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Autore: Alia_chan    17/05/2020    2 recensioni
L'amore, l'odio, la paura, la morte... Una ragazza dovrà affrontare tutto questo. Catapultata in un mondo completamente diverso dal suo, popolato da dei, uomini e mostri, Kagome dovrà mettere a dura prova la purezza del suo spirito e il suo coraggio....
Può davvero un dio diventare un demone?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20

Un oceano scuro.
Un oceano colmo di malvagità, voglia di uccidere, vendicarsi.
Mancava però chi avrebbe guidato quell’orda assassina che si sarebbe scagliata sui cancelli celesti con la forza di uno tsunami.
Sotto di loro si stagliava tutto questo, lasciandoli esterrefatti dalla quantità immane di mostri che si perdeva sotto lo sguardo.
Sembrava che si stessero organizzando per fare qualcosa, ma non sapevano bene cosa.
Jakotsu e Renkotsu cercarono di entrare il più discretamente possibile, senza farsi notare da quella baraonda di demoni sanguinari e perdendo in questo parte della giornata.
Li accolse un Bankotsu all’orlo di una crisi di nervi:  -Guardate un po’ chi si fa rivedere dopo tanto tempo! Allora, vi siete divertiti nel mondo umano?!-
Renkotsu aveva capito che non era proprio il caso di scherzare con la divinità minore al momento, cosa che non aveva afferrato il suo compagno che rispose, in maniera alquanto seccata: -Mah, ti dirò… Il mio caro Inuyasha non mi ha dedicato tantissimo tempo, c’era sempre quella bamboccia umana che monopolizzava la sua attenzione! Pensa, avevo organizzato pure una scampagnata solo per noi due e lo sai com’è andata a finire? Che praticamente…-
Non poté continuare il discorso perché una mano ferma come l’acciaio gli aveva serrato la gola, impedendogli letteralmente di respirare e facendolo diventare blu per la mancanza di ossigeno.
-Se continui con questa stronzate, giuro che ti ammazzo! Brutta spia zitella inacidita!!!-
Lo lasciò andare molto malamente rivolgendosi all’altro, mentre Jakotsu tossiva affermando di non essere una zitella inacidita e, soprattutto, una brutta spia. –La situazione è snervante: le difese sono pronte, tutti sono pronti ad essere attaccati da un momento all’altro…. Ma quelli non si muovono! Takemaru non si sa dove sia, ancora non si è fatto vivo. Sembra che stiano preparando qualcosa ed al momento non si rischiano nemmeno di fare piccoli attacchi… insomma non capisco, dovrebbero attaccare, a rigor di logica, per capire come siamo messi noi in difesa. Non hanno mandato nemmeno un piccolo plotone, niente! Sono messo qui che aspetto, aspetto, aspetto! Io, che aspetto?! Io odio aspettare, voglio azione! Voglio ammazzare qualche demone! Cazzo, ce ne sono così tanti là sotto!! E non si muovono!!! Stanno lì! Lì, fermi!!!.... Odio questi demoni…- Sospirò l’ultima frase in maniera stanca.
-Bè…- iniziò Renkotsu –Noi abbiamo beccato un covo di demoni con delle informazioni. Non ho la più pallida idea però di cosa ci sia scritto in quella pergamena che Jakotsu ha copiato. Lo sa però Kagome, che si deva ancora riprendere da una lesione spirituale che gli ha inflitto Inuyasha.-
Bankotsu sembrò sorpreso. –Che vuol dire che gliela inflitta Inuyasha? Pensavo che fosse stato a causa dei demoni!-
-No no no, mio caro!-  Prese parte al discorso anche Jakotsu dopo essersi ripreso. –La bimba ha preso in pieno l’energia spiritica di Inuyasha caro cercando di salvare un villaggio da un suo attacco!-
-… Ed il villaggio esiste ancora?-
-Sì, ma ha rischiato grosso perché se Kagome  moriva lui andava a sterminarlo.-  Sospirò in maniera palesemente ammirata: - Com’è romantico!-
 Il miglior sottoposto del Dio della Guerra rimase alquanto stupito. Quella ragazzina umana era riuscita a salvare un villaggio dalla forza distruttiva del suo Signore…. Alla fine non era così malaccio.
-Ed adesso, quando arriveranno questi due? Ormai la guerra è alle porte.-
-Non credo che tarderanno molto a rientrare. Inuyasha sembrava molto ansioso di voler ritornare perché sentiva il suo sangue chiamarlo alla guerra.-
Sorrisero a quella frase: il loro Signore sarebbe presto rientrato e quella sarebbe stata una delle battaglie più sanguinarie, se non la più sanguinaria, di tutta la storia…




Nelle profonde oscurità dell’abisso,  vi era lui.
Serbava rancore, odio, rabbia… Tanta rabbia.
Sogghignò per quell’accozzaglia di sentimenti prettamente umani. Non sapeva ancora di essere soltanto una pedina fra le sue mani… Takemaru, povero illuso.
Iniziò a parlare, rivolgendosi alla sua persona con una voce profonda, oscura, che avrebbe fatto ghiacciare chiunque ma di certo non lui. –Aspetterò l’arrivo del fantomatico Dio della Guerra prima di iniziare l’attacco. Dopo di ciò mi dedicherò a quel bastardo di Inu no Taisho…. E finalmente potrò avere il posto che mi spetta, con accanto chi mi appartiene di diritto!-
Lo sentì ridere in maniera alquanto convinta, prima che lui intervenisse. –Non stai dimenticando qualcosa?-
Interruppe la sua risata, senza abbandonare però il ghigno. –Parli della piccola protettrice della sfera? E’ solo una ragazzina. Lei è il solo punto debole di quel dio idiota. Sai… non dovrebbe far tralasciare determinate situazioni al di fuori…-
Stavolta tocco al suo ospite sogghignare. –Si, effettivamente su questo sono abbastanza d’accordo con te…-
-Che mi dici del Dio dei Mari?-
-E’ sotto il mio controllo, insieme a tutti i suoi sottoposti.-  Ghignò. –Non è così male avere legami o il controllo completo sulle persone, soprattutto persone di certo rilievo…-
Si guardarono entrambi, prima che l’uomo oscuro sparisse lasciando solo il Signore dei Demoni nei suoi pensieri. Una frase si balenò nella sua mente…
… quello era un puro ammasso di malvagità…




Era partito. 
Sua figlia era immobilizzata in camera da una mezza giornata.
Il Dio della guerra, impassibile, le aveva somministrato un potente paralizzante.
Guardò la boccetta che il dio gli aveva dato contenente la medicina che aveva nel corpo Kagome.
Gli aveva raccomandato di dargliela alla fine del giorno per evitare di intervenire nella guerra, dicendogli che non era ancora pronta.
Inchiodata a letto le aveva dato da mangiare  e da bere, riusciva a deglutire, ma non poteva muovere un dito o alzare un piede. Era a letto, bloccata, ma era salva.
Qualcosa però gli diceva che non era giusto.
Adesso lui era lì, davanti la statua del Signore degli Dei, a pregare fervidamente.
Kagome lo aveva supplicato, appena si era ripresa un minimo dalle sue ferite, di apportare provvigioni al villaggio che aveva salvato, in quanto le messi erano state distrutte dall’attacco di Inuyasha.
Lui aveva acconsentito e subito aveva svolto le mansioni che erano necessarie a quel compito.
Adesso la sua bambina era rimasta gravemente ferita per bloccare un attacco del dio, cosa sarebbe successo se l’avesse dovuto affrontare con la Sounga in mano, piena di potere demoniaco?
Pregava, pregava, e pregava.
Non poteva però permettere che morissero degli innocenti… e sua figlia secondo la profezia poteva salvarli.
Lui… lui era impotente ma…
La sue mente gli nascondeva qualcosa, qualcosa di importate, con il quale poteva aiutare sua figlia.
Quelle immagini, quelle scene che gli erano apparse all’improvviso.
Stentava a crederlo, faticava a ricordarlo.
-Sakuya…-
Una voce interruppe i suoi pensieri. Alzò la testa di scatto guardandosi intorno.
-Mio Signore…- Rispose, riconoscendo in essa la voce del Supremo Dio.
-Sei afflitto per la sorte di tua figlia.-
Si accorse allora che era il tramonto…. Si era perso a pregare.
Il sacerdote si alzò in piedi, testa china, guardando con aria corrucciata il pavimento. –Sì, sono molto preoccupato per lei, ma anche per le sorti di questo mondo. Una cosa in particolare però risuona nella mia testa: la profezia. Sono sicuro, maledettamente sicuro, che io sia consapevole di qualcosa, ma la mia coscienza si rifiuta di collaborare.-
Seguì qualche minuto di silenzio in sala, si sentiva lontano il vociare di persone che si recavano al tempio per le offerte. Il sole entrava dalle finestre in alto lasciando entrare la lieve ultima luce del giorno, illuminando la statua del dio dalla quale si materializzò un'ombra, che avanzò senza il minimo rumore verso la figura del sacerdote. 
-Ho fatto male a tenerti all’oscuro di tutto, Sakuya.-   L’uomo alzò lo sguardo e si trovò faccia a faccia con il Signore degli Dei. Indietreggiò un po’, sconvolto, per poi gettarsi ai suoi piedi lodandolo per la sua magnificenza e potenza.  Il dio lo fece alzare, e così parlò: -Ho fatto in modo, mentre varcavi la soglia delle dimensioni, che la tua memoria ed i tuoi poteri di dio fossero cancellati. Bisognava proteggerti dalla minaccia di Takemaru, in modo che lui non potesse percepirti o anche immaginare che tu fossi ancora in questo mondo, ma le tue doti divinatorie, molto potenti anche da uomo, stanno agendo per farti ricordare.-
Il sacerdote guardò il dio ad occhi sgranati, la luce del sole gli filtrava attraverso creando nella sua figura una sovrannaturale lucentezza. 
Lui… un dio? Che cosa assolutamente assurda! Ma cosa più importate, gli avevano cancellato i ricordi, quelli che forse potevano aiutare sua figlia! Ma perché tutto questo? E che c’entrava lui con Takemaru, un pretendente dio divenuto demone, se non lo aveva mai visto in passato?
-Mio signore sicuramente c’è un malinteso. Io non ricordo…- Si bloccò a quella frase, scioccato dalla potenza dei suoi pensieri: un pretendente dio divenuto demone? Come… Come faceva lui a sapere una cosa del genere? Lui era un potente sacerdote, aveva a che fare si coi demoni, ma di un certo calibro non di certo maligni come Takemaru! Era un semplice essere umano, lo era anche prima che finisse nell’altro mondo per provare la sua fede nel Signore degli Dei! Anche se non voleva per il pericolo che intercorrevano tutti!
Tutti? Tutti chi? Era solo lui che metteva alla prova se stesso per il Suo Signore…

 -Mio figlio è pronto, ma nel caso fallisse tu non devi essere qui. Devi andare lontano per qualche tempo...-

Questa frase, questa visione del passato… un ricordo. 
Un suo ricordo!
Quella voce, la voce che gli ha detto quella frase, è la stessa voce con la quale interloquiva in quel momento, è la stessa che lo elogiava per i suoi poteri chiaroveggenti e che si complimentava per la carica che avrebbe ricoperto da quel momento in poi..
… Una carica divina.

Si ritrovò in ginocchio, lo sguardo sbarrato, vuoto, rivolto a terra. Si sentiva come se lo avessero schiaffeggiato con un guanto di ferro, la testa pesante. Si era perso nei suoi pensieri, non ricordava quando aveva perso il controllo del corpo. Alzò lo sguardo e trovò davanti a sé Inu no Taisho.
Lui era la divinazione, l’Oracolo. Ora si spiegava il perché della sua giovinezza.
Ironia della sorte, un oracolo che non ricordava!
-Che devo fare per riavere i miei ricordi, i miei poteri?-
Il Dio lo guardò di rimando: -Eri il Dio Oracolo, le tue predizioni erano oscure quando le pronunciavi nel presente…-  sospese una mano davanti allo sguardo “dell’uomo” - … come lo erano i tuoi occhi.-
L’ultima cosa che vide Sakuya fu il lampo. 
Le tenebre lo avvolsero.




Inuyasha era in prossimità dei cancelli e lì vide quello che prima percepiva: un’ondata di demoni che brulicava di malvagità.
Come osavano stare lì, fermi, davanti al cancello?
E dov’era Takemaru? 
Non sentiva la presenza di quel demone che lo stava palesemente prendendo in giro mettendogli quella spazzatura davanti le porte di casa!
Cos’era un gioco?
Il livello di quell’accozzaglia non era nemmeno paragonabile alla sua forza!
Si imbestialì, era ovvio ai ciechi che quello era un fottuto diversivo di merda! Che cazzo stavano facendo i suoi generali e tutte le divinità?
L’attenzione della baraonda si spostò su di lui, la sua rabbia aveva fatto aumentare l’aura del dio attraendo i demoni.
Lui guardò la prima ondata di essere che si scagliava su di lui con occhi color ghiaccio. 
Estrasse la sua Tessaiga mentre Eros si impennava e partiva all’attacco.
Sorrise: doveva riciclare la spazzatura, ed era esattamente dell'umore giusto.



Renkotsu, Jakotsu e Bankotsu saltarono in piedi mentre sentivano che l’aura del loro signore si espandeva in maniera omicida.
Un brivido scese per la loro spina dorsale.
Paura? 
No… eccitazione.
Sentirono i cancelli tremare per la forza del vento scaturito dall’attacco del Dio della Guerra.
Bankotsu scoppiò a ridere, felice dell’attacco, mentre prendeva la sua enorme spada e si precipitava a mietere vittime; Renkotsu andò ad avvisare le altre divinità con un sorriso di sghembo sulle labbra mentre Jakotsu andava saltando verso il luogo dello scontro.
Guerra, guerra, GUERRA!!!




Miroku, in riunione con il Signore degli dei, sospirò.
Aveva percepito la presenza di Inuyasha, ma non si aspettava che attaccasse immediatamente. Certo doveva iniziare per forza con un attacco del Dio della guerra… ma non si aspettava all'alba.
Guardò Inu no Taisho che a sua volta guardava con sguardo acuto in direzione della battaglia.
-Non sento la presenza della ragazza…- Al Dio delle Arti gli si rizzarono le carni a quella frase: se Sesshomaru fosse partito all’attacco con la Sounga mentre Inuyasha era in piena adrenalina da battaglia, la feccia che c’era ai loro cancelli sarebbe stato l’ultimo dei loro problemi. – Vai da Inuyasha, fallo ragionare, digli che per la notte si deve ritirare! Io avviso Sesshomaru di non muoversi fino al calar delle tenebre. Nel frattempo vedi di eliminare più feccia possibile.-
Il padre degli dei si avviò  nel regno dei morti, sapendo che nel peggiore dei casi avrebbe dovuto tenere occupato lui stesso il suo primo figlio mentre la battaglia fuori infervorava…
Sarebbe impazzito di rabbia a pensiero di non iniziare la battaglia e con il rischio di non poter affrontare Takemaru.
Un pensiero preoccupante si fece strada nella mente del dio: che fine aveva fatto la piccola protettrice della sfera? Forse era meglio che andava a controllare la situazione al tempio più tardi.
Certo era che l'aura della ragazza non era per niente percettibile, mentre quella di Sakuya… si era incrementata.
Si fermò un attimo, vedendo sua moglie sull'uscio che lo aspettava. Era inquieta. Gli sorrise per rassicurarla.
-Torno presto.- Le disse poggiando una mano sul suo bellissimo volto. Lei chiuse gli occhi, lascandosi trasportare da quella carezza e poggiando una mano sulla sua. Si alzò in punta dei piedi, poggiando leggermente le labbra sulle sue.
-Fai attenzione, mi raccomando.-
Una scossa elettrica si espanse in tutto il corpo, mentre abbracciava quella dea che per lui era tutto, e per la quale era disposto a tutto...
-Non permetterò che quel demone arrivi da te…- le disse mentre si staccava da lei con uno sguardo dolce e oltrepassava la soglia. -Ti affido il resto!-
Era la madre del Dio della Guerra, non gli mancava la conoscenza della strategia bellica.
Si diresse verso l’oltretomba, varcando le dimensioni, il che richiedeva un po' di tempo visto che gli inferi erano completamente distaccati.
Era meglio che si mettevano in campo tutte le pedine….






Rideva, rideva, rideva!
“Oh sì, non fermatevi!” pensava “venite così che io possa sentire il rumore delle vostre carni che si sfracellano sotto la mia lama, i vostri cuori che smettono di battere fra le mie mani!”
Era sceso a terra, il suo destriero bruciava e calpestava nemici.
Tutto intorno a lui l’odore metallico del sangue.
Oh, quegli esseri, quei piccoli pesciolini che si fiondavano da soli nella bocca della tigre!
Rise più forte mentre un’altra ondata cercava di sopraffarlo, il suo volto trasfigurato da linee viola.
Vide però che quella ondata venne ridotta a brandelli prima che potesse arrivare alla sua portata.
Riconobbe l’artefice.
-Bankotsu!!- Urlò mentre con gli artigli faceva fuori due esseri alla sua sinistra. –Che cazzo vuol dire tutto questo?!- Si girò lanciando un “Kaze no Kizu” verso un altro gruppo, facendo volare pezzi di carne e liquidi scarlatti. –Lasci che il tuo signore si occupi della spazzatura?!-
Il dio minore sorrise, tra l’incazzato e l’euforico, mentre si occupava di infilare la spada nel petto del demone di fronte a lui per fracassare lo sterno. –Non volevo che quel bastardo del mio superiore si perdesse il riscaldamento, o la guerra vera a propria!-
Inuyasha rise a quella battuta mentre infilava un braccio dentro il petto di un altro pesce e gli estraeva il cuore che ancora pompava il sangue. Un’ondata di questo gli finì sul viso e, mentre si leccava le labbra schernenti sfracellando l’organo, vi fu un attimo di stasi. Disse al suo sottoposto: -Occupati dell’ala destra di questa discarica, mentre io mi occuperò di quella centrale. Chi mi si avvicina troppo è morto!- 
Appena finito di parlare continuò con la sua danza della distruzione, roteando, saltando e ammucchiando cadaveri col sorriso sulle labbra.




Renkotsu aveva aperto i cancelli, mentre l’attacco alla parte centrale dello schieramento nemico veniva forzato.
Tutti gli dei portati a combattere ed annientare i nemici erano in prima fila, mentre chi doveva tenere i cancelli era dietro.
Era ora di dimostrare ai demoni Chi e Cosa si erano messi contro.
Miroku fischiò allo spettacolo che gli apparve dinnanzi, mentre la sua mano destra gli diventava improvvisamente bianca. –Dopotutto la Guerra è anche un’Arte, e devo ammettere che Inuyasha ha un grande stile in questo- disse a Koga mentre avanzavano insieme. 
Vedeva perfettamente dove si era messo a fare massacro il Dio della Guerra, un turbine di vento e sangue alleggiava sempre intorno a lui.
Il problema era la quantità di demoni che c’era fra lui e il suddetto dio, e problema ancora più atroce, doveva cercare di farlo riflettere e possibilmente farlo ritirare per far scendere in campo il Dio della Morte in tempo per la notte.
Per fortuna aveva l’appoggio degli altri dei: vide intorno a lui la vegetazione crescere improvvisamente e bloccare fino ad un certo tratto i demoni. Ringraziò mentalmente Ayame, che era dietro il cancello a difendere le loro dimore tramite i suoi poteri. 
Aveva lasciato indietro anche Sango: era alla difesa dei cancelli, con il suo Hiraikotsu, Kirara e i veleni. I demoni non avrebbero osato sfiorarla, sapeva cavarsela.
Lanciò per un millesimo di secondo lo sguardo verso la sua direzione ed ebbe la certezza che anche lei lo avesse fatto in quel preciso istante.  Ricordava ancora il suo sorriso di all’apertura dei cancelli, ed il suo sguardo che sembravano dirgli: tranquillo ci vediamo fra poco.
L’amava, amava qualsiasi cosa in quella dea: dalla sua glaciale bellezza ma al tempo stesso il suo tepore in tutto, come un bocciolo di pesco che si sta per schiudere dopo il gelo dell’inverno, alla sua trasformazione in eccellente assassina.
Stavolta al suo ritorno glielo avrebbe detto.
Sorrise mentre apriva davanti a sé il palmo destro, mostrando sopra di essa un occhio nero incastrato al centro della sua mano: qualunque cosa quell’occhio guardava si tramutava in pietra. 
Camminava creando muri grotteschi e statue di deformi gargoylles, mentre Koga lo aiutava a sgomberare velocemente il resto della strada alla sua sinistra.
-Dobbiamo sbrigarci a raggiungerlo!- Gli disse Il Messagero all’improvviso, mentre coi suoi poderosi calci e con il suo enorme guanto artigliato in mitril, un capolavoro di Toutuosai il fabbro, tammazava nemici –Prima che si inebri troppo del sangue!-
“Una parola!” pensò Miroku  mentre con il suo Naginata, un bastone intriso di potere spirituale con una affilata ed elegante lama tondeggiante, colpiva un nemico alla sua sinistra sfuggito all’attenzione del compagno di marcia.
 Dovevano raggiungere Inuyasha e nel frattempo dare una bella ripulita all’ingresso. 
I generali di Inuyasha si erano già  messi all'opera: Bankotsu alla loro destra guidava i numi minori contro i demoni lasciandoli ammazzare quelli più deboli che non soccombevano alla sua spada, mentre allo loro sinistra Renkotsu e Jakotsu si divertivano il primo a sparare con un mega cannone ridendo come un pazzo e il secondo a serpentinare la spada in giro quasi come se stesse volteggiando.
Avevano tempo fino a sera, dopodiché sarebbe intervenuto Sesshomaru. Meglio lasciarli divertire… 
Guardò dove si trovava Inuyasha, al centro dello schieramento nemico. Doveva cercare di raggiungerlo… e farlo ritirare per sera, anche prima.
Gli sembrava molto difficile.




Sango aveva lanciato il suo Hiraikotsu a dei demoni che aveva visto apparire dell’alto: lei aveva affidato il compito di uccidere chiunque avesse attraversato la foresta della morte di Ayame. 
Prima di aprire i cancelli ed effettuare la ripulita, Bankotsu aveva raccomandato alla dea di creare quella foresta mortale per difendere l’entrata da terra.
Riafferrata l’arma, lanciò un’occhiata verso dove era sparito Miroku, scorgendo come per un attimo il suo sguardo
Non poteva pensare a lui al momento: era nel bel mezzo di una battaglia! 
Alzò lo sguardo verso il cielo, la luna quella notte si sarebbe tinta del rosso del sangue.
Riportò la sua visuale al di sopra le fronde della boscaglia assassina, sentendo la mancanza di una presenza: Kagura, la Dea dei Venti, avrebbe dovuto sorvegliare dall’alto la situazione e dirle come stava andando la battaglia sull’ala sinistra, dove si erano fiondati gli dei, e sull’ala destra, dove combattevano i generali del Dio della Guerra, e cosa diavolo stava facendo quest’ultimo.
La dea però era col suo compagno, nell’oltretomba.
Quando l’aveva lasciata era inquieta.
Non poteva darle tutti i torti, nella situazione in cui si trovava il suo eterno compagno.
Però c’era un qualcosa che non le quadrava, ma non si aspettava che le sarebbe arrivata la risposta in quel preciso momento, preceduta da una falce rotante rossa che sgozzava un demone sopravvissuto alla foresta. Si sentì chiamare e vide, avvolta da una tuta bianca aderente che metteva in risalto le sue forme, la Dea della Bellezza.
Kikyo afferrò al volo la falce rossa, rilevatasi una volta ferma nella sua mano un cerchio affilato in determinate parti che all’occorrenza poteva diventare un arco: non di certo un’arma maneggevole, ma lei sembrava sempre sapere con precisione quale parte era affilata e quale no. –Ho appena parlato con Izayoi che ha preso in mano la strategia della situazione, non troviamo Naraku da nessuna parte, né si hanno notizie di sostegno da parte del Dio de Mari.- guardò allora verso il fiume, che  si trovava proprio nella zona in cui era Inuyasha. -Abbiamo mandato dei messaggi al quale ha risposto, ma non si è fatto vivo.-
-Kikyo, da quanto non vedi Naraku e Musou scusa?- le chiese allora la dea. La domanda era lecita. Kikyo aveva un rapporto molto particolare coi due.
Si vide arrivare un’occhiata nervosa –Da qualche tempo ormai, quasi da subito dopo della festa di Inuyasha-  Incoccò una freccia nel suo arco, in allerta: - Non è la prima volta che Naraku sparisce negli ultimi tempi, anche se sono tempi di allerta. Più che Naraku mi preoccupa Musou, lui controlla le acque ed avrebbe dato un valido sostegno ad Inuyasha nello schieramento centrale del nemico, come fra l’altro abbiamo programmato con Bankotsu… ma è veramente da tanto che non lo vedo, e non è normale. Nessuno riesce a respirare sott’acqua per vedere che combina!-
Sango avvertì un brivido freddo giù per la schiena: Naraku e Musou erano fratelli, ed entrambi non si erano presentati all’incipit della lotta.
Doveva andare, avvertire Miroku. Lui sicuramente avrebbe saputo trovare una spiegazione o sapeva perché i due dei non avevano fatto ancora la loro apparizione. La guerra in fondo era un arte strategica, e lui era l'essenza dell'arte. Se non lo sapeva nemmeno lui poi… avrebbe trovato una soluzione, ed avrebbero agito. 
Non poteva però abbandonare i cancelli a loro destino. 
-Devo andare!- disse alla dea della bellezza mentre questa si preparava ad un eventuale attacco. –Devo avvisare Miroku, non vorrei che accadesse qualcosa prima che sia troppo tardi!-
Kikyo rimase in silenzio per un attimo, riflettendo: la foresta di Ayame era fitta e piena di piante velenose, difficilmente il nemico l’avrebbe sorpassata e lei e la sua arma erano in grado di prevenire qualsiasi cosa. –Va bene, vai. Forse lui saprà qualcosa visto che era con Taisho….-
Sango annuì e prima di andarsene consegnò una scatolina alla collega. –Sono dei veleni, se i nemici ti circondano e sono troppi lanciali su di loro, le nubi di gas li ammazzeranno ma non nuoceranno a te.-  Chiamò Kirara e le salì in groppa mentre Kikyo si preparava a sostituirla ringraziandola per il pensiero. Doveva correre.





Takemaru alzò la testa dalle mappe che aveva davanti, strabiliato, mentre sentiva un’aura fino ad allora inesistente, quasi come fosse morta, risorgere. 
-Lui!-  Quell’esclamazione gli uscì con un odio gutturale dall’animo. –E’ vivo, porca puttana! E’ ancora vivo!-  Si girò verso il suo complice, con lo sguardo pieno d’ira –Come hai potuto nascondermelo, maledetto, come?!-
L’altro non batté ciglio allo sfogo, anche se doveva ammettere che era sorpreso da quello sviluppo di eventi.
L’Oracolo, il dio che tutti gli dei rispettavano, tragicamente scomparso durante la prima grande guerra, era riapparso. Cercò di individuare la fonte di quell’aura che sembrava in subbuglio e confusa ma qualcosa, o meglio qualcuno, lo prese per il collo e lo schiacciò contro la parete rocciosa del quartier generale demoniaco, minacciando di soffocarlo.
-Tu mi hai mentito…- A due centimetri dal suo volto il Signore dei Demoni lo guardava con lo sguardo iniettato di sangue ed il volto trasfigurato da macchie violacee che si espandevano fino alle corna che gli spiccavano dalla testa, in mezzo a quei folti capelli neri
Credeva di fargli paura, a lui? Con quegli spuntoni rossi che gli spuntavano dalle spalle e gli artigli affilati che minacciavano di soffocarlo? Iniziò a sogghignare mentre con la mano afferrava il polso del demone per fargli mollare la presa. Gli iniettò al suo tocco l’angoscia, il freddo, la paura.
Takemaru mollò la presa, un po’ basito per le sensazioni che provava, guardando con un misto di paura ed ira la figura davanti a lui ridere. –Chi si immaginava un simile sviluppo? Averlo sotto il naso e non accorgersene nemmeno.- Fece una piccola pausa. –Questo cambia i nostri piani, sai dove si trova comunque il tuo amico d’infanzia?-
Il demone lo uccise con lo sguardo: -Non è più mio amico.-
-Si trova con Inu no Taisho nel tempio di quest'ultimo… probabilmente lo aveva sigillato. -
Si mise ad analizzare il potere del dio che credevano tutti scomparso… aveva un aura familiare, che aveva recentemente sentito…. Ma era di una femmina…
Quando ci arrivò sorrise di gusto. -Inoltre mi sa che abbiamo trovato il nascondiglio della piccola protettrice della sfera. –
Il Demone sorrise a sua volta, girandosi verso la direzione dove sentiva arrivare quelle aure che tanto desiderava cancellare -È un occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, la fortuna sembra sorriderci.- Si incamminò verso l’uscita da quel luogo oscuro col sorriso stampato sulle labbra melliflue.
 –A quanto pare oltre che prendere la pargoletta puoi anche vendicarti sul tuo amico, chissà che faccia farà quando gliela strapperai via?-  Takemaru sghignazzò sentendo quelle parole, e pregustò la faccia della fonte delle sue disgrazie trafitta dal dolore della perdita. 
Uscendo dalla grotta ed oltrepassando la barriera demoniaca, il dio oscuro si rivolse alla figura alla sua destra. -Noi stiamo andando, scendi in campo con le tue truppe e distrai quegli stupidi dei per un bel po'. –
-Si Mio Signore- disse chinandosi, con voce innaturale, il tridente che luccicava…
Si sentiva euforico: con la sua comparsa avrebbe completato in maniera perfetta la sua vendetta, avrebbe inflitto dolore, morte e disperazione a chi se lo meritava.
La troppa sicurezza può far commettere degli sbagli, mio caro fratello…
Seguì quel demone , gioendo ferocemente. 

 






NDA
Ben ritrovati a tutti!
Dunque in questo capitolo avvengono diversi fatti in diversi momenti della giornata....  per questo trovate vari personaggi in diverse situazioni. Spero non risulti troppo confusionario o altro!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per la lettura!
 
  
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