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Autore: CrisBo    20/05/2020    2 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24 ~ Confermare o ribaltare la situazione



ㅇㅅㅇ



 
Riuscimmo a tornare a casa sani e salvi, dopo un paio d'ore. Colpa mia che gli chiesi, esplicitamente, di fermarci a mangiare qualcosa lungo il tragitto. Alla fine eravamo riusciti solo a nutrirci con dei tramezzini, inconsapevoli che una volta usciti dallo stadio avremmo avuto una fame becera e ingorda. Trovammo  un piccolo chiosco aperto, in una zona di Seul mai vista piena di  viottoli con tantissimi cavi elettrici che passavano sopra i tetti delle case; mi ricordava la scena di un film, ambientato in una periferia un po' trasandata, ma che si portava dietro l'atmosfera caotica della mia città. Avevo evitato accuratamente di parlare di quello che era accaduto, lui fu molto rispettoso in questo, tanto che passammo tutto il tempo a riguardare le foto del concerto e a ricordare i piccoli avvenimenti della giornata. Avremmo voluto incontrare di nuovo la signora gentile della mattina, ma era davvero impensabile ritrovarla. Quel giorno, in fondo, era flato tutto liscio, mica poteva farmi finire la giornata con un sorriso.

Eh no, sei matta Seoyun? 
Non è che puoi pretendere scusa.
Non hai imparato niente dagli astri? Dai gruppi sanguigni? Dalla sfiga?

In compenso fui contenta che Hoseok propose di dormire da me, non approfondii molto il motivo per cui mi propose quell'offerta che non potevo assolutamente rifiutare, ma non ci voleva un genio a immaginarlo. Gli ero scoppiata a piangere davanti, a vista sua senza nessun apparente motivo, quindi ero conscia che si fosse preoccupato. Non aveva nominato Jin, in tutto ciò, ed ero quasi sicura che avesse capito in qualche modo che il problema era scaturito da questo. In questo era molto simile a Jin. Sapeva del mio enorme disagio nel parlare senza filtri, a impulso, senza calibrare i pensieri e quindi rispettava il mio tempo d'attesa. Non duravo due minuti, come le pause al cinema, ma poi davo enormi soddisfazioni. Più o meno.  L'unica volta che non lo avevo fatto gli avevo riversato contro di tutto; probabilmente aveva imparato la lezione, mai forzare troppo la mano. 

In casa trovammo solamente un Jungkook selvatico, si era addormentato sul tappeto come un buddha, con addosso Monie che gli faceva da coperta di pelo. Yoongi aveva lasciato un biglietto sul frigo dicendo che avrebbe fatto tardi, per via del lavoro. Per Namjoon avevo due opzioni, o era chiuso in camera come un vampiro che attendeva la luna piena, oppure non era ancora rientrato. Ultimamente viveva quella vita da esploratore notturno quindi non me ne preoccupai. 

In compenso avevo smesso di rispondere a Jin. Non era una cosa molto matura, me ne rendevo conto, ma non riuscivo a leggere il suo nome senza sentire un grosso peso sullo stomaco. Mi ritrovai una decina di chiamate senza risposta e una valanga di messaggi simil-preoccupati. Mi ero stesa sul letto, probabilmente come avrebbe fatto Namjoon-vampiro, con lo sguardo rivolto al soffitto e l'aria di una persona che aspetta di essere chiamata per la sedia elettrica. Non mi stavo comportando da persona matura, ma non volevo nemmeno esserlo, in quel frangente. Avevo dato il via alle mie preoccupazioni dandogli il potere di cullarmi, con una lenta e tediosa nenia dentro la mia testa. Facevo sempre così, in fondo: un problema? Ma perché risolverlo quando puoi odiare direttamente il facitore di tale siffatta cosa? 

Al diavolo Seo. 

Hoseok si era seduto a terra, con la schiena contro il materasso del letto. Era riuscito a chiamare Emily con qualche maledizione per il fuso orario, non ero sicura di che ore fossero in Inghilterra, da noi era da poco passata la mezzanotte ma la città era ancora viva, sotto di noi, nonostante l'atmosfera schiacciante che percepivo, con solo la mia lampada a ufo accesa e il suono che le macchine provocavano sfrecciando verso chissà quale nuova avventura notturna, chi era appena uscito, chi stava rientrando, chi sognava, chi rideva, chi piangeva ...

Da una grande amante della Seul notturna, quel senso di impotenza e solitudine mi stava abbastanza stretto, avrei voluto boicottarlo. Giocherellando col cellulare avevo scritto, infine, solo a Yurim, che mi aveva tampinato di messaggi. Sapevo che non era particolarmente sicura di quella giornata passata con Hoseok e dopo che lui aveva pubblicato sul gruppo in comune la nostra foto da concerto vestiti in sintonia aveva scatenato, in lei, quell'animo da crocerossina pronta a salvarmi in caso di collasso o ritorno alle origini.

Non avevo voluto dirle niente di Jin, non ero ancora del tutto sicura che la mia relazione con lui le andasse a genio sul serio, non aveva ancora fatto commenti importanti a riguardo, ma avevo deciso che, finché non avessi trovato il problema insormontabile e di difficoltà elevata da poter essere gestita solo da me medesima, avrei evitato di  metterla in mezzo.  Aveva ancora troppo a cui pensare e io non volevo più essere un altro tassello fastidioso che incombeva con problemi stupidi e sciocchi davanti a quelli che aveva dovuto affrontare lei.

"Mi raccomando, dormi bene, domani ti chiamo. Per qualsiasi cosa scrivimi, io sono sempre qui."

Questo mi aveva scritto lei, come ultimo messaggio, dopo averle detto che la giornata era stata divertente e senza particolari problemi. Che avesse colto, con il suo sesto senso illuminato, che qualcosa non andasse non lo seppi dire ma quel messaggio mi fece rilassare di più. Tanto quanto sbirciare la testa di Hoseok, da quell'angolazione, immerso a scrivere a qualcuno. Forse a Emily. O a Jimin, chissà. 

Quante volte da bambini c'eravamo ritrovati così, nella stessa stanza, a pensare alle nostre cose senza sentire il bisogno di conversare obbligatoriamente. Mi aveva sempre messo a mio agio, questa cosa, anche se nell'ultimo periodo era scemata parecchio, fino a sparire del tutto. Finché il mio cuore era in subbuglio per lui, dopo Emily, sarebbe stata impensabile una cosa del genere. Ma ero felice che stavamo condividendo di nuovo questo momento,  mi fece sentire in grado di poterlo far entrare dentro la mia bolla come una volta.

Mi era davvero mancato.

«Mi era mancato tutto questo.»
Lo dissi anche ad alta voce, a quanto pare un po' stavo imparando ad aprirmi di più con lui, andando contro tutti i fucili puntati al mio cervello per evitare tale uscita. Ma quando lui si voltò con un sorriso a mille denti, mi sentii più sollevata.

Giù le armi, posso comunicare.

«Anche a me.» 
Disse lui, ritornando a guardare davanti a sè. Posò il telefono a terra, stiracchiando in avanti gambe e braccia con un verso da stretching. Quel ragazzo aveva un suono per ogni movimento corporale. 
«Avevo paura che, sai, dopo tutto quello che è successo non saremmo più riusciti a essere ...così

La frase mi sorprese ma cercai di non farlo vedere.
Mi venne da sorridere in maniera triste, tanto che tornai a guardare il soffitto.

«Siamo diventati adulti, penso sia normale che le cose cambino, ad un certo punto.»
«Sì, ma alle volte non vorresti cambiassero. So che, prima o poi, arriverà il momento in cui vederci sarà talmente difficile che diventerà la normalità ma, in giornate come queste, penso che invece non succederà. Mi sembra che potremmo vivere così per sempre.»

Quanto vorrei crederci, quanto.

«Hobi posso chiederti una cosa?»
Si voltò verso di me, girando col busto ma rimanendo a terra.
Trovai di nuovo il suo sguardo scuro, decisamente attento.
«Certo, puoi chiedermi ciò che vuoi.»
«Perché hai scelto me come testimone di nozze? Insomma, a prescindere che sono una ragazza ma perché non hai pensato a tua sorella?»

«Lei sarà la madrina di mio figlio.»
Lui mi fece un sorriso che valeva più di ogni risposta e, veloce,  andai a guardarlo, tirandomi su col busto per mettermi a sedere sul letto. 

«Oh.»
«E poi sai perché ho scelto te.  Te l'ho già detto, sei come una sorella per me. Per tutta la vita ho pensato che non avrei mai potuto trovare qualcuna come te e ...sono sicuro che nemmeno con Emily riuscirò davvero a raggiungere lo stesso livello. So che sembra orribile detto così, devo stare attento durante il discorso che farò alla cena del matrimonio.»
Si mise a ridere, nervosamente, passandosi una mano tra i capelli mossi.

Che effetto avrebbe fatto una frase del genere, pronunciata tre mesi fa?
Mi avrebbe davvero fatto mettere in gioco per potermelo prendere e convincerlo che ero io l'unica e sola vera anima gemella? 
Nonostante tutto, quel pensiero mi fece più male del previsto perché avevo in testa solo la sua stupida faccia, lo stupido pensiero che avrei potuto fargli male decidendo di provarci con Hoseok. E la cosa era peggio di qualsiasi sofferenza avessi mai provato io. 

«Non è carino dirlo, sai? Emily potrebbe offendersi per una frase così e sei fortunato che non è coreana o ti avrebbe già decapitato.»
«Non lo dirò a Emily, lo dico a te. E poi ho comunque scelto lei, quindi in un certo senso ha vinto.»

«Vinto?»

Lui si bloccò, diventando rosso d'improvviso.
«Ecco, non che ci fosse nessuna scelta, io volevo solo, insomma non riesco a spiegarmi bene, ho bevuto troppo.»

Scivolai giù dal letto, raggiungendo il pavimento così da sedermi di fronte a lui come un vero sbirro in vena di pungolare il mio presunto sospettato. Lui si piantò le mani in faccia, con rumore annesso, tanto che mi fece ridere di gusto. 
Gli pinzai un braccio giusto per liberargli la visuale, di nuovo.

«Sai quel giorno, sul ponte, quando hai avuto la tua crisi che ti ha portato a dire a tutti che, forse, non ti saresti più sposato? Ci ho pensato molto a quello che hai detto. Non ti ho mai chiesto come ti senti a riguardo, cosa ti fa paura, perché continui a rimandare la conversazione con lei riguardo questo?»
«Io ...non lo so, forse ho paura che»

Abbozzai un sorriso, il grande maestro Yoongi spodestatore di guru aveva fatto un ottimo lavoro con la sua allieva, ero quasi sicura di sapere il motivo di tutto quel blocco, e non aveva niente a che fare con i suoi sentimenti. Su quello, ero sicura, che non c'erano dubbi, come avevo potuto constatare quel giorno. Era qualcosa che stavo provando io, dal momento stesso in cui avevo deciso di lasciar passare Jin e donargli una grande parte di me.

«Hai paura che lei ti lasci.»

Lui non mi rispose, si limitò a guardare verso la finestra, con una faccia strana.
Forse si sentiva in colpa, per qualcosa, così avvalorai la mia tesi sperando di cogliere i punti essenziali.

«Ti conosco abbastanza bene da sapere che tu sei il primo motivatore delle folle ma sei veramente un disastro quando devi prendere una decisione. Ti ricordo che invitarti a mangiare fuori è sempre un tormento, con te.»
Lui si mise a ridere, nervoso, tornando a fissarmi.
«Io penso che lei ti ami sul serio, posso dirti al livello che ...addirittura ti sposerebbe, pensa te.»
«Sì ma ci sono tante cose diverse tra di noi, per me non sono un problema ma lo vedo quanto sta male davanti a queste piccole cose. Forse sembrano sciocchezze dall'esterno ma ti giuro, non lo sono. Non riusciamo a far conoscere i nostri genitori per via della lingua, anche se ci abbiamo provato con delle chiamate. I miei genitori vorrebbero un matrimonio tradizionale e i suoi lo vorrebbero in stile cattolico, abbiamo pensato di compierli entrambi ma non abbiamo abbastanza soldi e questo ha due soluzioni: o ne scegliamo uno, o posticipiamo tutto.»

Finalmente tirò fuori tutto, tutto quello che non gli avevo mai chiesto, quando ero ancora troppo accecata da un amore che sembrava essere nullo e frivolo davanti a tutto quello. Lui stava cercando di creare realmente un futuro con Emily, scavalcando tutti i problemi che derivavano da un matrimonio del genere. Per noi poteva sembrare facile, vederlo dall'esterno, ma non ero mai arrivata a pensare a tutte le complicazioni che erano costretti a vivere ogni giorno. Con i genitori, la lingua, il visto e il trasloco e il matrimonio. Aveva avuto un coraggio da leone ad affrontare tutto questo e mai, nemmeno una volta, ci aveva tediato con quello che stava passando. Almeno, non lo aveva mai fatto con me.

Ma quanto era diventato grande, il mio piccolo Hobi? Era realmente cresciuto. Nonostante avessimo intrapreso una strada comune, ero io quella che si era fermata, ad un certo punto del percorso. Lui aveva continuato a proseguire ed era diventato adulto, scontrandosi coi reali problemi che una cosa del genere comportava. Quanto avrei voluto imparare qualcosa da tutto quello.

«Il fatto che i soldi che guadagnerò dovrò dividerli anche con i miei genitori, forse un giorno dovremo ospitarli in casa e non sono sicuro che i suoi genitori accetteranno l'idea di farla vivere qui. I miei sono disposti anche a cambiare continente, ma lo farebbero solo per vedermi felice e io non ho il cuore di separarli da tutto quello che hanno creato qui. E ho paura che se le dicessi tutto questo, se srotolo questo foglio pieno di problemi, lei decida che non ne valga per niente la pena. E non voglio perderla,  se solo ci penso mi sento morire dentro.»

«Hoseok ora dovrai fare una grandissima cosa, una cosa folle, la più difficile della tua vita, anzi che dico, della vita di chiunque, proprio un atto di coraggio che Indiana Jones spostati proprio, cosa saranno mai cene a base di serpenti, pipistrelli giganti e arche dell'alleanza?»

Mi guardava con  aria un po' intimorita, forse avevo esagerato con quell'approccio.
Hoseok non era molto famoso per essere un intrepido archeologico pronto a  saltare giù da un elicottero.
O magari sì? L'amore ti cambia, in fondo. 

«Fidati di lei

Rimase in silenzio a lungo, formando con le labbra un'espressione che, sapevo bene, voleva significare che era un po' deluso dalla mia risposta. Mi faceva sempre ridere ma evitai accuratamente di farlo.

«Insomma, non penso sia una stupida. Quando ha scelto di stare con te, di amarti e addirittura di decidere che eri l'uomo giusto per passare insieme l'eternità terrena e spirituale era consapevole a cosa sarebbe andata incontro. Fidati di quello che prova per te, fidati di quei meravigliosi ed enormi occhi blu e di quel sorriso solare quanto Jin davanti ad un buffet infinito di cibo e dille tutto questo. Forse anche lei ha le stesse paure ed evita di parlartene perché, se è davvero la tua anima gemella, è sicuramente paranoica mentalmente come te.»

Lo vidi sorridere con più sicurezza, abbassando lo sguardo. Ma non mi rispose, così idorai la pillola, cercando di alleggerire quel momento.

«Accidenti, la madrina di tuo figlio, stai pensando già di diventare papà? Ma me lo dici così? Devo fare soldi per essere la zia figa e ricca da cui scapperà quando vorrà bere alcolici e andare a feste clandestine!» Pigolai io, infine, cercando di smorzare quel momento.

«Ricordami di non farti mai fare da baby sitter ad una mia eventuale prole. Tu pensi che io non lo sappia, ma so cos'hai fatto. L'inverno scorso.»
«Non so di cosa parli.»
«Gang di bulli
«Percival Jungion Hoseokobaldo!» Pronuncia io, inglesizzando molto male il suo nome.
«Ma che nome è?»

La cosa ci fece ridere, tanto che per un attimo lasciai scivolare di dosso tutta l'inquietudine di quella serata. Ma quando il telefono squillò d'improvviso ci fece quasi sobbalzare, non ricordavo di aver rimesso la suoneria ma, evidentemente prima, giocandoci avevo pigiato tasti sconosciuti. Presi il cellulare in fretta, quel suono faceva un gran baccano, ancora in fase di ridarola compulsiva del tutto ingiustificata, aprendo la chiamata.
Grave. Gravissimo errore.

«Pront»
«Ma si può sapere dove diavolo eri finita Seo? Ti sto provando a chiamare da almeno tre ore, mi sono talmente panicato che ho cominciato a guardare i telegiornali notturni per sapere se era il caso di uscire per venire a cercarti in qualche vicolo disperso, ormai sgozzata e morta! Non farlo mai più, continuavi a leggere i messaggi senza rispondermi, ma che cavolo ti dice la testa?»

Non c'era nemmeno bisogno di mettere il vivavoce, la voce di Jin era abbastanza forte da oltrepassare il timpano e perforarlo.
Hoseok si bloccò di colpo, guardandomi con aria grave e un po' impaurita.

«...scusami ero stanca, siamo tornati a casa e stavamo per addormentarci.»
Una scusa più ignobile non poteva uscirmi ma non ero mentalmente pronta per affrontarlo in quel momento. Un problema alla volta, non riuscivo a essere così multistalking, i miei problemi potevo risolverli domani in fondo.
«Stavamo?»
«Sì, sono con Hoseok, rimane a dormire da me.»

Silenzio tombale dall'altra parte del telefono. 
Non volevo farlo, mi ero concentrata assai per evitare di scendere così in basso e usare lo stuzzicamento, conosciuta  come vendetta innocua, per provocargli lo stesso tipo di dolore che lui aveva provocato in me inconsapevole. Non era per niente onesto, per niente leale, per niente da me, ma non riuscii a frenare la lingua abbastanza in fretta e ormai il danno era fatto.
«L'importante è che sei tornata a casa sana e salva.»

La sua voce era seria,talmente tanto da essere irriconoscibile. Hoseok aveva assunto una faccia del tutto incomprensibile, lo stavo mettendo in mezzo come una vera traditrice, accidenti. La fitta al cuore tornò prepotente, facendomi sentire una stupida. Stavo di nuovo cadendo nella mia stessa trappola; forse Jin mi aveva mentito, ma che diritto avevo di provocargli del dolore? 

«Sì, sana e salva.»
Mi stavo odiando  da sola e non riuscivo a trovare uno sbocco.
«Bene, buona notte.»

Mise giù la chiamata senza nemmeno aspettare la mia risposta. 
Hoseok aveva ancora le labbra a cuore mentre mi fissava con aria gravosa e, un po', da giudice di talent-show, pigiando le dita sotto al mento mentre lo sporgeva appena in avanti: disappunto Seo, quello è disappunto, ricordatelo per la prossima volta che hai queste idee geniali.

«Ora mi spieghi. Ho fatto finta di niente perché ti conosco, quando sei pronta a parlare so che lo farai da sola ma ...probabilmente Jin mi sta odiando per ragioni che non comprendo quindi avanti, sputa il rospo. Pensavo che l'avessi avvertito che ero qui.»

«Mi ha mentito.»
«Mentito su cosa?»
«Su una cosa che ha dato il via ad una separazione forzata e che, smentita, ha dato il via alla nostra relazione.»
«Non ti sto capendo perfettamente, lo devo ammettere.»

Feci un sospiro, tirando indietro la testa, e chiudendo gli occhi.

«La ragazza che abbiamo incontrato oggi, durante la tua festa è stata tutto il tempo con Jin. In quel periodo ero confusa su di lui, ero ...insomma diciamo che non ha aiutato la mia testa a fare nessun passo nella sua direzione. Avevo scoperto avessero passato la notte insieme. Mi sono allontanata da lui per questo perché speravo davvero che, almeno per una volta, nessuno cercasse di rimpiazzarmi con qualcun'altra, che fossi una scelta e la cosa ha, diciamo, influito un pochettino.»
«Hai passato tutto Luglio più depressa di Yoongi, in effetti avrei dovuto intuirlo.»
«Mi ha detto che era la fidanzata di suo fratello, che non era nessuno, che non dovevo preoccuparmi di lei.»

Non continuai, Hoseok sembrava aver capito, lo intuii grazie al fatto che disse prorprio "ah sì ho capito", ma diciamo che fui brava a leggerglielo anche nell'espressione del volto.

«E ora lo stai evitando sperando che lui legga nel pensiero questo tuo problema perché, ovviamente, tu non hai nessuna intenzione di parlargli fino a che non scoprirai la verità su questa storia, ho ragione?»
Mi ammutolii.
Aveva ragione, era proprio la mia infallibile tattica, ma mi sarei sentita un po' scema a confermarglielo visto il tono canzonatorio con cui la buttò giù.

«Sai, pensavo che non sarebbe mai stato capace di dirmi una bugia. Ora mi chiedo se mi sono intromessa anche in questa cosa, se ho fatto dei danni inconsapevoli, se ero la prima scelta, la seconda,  la terza»
«Tu sei addirittura peggio di me in questo, lo sai sì?»
«Hoseok ti ricordo che tu  vuoi boicottare un matrimonio, io sono meno drammatica.»
«La fai una cosa  coraggiosa anche tu che Alan Grant spostati proprio, che vuoi che siano velociraptor che imparano ad aprire le porte?»

Touchè, caro Hobi.

«Cosa?»
«Affrontalo. Tu fai sempre  così, pensi di perdere in partenza e nemmeno giochi la partita, sono sicuro che hai mandato all'aria almeno settantamila occasioni nella tua vita per colpa di questa cosa. Forse, se ti fossi immersa in qualcosa, ora saresti un'astronauta su una navicella spaziale diretta sul Pianeta Oblak-501 per scoprire le prime forme di vita aliena nell'Universo e invece»

«e invece non incontrerò mai un extraterrestre per colpa del fatto che ancora oggi, alle volte, per non far soffrire mia mamma è da venticinque anni che le dico che mi piacciono le barbabietole quando è palesemente una bugia?»
«Ecco sì, all'incirca.»

«E se poi scopro...che mi ha tradito
«Allora affronterai anche quello. Guarda Tae e Yurim, stanno passando un periodo orribile, ma l'amore è più forte di qualsiasi stupido errore e, se si è maturi abbastanza, si arriva ad una soluzione insieme.»
«Ma dov'è questa sicurezza quando si tratta di te, eh?»

Lui si mise a ridere, afflosciandosi sul tappeto, con lo sguardo più chiuso che aperto.
Ero quasi sicura che si stesse per addormentare, con le mani sul grembo e il respiro calmo. 
Era sempre stata una persona saggia ma, in quel frangente, mi sentii leggermente più sicura per aver deciso di rivelare a lui per primo un tormento che mi aveva rovinato un mese di vita. Forse se fossi stata abbastanza forte da affrontarlo prima, avrei evitato molte stupide scelte, forse avrei scoperto prima che i miei sentimenti avevano preso una piega diversa già da tempo. 

«Tu lo ami, Seo?»

La famosa domanda da mille dollari.
Se me lo avessero chiesto di Hoseok, in passato, avrei risposto al cento per cento sì, senza esitazione, senza un minimo di sospiro, niente. Avrei detto sì e basta, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. Ma non avevo mai messo in conto quanto, in effetti, l'amore reale è davvero difficoltoso da catalogare. È
 complesso. È pieno di esitazioni. È pieno di paure. Specie quando scopri che non è per niente facile, e ti viene da chiedere perdono a Yurim per tutte le sclerate serali su quanto fosse complicato tenere a galla un rapporto. 

Parlavo ma non sapevo.
Non sapevo proprio niente, anche se pensavo di sì.
L'amore a senso unico è un amore platonico senza tutti i problemi che derivano da una relazione che si muove su entrambe le vie.
A volte ne sentivo la mancanza, certi dolori facevano sicuramente meno male.
Il male minore, accidenti.

Avevo voglia  di scrivere a Jin, dirgli che avrei voluto parlargli, che c'era qualcosa che mi stava davvero uccidendo la testa e che, se l'avessi lasciata nidificare le sue infide radici, avrebbe fatto più danni. Ma non lo feci, mi limitai a starmene nel mio buio personale, sperando che evaporasse da solo. 
Dubbio signori e signore, maledetto dubbio.

Non risposi a Hoseok, feci solo un verso incomprensibile, sperando che lui lasciasse cadere la domanda e si abbandonasse al sonno. Certe cose non ero ancora pronte a dirle ad alta voce, decisamente non ero ancora così sicura di provarle sul serio, così mi limitai ad accovacciarmi e pigiare la faccia sulle ginocchia, sospirando pesantemente.

«Seo?»
Hoseok era fuoriuscito come un lampo dalla sua fase rem, o forse semplicemente non era mai subentrato nella fase notturna che prevedeva sonno, riposo e ristoro. Era plausibile dopo solo cinque minuti.

«Sì, dimmi.»
«Ma Jin è geloso di me?»

Per poco non mi schizzò fuori il cuore dal petto.
Potevo fingermi morta, in fin dei conti, ma sapevo che non sarebbe servito a niente. Quindi provai con delle teniche linguistiche rubate a Namjoon, risucchiando una parte del suo quoziente intellettivo a distanza, a ribaltare la situazione per indurlo a pensare che Jin non era un essere geloso quanto più un essere potenzialmente apprensivo nella fattispecie che l'altra controparte, ovvero io, fossi in situazioni più o meno assimilabili all'ambiguità pirotecnica in cui due figure composte di carbonio potessero centrifugare così in una sorta di malfomarzione relazionale avanzata, e continuai con quella filippica senza senso, notando che Hoseok si era tirato su giusto per osservarmi, con un'aria un po' gravosa e seria. O confusa.

«Seo.» 
Pure l'ammonimento amalgamato solo a una sillaba del mio  nome, la cosa poteva diventare grave, dovevo riprendere il controllo.
«No, insomma, perchè - perché dovrebbe essere geloso di te? È ridicolo.»

Non ero credibile, lo percepivo dall'intonazione della voce, ma ancora di più dall'espressione del suo volto. Aveva ancora un po' i capelli scuri stravolti dal concerto, le occhiaie per il sonno e il viso un po' troppo allungato per i miei gusti. Mi stavo imbarcando in una conversazione che non doveva assolutamente fuoriuscire dalla mia bocca, non ora, non in quel frangente e non così.

«Di cosa stavi parlando prima? Non mi è sfuggita quella frase, sai, che non vuoi essere di nuovo rimpiazzata con qualcun'altra.»
«Ho detto così? Sicuramente sono un po' confusa, intendevo che non voglio essere, come dire-»
«Perché ho come la sensazione che stai cercando di farmi naso di velluto?»

Quel gioco non era più divertente, in effetti, tanto che mi ritrovai a trovare una presunta ispirazione, fuori dalla finestra, sperando che la notte mi portasse consiglio. Ma quella notte era buia, era fredda, mi lasciava solo amaro dentro la bocca e nessun tipo di carezza. Così chiusi gli occhi e ritrovai un po' di respiro. In quel minuscolo silenzio potevo sentire addirittura quello di Hoseok, un po' troppo rumoroso, forse per via dell'attesa in cui l'avevo obbligato.

«Non - ecco io, non avevo preso benissimo tutto quello che è accaduto.»
«Cosa intendi?»

Stavo quasi sperando che Jin mi richiamasse. Sarebbe stato più semplice litigare con lui, piuttosto che cominciare davvero quell'argomento, tanto che presi un respiro profondo prima di continuare.

«Intendo che sai, fra me e te, ci stavamo un po' allontanando, ti sentivo ...diverso in un qualche modo, ma ovviamente io»
«Pensi che Emily ti abbia rimpiazzato?»
«No.» Risposi quasi di getto, allungandomi con il busto per affrontarlo più da vicino. Lui aveva tolto quell'aria seriosa, stava cominciando a diventare confuso e, sì, addirittura  potevo percepire un certo timore. Sembrava avesse paura di dove volessi andare a parare e io con lui. 

«No, ovvio non penso che lei mi abbia rimpiazzato. Ma prima, ecco, non ho preso benissimo questa notizia. Mi sembrava stupido parlartene, perché insomma lei è la tua futura moglie e non volevo metterti in difficoltà.»
«Perché non me lo hai detto? Noi abbiamo sempre parlato di tutto, sempre, l'avremmo risolta. Ti ricordo che alla festa sei stata piuttosto irruente, quasi mi sono spaventato, cosa vuoi che sia un altro discorso con te.»

«Non potevo dirtelo Hobi, davvero non potevo.»
«Ma  perchè? So che ci sei rimasta male che non ti ho avvisato subito della cosa, ma ti ho già spiegato i miei motivi.»
«Hoseok davvero, non è così semplice, il fatto è che mi fisso troppo sulle cose e sono arrivata ad allontanarmi io stessa. Non so se te ne sei accorto ma-»

Lui si affacciò verso di me, districò le gambe che erano rimaste incrociate fino a quel momento, solo per piantarmi una mano sulla caviglia. Quel gesto mi fece bloccare di colpo, tanto che deglutii a fatica non riuscendo a continuare. Passai in rassegna con lo sguardo la sua mano, fino a risalire sul suo volto e pregare che avrebbe fatto finire quella conversazione nell'immediato.

«Non me ne sono accorto? Mi scrivevi ogni giorno, prima. Mi chiamavi, mi  mandavi foto, mi facevi sentire presente in ogni cosa che ti capitava ma dopo che sono tornato con Emily è svanito tutto. Avevo paura ti sentissi a disagio nell'essere la Seo di sempre davanti a lei,  forse per rispetto. E  ho provato a rispettarlo, senza infierire. Quando lei è ritornata a Bristol, invece, sembra quasi essere tornato tutto come prima. Pensi che non me ne sia accorto sul serio?»

«Cosa avrei dovuto fare, Hobi? Non posso più piombare a casa tua nel cuore della notte come se niente fosse. Non posso più chiederti di andare a mangiare fuori, come se niente fosse. Sei fidanzato, stai per sposarti, era normale che le cose non sarebbero tornare come prima.»

Provai a fermarmi, ma non ci riuscii. 
Era l'unica cosa rimasta segreta, fra me e lui, in quel frangente e ora stava venendo fuori nel momento più sbagliato del mondo. Cosa potevo fare per fermare quella bomba? Non sapevo disinnescare nemmeno una sveglia a muro, figuriamoci un ordigno di quella portata.

«Sarebbe stato diverso ugualmente, anche se fossi tornato senza Emily. Penso che Jin abbia scavalcato di buon grado il muro e si sia avvicinato a te nel momento in cui ne avevi più bisogno.»
«Cosa vorresti dire? Che ti avrei evitato per colpa di Jin?»
«Sì Seo, certo. Lui ti piace da un sacco di tempo, vedevo la vostra chimica ogni volta che uscivamo insieme, sembrava che vi conosceste da una vita.»
«Hobi te non hai proprio idea di cosa stai dicendo.»

Mi chiusi in quel giudizio, sperando di mettere fino a quella discussione.
Non avevo proprio più voglia di proseguire. Se stava per caso dicendo che era geloso di Jin avrei davvero finito per ritrovarmi di nuovo senza filtri, come all'arcade, incapace di fermarmi.

«Sei tu  che hai rimpiazzato me, non il contrario.»
«Che cosa?»
Sgranai gli occhi, cercandolo con lo sguardo. 
Sembrava estremamente serio, tanto che abbassò lo sguardo, andando a tormentarsi i calzini con le dita. 

«Non sto dicendo che sono geloso di Jin, sto dicendo che tu non hai fatto nulla per impedire che il nostro rapporto cambiasse. Io forse non ti avrò detto niente di Emily, ma nemmeno tu mi hai detto niente di lui. Torno e scopro che la  mia migliore amica ha trovato il mio sostituto perfetto. Per carità, sono davvero felice che sia lui e non uno spostato qualsiasi, ma non sei stata sincera nemmeno tu con me.»

E la bomba esplose.

«No, tu stai insinuando delle cose strane Hoseok. Prima di tutto: Jin non è il rimpiazzo di nessuno, nè tuo, nè di nessu'altro. Jin mi è stato vicino in un momento in cui pensavo che sarei impazzita e ha continuato a farlo, nonostante sapesse cosa avrebbe dovuto sopportare. Jin è Jin, è l'unico che riusciva a farmi ridere quando vedevo tutto senza una ragione, e poi non ho fatto nulla, certo, cosa ti aspettavi? Quando il ragazzo che ami da una vita arriva e ti dice che si sta per sposare, cosa pretendi eh? Che avrei fatto i salti mortali? Che sarei stata pronta a fare la liceale del momento e mandarti messaggi minatori piantati contro il tuo armadietto?»

Lo vidi bloccarsi, sbiancando come un cencio. Non mi ero ancora reso conto del grandissimo danno che avevo fatto, ero solamente riuscita a finire la frase con quell'intonazione da persona che non ammette repliche, che sa di aver ragione, fino a che non ripensai in una frazione di secondo a cosa avevo appena tirato fuori. 

Tutti i miei anni di segreti spiattellati senza senso a Hoseok. 
Hoseok che mi stava guardando con un'aria sconvolta, tanto che ancora non aveva aperto bocca, ma aveva tirato via la mano dalla mia caviglia, neanche avesse toccato qualcosa di molto ustionante.

«...cosa?»
«Cosa?»
Ripetei, senza  un filo di voce.

Lui lo vidi guardarsi intorno, stralunato. Sperai che l'alcol che aveva in corpo cominciasse a fare il suo dovere, quindi a costringerlo a dormire di colpo, oppure che gli venisse un attacco di nausea imminente. Con Jk funzionava sempre, perché lui era così stomaticamente forte? Le birre inglesi dovevano averlo temprato.

«Tu ...tu mi amavi?»
«Io ...»

Nessun miracolo? 
Non so, un asteroide? Zeus un'altra litigata con Era? No? 
Avrei capito,  non avrei giudicato nessuno.

«Hoseok senti non è il caso, è successo un sacco di tempo»
«Tu mi amavi, Seo

Lo vidi avvicinarsi a me lesto, tanto che non riuscii a frenarlo in nessun modo. Mi prese il volto tra le mani, esattamente come avevo fatto io, quella giornata al ponte, guardandomi con occhi penetranti che, in quel momento, capii di non riuscire a reggere. Mai del tutto, purtroppo, tanto che provai a divincolarmi ma lui pressò i palmi contro la mia faccia lasciandomi immobile, fisso su di lui.

«Hoseok ti prego...»
«Quel giorno, quel giorno mi hai detto che non avevi mai provato nulla per me.»
«Ti ho mentito Hobi, ok? Ovvio che ti ho mentito. Stai per sposarti, secondo te potevo dirti di lasciarla e venire da me? E poi ero confusa, non avrei mai potuto farlo. E quella tua crisi è stata così improvvisa che non ero pronta. Non voglio rovinare la tua vita, non volevo farlo.»

Lo vidi annuire lentissimo, mentre corrugava la fronte.
Non avevo idea a cosa stesse pensando, ma sperai in cuor mio di non aver fatto l'ennesimo danno con lui, di non aver di nuovo innalzato il muro o, peggio, di averlo messo davanti ad un altro problema sul quale si sarebbe scontrato, senza trovare la sua pace. 

«Da quanto tempo provi...»
«Da quando mi hai detto che preferivi il Power Ranger verde.»
«Ma avevamo sei anni.»
«Lo so... lo so, ma non riesco nemmeno a ricordare da quanto tu...»

Finalmente mi lasciò il volto, ritornando ad adombrarsi nel suo spazio vitale. Aveva chinato le spalle e lo sguardo non trovava un soggetto sul quale rimanere assorto, cominciò a muovere le pupille velocemente, quasi fosse incapace di fermare i pensieri.

«Non me lo hai mai detto, io pensavo che tu non provassi niente.»
«Lo so, ma nemmeno tu lo hai mai detto. O almeno, qualsiasi cosa fosse quello che provavi tu per me.»
Alzò lo sguardo verso di me, fissandomi con un senso di colpa più sentito.
Ci sono certi amori che non hanno il potere di sbocciare in nessun modo, nemmeno se percorrono la stessa strada. A quanto pare non eravamo destinati a nulla, nonostante tutte le prove che, insieme, potevamo davvero stare bene.  Ma non abbastanza, evidentemente.

«Poteva essere diverso ora, lo sai?»
Sussurrò lui, come se quel segreto avesse aperto i padiglioni auricolari di tutto il quartiere, tanto che incassò il collo dentro le spalle.
«Forse. Ma non è andata così. Tu hai Emily e io ...»

E io forse non avevo più niente.

«Forse ho sbagliato a chiedere a te.»
Mormorò subito dopo, tanto che mi voltai di scatto per guardarlo.
Provai un forte batticuore, tanto che dovetti tastarmi il petto, forse pensando inconsciamente di contenerlo. Non la smetteva di farmi salire il sangue al cervello, dovetti mordermi il labbro per non farmi travolgere da quella nuova situazione.

«Non dire così, ti prego.»
«Non so più cosa dire, davvero Seo. Forse sarebbe meglio se tornassi a casa. Adesso ho capito un sacco di cose. Jin lo sapeva vero? Quanti lo sapevano? Tutti?»

Non trovai la forza di fermarlo, nemmeno quando lo vidi rialzarsi con una pesantezza estrema.
Mi sembrava che avesse assimilato chili e chili sulle spalle, tanto da osservarlo mentre provava a riprendere una sua stabilità. 
In cosa mi  ero cacciata? Non sapevo più come togliermi da quella situazione, mi sembrava solo di peggiorarla. 

«Io»

Ci provai, ci provai sul serio, ma a quanto pare il mondo decise di intervenire, tardi ovviamente rispetto al graduale lasso di tempo, sia mai che perdesse il primato.

«Ragazzi siete svegli? Posso dormire qui? Ho per sbaglio fatto un fischio a Monie, poco fa, perché gli ho versato dell'acqua da bere ma credo di aver richiamato il fantasma di Don Ernesto Ferrandez
Jungkook si palesò in camera mia, abbracciato ad un cuscino, ancora sconvolto dal sonno. Aveva tutti i capelli sparati sul cranio e lo sguardo più chiuso che aperto, non ero nemmeno del tutto sicura che fosse sveglio, in effetti.
Tentai di ingoiare tutto quel malumore velocemente, abbozzando un sorriso nervoso.

«Jk, per l'ennesima volta, non c'è nessun Don Ernesto Ferrendez morto per uno scontro colonico espatriato dalla Colombia.»
«Io so quello che ho visto!»
Esclamò lui irritato, già caracollando verso il mio letto, tuffandocisi sopra.
«Tranquillo Kookie, dormi qui, mi trasferisco sul divano io.»
Hoseok prese la palla al balzo, uscendo dalla mia stanza come una lepre, senza darmi alcun modo di continuare quella conversazione.

Jungkook si infilò  sotto le coperte, senza nemmeno chiedermi il permesso, probabilmente già immerso di nuovo nel mondo dei sogni. Io non feci altro che osservare la porta da dove il mio migliore amico era sparito, portandosi via tutta quella giornata, che sembrò svanire via in uno dei tanti ricordi  che avrei voluto dimenticare, di quell'interminabile estate.
Quella signora, la mattina stessa, ci aveva quasi fatto sognare, dedicandoci la sua storia, trovando delle emozioni attraverso di lei, che non avremmo mai potuto dimenticare. Ed era stato così. Ma come la sua storia d'amore, nulla durava per sempre, nemmeno un ricordo felice. E se non si sta attenti, è capace di trasformarsi in una giornata terribile.

Chiusi gli occhi, ritrovando un respiro normale. 
Ero di  nuovo dentro le tenebre, Hoseok si era portato via la luce e io, come un fiamminfero ormai spento e bruciato, stavo allontanando l'unica fonte luminosa che avevo.
Come si cura una cosa così?
Jungkook si mise a russare, a pancia  all'aria, dandomi il pretesto per accovacciarmi sul tappeto e sperare di addormentarmi, il prima possibile, senza sognare, senza pensare, senza rendermi conto di niente. 
Nel mio buio.








nda: Buonasera ragazzi <3 grazie per essere arrivati fino a qui, ormai le cose sembra che stanno degenerando ma ...sì, in effetti stanno degenerando. Ma doveva accadere prima o poi perdonatemi. Ringrazio intanto Borghezio ( Borghese - insomma ) per avermi dato il mood perfetto del capitolo con il suo motto ristorantiano ormai diventato famoso globalmente xD Ah, volevo ringraziare qui bridgetvonblanche per aver cominciato a recensirmi la storia, dall'inizio, dandomi ancora più voglia di finirla e mettere la parola fine su sto martirio in cui mi sono cacciata u.u Ovviamente non dimenticto la mia fidata e fiducissima Juliet8198, che è sempre con me in quest'avventura ormai da molti mesi <3 Ma allo stesso modo voi tutti che leggete in silenzio o mi seguite in silenzio, lo so che sono ripetitiva ma penso che sia davvero importante per chi scrive avere un supporto del genere, per non lasciare le cose incomplete o perdere fiducia nel proprio progetto ( COME ME del resto, la sfiducia in persona v.v ). Penso davvero che avrei abbandonato se non avessi avuto questo supporto quindi davvero GRAZIE <3 vi auguro una buona notte e ci vediamo presto col prossimo capitolo. 
ps. chiunque stia odiando Seo in questo momento alzi la mano prego! +alza la mano BENE!

pps. ringrazio anche le citazioni anni 90 di questo capitolo che penso abbiate colto ( Jurassic Park, Indiana Jones e ...combattono per noiiiii son bravi  come noiiiii i power rangeeeeers!  GRZ! )
 
 
  
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