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Autore: AthenaKira83    16/05/2020    4 recensioni
Quando Magnus Bane, ex agente speciale della Marina militare statunitense, accetta di fare un favore al padre, di certo non si aspetta di dover fare da babysitter a uno scontroso, irritante, ma dannatamente attraente, agente di viaggi che non ha alcuna intenzione di rendergli facile il compito che gli è stato affidato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Tu vivi qui?"
Alec stava guardando, sbalordito, l'elegante palazzo in mattoni color rosa antico davanti a lui. Si trovavano lungo il viale alberato Monroe Place, in uno dei quartieri più eleganti e rinomati di New York: Brooklyn Heights.
Alec amava quella zona in cui si respirava un'atmosfera d'altri tempi, con la sua grande varietà di stili architettonici, le sue chiese antiche, i suoi edifici storici, le case a schiera in pietra arenaria o in stile neoclassico o gotico, i viali pittoreschi e verdeggianti, la magnifica Promenade che offriva una vista da cartolina su Lower Manhattan e le stradine illuminate, la sera, dalle luci giallognole dei caratteristici lampioni a gas.
Quando aveva deciso di andare a vivere per conto proprio, più per sfizio che per altro, aveva dato un'occhiata ai prezzi degli appartamenti in affitto in quel delizioso quartiere da sogno e si era reso conto che, per permettersene uno, forse non sarebbe bastato vendere un rene al mercato nero degli organi!
La sua guardia del corpo sorrise, compiaciuta, e strinse Presidente Miao un po' di più a sé. "Sì, vivo qui." rispose, dirigendosi poi verso il portone d'ingresso. "Dai, vieni." lo sollecitò, con un cenno della testa.
L'ex Marine salutò calorosamente il portiere del palazzo, poi guidò Alec fino all'ascensore e schiacciò il pulsante che li avrebbe condotti all'ultimo piano.
Arrivati a destinazione, Magnus appioppò al moro il gatto e iniziò ad armeggiare con le chiavi della porta del suo loft, ignaro della faida a suon di sguardi che si stava svolgendo dietro le sue spalle.
Presidente Miao, infatti, non appena si ritrovò tra le braccia sconosciute e indesiderate di Alec, si irrigidì all'istante e arpionò, con le sue piccole unghiette affilate, il maglione malandato sotto le sue zampe, arrivando a graffiare la pelle dell'umano che l'aveva inseguito e braccato come un indemoniato.
Alec lanciò al felino un'occhiataccia risentita, strattonando il braccio per sottrarlo alle grinfie di quella dannata palla di pelo che, ne era certo, ora lo stava guardando con uno sguardo di malcelata soddisfazione per essere riuscito a scalfirgli l'epidermide e a provocargli del dolore. Per l'angelo, quel gatto era davvero un fottutissimo ingrato!
"Prego, accomodati." esclamò Magnus, aprendo la porta e invitando il moro ad entrare con un ampio e plateale gesto del braccio.
Alec mosse un paio di passi, sorpassando la soglia di casa, ma poi si bloccò, attonito, quando scorse una coppia di una certa età intenta a ridacchiare e a scambiarsi un abbraccio decisamente carnale sul divano del salotto.
"Oh.mio.Diooo!" gridò Magnus, quando, seguendo lo sguardo del moro, si accorse di chi c'era in casa sua. "Demi Tuhan [ndr. Sant'Iddio], cosa cazzo state facendo sul mio divano?"
"Magnus Bane, modera il linguaggio!" berciò prontamente Dewi Bane, puntando un indice minaccioso contro il figlio e sciogliendo l'abbraccio dal marito. "Sai che non mi piacciono le parolacce gratuite." gli ricordò, mettendosi seduta e ravvivandosi i capelli con naturalezza, come se non l'avessero appena beccata a pomiciare selvaggiamente sul divano immacolato del suo unico figlio.
"Ciao Mags!" lo salutò Asmodeus, con un sorriso sghembo, mettendosi seduto anche lui. "Come mai a casa?" chiese in tono colloquiale, abbottonandosi la camicia e tentando di dare una parvenza d'ordine ai vestiti spiegazzati.
"Oh.mio.Diooo!" scandì nuovamente Magnus, con una smorfia inorridita. "Giuro che se mi avete macchiato il divano vi uccidoooo!"
"Ohhh, piantala di essere così melodrammatico!" rispose Dewi, alzandosi e rassettandosi la gonna, prima di rivolgere ai due giovani un sorriso radioso. "Siamo due adulti responsabili. Cosa credi? Non è mica la prima volta!" rivelò al figlio, facendo spallucce e andandogli incontro. "Ciao, malaikatku!" [ndr. angelo mio] mormorò teneramente, abbracciandolo stretto.
"Ibu! [ndr. Mamma!] Mi soffochi!" brontolò affettuosamente Magnus, ricambiando comunque l'abbraccio. "Ehi! Aspetta un attimo! Cosa significa Non è mica la prima volta?" indagò, assottigliando lo sguardo e guardando alternativamente sua madre e suo padre, che si scambiarono un'occhiata complice. "Perché? Quante volte è successo? E dove? E... No! Lasciate perdere! Non mi dite niente! Non voglio saperlo o dovrò igienizzare l'intero appartamento con la candeggina... o dargli fuoco!"
Dewi ridacchiò, sciogliendo leggermente la presa. "Sei dimagrito, malaikatku!" esclamò, preoccupata, afferrandogli le guance con i palmi delle mani e voltandogli il volto a destra e a sinistra per analizzarlo. "E hai le occhiaie! Non va affatto bene." mormorò, contrariata, scuotendo la testa. "Sayangku [ndr. Tesoro mio] dormi abbastanza? Mangi a sufficienza?"
"Sì, mamma." sospirò Magnus, alzando gli occhi al cielo.
Dewi gli baciò velocemente una guancia, prima di guardare Alec. "Tu devi essere Alexander Lightwood, caro." sorrise dolcemente. "Sono Dewi Bane, la mamma di Magnus. E' un piacere conoscerti." si presentò, porgendogli la mano.
"P-piacere mio, signora Bane." balbettò Alec, rosso in viso a causa dell'imbarazzante situazione di beccare i genitori di Magnus in atteggiamenti intimi e capendo finalmente da chi la sua guardia del corpo aveva preso tutta la sfacciataggine del mondo.
"Oh, tesoro, chiamami Dewi!" rispose la donna, sventolando una mano, prima di abbracciarlo di slancio. "E questo piccolino qui, chi è?" chiese poi, incrociando lo sguardo del gatto che Alec teneva in braccio e accarezzando piano la sua testa.
"E' un trovatello che abbiamo recuperato questa sera. L'ho chiamato Presidente Miao." spiegò Magnus, compiaciuto, facendo le presentazioni. "Da oggi vivrà con me."
"Davvero? Ma è dolcissimo!" esclamò Dewi, appropriandosi del gatto e iniziando a coccolarlo. "Vero che sei dolcissimo? Ohhh, sì che lo sei!" cinguettò, con il micio che faceva le fusa.
"Guarda che non te lo porti a casa! E' mio! Mio e di Alec!" la avvisò Magnus, piantandosi le mani sui fianchi e guardando con disapprovazione il gatto che si faceva accarezzare senza alcun pudore da sua madre.
Alec sbattè più volte le palpebre, davanti a quella scena surreale, prima di trovarsi di fronte a sé il padre di Magnus che gli tese una mano e, senza tante cerimonie, gliene acchiappò una delle sue per stringerla saldamente.
"Asmodeus Bane." esclamò l'uomo, dopo aver lanciato un'occhiata quasi rassegnata alla moglie e al figlio, che battibeccavano per il micio. "Piacere di conoscerti, Alec. Tuo padre mi ha parlato tanto di te." lo informò, con un sorriso.
"Piacere, signor Bane." rispose Alec, stringendogli la mano.
"Anche Magnus ci racconta spesso di te, quando ci sentiamo per telefono." si intromise Dewi, allegra.
"Da-davvero?" chiese Alec, imbarazzato.
"Oh, sì!" annuì la donna, con entusiasmo. "Ha descritto i tuoi occhi come due zaffiri preziosi, caro. E aveva ragione!"
"MAMMA!" esalò Magnus, con espressione tradita.
Alec sentì le guance farsi di brace, ma almeno era in buona compagnia. Non gli sfuggì, infatti, che anche quelle della sua guardia del corpo erano arrossite immediatamente.
Magnus guardò alternativamente i genitori con un cipiglio severo, nel tentativo di nascondere l'imbarazzo. "Perché siete qui?" domandò nuovamente.
"Malaikatku, che modi sono? Abbiamo un ospite e lo lasci sulla porta di casa? Invitalo ad entrare no?" lo rimbrottò Dewi, spintonandolo e scuotendo la testa con disapprovazione.
"Io ho un ospite. Voi, invece, non avete un ospite, perchè voi non abitate qui!" le ricordò Magnus, indispettito. "Vieni, Alec. Accomodati." disse, subito dopo, addolcendo la voce e posando una mano sulla schiena del moro, per spingerlo piano dentro casa. "Ripeto per l'ennesima volta, visto che a quanto pare siete diventati improvvisamente sordi entrambi: perché siete qui?" chiese poi ancora, tornando a guardare male i suoi genitori.
"Tu perchè sei qui?" ritorse Asmodeus, alzando un sopracciglio. "Non dovresti essere a casa sua?"
Magnus alzò gli occhi al cielo, con un sospiro stizzito. "Il suo secondo stalker, Raj, si è appostato davanti al palazzo." spiegò, scrollando le spalle con aria stanca. "Ho pensato che portarlo qui potesse... Ehi! Non cambiare discorso!" brontolò poi, puntando l'indice contro il petto di suo padre. "Perché ci stavate dando dentro sul mio divano?"
"Magnus Bane!" esclamò Dewi, fingendosi scandalizzata.
"Ohhh, no! No! Non ci provare, eh! Nessun Magnus Bane!" scimmiottò Magnus, sventolandole l'indice contro con disapprovazione. "Dovrò far disinfettare il divano, per colpa vostra!"
Dewi roteò gli occhi e scosse la testa. "Alexander..." iniziò, ignorando volutamente il figlio, e voltandosi verso il moro.
"Alec." la corresse automaticamente quest'ultimo.
Dewi sorrise dolcemente. "Alec, tesoro, ti va una tazza di cioccolata calda? Vieni, caro, dev'essere stata una giornata lunga e faticosa." mormorò, prendendolo sottobraccio e conducendolo verso la cucina.
Magnus guardò suo padre con uno sguardo eloquente, allargando le braccia in modo esasperato, e Asmodeus sghignazzò, battendogli poi una mano sulla spalla, comprensivo.
"Perché stavate facendo sesso sul mio divano!" bisbigliò Magnus, irritato. "E' l'una passata! Non ce l'avete una casa tutta vostra dove fare i vostri porci comodi? Cos'è? Un nuovo, perverso, gioco di ruolo?"
"Non stavamo facendo sesso..." disse Asmodeus, divertito, a bassa voce. All'occhiata scettica del figlio, si affrettò a correggersi. "Non ancora almeno." mormorò, giocoso. "Ci avete interrotti sul più bello!"
"Terima kasih Tuhan!" [ndr. Grazie a Dio!] sibilò Magnus, indignato. "Non voglio neanche pensare a cosa sarebbe successo se fossimo arrivati dieci minuti più tardi!" rabbrividì, immaginando vestiti sparpagliati ovunque e lembi di pelle e sederi nudi che non ci teneva a vedere per niente.
"Stavamo tornando da una cena di gala e volevamo solo assicurarci che qui fosse tutto a posto." si giustificò Asmodeus, scrollando le spalle. "Poi... sai com'è... ci siamo lasciati trasportare e..."
"Non.una.parola.di.più." scandì Magnus, poggiandogli un indice sulle labbra. "Non voglio sapere! Ho già sufficienti ricordi di voi due che vi infilate la lingua in gola a vicenda, testando ogni superficie della casa!"
Asmodeus rise di gusto, cingendo le spalle del figlio e baciandogli una tempia. "Andiamo a salvare Alec dalle grinfie di tua madre, sayang." [ndr. tesoro] esclamò, divertito.
"Che esperienza terribile deve essere stata." stava dicendo Dewi, mentre posava una tazza fumante di cioccolata calda davanti ad Alec. "Sarai sconvolto!"
Il moro si strinse nelle spalle, non osando rivelare che, in realtà, era molto più scosso per come aveva conosciuto i genitori di Magnus che per quello che era successo quel giorno con i suoi stalker.
"Magnus ci ha informati che quel tizio, Raj, l'ha denunciato per aggressione. Che faccia tosta!" esclamò Dewi, scuotendo la testa con palese disgusto. "Guardalo, Alec! Come si può denunciare una meraviglia simile? Eh?" dichiarò con convinzione, afferrando di slancio il viso del figlio, che le si era avvicinato, e scuotendolo tutto. "Non è meraviglioso?"
Alec si trovò ad annuire energicamente, sotto la pressione di quello sguardo intenso che lo stava sfidando a osare dire il contrario.
"Lui è il nostro orgoglio, sai?" spiegò Dewi, estasiata, guardando suo figlio con amore. "E se solo si sposasse e avesse dei figli... anche adottati..." mormorò, voltando brevemente lo sguardo verso Alec con uno strano luccichìo negli occhi. "...sarebbe perfetto in tutto e per tutto!" concluse, con il figlio che scappava dalla sua presa con uno sbuffo rassegnato e il capo rivolto verso l'alto.
"Mamma..." gemette Magnus.
Dewi sventolò una mano, ignorandolo. "La famiglia è importante! Non sei d'accordo, Alec?"
"Ehm... sì." rispose il moro, sbattendo le lunga ciglia.
Dewi piegò la testa e lo osservò dolcemente. "E tu, caro? Hai un fidanzato che concorda che la famiglia è importante?" domandò a bruciapelo, nonostante sapesse perfettamente che il moro era single, avendo letto il fascicolo che Robert Lightwood aveva passato al marito.
Ad Alec andò di traverso la cioccolata calda e iniziò a tossire convulsamente, mentre il suo viso assumeva una preoccupante sfumatura violacea.
"Mamma!" "Dewi!" esclamarono all'unisono gli uomini Bane, con Magnus che batteva delicatamente sulla schiena del moro, allarmato.
"Che c'è? Era una semplice domanda." si difese Dewi. "Non volevo metterti in imbarazzo, caro." disse subito dopo, picchiettando la mano di Alec per rassicurarlo. "Deduco, comunque che non hai il ragazzo." mormorò, sorridendo furbescamente. "Sai che sei in buona compagnia? Anche il mio Magnus è single." buttò lì poi, con un lungo sospiro melodrammatico.
"MAMMA!" protestò Magnus, alzando il tono di voce.
"Che c'ééé?" sbuffò Dewi, allargando le braccia e fingendosi sorpresa. "Ho detto la verità. Sei single. E bisessuale." buttò lì, con calcolata casualità e un sorriso luminoso. "Già. Il mio Magnus è single e bisessuale. Esce con le ragazze. E con i ragazzi. Già-già". ammiccò, con spudorata sfacciataggine, verso un Alec che era tornato a strozzarsi, questa volta con la sua saliva.
"Papà, per cortesia puoi far vedere la stanza degli ospiti ad Alec." mormorò Magnus, mentre fissava intensamente sua madre.
"Cosa? Oh! Sì! Sì, ma certo!" esclamò Asmodeus, notando la conversazione silenziosa che stava avvenendo in quel momento tra suo figlio e sua moglie. "Vieni, Alec. Ti mostro la tua camera." disse, in tono gentile, conducendo il moro verso la stanza degli ospiti.
"Smettila." sussurrò Magnus, indispettito, in direzione di sua madre, una volta che gli altri due si erano allontanati.
"Di fare cosa?" replicò, con lo stesso tono di voce, Dewi.
"Sai benissimo cosa." sibilò Magnus, piazzandosi le mani sui fianchi. "Smettila!"
Dewi alzò gli occhi al cielo, con un sospiro rassegnato. La verità era che, sentimentalmente parlando, non era affatto contenta della direzione che aveva preso la vita di suo figlio.
Non che si stesse lamentando del suo prezioso Magnus, sia chiaro, ma quel benedetto ragazzo avrebbe compiuto trentanove anni a dicembre e Dewi aveva sempre pensato che, arrivati a quel punto, suo figlio avrebbe avuto una famiglia tutta sua e lei dei nipotini da coccolare e viziare. La vita, però, era stata profondamente ingiusta con il suo bambino.
Le occasioni non erano mancate, questo era vero, ma, pensandoci bene, Dewi aveva finito col realizzare che nessuna delle "frequentazioni" di Magnus era adatta a creare una famiglia con lui. Era stato sfortunato, purtroppo. Tra le persone che aveva scelto lui e quelle che aveva "sponsorizzato" lei, infatti, non ce n'era nessuna che fosse degna del suo malaikat [ndr. angelo].
Alcuni flirt erano troppo pieni di sé, altri troppo perbene e remissivi. Certi erano insignificanti, altri troppo giovani e immaturi. C'era chi era troppo smanioso di compiacere Magnus in ogni suo capriccio e chi trovava divertente ignorarlo e lasciarlo cuocere nel suo brodo.
Poi c'era stata Camille. Suo figlio non era felice con lei, ma non se ne rendeva conto. Dewi però lo sapeva, il suo cuore di mamma glielo gridava ogni volta che li vedeva insieme. Eppure Magnus aveva portato avanti la storia, nonostante le perplessità materne e tutte le difficoltà di quella relazione complicata, e la donna ricordava ancora con sgomento il giorno in cui suo figlio le aveva annunciato di voler sposare quella ragazza egoista e viziata. L'unica cosa buona che Camille aveva fatto era stata quella di rifiutare la proposta. Certo, aveva spezzato e calpestato il cuore buono e generoso di suo figlio e, se non fosse stato per Asmodeus che le si era parato davanti, impedendole di commettere qualche gesto sconsiderato, quella disgraziata l'avrebbe pagata cara, ma una piccolissima parte di lei le era anche grata di averlo lasciato andare. Il suo malaikat meritava solo ed esclusivamente il meglio del meglio.
Dopo tutti quei disastri amorosi, Dewi era giunta alla conclusione che suo figlio avesse bisogno di qualcuno con un carattere forte, che sapesse farsi rispettare da Magnus, ma che, allo stesso tempo, gli portasse rispetto. Che lo amasse incondizionatamente e che si lasciasse amare in altrettanta maniera.
E Dewi era convinta di aver finalmente trovato quel qualcuno.
L'idea le si era insinuata nella mente dapprima come un eco lontano, indistinta e impalpabile, poi si era rafforzata giorno dopo giorno, grazie ai racconti di suo figlio che, inconsapevolmente, aveva acceso i riflettori su un ragazzo dai meravigliosi occhi blu a cui le foto nel fascicolo non gli rendevano affatto giustizia.
Alexander Gideon Lightwood era bellissimo e, da quel che le raccontava Magnus durante le loro telefonate giornaliere, aveva anche un bel caratterino deciso, aveva un intelligenza arguta e brillante ed era anche dolce e gentile. Era perfetto.
"Malaikatku, sto solo cercando di rendermi utile." cinguettò Dewi, con un sorriso sbarazzino. "Sai ci stavo proprio pensando questa mattina, caro! In tutti questi anni abbiamo scelto proprio male."
"Abbiamo?" domandò Magnus, inarcando un sopracciglio.
"Tutti quei ragazzi e quelle ragazze non erano affatto giusti!" continuò Dewi, ignorandolo e scuotendo la testa. "Tu hai bisogno di qualcuno che ti tenga testa, ma che sappia anche quando è il momento di "cedere"... o almeno di fartelo credere." ridacchiò, divertita. "Solo così avrai un matrimonio felice."
Magnus iniziò a ridere istericamente. "Giuro che mi farai impazzire prima o poi!" gracchiò, pizzicandosi la radice del naso.
"Voglio solo aiutarti a trovare la persona giusta!" obiettò Dewi.
"Mamma, mettitelo bene in testa: non.voglio.sposarmi!"
"Oh, sayangku, non essere così drastico! Sei stato solo sfortunato! Non hai mai trovato quello giusto con cui condividere la vita e ammetto di aver contribuito spingendoti nella direzione sbagliata." mormorò Dewi, accarezzandogli dolcemente una guancia. "Ma questa volta penso di aver individuato il tipo perfetto per te." ammiccò esageratamente.
Magnus la fissò, interdetto, e rimase a bocca aperta per un lungo momento. "No!" bisbigliò poi, irruento. "Lascia Alec fuori da tutta questa storia!"
Dewi sorrise, con l'aria di chi la sapeva lunga. "Curioso che tu non mi abbia chiesto di chi stessi parlando, ma hai pensato subito che mi stessi riferendo a lui." mormorò, piegando la testa.
Magnus boccheggiò.
"E, comunque, stai tranquillo. Non ho bisogno di alzare un dito, questa volta. Farete tutto voi." ridacchiò Dewi, compiaciuta.
"Di che diavolo stai parlando?" chiese Magnus con veemenza.
"Lui ti piace." mormorò Dewi, raggiante. "E tu piaci a lui. Lo so. Lo vedo."
"Mettiti un paio di occhiali, ibu." la schernì Magnus, con un sorriso ironico. "Ci sopportiamo a malapena!"
"Non essere sciocco, malaikatku! Vi guardate come se non aspettaste altro di essere soli per saltarvi addosso e spogliarvi a vicenda." sogghignò Dewi, maliziosa.
"Ma non è vero!" mentì Magnus, indignato. "Vedi cose che vuoi vedere solo tu! Non c'è niente tra di noi, mamma!"
Ok, forse Magnus guardava Alec con occhi affamati e moriva dalla voglia di entrare nel suo letto, ma non c'era bisogno che sua madre lo sapesse. Anche perché, tempo una settimana, e avrebbe di sicuro iniziato a organizzare il loro matrimonio! E non era proprio il caso!
Dewi rise. "So quello che dico. Voi due fate scintille! E, in più, quel ragazzo è proprio un bel bocconcino, malaikatku. Tienitelo stretto!" gli consigliò, facendogli l'occhiolino.
"Mamma!" la redarguì Magnus, spalancando gli occhi e arrossendo.
Dewi rise, guardandolo dolcemente. "Sono sicura che formerete una coppia perfetta." sussurrò, compiaciuta, mentre il marito tornava con Alec in cucina.
"Ok, ora basta." dichiarò Magnus, spazientito, ad alta voce. "Portala a casa." ordinò, rivolto verso suo padre. "E' tardi. Alec è stanco. Io sono stanco. Anche Presidente Miao è stanco. Siamo tutti stanchi." asserì, convinto, spingendo con decisione i genitori verso la porta. "Quindi ciao, vi voglio bene, ci sentiamo domani, buonanotte e state attenti per strada." li salutò, tutto d'un fiato.
"Ma Magnus..." protestò debolmente suo padre, aggrottando la fronte.
"Sayang, credo sia ora di andare." ridacchiò Dewi, divertita, prendendo il marito sottobraccio e facendogli un occhiolino complice. "Vogliono stare da soli." gli mormorò all'orecchio, alzandosi in punta di piedi.
"Oh. Ohhhh!" esclamò Asmodeus, quando capì ciò che gli voleva dire la moglie.
"Cos.. Ehi! No! Noi..." iniziò a giustificarsi Magnus.
"Alec, tesoro, è stato un piacere conoscerti. Sono certa che ci vedremo presto." lo salutò Dewi, con un sorriso raggiante. "Ciao, cintaku [ndr. Amore mio]." mormorò poi, baciando teneramente il figlio sulle guance.
"Ciao, Mags!" lo salutò suo padre, con un sorriso divertito, battendogli la mano su una spalla.
"Ehi! No! Aspettate..." tentò ancora Magnus, inutilmente, quando vide i genitori ridacchiare tra loro e dileguarsi oltre la porta di casa.
Gettò la testa all'indietro, chiuse gli occhi e sbuffò quietamente, prima di tornare a guardare Alec con un sorriso sconsolato e divertito allo stesso tempo.
"Scusali." mormorò l'uomo, tornando dal moro, che, sempre più frastornato, fissava il punto ormai vuoto dove, fino a pochi momenti prima, i signori Bane stavano spettegolando su loro due.
Spettegolavano. Su loro due. I genitori di Magnus spettegolavano su loro due, per l'angelo! Alec era sul punto di morire per l'imbarazzo.
"Sono... uhm... come dire... particolari, ecco." spiegò Magnus, roteando affettuosamente gli occhi. "Ci vuole molta pazienza con loro. Non ti hanno spaventato, vero?" chiese, sorridendo.
Alec si ridestò dalla sua trance e tornò a guardare Magnus, scuotendo la testa con un sorriso sghembo. "No. Sono... simpatici." Escludendo il fatto che spettegolavano su loro due.
Magnus ridacchiò. "E' un modo gentile per non dire pazzi squinternati?" scherzò, divertito.
Alec gli rivolse un sorriso storto. "No, sono... originali."
Magnus rise, fregandogli la tazza di cioccolata e bevendone un sorso.
Ale roteò gli occhi, scuotendo piano la testa e guardandosi poi attorno. "E' davvero bello qui!"
L'appartamento occupava interamente l'ultimo piano del palazzo e dalle vetrate si intravedeva una vista spettacolare di New York. L'ampio soggiorno era dotato di un caminetto in marmo, un grandissimo televisore a schermo piatto e due enormi divani ad angolo in tessuto bianco, con sopra una moltitudine colorata di cuscini. Il pavimento era lucido e formato da grandi listoni in quercia, su cui spiccava un grosso tappeto color tortora, mentre alle pareti erano appesi numerosi quadri con illustrazioni astratte.
Alec era impressionato: il salotto sembrava uscito direttamente da una rivista patinata e l'appartamento, in generale, somigliava a una reggia, se messo a confronto con la sua umile e striminzita tana.
"Grazie." rispose Magnus, piegandosi per accarezzare il gatto che si stava strusciando tra le sue gambe. "Hai fame, Presidente? Vediamo se ho qualcosa per te!" mormorò, aprendo e chiudendo un paio di stipiti. "Porta pazienza, ma il frigo è vuoto perché sto facendo da babysitter a lui." scherzò, indicando Alec con il pollice.
"Ehi!" si lamentò il moro, risentito, allargando le braccia, quando si sentì chiamato in causa.
Già quel gatto lo odiava, non c'era bisogno di dargli ulteriori motivi per farlo diventare ancora più antipatico ai suoi occhi!
Come se gli avesse letto nel pensiero, Presidente Miao lo guardò brevemente, assottigliando lo sguardo, e Alec era sicurissimo che quel felino lo stesse giudicando e fissando con biasimo.
"Ma non preoccuparti!" continuò Magnus, battendo le mani e continuando a cercare. "Ora ci pensa papà!" esclamò, sorridendo trionfante quando riuscì a recuperare una scatoletta di tonno.
Il gatto mosse sinuosamente la coda e rivolse a Magnus uno sguardo adorante, tornando poi a strusciarsi tra le sue gambe e riprendendo il concerto di fusa.
Alec rivolse ad entrambi il dito medio, si alzò e voltò le spalle alla sua guardia del corpo e a quel gatto subdolo e ingrato che guardava il suo salvatore con ostilità, ma che si scioglieva come neve al sole per una carezza di colui che voleva lasciarlo al suo destino, e andò a sedersi di peso sul divano, scoprendo che era come stare su una nuvola. Ora capiva perchè i genitori di Magnus si erano messi comodi, pensò, sentendo le guance scaldarsi di nuovo per l'imbarazzo.
Il telefono di Magnus suonò e il moro lo sentì parlottare velocemente e a bassa voce con il suo interlocutore, prima che lo raggiungesse in salotto con un asciugamano umido e un vecchio maglione tra le mani, che ormai non usava più perché completamente passato di moda, e che usò per fare una cuccia improvvisata in una scatola di scarpe al nuovo arrivato.
"Domani ti compro una cuccia come si deve." annunciò al felino, mentre si sedeva accanto ad Alec. "Ma per il momento... che dici, Presidente? Ti piace?"
Il gatto annusò, circospetto, la scatola, poi si arrampicò sulle gambe di Magnus e andò ad acciambellarsi sulle sue ginocchia, iniziando a fare le fusa, contento. La guardia del corpo ridacchiò, iniziando a passare lentamente e con cautela il panno umido sul pelo e grattando, di tanto in tanto, la testa del felino.
"Ingrato! Ti ricordo che ti ho trovato io!" borbottò Alec, imbronciato, fissando con un'occhiataccia il micio. "Lui voleva lasciarti sull'albero!"
Presidente lo ignorò, mettendosi a pancia in su e continuando a ronfare per le carezze di Magnus, che rise, allegro, continuando a strofinare piano il pelo arruffato dell'animale.
"Domani ti portiamo dal veterinario e poi a fare una bella toelettatura. Vedrai quanto diventerai bello!" assicurò l'uomo, con convinzione, prima di girandosi verso il moro. "Jace è andato a casa tua, ma Raj era già sparito. Tuo fratello ha perlustrato la zona, ma di lui nessuna traccia ed è tornato in centrale per segnalare l'accaduto." lo informò.
Alec sospirò pesantemente. "Conoscono il numero di telefono di casa e sanno dove abito." mormorò, giocando con il bordo del proprio maglione. "Secondo te, come hanno fatto? Non sono nell'elenco!"
Magnus scrollò le spalle. "Possono averlo scoperto in molti modi. Uno dei due può aver rovistato tra la tua spazzatura oppure ti ha seguito o ha pedinato i tuoi fratelli, che lo hanno portato fino a casa tua."
"Per l'angelo, significa quindi che dovrò controllare tutto quello che faccio e controllare persino quello che butto via?!" esclamò Alec, in tono amaro.
"Perché non ne parliamo domani? Mh?" propose Magnus, picchiettandogli gentilmente la mano. "Ora hai bisogno di una bella dormita."
Alec gettò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, adagiandosi sullo schienale del divano e sentendo improvvisamente piombargli addosso tutta la stanchezza e la frustrazione accumulate fino a quel momento.
"Andrà tutto bene." lo rassicurò Magnus, dolcemente, arruffandogli scherzosamente i capelli.
"Come lo sai?" chiese il moro, senza aprire gli occhi.
"Beh, perché hai la guardia del corpo più meravigliosa che ti potesse mai capitare!" esclamò Magnus, convinto. "Lo dice anche mamma che sono meraviglioso!" continuò, divertito.
Alec accennò un piccolo sorriso storto.
"Dai, vieni, andiamo a letto." lo esortò, alzandosi dal divano.
Alec tornò a guardarlo. "Grazie, Magnus." mormorò.
Magnus sorrise e gli fece cenno con la testa di seguirlo.
"Secondo te, cosa succederà ora?" chiese Alec, rassegnato, alzandosi faticosamente.
"Domani penseremo a un piano d'azione." lo rassicurò Magnus, accompagnando il moro nella camera degli ospiti. "Per ora, cerca di dormire." gli sorrise, gentile. "Buonanotte, Alec."
"Notte." rispose Alec, con un sospiro stanco, avvicinandosi al letto e cadendoci sopra pesantemente.
   
 
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