Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
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Autore: Dominil    11/08/2009    6 recensioni
Una band di successo come quella dei My Chemical Romance, due amanti della demolizione, un terribile complotto.
Scese più giù fino a raggiungere il lembo finale della t-shirt. Lo scostò subito, sfiorando la pelle calda.
Il cantante percepì il battito del suo cuore così forte, che aveva l'impressione di averlo nelle orecchie, piuttosto che nel petto. Ogni fruscio era amplificato, dalla sua paura di essere scoperto.
Click.
Uno scatto aveva imprigionato quella carezza rubata. [...]
"Signore, ecco ciò che mi aveva chiesto."
La ragazza posò la cartelletta sul tavolo e poi rimase in piedi a fissare lo schienale di una poltrona di pelle.
"Perfetto."

Obviously, Frerard.
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17:
Hey there you
 
 
 
Era già mezz’ora che Frank parlava, ininterrottamente, fermandosi solo ogni tanto per aggiungere dettagli che aveva dimenticato su quell’assurda storia che li aveva coinvolti in prima persona. Marybeth aveva già messo la cena in tavola, che si era anche raffreddata a dir la verità, ma non se l’era sentita di interrompere quella discussione così importante o quel monologo, dipendeva dai punti di vista.
Gerard pendeva da ogni singola parola del ragazzo, bramoso di nuove informazioni che l’aiutassero a ricostruire tutti quei fatti, tutti quei tradimenti e di giochetti psicologici che erano andati avanti per fin troppo tempo.
“Non ci posso credere…” mormorava ogni tanto, con gli occhi verdi spalancati, tondi e brillanti come palline da tennis.
“E’ inconcepibile honey, lo so.” rispose Frank, guardandolo dolcemente. “Ma il peggio è passato. Quando si conosce il nemico è più facile sconfiggerlo… almeno così dicono.”
Il cantante ridacchiò, improvvisamente sollevato. Gli bastava uno sguardo da parte del suo amato per sentirsi subito e di nuovo meglio.
“Ragazzi la cena è pronta.” annunciò la donna, facendoli voltare.
Annuirono e si alzarono, diretti in sala da pranzo dove cenarono tranquillamente e con la giusta dose di allegria, come una piccola famiglia.
Gerard si soffermò più volte sugli occhi di Marybeth, che inevitabilmente indugiavano sempre più spesso sulla figura di Frank. Si morse le labbra, non appena notò di essere osservata.
Il cantante capì la provenienza di quegli sguardi, di quell’amore e complicità, ma non ne fu geloso, affatto. Si vedeva chiaramente che Beth ci tenesse a mantenere le distanze e di non intromettersi tra loro.
Gliene fu grato, enormemente.
“Gee, vuoi ancora un po’ di carne?” chiese Frank picchiettando la forchetta sul piatto dell’altro.
“Ehm… si, certo.” rispose porgendogli il piatto che fu subito riempito fin troppo. Ma d’altronde l’esagerazione di Frank era nota, soprattutto in campo culinario.
Al termine della cena la ragazza tirò fuori dal frigo un dolce, che nessuno dei due sapeva dove avesse potuto prenderlo, ma che mangiarono volentieri.
“Allora, è buono?”
“Ftupendo…” borbottò Frank con la bocca piena, facendo più volte sì con la testa.
Gerard rise, allungando un braccio per pulirgli le labbra sporche di cioccolato.
“Sei sempre il solito, amore.”
 
 
“Cazzo, non la troveremo mai.” sbottò Lynz, infuriata, scendendo da un’anonima utilitaria scura. Sbatté la portiera e inforcò gli occhiali da sole, prima di iniziare a percorrere il marciapiede seguito da Paul, il suo scagnozzo.
Sbuffò guardandosi intorno, mentre l’uomo alzava le spalle.
“E’ questo il quartiere in cui abita, ma di Marybeth nemmeno l’ombra…” mormorò pensierosa, prima di continuare a cercare.
Nel frattempo la suddetta la ragazza, era alle prese con la macchinetta del caffè di Frank che non ne voleva sapere di collaborare.
“Fraaank!” urlò, sporgendo il viso fuori dalla porta della cucina.
“Cosa vuoi, donna più rompiscatole del mondo?!” urlò il ragazzo di rimando, dalla sua camera.
“Ho bisogno della tua forza mascolina!” rispose ridacchiando, prima di udire dei passi lungo le scale che portavano alla zona notte della casa.
“Eccomi…” disse Frank apparendo nella stanza, con una maglietta bianca e boxer del medesimo colore. “Litighi ancora con la moka?”
“Mi odia.” piagnucolò, incrociando le braccia intorno al petto.
Il ragazzo scosse la testa.
“Testona che non sei altro…”
Le diede una botta sul capo, facendola ridere. Marybeth alzò gli occhi e incontrò quelli del chitarrista fin troppo vicini. Sentiva i respiri dell’altro solleticarle la pelle e subito le guance di entrambi sfumarono nel porpora.
“I-Io mi sono appena  ricordata di dover fare una commissione.” balbettò lei, interrompendo per prima il contatto visivo.
Sarebbe stato un errore persistere in quel gioco di sguardi, un errore madornale.
“E il caffè?” chiese ingenuamente Frank, che cercava di ignorare quella forza che lo attirava a lei.
“Lo bevo quando torno, caro.”
Subito un sorriso infantile e spensierato, di quelli che ti aspetteresti di vedere solo sulle labbra pulite di un bambino apparve, rassicurando il chitarrista che temeva di aver sbagliato qualcosa.
Marybeth uscì di fretta e, non appena si trovò sulla strada, si maledisse per essere uscita. D’altronde quelle era stata solo una scusa, la prima scusa che le era venuta in mente per allontanarsi.
Cominciò a camminare, ignara di un uomo che aveva appena spostato gli occhi su di lei.
“Tana per la ragazzina…” sussurrò tra sé e sé, ghignando. “Ehi.” aggiunse, questa volta ad alta voce. “Trovata.”
Il viso della donna si illuminò tutto e sorrise.
“Perfetto.”
A passo lento la seguirono, avvicinandosi a poco a poco, senza destare la benché minima attenzione. Poi Paul allungò l’ultimo, coprendole gli occhi con le mani e riuscendo a tirarla in una strada secondaria con un semplice strattone.
 
 
“Doveva essere qui un’ora fa.” sbottò Brian, sbuffando per l’ennesima volta.
I My Chemical Romance continuarono a fissare il pavimento senza dire o fare qualcosa, nel corso degli anni avevano imparato ad ignorare del tutto la voce del loro manager.
“Brian l’ho chiamata, che altro posso fare?” protestò Frank, agitando il cellulare che aveva ancora in mano. “Marybeth non risponde e sinceramente mi sto anche preoccupando.”
“Pensi che potrebbe esserle successo qualcosa?” si intromise Bob, pensieroso.
“Non lo so, ma non ho un brutto presentimento.”


Sono esattamente le 4.54 del mattino e io sono qui che posto. Avrei potuto benissimo postare domani, ma non avendo nulla da fare ho pensato di poterlo fare benissimo adesso, tanto non c'è molta differenza ^^
Per questo capitolo dovete solo ringraziare la mia terribile insonnia che mi accompagna già da due settimane ormai e che ha quanto pare non ha intenzione di abbandonarmi (domani prendo un sonnifero però perchè davvero, non ce la fo più <_<).
Problemi personali a parte, spero non vi siate dimenticati questa di questa fic T_T
Ringrazio sunsetdream, cucciola_punk, friem, asbrighni, jessromance, _sory_, kiroandstrifyforever e Xx_ImJustAKid, che con le loro recensioni (che a solo guardare la data in cui sono state scritte, rabbrividisco) mi rendono felici, e riempiono di gioia il piccolo cuoricini di una povera e sprovveduta illusa quale sono. Poi, un bacio enorme anche chi legge solo, che sono comunque tanti, ai 21 che preferiscono questa fic e agli 11 che la seguono.
Vi adoro con tutto il cuore, ora vado a fare il secondo spuntino della nottata.
Vi amo <3

Glo.
   
 
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