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Autore: Aliasor    19/05/2020    0 recensioni
Dal capitolo 7: "Ogni tanto non è male farsi alzare l’autostima da un amico. Tempo però, all'improvviso, smise di sorridere allegro per mostrare qualcosa di simile a un’aria di nostalgia ed amarezza.
Come a ricordare qualcosa che non voleva rivangare, come a riaprire una porta che voleva tenere chiusa con centinaia di lucchetti e catene.
- L’amore se dovessi trovarlo… scappa lontano. Ti pugnala al cuore e le cicatrici continuano a sanguinare… no, lascia perdere. Se trovi l’amore seguilo.-"
Breve comprensione della vita, della morte e dell'amore di alcuni individui che non possono essere definiti "esseri umani normali". Angeli, Divinità, Coboldi, Homo Sapiens, "l'Uomo Nero e la sua allegra famiglia non tanto allegra" e qualunque cosa presentino i Mondi. Il lieto fine non è sempre contemplato. Per noi è storia, per loro realtà.
Originariamente pubblicati sul mio blog.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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« Posso toccare le tue corna?»
« Eh?»
Cedric ebbe qualche secondo per realizzare le sue parole, credeva di averle sole pensate. È incredibile quanto un uomo con un Q.I. sopra i duecento punti possa essere stupido.
I suoi occhi viola si specchiarono per qualche istante in quelli neri della ragazza, si poteva sentire l’imbarazzo. Se qualcuno fosse passato tra i due si sarebbe scontrato contro un muro immaginario.
Un durissimo muro.
Inutile dire che una ragazza dolce e pura come Delphi non poté che andarsene di corsa lasciandolo lì, seduto, con l’aria di chi voleva sbattere la testa con il tavolo sino a dimenticare tutto.
Semeyaza aveva assistito a tutta la scena evitando di proferire parola, si era limitato a leggere il suo quotidiano come ogni mattina vivendo qualche piacevole momento di vita familiare.
Santo cielo, anche i suoi figli si sarebbero ridotti come lui da grandi? 
« Non posso credere di averlo detto ad alta voce...»
« Nel Secondo Mondo potrebbe denunciarti per molestai sessuale, sai?» Commentò l’angelo. « Ma infondo lei non è un “demone”. In ogni caso hai fatto una pessima figura, non sei mai uscito con una ragazza?»
« Mai.»
« … Immaginavo.» Posò il giornale sul tavolo, si tolse gli occhiali che ogni tanto usava per far riposare gli occhi riponendoli nella tasca della camicia e si alzò. « Ti spiegherò un paio di cose, dopotutto sono Semeyaza.» Concluse calmo.
Cuore di padre.
Passando in un’altra ala del castello che usavano come base, Delphi tentò di smettere di arrossire per quelle parole.
E qui casca l’asino se mi permettete.
Tutta questa faccenda di “parole sbagliate” era un colossale equivoco. Le sue parole erano state perfette.
Delphi Apotropaeos, età 23 anni, gruppo sanguigno AB-, precedente professione: pizia.
Nei ventitré anni che aveva vissuto nel Tempio della Musica nel Dodicesimo Mondo non aveva mai sentito dire, neanche dei suoi tutori, una parola positiva sulle due corna che le spuntavano ai lati della testa.
Per quanto nel Secondo Mondo fosse normale avere delle corna, una condizione comune al 75% alla specie dominante, negli altri non era così diffusa. Era nel medesimo tempo visto come qualcosa di divino e demoniaco.
Qualcosa da cui tenersi alla larga.
Come un mostro.
« Le tue corna sono affascinanti.»
Parole dannatamente semplici, forse dette per caso, ma per lei erano nuove. Quale persona le avrebbe mai detto cose del genere?
… Tutti i membri della sua nuova famiglia.
C’era un qualcosa di divertente nel modo in cui Cedric l’aveva portata via dal tempio.
Lo aveva chiamato: « Il miglior rapimento della storia.»
Ma più che un rapimento ai suoi occhi era un salvataggio. 
Quando era giunta al castello, Argento le aveva messo a disposizione, come per tutti, la sua biblioteca. Aveva comprato lui stesso, nel corso della sua vita, ogni singolo volume presente. Doveva essere qualcosa nell’aria del castello, ma era riuscita  capire immediatamente ogni parola nonostante la lingua diversa.
Riflettendoci bene ognuno di loro era di un etnia differente, ma riuscivano a dialogare senza barriere linguistiche. Nessuno sembrava notarlo.
In ogni caso, il primo volume che iniziò a leggere fu un romanzo fantastico chiamato “Peter Pan”. Le veniva un po’ da paragonarsi a Wendy, anche se ciò la portava ad immaginare Argento nel ruolo di Campanellino e la cosa aveva una piccola vena di… demenzialità. Non che non riuscisse ad immaginarsi l’androgino uomo in un abito da donna, anzi era certa che sarebbe stato bene, ma vederlo svolazzare qua e là era strano.
Questo faceva degli altri i bimbi sperduti, nonostante tutti loro fossero più vecchi di lei. Sétanta, il più giovane dopo lei e Cedric, aveva circa quaranta anni.
« Stai facendo sogni su Argento nel ruolo di Campanellino?»
Lucifero spuntò alle sue spalle.
« Ah, signor Lucifero!»
« Lucy. Chiamami Lucy, Del.» Rispose divertito, nessuno lo chiamava “signore” da quando era corso seminudo per i giardino di Morte. E per semi, intendo che era coperto da uno striminzito fazzoletto, anche sporco.
« Va bene… Lucy, ma come ha indovinato?»
« Sono mezzo sbronzo, credo influisca molto sul mio cervello.» Disse mostrando una bottiglia di birra, una di quelle sottomarche che compri quando hai solo voglia di una sbornia triste. « Allora, che ti succede? Guai con il mappamondo? È vecchio, il Munighainestein è descritto come repubblica quando è una dittatura da settant’anni.»
« No, è che… Cedric… lui...» Arrossì improvvisamente come un peperone, persino le corna grigie cambiarono colore. L’angelo aumentò il suo sorriso, allora è così che stavano le cose.
Era proprio come immaginava, tra quei due era scoccata la scintilla sin dal primo momento.
Ah, l’amore a prima vista.
Certo, lui era più propenso alla botta e via, allo scopamicizia o, al massimo, una relazione basata sul sesso iniziata sotto il falso nome di Juan Espacio (identità di cui aveva un buon numero di falsi documenti), ma accettava benissimo che gli altri si dessero a un’insensata relazione duratura.
Infondo lui chi era per mettersi in mezzo? Beh, sempre che non fosse interessato alla ragazza, ma questo non era il caso.
Aveva occhioni troppo da cucciolo per fargli passare l’idea anche solo per l’anticamera del suo, al momento, non molto attivo cervello.
« Ti ha fatto delle avance?» Domandò allusivo.
« Ha… beh.. chiesto di toccare le mie corna.»
« Significa molestia? In alcuni Mondi lo è, se ti dicono che non lo è mentono. Esperienza personale.»
La ragazza aumentò il rossore. Il primo amore è sempre magnifico.
Era per lui l’occasione di dire qualcosa di importante, di grande, che sarebbe stato d’aiuto e li avrebbe fatti fidanzare. Quello che fa un amico.
Ma non voleva mentirgli facendo vane promesse.
« L’amore io non lo capisco, ne ci credo. Ma magari mi sbaglio. Non posso dirti se i tuoi o i suoi sentimenti siano veri o meno, questo lo sapete solo voi due, così come non so se siete perfetti insieme. Penso solo che le persone debbano cercare qualcuno che li completino, che dia vita a un rapporto felice. Certo, non si può essere sempre tali. Litigherete, alle volte vi infurierete, magari non vorrete parlarvi per giorni, ma se poi, a fine giornata, tutto scompare, vi abbracciare e vi sorridete… sai, quello è ciò che cerchi e, se lo trovi, tientelo stretto perché potrebbe sfuggirti. Ma non ti consiglio di fidarti del tutto delle parole di Satana in campo romantico.» Spiegò Lucifero. 
La ragazza annuì, nonostante tutto era molto saggio. Non aveva vissuto tanti secoli senza imparare nulla dalla vita.
Sperava di essere stato utile, non aveva potuto trasmettere molte lezioni di vita a suo fratello minore. Ora poteva vantarsi di avere anche una sorellina.
Le mise una mano sui capelli scuri.
« Vai a vedere come va a finire, faccio il tifo per te.»
La ragazza tornò di corsa indietro, pronta a parlarne con Cedric. O almeno iniziare.
Lucifero alzò gli occhi verso il soffitto di pietra, una parte di lui rideva. Gli ricordava una favola di un libro per bambini che aveva letto nella Biblioteca di Morte poco prima di arrivare da lui.
Diamine,non ricordava come si intitolava. Aveva un titolo strano e lungo… mah, non importava.
Cedric fu spinto davanti a lei da Semeyaza, era giunto il momento di fare il ruolo del padre. Gli aveva dato qualche consiglio di vita.
« Uhm… senti, Delphi… io per prima… forse non dovevo chiederti di toccare le tue corna, sono stato maleducato. Non sapevo che fosse offensivo. Ho scoperto da poco questa cosa del Multiverso e non conosco il galateo.» Si grattò la chioma ametista cercando anche di evitare di incrociare il suo sguardo.
« No, non è quello il problema. È che nessuno mi ha mai chiesto una cosa del genere, di solito hanno paura. Mi  fa strano che attraggano qualcuno.»
Sono d’accordo con buona parte di voi lettori, i gusti fisici di Cedric sono strani, ma paese che vai usanze che trovi.
« Se... se vuoi toccarle… p… puoi!» Quasi lo urlò. « Sono solo corna infondo. Nulla di che...»
L’altro deglutì, dopotutto era si era davvero emozionato.
Avvicinò le mani verso i lati della testa da cui spuntavano le due protuberanze ossee.
« Ti stavo cercando, Delphi.» Argento si mise in mezzo con alcuni vecchi fogli sottobraccio. « Mi servirebbe il tuo aiuto per un lavoro urgente. Gradirei se riprendeste più tardi i vostri riti di accoppiamento.»
“Riti di accoppiamento”? Sul serio aveva definito quel momento intimo e umano in un modo simile?
Ma non aveva quello che si dice del tatto? Ah no, parlavano di Argento. Era già tanto se aveva permesso di tenere con loro Delphi.
E anche in quell'occasione fece poco simpatiche allusioni ormonali.
Se non fosse lui, avrebbe potuto prenderle per delle battute.
« P… potremmo riprendere dopo, Cedric!»
Cedric rimase lì, fermo nel corridoio.
Di sasso. Pietrificato come le pietre che componevano il castello in cui si trovava.
Lucifero, in un moto empatico, gli mise un braccio attorno al collo e lo guardò come si guarda un compagno di guerra traumatizzato.
Gli avrebbe offerto una birra e poi gli avrebbe ricordato quel “riprendere dopo”.


Semeyaza sfogliò un libro, lo aveva cercato nella biblioteca dopo che era iniziata quella babele. Era un libro di fiabe, lo aveva letto anni prima. Lo stesso che di cui parlava l’altro angelo.
L’autore era un personaggio sconosciuto, non si sapeva nemmeno il suo sesso, ma aveva riscosso un certo successo tra le creature sovrannaturali.
Le sue fiabe sembravano raccontare cose che gli dei stessi avevano dimenticato.
« Nyamh Merzhin… farò delle ricerche su di lui.» 

   
 
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