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Autore: shana8998    20/05/2020    1 recensioni
Dimenticate il solito cliché del ragazzo bello e dannato che stravolge la vita della povera ed ingenua protagonista. Dimenticate la ragazza vergine che perde la testa per il cattivo ragazzo.
Se per una volta fosse la bella e dannata a stravolgere la vita perfetta del protagonista?
Fra Gabriel e Cécile è successo proprio così. Lui ricco, di ottima famiglia , studioso , diligente e fidanzato.
Lei una ribelle piena di tatuaggi e piercing , dalla vita sregolata e disastrata.
Gabriel avrebbe potuto dimenticarla dopo il primo incontro.
Ma forse , sapevano entrambi che sarebbe stato impossibile.
«Tu ed io, siamo colpa del destino»
Genere: Angst, Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Universitario
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                                                   Gabriel 2.

In stanza con Drake non si sta male in fin dei conti. Non c'è quasi mai. Mi ha detto di far parte di una confraternita e di dormire li spesso e volentieri.
Meglio. Solo, senza distrazioni, ne gente strana che mi gira per camera, posso concentrarmi su questa dannata tesi di Letteratura.
Ad una settimana dall'inizio delle lezioni, l'unico corso dove ho trovato realmente difficoltà è proprio quello della Morgan.
Probabilmente, sono 
sempre stato un tipo più affine alle materie che comprendono numeri, calcoli e ragionamenti logici, anziché, deduzioni psicologiche e tratti caratteriali ad interpretazione personale.
Perciò, dato che non voglio riportarmi questo esame fino alla fine dell'anno, questa mattina, ne ho approfittato per svegliarmi all'alba e provare a stendere qualcosa, per anticiparmi il lavoro e potermi concentrare poi sugli altri corsi.

Sono le sei e mezzo del mattino quando apro il file in pdf da studiare. 
Clik.
Clik.
Clik.

Scuoto la testa dopo tutte le pigiate di mouse. Stavo per addormentarmi. Cavolo.
No! Mi sono addormentato!
L'orologio, sullo schermo del pc, segna le otto e un quarto. Ciò vuol dire che ho solo trenta minuti per trovare l'aula del primo corso di giornata.
Afferro il mio zaino e butto dentro i libri trascinandoli con la mano, via dalla scrivania, in un colpo solo.
Mi muovo in una perfetta sequenza di movimenti ben studiati, utilizzando tutto il corpo come porta-oggetti.
Cellulare fra le labbra, astuccio fra le dita e la borsa ancora da chiudere mentre apro la porta.
Ah, gli occhiali! 
                                                                          ***************
Ci sono pochi studenti a quest'ora. Il corridoio, luminoso per i vari neon, risplende sull'uggiosa giornata di pioggia fuori dalle mura.
Poco brusio, giusto quello di qualcuno che come me ama essere puntuale a lezione.
Alcune ragazze sorseggiano del caffè accanto al bancone della caffetteria all'ingresso. Altre, ripassano per un esame. Possibile che ci siano solo ragazze a quest'ora?
Sfoglio l'opuscolo delle sezioni ed il foglio con i miei orari.
«Stanza 6C» mormoro, percorrendo il corridoio a ritroso fra le aule.
Trovata!
«Buongiorno.» L'insegnate di socio-economia mi saluta, infilando la chiave nella toppa della porta dell'aula.
«Buongiorno a lei.» 
Subito dopo averlo salutato, mi ricordo, amaramente, di non essermi guardato allo specchio.
Insomma, ci tengo a presentarmi a lezione preciso.
Sono attento a particolari come:  gel sui capelli,camicia perfettamente stirata..                   
                                                                            ******************
Le prime ore passano in fretta, fra una spiegazione ed un riassunto di diverse diapositive.
Poi, fatale come l'ultima sferzata d'inverno: l'ora di Letteratura.
Sono proprio in conflitto con questa materia. Da quando la Morgan ci ha assegnato quella tesi, sono avvilito. Forse, perché pretende che una semplice tesina qualsiasi assomigli alla tesi di laurea.
Ma non sono l'unico che è preoccupato qui dentro. L'intera sezione, da quel po' che sono riuscito ad intuire, si sta dannando per accontentare l'insoddisfabile, Jane Morgan.
Avevamo una scadenza e quasi tutti si erano trovati a doversi accordare su una proroga per la consegna.

Tutti tranne lei...

La porta si apre cigolando infondo all'aula, nel bel mezzo della spiegazione. 
La Morgan si zittisce e fissa la sagoma snella, con le braccia tatuate e i lunghi capelli scuri che si appresta ad entrare nella stanza.
«Pestillo» la nomina in tono canzonatorio «anche se la frequentazione di questo corso è facoltativa c'è un orario per l'ingresso.»
Probabilmente, Jane Morgan è l'unica insegnante in questo posto, che si lamenta degli ingressi in ritardo.
In teoria, all'Università, non esiste questa storia. Dovrebbero essere affari nostri se perdiamo una spiegazione.
Ma suppongo, che a quella donna debba dare parecchio fastidio, l'essere interrotta mentre parla.
Cécile la guarda per un momento e poi passa dritta verso un posto libero.
Stranamente, Jane,  serra le labbra e non dice più niente.
Che razza di personaggio è questa ragazza?
E perché Jane non ha continuato ad inveirle contro?
Cécile, solleva la borsa sulla ribaltina della sua sedia e tira fuori un mucchio di fogli spillati.
«La tesina su Freud» stende 
il fascicolo verso la docente.
La stessa Morgan sembra sbalordita. Sbatte le palpebre più volte e poi le dice:
«Oh bè, sei certa di consegnarla così in anticipo?».
Cécile annuisce sorridendo appena.
Come diavolo ha fatto?!
Una settimana e ha già consegnato una tesina del genere?
E' un genio? E' umana?
Credo che tutti intorno a lei , fra i posti a sedere su queste gradinate, la stiano riguardando esterrefatti, proprio, come la sto guardando anch'io.
Non è possibile. La stessa Morgan ci aveva dato tre settimane di tempo per completare quella ricerca, proprio perché, estremamente complicata.
Deve spiegarmi come ha fatto.                               
                                                                                  ********************
E a fine giornata, pretendo di saperlo.
«Scusa?» La intercetto all'uscita dell'edificio.
Lei si volta distratta. I volumi di letteratura fra le braccia e la borsa a tracolla che le gira attorno, quando si volta a guardarmi.
«Ehy.» Sorride appena. «Serve qualcosa?»
«Ecco, so che potrei sembrarti invadente...Potresti dirmi cosa hai messo nella tesina?»
No Gabriel, così è troppo da copioni incalliti.
«Cioè, dove hai preso spunto?» Mi affretto a dire.
Il suo sorriso si fa più largo, come se fosse divertita.
«Suppongo...da dove prendono spunto tutti? Internet.» 
Fa per voltarsi.
«No. Cioè, si. Ascolta ho bisogno che...» Gabriel vuoi veramente abbassarti a chiederle una mano? Si che lo voglio. Devo superare questo esame. «...tu mi dia una mano.» Mi gratto la nuca impacciato.
La curva delle sue labbra, adesso, sa più di derisione che di divertimento.
Sospira. «Non ho tempo.»
«C-Come?».
Riprende a camminare come se nulla fosse.
«Ehy, avanti, non fare la preziosa. E' solo una tesina!» la inseguo piagnucolando.
Probabilmente, questa tizia è - a prescindere dal suo aspetto - la tipica secchiona che vuole tenersi tutte le belle doti intellettive per se.
Il che, infondo, è lo stesso insegnamento che mi hanno impartito i miei, quando si tratta di studiare e raggiungere mete più alte degli altri.
Sghignazza. «Non sto facendo...la preziosa».
Svoltiamo l'angolo e non mi accorgo subito che siamo usciti dal campus.
«Si che stai facendo la preziosa. Non vuoi darmi una mano!» brontolo. 
Si, sono molto insistente se voglio.
Mentre, quasi soddisfatto, sto già per cantar vittoria, Cécile piomba davanti a me fermandosi di colpo e devo tirare il freno a mano ai piedi per non finirle addosso.
«Ascolta. Non ho tempo. Chiaro?» E' seria mentre lo dice. 
Affloscio le spalle.
«Ti pagherò. Qualsiasi cifra per giunta!» Congiungo le mani mimando un gesto di preghiera.
«Voglio che tu mi dica una cosa...» sollevo lo sguardo incuriosito «Ti sembra che io abbia la faccia di un'escort che vuole essere pagata?» Solleva un sopracciglio ed ha l'espressione snervata.
Spalanco le palpebre allibito. 
Un'escort? No, cavolo. Non intendevo minimamente...
Ehy, dove vai?!
Volta i tacchi ed attraversa la strada, quasi, senza guardare le auto che stanno passando e senza aspettare una risposta da me.
Come diavolo le è venuto in mente? Mi avrebbe concesso delle ripetizioni ed io l'avrei pagata come se avesse un titolo per insegnarmi.
Un'escort...Bah.
Sto per demordere, quando però, vedendola allontanarsi lungo il marciapiede, la voglia di non affogare in quella stramaledetta tesina torna a galoppare dentro me.
Ahh!
Attraverso la strada sollevando le braccia a mezz'aria per bloccare il traffico e la rincorro.
Lei si accorge di cosa sto facendo e mi sorride divertita. 
Certo...un attimo prima di accelerare di più il passo fino a correre.
Ma che diavolo!
«Cécile!»
Ed eccomi qui. Vestito di tutto punto, con delle sneaker che costano più di quanto riuscissi a credere, mentre corro fra la gente lungo il marciapiede, con la stessa andatura di un ladro di biciclette inseguito dalla polizia.
Tutto: per una stupida tesina.
Cécile, ogni tanto, si volta alle spalle per vedere se ancora sto al passo. Ridendo.
Ridendo!
Io sono senza fiato. Distrutto dalla sveglia all'alba, mentre lei ...se la ride beata.
La odio in questo momento.
«Diavolo! Fermati Cécile!» 
Credo che il mio urlo l'abbia distratta, poiché, sembra inciampare prima con i suoi stessi piedi e poi, contro un uomo. Un turbinio di fogli avvolge entrambi e nel marasma di quell'istante, finalmente, la riesco a raggiungere.
«Dio, Cécile. Ma sei impazzita?» appoggio entrambe le mani sulle ginocchia riprendendo fiato.
Poi, la vedo. Fa una faccia sgomenta degna delle migliori attrici di Hollywood e tira dritto a se l'indice puntandomelo contro.
«Mi sta molestando!» grida all'uomo con cui è andata a sbattere, che ora, è chino a raccogliere i suoi documenti svolazzanti.
Le mie palpebre si spalancano per la seconda volta in pochi minuti.
«Che....Che...» 
Oh, mio Dio. OH MIO DIO!
Non posso credere che lo stia facendo sul serio.
«Ragazzo, qualche problema?» L'uomo in completo elegante mi scruta minaccioso mentre, lei circonda una sua gamba con entrambe le braccia. Mi guarda come un cerbiatto, con gli occhi tondi. Spaurita manco l'avessi stuprata.
Non riesco a dire una parola. Sono sgomento. Raggelato. Scioccato.
Guardo lei, poi lui, poi di nuovo lei e...sogghigna divertita?!
«No. No, no.» sollevo le mani dritte a me. «Nessun problema.» 
Dovresti fare retro front, Gabriel. Su!
Provo a dirmi. Ma cavolo, voglio prendermela con lei. 
Perché diavolo mi ha fatto passare per un maniaco?!
«Allora smamma.» Fa minaccioso lui, aiutando Cécile a rialzarsi.
La guardo con le palpebre ridotte a due sottili fessure. La rabbia mi divora vedendo la soddisfazione che prova in volto.
Mi decido. Abbandono l'idea di farle una scenata e torno sui miei passi.
Solo dopo qualche minuto sento di nuovo la sua voce.
«Ti aiuto.»
Mi giro, lentamente, fulminandola con lo sguardo.
«Mi ...aiuti?» dico ghignando. Devo sembrare un pazzo.
«Ah, adesso, mi aiuti?» faccio un passo verso lei e la vedo rannicchiarsi fra le sue stesse spalle come se avesse timore.
Respira Gabriel. Respira.
Socchiudo le palpebre per un secondo.
«Grazie mille, allora.» dico cercando di non essere aggressivo. Ma la voce mi esce stridula e metallica.
Lei risolleva la schiena dritta e accenna un sorriso a labbra strette.
E' pazza. Senza dubbio è pazza.
«A presto.» Cinguetta girando su un piede solo e poi, si allontana trotterellando lungo la strada.
   
 
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