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Autore: nique_j    15/05/2020    5 recensioni
Rose Weasley era l’alba soleggiata dopo una notte di tempesta.
Era il porto sicuro per una nave che stava per affondare.
James Sirius Potter aveva ereditato la sfacciataggine, la caparbietà e l’irriverenza dai due uomini di cui portava il nome.
Lui era la tempesta a causa della quale un sognatore tranquillo passava notti insonni.
“E’ proprio perché sembra tutto sbagliato, che io sono la scelta giusta”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: James Sirius/Rose, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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È sbagliato solo se pensi che lo sia 
 
 
Dal suo nome, Rose Weasley aveva ereditato il profumo inebriante, la delicatezza che le si poteva ritrovare in ogni gesto, il fatto che fosse così dannatamente bella e attraente, ma che allo stesso tempo pungesse,facesse male a chiunque provasse a coglierla.
Rose Weasley era l’alba soleggiata dopo una notte di tempesta. 
Era il porto sicuro per una nave che stava per affondare. 
James Sirius Potter aveva ereditato la sfacciataggine, la caparbietà e l’irriverenza dai due uomini di cui portava il nome. 
Lui era la tempesta a causa della quale un sognatore tranquillo passava notti insonni.
Era la burrasca che la faceva violentemente ribaltare, quella nave. 
 
*
 
Rose Weasley non parlava con James Sirius Potter da qualche settimana, da quando i due erano tornati ad Hogwarts dopo le vacanze di Natale. 
Non si erano ancora incrociati nei corridoi, perché lei conosceva a memoria gli orari di lui, sapeva che usciva dal dormitorio con minimo 10 minuti di ritardo ogni mattina, e faceva di tutto per sgattaiolarne fuori per prima. Così come lui, prima di qualsiasi spostamento, controllava minuziosamente sulla mappa il piccolo puntino di inchiostro nero accanto al quale era scritto con una grafia minuziosamente curata il nome della ragazza, e cercava sempre di fare in modo che le proprie tracce rimanessero ben lontane da quelle della cugina. 
L’unico momento in cui si trovavano più vicini, era durante il banchetto. Rose per qualche giorno aveva fatto in modo di evitare pranzi e cene, cibandosi di tutte le caramelle regalateglieli da zio George per Natale. Una volta terminate, aveva cercato di sgattaiolare nelle cucine impietosendo qualche elfo domestico, che ogni volta le regalava volentieri gli avanzi più appetitosi del giorno. Rose però si rese conto che non poteva continuare a cibarsi di cibo altamente zuccherino o sfruttare la gentilezza di quei piccoli lavoratori, così come non sarebbe riuscita a trovare altre scuse che la tenessero lontana dalla Sala Grande ancora per molto. Allora, aveva deciso di rinunciare a quella vita da eremita, in cui mangiava sul suo letto nella torre di Grifondoro, lontana da sguardi indiscreti, lontana dal suo sguardo. 
James Sirius Potter sedeva dove prima di lui avevano preso posto il nonno e il padre, in quello stesso punto, al centro della tavolata di Grifondoro, in mezzo ai suoi compagni dell’ultimo anno. 
Rose invece, si era sempre accomodata più infondo, verso la fine del lungo tavolo, più vicina alla schiera di professori che al centro della Sala.
Teneva il viso basso mentre si sforzava di mangiare, e chiacchierava meno del solito con i compagni di Casa del suo anno. 
I loro sguardi, in quelle settimane, non si erano mai incrociati. 
 
*
 
“Mi stai evitando”
 
Rose si fermò improvvisamente a metà del lungo corridoio che portava alla biblioteca. Sussultò leggermente e per un attimo pensò che il pesante libro di Pozioni che teneva sotto braccio le sarebbe caduto da un momento all’altro, andando ad infrangersi a terra, così come i propositi di tenere James lontano da lei. 
Cercò di combattere con tutte le sue forze l’impulso di girarsi al suono di quella voce che le sembrava così tanto familiare distante allo stesso tempo. E ci riuscì, perché non si voltò verso di lui, ma continuando a dargli le spalle, riprese a camminare dritto davanti a sé.
 
“Ho detto, che mi stai evitando”
 
James Sirius Potter non era uno che mollava la presa facilmente, anzi. Nel suo corpo scorrevano una determinazione e un’ostinazione tali, che gli avevano sempre permesso di ottenere ciò che voleva. E quando l’aveva vista passare accanto a lui – perché James quel giorno aveva dimenticato la mappa in dormitorio - aveva deciso che quella situazione non gli andava più bene. 
Aumentò la velocità dei suoi passi e in un baleno si trovò dietro di lei, prendendola per il polso e costringendola a girarsi verso di lui, mentre la scrutava dall’alto al basso. 
 
“Anche tu mi stai evitando James, credevo che la cosa ti andasse bene”
“Sarei un pazzo se ti dicessi che mi andrebbe bene stare senza di te” 
 
Fu una frazione di secondo, e Rose sentì il suo corpo intrappolato tra il freddo muro dietro di lei e il caldo corpo del ragazzo. 
Le labbra di James si fiondarono sulle sue ad una velocità tale, che Rose non riuscì nemmeno a rendersene conto. Il ragazzo le teneva i polsi inchiodati al muro, e ogni singolo movimento le era impossibile, se non quello di rispondere al bacio violento che stava ricevendo. 
 
Non possiamo, James” 
 
La bocca di Rose era ancora sulle labbra di James quando parlò. Un sussurro impercettibile, lieve, che però risuonò nelle orecchie del moro come un urlo disperato, inevitabile, strozzato. Come tutto quello che c’era tra di loro.  
Lui si staccò, restando però appiccicato al suo corpo, come se avesse paura che potesse scappare via. 
 
Non credi che quello che è successo a Natale sia successo per un motivo?”        
“E’ successo perché avevamo entrambi bevuto troppo, James”
“E se non fosse così?”
 
Tutto di quella notte le tornò in mente. Immagini che aveva cercato di tenere lontane dalla sua mente durante le ultime settimane, erano tornate prepotentemente ad invaderle i pensieri.
La bottiglia di Whisky Incendiario che avevano rubato di nascosto dalla scorta degli zii, lo stomaco che le bruciava dopo aver fatto il primo sorso, il calore che aveva iniziato a sentire nel petto dopo il terzo bicchiere. Le risate di James, il modo in cui ad un certo punto le aveva circondato le spalle con un braccio e l’aveva attirata a sé, stampandole un casto bacio a fior di labbra. 
E lei, di quel gesto, aveva riso. 
Subito dopo, aveva bevuto un altro sorso e forse altri ancora, perché la sua mente iniziava ad offuscarsi sempre di più.  
E allora, come ci era finita nel letto di James? Perché lui la stava spogliando, baciandole ogni singolo lembo della pelle diafana? 
E soprattutto, perché le stava piacendo? 
Non aveva mai voluto nessun altro come aveva voluto James Sirius Potter quella notte. Ed era sicura che non fosse tutta colpa del Whisky Incendiario, ma fare ricadere ogni responsabilità sulla bevanda alcolica sarebbe stata certamente l’opzione più facile. 
 
“Non può essere altrimenti, James”
 
E spostando il cugino con il peso del proprio corpo, lo superò a passi veloci, per recarsi in biblioteca.
 
*
 
“Lo sapevo che non saresti riuscita a resistermi”
“Sta zitto e baciami, stupido”
 
Erano soli, e a loro bastava così.
La luna filtrava dolcemente all’interno della Torre di Astronomia, deserta se non fosse stato per quei due corpi che si volevano e si prendevano, come se fosse stata la prima volta. 
 
“Le cose sono più belle se proibite, Rose”
 
James le stampò un bacio sulle labbra.
 
“E tu sei bellissima”
 
Gliene stampò un altro.
 
“Proibita e bellissima”
 
Si buttò nuovamente sulle sue labbra. 
I loro baci erano a volte dolci, teneri, timidi.
A volte invece veraci, passionali, focosi.
Le mani di James scorrevano sulla pelle diafana di Rose e ogni tocco bruciava sempre un po’ di più.
James era il fuoco che scaldava ogni cosa, e Rose il ghiaccio che si scioglieva al suo calore. 
James era il vulcano che violento eruttava, e Rose la fertile terra su cui la lava si adagiava, ricoprendola completamente.
Così si amavano, Rose e James. Completandosi, volendosi, dando l’uno ciò che all’altra mancava. Come due pezzi di un puzzle che finalmente si erano completati, pronti ad incastrarsi e ad adagiarsi nello spazio a loro adibito. 
Ma anche i vulcani finiscono di eruttare, e la terra ritorna a fiorire, rigenerandosi. E l’acqua, la maggior parte delle volte, riesce a spegnere quel fuoco. 
 
*
 
“Non possiamo andare avanti così per sempre, lo sai. Vero James?”
“Si, lo so”
“Un …. un ragazzo … un ragazzo mi ha chiesto di uscire”
“Escici, Rose”
 
Escici.
Per James, fare finta che la cosa non lo toccasse minimamente sarebbe stato estremamente complicato. Ma cosa avrebbe potuto fare?
La loro relazione non era altro che una fitta rete di bugie. Bugie agli amici, ai fratelli, ai genitori. Aveva ragione, non sarebbero potuti andare avanti così.
Eppure, James per un’ora d’amore avrebbe venduto la sua anima a Salazar Serpeverde. Pur di stare con lei, di sentire il suo profumo, di annegare dentro di lei, avrebbe dato qualsiasi cosa. 
Ed era per lei, per il suo bene, che doveva permetterle di andare avanti. Perché non avrebbero potuto continuare a vivere nell’illusione, perché era tutto così sbagliato ma allo stesso tempo così necessario, profondo, essenziale, che entrambi credevano di impazzire.
Ci mise un po’ Rose Weasley ad accettare l’invito di Scoripus Malfoy. Ma alla fine, una sera, subito dopo il banchetto – quelli in cui Rose aveva smesso a fatica di alzare lo sguardo dal suo piatto per fissare James ad ogni portata – lo aveva raggiunto al tavolo dei Serpeverde, e dopo aver lasciato un bacio sulla guancia a suo cugino Albus – e mentre cercava di ignorare quel peso al petto che si era appena formato, perché Albus era così simile a James – aveva accettato di recarsi ad Hogsmeade con lui, l’indomani. 
 
*
 
Ogni volta che baciava le sottili labbra rosee di Scorpius, Rose si immaginava quelle carnose e rosse di James. 
Ogni volta che affondava le mani nei suoi capelli biondo platino, sempre pettinati accuratamente, Rose si immaginava quelli spettinati, corvini ed arruffati del cugino.
Ogni volta che il corpo snello di Malfoy la sovrastava, Rose si immaginava quello muscoloso di James, le sue braccia possenti che la stringevano, le dita che si soffermavano sulla sua bocca per tastarne i contorni prima di baciarla, ogni singola volta.
I baci di Scorpius erano umidi, brevi, violenti ma egoisti. Cercava, in quei baci, l’alchimia che si creava con James, quando le loro lingue danzavano insieme, le loro labbra si cercavano, si muovevano insieme in un ritmo tutto loro, assecondandosi a vicenda, cercandosi e trovandosi.
Scorpius ce l’aveva lì Rose, invece. Non aveva bisogno di cercarla, perché lei non lo istigava, non lo stuzzicava. Lo baciava e basta. Permetteva al biondo di fare scorrere le sue mani sul proprio corpo immaginando che fossero quelle di qualcun altro, solo perché altrimenti non sarebbe riuscita a concedersi a lui e si sarebbe tirata indietro, quasi infastidita. 
E invece, ce la faceva ad andare avanti. Perché quello era Scorpius ma allo stesso tempo non lo era.
Era questo, il modo giusto per dimenticare James? E allora perché pensava quasi più a James quando era con Scorpius, che quando si trovava con James stesso?
 
*
 
La partita tra Grifondoro e Serpeverde era sempre la più attesa della stagione, ed era così da secoli, a detta di suo padre. 
James Sirius Potter era sempre molto tranquillo prima di cominciare una partita di Quidditch. Sulla scopa si sentiva a suo agio, era il suo habitat naturale. L’adrenalina che inondava ogni cellula del corpo, l’aria fredda che gli pungeva il viso, la sorpresa con cui ogni volta avvistava il Boccino d’Oro e la determinazione e la concentrazione che nascevano in lui mentre iniziava l’inseguimento. 
Erano vita, per lui.
Quel pomeriggio James uscì dagli spogliatoi come di routine, la scopa stretta tra le dita della mano sinistra, lo sguardo fiero davanti a sé, mentre scortava i compagni della sua squadra in campo.
Come sempre, il capitano dell’altra squadra lo avvicinò. 
James e Scorpius si squadrarono, guardandosi dritti negli occhi, mentre Madama McCullen * era prossima a dare il via a quella partita. 
 
“Nervoso, Potter?” 
 
Lo canzonò Malfoy. James istintivamente avvicinò la scopa a sé.
 
“Prenderò quel Boccino prima che tu riesca a sollevarti in volo, Malfoy”
“Non mi riferivo al Boccino, Potter. Mi riferivo al fatto che mi scopo tua cugina”
 
Rosso.
Come il sangue che sgorgava dal naso di Malfoy dopo che James lo colpì dritto in pieno volto. 
Rosso.
Come la gelosia che tremava, cresceva e ribolliva dentro James, accecandolo completamente. 
 
Nonostante James fu espulso dalla partita e una McGranitt inferocita e contrariata lo costrinse a godersi l’intera partita a bordo campo, Grifondoro stracciò Serpeverde trecentocinquanta a duecentonovanta.
Quando James tornò in Sala Comune per festeggiare, cercò di affogare la gelosia trangugiando più vino elfico – rubato scaltramente dalla mensa da un paio di Grifondoro del quarto anno - gli fosse possibile, e tenendo le sue labbra impegnate sulla bocca di una brunetta del quinto anno, di cui non si ricordava nemmeno il nome. 
Ma la mente, quella era impossibile tenerla occupata. E quella pensava solo a Rose insieme a Scorpius. 
 
 
*
 
Anche quel quadrimestre era volato velocemente. 
Durante quelle vacanze di Pasqua, Rose si era promessa di mantenere la calma. Avrebbe cercato di avere un rapporto normale, sincero e maturo con suo cugino. Ignorarlo sarebbe stato troppo complicato, e poi avrebbe dato nell’occhio. Insomma, ad Hogwarts lei, suo fratello e i suoi cugini frequentavano compagnie diverse, ma dal momento che durante le feste si trovavano tutti sotto lo stesso tetto, sarebbe stato quasi impossibile.
Inoltre, Rose aveva trovato equilibrio e serenità durante i primi mesi della relazione con Scorpius. Aveva quasi abbandonato quel suo fastidioso vizio di paragonare il suo ragazzo a suo cugino. Certo, a volte ci ricascava, ma accadeva solo quando era stanca e vulnerabile, si ripeteva. 
Quella sera, la gigantesca famiglia Potter – Weasley era al completo. 
Le vacanze di Pasqua erano sempre bellissime. Il tempo diventava sempre più mite, e i ragazzi – sin da quando erano bambini – si divertivano a sgattaiolare nell’enorme giardino dei Potter. Quando erano più piccoli si rincorrevano tra i fitti arbusti, nascondendosi nei posti più angusti per cercare di vincere a quel gioco babbano che era sempre piaciuto a tutti.
Adesso invece, i ragazzi erano tutti seduti in veranda, chiacchierando sui nuovi aneddoti di Hogwarts.
Rose si trovava all’estremità del tavolo di legno, le gambe incrociate sulla lunga panca adiacente al tavolo, e il busto leggermente appoggiato a Ted Lupin, con cui stava intraprendendo una animata conversazione sull’Accademia per Auror, luogo in cui Ted aveva iniziato l’addestramento da un anno – per diventare Auror, come sua madre – carriera su cui Rose talvolta meditava sognante.
Per quanto fosse immersa ed interessata in quella conversazione, una sensazione di lieve malessere le stava nascendo dentro, dovuta allo sguardo insistente di James su di lei.
Gli occhi di James non l’avevano mollata tutta la sera, e lei se ne era accorta subito, perché - quasi spontaneamente – continuava a voltarsi nella sua direzione.
 
“Cos’è, Malfoy non ti basta più? Ora sei innamorata di Teddy?”
“Sei ridicolo James, smettila! Non sei nessuno per me, non puoi parlarmi così!”
“Ah si Rose, io non sarei nessuno per te? Dimmelo, se mi sbaglio, ma la notte di Natale, mentre eri nuda nel mio letto, mi è sembrato di essere qualcuno per te! Così come tutte le sere in cui mi venivi a cercare e finivamo sulla Torre di Astronomia, o nella Stanza delle Necessità, o nei ripostigli delle scope. Non so Rose, te lo ricordi?”
 
Il tono di James era sempre più aggressivo. Per un attimo, Rose ebbe quasi paura, il cugino le sembrava fuori di sé. 
Rose crollò a terra, la schiena contro la porta fredda, gelata, come la sua anima in quel momento. 
Mentre con le mani si copriva le guance rosse, paonazze, come il volto di James davanti a lei.
E con le dita sottili si asciugava le lacrime che non riusciva a reprimere, lacrime amare, sbagliate. 
 
“Non ne usciremo mai, vero James?”
 
James spostò velocemente lo sguardo su di lei, per scrutarla meglio, cercando di capire che cosa volesse dire, incitandola a continuare.
 
“Io vorrò sempre te e tu vorrai sempre me. Nonostante sia l’errore più grande che potessimo fare, noi ci apparteniamo. Non possiamo esistere separati. Non possiamo esistere con nessun altro accanto”
“Allora mi vuoi ancora, Rose? Pensavo che con Malfoy…”
“Malfoy non è te, James. E io sono tua. Solo tua”
 
Per la prima volta dopo qualche tempo, James le sorrise. 
Le si buttò accanto, sul pavimento gelato, e la strinse in un abbraccio. Le annusò i capelli, le baciò i contorni del viso, si soffermò a guardare ogni suo singolo particolare. 
Affondò le sue mani tra i suoi capelli mossi, baciandola come non l’aveva mai baciata prima.
Era un bacio disperato, quello. Una ricerca di aiuto.
James si aggrappava alle sue labbra come se fossero la sola possibile ancora di salvezza, luce accecante dopo un periodo di oscurità opprimente. Per Rose, quel bacio era la zattera sicura per un naufrago in mezzo al mare. Erano l’acqua di cui aveva bisogno per dissetarsi dopo mesi passati a vagare nel deserto, sola, disidratata. 
 
“Stai con me questa notte, Rose. Ti prometto che sarò tutto quello che tu vuoi che io sia”
“Vorrei solo che tutto questo smettesse di essere così sbagliato”
“E’ proprio perché sembra tutto sbagliato, che io sono la scelta giusta” 




Angolino 
 Da qualche tempo avevo in mente di scrivere qualcosina sulla new generation. 
Ovviamente, so che la coppia rose / scorpius è molto quotata, ma ho deciso di approfondire la relazione con james perché questo era il mood che preferivo, perchè insomma ... mi immagino un james in miniatura e niente, impazzisco. (mi basta poco per impazzire)
 Ps: il rating è arancione ma solo perché non ho capito bene il confine che separa il giallo dall’arancione – e spero di non essermi sbagliata nemmeno questa volta.
 Ps 2: * Madama McCullen me la sono completamente inventata di sana pianta.
 
Il solito bacio
Nique.
  
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