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Autore: __Lily    20/05/2020    3 recensioni
[...] Era certa che uno come lui non sarebbe riuscito mai a considerare un essere umano suo pari ma per Rin, Sesshomaru provava del vero affetto, la giovane le aveva detto che per lui, lei era la cosa più preziosa a questo mondo. 

Rin, pregherò affinché tu possa trovare la pace che meriti lontana da lui - pensò silenziosamente la sacerdotessa ormai anziana e stanca. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kaede, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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DIECI.








Dopo aver lasciato Totosai si fermarono in un luogo abbastanza riparato per la notte, Kagome aveva portato del cibo e il suo sacco a pelo in cui avrebbe dormito con la piccola Kikyo.
Dopo aver mangiato la bambina era tranquilla tra le braccia di Inuyasha e Kagome adorava vederli così, Inuyasha era un buon padre nonostante di tanto in tanto continuava a mandarlo a cuccia.
Ma mentre cullava Kikyo il suo sguardo era lontano come se non si trovasse davvero lì, così Kagome si alzò e si mise seduta accanto a lui, gli posò la mano sopra alla sua veste rossa e poggiò la testa sulla sua spalla mentre l’altra mano stringeva quella piccola della figlia.
«A cosa stai pensando?»
«Nulla, non preoccuparti.»
«No, non è nulla. A me puoi dirlo lo sai.»
Kagome alzò la testa dalla sua spalla e si mise di fronte a suo marito.
«Non riguarda Sesshomaru vero?»
Inuyasha lo osservò restando chiuso nel suo ostinato silenzio, detestava quando faceva così.
«E’ che…»
«Che?» lo incoraggiò lei.
«Kagome la sua vita non sarà facile, gli abitanti del villaggio non l’accetteranno facilmente, gli altri bambini la eviteranno perché lei sarà diversa da loro, come me. Come tutti i mezzi demoni, non sarà mai ne una ne l’altra cosa.»
«Forse alcuni bambini la eviteranno e forse anche alcuni adulti ma lei non sarà sola, avrà te e me, avrà Sango e Miroku e i loro figli e Shippo, Kohaku, Rin. Nostra figlia avrà molte persone che la ameranno nonostante la sua diversità. Io so che hai sofferto molto in passato, so che gli abitanti del tuo villaggio furono crudeli con te ma… noi faremo in modo che Kikyo sia felice e amata.»
«Tu non sai cosa si prova Kagome, ricordo ancora mia madre piangere per me. Non voglio che lei…»
«Lei non sarà sola e il nostro amore non le mancherà mai» rispose Kagome dando un bacio al marito e uno alla figlia.
«Sì, hai ragione tu. Sarà meglio riposare ora domani ci aspetta una lunga giornata.»
Kagome tornò al suo sacco a pelo mentre Kikyo veniva addormentata da suo padre.
La notte passò tranquilla e quando si svegliò era da poco sorto il sole, al villaggio si svegliava sempre presto e non solo per la figlia ma anche per i vari impegni di sacerdotessa o quasi sacerdotessa.
Il sole stava tingendo di un tenue verde il bosco che li circondava, sembrava dar loro un calore abbraccio e si convinse che forse non tutto era perduto che forse avrebbe convinto Sesshomaru a tornare su i suoi passi, quel sale che nasceva le diede speranza per un futuro diverso per la figlia.
Fecero colazione, allattò Kikyo e poi una volta rimesse tutte le cose nello zaino i tre si avviarono alla volta del palazzo di Sesshomaru.
Il sole illuminava ormai tutto, caldo e lontano dai problemi che affliggevano i mortali e anche gli immortali.
«Senti niente Inuyasha?»
«No, non ancora ma quello è il monte di cui parlava Totosai!»
«Il monte Kumotori! Lo troveremo, vedrai.»
Era certa che suo marito avrebbe voluto ribattere ma per una volta non disse nulla, rimase in silenzio e cercò di accelerare la sua andatura nonostante il peso di Kagome della figlia e del grande zaino che stavano portando dietro.







Jaken era tornato dopo alcuni giorni portando con se i semi dei fiori più belli che era riuscito a trovare.
«E’ quello che mi avete chiesto mio signore.»
«Bene» rispose Sesshomaru e fece segno a una serva - un demone - di prendere quei semi, lei avrebbe avuto il compito di aggiustare quel giardino e di occuparsi dei fiori, fiori che avrebbero forse calmato il suo spirito e il desiderio che provava di rivedere e abbracciare ancora una volta Rin.
Era preoccupato per lei ma andarsene era stata la scelta giusta.
«Vado a cercare qualche demone per allenarmi» disse Sesshomaru, ma oltre ad allenarsi ciò che desiderava era allontanare Rin dalla sua mente anche se per qualche ora.
Nei pressi del suo palazzo c’era un grande bosco e sicuramente qualche insulso demone lo avrebbe trovato, voleva allenarsi, uccidere, distrarsi, sfogarsi e altre cose tutte insieme.
La sua preda arrivò poco dopo, un piccolo demone in realtà, lento e noioso.
Non durò molto e il piacere e la distrazione finirono troppo presto, così presto che non ebbe modo di usare le sue spade.
Si ritrovò a fissare il cielo coperto da qualche nuvola mentre il vento solleticava la sua pallida pelle, i suoi stanchi occhi ma in realtà tutto il suo corpo era stanco.
Sentiva l’acqua che scorreva da un ruscello non distante dal suo palazzo, immaginò pesci nuotare su e giù al suo interno come tanti fiori colorati.
Chiuse gli occhi e rimase così per un po’ perso nel nulla ma nella sua mente vedeva Rin e sentiva la sua voce chiamarlo.
Gli aveva dato del codardo, lui, Sesshomaru.
Strinse forte i pugni.
Lo sono, solo un codardo scapperebbe così.
Ma ormai la scelta era presa e non poteva di certo tornare indietro, non poteva tornare dalla sua umana.
I suoi pensieri però furono presto turbati e la sua solitudine interrotta dallo strepitio di Jaken.
«Padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru!»
«Jaken si può sapere che diamine succede ora? Avevo chiesto…»
«Eccoti dannato! Finalmente!» urlò Inuyasha sorprendendolo.
«E tu che ci fai qui? Non ricordo di averti invitato» rispose Sesshomaru senza voltarsi verso il fratellastro.
«Mio nobile padrone ho tentato di fermarli ma…»
«Taci tu non ti intromettere!» urlò Inuyasha furioso.
«Cosa ti ha spinto fino a qui? Spero che sia qualcosa di grave per avermi disturbato.»
«Sei impossibile Sesshomaru!»
«Inuyasha!» urlò una voce, ovviamente era Kagome che come sempre riprendeva il marito.
«Avete portato la bambina fino a qui?» disse voltandosi finalmente.
«Perdonaci per questa intrusione ma noi dovevamo parlare con te.»
«A dire il vero Kagome voleva farlo, io sarei rimasto volentieri al villaggio.»
«Allora tornaci, andatevene.»
«Sesshomaru aspetta, abbiamo fatto molta strada e ti abbiamo cercato per giorni.»
Sesshomaru osservò Inuyasha e Kagome e soprattutto sua nipote e fu solo per lei che tentò di restare calmo poiché stranamente sentiva una strana affinità con quella bambina.
«Sarete miei ospiti solo per questa notte, domani ve ne andrete» disse osservandoli in modo torvo.
«Noi…»
«Qualunque cosa sia ne parleremo più tardi, ora torniamo al palazzo. Jaken dì che venga preparata una stanza.»
«S-subito mio signore!»
Il piccolo demone corse via più veloce che poté per anticipare il suo signore e gli ospiti indesiderati.
«Seguitemi.»
«Hey io non prendo ordini da te, non sono Jaken!»
«Se non ti sta bene vattene, non ti ho chiesto io di venire.»
«Inuyasha per favore… ti seguiamo facci strada» rispose Kagome cullando la figlia che stava iniziando ad agitarsi.
Il suo palazzo era grande, c’erano alcuni dipinti alle pareti, scene di caccia, di conquista, di amore.
Morbidi pelli ricoprivano il pavimento a mo di tappeti, e fini candelabri in si ergevano alti per illuminare una volta calato il sole quel maestoso palazzo.
«Wow, questo posto è immenso!»
«Mio nobile signore è tutto pronto come ordinato, ho fatto preparare una stanza vicino alla vostra.»
«Va bene Jaken, venite avrete fame.»
«Un po’ a dire il vero» rispose Kagome «ma prima devo allattare Kikyo, posso andare in quella stanza? Non impiegherò molto.»
«Sì, Jaken ti accompagnerà.»
Il piccolo demone verde fece un inchino e condusse la sacerdotessa attraverso un lungo corridoio mentre Inuyasha e Sesshomaru restavano soli.
«Che cosa vi ha spinti a venire fino a qui?» domandò senza rallentare il passo o voltarsi verso Inuyasha.
«Non lo immagini?»
Rin.
«La mia risposta è no e non cambierà, avete fatto questo viaggio per nulla.»
«Possibile che tu sia così insensibile? E Kagome che credeva che amassi Rin, le avevo detto che era una follia.»
Sesshomaru si fermò poco prima di arrivare al salone dove si trovava un grande tavolo.
«Non dirlo mai più, ho ucciso per molto meno.»
«Come immaginavo e pensare che Rin è corsa da Kagome in lacrime a causa tua, quando siamo partiti stava ancora dormendo dopo una tisana con delle erbe tranquillanti.»
Il nobile demone strinse forte i pugni, l’idea che Rin soffrisse lo faceva impazzire e stare male, avrebbe voluto soffrire lui anche per lei ma questo per quanto fosse potente non poteva farlo.
Non poteva raccogliere il dolore della sua piccola umana e farlo suo.
«Che tu mi creda o no me ne sono andato per il suo bene e lo rifarei se fosse necessario.»
«Sesshomaru per una volta sii onesto con me, ha ragione Kagome? Tu la ami? Perché Rin… devo ammettere che lei ti ama molto e se prima non lo credevo ora ne sono più che convinto. Avresti dovuto vederla.»
«Smettila, non voglio parlare di Rin.»
«Ma sai che è una delle ragioni per le quali siamo venuti.»
«Anche se fosse non tornerò indietro, non tornerò da lei e non tornerò al villaggio. Ho promesso che le sarei stato lontano affinché potesse avere una vita vera e intendo mantenere la mia promessa.»
«Credi che al tuo fianco non potrebbe averla? Il fatto che tu sia un demone non vuol dire che non ti sia concesso amare Sesshomaru.»
«So da solo cosa mi è concesso e cosa non lo è, Rin non lo è. Lei è umana.»
«E quindi è questo il problema? Il fatto che sia umana?» disse Inuyasha superando il fratello e mettendosi di fronte a lui, «cosa c’è? Il potente Sesshomaru non può amare un’umana? Smettila di fare l’idiota.»
«Non osare» rispose il fratello maggiore poggiando la mano sul pomo della sua spada e fu in quel momento che Kagome tornò assieme a Kikyo e con un sonoro ‘a cuccia’ fermò la probabile battaglia tra i due fratelli.

















 

Come sempre (essendo ancora in vantaggio di 4 capitoli vi saluto lasciando una piccola anticipazione del prossimo capitolo!


 

[...] Al posto di Kagome la sua mente vedeva Rin, la immaginava correre in quel prato ricoperto di fiori così rari e preziosi, la immaginava raccoglierli e portarglieli, la immaginava sdraiata sull’erba mentre il sole le illuminava il volto e i capelli lunghi e neri come l’ebano, e la sua voce cristallina come l’acqua di un ruscello chiamarlo.
Ma era solo un sogno, un sogno a cui doveva porre fine il prima possibile.

  
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