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Autore: Cossiopea    17/05/2020    4 recensioni
Interpretazione di uno dei momenti nel vuoto cosmico, una piccola finestra sul mondo recluso all'interno della Milano.
[PoV Tony Stark] [Avengers: Endgame]
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Glimmers of hope


Spesso non aveva il coraggio di guardare fuori.

Lo spazio sembrava inghiottirgli lo sguardo, frantumare il vetro che lo separava dal vuoto ed entrargli negli occhi. La luce delle stelle si trasformava in lame che laceravano il suo spirito, e la gravità artificiale mollava la presa, lasciandolo sospeso nel gelido buio della sua mente.

Eppure in quel momento aveva bisogno di restare solo con il suo silenzio, di far zittire i dolorosi ricordi che costantemente fremevano sotto la superficie, minacciando di riemergere e farlo impazzire.

Con un dito sfiorò la spessa finestra aperta sul cosmo, quasi volesse accarezzare le stelle.

Chiuse gli occhi e lasciò scivolare la testa in avanti, fino ad appoggiare la fronte contro il vetro freddo, immaginando per un istante di lasciarsi andare.

Un brivido lo attraversò quando si rese conto di quanto quell'idea fosse piacevole. Odiò se stesso ancora una volta.

Quanto tempo era passato?

I giorni lì sembravano sospesi, una notte perenne interrotta solo dai puntini luminosi incastrati nelle tenebre.

Era intrappolato nei propri rimorsi, e dentro quell'angusto spazio privo di uscita ogni cosa sembrava ricondurlo agli ultimi istanti, alla polvere trasportata dal vento.

Il viso di Pepper gli baluginò davanti agli occhi, svelto, senza preavviso. Gli occhi verdi si sovrapposero alle stelle che lo osservavano da oltre il confine dell'infinito.

Il cuore gli si strinse in una morsa ghiacciata, il suo mondo minacciò di nuovo di cedere.

Dio, sperava solo che lei...

-Tony?

La voce fredda e piatta di Nebula lo fece sussultare lievemente, per quanto gli permettessero le poche forze che ancora rimanevano aggrappate alle sue stanche membra.

Batté le palpebre, accorgendosi di stare piangendo.

Si voltò e i suoi occhi si incrociarono con quelle due pozzanghere d'ombra.

-Stai bene?- gli chiese la donna, il tono gelido incrinato da una fessura di preoccupazione.

Lui sospirò a singhiozzo, appoggiandosi alle ginocchia per levarsi in piedi, traballante.

-Sì- annuì, ma lasciando che lo sguardo scivolasse via dal suo. Si fece passare una mano sul volto tirato e abbozzò un sorriso che non conteneva gioia -Mai stato meglio- mentì.

Nebula lo scrutò intensamente, ma Tony non fu in grado di interpretare il messaggio celato dietro quell'occhiata, come spesso gli accadeva con quella bizzarra creatura emersa dalle fantasie di uno scrittore reduce di molteplici traumi.

-Ho rinvenuto qualcosa- gli disse dopo qualche istante di silenzio.

L'uomo tornò a guardarla con aria interrogativa.

-Qualcosa di bello?- domandò, accigliandosi appena -Sai, trovo difficile decifrare il tuo tono, dovresti usare un po' più di emozioni quando parli- aggiunse, per smorzare la tensione del momento.

Lei si limitò a scoccargli un altro sguardo immobile, come un muto ammonimento.

Il ghigno di Tony si riempì di sarcasmo, come quello che a casa era solito a lanciare a sua moglie per strapparle un sorriso, oppure un bacio...

Quel pensiero gli fece male. Con fatica lo ricacciò dietro il velo di indifferenza che aveva intessuto intorno alla propria mente, un filo alla volta, una lacrima alla volta...

-Lo fai apposta, vero?- chiese a Nebula, ironico.

Lei si voltò, senza rispondergli, e si inoltrò nella penombra della nave.

Tony non resistette ad alzare gli occhi al cielo, esasperato. Poi la seguì, ormai troppo curioso per permettersi di ignorarla totalmente.

La trovò a frugare dentro una cassetta di metallo argenteo che, a presupporre dallo sportello spalancato sul fianco della nave, un antro che ancora non avevano notato, era stato appena rinvenuta.

L'uomo aggrottò la fronte, sporgendosi per sbirciare dentro quell'apertura, grande abbastanza per contenere solo la scatola metallica.

-A quanto pare i vecchi Guardiani avevano i loro segreti...- commentò, storcendo la bocca e tornando a guardare Nebula.

Lei gli rivolse una semplice occhiata e si scostò appena per permettergli di vedere il contenuto del suo nuovo forziere dei tesori.

Tony alzò le sopracciglia, sinceramente sorpreso.

-Sono immagini- disse la donna, la voce rude, quasi delusa -Immagini inutili...

Iron-Man non si impedì di sorridere, accucciandosi accanto a lei e allungando lentamente una mano verso quelle foto stampate su carta lucida, qualcosa che credeva fosse troppo obsoleta per gente che usava navi spaziali al posto della metropolitana.

Eppure eccole lì, una cassetta ricolma di fotografie a colori col bordo bianco, che parevano scattate da macchine fotografiche dei suoi tempi, prima che il mondo si espandesse così tanto...

Ne prese delicatamente una tra le dita, facendo attenzione a non toccare la parte stampata.

Ritraeva un procione sdraiato a pancia in giù sul pavimento della Milano, profondamente addormentato. A cavalcioni sul suo collo un piccolo arbusto dalla forma curiosamente umana sembrava fingere che l'animale fosse un qualche tipo di cavalcatura impazzita, con un esile braccio di legno levato verso l'alto e un sorriso entusiasta inciso sul visino a corteccia.

-Questa è nuova- commentò Tony, battendo le palpebre. Guardò Nebula -È fatta con Photoshop?

La donna si accigliò e all'ingegnere sembrò di udire i meccanismi che iniziavano a ronzare dentro quella testa bionica.

-Che cos'è?- chiese lei in fine, dopo qualche istante di immobilità.

Tony le sorrise, sventolando una mano con noncuranza.

-Solo un modo per ingannare gli ingenui e costruire immagini fasulle- rispose, vago, tornando a esaminare l'interno della cassetta.

Nebula tacque un paio di secondi, in pausa riflessiva.

-Come Thanos- rispose inaspettatamente mentre Tony era preso da un'altra immagine.

Il sorriso allietato che aveva faticosamente piegato le labbra dell'uomo si spense immediatamente, come la fiamma di una candela al primo accenno di brezza.

Alzò lo sguardo su di lei, inorridito.

-Piano con le parole, gioia- tentò di dirlo in modo scherzoso, ma aveva i muscoli rigidi, come ogni volta che quel nome emergeva da una conversazione, come ogni volta che Titano erompeva dai suoi ricordi, accompagnato dalle lacrime sul viso di Peter...

Nebula parve non averlo sentito. Abbassò lo sguardo, immersa nei propri pensieri.

-Era un bugiardo- sibilò -Un essere sporcato dal male, senza un'anima né emozioni...- chiuse gli occhi, stringendoli forte -Ha gettato la mia vita dentro l'odio e la paura... Mi ha distrutta con le sue menzogne... Io non...- le sfuggì un singhiozzo e Tony fu colto da un moto di terrore.

La donna emise un altro singulto, seppur debole, e il cuore dell'ingegnere iniziò ad accelerare, esitando sul come agire in una tale delicata situazione.

Poi, titubante e carico d'incertezza, le posò una mano sulla spalla, accennando il sorriso più solidale che gli uscì fuori, benché non fosse mai stato bravo in quel genere di cose.

Si accorse in quel momento che Nebula stesse tremando.

Tony deglutì, continuando a tormentarsi sul comportamento da assumere mentre una creatura plasmata dalla guerra palesava simili emozioni. Lui stesso non si poteva dire un sentimentale... Lui stesso aveva a lungo combattuto contro ciò che il suo cuore esprimeva.

Sospirò piano, in dubbio se dire qualcosa o optare per il silenzio.

Storse appena la bocca e lo sguardo gli cadde sulle fotografie, alcune di esse sparpagliate per terra. Notò ora fossero tutte state scattate in momenti di svago, attimi di gioia catturati e conservati in un prezioso scrigno, in modo da riviverli nei periodi più bui per diradare le tenebre.

Come adesso... rifletté Tony mentre un brivido gelido gli percorreva la schiena.

Fu lì che, in quella montagna di immagini spensierate, scorse un lampo blu, nascosto sotto la superficie.

Con la mano libera scostò un po' rettangoli di carta e pescò quello incriminato.

Rappresentava due donne, una delle quali era chiaramente Nebula. La pelle verde dell'altra era tracciata da intarsi d'argento intorno agli occhi e delle morbide ciocche rosse e nere le coprivano per metà il volto.

Erano sedute a terra con la schiena poggiata sulla parete della Milano, pressoché nel punto in cui al momento stavano loro.

Gli occhi di entrambe erano chiusi, in un sonno tranquillo, e la testa della giovane di smeraldo era posata sulla spalla di Nebula, in uno scenario di dolce quotidianità che lasciò Tony leggermente spaesato.

Poi sorrise.

-Ehi- scosse leggermente la donna blu, la quale aveva la testa accasciata in avanti e le palpebre ancora sigillate -Ehi- insistette l'ingegnere -Ho rinvenuto qualcosa- le disse, quasi in sussurro, ma continuando a sorridere.

Con evidente esasperazione l'altra alzò lo sguardo su di lui, raddrizzando il collo.

-Che c'è?- chiese, fredda.

In risposta Tony interruppe il contatto con la spalla, indicando con quella mano la foto che teneva sul palmo dell'altra.

Quando Nebula seguì il suo dito, l'uomo giurò di aver visto un lampo guizzare nel buio dei suoi occhi vuoti. Non seppe se di rabbia per essere stata immortalata senza permesso o semplice sorpresa, ma l'aver smosso qualcosa dentro di lei lo fece, in qualche modo, sentire meglio.

-Chi è?- decise di chiedere, dopo un attimo nel quale la donna taceva.

Passò un'altra manciata di istanti, poi Nebula lo guardò. Tony notò con meraviglia che, nonostante le sue labbra fossero dritte e immutabili, il suo sguardo sorrideva.

-Mia sorella- rispose, la voce flebile. Si morse un labbro, tentando di nascondere le lacrime che adesso le pizzicavano gli occhi -Lei è...

-Lo so- la interruppe l'uomo, il sorriso saturo di tristezza -Lo capisco.

Rimasero immobili, con lo sguardo su quella foto, una finestra sul passato.

Per la prima volta da Titano, una tenue scintilla di speranza sfavillò nel cuore tormentato di Tony Stark.

   
 
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