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Autore: FreddyOllow    18/05/2020    0 recensioni
[GTA IV]
[GTA IV][GTA IV][GTA IV]Dopo gli eventi di GTA IV. Niko Bellic sta facendo colazione in una tavola calda, quando due sicari cercano di ucciderlo...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno seguente, mentre Niko stava finendo di cenare con Roman e Victoria, U.L Paper gli mandò un messaggio. "Domani mattina fatti trovare nel mio ufficio. E' importante."
Niko cancellò il messaggio e finì la cena.
Stare in stretto contatto con Victoria, lo aveva reso meno circospetto, meno vigile. Nel magazzino aveva quasi rischiato la vita. Non era da lui fare questi sbagli. Lo sapeva. Passò tutto la serata a meditare su questo.
L'ultima volta che aveva abbassato la guardia, aveva perso Kate. Non voleva che succedesse di nuovo. Che fosse lei, Roman o qualcun'altro. Non voleva abbassare di nuovo la guardia. Non poteva permetterselo.
Verso le dieci di sera, Niko guardò un film di azione con Roman e Victoria. Suo cugino, che era ancora turbato dalla scomparsa di Mellorie, se ne stava in silenzio. Non aveva aperto bocca tutto il giorno, il che preoccupò Niko.
Victoria sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma preferiva starne fuori. 
Quando finirono di guardare il film, Roman andò a sdraiarsi sul terrazzo. 
Niko lo seguì con un bicchiere di Wiskhy in mano. "Ehi, cugino."
Roman lo salutò con un cenno della mano. In strada il traffico notturno di Liberty City cominciava a farsi sentire; schiamazzi, urla, clacson, auto che sfrecciavano da una parte e l'altra. Dopo il tramonto, la città assumeva un aspetto più allegro: non freddo e apatico come durante il giorno.
Niko gli si sedette accanto. "Tutto bene?"
"Sì. Tutto bene, Niko." Rispose Roman con un falso sorriso.
Rimasero in silenzio per un momento.
"Com'è possibile che nessuno sappia niente di Mellorie?" Disse Roman.
"Ritornerà. Non preoccuparti."
"Come faccio a non esserlo?" Roman alzò le mani. "Non faccio altro che pensare a lei. Non riesco a fare più nulla. Ormai apro bocca solo per ripetere le stesse cose."
Niko gli posò una mano sulla spalla per consolarlo.
Roman trattenne le lacrime. 
Niko rimase sorpreso che suo cugino non fosse esploso come al solito.
Roman incrociò le mani e ci appoggiò sopra il mento. "E' tutta la mia vita, Niko. Senza di lei..." Si ammutolì e serrò gli occhi per non piangere.
Rimasero in silenzio e ascoltarono il caos levarsi dalla strada.

Il mattino seguente, verso le dieci, Niko si recò da U.L Paper. Vide Karen nell'ufficio di fronte, seduta a una scrivania. Sfogliava alcuni documenti con aria ansiosa, quasi incredula. Niko non la salutò e tirò dritto nell'ufficio di U.L Paper.
Trovò l'uomo seduta dietro la sua scrivania con le mani incrociate sul ventre e un sigaro sulle labbra. Fece cenno a Niko di sedersi.
"Allora..." Disse Niko. "Cosa volevi dirmi?"
"Ho saputo cosa hai fatto nel magazzino, Niko." Gli rispose con sguardo apatico. "No, per favore. Non parlare. Non serve che mi dici come sono andate le cose. So già tutto." U.L Paper inspirò il fumo del sigaro. "Erano agenti corrotti." Espirò il fumo dalle narici. "Karen è già a lavoro. E' rimasta sorpresa nel scoprire che i tre agenti corrotti, erano suoi vecchi amici dell'accademia. Quanto è piccolo il mondo, non è vero?"
"Vecchi amici?" Sottolineò Niko confuso. "Karen non mi ha parlato di vecchi amici. Mi ha solo detto che Petrov aveva sul libro paga degli agenti."
"Non poteva saperlo. Nemmeno io era a conoscenza di quei nomi."
"Questo vuol dire che..."
"Che ci sono molti agenti alle dipendenze di Petrov."
Niko sbiancò di colpo.
"Anche tu sembri sorpreso." U.L Paper posò il sigaro nel portacenere. "Nella mia vita ho conosciuto criminali di ogni genere. Dimitri, ad esempio, era uno di quelli che vola talmente in alto, che se non gli tagli le ali in tempo, quello ti si fionda come un aquila." Accennò un mezzo sorriso. "E' molto raro incontrare questa gente, perché, parliamoci chiaro, Niko, quasi tutti i criminali sono degli idioti. Non hanno cervello, ma uomini come Dimitri e Petrov, quelli sì che sono tutti cervello. Hanno conosciuto la fame, la povertà. Hanno cercato di uscirne fuori con astuzia e intelligenza. Sanno come muoversi, quando colpire e chi colpire. Del resto, sono uomini del genere che mantengono la quiete nelle strade. Che evitano che le gang si scannino tra loro e..."
"Arriva al punto." Disse Niko un po' seccato.
"Devi entrare nel quartiere generale del FIB."
Niko sbarrò gli occhi. "Cosa?"
U.L Paper gli sorrise. "Ho bisogno che tu rubi i fascicoli dei tre agenti corrotti. Quelli che hai ucciso."
"Ho per caso la faccia di un buon samaritano?" Nikò si indicò il volto. "Mi scopriranno."
"No, ma è un punto a tuo favore. Forse hai visto troppo film. Nessuno del FIB ha una faccia d'angelo. Quasi tutti sembrano usciti da Wall Street o direttamente dalla prigione." U.L Paper si lasciò andare sullo schienale della poltrona.
"E se anche entrassi, non farei molta strada. Quel posto è una fortezza. Lo sanno tutti."
"Ricordati che conosco ogni debolezza di quella fortezza e di altre fortezze come quelle. Più delle volte, è solo illusione. Ti fanno credere che è impossibile entrarci o fare qualcosa all'interno, ma più delle volte non è così. Anzi, è la stessa sicurezza che è obsoleta. Dopo tutto, il mio lavoro consiste nel..." U.L Paper si ammutolì. "Sto divagando troppo."
Niko lo fissò senza dire nulla.
"Ok, Niko." U.L Paper si tirò avanti e posò i gomiti sulla scrivania. "Ecco cosa devi fare..."

Quando Niko lascio l'ufficio di U.L Paper, vide Karen nel corridoio con dei fogli in mano.
"Niko." Karen gli si avvicinò con fare sbrigativo. "Questo è il pass livello 7." 
Niko prese la scheda di riconoscimento con il suo volto impresso. Si chiamava Edgar London ed era nato nel New Jersey. Gli sembrò strano vedersi in una piccola scheda, ma per di più, vedersi come membro del FIB.
"Puoi accedere fino al settimo piano. Se vai oltre, c'è il rischio che..."
"Lo so, finirò ammazzato."
"No, ti arresteranno." Rispose Karen stizzita.
Niko arricciò le labbra, annuendo. "Quelli sono per me?" Indicò i fogli nella mano della donna.
"No. Buona fortuna." Karen entrò nell'ufficio di U.L Paper.

Niko lasciò l'edificio e salì sulla banshee. C'era molto traffico nelle strade principali della città, quindi prese le strade secondarie. Raggiunse l'appartamento mezz'ora dopo, in quanto c'erano ingorghi ovunque. Ma ormai Niko ci era abituato. Quando un anno prima era giunto a Liberty City, aveva trovato un nuovo mondo. Un modo artificioso, falso e meschino. Costruito interamente sul denaro e la fama. Il potere era solo passeggero. Potevi essere il padrone del città per un giorno e diventare un barbone il giorno dopo. Tutto era in continuo mutamento. 
Niko trovò difficoltà ad ambientarsi, in quanto proveniva da un piccolo paesino dell'Est Europa. Gli sembrava di vivere dentro un film. Un film la cui trama era la pura essenza della cruda realtà, che nei film raramente emergeva.
Quando entrò nell'appartamento, si accorse che Victoria non c'era. Forse era andata da qualche parte. Roman invece, se ne stava sul terrazzo, nella penombra. 
"Ehi, Roman." Disse Niko. 
Roman alzò una mano per salutarlo.
"Vado a farmi una doccia. Ho una questione da sistemare."
Suo cugino non gli rispose.

Una volta uscito dalla doccia, Niko indossò una camicia bianca, una giacca nera e un pantalone nero. Tutto interamente di seta. Era il suo miglior abito. Lo aveva pagato tremila dollari.
Chiuse il suo armadio, prese la scheda di riconoscimento e la mise al collo.
"Sto andando, Roman." Disse Niko, ma Roman non gli rispose.
Entrò nella Banshee e si diresse al quartiere generale del FIB.

L'ingresso era sorvegliato da due uomini. Alcune persone stavano entrando nell'edificio. Non c'era molto via vai, almeno così credette Niko, finché non fu all'interno. 
Si trovò in un ampio salone. Sul pavimento, c'era disegnato il logo del FIB. Poco più avanti, la reception. Un uomo sulla trentina stava parlando con un donna, quando intravide con la coda dell'occhio Niko. Serrò per un attimo gli occhi, poi ritornò a parlare alla donna.
Niko non si accorse del suo sguardo, ma altri come quell'uomo lo stavano osservando di sottecchi. Molti di loro distoglievano lo sguardo nel vedergli il badge al collo.
Niko raggiunse l'ascensore e ci entrò.
Insieme a lui c'erano altri due uomini e una donna. Se ne stavano in silenzio con lo sguardo fissò davanti a sé. Niko si sentì a disagio e cercò di rimanere tranquillo. Una rilassante melodia suonava all'interno.
L'ascensore si aprì e i due uomini uscirono al quarto piano.
La donna si spostò affianco a Niko, sempre con lo sguardo in avanti. 
L'ascensore riprese a salire, finché arrivò al settimo piano. Entrambi uscirono dall'ascensore e la donna andò a sinistra, mentre Niko rimase a guardarsi intorno. Il corridoio aveva le pareti bianche e il pavimento blu chiaro. Qualche quadro si intervallava lungo le mura. Paesaggi freddi, tristi, con qualche accenno a un grattacielo anonimo o edifici di inizio '900.
Doveva raggiungere la stanza centodue. Là c'erano i fascicoli di quei tre agenti. Grazie ad essi, U.L Paper poteva risalire a tutti i loro contatti e scartare quelli inutili.
Percorse il lungo corridoio e arrivò vicino alla stanza. Quando ci entrò, vide una bella donna sulla ventina seduta davanti a una scrivania. 
Lei alzò lo sguardo nel vedere Niko. "Serve qualcosa?" Lo chiese come se Niko fosse lì per lei.
"Devo vedere alcuni vecchi fascicoli." Mentì Niko.
La donna si accigliò, perplessa. "Ti riferisci a vecchi casi?"
"Sì."
"Hai sbagliato stanza. Devi andare alla centootto. Qualche porta più avanti."
Niko sentì una fitta allo stomaco. "Sono nuovo. Pensavo fosse questa."
La donna lo fissò, senza dire nulla.
Niko ebbe l'impressione che non si era bevuta nulla di quello che aveva detto. Forse la donna aveva intuito che Niko non fosse del FIB. Ma non era sicuro. Forse si stava facendo prendere dal panico.
Uscì dalla stanza e riprese fiato in corridoio. Fissò per un attimo la porta da cui era uscito, aspettandosi che da un momento all'altro sbucasse la donna, ma non fu così.
Attese ancora un po'. Poi cercò di trovare una scusa. Doveva assolutamente prendere i tre fascicoli. 
Quando fece per entrare, la donna uscì dalla stanza. Lo guardò sospettosa per un momento. Poi si accarezzò i capelli castani e abbassò gli occhi. Credeva che Niko volesse il suo numero. Lo trovava carino, perciò rimase immobile, aspettando che lui parlasse. Ma Niko interpretò male quel gesto. Si avvicinò con un sorriso impacciato e le sferrò un pugno sulla mascella. La donna cadde di spalle nella stanza. Niko lanciò uno sguardo nel corridoio: non vide nessuno. Così richiuse la porta.
La prima cosa che fece, fu chiamare U.L Paper. Non sapeva cosa fare con la donna. Per ora aveva perso i sensi, ma quando si sarebbe ripresa avrebbe gridato aiuto.
"Hai preso i fascicoli?" Rispose U.L Paper al cellulare.
"Non ancora, ma ho un problema."
"Sarebbe?" La voce di U.L Paper era grave.
"Ho dovuto neutralizzare una donna. Credo che avesse capito che non fossi del FIB."
"Dannazione, Niko. Doveva essere un lavoro pulito. Dovevi solo prendere quei maledetti fascicoli."
"E come avrei fatto? C'era questa donna a sorvegliare la stanza."
"Sorvegliare?" Urlò U.L Paper irato. "Nessuno sorveglia quella stanza. Sei sicuro che sei nel posto giusto? Ah, lascia perdere, dannazione. E' un agente?"
"Non lo so." 
"Guardale il tesserino."
Niko notò che sul tesserino c'era scritto visitatore. "No, non lo è. Qui c'è scritto che è un avvocato."
"Non ci voleva, poteva esercitare il mio grado su..." U.L Paper si ammutolì. "Non importa. Devi ucciderla. Non possiamo permetterci che parli."
"Cosa?"
"Fallo, Niko. O manderai tutto a puttane. E la prossima volta, accertarti chi sia la persona davanti a te, prima di farti prendere dal panico."
"Ma... Ma non posso farlo."
"Non hai altra scelta." U.L Paper riattaccò.
Niko fissò la donna per un momento. Le guardo il collo esile. Poi lei riprese lentamente i sensi: Niko reagì d'istinto. 
Le mise le mani attorno al collo e strinse più che poté. Vide gli occhi della donna gonfiarsi come palle da golf, mentre si dimenava, tirandogli pugni e schiaffi. Niko deviò il suo sguardo. La donna cercò di parlare, di liberarsi, ma uscirono solo rantoli soffocati. Infine, smise di muoversi. Niko strinse ancora un po', poi lasciò la presa.
Gli occhi della donna fissavano i suoi. Niko si guardò le mani, poi si alzò incredulo. Non si capacitava di ciò che aveva fatto. Ma sapeva che andava fatto. Ripensò alla donna che stava cercando di parlare. Forse gli implorava pietà o forse gli stava dicendo che non avrebbe mai parlato. Ma non poteva rischiare. Lo sapeva.
Una volta ripulito le sue impronta dal collo della donna, la prese dalle caviglie e la trascinò in fondo alla stanza, dietro a due enormi scaffali. La guardò un ultima volta. Poi si mise a cercare i fascicoli. 
Minuti dopo, un altra donna entrò nella stanza. "Adrienne ho trovato ciò..." La donna dai corti capelli neri si guardò in giro. 
Niko si nascose dietro uno scaffale. 
La luce delle lampade da soffitto, illuminavano debolmente la stanza per via degli innumerevoli scaffali pieni di cartoni.
"Adrienne?" Disse la donna. "Sei qui?" Camminò tra gli scaffali, mentre Niko si muoveva per non farsi vedere. Poi la donna si fermò a un passo da dove si trovava il corpo senza vita di Adrienne. Niko era pronto a saltarle alle spalle. Sapeva che se avrebbe scoperto Adrienne, avrebbe dovuto ucciderla. Poi la donna ritornò indietro, gettò uno sguardo alla scrivania e vide la borsa di Adrienne. 
Niko la udì borbottare qualcosa. La donna prese la borsa e uscì fuori.
Niko tirò un sospiro di sollievo. 
Trovò i tre fascicoli dopo qualche minuto. Sfoglio i documenti e ci trovò un sacco di nomi di informatori. Alcuni erano persino della mafia Italiana. Sicuramente U.L Paper avrebbe trovato un pista seguendo tutto quei nomi, così da capire quanto fossero gli agenti sul libro paga di Petrov. 
Con circospezione, Niko aprì la porta, sbirciò nel corridoio e uscì dalla stanza. 
Aveva uccisa una donna, oggi. Sapeva che questa cosa un giorno gli avrebbe creato rimorsi. Forse l'avrebbe superato o l'avrebbe lacerato dall'interno, com'era successo quando era nell'Est Europa. Costretto a fare azioni immorali per il bene del suo plotone. Una vita che aveva cercato di distruggere. Ma sapeva bene che i ricordi non si possono distruggere, al massimo dimenticare. Come sapeva che un giorno sarebbero riapparsi senza preavviso.
   
 
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