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Autore: Celeste98    19/05/2020    1 recensioni
La morte in sé non è una punizione, bensì una liberazione. La punizione è per chi sopravvive. Per un po’ rimani in una sorta di limbo in cui tutto perde di importanza e perciò si tende a dimenticare.
La vera sfida, poi, è ritornare a vivere.
Dopo la perdita di suo marito Turles, questa è la sfida che Rosicheena si trova ad affrontare
Vegeta Prince e Bardack Son sono i migliori amici della coppia, loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri, ma in fondo c’è molto più di questo. È il destino che mischia le carte con cui giochiamo.
- “Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti" -
Un nuovo progetto AU (a cui ormai immagino siate abituati) che sto scrivendo un po' alla volta e che spero di riuscire a portare a termine. Questa volta avrò a che fare con altri personaggi, quelli che definirei i Senior, che essendo poco approfonditi posso permettermi di adeguare senza andare troppo OOC.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Due anni dopo -
“Mph... Pronto” Rosicheena non guardò neanche il telefono prima di rispondere, tanto che la prima telefonata l’aveva scambiata per la sveglia. Per un attimo sperò non si trattasse di qualche call center
- “Era ora che ti decidessi a rispondere! Volevi farmi venire un colpo, Rosicheena Hale?”
“Prince ti prego abbassa la voce perché ci sento benissimo... Ma che accidenti ti passa per la testa a chiamarmi domenica all’alba?!”
- “Cinque secondi di chiamata e non hai azzeccato nulla... Tanto per cominciare non è domenica, bensì venerdì  e non è l’alba ma le dodici passate” venerdì?
“Mh allora devo avere ancora gli effetti della sbornia mista a jet lag. Piuttosto come mai mi chiami con un giorno di anticipo?” erano passati due anni ormai da quando Rosicheena era rimasta di nuovo da sola e non era più tornata a West City.
Le due settimane trascorse da Doug ed Ester trascorsero velocemente e senza miglioramenti significativi dell’umore della giovane. La coppia non le aveva fatto pressioni, consigliandole di prendersi tutto il tempo che le serviva per riprendersi, ma trascorsi quei quattordici giorni Rosicheena decise di rimettersi in piedi. Contrariamente a quanto tutti si aspettavano, non tornò a West City, aveva bisogno di cambiare aria così comunicò la sua intenzione a Vegeta e Noah, con cui parlava al telefono quasi ogni due giorni, e si trasferì a Osaka, dove Doug le aveva trovato un colloquio come segretaria. 
- “Sono a Osaka” Rosicheena si svegliò automaticamente a quelle parole alzandosi sui gomiti e rimanendo in quella scomoda posizione dovuta all’abitudine di dormire a pancia in giù.
“Sei a Osaka?! Razza di idiota, non potevi dirmelo prima? Dove sei? Dammi qualche minuto e ti raggiungo, giusto il tempo di una doccia” partì in quarta, come sempre quando si trattava di quelli che considerava la sua famiglia. Con solo quella pseudo maglia due volte la sua taglia che usava per dormire si avvicinò all’armadio, tenendo il telefono tra la spalla e l’orecchio. 
- “O magari mi puoi dare il tuo indirizzo e ti raggiungo io. Se mi conosci almeno un po’, Rosy, sai che ho noleggiato un’auto per muovermi liberamente”
“Mh giusto, non ci avevo pensato. Allora ti scrivo l’indirizzo, a più tardi” e dopo aver riattaccato e inviato il messaggio si ributtò sul letto con un sorriso a trentadue denti che solo il suo migliore amico sapeva provocarle.
**
“Spero per il tuo bene di trovarti presentabile, Rosy, così posso farti il cazziatone per aver lasciato le chiavi di casa attaccate alla porta”
“Uff... Non fare il rompiscatole e accomodati, Prince, ti raggiungo tra un attimo” la voce della donna arrivava da una stanza indefinita tra quelle chiuse alla sua sinistra e l’uomo intuì fossero la camera da letto, il bagno e forse un ripostiglio. Scuotendo il capo, lasciò le chiavi su una mensola all’ingresso e si guardò attorno, senza però allontanarsi da accanto alla porta. L’appartamento non era molto spazioso, ma aveva tutto il necessario per un solo inquilino; si poteva dire che fosse adatto a Rosicheena e immaginò che quello fosse stato il medesimo pensiero dell’amica quando aveva firmato il contratto.
“Ehi perché rimani lì fermo come uno stoccafisso?” Vegeta sorrise nel vedere la donna che gli stava andando incontro con un sorriso dolcissimo in viso. Rosicheena non era mai stata tanto alta, la superava abbondantemente le rare volte che indossava i tacchi e ora, che era a piedi nudi, gli arrivava alle spalle.
“A cosa devo questa eleganza? Non dirmi che ti facevi bella per me” chiese non appena si separarono dal loro abbraccio, osservandola dall’alto del suo metro e ottantacinque. Indossava una camicetta di raso lucido color grigio perla che culminava in una gonna nera elegante lunga su per giù fino al ginocchio, i lunghi capelli neri erano lasciati sciolti sulle spalle, erano cresciuti tanto e adesso le arrivavano alla vita sottile.
“Ti piacerebbe, spilungone, non posso agghindarmi senza una ragione precisa? Comunque fa come se fossi a casa tua, intanto io finisco di prepararmi” di nuovo si diresse verso il bagno per completare l’opera con un trucco acqua e sapone che, a discapito del nome, aveva dietro una buona dose di lavoro.
“Hai già prenotato da qualche parte oppure ho carta bianca?” alzò la voce per farsi sentire dal suo interlocutore che intanto si era tolto la giacca del completo e aveva aperto il frigo, da cui tirò fuori una bottiglietta di aperitivo analcolico, che non mancava mai nella cucina dell’amica.
“Volevo prenotare ma ogni volta hai da ridire su qualcosa, quindi ho pensato che potevamo decidere insieme e, in caso, evitare qualche posto troppo chic. Ci stai?”
“Mi inviti a nozze, Prince... In tal caso ti poterò nel locale in cui preparano le migliori frittate della città” il ticchettio dei tacchi preannunciò il suo arrivo e il Prince spostò lo sguardo appena in tempo per vedere la sua entrata  “Pronta”
Anche quando vivevano nella stessa città, non era una novità per la coppia di amici poter contare l’uno sull’altra per un pranzo improvvisato dell’ultimo minuto, se non per il loro legame a doppio filo sarebbe comunque diventata un’abitudine per gli anni passati lavorando gomito a gomito. Vegeta Prince era il presidente della Saiyan SpA, la più grande azienda pubblicitaria di organizzazione di eventi del Paese, ma, prima di lui, il posto al vertice era orgogliosamente occupato da sua madre, Marie Saiyan. Rosicheena era la sua assistente personale, o almeno una delle due. Sì, perché le regole della Saiyan erano molto rigide: innanzitutto lo statuto prevedeva che  il presidente doveva avere obbligatoriamente due assistenti, una principale e una sostituta, entrambe “addestrate” ai suoi ritmi e le sue abitudini. Rosicheena e Ivana erano rispettivamente l’assistente principale e la sostituta, fortunatamente andavano anche abbastanza d’accordo. Nel momento in cui il presidente avrebbe passato le redini al suo successore, la segretaria principale sarebbe rimasta al fianco del nuovo arrivato per due settimane, il tempo necessario per trovare una nuova assistente o confermare l’attuale; se per allora il presidente non avrà già nominato una nuova assistente, la principale sarebbe tornata al proprio incarico primario e la sostituta avrebbe preso il suo posto assicurandosi di trovare, di conseguenza, la prossima sostituta.
Quando Marie iniziò ad accusare i primi sintomi della malattia si fece sostituire sempre più spesso da suo figlio Vegeta finché non decise di lasciargli definitivamente in mano le redini dell’azienda, certa delle sue grandi capacità e sicura di poter contare sull’appoggio e assistenza di Rosicheena. Il lavorare insieme non danneggiò la loro amicizia, bensì andò a rafforzarla. In poche settimane di lavoro i due instaurarono un’affinità di pensiero da far sembrare ragionassero con una sola mente. Bene o male, trascorrevano insieme quasi sei giorni su sette, ma Turles non è mai stato geloso di questo. Rosicheena ricordò che quando glielo fece presente una volta le rispose “Baby andiamo, è Vegeta! Sarebbe come dire che sono gelosa del reggiseno perché ti tocca le tette”, quindi tutto era rimasto così statico, finché la malattia di Turles registrò un peggioramento. Vegeta si rivelò essere non solo comprensivo ma molto disponibile sul dare a Rosicheena più tempo libero e questo fu motivo di liti tra i due quando lei, particolarmente sotto stress, lo accusava di favorirla ad altri dipendenti. Litigavano furiosamente in quelle occasioni, si urlavano contro, si insultavano e uno dei due andava sempre via sbattendo la porta o riattaccando il telefono in faccia all’altro, ma entro sera facevano sempre pace. Non erano in grado di tenersi il muso.
“Basta così, altrimenti non mi si chiuderà più la gonna” esclamò Rosicheena appoggiandosi pesantemente allo schienale della sedia, il suo accompagnatore, invece, sebbene avesse mangiato molto più di lei, era intento a consultare il menù nella scelta del dolce.
“È una fortuna che non ci vediamo mai, non ho più il metabolismo di una volta e se questa dovesse diventare un’abitudine dovrei davvero iscrivermi in palestra”
“Nah non ti farebbe male metter un po’ di grasso su quelle ossa, quando ti abbraccio ho paura di romperti”
“Questo è colpa dei muscoli alla The Rock che hai messo su, non ti sembra di aver un po’ esagerato?”
“Dividiamo i dolci fritti al cocco?”
“Come posso dire di no al cocco?!” e dopo aver ordinato una porzione del dolce, Vegeta si chinò in avanti sul tavolo con un’espressione grave sul viso
“Ora veniamo al vero motivo per cui ti ho invitata a pranzo fuori” Rosicheena voltò gli occhi al cielo, certa che ci fosse un secondo motivo, ma Vegeta preferì ignorarla “Questa sera ci sarà un gran galà organizzato dalla Saiyan a cui devo necessariamente partecipare, ci verresti con me?”
“Prince se non hai un’accompagnatrice questo ruolo di solito è rivestito dall’assistente di turno” sbottò la donna guardandolo male, senza un reale motivo in realtà
“Posto che dal tuo licenziamento due anni fa è ancora vacante, dunque?”
“Ti costerà parecchio, Prince, perché vada per capelli e trucco ma non ho il vestito”
“Quello che ho già scelto da settimane e che ti attende nella mia camera d’albergo?” l’espressione sul viso di Rosy era impagabile tanto che Vegeta si trovò indeciso sul voler farle una foto o scoppiare a ridere. Si trattenne dal fare entrambe “Non prendertela, ma non abbiamo tutto il giorno da passare tra manichini e grucce e poi, a mia discolpa, dico che l’ho scelto quando ho comunicato il tuo nominativo giorni fa”
“Giuro che questa è l’ultima volta che ti aiuto in queste tue bravate, la prossima volta ci vai da solo così impari” e vedendola così con le braccia incrociate al petto, il broncio e gli occhi assottigliati, Vegeta rise di cuore.
Dopo pranzo, Rosicheena si fece accompagnare in ufficio per lasciare dei documenti su cui aveva lavorato in quei giorni in modo da portarsi avanti con il lavoro, dopodiché andarono entrambi nell’hotel in cui alloggiava l’uomo, che poi era lo stesso in cui si sarebbe tenuto, tra meno di un’ora, il galà di cui le aveva accennato. Ovviamente, in pieno stile Prince, quella che si era fatto riservare non era certo una normale camera, ma una suite di tutto rispetto: letto kingsize con un baldacchino di veli, spazioso bagno con vasca a idromassaggio, salottino con bar. Rosicheena non resistette alla tentazione dell’idromassaggio così decise di approfittarne mentre Vegeta, seduto sul letto, le spiegava i dettagli del galà.
L’abito che Vegeta aveva scelto per lei era davvero bellissimo e adatto alla donna che lo avrebbe indossato: si trattava di un lungo abito senza spalline in stile impero e di colore bianco e nero, perfettamente coordinato con lo smoking che avrebbe indossato il suo accompagnatore. Approfittando della semplicità della mise e degli accessori, Rosy pensò bene a trucco e capelli optando alla fine per una treccia alla francese elegantemente disordinata che le cadeva su una spalla, costellata di forcine con brillantini per dare dei punti luce ai suoi capelli neri; per quanto riguarda il trucco, aveva mantenuto la linea giornaliera dell’acqua e sapone, eliminando così l’ombretto, ma aveva disegnato una sottile linea di eye-liner e alle labbra spiccava un rossetto rosso carminio.
“Hale sei uno schianto”
“Ma grazie Prince, sarà divertente una volta tanto fare Cenerentola anche al ballo oltre che nella condizone di schiavitù” Rosy osservò Vegeta attraverso lo specchio davanti a cui era seduta per rifinire il trucco “Neppure tu sei affatto male, non mi farai fare brutta figura” Vegeta, mascherando uno sbuffo, la spostò sollevandola con tutta la sedia e si piazzò a sua volta davanti allo specchio per fare il nodo al papillon bianco.
“Qualche indicazione dell’ultimo minuto su come comportarmi al party?”
“Sii te stessa, Rosy. Se avessi voluto finzione avrei portato chiunque altro. Rilassati, non sarà diverso da tanti altri gala a cui siamo andati insieme” Rosicheena annuì, anche se non molta convinzione, e recuperata la borsetta si avviò alla porta, Vegeta la raggiunse quasi immediatamente e le avvolse il fianco con un braccio. Quel gesto fu come un potente calmante per Rosicheena che fece il suo ingresso nella sala insieme al suo accompagnatore con un sorriso sul viso. Non era la prima volta che partecipavano insieme a eventi del genere e sapeva bene come comportarsi, era stata per anni la sua assistente e tutta quell’esperienza mista alla loro affinità gli rendevano talmente facile capirsi da non aver bisogno di parlare.
Erano dieci minuti buoni che Vegeta rispondeva educatamente e con garbo alle numerose domande del giornalista che aveva davanti, doveva essere un neolaureato alle prime armi che per questa sola intervista si sarebbe meritato una buona mezza pagina solo parlando di Vegeta. Era risaputo che l’imprenditore fosse, tra le altre cose, uno degli scapoli più ambiti e irraggiungibili della gente che conta a West City; molto impegnato nel sociale e, già per il solo nome che portava, con un conto in banca da capogiro.
“E mi dica signor Prince, la Saiyan SpA si è impegnata molto sul fronte della ricerca scientifica, voi stesso avete fatto numerose donazioni a riguardo. Posso sapere, invero, cosa la vi rende così legato alla causa?” Rosy aveva fatto del suo meglio per non attirare su di sé l’attenzione e dare a Vegeta la giusta privacy durante l’intervista ma a dopo quella domanda sentì gli occhi farsi lucidi quasi immediatamente
“Come è noto mia madre morì diversi anni fa dopo aver scoperto di avere la leucemia, poco dopo toccò a uno dei miei migliori amici ma questo è un discorso a parte su cui preferisco mantenere il massimo riserbo. È una causa che mi sta molto a cuore e detto questo non mi sento di aggiungere altro. Se abbiamo finito andrei, ci sono ancora molti invitati con cui devo conferire”
“Oh sì certo, grazie del tempo dedicatomi e buona serata signor Prince” si salutarono con una stretta di mano, dopodiché il ragazzo rivolse un sorriso imbarazzato a Rosicheena mormorando un “signora” cui Rosy rispose con un cenno del capo.  
 
- Sette anni prima -
 Con i suoi diciotto anni, Rosicheena era sicuramente la dipendente più giovane della Saiyan SpA. Aveva iniziato a lavorare per l’azienda pubblicitaria come receptionist per un briefing durante il quale si imbatté in un altro dipendente disperato per dei problemi con il suo computer. Non si considerava un’esperta di informatica, molte cose teoriche non le sapeva, il suo bagaglio culturale in materia si limitava ai programmi scolastici, ma conosceva la pratica e al computer il più delle volte seguiva il suo intuito che non sbagliava mai. Aveva aiutato quel ragazzo poco più grande di lei che a causa di alcune opzioni mai impostate aveva bloccato la propria presentazione a qualsiasi modifica. La risoluzione del problema fu per Rosicheena, come lei stessa lo definì, un gioco da ragazzi e man mano che spiegava ciò che faceva quel giovane rimaneva sempre più sconvolto e, più di lui, la donna che poco distante seguì l’intera conversazione. Rosy non fece caso a lei quando restituì il portatile, si comportò come le era stato imposto e salutandola le porse i depliant  della conferenza con il programma degli interventi che si sarebbero susseguiti. Il giorno dopo rischiò quasi un infarto quando le venne chiesto di recarsi in sede e, poi, di entrare nell’ufficio della presidentessa, seduta dietro la scrivania c’era quella bella donna dai capelli grigi e gli occhi neri che il giorno prima le aveva sorriso gentilmente. Di tutti i tragici scenari che Rosicheena si immaginava, non se ne verificò nessuno, infatti la donna anziché rimproverarla per essersi immischiata in questioni private che non la riguardavano le offrì un lavoro nella sezione di gestione dei loro software. Quello era stato il suo punto di partenza e nel giro di pochi mesi aumentarono a dismisura le ore che trascorreva al fianco della donna, Marie Saiyan, anziché negli uffici informatici. Anche quella mattina si stava recando nell’ufficio della signora Saiyan, aveva fatto appena in tempo a timbrare il cartellino prima che Kendra, l’assistente privata della presidentessa, le chiedesse di presentare ai piani alti il progetto che le era stato chiesto di riesaminare. Recuperato il CD in questione, Rosy era salita all’ultimo piano in ascensore.
La porta dell’ufficio era aperta, nulla di strano dal momento che Marie detestava le porte chiuse e le aveva raccontato che questo è motivo di molte liti con i suoi figli, Rosicheena quindi vi si affacciò iniziando a parlare subito dopo aver battuto un paio di volte le nocche sulla superficie di vetro
“Buongiorno signora, le ho portato il CD” quando gli occhi chiari si abituarono alla forte luce che proveniva dalle vetrate dietro la scrivania si rese conto che la poltrona era vuota
“Al momento non c’è ma se vuoi puoi lasciare a me” un uomo poco più grande di lei apparve alle sue spalle con diverse cartelle tra le mani e sgranò gli occhi riconoscendola “Questa sì che è una sorpresa, mi auguro non ci sia il tuo amico armato di altri libri da lanciare in giro”
“No stavolta sono da sola, come va il naso, Prince?” chiese a sua volta Rosy incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.
“Alla meno peggio, ma grazie al cielo non si è rotto. Quindi tu lavori qui, eh? Da quanto, se posso?”
“Poco in realtà, ancora mi guardo attorno” la ragazza nascose a dovere il suo sconcerto quando l’altro entrò tranquillamente nello studio della presidentessa e si accomodò alla scrivania
“Immagino, l’edificio è grande e l’azienda si occupa di così tante cose che spesso e volentieri neanche io so dove andare a sbattere la testa. In quale settore sei impegnata?”
“Informatico”
“Mh, programmatore?”
“Più o meno” per tutto il tempo Rosicheena rimase comunque fuori dalla stanza non ritenendo giusto entrarvi senza il permesso della proprietaria, al contrario di quel tipo che invece si comportava come fosse a casa sua
“Non serve che rimani lì sulla porta, non mordo mica. Entra e già che ci sei puoi dare a me il CD, posso visionarlo io nel frattempo che arrivi il grande capo. La riunione d’emergenza durerà ancora per un po’” Rosicheena storse il naso
“Grazie per l’offerta, ma no per entrambe. Deve essere la signora Saiyan a controllare ed approvare il progetto, per quanto riguarda l’attesa non ho fretta”
“Questa mi è nuova, sei la prima qui dentro da quando vi ho messo piede la prima volta che mi dice di no a qualcosa” la sua espressione di solito imperscrutabile si fece confusa e molto sorpresa, ma Rosicheena si trattenne dal commentare così lui continuò “E non conosco neanche il tuo nome, la cosa è destabilizzante” solo allora la mora ridacchiò
“Posso immaginare”
“Beh caro se è destabilizzante per te, per me invece è a dir poco soddisfacente” Rosicheena sobbalzò nel sentire la voce della sua datrice di lavoro proprio dietro di lei, non l’aveva sentita arrivare
“Mi scusi signora, la stavo aspettando e-” iniziò senza sapere poi veramente che per cosa volesse scusarsi dal momento che, all’infuri delle poche parole scambiate con il tipo ancora seduto sulla sedia girevole, non aveva fatto nulla di male.
“Oh no cara, non ti scusare. Non ne hai motivo” esclamò la donna ancora sorridente mentre entrava nel suo ufficio facendole segno di fare altrettanto. Rosicheena obbedì ma era molto confusa così Marie si apprestò a spiegarle ciò che stava accadendo
“Come questo scellerato del mio primogenito ha già detto, nessuno qui sa dirgli di no e non solo perché è il figlio del capo. Vedi, Rosicheena, oggi Kendra andrà felicemente in pensione e non posso di certo lasciare il suo posto vacante. Ho pensato che fossi perfetta per questo ruolo già il giorno in cui aiutasti Toma con quel problema al computer e quindi ho chiesto a Kendra di prepararti con discrezione a prendere al più presto il suo posto, questa era diciamo una sorta di prova finale: la mia assistente ha accesso a ogni documento che poi passerà per mano mia, a ogni incarico e ogni evento, è il mio braccio destro e, come logico, di lei devo potermi fidare ciecamente. Avresti potuto lasciare che fosse Vegeta a controllare il CD, del resto è mio figlio e prima poi anche lui metterà seriamente mano su ogni documento, ma non l’hai fatto e ciò significa che non cederai neanche davanti a nessun altro. Quale scelta è migliore di te?” come la donna, anche Vegeta sorrideva davanti all’espressione sconvolta di Rosicheena.
“Quindi...” la sua voce era palesemente a disagio così Marie le sorrise con fare materno ma non bastò a farle abbandonare la posizione rigida e sull’attenti come un soldato.
“Quindi prenditi il resto della giornata libero e da domani mattina ti aspetto qui nel mio studio per avviarti alla nuova mansione”
Salutati i due, Rosicheena, ancora sconvolta, si torna in corridoio diretta agli ascensori, ma viene affiancata da Vegeta.
“Dunque, ti chiami Rosicheena. È di origine nordico?”
“Non ne ho idea”
“Hai programmi per le prossime ore?” Rosy lo guardò con un sopracciglio talmente inarcato che avrebbe potuto toccare l’attaccatura dei capelli, aveva più che evidentemente frainteso le sue parole. Vegeta quindi si bloccò mettendo le mani avanti “No no non voglio proposti niente di sconcio. Dimmi sono se hai da fare o no”
“Sono libera, credo”
“Perfetto, allora andiamo” erano ormai arrivati al piano terra e Prince si stava dirigendo al parcheggio quando Rosy lo bloccò
“Dove?”
“A rifarti il guardaroba, non vorrai partecipare a importanti riunioni dello staff in jeans?! E, senza che vai in paranoia, non preoccuparti dei costi. La signora Saiyan ti manda questa per l’occasione” esordì porgendole una carta di credito, affrettandosi a continuare il discorso prima che lei facesse altre domande “È legata a un conto a fondo perduto, non sei la prima sconosciuta che mia madre decide di assumere e questo è un conto che lei stessa riempie per permettere a questi collaboratori di prepararsi al meglio alla nuova occupazione procurandosi tutto ciò che può servire: tailleur, portatile... La base insomma”
“E la tua assistenza è compresa nel pacchetto?” di tutte le domande che Vegeta Alexander Prince si aspettava in quel momento, quella decisamente non era contemplata
“No, ma mi incuriosisci non poco Rosicheena Hale”
“Tsk c’è così tanto di più importante dell’aspetto esteriore” sbottò la ragazza, scocciata davanti all’ennesimo comportamento da cascamorto che mai si sarebbe aspettata da quel tipo che aveva davanti. Che cavolo, la prima volta le sembrava intelligente
“Si, hai ragione. In fondo questa industria multimiliardaria gira intorno a questo, alla bellezza interiore” esordì Vegeta, scandendo ogni parola nell’impeccabile imitazione di chi disse per primo quelle parole. Era una cosa da lui che faceva senza riflettere e che puntualmente dopo doveva spiegare per i comuni mortali. Rosicheena si bloccò di nuovo sul posto e lo guardò sconcertata
Il diavolo veste Prada?”
“Il mio intuito non sbaglia mai signorina Hale, credo che a questo punto potremmo anche diventare amici”
 
 - Tempo presente -
Erano le due passate da un pezzo quando Rosicheena e Vegeta fecero di nuovo il loro ingresso nella suite, tenendo le scarpe in mano Rosy si lasciò cadere a peso morto sul letto, trattenendosi dallo sprofondare con la faccia nel cuscino solo per non macchiarlo con il trucco.
“Non reggo più alle feste come un tempo, sono vecchia per queste cose”
“Essere vecchia a venticinque anni è davvero un paradosso, al massimo sei più matura” esclamò Prince sedendosi a sua volta dall’altro lato del materasso e cominciando a fare zapping alla tv.
“Spiritoso... Allora sarà ancora l’effetto del jet-leg. Giuro che questa è l’ultima volta che accetto un lavoro fuori, la prossima volta Toma ci mandi qualcun altro”
“Non ci sarebbero di questi problemi se tornassi a lavorare con me alla sede principale. Sei sprecata come organizzatrice sul posto”
“Probabile e non nego neanche che io detesto davvero interagire con il pubblico, ma gestisco il blog della sede e la cosa non mi dispiace”
“Questo potresti farlo anche a casa”
“Dimentichi il problema principale, tua sorella non mi sopporta e sebbene a conti fatti posso sopportare la cosa durante le cene con tuo padre non tollero le sua visite in ufficio solo per commentare qualcosa che mi riguarda” rispose mentre si dirigeva in bagno con il beautycase e la tuta che si era portata per dormire, sancendo così anche la fine della loro conversazione. Non mancava occasione che Vegeta non le ricordasse che un posto a West City ci sarebbe sempre stato per lei e Rosicheena era convinta che prima o poi l’avrebbe seriamente convinta, ma temeva fosse ancora troppo presto, i ricordi non si erano ancora sbiaditi.
“Ma dai, e io che speravo di essere l’uomo fortunato ad essere andato a un galà con una donna vestita in black and white ancora per un po’”
Tornata in camera trovò Vegeta sdraiato sul letto ma, contrariamente a prima, indossava i pantaloni di un pigiama blu, glielo aveva regalato lei alcuni anni prima per le nottate passate insieme data l’abitudine dell’uomo di dormire in boxer e il non voler vivere situazioni imbarazzanti la mattina di Rosicheena. Non che poi tra di loro ci fosse veramente imbarazzo, erano migliori amici, conoscevano tutto l’uno dell’altra e quella non sarebbe stata né la prima né l’ultima volta che avrebbero condiviso il letto.
Voglio essere un uomo che è stato a un concerto con una ragazza vestita di rosso, ancora per qualche minuto” Vegeta ridacchiò quando la ragazza recitò a memoria quella battuta prima di linciarlo con lo sguardo “Non azzardarti a storpiare le battute dei miei film preferiti Prince, Io prima di te rientra perfettamente in questa categoria” poi, con un sospiro esausto, affondò il viso nel cuscino.
“Pensi di riuscire a prenderti un giorno di permesso almeno per il compleanno di papà? So che stava pensando di venire a farti visita”
“Troverò sempre il tempo per te e Noah”

 
  
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