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Autore: MC_Gramma    19/05/2020    0 recensioni
In tre anni gli erano passati tanti corpi sotto gli occhi e tra le mani, nessuno gli era mai interessato al di là della fedele riproduzione su carta eppure, appena l’aveva vista entrare, la domanda era sorta spontanea: «Chi è quella?» tuttavia si era imposto di non darle voce e gli era rimasta incastrata in gola, procurandogli un fastidioso grattino.
Sapeva benissimo che era la sostituta...

Hunter Clarington e Marley Rose si incontrano così: lui studente della succursale di belle arti, lei modella di nudo. Le loro vite si intrecciano, in classe e fuori, ma si congiungeranno in un'unica strada o sarà solo un susseguirsi di incroci?
(Nota sul titolo: equivale al nostro "col senno di poi", 2020 è il modo inglese per dire dieci decimi. Non fatevi trarre in inganno!)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Hunter Clarington, Marley Rose, Rachel Berry, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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A/N: capitolo piuttosto corto ma per adesso preferisco mantenere un unico POV piuttosto che passare da un personaggio all'altro come in passato.
N2: chi come me ama alla follia Amélie Nothomb riconoscerà una frase pronunciata da Hunter.

 

Your voice is velvet through a telephone
You can come to mine, but both my roommates are home
Think I know a bar where they would leave us alone
And I wonder if you'd take it slow

(Halsey - Finally // beautiful stranger)


Sedevano a quel tavolo da meno di un quarto d'ora ma potevano anche essere una manciata di secondi, o un anno intero a giudicare dalle occhiate che la barista continuava a lanciare nella loro direzione. 

“Hai avuto difficoltà a trovare il posto?”

“No, mi era già capitato di passarci davanti ma non ero mai entrato.”

“Come mai?”

“È il tipico ritrovo per fighetti alla moda.” temette di essere stato troppo diretto ma lei sembrò apprezzare la sincerità “Tu ci vieni spesso?”

Rose scosse la testa, facendo ondeggiare la sciarpa dalla fantasia etnica. Nel movimento Hunter notò i ciondoli a forma di cuore cuciti alle estremità. Uno sembrava sul punto di staccarsi, era indeciso se farglielo notare o tacere perché sicuramente lo sapeva già.
Disse invece: “La barista ci guarda male, forse abbiamo occupato il tavolo migliore.”

“Non farci caso, ce l'ha con me.”

“Fidanzata di un ex?”

“Sorella gemella di un ex.”

“Ancora peggio.”

“Strano non ti abbia messo in guardia.”

Hunter abbassò lo sguardo e si lisciò i capelli sulla nuca. Si era ripromesso di non farne parola ma non intendeva mentire. Appena l'aveva visto entrare la barista aveva puntato il dito contro di lui e gli aveva messo i brividi quando, invece dell’ordinazione, aveva chiesto se stesse cercando una ragazza. 

“In verità, ha detto che sei una divoratrice di cuori.”

“Allora sei fortunato che questo non sia un appuntamento!”

“In un certo senso lo è.”

“È quello che hai detto a Madison?”

“Si chiama così? Comunque no, le ho detto che mi sentirei onorato se tu tenessi il mio cuore tra le mani. E che mi piacerebbe ritrarti, mentre lo divori.

La sua risata squillante fu la scusa che la barista stava aspettando per voltarsi spudoratamente verso il loro tavolo ma diede loro le spalle, rivelando la sua natura vile, al loro minimo cenno di saluto da parte di lei.

“Parli come se ne valesse la pena.” commentò, riportando l’attenzione su di lui.

“E tu ti sottovaluti. Per questo posi, così puoi vederti attraverso gli occhi di qualcun altro e scoprirti diversa da quella che pensavi.”

Gli occhi di lei si spalancarono un po’, azzurro cielo attraversato da un lampo di inconsapevole sfida.

“Devo anche pagare l’affitto.” scherzò, ma il sorriso si era gelato sulle sue labbra.

“Potrei essere d’aiuto in entrambe le cose.”

I suoi occhi continuarono a scrutarlo con quell’aria assurdamente sfidante, quasi avesse atteso quel momento per tutto il tempo. Il momento in cui il mascalzone che si era presentato con modi tanto cortesi rivela la sua vera natura.

“Non fraintendere, la mia non è una proposta di quel tipo.”

“Certo che no.” rispose, in tono ironico “Siamo entrambi più vicini ai trenta che ai venti, evitiamo inutili giochetti! Il fatto che tu sia disposto a pagare e io a spogliarmi, non significa che verrò a letto con te.”

La sua voce non si era alzata di un tono eppure Hunter trattenne il fiato. Era ancora più bella quando si arrabbiava! Nei suoi occhi azzurri infuriava una tempesta di fulmini e le sue labbra si facevano dure e immobili mentre parlava. Sembrava davvero in grado di strapparti il cuore dal petto e dilaniarlo a morsi. 

“Ne sono consapevole. È il motivo per cui ho voluto affrontare l’argomento di persona. Voglio che sia chiaro...” le assicurò, scegliendo le parole con attenzione “Il sesso è l’ultima cosa che mi aspetto da te. Voglio che posi per me, non che ti spogli per me.”

“C’è differenza?”

“Una differenza abissale.”

Lei iniziò a sorseggiare il suo latte macchiato, che ormai doveva essere tiepido.

Il modo in cui le sue mani avvolgevano la tazza gli fece desiderare di prendere un tovagliolo, un pezzo di carta qualsiasi o provare a disegnare direttamente sul piano laccato, ma resistette. Sarebbe stato fuori luogo tanto quanto sporgersi oltre il tavolo e baciarla, così, sotto gli occhi della barista che li avrebbe guardati ancora peggio.

“Sei gay?” 

“Neanche lontanamente bisex. Fa differenza?”

“No.”

“Allora perché l’hai chiesto?”

“Perché non so molto di te. Hai un lavoro? Preferisci il mare o la montagna? Mangi i cavoletti di Bruxelles? Qual era il tuo sogno da bambino? Perché vuoi che posi per te?”

“Così non sarei costretto a dividerti con nessuno.” fece una pausa, per non sembrare totalmente un maniaco “Nelle ultime settimane ho fatto bozzetti su bozzetti e non sono neanche lontanamente soddisfacenti.”

“Posso vedere?”

Gli sembrò una richiesta più che legittima e le passò il taccuino.

“Stai facendo uno studio sulle mani?”

“No, solo sulle tue.”

“Ma le mie mani sono orribili! Ho le unghie fragili, si spezzano a guardarle. E le dita tozze, somigliano a dei salsicciotti se metto...”

“Le tue mani hanno la perfezione delle foglie d’acero.” dichiarò, mettendo fine a quel mare di sciocchezze “Per il resto, mi sono licenziato da un’azienda di software per dedicarmi alla scuola d’arte. Sono un’amante della montagna. Penso che i cavoletti di Bruxelles dovrebbero sparire dalla faccia della Terra! E il mio sogno da bambino era diventare giapponese.”

La tempesta sembrava essersi placata e nell’azzurro dei suoi occhi splendeva di nuovo il sole. Ebbe quasi l’impressione di sentire le dolci note di un violino, poi si rese conto che la musica proveniva dalla borsa di lei.

 
  
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