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Autore: ShanaStoryteller    20/05/2020    1 recensioni
Una raccolta di storie brevi che dipingono una nuova versione dei miti antichi.
O:
Quello che accadde a Icaro dopo la sua caduta, come Ermes e Estia si immischiarono e salvarono l’umanità e di come Ade voleva solo schiacciare un pisolino.
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Afrodite/Venere, Ares/Marte, Era/Giunone, Poseidone/Nettuno
Note: Lime, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note dell’autrice: Mi prendo una pausa dalla programmazione regolare di Serius Programming per portarvi questa.

 
Il Minotauro



C’erano dei momenti in cui il suo ruolo da messaggero degli dei gli pesava. Dalle sue labbra erano uscite dichiarazioni di guerra, le parole che aveva trasportato avevano decretato la fine di interi regni e sentenziato villaggi a una morte lenta e dolorosa. I segreti che custodiva lo straziavano, gli orrori che aveva affrontato solo per poterli poi raccontare, gli avvertimenti che aveva ripetuto e che erano stati ignorati e tutto quello a cui aveva assistito si era rivelato inutile poiché la stessa situazione gli si era ripresentata di nuovo davanti ai suoi occhi.

C’erano dei momenti in cui la notizia che riportava lo straziava, gli divorava l’anima come necrosi: la morte di Kore, Poseidone che aveva distrutto un altro villaggio sulla costa, ogni sussurro di Pandora, avvertire Ares dell’ennesima guerra.

Quello…

…non era uno di quei casi.


 



Il dolce volto di Afrodite era inflaccidito dalla sorpresa. Efesto, accanto a lei, si massaggiò il mento e disse: “Mi sembra fisicamente improbabile.”

“Com’è riuscita a sopravvivere?” Domandò Afrodite, e poi aggiunse: “Aspetta, non dirmelo, non lo voglio sapere.”

Ermes ghignò e non si curò di nascondere l’assoluto piacere che gli dava quel momento. “Ma mia signora, è mio sacro dovere riferirvelo. Quando la Regina Pasifae si è assicurata l’aiuto di Dedalo per farsi montare dal toro-”

Lei gli rivolse un’occhiata adirata e svanì in una potente corrente d’aria; Ermes dovette aggrapparsi alle pareti del vulcano per non rovinare a terra.

“Non è stato carino da parte tua.” Gli disse Efesto, disinvolto. Era palese che stesse ancora rimuginando sulla meccanica di un ibrido tra un umano e un toro.

“Mi hanno accusato di essere molte cose,” disse Ermes allegramente, “e carino non era tra quelle.”
 


Artemide si stava rilassando nella sua tenda con il volto di una delle sue nuove cacciatrici tra le cosce, inesperta ma vogliosa; amava iniziare le donne nuove.

“Sorella!” Urlò Apollo, apparendo al suo fianco e rivolgendole uno sguardo truce. “Hai perso la testa?”

La sua cacciatrice sussultò e si fermò, non sapendo se andarsene o continuare. Artemide rollò le sue anche e la ragazza ignorò l’apparizione del dio del sole, ritornando al suo compito.

“Non che io sappia.” Disse, inclinando la testa verso l’alto per poter guardare il fratello senza cambiare di posizione. “Perché me lo chiedi?”

“Poseidone ha maledetto una regina mortale facendola innamorare di un toro e questa oggi ha partorito un mostro dalla testa di toro.” Incrociò le braccia, guardandola male.

Lei soffocò la risata che già scoppiettava, ma non dovette riuscirci bene perché suo fratello prese a battere il piede a terra. “Guarda un po’, molto interessante. Non sono sicura di come dovrebbe coinvolgere me, però.”

“Sorella cara, Artemide, dea patrona del parto,” disse, dolce e smielato come sciroppo, “perché diavolo avresti benedetto quel bambino? Non avrebbe potuto nascere senza il tuo aiuto. Devi essere stata tu per forza.”

La sua cacciatrice si fermò nuovamente, ma Artemide avrebbe risposto in seguito alle sue domande. La strinse con le cosce all’altezza delle orecchie e la ragazza riprese. “Oh, suvvia, non guardarmi a quel modo. È divertente. La gente ne parlerà per anni.”

Ci pensò per un lungo momento, poi sciolse le braccia. “Okay, hai ragione.”

“Lo so. Ora, se non ti spiace, sono leggermente occupata.” Indicò la cacciatrice in mezzo alle sue gambe.

Apollo fece una mezza risata. “Aggiungici qualche altra ragazza e forse ti considererò occupata.”

Scivolò via, ma Artemide assottigliò lo sguardo. Le sembrava una sfida.

La ragazza sostituì la bocca con una mano e le chiese: “Devo forse chiamare altre cacciatrici, mia signora e dea?”

“Mi piaci.” Disse Artemide, e la ragazza rise con le labbra lucide, arrossendo.
 


Ermes apparve al centro del giardino del palazzo di Ade e sbatté le palpebre un paio di volte.

La regina degli Inferi era mezza nuda e stava sopra Anfitrite; molti pezzi finirono al loro posto nel medesimo istante. “È questo il motivo per cui non sei adirata per la storia tra Ade ed Ecate?”

“Non c’è nessuna storia con Ecate, sei solo un pettegolo senza vergogna.” Ribatté Persefone. “E anche se avessero una storia, non avrei alcun problema e non avrebbe a che fare con Anfitrite.”

“Oh.” Disse. Sentiva di essersi parecchio allontanato dal motivo per cui si trovava lì. “Sono venuto per-”

“Se si tratta del Minotauro, ne abbiamo già sentito parlare.” Disse lei. “Puoi andare.”

Ne avevano già sentito parlare! “Da chi?!” Era la notizia migliore che portava in secoli e quella persona aveva rovinato tutto.

“Afrodite.” Disse Anfitrite. “È adirata con te.”

Oh, questo significava guerra.
 


Ares sentì un brivido corrergli lungo la schiena e rivolse lo sguardo tutt’intorno al campo di battaglia. Le persone morivano intorno a lui, ma le persone morivano sempre intorno a lui. Non vide niente di particolarmente terrificante, dunque non comprese chi aveva potuto invocarlo con così tanta forza da poterlo sentire fisicamente.

Una giovane che aveva condiviso con lui il suo ultimo pezzo di pandolce la sera prima ricevette una lancia in pieno petto e Ares decise che aveva cose più importanti di cui preoccuparsi.
 


Atena era intenta a tessere un arazzo da appendere nelle stanze di Estia quando Afrodite le apparve affianco e le disse allegramente: “Indovina che cos’ha fatto Poseidone?”

Normalmente, Atena avrebbe scagliato chiunque avesse osato disturbarla nelle profondità del Tartaro, ma era sempre disposta a parlare delle malefatte di Poseidone. “Ti ascolto.”

Ermes apparì accanto a lei, lanciandole un’occhiata truce. “Maledetta sgualdrina.”

“Ha fatto innamorare una regina di un toro e lei ha appena partorito. Il bambino ha la testa di toro.” Il sorriso della sorella era decisamente aggressivo.

“Ti farò soffrire.” Sibilò Ermes, e scivolò via. Afrodite lo seguì, il suono della sua risata che riecheggiava nella stanza.

Atena sbatté le palpebre e riportò lo sguardo sulla trama, ma non riusciva a concentrarsi.

Perfino lei non avrebbe potuto prevedere una cosa simile.




Era non si fece coinvolgere, non aveva opinioni in merito, in quanto seguiva il principio che se una questione non la riguardava, allora non la riguardava affatto.

Attese che suo marito se ne fosse andato e cercò di non preoccuparsi dei suoi borbottii a proposito di tori, della regina madre Europa e di come Pasifae avesse fatto la cosa giusta. Entrò nella sala del trono, con il fuoco che bruciava allegro e luminoso al centro.

Vi si sedette accanto e, non appena l’ebbe fatto, Estia apparve al suo fianco. “Allora lo sai anche tu?”

“Me l’ha detto Ermes.” Si massaggiò le tempie.

“Da me è arrivata prima Afrodite.” Disse Estia, e la dea del focolare sembrava fin troppo allegra. “Se posso, di tutte le malefatte che Poseidone ha messo in atto, questa è certamente… peculiare.”

Era si accasciò e seppellì il volto tra le mani. “Questa intera famiglia è folle e siamo destinati a diventare sempre peggio.”

Estia rise e le passò un braccio attorno alle spalle. “Suvvia, penso che Ade sia abbastanza ragionevole.”

Era si scostò abbastanza da poterle rivolgere un’occhiataccia. “Ade ha scelto di regnare sui morti e di sposare Kore. È il più folle tra tutti noi.”

Estia non poteva certo negarlo, dunque prese a passare le dita tra i lunghi e ricci capelli di Era. Era si lasciò nuovamente cadere tra le sue mani, e il sorriso di Estia era dolce mentre sedevano in silenzio. L’unico rumore era lo scoppiettio del fuoco.




Quando Efesto fece ritorno al vulcano, trovò sua moglie seduta sul trono con le braccia incrociate. “Che cos’hai fatto?” Gli chiese.

“Gli ho solo dato un suggerimento, tutto qui.” Disse, e prese Afrodite tra le braccia per reclamare il suo trono. Lei gli si accoccolò al fianco, e se stava cercando di convincerlo che era arrabbiata con lui, stava facendo un pessimo lavoro. “Dedalo è sempre stato un mio devoto seguace; si merita qualche buona idea.”

“Ha già avuto abbastanza idee.” Disse, perché senza il suo aiuto la regina non avrebbe trovato il modo di consumare il suo amore con il toro. “Non credo che gliene servano altre.”

“Forse,” mormorò Efesto, passando il naso lungo la sua tempia, “ma immagina: un labirinto, più grande di qualunque altro, di questo stesso vulcano.”

“Molto bello, caro.” Disse Afrodite per poi dimostrargli di essere una distrazione abbastanza grande da far passare in secondo piano le sue idee.

Almeno per un po’.




Note dell’autrice:

Spero che vi sia piaciuta!

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