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Autore: otago    16/05/2020    2 recensioni
Per un solo pomeriggio tagliarono fuori tutto il resto –Voldemort, la rabbia, l'insofferenza, la guerra, la paura di morire- e rimasero solo loro. Per quel solo pomeriggio, decidere di sposare Lily sembrò come organizzare l'ennesima malefatta da Malandrini.
Ramoso è alle prese con la proposta di matrimonio: è deciso a sposare Lily, ma non sa ancora come.
[Jily][lievi cenni Wolfstar]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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James fissò smarrito il soffitto del suo soggiorno, sistemandosi meglio contro il cuscino del divano.
Era impulsivo, tentò di calmarsi.
Totalmente inappropriato, si ripeté.
Si rigirò per trovare una posizione confortevole, passandosi il braccio dietro la testa come cuscino.
Si sarebbe messo in imbarazzo inutilmente, provò a dissuadersi.
E se Lily lo avesse trovato ridicolo? Nah, certo che non lo avrebbe fatto.
Per fugare tutti i suoi dubbi, afferrò la bacchetta e si Smaterializzò.

 
*
 
Sirius gli aprì la porta sollevando la bottiglia di Burrobirra che stringeva tra le mani a mo' di saluto.
"Io- voglio sposarla" esalò allora James, ancora sull'uscio. Immediatamente si sentì come più leggero, svuotato di una strana sensazione di oppressione sul petto che non si era reso conto di provare, fino a quel momento. "Sposare Lily, intendo" aggiunse stupidamente, grattandosi il mento.
Sirius lo guardò accigliato: si passò una mano tra la barba come faceva sempre quando rifletteva e dopo pochi istanti sospirò in preda a qualcosa di molto vicino alla più deliberata rassegnazione.
"Remus" abbaiò allora deciso, ancora appoggiato allo stipite. Adesso fissava un punto imprecisato dietro la sua spalla, all'interno dell'appartamento "Abbiamo un problema".

L'idea di James non vacillò nemmeno quando si trovò incastrato in un interrogatorio con i suoi due migliori amici che gli lanciavano occhiate inquisitorie dal divano. Sirius continuò a tracannare la sua Burrobirra fissandolo con ostinazione e solo dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato Remus decise di liberarlo dall'impasse, invitandolo a parlare con un gentile gesto del capo.
"So che è una follia"
"Che dire"
"Felpato, lascialo finire"
"So che è una follia -riprese James, deciso - ma pensateci: abbiamo vent'anni, dannazione, questi sono i nostri anni migliori! E questa stupida guerra ci sta togliendo troppo, ed io non voglio, non voglio passare un secondo di più a rimpiangere e a chiedermi come sarebbe stata felice la mia vita senza tutto questo. Perché io voglio la mia vita, e la voglio ora. Voglio comunque provare ad essere felice adesso, perché domani potremmo non essere qui."
James sentì l’urgenza di deglutire per tentare di scacciare quell’orribile pensiero: la sola idea di poter rinunciare a uno di loro, in futuro, lo rendeva sconvolto, "Silente non lo dice sempre, di provare a trovare la felicità anche nei tempi più bui?" si affrettò ad aggiungere.
Remus annuì, e a James i suoi occhi parvero grandi e lucidi.

Sirius emise un fischio basso. "Peeeeerò- È incredibile il tempismo con cui tu decida di stare attento a quello che gli insegnati dicono, Ramoso: sei giusto qualche anno in ritardo”
Sarebbe risultato anche molto convincente, se solo il suo sorriso strafottente non fosse vacillato così presto e non avesse girato casualmente la testa di lato per evitare di mostrare che le parole sincere di James avessero fatto effetto persino su di lui.
"Abbiamo passato gli ultimi mesi a scegliere ciò che è giusto, al posto di quello che avremmo davvero desiderato. Ma io sono innamorato di Lily da sempre" continuò quindi James, "Stiamo insieme da anni e va tutto meravigliosamente bene tra noi, perché no? E se per una volta quello che sogno coincidesse con quello che è giusto fare, perché lasciare che questa opportunità scivoli via?"
"Abbiamo Zenzerotti da offrirgli?" tornò alla carica Sirius, riesplorando le migliori tattiche dissuasive messe in atto dalla McGrannitt durante i loro anni ad Hogwarts. Remus tentò di soffocarlo con un cuscino: quando riemerse tossendo, oramai anche lui stava sorridendo.

"E va bene - sospirò alla fine, rimettendosi composto- Ci sto".
Improvvisamente sembrava che a sposare Lily Evans sarebbero stati in due. Sirius gli diede una pacca sulla spalla e poi brindò alla sua "Sono felice per te, fratello" bofonchiò, e adesso suonava davvero commosso e sincero.
"Come hai intenzione di chiederglielo?" sopraggiunse la domanda di Lupin. Sirius si sistemò meglio sul divano, intravedendo una nuova chance per rifilare qualche battuta idiota delle sue.
"Sai Ramoso - attaccò infatti con voce carezzevole. Le sue mani si mossero distrattamente sotto il suo mento.- Lascia che io ti consigli. Sono un Black io, ed in materia di corteggiamento e arti amatorie ho sempre primeggiato-"
James corrugò la fronte. "Felpato, tu stai con Remus" obbiettò divertito. "Non è propriamente il fascino, sai-"
Sirius gli lanciò uno sguardo eloquente, prima di bere un altro sorso della sua Burrobirra. "Hanno entrambi il loro periodo del mese, sai" declamò serafico.

Scoppiarono tutti e tre a ridere. "Non posso credere di aver appena sentito una cosa simile" sbuffò Remus, e poi ricominciarono a ridere di nuovo. In verità passarono tutto il resto del pomeriggio a ridere e ad inventarsi mille modi improbabili per chiedere Lily in sposa.
Per un solo pomeriggio tagliarono fuori tutto il resto –Voldemort, la rabbia, l'insofferenza, la guerra, la paura di morire -e rimasero solo loro. Per quel solo pomeriggio, decidere di sposare Lily sembrò come organizzare l'ennesima malefatta da Malandrini.

 
*
 
Una volta compreso che James non stesse scherzando, escluso che fosse sotto maledizione Imperius e accertatosi che avesse bene a mente l'irrevocabilità del termine matrimonio, Sirius si lasciò trascinare dall'entusiasmo. Ad onor del vero a tratti sembrava essere completamente su di giri, ma questo -James sospettava- era legato al fatto che nella famiglia Black la maggior parte dei matrimoni fossero già combinati al momento della nascita. Prima che avesse deciso di profanare il nome della sua casata con la sua politica filo-babbana ed il tradimento, Sirius aveva avuto modo di assistere solo alla cerimonia di fidanzamento di sua cugina Narcissa. Era stata a suo modo una esperienza illuminante -che gli aveva chiarito cioè ancora una volta la sua totale estraneità alle idee della famiglia e gli aveva fatto selvaggiamente sperare di non assistere mai più ad una tradizionale promessa di matrimonio tra maghi.

"Non so ancora come chiederglielo" grugnì scoraggiato James. Era una mattina uggiosa di metà marzo e lui e Sirius camminavano spediti in direzione di Diagon Alley.
"La settimana scorsa hai bocciato la mia idea" disse Sirius piccato, con le mani saldamente infilate nel giubbotto. Guardava fisso davanti a sé, con il naso per aria, e sembrava un ragazzino molto piccolo ed incredibilmente offeso. James si girò a guardarlo e si ritrovò che stavano entrambi sorridendo.
"Perché era una idea cretina" lo rimbeccò prontamente. E per fargli capire che non aveva dimenticato così facilmente la proposta di trasformarsi in Ramoso e promettere a Lily che quelle del cervo sarebbero state le uniche corna che avrebbe mai visto, si premurò di spintonarlo lungo il marciapiede. "Tu sei un cretino", si corresse, con il tono di chi stesse constatando l’ovvio.
"Urgh- aspetta. Whoa."

Si fermarono un paio di traverse prima di Charing Cross Road, Sirius bloccato davanti ad un negozio di elettronica babbano. Cinque Margaret Thatcher gesticolavano dalle TV esposte in vetrina nella loro direzione: Sirius indicò lo schermo con le dita tremanti, e quando parlò, la sua voce vibrava dall'entusiasmo.
"Potresti chiederglielo alla Babbana, no?"

 
*
 
La proposta di Sirius si rivelò essere alla fine quella vincente. James aveva noleggiato un frac per essere elegante, comprato un anello per Lily e studiato una occasione per creare una atmosfera intima, che ricordasse loro delle prime spensierate uscite ad Hogwarts. Non aveva definito altri dettagli, ma era a conoscenza del fatto che ad un certo punto sarebbe dovuto cascare in ginocchio e chiederglielo e aspettare divorato dall'agitazione che lei gli dicesse sì. Tutto ad un tratto, la prospettiva di dichiarare i suoi intenti gli metteva più ansia di combattere quattro Mangiamorte senza bacchetta.
 
*

Quella sera, quando Lily rientrò da una delle sue ronde per l'Ordine, trovò il soggiorno stranamente silenzioso e immerso nell'oscurità. Si preoccupò immediatamente.
Certo, la porta non era stata forzata e non aveva fatto caso a nessun segno di lotta -notò con una punta di rammarico che persino l'orribile vaso che Petunia le aveva regalato per Natale era lì, ancora perfettamente integro- ma rimase comunque guardinga, con la bacchetta sguainata, mentre avanzava a tentoni verso il corridoio vuoto.

"Buonasera, Evans"
Una voce alle sue spalle la fece trasalire e lei le lanciò contro un incantesimo prima ancora che potesse riconoscerla ed "Ehi, vacci piano!" sbottò la stessa voce, adesso oltraggiata. Lily si girò appena in tempo per vedere lo Schiantesimo mancare di pochi centimetri la testa del suo ragazzo che fluttuava a mezz'aria accanto al divano. Sospirò pesantemente, riponendo la bacchetta nelle pieghe del mantello "Accidenti James, ti sembra il caso di fare l'idiota?"

Il sorriso di James si fece ancora più largo. Il cuore gli batteva all'impazzata, e sospettava che non fosse perché un attimo prima avesse rischiato di volare giù dalla finestra privo di sensi.
"Rivangavo i vecchi tempi" spiegò "ad Hogwarts, ricordi?"
"Ti riferisci per caso a quando ti sei nascosto negli spogliatoi delle ragazze e hai tentato di spiarmi mentre mi cambiavo prima della lezione di volo?"

James fu preso in contropiede "Io no-beh".
Aveva ancora indosso il Mantello dell'invisibilità, ma il collo scoperto aveva assunto una piacevole sfumatura rossastra. Si passò due dita attorno al colletto della camicia. Non era effettivamente sempre stato un galantuomo nei suoi confronti, ma dannazione- non era quella la serata per fare ammenda delle sue malefatte adolescenziali.
"Evans -si sentì in dovere di chiarire- ho sempre sospettato di esercitare un irresistibile fascino già da allora su di te, e ne sono profondamente lusingato, ma in realtà mi riferivo alla notte di Halloween del settimo anno."
Immediatamente l'espressione sardonica di Lily si sciolse in un sorriso più dolce. Ricordava quella sera perché tutto, dopo quella sera era cambiato: da quel momento in poi avrebbero smesso di giocare a Potter-Contro-Evans e sarebbero semplicemente diventati Lily-E-James.
"Ti ricordi?"
Certo che si ricordava. "Maledetta Mary" sospirò con affettuosa nostalgia.

 
*

Tutto era iniziato quando quell'idiota di Desmond Connell aveva deciso di mollare Mary senza troppe spiegazioni e Mary- beh, non l'aveva presa troppo bene. Era rimasta a letto a fissare il baldacchino in silenzio per ore per poi scoppiare in un pianto irrefrenabile, refrattario persino alla dolcezza e alle premure di Alice. La faccenda era andata avanti per un po': Lily non era intervenuta fino a quando Mary non aveva saltato tre giorni di lezione di seguito e persino la McGrannitt si era detta preoccupata per l'assenza della signorina McDonald.
"Adesso basta" aveva tagliato corto quella sera quando, salita nel dormitorio diverse ore dopo il banchetto di Halloween aveva trovato Mary ancora lì, avvolta in un bozzolo di coperte, inavvicinabile come un riccio spinoso. Aveva saltato la cena, di nuovo. La stanza odorava di chiuso e Mary sembrava incapace di iniziare qualsiasi tipo di conversazione senza concluderla singhiozzando.
Lily si era ritrovata a scavalcare il ritratto della Signora Grassa in preda ad una furia cieca, diretta verso la Torre dei Corvonero.
 
Il suo piano di buttare giù dalla branda Desmond Connell e convincerlo a parlare di nuovo con Mary era naufragato in pochi minuti: aveva da poco superato l'arazzo di Barnaba il Babbeo quando la gatta di Gazza aveva fatto capolino da dietro l'angolo. "Ti prego, non ora" aveva sibilato sconfitta, ma Mrs Purr aveva già iniziato a miagolare per richiamare il proprio padrone. Quando aveva provato ad aggirarla, la gatta aveva iniziato a soffiare forte e si era inarcata minacciosa, inchiodandola sul posto. In lontananza, a Lily era sembrato già di sentire i passi affannati di Gazza venirle incontro.
Pur essendo una Caposcuola a Lily non era concesso gironzolare fuori dalla propria Sala Comune oltre il coprifuoco, eccetto che durante i suoi turni di guardia, che quel mese però toccavano ai Tassorosso. Era certa che il custode conservasse gelosamente nel suo ufficio uno schema della rotazione semestrale, per cui mentire sarebbe stato impossibile. Non aveva scampo: Gazza l'avrebbe trovata nell'arco di pochi minuti e sarebbe finita in punizione da lì fino ai M.A.G.O. e quelli della squadra di Quidditch l'avrebbero uccisa per tutti i punti che avrebbe fatto perdere alla Casa, e il professor Lumacorno-

"Buonasera, Evans" l'aveva interrotta la voce di James Potter. La sua testa era sbucata dal nulla nel mezzo del corridoio, singolarmente staccata dal resto del corpo: Lily si era ricordata di quando Severus, anni prima, le aveva raccontato di come Potter possedesse un Mantello dell'Invisibilità. "Quale meravigliosa nottata per infrangere una decina di regole assieme a lei" aveva aggiunto soave, strizzandole l'occhio. Suo malgrado, Lily gli aveva rivolto un timido sguardo complice, mentre le imprecazioni di Gazza si facevano sempre più vicine.
(Ahhhh! Studenti fuori dal letto, vero Purr? Quegli ingrati, irrispettosi raccomandati, vergogna della nostra generazione!).
Anche le braccia di James erano diventate improvvisamente visibili, e lui le teneva incrociate davanti a dove ci sarebbe dovuto essere il petto. La situazione lo rendeva raggiante, pienamente nel suo elemento: non si era preoccupato nemmeno di nascondere che stesse apertamente sorridendo.

"Dai, James" lo aveva ammonito silenziosa. Dal canto suo, nemmeno la minaccia di un mese di detenzione e il ridicolo pigiama a fiorellini sembravano riuscire a scalfire la caparbietà di Lily, la sua fiera e composta dignità. Era proprio quello -si era ritrovato a pensare James adorante- il motivo per cui era così meravigliosamente diversa dalle altre ragazze, ed era esattamente quello il motivo per cui non avrebbe mai gettato la spugna con lei.

(Ma ecco che li troverò, questi giovani senza regole! Vedremo cosa avrà da dire Silente, quando glieli consegnerò!)

James le aveva rivolto il suo miglior sorriso da ebete innamorato. "Vieni qui," aveva detto semplicemente, sollevando un lembo del Mantello: avevano appena finito di coprirsi meglio quando il custode era comparso trionfante alla punta del loro corridoio.

 
Erano rimasti immobili ed invisibili sotto il Mantello anche dopo che Gazza era andato via sconfitto, borbottando tra sé. Lily aveva sentito il suo cuore martellare forsennatamente, stretta spalla a spalla contro James che se ne stava perfettamente a suo agio con la schiena appoggiata contro il muro. Sembrava che fosse capitato in situazioni come quella almeno un milione di altre volte - e Lily, conoscendolo, non aveva faticato a crederci. La sua presenza era solida e reale e le infondeva una sorta di tranquilla fiducia, e Lily si sentì molto fortunata, quella notte, ad aver incontrato proprio lui.

"Tanto per cominciare, Evans" le aveva bisbigliato James qualche minuto dopo, frugando nelle tasche della sua uniforme per poi estrarne un foglio di pergamena tutto spiegazzato "Per sdebitarti dovresti come minimo concedermi una uscita con te"

 
*
 
"…E poi hai tirato fuori la Mappa del Malandrino, ed io non l'avevo mai vista" continuò Lily sognante, oramai lanciatissima nel racconto dei suoi ricordi sulla notte di Halloween. "Hai detto giuro solennemente di non avere buone intenzioni, e io non ci potevo credere-"
James si sfilò lentamente il mantello, lasciandolo cadere ai suoi piedi, e fece un passo avanti. La moda babbana era ridicola, si ritrovò a pensare: il frac era pesante e lo faceva sudare, l'agitazione gli rendeva la bocca impastata. Si scoprì incapace di parlare proprio nell' unico momento della sua vita in cui non avrebbe potuto risparmiarsi di farlo.
Lily bloccò il suo monologo per rivolgergli una occhiata confusa: eccezion fatta per qualche missione in incognito per l'Ordine dove James aveva indossato un paio di jeans, non l'aveva mai visto prima con indosso degli abiti da cerimonia babbani. Sembrava un pinguino, tutto impettito nel suo rigido abito scuro, e si muoveva sul posto con una goffa irrequietezza che poco le ricordava lo spaccone che giocava col boccino in riva al lago. Gli sorrise teneramente.

"A cosa devo tutta questa eleganza, signor Potter?"

Ci sarebbero state un miliardo di cose da dire, ma James non sapeva nemmeno da dove iniziare; forse chiedere a Remus di aiutarlo con un discorso non sarebbe stata una cattiva idea. Sicuramente avrebbe speso belle parole, ma no- James semplicemente voleva che fossero quelle giuste. Se ne convinse nel momento in cui si inginocchiò e disse semplicemente quello che sarebbe stato più naturale per uno come lui dire.

"Io- giuro solennemente di non avere buone intenzioni" le fece verso. In equilibrio precario, alzò il volto speranzoso verso quello di lei.
Lily era appoggiata al bancone della cucina e per un attimo sembrò che stesse per dire qualcosa, ma alla fine emise solo un verso strozzato. In men che non si dica i suoi enormi occhi verdi si riempirono di lacrime.
James non l'aveva mai vista così disperatamente emozionata come in quel momento: faceva uno strano effetto al suo viso, la felicità. Se possibile, la rendeva ancora più bella.
Con le dita che gli tremavano, si cavò dalla tasca della giacca l'anello, e gli rivolse una occhiata solenne.
"Ti ho aspettata per così tanto e non intendo aspettare un minuto di più. So di non essere perfetto, ma ti prometto che ti renderò felice. Lily Evans, mi concedi l'onore di sposarti?"

Lily si passò frettolosamente una mano sulle guance rigate di lacrime e tirò su col naso: il sorriso che gli rivolse in mezzo al pianto, James se lo sarebbe ricordato per tutti gli anni a venire.

"Certo che sì" disse. "James Potter, certo che sì"




Quattro Chiacchiere
Ci voleva una pandemia per farmi tornare a scrivere. 
Inzialmente la mia idea era una OS su Sirius, partendo dalla citazione sul periodo del mese di Lupin (che ho trovato su Tumblr, e di quale non mi prendo assolutamente il merito)... e alla fine ci ho cavato una Jily. Sirius ho dovuto ficcarcelo per forza però, perchè lo amo.
Sono una penna vecchia ed arrugginita, ma spero che la storia vi strappi un sorriso. Io a scriverla mi son divertita, e già questo è un gran traguardo.
Alla Prossima!
Otago

 
   
 
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