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Autore: YallaYalla    17/05/2020    1 recensioni
for your perusing
At times confusing,
hopefully amusing
Introducing me
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dieci minuti dopo era pronto e la aspettava in salotto. Quando lei uscì dalla sua stanza lui per poco non ebbe un mancamento. Era quasi la fine di giugno e l'aria era calda e umida a Londra così la donna aveva deciso di indossare un vestitino azzurro con una cintura gialla in vita e dei sandali, il tutto completato da un cappello di paglia e degli occhiali da sole. Il vestito era lungo giusto il necessario da non risultare volgare, ma abbastanza corto da far vagare gli occhi di Severus sulle sue gambe nude. Ma se lui, all'esterno, rimase calmo, lei non ci riuscì con la stessa eleganza. Si era vestita in quel modo per essere carina per lui e un po' ammiccante, sperava di suscitare qualche reazione nell'uomo, mai si immaginava che sarebbe stata lei quella a rimanere di stucco. Lui, come da sua richiesta, aveva tolto giacca e cappotto e ora se ne stava lì, appoggiato alla mensola del camino, bello come il sole, in pantaloni scuri e camicia bianca alla quale aveva sbottonato i primi due bottoni. Le pupille di lei raddoppiarono la grandezza e la bocca rimase aperta a formare una "O" di stupore. Era assolutamente da togliere il fiato. Non era un uomo esageratamente muscoloso, ma anni di sollevamento calderoni avevano definito il suo corpo come lo scalpello di uno scultore. Attraverso l'apertura della camicia si intravedevano le scapole e il collo faceva bella mostra di sé. Quando poi lei sentì lo sguardo di lui che le passeggiava addosso e lo vide sorridere sardonico si sentì mancare. Per un attimo le mancò il respiro e le gambe divennero di gelatina. Si ricompose giusto in tempo per non cadere a terra come un sacco di patate.
"Andiamo?" Le disse.
"Sì" fu tutto ciò che riuscì a rispondere, il suo cervello si era disconnesso definitivamente.
Attraversarono la scuola, che era ancora deserta, e arrivarono al cancello di ingresso nel punto in cui potevano smaterializzarsi. Lui le porse il braccio, senza guardarla, sperando con tutto se stesso che lei lo afferrasse. Lei lo guardò, sorrise e gli prese il braccio con gioia. Era perfettamente in grado di smaterializzarsi da sola, ma non avrebbe mai declinato l'offerta di stare accanto a lui. Appena il braccio di lei si intrecciò con quello di lui, lui la tirò più vicina a sé, il braccio andò a circondarla e si piazzò sulla sua schiena, le mani di lei finirono sul suo petto in una sorta di abbraccio. Lui abbassò la testa e la guardò. Lei intanto era ancora sconvolta dalla velocità dell'azione e sentiva il suo petto muscoloso sotto le mani, nel naso invece poteva sentire l'odore di lui, erbe, spezie e qualcosa di unicamente suo e di prepotentemente maschile. Un odore che le faceva girare la testa. Quando alzò lo sguardo lo trovò che la guardava, arrossì come una ragazzina e batté più volte le palpebre. Menomale che lui la reggeva o sarebbe caduta a terra, le sue gambe erano passate dallo stato gelatinoso a quello liquido.
"Pronta?" Disse lui in un sussurro con quella voce bassa, baritonale e vellutata che le faceva venire la pelle d'oca. Lei riuscì ad annuire soltanto senza togliergli gli occhi di dosso e in un istante si ritrovarono in un vicolo isolato di Diagon Alley. Non si era neanche resa conto che si stavano smaterializzando presa com'era dal suo sguardo. Rimasero fermi così, abbracciati in un vicolo, a guardarsi negli occhi, senza proferire parola, respirando il meno possibile per non far esplodere la bolla nella quale si trovavano.
Poi un gatto randagio decise che ne aveva avuto abbastanza di quei due sconosciuti che si erano catapultati a casa sua senza invito e saltò dal cestino sul quale si trovava causando una caduta a catena che spaventò la coppia.
Entrambi cercarono di darsi un contegno, chi si girò da un lato, chi si tolse della polvere immaginaria dalla spalla. Quando sentirono di essere di nuovo padroni di loro stessi si incamminarono verso la strada principale.
"Quindi da dove inizierà la mia punizione?" Chiese lui mentre camminavano.
"Non fare il melodrammatico" rispose lei e gli diede un buffo sul braccio.
"La prima tappa è il Ghirigoro quindi smettila di fare la vittima che sono sicura sia un posto a te più che congeniale"
"Strega impertinente" disse lui e sorridendo si incamminarono verso la libreria. Ovviamente lui era certo che la concezione di shopping di Hermione non fosse la stessa di tutte le altre ragazze della sua età, di certo non era il tipo da passare ore nei negozi di abbigliamento lasciandolo ad aspettare con tutti gli altri uomini sull’orlo del suicidio. E questo non faceva che aumentare la sua attrazione per lei.
Rimasero nel negozio per più di un’ora, ognuno per sé, ogni tanto si incontravano in qualche sezione, si sorridevano e poi ognuno per la sua strada. Quando finalmente trovarono ciò che cercavano si diressero alla cassa e, mentre lei cercava il portafogli in borsa, lui pagò, prese gli acquisti, li rimpicciolì e li infilò in tasca. Quando lei si accorse che lui era già uscito lo seguì.
"Severus!" lo chiamò lei e incrociò le braccia al petto con fare minaccioso.
"Sì?" rispose lui con la faccia più innocente che riuscì a fare.
Lei iniziò a sbattere il piede a terra cercando di sembrare ancora più arrabbiata, ma riusciva solo ad essere carina. Lui le prese un braccio, lo incrociò al suo e disse: "Questa è la mia punizione per essere stato un idiota, pagare per i tuoi acquisti è il minimo che possa fare per redimermi." Lei si limitò a scuotere la testa e insieme andarono verso lo speziale. In realtà non doveva comprare nulla lì, ma sapeva che a lui sarebbe piaciuto andarci. Una volta finito anche lì camminarono per un po’ fino ad arrivare fuori da Florian.
"Ho proprio voglia di un gelato"
"Che io sia dannato se permettessi ad una dama di avere delle voglie insoddisfatte. La prego, si segga mentre io mi prodigherò per soddisfare la sua richiesta" disse lui e le scostò la sedia per permetterle di sedersi. Lei ridacchiò e si accomodò mentre lui andò nel negozio.
Era seduta, intenta a pensare a che bella giornata era quella quando si sentì chiamare.
"Hermione?"
Si girò di soprassalto e vide la testa rossiccia del suo migliore amico. Scattò in piedi e i due si abbracciarono.
"Ron! Che ci fai in giro per Diagon Alley?"
"Mamma aveva bisogno di alcune cose e io di prendere un po’ d’aria"
Hermione non vedeva Ron da settimane e le era mancato, ormai non provava più nulla per lui, ma era comunque uno dei suoi migliori amici e ne sentiva la mancanza.
"Tu che ci fai qui seduta tutta sola?"
"Ehm, in realtà non sono sola" disse lei arrossendo.
Lui la fissò sbalordito e in quel momento Severus uscì dal negozio con due gelati in mano.
In un primo momento la gelosia, sentimento irrazionale, si impossessò di lui e stava per lanciare il ragazzo nell’oblio, ma poi si ricordò di quello che lei gli aveva detto a proposito della loro relazione e riacquistò la calma. Si diresse lentamente verso il tavolo e le sorrise mentre le dava il gelato.
"Grazie mille per la sua gentilezza, signore"
"Si figuri mia cara"
Intanto Ron li guardava con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta.
Severus non aveva intenzione di fare nulla, stava lì seduto e aspettava che Hermione decidesse come procedere, era fiducioso nel fatto che lei non avesse vergogna di farsi vedere insieme a lui dai suoi amici.
"Ron ora puoi chiudere la bocca, non vorrei ci entrasse qualche mosca di passaggio" disse lei ridendo e il ragazzo chiuse la bocca rumorosamente e iniziò a fissare Severus.
"Ronald Weasley! Non è educato fissare le persone" lo ammonì lei mentre lo guardava male. Severus intanto mangiava il gelato senza una sola preoccupazione al mondo.
"Scusa Mione. È solo che è strano… sai com’è… Snape che mangia il gelato… fuori dai sotterranei… come una persona normale…"
"Signor Weasley io posso sentirla, se ne rende conto, vero?" disse lui guardandolo con un sopracciglio alzato.
Il ragazzo sbiancò e iniziò a boccheggiare come un pesce, Hermione non poté trattenersi e iniziò a ridere in modo convulso guardando la faccia di Ron che diventava dello stesso colore dei suoi capelli. Severus continuava a mangiare senza smettere di guardare Ron, ma prestando orecchio solo alla risata di Hermione che gli riempiva il cuore.
"Ron, Severus è stato così gentile dal farmi compagnia oggi mentre sbrigavo delle faccende" disse lei e guardò l’uomo alla sua destra sorridendogli. Lui si limitò ad un cenno del capo, non voleva sconvolgere ancora di più il ragazzo facendo qualche gesto inconsulto come sorridere.
"Sì, capisco. Beh, vi lascio allora, se non porto queste cose alla mamma, verrà a cercarmi armata di battipanni" disse il rosso e salutò la coppia seduta.
"Di sicuro il signor Weasley sa come rendere interessante una conversazione" disse l’uomo prendendo un cucchiaio di gelato. Lei lo guardò male gli diede un buffo sul braccio
"Severus, fai il bravo. Il povero ragazzo era sconvolto da te"
"Perché ha scoperto che non sono davvero un vampiro e posso mostrarmi alla luce del sole senza bruciare?"
"Severus smettila" disse lei trattenendo a stento le risate "Lui non è abituato come me a vederti fuori dai tuoi soliti abiti." Solo dopo aver pronunciato l’ultima parola si rese conto di ciò che aveva detto e arrossì mentre lui la guardava con un sopracciglio alzato ed un sorrisetto che non prometteva nulla di buono. Da gentiluomo qual era lui lasciò cadere il discorso per non imbarazzare ancora di più la povera ragazza e in silenzio finirono di mangiare. Quando si alzarono per andare lui fu sorpreso da lei che gli prese il braccio come se avessero camminato sempre così. Lui mise la sua mano sinistra su quella di lei che era accavallata al suo braccio e si avviarono verso il punto nel vicolo dal quale smaterializzarsi per tornare ad Hogwarts. Mentre si avvicinavano il cuore di Hermione batteva così forte che temeva che lui potesse sentirlo. L’avrebbe di nuovo abbracciata? Doveva avvicinarsi lei per prima?
Mentre questi pensieri offuscavano la sua mente erano arrivati nel vicolo e lui l’aveva abbracciata come aveva fatto prima di partire. Lei si rese conto di ciò che accadeva quando sentì il petto di lui sotto le mani. Immediatamente alzò lo sguardo verso di lui e lo trovò che la guardava già. Lui vide una ciocca dei suoi capelli che le andava davanti agli occhi e la spostò dietro l’orecchio lasciando la mano sul suo volto, il pollice che disegnava dei pigri cerchi sulla sua guancia. Lei intanto chiuse gli occhi e si abbandonò al tocco di lui e al suo odore che le invadeva la mente.
Lui non avrebbe voluto altro che baciarla, là, in quel vicolo, in quel preciso instante, posare le labbra sulle sue e abbandonarsi, ma non doveva essere precipitoso, doveva puntare all’obiettivo finale, non ad un bacio rubato in un vicolo e poi ognuno per la sua strada, ma qualcosa doveva pur fare; così optò per un casto bacio sulla fronte. Un modo per darle un assaggio e vedere se sarebbe tornata per prendere tutta la torta. Lei intanto sentì la pelle bruciare sotto le labbra di lui e desiderò con tutta se stessa che scendesse verso la sua bocca, ma poi lui si staccò e la guardò.
"Pronta?" le disse con la voce che la accarezzava.
"Sì" rispose lei con un filo di voce, appoggiò la testa sul suo petto e si abbandonò alla sensazione di essere trasportata nello spazio tra le sue braccia.
Una volta che sentì di nuovo la terra sotto i piedi ne fu rattristata, ciò voleva dire che doveva staccarsi da lui e tornare al castello.
Si separarono, ma la distanza tra di loro era di pochi centimetri, le loro braccia quasi si toccavano, le dita delle loro mani quasi si sfioravano mentre percorrevano i corridoi del castello diretti a casa.
Casa.
Che strano pensiero che le sfiorò la mente. Lei e Severus condividevano quella che poteva essere quasi considerata una casa. Sorrise pensando a come sarebbe stata la loro vita in una vera casa, con lo steccato bianco e un orto per i suoi ingredienti sul retro, la luce che filtrava dalla finestra nella cucina, lui che lavorava in giardino e lei che lo guardava mentre cucinava. Sospirò.
"Tutto bene Hermione?"
"Sì caro, tutto perfetto".
Sbiancò quando si rese conto che aveva mescolato la realtà alla fantasia, si coprì il volto con le mani per nascondere l’imbarazzo che provava. In quel momento sperava che la terra si aprisse e la risucchiasse.
"Hermione" disse lui spostandogli delicatamente le mani e guardandola. "Non è successo nulla di cui vergognarti." E le sorrise. Lei ricambiò il sorriso, ma si sentiva ancora una stupida ad averlo chiamato “caro” ad alta voce.
Una volta rientrati nel soggiorno si diressero ognuno verso la propria camera per posare gli acquisti e cambiarsi d’abito.
Appena entrata in camera Hermione si appoggiò di spalle alla porta e si portò le mani al petto per cercare di calmare il cuore che ormai batteva all’impazzata. Cosa le stava succedendo? Aveva combattuto una guerra, era stata torturata, c’era qualcuno che voleva ucciderla eppure non riusciva a smettere di sorridere come un’ebete e di pensare al momento in cui aveva sentito le labbra di Severus sulla fronte. Mise in ordine i libri che Severus le aveva regalato, si cambiò d’abito e andò verso la cucina per fare del tè e dei sandwich, a pranzo non aveva finito di mangiare e se ne pentiva ora.
Entrando nella biblioteca trovò Severus seduto sulla sua poltrona e gli porse una tazza sorridendogli. Lui la prese sfiorandole la mano e soffermandosi un momento di troppo con le dita sulle sue. Hermione si sedette poi su quello che ormai considerava il suo divano, tolse le scarpe, si mise con i piedi sotto di lei e iniziò a leggere con calma cercando di immergersi nella lettura per spegnere i pensieri. Dal canto suo Severus leggeva, ma guardava Hermione con la coda dell’occhio. Ogni volta che la vedeva mordersi il labbro doveva far appello al suo famoso autocontrollo per evitare di alzarsi e baciarla.
"Cosa leggi così rapita?"
"Mmm?"
"Ho chiesto cosa tu stia leggendo con così tanta attenzione"
"Oh, è Storia di Hogwarts" disse abbassando lo sguardo, non aveva bisogno di guardarlo per sapere che espressione avesse. Tutto il mondo magico era a conoscenza della sua ossessione per quel libro.
"Oh no, no, no. Basta con questo libro, ormai lo conosci meglio di Bathilda Bagshot" disse lui alzandosi e prendendole il libro dalle mani.
"Ehi! Ridammi il libro!"
Lui vedendo la veemenza con la quale lei rivoleva il libro lo alzò più in alto di quanto lei riuscisse a raggiungere. Ovviamente lei non demorse e iniziò a saltellare per prenderlo mentre lui le girava intorno ridendo dei suoi tentativi. Ormai la scena aveva del comico, Hermione, dall’alto del suo metro e 60 che cercava di avere la meglio su Severus che era più di un metro e 90 e teneva il volume più in alto della sua testa.
"Forza, salta un po’ più in alto e riesci a prenderlo" la prendeva in giro lui mentre lei da un lato era irritata e dall’altro rideva della figura che stava facendo. Ad un certo punto però ebbe un’idea che, se fosse andata come si auspicava, le avrebbe dato più di un libro.
Smise di saltare come una rana isterica, gli mise le mani sulle guance, si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò.
Lui rimase talmente sconvolto dalla cosa che fece cadere il libro sul pavimento con un tonfo. Prima che lui potesse rispondere al bacio, lei si staccò, prese il suo libro da terra e se andò lentamente senza voltarsi.
Lui rimase immobile, con gli occhi spalancati e un’espressione da cretino. 
  
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