La mia indagine è durata per anni. Ma una volta portata a termine potevo considerarmi più che soddisfatta e raccolte tutte le idee in questo libro, i cui episodi saranno pubblicati qui, sulla Gazzeta del Profeta in capitoli singoli.l mio informatore mi è rimasto fedele per lungo tempo, e devo quasi tutto ciò che leggerete alle sue dirette testimonianze. Lui c'era. Lui c'è sempre stato. Il dado era tratto. Avevo vinto. Avevo tutta la verità su Severus Piton. O meglio, questo lo deciderete voi...
Buona lettura.
CAPITOLO 1
SOMEBODY TO LOVE
“Non avrei mai pensato che la mia vita potesse essere stravolta a tal punto. E per di più da uno… strumento. Uno, a dire il vero, lo possedevo già. Ed era bello potente. Dodici pollici e un quarto, legno di betulla e crine di unicorno.
Eppure, da quando Silente mi fece quel regalo, davvero in modo inaspettato, nel Natale del 1989, la mia vita finalmente cambiò… suono.
Quella fu la mia prima chitarra elettrica. Era come se le mie dita fossero state fatte su misura per attorcigliarsi attorno a quelle corde, e non per stringere una bacchetta magica. L’Inghilterra era stata da sempre la mia casa e benché mi fossi sempre tenuto lontano dalla politica babbana ero ben consapevole che una Regina era stata posta a capo del paese. Ma dovetti ricredermi. Non molto tempo dopo il gradito cadeaux che Silente mi fece, infatti, scoprii che di Regina in Inghilterra non ce n’era solo una. C’erano anche loro… I Queen. E sulle note di I want to break free iniziò così la mia doppia vita. Di giorno, autorevole professore della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e di notte, invece, ero uno dei mangiamorte membri della più segreta rock band di Notturn Alley. La nostra fama portava questo nome: i Riddles. Era così che ci chiamavamo, ma saremmo stati solo una becera banda di smidollati se non avessimo avuto lui, il miglior cantante che una band possa desiderare… Lord Voldemort.
Per me fu amore a prima vista. Si faceva chiamare ancora Tom Riddle quando lo conobbi. Era un ragazzo silenzioso. Anzi, la realtà era che non avrebbe mai avuto bisogno di parlare, perché la sua bellezza lo faceva già. Le ragazze lanciavano gridolini adoranti quando si scompigliava i capelli con le mani, o quando la camicia bianca gli si imperlava di sudore, sul palcoscenico. I mangiamorte ed io, d’altro canto non eravamo da meno. Con l’unica differenza che, rispetto alle ragazze dei pub in cui ci esibivamo, la nostra adorazione noi la reprimevamo. Eppure io, più di tutti i mangiamorte messi insieme, non potevo che adorarlo. Anzi, venerarlo. Lo veneravo. E lo venererei, tutt’ora, se solo sapessi dove si trova”
Piton tacque: la voce gli si era spezzata. “Lui mi ha amato come nessun altro uomo ha mai fatto. Nemmeno Silente. Eppure non passa giorno in cui io non pensi ai Potter e a quel dannato figlio che hanno generato, Harry. Se lui non fosse sopravvissuto io lo avrei ancora qui. Lo terrei stretto tra le mie braccia. Gli accarezzerei i fluenti capelli corvini. E ancora, come un tempo, intonerei per lui la nostra canzone, quella che ci ha fatto innamorare… Somebody to love…” Piton tacque di nuovo, indugiò e poi riprese: “Non c’era paese magico al mondo che non fosse a conoscenza della nostra musica, eccetto, è ovvio, un posto, indovini quale? Hogwarts. Chi mai avrebbe potuto pensare che il severo professor Piton potesse avere una doppia vita da chitarrista e coltivasse una passione segreta per Lord Voldemort?”
“Sicuramente non io” rispose con sorpresa la figura incappucciata che gli stava davanti e che lo aveva ascoltato per tutto quel tempo.
A parlare era stato un uomo. Aveva l’aspetto giovane ma già consunto, e indossava una camicia sbiadita. Il suo sguardo non aveva smesso di correre impaziente da Piton alla chitarra elettrica nero lucido che teneva in mano. Non aveva smesso di tremare mentre quel fiume di parole gli era sgorgato dalla bocca. Piton non avrebbe mai pensato di trovarsi a dover rivelare quella confessione così intima proprio a lui.
“Scusami, Lupin” riprese Piton, “ma esattamente com’è che hai fatto a trovarmi? Non riesco a capire perché la Stanza delle Necessità si sia trasformata anche per te in uno studio di registrazione…”
Remus Lupin sorrise, poi sembrò scegliere con cura le parole. “Vedi Severus” disse, “non sei l’unico ad avere una vita segreta…” Lupin indugiò, poi ritrovato il coraggio per sostenere lo sguardo del suo interlocutore, asserì: “La verità è che stavo cercando qualcuno…”
...TO BE CONTINUED...