Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Duchessa712    19/05/2020    1 recensioni
La storia si colloca qualche mese dopo l'ottava stagione e si concentra principalmente su Sansa Regina del Nord.
Dovrebbe sentirsi in colpa. Quello che resta della ragazzina che era lo è. Grida tutta la sua rabbia e il suo disgusto. La donna che è diventata, la giocatrice, sa che è stata una mossa necessaria. Al Nord serve un erede. Lei non può permettersi di perdere la sua corona per darla ad un marito che, anche senza volerlo, usurperebbe la sua posizione.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arya Stark, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Past and present and memory'
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È andata a dormire con la testa piena di pensieri, ricordi che non ha ritenuto importanti da tempo, da quando, sola e senza famiglia, è scappata alla Casa del Bianco e del Nero. Tywin Lannister è tra quelli, anzi, è il primo, e in un momento è sommersa da emozioni che non sa gestire. L'addestramento di Jaqqen è un'arma a doppio taglio.
Ricorda le discussioni, le bugie svelate senza gentilezza ma mai usate per ferire, i complimenti che le rivolgeva a scapito dei suoi vassalli, uomini stupidi che di lui non avevano capito nulla. Le si stringe il cuore pensando che è stato lui il primo a cui ha parlato della morte di suo padre, ammantata di fantasia ma basata sulla realtà.
Piange realizzando che Tywin Lannister è la cosa più simile a un padre che abbia avuto e allora decide che non ce la fa più, che Sansa non vuole parlare dei suoi fantasmi ma lei non è costretta a seguirla.

Sansa dorme tranquilla, il volto disteso e la bocca leggermente aperta. Illuminata dalla luna sembra quasi evanescente e Arya si sente un po' in colpa a svegliarla. Tuttavia lo fa lo stesso e adesso che sua sorella la guarda, pronta, attenta e preoccupata, si scopre incapace di parlare. Inizia a piangere e quando Sansa la stringe facendola sdraiare lei non protesta, non si scansa come avrebbe fatto da bambina, ma nasconde il viso nei capelli della sorella e finge che quelle che sta ricevendo siano le carezze della madre. Era da Lady Catelyn, infatti, che correva quando aveva avuto un incubo, il suo abbraccio quello che cercava le rare volte in cui ammetteva di essere spaventata. Sansa non le mette fretta, la stringe e copre entrambe e Arya, premuta com'è contro il corpo dell'altra sente il suo ventre leggermente tondo. Non si vede ancora e il bambino non si muove ma c'è. Tra sette mesi le sale di Grande Inverno saranno piene di risate e loro avranno un motivo in più per mantenere la pace difficilmente costruita. Trae da quel bambino ancora al sicuro, ignaro del mondo e delle sue brutture, la forza che le serve per parlare,per confidarsi dopo essersi dimenticata come si fa, dopo aver passato la vita a credere che sia sinonimo di debolezza.

-Dopo essere fuggita da Approdo del Re sono stata ad Harrenal per un po'-. È poco più di un sussurro, una storia destinata solo alle orecchie di Sansa e non a quelle dei fantasmi che infestano la stanza, tra cui sa esserci anche loro padre che, sentendola, sarebbe tradito e disgustato.
Sansa non da segno di averla sentita, continua a carezzarle la schiena e resta in silenzio, pronta ad analizzare ogni singolo fiato uscirà dalla bocca della sorella.
-I soldati mi avevano scambiata per un ragazzo e questo era quello che credevano tutti all'interno della compagnia. Venivano scelti alcuni prigionieri a cui si cercavano di carpire informazioni con ogni mezzo possibile. Sarei potuta essere una di loro-. Si ferma e il silenzio perdura a lungo.
-Perché non è successo? - la invita a continuare Sansa. - Tywin Lannister mi ha scelta come sua coppiera. Stavo tutto il giorno con lui. Ascoltavo i suoi piani di guerra, sentivo le idiozie che proponevano i suoi comandanti, leggevo le sue lettere e pensavo ogni volta a un nuovo modo per ucciderlo e quando potevo lasciavo che quell'opportunità passasse-. Ha il fiatone come se avesse corso per un tempo indefinito e le lacrime sono tornate a rigare il volto. Non si accorge nemmeno di stringersi a Sansa con tanta forza da farle male. Altre cicatrici sul corpo martoriato di sua sorella.
-Lasciavo che l'opportunità passasse e trovavo sempre qualcuno da mettere prima di lui nella mia lista. Perché era gentile, mi permetteva di essere irrispettosa, aveva visto oltre le mie bugie e non le aveva mai usate contro di me e non liquidava tutto quello che dicevo come sciocchezze-. Aspetta ancora un momento e poi lo ammette-È stata la prima persona con cui ho parlato della morte di nostro padre. Non gli ho detto chi ero o come è successo, mi ero presentata come una ragazzina figlia di un muratore, non che lui ci avesse creduto, ma non è questo il punto-.
-Qual è il punto? -
-Che dovrei odiarlo e infatti lo odio. Ma è solo questo che dovrei provare, invece lo ammiro e gli sono anche riconoscente-.
Si aspetta che Sansa parli, che la consoli e la sgridi o la disprezzi. Invece sta in silenzio alla ricerca delle parole giuste e quando inizia a parlare lo fa senza guardare la sorellina.
-Ogni volta che Robb vinceva una battaglia venivo portata nella sala del Trono dove Joffrey ordinava alla sua Guardia di spogliarmi e picchiarmi davanti a tutta la corte. Non potevo ribellarmi e allora, una volta capito che implorare pietà non sarebbe servito, cercavo di mantenere qual poco di dignità che mi rimaneva-. Parla con voce incolore, la maschera non è mai stata così saldamente attaccata al suo viso. - Lui non mi picchiava mai direttamente. Sua madre gli aveva detto che un Re non picchia la sua Regina-. Aveva cercato di proteggerla da ciò da cui nessuno aveva protetto lei. - Tuttavia quando Cersei era in una stanza quasi non venivo degnata di uno sguardo e certamente nessuno alzava le mani su di me. In quei momenti ero sua più di quanto lo sarei mai stata di Joffrey-.
Non si sentiva certo al sicuro, mai lo sarebbe stata nel calore afoso del Sud, ma la presenza della Regina le donava qualcosa di prezioso: la calma e il tempo di riflettere. - A volte quando mi guardo allo specchio penso di vedere il verde al posto del blu, mi sento più leonessa che lupa. La odio, ma non posso negare che sono state le sue lezioni a tenermi in vita, è stata lei la prima a iniziare a fare di me una Regina, una giocatrice, e Ditocorto ha continuato un lavoro già iniziato-. A volte si chiede quanto tempo servirà prima che la chiamino Lady Lannister in faccia oltre che alle spalle.
Arya ascolta quella confessione inaspettata e il suo cuore batte un po' più forte all'idea di non essere sola.
-Diceva che gli ricordavo sua figlia-.
Sansa si morde le labbra prima di rispondere. Cersei non lo ha mai detto apertamente ma erano sufficienti alcuni commenti, le parole di altri nei suoi confronti, le lezioni impartite soprattutto mentre erano chiuse in una stanza ad aspettare la vittoria di Stannis o di Joffrey. Arya era Cersei da bambina, in disaccordo con la posizione delle donne nella società e con il desiderio di avere una spada al fianco.
Sansa bambina era Cersei da ragazza, quando era ancora in disaccordo sull'opinione che si aveva delle donne, ma aveva imparato ad usare la propria bellezza, e voleva sposare il Principe, avere i suoi figli e diventare Regina.
-Penso che Tywin Lannister, per l'idea che ho di lui, avrebbe apprezzato una donna dallo spirito ribelle. Sua figlia, però, gli serviva zitta e con la testa china, pronta ad obbedire-.
Nessuna delle due parla più. È una discussione che avrebbe numerosi sbocchi, tante cosa ancora da dire, ma ci sono segreti e certezze che è meglio tenere per sé.

Le parole di Arya si rincorrono nella sua mente, come un cane che si morde la coda. Immagina Tywin Lannister conversare con sua sorella, metterla alla prova e valutarla, infilzandola con gli artigli senza farle male, attento che quel gesto non venga scambiato per protezione.
Ha spesso pensato che, nonostante l'opinione generale, fosse Cersei la degna erede dei Lannister, vestita di porpora e adornata con l'oro, crudele e spietata e calcolatrice come suo padre. Tywin però era paziente e vedeva i difetti dei suoi figli, qualcosa che la Leonessa non era mai stata capace di fare.... No! Cersei aveva visto i difetti di Joffrey, li aveva provati sulla sua pelle, realizza ricordando le voci sul giovane Re che aveva schiaffeggiato sua madre davanti a tutta la corte. Il giovane Re che era il degno erede di Robert. Non aveva potuto fare nulla senza agire contro se stessa. Di lì a poco avrebbe perso anche Myrcella, partita per Dorne e destinata a non tornare, e Tommen era un bambino, dolce e ingenuo come sarebbe stato da adulto.
La Regina non poteva proteggere se stessa ma aveva provato a proteggere lei. Aveva provato a pregare per la vita di suo padre ed era stata sconvolta dal piano del figlio. Un'altra umiliazione davanti a tutta la città.
Eppure Tywin non l'aveva mai considerata se non quando era necessario che si sposasse, che desse al mondo altri bambini dai capelli biondi e gli occhi verdi, leoni pronti a ruggire e fare grande il nome della casata. In lei Tywin vedeva solo i difetti che in lui diventavano qualità, che lui poteva concedersi perché era un uomo e come tale comandava, perché non era imprigionato in una rete di sussurri e imposizioni e convenienze.
Il cuore le batte furioso nel petto se pensa che da bambina voleva essere così. Una dama vittima delle conseguenze e dei potenti, del volere di un padre che, per tutto il bene che avrebbe potuto volerle, l'avrebbe promessa al miglior partito, senza curarsi dei suoi sentimenti e dei suoi desideri. Lei con suo padre non aveva mai avuto un rapporto particolarmente stretto, preferendogli sempre la madre, come lui le aveva sempre preferito Arya. Cersei, invece, aveva passato la vita a cercare l'approvazione del padre senza mai trovarla e, probabilmente, come nel caso di Joffrey, era stata l'unica a piangerlo davvero.
   
 
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