo e rifletté un istante.

«Loki»

Il moro incontrò i suoi occhi.

«Tu…tu credi che ci abbia mentito su qualcos’altro?»

Loki comprese il suo dubbio e rimase un momento in silenzio «Thor…io…»

Ma quell’istante un rumore di pentole e tegami arrivò dalla base della torre. I due scattarono in piedi e si guardarono. Hela era già tornata? 
Eppure non erano seguite imprecazioni ed Hela era tipo da lanciarne parecchie per molto meno. 
Scesero velocemente dal letto e si rivestirono. Thor raccolse al volo la sua treccia dopodiché i due si diressero alle scale. 
Non poteva essere entrato qualcuno eppure Thor aveva sistemato tutte le pentole nelle credenze il giorno prima; non erano certo cadute da sole! I due stettero attenti a far piano fino a raggiungere l’ultima chiocciola che li separava dalla base della torre.

«Resta dietro di me.» sussurrò Thor a Loki.

«No, tu resta dietro di me! Se c’è un intruso posso lanciargli un incantesimo.»

Thor dovette ammettere che quell’osservazione fosse corretta così lasciò che Loki lo precedesse. Il moro discese ancora qualche gradino fino a notare la porta di casa aperta e una figura incappucciata di spalle che trafficava nella dispensa. C’era davvero un intruso, ma come avesse fatto ad entrare era un mistero! 
Loki sollevò le mani, ma non fece in tempo a pronunciare un incantesimo che quella  figura parlò.

«Suvvia non c’è bisogno di fare così, Loki.»

Il moro rimase spiazzato. Era una voce maschile che però lui non conosceva. Come faceva quel tizio a conoscere il suo nome?
La figura incappucciata si girò «Sono arrivato da ore seguendoti qui, ma ho preferito rendervi partecipi della mia presenza solo adesso per lasciarvi “il vostro spazio”. Avrei voluto fare la tua conoscenza ieri sera, ma sei scappato via.» disse sfilandosi il cappuccio e rivelando il volto di un uomo dai capelli grigi e occhi truccati «Ero presente alla cerimonia. Sai il tizio incappucciato dietro di te? Ero io. Sono il Gran Maestro. Sono un mago.»
Il moro abbassò le mani e studiò quel tizio. Era parecchio strano.

«Oh e mi piacerebbe conoscere anche la bella principessa dalla chioma dorata alla tue spalle, se a lui sta bene.» sorrise quasi malizioso  lo sconosciuto.

A quel punto anche Thor scese gli ultimi gradini che lo speravano da Loki guardando perplesso lo sconosciuto.

«E tu chi diavolo sei?»

«Oh, ma insomma mi sono appena presentato. Sono il Gran Maestro. Un mago molto potente. Carino l’incantesimo sulla vostra porta. Certamente è ottimo contro i ladri, ma…non con me.» Sorrise quello «Ora che ne dite di fare colazione e di scambiare quattro chiacchiere? Avevi cucinato un dolce se non baglio Thor vero? Si sente ancora il profumo nell’aria, ma non sono riuscito a trovarlo. Ah! Forse ho capito dove lo tieni nascosto.» 

E schioccando le dita il dolce con cui Thor aveva accolto Loki la notte precedente comparve tra le mani del mago.

Questi lo annusò. «Mmm mirtilli, sarà delizioso. Su coraggio accomodatevi. Non fate i timidi. Questo è il luogo adatto per parlare, libero da specchi di sorveglianza» disse tutto tranquillo sedendosi al tavolo e facendo comparire un coltello per tagliare il dolce.

I due giovani si guardarono perplessi poi obbedirono.

«Prima i festeggiati. Allora…» iniziò quello porgendo a Loki una fetta di torta «Ieri sera sembravi davvero sconvolto. Ti senti meglio adesso?» 

Il moro annuì mentre l’altro porgeva una fetta di torta anche a Thor. 

«Dunque vi starete chiedendo perché io sia qui giusto?» disse addentando il dolce mentre i due annuirono «Mmm è davvero ottimo! Sai biondino saresti da sposare e non solo per come cucini.» disse facendogli un occhiolino che imbarazzò appena Thor «Comunque è andata più o meno così.

I miei amici stregoni che vivono al villaggio e che conosci anche tu mi hanno mandato a chiamare. Sai Loki io la signora in giallo ci conosciamo beh…da secoli direi. Ad ogni modo mi hanno invitato al “rituale dei tuoi ventun anni” dicendomi che quella strega di tua sorella Hela non ci sarebbe stata»

Loki sgranò gli occhi «Io non gli ho mai detto il vero nome di mia sorella. Come facevano a…»

«Oh avanti ragazzo, sono stregoni supremi! Hanno capito subito che usasse un nome falso e scoperto immediatamente chi fosse, ma purtroppo loro sono come dire “custodi del tempo”…non possono intromettersi col destino di nessuno perciò non ti hanno mai rivelato niente. Sapevano anche di te biondino naturalmente. Ad ogni modo tutta la storia del rituale non era che una sciocca scusa per liberarsi per una volta di Hela e permettere a te di scoprire la verità sulle tue origini. La formula che hai pronunciato era un semplice incantesimo di memoria. Se vuoi saperlo il tuo potere non è mai stato limitato dell’età, è una bugia che si sono inventati con Hela per rendere il tutto più credibile e lei non se n’è nemmeno accorta. Oh pardon…»

Fece apparire un bicchiere di latte e lo bevve tutto d’un fiato «Latte di capra appena munto mmm delizioso. Stavo dicendo… ah si. Per quanto la vostra “sorellina” ci abbia provato secondo gli stregoni è il momento che si avveri la profezia che avevano predetto su Thor e qui servivo io. Sono venuto a rispondere a tutte le vostre domande e a raccontarvi come sono andate davvero le cose. Ed era anche l’ora. Principe Thor, ti ho lasciato che dovevi ancora nascere e venir rapito dalla perfida principessa Hela e guardati adesso? Sei un uomo fatto e finito e detto tra noi sei venuto proprio bene biondino.» 

Thor e Loki lo fissarono a bocca aperta.

«M-ma di che diavolo parli?» chiese Thor con un filo di voce.

«Si, l’attenzione non è un tuo punto forte vero? L’ho appena detto. Parlo del fatto che tu sei un principe e la tua sorellina ti ha rapito e portato in questo luogo isolato perché io avevo predetto che saresti diventato re al posto suo, ma lascia che ti racconti meglio…»

 

Il mago raccontò loro della notte in cui conobbe la famiglia reale, del raperonzolo donato a Frigga, della gelosia della principessa e della scomparsa, nonché probabile rapimento, del piccolo principe. 

«E la profezia termina così: Un incantesimo indissolubile veglierà sulla sua salute ed egli crescerà forte e sano senza che alcun male possa ferire il suo corpo. Un grande amore proteggerà invece il suo animo e il suo cuore preservandoli dall’oscurità. Infine il suo destino lo salverà. Costui sarà l’erede nonché futuro re di questo regno. E questo è quanto…ci sono domande?»

Thor e Loki erano pietrificati.

«Ma-ma se quello che dici è vero» balbettò Loki « la malattia di Thor e l’incantesimo…»

«Tutta fuffa. Non c’è nessun incantesimo»

«Ma io…io posso percepire l’incantesimo che aleggia intorno a Thor e non sono mai riuscito a spezzarlo.» 

«Si può spezzare una cosa che non esiste Loki? Tu lo percepivi perché senza che te ne rendessi conto Hela ti ha stregato la mente, per questo hai creduto che Thor fosse malato. L’incantesimo si è spezzato durante il rituale quando hai scoperto la verità sul tuo passato. Te ne sei liberato inconsciamente, ma i tuoi occhi erano velati per tutto questo tempo. Per questo non potevi vedere che Thor sta bene! Prova adesso? Percepisci ancora la sua malattia?»

Loki esitò un istante e guardò verso Thor. Dopo le scoperte di quella notte non aveva certo pensato di fare un controllo e poi perché avrebbe dovuto? 

Chiuse gli occhi e si concentrò. Li riaprì incredulo pochi secondi dopo «Io…non sento niente…»

Il mago sorrise  come se se lo aspettasse, ma qualcun altro ebbe da obiettare.

«No!» esclamò sicuro Thor «No, io ho visto le mie…le mie mani la notte in cui sono fuggito… erano diventate nere e …»

«Tsk probabilmente era un’illusione. Ti avrà mostrato le tue peggiori paure o una cosa così. Un trucco da dilettanti.»

Calò il silenzio.

«Qui-quindi questo…questo vuol dire che…che non sono malato?» chiese Thor esitante.

«Esatto e ti dirò di più tu non puoi ammalarti né ferirti. È impossibile! E lo sai perché? Ma grazie al raperonzolo ovviamente! Era magico e perciò l’incantesimo ti proteggerà finché la profezia non si compirà del tutto. Tu ragazzo mio sei e sei sempre stato sano come un pesce!»

A quelle parole Thor si pietrificò e sentì il respiro mancargli.

«T-Thor?» provò Loki esitante.

Il biondo boccheggiò prima di scattare in piedi e scappare per le scale della torre.

«THOR!» gli urlò dietro Loki seguendolo preoccupato, ma il biondo non si fermò. 

Corse facendo i gradini a due a due. Ma per scappare dove? 
Aveva la testa che gli scoppiava, il cuore che gli martellava nel petto e sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro e non riusciva quasi a respirare. Ad un certo punto la sua enorme treccia si sciolse e lui inciampò sui gradini.
Cadde e batté il viso.
Le lacrime salirono prepotenti agli occhi. Non si era fatto male, non era per questo.
Diede un pugno alla pietra dura e il suo corpo fu scosso dai singhiozzi.

«Thor.» la voce di Loki lo raggiunse subito alle sue spalle «Thor…» disse cauto il moro avvicinandosi a lui e facendolo voltare.

Thor incrociò il suo sguardo mentre le lacrime scendevano copiose a rigargli il viso.

«S-sapevo che mi…mi odiava.» singhiozzò «m-ma non credevo fino a…fino a questo punto!»

«Thor…forse…forse quello straniero mente forse…»

«SMETTILA DI DIFENDERLA!» gli urlò contro Thor per poi proseguire sconvolto «Ventitré anni Loki! Mi ha tenuto rinchiuso qua dentro per ventitré anni! Ogni giorno mi ha reso la mia vita un inferno, ti ha mentito, CI ha mentito per cercare di allontanarci. Ci ha cresciuti su una bugia! E tu ancora la difendi? Non ti sei nemmeno reso conto che ti aveva stregato la mente!»

Loki si bloccò e lo guardò mortificato «Thor questo…questo non è giusto…Sai che ho fatto di tutto per te. Hanno mentito anche me. Hela, gli stregoni…Credevo…credevo che la mia magia fosse troppo debole per via della mia età e…» 

«Beh potevi arrivarci! Ma ti sei così tanto fidato di lei da caderci come un ingenuo!»

Loki sgranò gli occhi incredulo e ferito abbassando lo sguardo subito dopo.

A quella vista Thor si riprese rendendosi conto di cosa aveva appena detto «Mi dispiace.» disse abbassando lo sguardo a sua volta e vergognandosi di sé stesso «Non-non è affatto colpa tua…tu-tu…se non fosse stato per te io….io sarei stato perso Loki. Hai ragione. Non è giusto. Perdonami ti prego. Forse in fondo sono crudele come lei…»

Ma Loki risollevò lo sguardo e scosse la testa «No, no non è affatto così.» Disse prima di avvicinarsi a lui e posargli un bacio sulla fronte. L’altro singhiozzò più forte e gli si strinse contro. 

Il moro lo strinse tra le sue braccia come nelle tante volte in cui voleva solo consolarlo e dargli conforto. 

«Lo-Loki io sono così… confuso. Non-non so cosa pensare.»

«Shhh sta tranquillo Thor. Vedrai che andrà tutto bene. Ci deve pur essere un modo per saperne di più su questa storia.»

«In effetti…» disse la voce del Gran Maestro da qualche gradino più in alto di loro come se vi fosse appena comparso «un modo c’è. O scusate mi sono intromesso! Però un modo per sapere la verità c’è. Vi basterà andare nella capitale del regno e parlare con la regina Frigga. Che poi è tua madre biondino. Lei ti racconterà tutto. E io posso farvici arrivare.» 

I due giovani lo guardarono e poi si scambiarono un’occhiata. «Come?» chiese Loki sospettoso.

Il Gran Maestro scese di un paio di gradini verso di loro e mosse la mano sinistra in aria. Nel suo palmo comparve un medaglione.

«Loki questo è tuo. Ho dato una sbirciata durante la tua visione e ho potuto vederlo. Hela lo teneva nascosto dal giorno in cui ti ha trovato. L’ho stregato. Con questo potrete andare alla capitale e cercare tutte le conferme di cui avete bisogno prima che torni Hela. Vostra sorella sarà via fino a sera no? Se partite adesso avete circa dodici ore per andare, parlare coi reali e tornare.»

Lo porse al moro, ma la mente di Thor fu attraversata da un pensiero «Aspetta.» obbiettò ricordandosi di un dettaglio «Hela…non si accorgerà che manco in qualche modo?»

Il mago sospirò.

«In realtà potrebbe, questo luogo è pregno di magia oscura, ne ho percepita parecchia. Finestre incantate, porte magiche, persino gli specchi. Deve averne uno con cui controlla che tu rimanga sempre nella torre e può vederlo tramite qualsiasi specchio presente.» 

Thor si fece triste «Ma se io…se io vado via…ed Hela dovesse controllare…si…si accorgerà subito che manco.»

«No, non lo farà.» asserì il mago «Perché per lei tu sarai sempre rimasto qui.»

«E come?»

«Così.» disse il mago prima di schioccare le dita e diventare identico a Thor. I due giovani rimasero a bocca aperta «Oh scusate non vi ho detto che sono un muta forma posso assumere l’aspetto che voglio! Adoro cambiare!» 

«Quindi…quindi stai dicendo sul serio?» Chiese Loki.

«Ma certo ragazzi. In parte è colpa mia se si è creata tutta questa situazione. Avrei dovuto agire diversamente davanti al cuore nero di Hela. Sono stato imprudente e voglio tentare di aiutarvi. È il minimo che possa fare.» disse il mago sempre sotto mentite spoglie.

I due si guardarono.

«Te la senti?» domandò il moro.

«Si, si voglio farlo.» rispose il biondo sicuro.

«Ah e dico non è che prima vuoi fare qualcosa per quella massa informe che hai per capelli? Non vorrai mica andare da tua madre conciato così spero? Vuoi farle prendere un infarto? Certo se sopravvive a quello che lo provocherà trovarsi suo figlio davanti dopo tutti questi anni…»

Thor ci pensò prima di annuire. Il mago-Thor sorrise e fece comparire un pugnale che porse al biondo.

«Fallo tu.» disse Thor passandolo a Loki e sedendosi meglio sui gradini.

Il moro annuì e gli si avvicinò. Prese un respiro, scompose la lunga treccia e la afferrò poco sopra la sua base «Oggi esci di qui Thor.»

Il biondo sorrise ed esclamò deciso «Fallo!» 

Loki impugnò meglio il pugnale e diede un taglio netto. 
La lunga treccia cadde a terra mentre i capelli sciolti di Thor ricaddero sulle spalle; subito Loki gliene raccolse una piccola parte legandola e lasciando liberi gli altri sotto.
I due giovani si sorrisero e tornarono sul mago-Thor che intanto si stava studiando i muscoli «Niente male davvero. Oh avete finito? Bene allora il mio pugnale, grazie mille Loki…che state aspettando? Andate, penserò io a portare questa nella vostra stanza. Arriverete il più vicino possibile alla capitale. Lasciate che siano i suoni a guidarvi. Troverete la famiglia reale seguendo l’istinto. Loki stringi forte il medaglione per cinque secondi e arriverete dove dovete» disse iniziando a raccogliere la treccia tranquillo «Coraggio state perdendo tempo!»

Thor e Loki si guardarono un istante «E se…» iniziò Thor «E se…uscissi di qui e…la malattia…»

Loki incontrò deciso il suo sguardo «Se non vuoi andare nessuno ci costringe.»

Thor tacque un istante.

«No. Io…io devo sapere. Voglio sapere la verità.»

«Saggia scelta ragazzo mio.» commentò il mago-Thor.

Il biondo annuì mentre il moro gli prese la mano e con l’altra strinse il medaglione. I due tornarono un ultimo istante sul mago-Thor.

«Divertitevi.» fece loro l’occhiolino quello mentre una luce verde lì avvolgeva trasportandoli fuori e lontano da quella torre. 

 

Entrambi avvertirono un piacevole calore espandersi nei loro corpi ed avvolgerli. Durò pochi secondi, ma fu come se i sensi gli si addormentassero. Le palpebre si fecero pesanti costringendoli a chiudere gli occhi; quando avvertì il suolo sotto di sé Thor si rese conto di non volerli riaprire. Aveva paura di quello che avrebbe visto. Di vedere il colore della morte sulla sua pelle. 
Strizzò di più gli occhi e si irrigidì. Cosa aveva fatto? Adesso…adesso di certo avrebbe avvertito di nuovo quella sensazione tremenda di mancanza d’aria e i brividi e il dolore…Ma invece di tutto quello avvertì la carezza della mano di Loki sul volto.

«Va tutto bene. Apri gli occhi…» sussurrò la voce del moro tranquilla.

Thor eseguì e li riaprì con cautela per poi sgranarli per lo stupore.
Erano arrivati in mezzo ad un bosco e dapprima il biondo non poté che guardarsi intorno incredulo. Non aveva mai visto un bosco per davvero, solo sui libri.
La luce proveniva dall’alto e le foglie colpite dalla luce brillavano. Gli uccellini cinguettavano e c’era un ronzio di api poco distante.

«È…bellissimo.» sussurrò il biondo mentre l’emozione quasi gli impediva di parlare. Si inginocchiò e tastò il terreno. 

Era morbido e l’erba era ancora bagnata dalla rugiada del mattino; non era una sensazione nuova al tatto, ma era strano: non ricordava di averli mai potuti toccare prima.

Sorrise felice e risollevò lo sguardo su Loki «Sono uscito…» sussurrò.

Il moro, che lo fissava emozionato quanto lui, gli sorrise e annuì.
Thor non riuscì a trattenersi: si risollevò di scatto e presogli il volto tra le mani gli diede un bacio bagnato da lacrime di gioia.
Appoggiò la fronte contro la sua. 

«È…è tutto vero?» chiese Thor quasi timoroso che quello fosse solo un altro dei suoi sogni. Di quei sogni in cui lui e Loki erano finalmente liberi di vedere insieme il mondo fuori dalla torre.

Ma il moro lo rassicurò «Lo è Thor.» disse felice «Lo è!» gli sollevò il mento e lo osservò. I capelli biondi gli incorniciavano perfettamente il viso «Stai molto bene così lo sai?»

«E mi sento anche più leggero.» scherzò l’altro.

Il moro rise poi gli diede la mano. «Coraggio adesso, dobbiamo cercare la regina.»

Il biondo annuì «Da che parte…da che parte andiamo?»

Loki si guardò intorno in cerca di qualche indizio. In effetti non avevano idea di dove andare poi avvertì un suono, come uno squillo di tromba lontano «Lasciate che siano i suoni a guidarvi…Viene da là. Coraggio Thor, proviamo a seguirlo.»

La tromba continuava a suonare e si incamminarono seguendo quell’unico indizio. 
Thor si guardava intorno meravigliato. Per chiunque quello sarebbe stato un semplice bosco, ma non per lui. 
Lui si sarebbe fermato ad ammirare ogni fiore ed ogni animale, ma non avevano tempo così si limitò a seguire Loki fino a che  gli alberi davanti a loro si diradarono permettendogli di scorgere un grande prato verde. Era pieno di persone, tendoni colorati e invaso dalla musica. 

«Thor guarda! Sembra una fiera…Ma certo! Oggi è San Giovanni qui devono festeggiarne la festa. E se è una ricorrenza cittadina magari ci sarà anche la famiglia reale! Coraggio andiamo.» disse allegro Loki facendo per avanzare, ma avvertì una sorta di resistenza nella mano di Thor.

Si voltò. Thor era pietrificato e sembrava…terrorizzato. E come dargli torto? Quella era la prima volta che metteva piede fuori dalla torre e davanti a lui era pieno di persone e musica e rumori e…

Loki gli strinse di più la mano e gli pose una carezza su una guancia. Il biondo lo guardò spaurito, ma gli occhi verdi dell’altro lo rassicurarono. «Sarò con te per tutto il tempo. Andrà tutto bene, te lo prometto.» 

Thor annuì e ricambiò la sua stretta. I due si incamminarono verso la festa.

 

“Magia” ecco cosa doveva essere pensò Thor quando si immersero tra i carretti e le bancarelle della festa. C’era un tizio che mangiava il fuoco e poi lo sputava dalla bocca e poi faceva la stessa cosa con delle spade. I bambini si rincorrevano allegri e le persone ridevano e alzavano i boccali.
Stavolta la voglia di Thor di fermarsi a vedere tutte quelle cose nuove si fece spazio prepotentemente in lui e Loki lasciò che la sua curiosità vincesse.
Rallentò il passo apposta per permettere al biondo di guardarsi intorno. 
Thor aveva gli occhi che brillavano e sorrideva davanti a tutto ciò che vedeva, un sorriso così spontaneo e puro che Loki gli vedeva solo quando gli portava una cosa nuova da fuori.
I due avanzavano tra la folla, ma il biondo non lasciava mai la mano del moro. Gli dava sicurezza avere Loki con sé e faceva sentire il suo animo più tranquillo in quel mondo così grande e nuovo. Così quando Loki gliela lasciò si guardò intorno smarrito e impaurito, ma il moro era proprio dietro di lui e lo guardava teneramente. Gli fece cenno di attendere con la mano e raggiunse un banchetto dove era disteso un enorme maiale arrostito e laccato. 
Disse qualcosa all’uomo che vi stava dietro, un uomo alto e bello robusto, dal viso affabile. Quello annuì e gli porse due bei pezzi di pane con della carne sopra e riempì due grossi boccali da cui fece capolino una bella schiuma bianca.
Li porse a Loki e lui a sua volta diede uno di ogni cosa a Thor.

 «Vogliamo provare?» domandò sorridendogli.

Thor annuì anche perché quella carne aveva un profumino molto invitante.  Gli diede un bel morso e non riuscì a trattenere un gemito di piacere. La carne era morbida e salata e allo stesso tempo grassa e gustosa.

«Affifenfi.» disse con la bocca piena «è fuoniffimo.» 

Loki a quella vista rise divertito perché Thor era davvero buffo. Poi il biondo bevve dal boccale «E questa birra è ottima!» asserì convinto prendendone un bel sorso dissetante.

Loki invece per poco non si strozzò.«Si…ed è anche fortissima cough.»

Stavolta fu Thor a ridere vedendo Loki diventare paonazzo «Dai te la finisco io.» disse gentile.

«Grazie!» sorrise quello passandogliela sollevato, poi si guardò intorno «Allora secondo te come facciamo a trovare la regina.» 

«Cercate la regina?» chiese alle loro spalle l’uomo che gli aveva venduto il pasto.

I due si voltarono a guardarlo annuendo.

«La troverete alla gara di ballo.»

«Gara di ballo?» chiese Loki senza comprendere.

«Ahha non siete di queste parti vero? Ogni anno per la festa di San Giovanni si tiene una gara di ballo. La coppia che vince riceve in dono un mazzo di fiori di iperico. È un simbolo di buon augurio ed è proprio la regina a consegnarlo ai vincitori.»

Thor e Loki si scambiarono un’occhiata veloce. 

«Dove si svolge questa gara?» chiese il moro con urgenza.

L’uomo alzò il braccio sinistro puntando un dito «Proprio laggiù. Inizia sempre alle tre, quando il re e la regina arrivano alla festa. Siete ancora in tempo ad iscrivervi se volete.»

I due ringraziarono infinitamente l’uomo per tutte quelle informazioni e si diressero nel luogo da lui indicato. Era uno spazio circolare nel prato circondato da balle di fieno e spalti in legno. 
C’erano poi due palchetti in legno l’uno diametralmente opposto all’altro in linea d’aria: sul primo c’erano tanti sgabelli bassi segno che probabilmente fosse destinato ai musicisti, sul secondo invece c’erano due comode sedute e una tenda. Probabilmente i reali avrebbero seduto lì.

Loki osservò quel luogo e si voltò verso Thor «Se vogliamo avere una speranza di incontrare la regina dobbiamo vincere la gara o per lo meno sperare che ci noti mentre balliamo.»

Il biondo diventò immediatamente rosso «M-ma Loki…. Io conosco pochissimi passi!»

«Saranno sufficienti. Ho visto queste gare qualche volta. Di solito la coppia che vince è quella che resiste di più. E noi due abbiamo parecchi balli da recuperare non credi?» sorrise il moro.

Il biondo deglutì «Spero che questo sia sufficiente.»

 

E così Loki e Thor si iscrissero alla gara, ma poiché mancavano ancora diverse ore approfittarono per stare un po’ alla fiera. 
Thor si incantò nel vedere un giocoliere e la sua abilità con delle palline di cuoio e volle fare una sorta di gioco in cui per vincere si doveva lanciare un ferro di cavallo e centrare un chiodo.
E vinse!
Il primo premio era una gallina, ma Thor e Loki, dopo che il biondo ebbe studiato l’animale da vicino con vivo interesse e guadagnato una beccata sull’indice della mano destra, la cambiarono volentieri col secondo premio, una bella crostata di confettura di pesche che divorarono in pochi secondi.
Thor vide poi da vicino un cavallo mentre alcuni animali li conosceva già come le capre o le pecore. 
Il tempo sembrò volare e in men che non si dica una tromba suonò per annunciare che di lì a breve sarebbe incominciata la gara di ballo. 
Tutte le coppie dovevano portarsi nel cerchio e attendere l’arrivo dei reali; il re e la regina non si fecero certo attendere e quando vide Frigga Thor perse un battito.
Era bellissima e…familiare. Il suo volto però sembrava segnato da una tremenda sofferenza che lei tentava di nascondere dietro ad un sorriso dolce e buono. Il re invece era serio e anche lui pareva aver sofferto molto, ma al contrario della regina non era bravo a nasconderlo allo stesso modo.
Thor si irrigidì e Loki se ne accorse subito. Gli carezzò un braccio e lo guardò con un sorriso. Doveva rimanere calmo perché quella era la loro unica possibilità.
Di lì a pochi secondi la regina prese parola e Thor se possibile perse un altro battito avvertendo quella voce calma e armoniosa.

«Miei carissimi sudditi. Come ogni anno nel giorno caro a San Giovanni siamo tutti qui riuniti. Questo è il giorno dell’anno in cui il sole vince sulla notte, la luce sulle tenebre. La luce è…una forza invincibile e noi non dobbiamo dimenticarci di cercarla anche nei momenti…più bui della nostra vita. Non dobbiamo perdere mai la speranza…» fece una pausa e accanto a lei Odino le prese un mano, la donna lo guardò sorridendo triste, ma riprese «Come sempre ora si svolgerà la gara di ballo e i nostri suonatori ci delizieranno con la loro splendida musica. La coppia che resisterà più a lungo senza lasciare il cerchio vincerà il mazzo di fiori di iperico che io stessa sarò lieta di consegnare. E adesso… si dia il via alle danze!»

La regina concluse così e si sedette accanto al suo consorte. 

Thor prese un respiro e si voltò verso Loki «Sai quando hai detto che mi avresti portato a ballare …non immaginavo una cosa del genere.» disse nervoso. 

«Sta tranquillo, piuttosto…» fece il moro prendendo le mani del biondo e conducendosele alla vita prima di gettargli le braccia al collo «vedi di mettere a frutto quello che ti ho insegnato. Ci sono quindici coppie da battere.» gli sorrise.

“E speriamo di fare in tempo” si disse Loki, ma quel pensiero preferì tenerselo per sé. 

I suonatori presero a suonare e tutti incominciarono a ballare.
Il primo ballo era allegro e veloce forse apposta per stancare rapidamente le prime coppie. Infatti di lì a poco quattro coppie abbandonarono il cerchio e andarono a sedersi col resto del pubblico sulle balle di fieno e sugli spalti.

«Meno quattro.» sorrise Thor «Ne restano undici.»

«Però sei bravo in matematica biondino.» rise Loki.

«Oh, ma sono bravo anche in molto altro.» e inaspettatamente sollevò Loki facendogli fare un giro perfetto per poi riportarlo a terra.

Thor sorrise soddisfatto mentre Loki arrossì «E-e questo dove l’hai imparato?»

«Diciamo che ho improvvisato.»

Loki rise e scosse la testa spostando lo sguardo e notando che la regina guardava nella loro direzione sorridendo «Beh forse hai trovato il modo per farci notare.» 

Thor seguì il suo sguardo e comprese cosa volesse dire. Quel sorriso gli diede sicurezza e tornò subito sul moro «Coraggio Loki, vinciamo questa gara!» disse entusiasta.

I due ballarono e ballarono e il sole era appena calato quando finalmente una delle tre coppie rimaste abbandonò il cerchio stremata.
Loki e Thor erano ancora in gara, certo distrutti e con il sudore che imperlava loro le fronti, ma avrebbero vinto, dovevano vincere!
L’altra coppia però era dura da battere, eppure era abbastanza anziana! Lei aveva candidi capelli bianchi non molto lunghi e raccolti dietro la nuca e lui baffetti bianchi, capelli grigi e un paio di buffi occhiali colorati.  Al contrario dei due giovani non sembravano per niente affaticati.

«Ma dove…uff.. le tengono tutte quelle energie?» chiese Thor con l’affanno. 

«Non lo so, ma…uff spero di arrivare alla loro età con…uff la stessa grinta.» 

A quel punto però iniziò una danza allegra e ritmata e a Thor brillarono gli occhi «Loki, la musica! È la stessa di tanti anni fa!»

Loki la riconobbe e annuì. Perfetto! 
Conoscevano perfettamente i passi e forse avevano ancora una possibilità. Raccolsero tutte le  energie che gli rimanevano e ripresero a ballare. Era come se fossero tornati indietro di tanti anni a quella prima volta in cui Thor aveva ascoltato la musica allegra del villaggio racchiusa nell’anfora. 
Thor sorrise e si strinse più contro Loki: sembrava quasi che avessero dimenticato la gara e la posta in gioco; per tutto il tempo infatti si erano divertiti sorridendosi e ballando felici.
Stavano finalmente realizzando uno dei sogni della lista di Thor e ce n’erano ancora tanti altri! Si! Avrebbero cancellato ogni singola voce da quella lista e l’avrebbero fatto insieme…
Thor sorrise felice come non mai a quel pensiero e sollevò Loki per un nuovo giro.
Forse però fu per la stanchezza o perché non era abituato a muoversi così tanto, fatto sta che un tremendo dolore gli bloccò la gamba e il biondo crollò a terra trascinandosi dietro anche il moro. 

«AH!» disse lanciando un mezzo grido.

«Thor che succede?!» si preoccupò subito Loki scansandosi da lui e mettendoglisi al fianco.

«L-la gamba, mi fa male!»

Anche l’altra coppia si fermò e si avvicinò di corsa per soccorrere i due «State bene ragazzi?» chiese la donna.

«Sta tranquillo ragazzo, di certo è solo un crampo. Sono cose che succedono.» disse l’uomo anziano e dalla faccia simpatica «Coraggio stendila. Eeeh bisogna essere abituati a ballar così tanto.» 

Loki benché preoccupato per Thor non poté evitare di osservare quella coppia. Sembravano molto affiatati come se stessero insieme da sempre.

«Temo che non siamo abituati.» disse il moro timidamente.

«Ahaha ci vogliono anni di pratica.» disse l’ometto aiutando Thor a rialzarsi «Ecco apposto! Ve la sentite di tornare in gara?»

Thor lo desiderava molto, ma sentiva ancora dolore e la gamba non reagiva come avrebbe voluto. Abbassò la testa e la scosse a mo’ di diniego. 

«Che peccato ragazzi, eravate davvero bravissimi.» disse la donna guardando il marito «in tutti questi anni non avevamo mai ballato contro nessuno a lungo come con voi.» 

«È  già siete duri da battere e…ehm va tutto bene?» chiese l’ometto.

Thor quasi non li sentiva e aveva le lacrime agli occhi. Aveva fallito e adesso la loro possibilità era sfumata, ma la mano di Loki cercò la sua.
Il biondo lo guardò.

«Abbiamo fatto del nostro meglio Thor.» sussurrò il moro.

«Ma non è bastato. Non incontrerò mai la regina e non potrò chiederle niente.» 

«Volete incontrare la regina?» chiese l’ometto studiandoli.

I due annuirono.

«Sembra che ci teniate proprio tanto.» constatò la donna.

«Si, si era così.» sussurrò Thor «Grazie del vostro aiuto e… complimenti.» 

I due vecchi si fissarono per poi sorridersi «Beh dopo tutti questi anni potremmo anche fare a meno di un altro mazzo di fiori, non credi cara?» 

La donna annuì e sorrise ai due giovani prima che il marito lanciasse un grido.

«AH LA MIA POVERA SCIATICA!» fece quello.

Thor e Loki lo guardarono stupiti, ma l’ometto continuò a fingere di star male.

«Signor Stan, non mi dica che sta di nuovo male.» disse una voce dolce alle loro spalle che fece sobbalzare i due ragazzi.

«Che volete farci Mia Regina, è l’età che avanza.»

«Negli ultimi anni state male spesso direi ahah.»

«Eh già. Bisognerebbe far largo ai giovani come questi due ragazzi. Credo che meritino loro il premio.» disse la moglie con un occhiolino. 

«Sarò felice di consegnarglielo.» 

I due giovani ancora bloccati di spalle presero coraggio e si voltarono lentamente ritrovandosi la regina Frigga a pochi centimetri di distanza. 
Vedendola così da vicino entrambi trattennero il fiato: i suoi occhi erano identici a quelli di Thor.

«Vi ho osservati per tutto il tempo.» disse lei gentile «Stan e Joan sono ormai i nostri campioni indiscussi da anni, ma voi… non vi avevo mai visti.» aggiunse mentre i due vecchietti lasciavano il cerchio. «Come vi chiamate?»

I due si guardarono e il moro parlò per primo « Maestà io sono Loki e lui…lui si chiama…» disse esitante guardando il biondo.

La regina sembrò studiare il giovane biondo con vivo interesse e questi prese coraggio «Thor.» rispose.

Udito quel nome la donna si paralizzò e sgranò gli occhi chiari «Co-come?»

«È il mio nome Maestà» disse quello deglutendo a fatica. 

La regina boccheggiò un istante «Quanti… quanti anni avete ragazzo?»

«Ne ho ventitré Maestà.» disse lui con le labbra che tremavano mentre nel pubblico tutti li guardavano curiosi.

La donna si portò una mano alla bocca lasciando cadere i fiori e scosse la testa «Non…non può essere.» disse incredula per poi avvicinarsi e prendergli il volto tra le mani.
A quel tocco il biondo fu percorso da un brivido; come con il terreno e come quando aveva visto il volto della regina, quel tocco non era nuovo per lui.

«Frigga che sta succedendo?» chiese il re raggiungendola alle spalle e bloccandosi subito alla vista del ragazzo. 

Anche Thor vedendo il re così da vicino si paralizzò. Messi vicini i due erano davvero simili benché quello fosse molto più anziano.

Ma la donna non si curò del marito e proseguì come se già sapesse. «Dove sei stato per tutto questo tempo?»

«In-in una torre…lei mi teneva lì…»

«Lei? Di chi stai…» chiese Frigga.

Ma il biondo rispose di getto «Hela.»

«HELA?!» Gridò il re «DOV’È LEI? È QUI?!»

A quella reazione Thor si pietrificò. Se il re reagiva così allora… una carezza di Frigga lo distrasse dai suoi pensieri.  La donna lo guardava con gli occhi lucidi e arrossati. 

«Sei diventato bellissimo…figlio mio.» 

A quelle parole Thor non poté più resistere e scoppiò in un pianto a dirotto abbracciandola forte. 
Tutti nella folla si alzarono curiosi e un coro di voci si sollevò.

«Ma chi è?»

«È il principe? Il principe Thor?»

«Ma allora è vivo!»

«No, non può essere…»

Loki pur sentendoli aveva occhi solo per i due che si stavano abbracciando. Entrambi si stringevano come se si fossero mancati terribilmente.
Anche gli occhi di Loki si fecero pieni di lacrime: vedere il suo Thor così felice era tutto ciò di cui aveva bisogno.
La regina si separò dal figlio e gli sorrise «Venite con noi, andiamo in un posto più tranquillo.»
Thor annuì e prese la mano di Loki poi i due seguirono la regina e il re.

 

«Quindi…è tutto vero…» sussurrò Thor tenendo lo sguardo puntato a terra.

Lui, Loki, Odino e Frigga erano nella grande tenda bordeaux dedicata ai reali appena fuori dal resto della fiera.
Era stato Loki a raccontare chi fossero e da dove venissero lui e Thor e subito dopo la regina aveva confermato la versione del mago e aveva fornito al figlio qualche altro dettaglio sulla sua scomparsa.

«Purtroppo si.» disse lei « Abbiamo intuito subito che fosse un trucco di Hela per portarti via da noi, ma non siamo riusciti a rintracciarla in alcun modo.»

«E…e non…non avete mandato qualcuno a cercarmi?» chiese Thor esitante.

«Lo abbiamo fatto.» disse Odino con aria stanca «E non solo in questo regno. I miei soldati hanno perlustrato mari e monti alla tua ricerca. Alcuni di loro sono ancora in terre lontane per ritrovarti, ma nessuno è mai tornato con tracce di te o di Hela.» 

Frigga accarezzò una spalla del figlio. «Ma adesso sei qui ed è tutto finito.»

Thor la guardò con tristezza «Temo di no. Noi due…dobbiamo tornare alla torre…»

I due reali rabbrividirono «Cosa? Perché?»

«Per poter venire qui il mago ha assunto il mio aspetto, ma se Hela tornasse senza trovarci…di certo verrebbe a cercarci e…non potremmo star comunque tranquilli.»

«E che venga allora!» disse il re convinto e fiero «Hela non è più né la principessa di questo regno, né mia figlia. Non mi farò scrupoli a punirla per tutti i suoi terribili crimini!»

«No.» era stato Loki a parlare.

«Come dici ragazzo?» chiese il re stupito.

«Maestà sono certo che voi saprete bene quanto noi che Hela possiede poteri magici. In questi anni non ha fatto che incrementarli e credetemi se vorrà vendicarsi non esiterà a sfogare la sua ira persino sul vostro popolo.» spiegò Loki cupamente. 

«Loki ha ragione.» gli diede man forte Thor «Bisogna sconfiggerla per stare tranquilli. Per questo devo tornare.»

Ma di nuovo Loki intervenne e le sue parole spiazzarono Thor.

«No, non devi.» disse il moro.

Thor si voltò e lo fissò stupito «Loki, ma che dici?»

Lo sguardo di Loki era deciso e il moro prese coraggio «Thor, Hela va sconfitta è vero, ma non devi essere tu a farlo. Sarò io a tornare.»

Ci fu un attimo di silenzio.

«No, non se ne parla! Non andrai senza di me!» esclamò Thor.

«Thor rifletti. Hela non si aspetta niente. Quando scoprirà cosa è successo, se non l’ha già scoperto, farà di tutto per vendicarsi. Lei ha la magia, ma anche io ce l’ho. In questo caso tu saresti solo in pericolo.»

«Ma il mago ha detto…ha detto della profezia…c’è un incantesimo che…»

«La profezia valeva finché non si fosse compiuto il tuo destino Thor, ma adesso…non sappiamo se valga ancora.» Loki gli si avvicinò e lo guardò dritto negli occhi «Hai scoperto le tue origini, sei a casa adesso… questa è la tua famiglia.» disse con le lacrime che gli riempivano gli occhi, ma Thor gli prese il volto tra le mani e premette la fronte contro la sua.

«Tu sei la mia famiglia Loki. Io non posso vivere senza di te…» lo supplicò il biondo travolto dai suoi stessi sentimenti. 

Ma Loki voltò la testa e baciò una delle sue mani. 

«Devo farlo Thor. E voglio che tu sia al sicuro.»

«Lo faremo insieme!» 

«No! Tu devi rimanere qui!»

«Ti farà del male! Ti renderà suo prigioniero!» 

«No, se la intrappolo prima io!» disse deciso il moro «In tutti questi anni non ho fatto altro che cercare di liberarti Thor. Ho letto pagine su pagine di incantesimi di prigionia credimi! Ho già in mente qualcosa, ma ti voglio qui!»

Thor lo fissò. Conosceva bene quello sguardo determinato e sapeva che non lo avrebbe convinto in nessun modo. Prese un respiro mentre un terribile groppo gli saliva in gola.

«Come farò a ritrovarti?»

«Sta tranquillo. Chiederò un ultimo piacere al Gran Maestro e gli dirò di venire da te e dirti dove sono. Se qualcosa dovesse andare storto saprai dove trovarmi.» 

Thor lo guardò ancora. Aveva paura. Sapeva che Hela avrebbe fatto di tutto per non farsi scappare Loki. D’altra parte il moro era deciso a cercare di intrappolare la strega. E poi gli avrebbe mandato il mago a dirgli dove si trovava e Loki non gli aveva mai mentito.

Sospirò «Promettimelo.»

«C-come?» chiese il moro senza capire.

«Promettimi che mi farai sapere dove sei perché possa venire da te.»

Loki lo fissò in silenzio con occhi smarriti un istante, ma Thor lo guardò scuotendo la testa.

«No, ma che dico. Posso fidarmi di te. So che…andrà tutto bene.» Disse il biondo poi lo strinse forte «Ti voglio…ti voglio bene Loki.» gli sussurrò.

L’altro chiuse gli occhi e cercò di prendere quanto più calore possibile da quell’abbraccio, ma aveva bisogno di separarsi o non sarebbe più andato via. 
Si staccò da lui e mosse qualche passo all’indietro, senza che i loro sguardi si separassero mai. Era ora di andare.
Strinse il medaglione e rimase nei suoi occhi.

«Ti voglio bene…» sussurrò e un istante dopo Loki scomparve dalla vista di Thor.

 

Il moro si ritrovò in quella stanza che conosceva bene. La stanza che per molti anni aveva condiviso con l’unica persona che amasse e che era sicuro lo amasse davvero. Gli vennero le lacrime agli occhi al pensiero di cosa aveva fatto, ma si costrinse a ricacciarle.
Fuori era quasi buio ed Hela sarebbe di certo arrivata di lì a momenti.

«Meno male, stavo iniziando a preoccuparmi. Mi sono abbuffato di dolcetti che ho trovato in un fagotto a terra» disse una voce allegra alle sue spalle. Loki si voltò ed ebbe quasi un sussulto incontrando il Gran Maestro-Thor seduto sul bordo del suo letto «Come ha fatto quel povero ragazzo a stare chiuso qua dentro per ben ventitré anni? Io mi sono stufato in nemmeno dodici ore! A proposito dov’è il biondino?»

Loki si riprese e lo fissò con tristezza «È con la sua famiglia. Ha scoperto la verità….Non ci avevi mentito.»

L’uomo seduto si alzò e tornato al suo aspetto normale lo raggiunse «Mi dispiace. Tutto questo…la verità sulle tue origini…Thor e la sua famiglia…deve essere dura per te.»

Il moro annuì, ma sostenne il suo sguardo «Ti ringrazio per…tutto quello che hai fatto per noi. Sei tornato normale? Ma lo specchio…»

«Mi sono preso la libertà di fare uno scherzetto alla nostra perfida strega. Dovrebbe aver funzionato, ma il corpo di Thor era così…beh, diciamo che non mi dispiaceva. Comunque Loki… non devi ringraziarmi. Volevo aiutarvi, credimi. Piuttosto…che intendi fare adesso?» chiese il mago.

«Mi libererò di Hela e…e poi tornerò da Thor.»

Il mago annuì. «Coraggio dammi il tuo medaglione. Lo rimetterò al suo posto prima che Hela se ne accorga.»

Loki obbedì e fece come l’altro gli aveva chiesto.

«Hai in mente un piano?» chiese ancora il mago.

«Ho una mezza idea e i capelli di Thor mi saranno utili.» disse individuando la lunga treccia raccolta su sé stessa vicino al letto.

«Bene…allora io andrei. Non c’è nient’altro di cui hai bisogno? Nessuna richiesta?»

Loki tacque un istante e lo guardò «No, niente.» 

 

 

Hela arrivò nei pressi dell’ingresso della roccia un paio di ore in ritardo sbuffando infastidita.
Glien’erano successe di tutti i colori durante quel viaggio, nemmeno qualche entità superiore l’avesse presa di mira.
Prima aveva incontrato delle guardie del re lungo la strada ed era stata costretta a fare una deviazione. Poi aveva trovato l’Assenzia sulla parete di un burrone e non aveva potuto usare la sua magia perché a quanto pareva non poteva usarla per coglierla. Così dopo mille acrobazie aveva raggiunto la pianta, ma un temporale l’aveva sorpresa lungo la strada di ritorno infradiciandola da capo a piedi.
Come se non bastasse qualche ora prima, mentre stava per controllare il suo odiato fratellastro, era inciampata in un sasso che sembrava comparso apposta per farla inciampare. Così il suo specchietto era caduto frantumandosi in mille pezzi. 
Meno male aveva controllato quell’idiota di Thor la sera precedente prima di accamparsi e quella stessa mattina e quello se n’era come al solito sdraiato a far nulla nella camera di Loki. 
E a proposito di Loki sperava che il moro la stesse aspettando ancora nel punto di incontro come erano d’accordo di fare. D’accordo che il suo fratellino avesse compiuto ventun anni e poteva fare come voleva, purtroppo, ma era pur sempre Loki. Di certo era rimasto ad aspettarla con pazienza. Ne era così sicura che si stupì molto quando non lo vide all’ingresso. Strano, che fosse in ritardo anche lui?
Ma un altro pensiero la turbò: che Loki fosse rientrato senza di lei? No, lui non era tipo da disobbedirle!
Il dubbio però la assalì ugualmente e arrampicatisi sulla roccia raggiunse la radura segreta. 
Era buio ormai, ma i raggi della luna illuminavano ugualmente quel posto rischiarando le alte rocce delle montagne, facendo brillare d’argento l’erba. Le stelle risplendevano nel cielo. 
In fondo quella vallata era un incantevole prigione…
Osservò la torre rischiarata dalla luna, ma notò qualcosa di strano. La treccia di Thor penzolava libera. Perché diavolo quell’idiota la stava lasciando penzolare così dalla finestra? Non lo ritenne importante, se la treccia era lì c’era anche il suo proprietario perciò non si stupì quando aprendo la porta di casa non trovò nessuno in cucina.

«Saranno in camera a sbaciucchiarsi magari…Ci scommetterei il calderone!» Disse incominciando a salire le scale fino a raggiungere la porta della stanza di Loki. 

Come suo solito entrò senza bussare, ma rimase sorpresa quando nella stanza non trovò i due  fratelli, ma solo Loki in lacrime sul letto.

«Loki.» disse preoccupata precipitandosi da lui «Che succede? Che fai qui?»

«He-Hela.» iniziò il moro tra i singhiozzi «Thor…è…Thor è…»

La strega si irrigidì, ma attese la fine della frase.

«Morto.» terminò Loki.

La strega sbiancò «C-cosa?» chiese con un filo di voce.

«Si è…si è calato dalla torre con i suoi capelli…e io…io…ho visto la sua pelle diventare nera e poi ha gridato e si è…si è come disintegrato.» 

Lei rabbrividì, ma andò d’istinto a sporgersi dal balcone e vide che effettivamente quei capelli non erano che tagliati e legati al parapetto. Una tremenda ansia si impadronì di lei.
Non era possibile che fosse morto, era tutta una bugia! Forse l’effetto dell’incantesimo su Loki gli aveva mostrato la sua morte, ma Thor…doveva essere vivo ed anche…in fuga!

«Devo ritrovarlo.» disse solo lei staccandosi dal piccolo balcone «Devo ritrovarlo subito.»

«Ma che stai dicendo?» chiese Loki tra le lacrime «Hela lui è…lui è m-morto!»

Ma lei scosse con forza la testa «No! No, non mi sfuggirà, non dopo tutti questi anni di fatica. Lo riprenderò fosse l’ultima cosa che faccio!»

«Hela…io…io non capisco! Di cosa….HELA DOVE VAI?!»

La strega stava già correndo alla porta «Resta qui Loki!» gridò lei, ma la porta della stanza le si chiuse in piena faccia.

«Non credo proprio.» disse la voce di Loki alle sue spalle improvvisamente calma e controllata «Almeno non da solo…principessa Hela» 

La strega rabbrividì voltandosi e incontrando lo sguardo deciso del giovane, ma provò a far finta di nulla ancora un istante.

«Ma fratellino mio cosa stai…»

«Fratellino si… certo sei stata un’ottima sorella con me. Mi hai preso con te, mi hai allevato, ma di sangue…non siamo fratelli e questo vale anche per me e Thor o sbaglio?» disse guardandola con astio.

L’espressione di Hela mutò e allo stupore sul suo volto si sostituì un ghigno beffardo.

«Quindi…tu sai.»

«Che sei solo una bugiarda? Oh si, lo so bene credimi.»

«Tsk sapevo che questo giorno sarebbe giunto prima o poi, ma speravo non così presto. Dov’è lui?»

«Dove non potrai più fargli del male. Sta compiendo il suo destino.»

La strega si congelò e i suoi occhi divennero duri «Senza di te però… »

«È stata una mia scelta tornare qui ed affrontarti.»

«Affrontarmi? Cosa credevi Loki che mi avresti lanciato contro un incantesimo e saresti fuggito? Coraggio perché non provi?»

Loki rimase un istante immobile e abbassò lo sguardo «Come desiderate principessa.» 

E un istante dopo lanciò un incantesimo che colpì i suoi occhi. La donna vide chiaramente il palazzo di suo padre, il suo trono e seduto sopra…c’era Thor.

«NO!»

Loki approfittò di quel momento e indietreggiò fino al piccolo balcone. Alzò le mani al cielo «Uk naà fue eternita»

Nella finestra aperta davanti a lui si erse uno scudo magico e dorato, un maleficio di reclusione forzata. Hela non sarebbe mai più uscita dalla torre.

La donna però, ancora preda dell’illusione di Loki, gridò. «IO NON LO PERMETTERÒ.» strizzò gli occhi con forza sciogliendo l’illusione e notando che Loki stava già per calarsi con la treccia. La strega allungò una mano verso di lui e Loki dovette bloccarsi. 

Sotto di sé, ai piedi della torre il moro vide un corpo, un corpo morto…il corpo di Thor «NOOOO!» gridò. 

In quell’attimo di esitazione si sentì trascinare da una forza invisibile che lo fece sbattere a terra. Lo scudo davanti alla finestra non c’era più. In poche falcate Hela raggiunse Loki.

«Sei un ingenuo! Credevi di illudermi con una semplice allucinazione?»

Loki fece per rialzarsi, ma lei lo afferrò per il collo e lo sollevò da terra. Era forte, dannatamente forte. 

«Io sono nata per essere regina Loki! E una regina non si lascia indebolire dalla paura, mai!» 

E puntò la mano libera oltre il balcone verso la base della torre. Dal terreno spuntarono rovi pieni di spine acuminate che salirono alti fino alla metà della torre. Dopodiché gettò Loki dentro la camera; il moro si rimise in piedi senza perdere tempo e puntò alla porta, ma Hela lanciò un pugnale a un millimetro dal suo viso e un altro appena sopra la maniglia.

«Il prossimo ti arriverà al cuore se provi ad aprire quella porta.» 

Loki si voltò deciso, lei lo stava guardando minacciosa. La sorella sorrise e fece qualche passo verso di lui fino a raggiungerlo. Senza batter ciglio gli colpì con forza lo stomaco e lo fece piegare in due.

«Credevo di averti insegnato meglio. Dovresti sapere che non basta pronunciare una formula per creare un maleficio indissolubile! Ma te ne darò prova volentieri.»

Staccò il pugnale da sopra la maniglia e afferrò il polso sinistro del moro facendovi un piccolo taglio con la lama. Loki provò a dimenarsi, ma la stretta si fece più forte. Hela raccolse una goccia di sangue sulla punta del pugnale e lasciò il polso del ragazzo che la osservò attento e trattenendo il fiato. 

«Vuoi vedere cos’è il vero potere Loki?» sorrise sadica per poi alzare la mano libera «Uk naà fue …» Tutte le pareti, il pavimento, la porta, la finestra e il soffitto della stanza si illuminarono di una flebile luce dorata. Hela puntò la lama al pavimento facendovi cadere il sangue sopra «eternita!» terminò. La stanza tornò al suo normale aspetto tranne per la finestra che continuò a brillare ed Hela soddisfatta abbassò la mano. 

«Ecco questo è un maleficio indissolubile e che ti terrà chiuso qui in eterno senza che niente o nessuno possa spezzarlo!» Il suo sguardo si fece cupo «Nemmeno io…» 

«Uccidimi allora!» Ringhiò Loki a quelle parole.

«Non voglio ucciderti Loki. Credimi.»

«Ti conviene farlo perché io continuerò a combattere finché potrò.» Disse il moro deciso. 

«Non ce ne sarà bisogno. Domattina presto non ti ricorderai né di odiarmi, né di essere stato adottato. Non ti ricorderai nemmeno di Thor.»

Il moro si tenne lo stomaco e strinse i denti guardandola pieno di odio.

«Perché lo fai? Conosci la profezia. Tu non sei destinata ad essere una regina!»

«Io non faccio decidere del mio destino da nessuno, tantomeno da una sciocca profezia. Ricordati Loki: ognuno di noi può cambiare il suo destino. Ma lo sai meglio di me no? Hai rinunciato a tutto quello che avevi e che saresti potuto diventare, per cosa poi? Per amore? Ora che Thor è libero credi che ti amerà ancora? Si dimenticherà di te e vivrà una vita migliore cercando di dimenticare. E anche se quell’idiota sapesse dove venire a cercarti, non ha che da farsi vedere. C’è il tuo sangue in questo incantesimo, non potrai mai uscire di qui! Ma sta tranquillo.» il suo sguardo si raddolcì improvvisamente. «Ti assicuro che non soffrirai per lui, ti darò una pozione e te ne dimenticherai così torneremo a vivere una vita normale. Saremo di nuovo una famiglia.»

Il moro la guardò con decisione «Thor è la mia famiglia e io…non lo dimenticherò mai.»

Hela roteò gli occhi al cielo «Cambierai idea vedrai. Ne sono certa.»

«E come mi giustificherai che non potrò mai uscire da qui?»

«Oh mi inventerò qualcosa.  Del resto sono solo una bugiarda no?» disse con un ghigno beffardo.

Dopodiché aprì la porta e la richiuse dall’esterno.
Loki si risollevò, afferrò la maniglia della porta e provò tutti gli incantesimi che conosceva, ma quella non si aprì per lui.
Stessa sorte per la finestra ancora illuminata dallo scudo magico dorato. 
Ricadde ai piedi del letto stanco e spossato. Era un debole. Non aveva mai lottato in tutta la sua vita e si trovava piegato a terra per pochi colpi. 
Se ci fosse stato Thor…ma Thor non c’era. Thor era al sicuro e questo era l’importante e se intanto il suo destino si fosse compiuto…Thor sarebbe stato salvo. 
Non c’era nient’altro che importasse. 
Piegò le ginocchia e vi poggiò la testa sopra. Le circondò con le braccia arrivando alle sue spalle e si concentrò. Cercò di immaginarsi che al posto delle sue braccia ci fossero quelle di Thor a stringerlo in quella lunga notte che non avrebbe passato nel suo abbraccio. 
Piegò leggermente la testa di lato e osservò quella stanza. Quel luogo era pieno di ricordi, momenti bellissimi e momenti terribili, ma tutti passati con l’uomo che amava. Anche quel letto dietro la sua schiena ne era pregno, l’ultimo era proprio della notte precedente in cui aveva finalmente accolto la loro unione.
Allungò la mano sinistra e percorse le venature del legno e gli venne in mente una cosa. Si chinò quasi stendendosi e allungò un mano fino alle doghe di legno. Tastò un po’ finché non trovò quello che cercava, una piccola anfora che lui stesso aveva portato a Thor.
Si risollevò e l’aprì. Da quella uscì della musica. Sorrise pensando che fino a poche ore prima lui e Thor avevano potuto ballare insieme felici dimenticandosi per un attimo degli anni di prigionia, delle menzogne, della paura. Lo aveva portato a ballare come gli aveva promesso.
Si voltò allungandosi verso il materasso; ne sollevò appena un angolo dal lato dove dormiva sempre Thor e recuperò una lunga pergamena piegata su sé stessa più e più volte.
La spiegò ed iniziò a leggere qualche punto.

“Vedrò il tramonto oltre le montagne.
Io e Loki mangeremo dolcetti di marzapane fino a scoppiare.
Troveremo una cura…
Faremo una corda coi miei capelli e ci caleremo giù dalla torre.
Porterò Loki a vedere le stelle dell’altro entisfero…
Loki mi porterà a ballare.
Andremo a vedere il mare…”

Loki la osservò e sorrise. Ora Thor poteva fare tutte quelle cose…senza di lui, ma non importava…andava bene così…
Ripiegò la lista con mani tremanti e se la mise in tasca. Dopodiché non riuscì più a trattenere le lacrime e strizzando forte gli occhi pianse in silenzio tutto il suo dolore. 

 

Una volta Loki aveva portato a Thor un grosso libro dalla copertina rossa, rigida e dagli angoli dorati. Dentro c’erano molti racconti e alcune figure tra cui quella di un castello, ma quello disegnato in quel libro non era niente in confronto al castello di suo padre. 
Si ergeva alto su una collina e le sue torri quasi superavano il monte verde che gli compariva alle spalle. Le alte mura erano imponenti e maestose. Nel cortile interno c’erano splendidi giardini con siepi piene di fiori, ma l’interno era ancora più magico. 
Mobili ben lavorati, statue di marmo e tende di splendidi tessuti abbellivano le stanze. Già solo in quella che i genitori avevano assegnato a Thor per la notte c’era un lusso e uno sfarzo che il giovane non aveva mai nemmeno sognato.
Eppure a Thor non sembrava interessare. 
Attraversava la stanza a grandi passi da un lato e dall’altro e ancora. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Da ore ormai. 
Non appena Loki era ripartito lasciandolo solo coi suoi genitori questi avevano voluto condurlo a palazzo dove avrebbe potuto rifocillarsi e stare ancora un po’ in loro compagnia. 
Thor era rimasto a cena con loro cercando di mascherare il più possibile la sua preoccupazione, ma non appena si era ritirato nella stanza aveva lasciato che pensieri e ansie vagassero libere.
La notte era sopraggiunta da tempo e il Gran Maestro non era ancora arrivato. E se qualcosa fosse andato storto? Se Hela fosse rientrata prima e li avesse scoperti?
Si fidava di Loki e sapeva che sarebbe stato attento eppure non riusciva a smettere di preoccuparsi. 

“Sei a casa adesso… questa è la tua famiglia

Quando glielo aveva detto Thor sapeva che era sincero, ma aveva letto anche una profonda tristezza in quegli occhi. Loki era felice per lui e aveva voluto proteggere questa sua felicità lasciandolo lì e andando ad occuparsi da solo di Hela, ma come lo aveva visto sparire Thor si era pentito. Avrebbe dovuto essere con lui in quel momento e non in una camera sfarzosa a scavare una trincea nel pavimento!
Emise una sorta di ringhio di frustrazione verso sé stesso e affondò un pugno in un cuscino del grande letto a baldacchino dopodiché si sedette sul bordo morbido prendendosi la testa tra le mani.
Gli stava scoppiando. 
In quell’istante qualcuno bussò alla porta e lui quasi sobbalzò sorpreso. In tutti quegli anni alla torre nessuno bussava mai, le porte venivano per lo più…spalancate con poca grazia. 

Si riprese subito cercando di darsi un contegno «C-Chi è?»

La porta si aprì piano e sullo stipite comparve Frigga.

«Sospettavo che ti avrei trovato sveglio.»

Il giovane sorrise e la donna, avvolta in una lunga camicia da notte con una mantella di lana ben lavorata sulle spalle, lo raggiunse.

«Ancora nessuna notizia?» chiese apprensiva.

Thor scosse la testa «Niente e ho sempre più il timore che sia accaduto qualcosa di terribile.» 

«Ti capisco figlio mio, so bene cosa voglia dire preoccuparsi per chi si ama…»disse triste «E tu ami molto quel giovane vero?» fu la domanda diretta, ma dolce della regina.

Thor si voltò e la guardò con occhi sinceri «Più della mia stessa vita!»

Frigga annuì «Per tutti questi anni ho sperato che fossi vivo. Le parole della profezia di quel mago mi davano speranza perché sapevo che almeno in salute saresti stato protetto, ma tutto il resto mi preoccupava. Ho pianto e pregato ogni giorno di rivederti e ho sperato che tutto il mio amore ti arrivasse e ti potesse aiutare ad avere speranza. Ma prima…quando ti ho visto con quel ragazzo ho capito che se un amore aveva potuto proteggere il tuo animo e il tuo cuore…quello era stato il suo.» sorrise dolce «E sono sicura che lui sia anche il tuo destino Thor. Vedrai che tutto si sistemerà.» 

Thor annuì e la guardò con una punta di amarezza. 

«Se penso che sarei potuto crescere con una madre come voi e…e invece..»

«Forse non era ciò che era scritto per te figlio mio. E per quanto il mio cuore ha pianto ogni giorno  la tua lontananza se Hela non ti avesse strappato da noi forse non avresti mai incontrato Loki. Forse il vostro amore era più importante di ogni altra cosa. Anche più del fatto che tu potessi tornare da me.»

Thor la guardò con profonda tristezza e chinò il capo sospirando. 

«Ma potremo recuperare tutto il tempo perduto insieme. Ora però devi cercare di riposare figlio mio.» e dicendo questo gli posò un bacio sulla fronte. Un bacio pieno di tenerezza che Thor avrebbe tanto voluto ricevere prima se solo avesse saputo. 

Poi la regina si alzò e lo lasciò solo. 
Il biondo si sdraiò sopra le coperte, ma non dormì. Sperava che da un momento all’altro Loki gli mandasse un segno o qualsiasi altra cosa, ma anche se non l’avesse fatto l’indomani stesso sarebbe partito. Non gli importava quanto avrebbe dovuto vagare. Avrebbe cercato ovunque finché non avesse ritrovato il suo Loki. 

 

Il cero della sua candela si era spento da ore mentre continuava a fissare il telaio del baldacchino senza avvertire il minimo sentore di sonno.
Improvvisamente la porta della sua stanza si aprì lentamente. Chi poteva essere nel cuore della notte?

«Toc-toc!» disse una figura entrando nella stanza «Potresti accendere una luce bel biondino? Non si vede niente» 

Il cuore di Thor sussultò. Era la voce del Gran Maestro. Accese subito una candela ritrovandosi l’uomo nella stanza.

«Hai visto che lusso principino? Questo castello è ancora una locanda a cinque stelle.»

«Perché ci hai messo tanto?!» saltò su l’altro «Sono ore che ti attendo.»

«Ma dai? Allora ho fatto bene a venire anche se il tuo Loki non me lo ha chiesto.»

A quelle parole Thor si gelò «C-come?»

«Si è così, ma il ragazzo aveva le migliori intenzioni credimi. Forse pensava davvero di intrappolare quella strega di tua sorella o che in ogni caso tu così saresti stato salvo. Un vero ingenuo non credi? Non ha capito che LUI è il tuo destino e che non ti saresti dato pace finché non lo avresti ritrovato, concordi?»

Thor si costrinse a riprendersi. Loki pur di salvarlo avrebbe sacrificato persino sé stesso. La sola idea che adesso lui non fosse al suo fianco lo piegò. 

«Ti prego dimmi dov’è! Devo andare da lui!»

«Certo che devi! E di corsa direi! Se vuoi saperlo Hela lo ha imprigionato dentro la sua camera nella torre con un incantesimo indissolubile. Ma la cosa peggiore è che vuole fargli bere una pozione che gli cancellerà la memoria.»

«Cancellare la memoria? Un-un incantesimo? Devo andare subito!» esclamò Thor con urgenza «Puoi materializzarmi alla torre?»

«Spiacente Mio Principe. Posso indicarti la strada, ma tu devi montare su un cavallo bianco e d’azzurro vestito recarti a salvare il tuo amore imprigionato nella torre.»

Thor rimase un po’ perplesso da quella strana formula, ma annuì deciso «Farò tutto quello che serve, dimmi solo la strada!»

Il Gran Maestro lo fissò un momento in silenzio per poi… scoppiare a ridere «Ahah non posso credere che tu ci sia cascato. Dico, ma lo sai chi sono io? Certo che posso materializzarti lì biondino e in un baleno. Ecco prendi questo.» 

Disse lanciandogli il medaglione di Loki.

«Funziona allo stesso modo di prima. Puoi andare, recuperare il tuo amore e tornare qui con lui. Ma devo avvisarti.» e stavolta il suo tono si fece serio «L’incantesimo che tiene Loki prigioniero è indissolubile. Hela ha usato il sangue di Loki per legarlo alla torre. Non potrà uscire da quella stanza a meno che il suo sangue non venga cambiato con quello di qualcun altro. Quella persona resterà in trappola in eterno. Ma questa….potrebbe anche essere una cosa positiva. Capisci quello che ti dico?»

Thor tacque confuso da quelle parole, ma non c’era tempo! Se ne sarebbe preoccupato più tardi! «Si, credo di si…»

«Cerca di ricordarlo…ah dimenticavo.»

Disse passandogli lo stesso pugnale con cui Loki aveva tagliato i suoi capelli «Ti servirà…bene buona fortuna Mio Principe. E restate vivi se potete. Tu e il tuo fidanzatino siete così adorabili.» disse con un sorriso prima di sparire.

Thor rimase immobile un istante. Aveva il medaglione in una mano e il pugnale nell’altra. Non aveva compreso per davvero le sue parole, ma… Gli passò per la testa un’ipotesi; forse aveva capito dove volesse arrivare il mago, ma non volle perdere altro tempo. Strinse forte il medaglione e scomparve. 

 

Si ritrovò nella radura sotto la torre. La notte nera andava scemando e di lì a un’ora sarebbe sopraggiunta l’alba. Guardò davanti a sé e scorse con stupore l’enorme montagna di rovi sotto la torre. Sembrava inaccessibile. 
Se avesse passato i rovi avrebbe potuto arrampicarsi magari cercando di non slittare sulle pietre della torre. Ma c’era qualcos’altro lungo il muro, una sorta di corda dorata e intrecciata. Non era una corda!Era la sua treccia! Alzò lo sguardo e capì che doveva essere legata al piccolo balcone della stanza di Loki.
Che il giovane si aspettasse il suo arrivo? O magari voleva usarla per scappare lui stesso?
In ogni caso per raggiungerla doveva passare quei rovi, non c’era altro modo. 
Si mise al collo il medaglione nascondendolo sotto la camicia e impugnò meglio il pugnale. Facendosi coraggio e cercando di non ferirsi né di far rumore si inoltrò in quella matassa informe. 

 

Le spine lo graffiavano e gli bucavano la pelle, ma lui non aveva paura. Il pugnale poi tagliava quei rovi come fossero di burro e questo gli facilitò parecchio il raggiungimento della treccia. Con non poca fatica ed estrema attenzione riuscì a raggiungere la sua meta.
Si sistemò il pugnale alla cintura e afferrò la treccia aggrappandovisi e provando a tirare. Sentendo che reggeva incominciò la sua arrampicata.  Un passo e poi un altro “Resisti Loki, sto venendo da te”.
La sua treccia era davvero lunga e lui si arrampicò e si arrampicò e il balcone di Loki era sempre più vicino, sempre di più.
Saliva e andava sempre più in alto.
Era quasi…strano. 
Per anni aveva sperato di lasciare quella torre per sempre e adesso si stava addirittura arrampicando per rientrarvi.
Ma non avrebbe fatto mai a meno di Loki, non avrebbe mai fatto a meno del suo unico vero  amore.
Cercò di fare estremamente piano e continuò a salire e salire e infine raggiunse il piccolo balcone.
Dalla finestra dorata vide Loki seduto a terra accanto al loro letto e chino su sé stesso.

«Loki.»  chiamò.

Il moro sollevò la testa senza capire. Cercò nella stanza poi rivolse lo sguardo alla finestra e sgranò gli occhi incredulo. Thor gli sorrise, ma…

«Una corda di ottima fattura, devo riconoscerlo…» la voce di Hela lo colse di sorpresa. Si voltò restando aggrappato alla treccia. Lei lo guardava da terra, al di là dei rovi tagliati, con occhi carichi di odio «Peccato che l’appiglio non sia dei migliori»

Alzò una mano e Thor sentì il balcone tremare. Fece in tempo a vedere Loki raggiungerlo alla finestra e rimanere bloccato sulla soglia battendo i pugni disperato e poi…il suo sostegno crollò.
I sensi di Thor si intensificarono.
Avvertì la sensazione di cadere nel vuoto senza nessun appiglio a cui aggrapparsi. 
La voce di Loki arrivargli in un urlo disperato che accompagnò tutta la sua caduta.
I rovi che lo accolsero in loro come a rinchiuderlo in un guscio di spine.
Infine…divenne tutto buio.

 

Avvertiva qualcosa sotto di sé. Era qualcosa di vivo che andava veloce e batteva all’impazzata. Era…un cuore?
E una sensazione familiare… Due braccia che lo stringevano e lo cullavano. Quella stretta dolce e consolatoria l’avrebbe riconosciuta ovunque come il buon profumo del suo proprietario. 
Eppure qualcosa non andava era come se Loki stesse…no anzi Loki stava piangendo.
Si mosse, ma faceva tutto male e sentiva sparsi ovunque punti che bruciavano in maniera costante. 
E più di tutto gli bruciavano gli occhi, terribilmente, ma solo in quel momento si accorse di averli chiusi.

«E-ehi…» la voce di Loki lo colse al buio «no-non… sforza…rti…» parlò tra un singhiozzo e l’altro.

«Lo-Loki?» chiamò.

«S-si.» rispose quello e Thor si sentì stringere di più contro il petto del moro.

«Ma…ma che?» chiese titubante Thor.

«Sei caduto quando il balcone si è staccato dalla torre ovviamente. E poi con la mia magia ti ho portato qui nella stanza di Loki. Sai dovresti imparare a fare più piano, pensavo ci fosse una capra tra i rovi.» 

La voce di Hela. C’era anche lei! 

«Ti sei ferito gli occhi con le spine. Tienili pure chiusi tanto ormai non ti serviranno più. Il buio ti accompagnerà per sempre.»

Thor realizzò il senso di quelle parole. Era diventato cieco. Non avrebbe più potuto vedere niente, non avrebbe più visto il volto di Loki. 

«Ma guarda a volte il caso, allora la profezia non era così vera, non trovi fratellino? Ti sei ferito dopotutto!» 

Il moro intanto sussultava per i singhiozzi mormorando «Non dovevi…non dovevi venire.»

«Non-non ti avrei mai lasciato qui!»  rispose Thor dolce. Sollevò una mano cercando di trovare il suo viso, ma Loki la prese subito e se la portò alla guancia. Thor accarezzandogliela la sentì umida e rigata dalla lacrime.

«Non…non saresti dovuto venire. I-io ti volevo al sicuro!»

 Singhiozzò ancora.

«Non potevo vivere senza di te…tu sei il mio destino» disse il biondo.

Loki sorrise amaro stringendosi a lui per abbracciarlo. 

Hela invece alzò gli occhi al cielo «Patetico.» disse. «Ad ogni modo quando ho visto che eri ancora vivo stavo per porre fine alla tua miserabile esistenza, ma mi è venuta in mente un’idea migliore. Sai ho legato Loki ad un incantesimo. Dovrà rimanere qua dentro per sempre, ma se qualcuno prendesse il suo posto…no. Così ho pensato di cambiare il suo sangue con il tuo per sbarazzarmi di te, Thor, una volta per tutte. Non mi occorre granché, di sangue ce n’è parecchio; sei talmente mal ridotto che ne hai lasciato una scia ovunque mentre ti trasportavo qui, ma…mi serve che tu sia d’accordo. Però tu vuoi che Loki sia salvo vero? Se è così vero che lo ami…»

«Non te lo permetterò… » ringhiò Loki verso di lei, ma furono le parole di Thor a spiazzarlo.

«E sia.» Disse il biondo. Loki lo guardò spaurito «Fallo Hela. Purché Loki sia libero da questa prigionia.»

«T-Thor…no…ti prego.» boccheggiò incredulo l’altro.

Ma il biondo sorrise «Va bene così Loki. Voglio che tu stia bene.»

«Beh…» li interruppe subito Hela «Se questo è il tuo volere…niente di più facile.» alzò entrambe le mani al soffitto così come la testa e pronunciò di nuovo la formula magica. Come prima le pareti brillarono.

Loki stava per scattare verso di lei «Devo fermarla», ma Thor lo trattenne tirandolo a sé.

 «Lascia che lo faccia.» 

 «No, io devo.» 

 «Loki!»  chiamò deciso e il moro tornò subito su di lui. Il biondo si avvicinò al suo orecchio e vi sussurrò qualcosa.

«Devi stringerti a me e non lasciarmi per nessun motivo!» e detto questo cercò una sua mano portandosela sul petto e facendogli avvertire la consistenza del medaglione. 

Loki sgranò gli occhi credendo di intuire le sue intenzioni.

«Io non ti lascio qui.» disse con un filo di voce.

«Non mi lascerai, non ce ne sarà bisogno. Devi fidarti di me Loki.» 

Loki esitò un istante, guardò verso Hela e…capì.

«Va bene.» sussurrò in riposta mentre Hela abbassava le mani e tutto tornava normale. Notando i due ancora abbracciati sbuffò.

«Avete finito? No perché se avete finito io mi prenderei il mio fratellino traditore e lascerei te, bell’idiota, qui a morire di stenti.» 

«Sei perfida.» ringhiò Loki verso di lei.

«Oh Loki, Loki, Loki. Ora sei arrabbiato con me, lo capisco, ma sta tranquillo. La pozione sarà pronta a momenti e con un solo sorso nemmeno ti ricorderai di lui.» sorrise perfida lei.

Ma Loki deglutì amaro e proseguì. 

«Come hai potuto? Noi ci fidavamo di te Hela. Ti volevamo bene io, io te ne volevo! Credevo…credevo che anche per te fosse così.»

«Ma è così. Proprio perché tengo a te ti porto via da lui. Da lui e dal suo destino che non ha fatto che rovinare la vita a tutti e tre. Ma da oggi le cose saranno diverse. Niente più profezia, sarò io a riscrivere il destino, il mio destino! E ti assicuro che Thor non è contemplato. Non c’è modo che l’incantesimo si spezzi!» Poi guardò con disprezzo verso il biondo «Così finalmente non ti rivedrò mai più!  Perciò avanti Loki. Di pure “addio”…»

Loki la fissò ancora un istante, poi carezzò una guancia di Thor. La mano scese da quella al collo e fino sotto alla camicia del biondo a stringere il medaglione.
Thor, sopra la stoffa, vi pose la sua come a voler rafforzare quella stretta.

Loki accostò di più il compagno a sé sospirando «Eri importante per me, ma mi hai ferito terribilmente….» poi tornò sulla strega «Addio…Hela.»

Hela nemmeno capì cosa fosse successo, ma accadde in un attimo. Un attimo in cui i due giovani sparirono sotto ai suoi occhi lasciandola per sempre prigioniera della sua stessa magia.

 

Un attimo.
I due giovani si ritrovarono a terra sul pavimento della nuova stanza di Thor. 
Loki aprì gli occhi senza davvero capire dove si trovassero. Non aveva mai visto quel posto, ma di certo non erano più nella torre. 

«L-Loki?» 

Sotto di sé Thor richiamò la sua attenzione e il moro si accorse che ancora lo stava stringendo. 

«S-sono qui Thor.» gli sfuggì un singhiozzo «S-sono qui…»

«Loki…» lo chiamò il biondo preoccupandosi «Perché piangi?»

«P-Perché…non h-ho potuto pr-proteggerti…e adesso i-i tuoi occhi…non è…non è giusto…ed è..s-solo colpa mia» balbettò mentre sentiva un dolore terribile al petto e avvertiva le lacrime salire nuovamente.

Si, era ingiusto.
Ingiusto che lui e Thor fossero vissuti per tutti quegli anni circondati da bugie.
Ingiusto che a causa di quelle bugie Thor avesse provato paura del mondo esterno.
Ingiusto che adesso che era finalmente libero…non potesse più vederlo.

«Non è colpa tua.» disse Thor alzando una mano e cercando alla cieca il suo viso. Loki gliela prese e la baciò. «Loki ascoltami…» proseguì l’altro con tono fermo, ma dolce.

Il moro guardò le sue palpebre chiuse e ferite e Thor avvertendo quello sguardo su di sé riprese «Non mi pento di essere tornato da te. Non avrei potuto vivere senza di te, lo capisci? Te che in tutti questi anni…hai…hai vegliato su di me. Mi hai protetto e hai protetto il mio cuore e la mia anima. Adesso sarà…difficile certo, ma ringrazio di aver potuto vedere per tutta la mia vita lo spettacolo più bello di tutti. Ogni singolo giorno. E lo sai qual è? Tu…sei tu, amore.»

Loki non riuscì a trattenere oltre ciò che dentro di lui premeva prepotente  per uscire. Strinse di più Thor contro di sé e pianse. Pianse a lungo buttando fuori tutto il suo dolore.
Un dolore che gli tolse quasi il respiro. Bruciò dentro al petto. Lo scosse con singhiozzi così forti da togliergli l’aria. Lo lasciò debole e lo fece sentire impotente. 
Avrebbe dato tutto per avere Thor salvo, la sua stessa vita se fosse stato necessario. 
Mentre stringeva l’altro con disperazione avvertì le braccia di Thor circondarlo e ricambiare con lente e dolci carezze il suo abbraccio.
Avvertì il suo calore in quella stretta e il coraggio che il biondo voleva infondergli. Avrebbe dovuto essere lui quello forte. Da quel momento avrebbe dovuto essere gli occhi per il suo amore, la sua guida in quel buio eterno.
Ma Thor non lo stava giudicando, voleva consolarlo  come aveva fatto il moro tante volte con lui.
Dopo qualche minuto, benché quasi privato totalmente delle forze, Loki riprese a respirare lentamente, i singhiozzi terminarono mentre Thor lo dondolava appena per calmarlo. 
Il moro incominciò ad avvertire un po’ di quel coraggio e di quella forza farsi strada in lui nonostante l’amarezza fosse grande. 
Voltò il viso verso la fronte del compagno e vi appose un dolcissimo e lungo bacio mentre le ultime lacrime impossibili da trattenere lo costrinsero a strizzare forte gli occhi.
Le avvertì cadere bagnate dai suoi occhi, sfiorargli appena la pelle delle guance e proseguire nella loro caduta.
Caddero e incontrarono le palpebre ferite di Thor. 
Come accadono i miracoli? Cosa li scatena? Come possono realizzare l’impossibile? 
Chi può dirlo, nemmeno chi li ha vissuti riesce a darsi una spiegazione.
Nemmeno Thor poté trovarla, né tantomeno Loki quando separandosi dalla fronte del biondo avvertì le punte delle sue ciglia tremare e pizzicargli appena il mento.
Riaprì gli occhi arrossati dal pianto un istante dopo e osservò le palpebre di Thor che si alzavano rivelando due occhi chiari che lo guardarono come fosse la prima volta che si aprivano sul mondo. 
Si fermarono nei suoi increduli, l’azzurro perso nel verde. 

«L-Loki…» sussurrò il biondo.

Il moro rimase immobile senza riuscire a proferire parola. Ma il biondo sorrise.

«Io ti…ti vedo.»

A Loki uscì una risata strozzata dal pianto, un misto di sollievo e paura.
E mentre si concedevano qualche istante per guardarsi l’un l’altro con dolcezza fuori il cielo diventò chiaro.
Thor prese un respiro. Si sentiva bene come se quelle lacrime non avessero fatto bene solo ai suoi occhi, ma anche a tutto il suo corpo. 

«Come….» riprese Loki «Come hai fatto a trovarmi?…io volevo che tu-tu fossi al sicuro…e il medaglione poi…»

«Per fortuna il mago è venuto a farmi visita senza invito e mi ha dato il medaglione. Ma in fondo è colpa mia: avrei dovuto fartelo promettere. Tu mantieni sempre le tue promesse.» sorrise il biondo.

Loki annuì poi si fece serio «Hai corso un grosso rischio lo sai?»

«Dovresti essere più specifico; sai ho passato una foresta di rovi, scalato una torre, perso la  vista…»

«Riguardo l’incantesimo! Se…se lei se ne fosse accorta…»

«Era troppo presa dal suo momento di gloria per ricordarsi che, per quanto lo detesti con tutta sé stessa, io e lei…siamo davvero fratelli e abbiamo lo stesso sangue. Le servirà da lezione.» disse convinto Thor «Però l’abbiamo davvero imprigionata per sempre, giusto?» 

Loki annuì convinto.

«Si. Si è finita.» Rispose guardandolo felice. 

Thor si risollevò mettendosi seduto «Stai bene?»

Il moro esitò prima di annuire ancora: era successo tutto in un giorno. 
Aveva scoperto la verità sulle sue origini e le bugie di Hela. 
Hela che per lui era stata davvero una sorella, ma li aveva traditi. 
E poi c’era Thor. 
Thor che finalmente poteva amare liberamente e da cui non si sarebbe mai più separato.
E per il biondo non era diverso. 
Loki si staccò appena da lui e cercò qualcosa nei suoi calzoni.

«Guarda che cos’ho?» disse mostrandogli i suoi tesori.

«L’anfora! E… ehi! La mia lista!» sorrise stupito Thor.

«Così potremo finalmente spuntare tutti i punti insieme. Le ho prese perché volevo averle con me. Speravo che mi avrebbero aiutato a non dimenticarmi di te, ma sono sicuro che non avrei comunque potuto dimenticarti Thor.» disse Loki guardandolo dolce.

Thor contraccambiò quello sguardo commosso e baciò il moro tra i capelli corvini.

«Coraggio, andiamo dai miei genitori adesso. Vuoi Loki?» 

Loki annuì ancora mentre Thor alzandosi lo aiutò a fare altrettanto. Poi inaspettatamente il biondo si fermò davanti a lui.

«Che c’è?» chiese Loki guardandolo senza capire.

Thor gli sorrise e se lo tirò contro «Prima potrei avere un bacio?»

Loki scosse la testa , ma sorrise «Sei il solito viziato.»

Poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò intensamente mentre il biondo lo ricambiò sollevandolo e facendogli fare un giro; proprio come quando stavano ballando felici e pieni di speranza per un futuro pieno d’amore e soprattutto insieme.

 

«Guarda! È la Croce del Sud vero?» 

«Però te la stai cavando bene, biondino.» scherzò Loki con lo sguardo rivolto al cielo notturno. 

Era avvolto in un mantello verde mentre Thor alle sue spalle, in uno rosso, gli aveva circondato la vita e lo stringeva. Si trovavano su un alto promontorio e la sera era arrivata da poco.

«Ehi non prendermi in giro.» ribatté Thor posando un bacio sul collo del corvino e facendolo sorridere. 

«Tra quanto hai detto che arriverà la nave?»

«Un mese. Saremo a casa giusto in tempo per la promessa fatta ai miei genitori.»

Poco dopo essere sfuggiti alle grinfie di Hela, Loki e Thor avevano incontrato il re e la regina. 
Gli avevano raccontato cosa fosse accaduto assicurandogli anche che Hela era rimasta intrappolata per sempre nella torre. Infatti, come detto da lei stessa, l’incantesimo era eterno ed era abbastanza improbabile che qualcuno la trovasse offrendosi di prendere volontariamente il suo posto. Thor aveva promesso a suo padre che avrebbe fatto tutto quello che serviva per diventare un degno erede al trono, ma prima aveva chiesto ai suoi genitori una piccola concessione e anche… due cavalli. 
Ma questo era stato due anni prima. 
Thor e Loki erano partiti praticamente subito da palazzo con la promessa di farvi ritorno due anni dopo entro la festa di San Giovanni.
Non avrebbero ritardato per niente al mondo, in primo luogo per partecipare e vincere la gara di ballo, in secondo perché fossero celebrate le loro nozze già fissate per quello stesso giorno. 
Mentre erano via però avevano viaggiato e viaggiato e visto il mondo. 
I punti sulla lista di Thor erano ormai quasi tutti barrati e se n’erano aggiunti di nuovi.
Un leggero venticello si alzò sul promontorio e Thor strinse di più Loki nel suo abbraccio «Dobbiamo andare o non raggiungeremo il villaggio sulla mappa prima che faccia troppo buio amore.»

«Hai paura del buio Mio Principe?» scherzò il compagno. 

«Oh no…quando ci sei tu a proteggermi non ho paura di niente.» ridacchiò Thor mentre il moro si voltava a guardarlo. 

I suoi capelli erano cresciuti così come quelli di Thor che erano di nuovo intrecciati. Dopo anni di abitudine il biondo non era riuscito a farne a meno, però stavolta senza esagerare!

«Nemmeno di diventare re e di governare un popolo?» 

«Nemmeno di questo. E poi tra noi due tu sei il più intelligente. Pensavo di cederti tutte le questioni noiose e importanti.» rise Thor.

«Beh almeno in questo devo ammettere che sei molto saggio» lo ricambiò l’altro.

Thor lo fissò dritto negli occhi.

«E quando ti sposerò lo diventerò ancora di più. Diventerò il più saggio di tutti i principi e farò di tutto per renderti felice Loki.»

Loki lo guardò dolce.

«Oh Thor…ma io lo sono già. Sono la persona più felice del mondo, come lo sono stato in tutta la nostra vita insieme, mi basta averti al mio fianco.»

«Bene perché fidati: non ti libererai mai di me. Anche se detto così suona più come una minaccia.»

Ma l’altro gli sorrise.

«Promesso?»

Il biondo contraccambiò quel sorriso «Promesso» poi, dopo aver posto un bacio sulla fronte del moro, lo strinse ancora in un caldo e dolce abbraccio sotto il cielo stellato. 
Thor e Loki…
Ben presto fecero ritorno nel regno di Odino.
Magari siete curiosi di sapere di come nel giorno del loro matrimonio il sole, splendendo luminoso sulla loro unione, sembrava non voler tramontare mai o di come di lì a pochi anni quando divennero entrambi re furono amati e il regno prosperò sotto la loro guida.
O ancora di quando ricevettero la visita inaspettata di un vecchio amico, un certo mago dagli occhi truccati e dalle vesti sgargianti e di come costui, prima di salutarli, lasciò uno splendido  dono nella loro camera da letto, anzi due. Due gemelli, un bambino e una bambina, e di come loro li amarono e furono dei genitori affettuosi e buoni.
O di come dalla loro stanza, la più alta della torre più alta del castello, potevano vedere tutto il loro regno e la sera sentirsi così vicini alle stelle che gli sembrava di poterle toccare solo allungando una mano. 
O magari, e nessuno ve ne farebbe rimprovero, attendete solo che compaia la parola “fine” per aprire una finestra e come loro alzare il vostro sguardo per rivolgerlo ad un bellissimo cielo stellato.

Fine 

 

Note:

 

Raperonzolo: https://www.grimmstories.com/language.php?grimm=012&l=en&r=it

Ciao a tutt*!
Devo veramente decidermi ad accorciare le mie storie o non ce la farò mai a pubblicare la serie nuova!
Ma torniamo a questa versione di Raperonzolo! Se volete mollo la scrittura e mi do all’ippica o simili, sono accolti suggerimenti. 😂
Come sempre nel link trovate la fiaba, ma in questo caso ve l’ho messa col testo a fronte. Quella italiana infatti cambia in alcuni dettagli e non sono riuscita a trovare la versione che volevo. 
Tornerò alla carica con profezie e maledizioni varie, è una minaccia!, ma intanto mi eclisso di nuovo per un po’ 😩
Ma! Torneròòò statene certi 😎
Un grande abbraccio e... alla prossima storia!💕

 

Isidar27

 

 

 

   
 
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