Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: hilaris    20/05/2020    1 recensioni
Dal capitolo 1: Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.
Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.
Goku è solo, senza alcuna forza e con un figlio da mantenere, mentre la storia si sposta lentamente sui pensieri di un principe dei saiyan ancora fortemente attaccato alle proprie origini e alle proprie convinzioni, ancora lungi dal raggiungere quello stato di development del personaggio che tutti abbiamo apprezzato guardando e leggendo l’opera originale. Ma ci sarà qualcosa, nella vita di entrambi, che cambierà radicalmente il loro modo di essere; entrambi i saiyan affronteranno una dura realtà che è lontana dall’essere quella quotidianità fatta di lotte e combattimenti, ed impareranno a lottare contro qualcosa di ancora più grande, seppur incorporeo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Faceva fuoco e fiamme da tutte le parti, colpendo con un colpo energetico chiunque le passasse accanto e sfidando a duello qualunque persona che si sarebbe ribellata a quel suo scatto d’ira: la giovanissima saiyan era completamente fuori di sé, presa dalla più totale frustrazione, e tutto perché suo padre le aveva appena dato la notizia più oscena che si sarebbe mai potuta sentir dire, e tutto perché suo padre, l’uomo che avrebbe dovuto portarla sulla retta via, aveva fatto un gran favore al grande sovrano, uccidendo per lui il suo più acerrimo nemico.

E questo aveva portato gravi conseguenze alla sua fin troppo giovane vita.

 

«Rosicheena, calmati, stai distruggendo tutto!» le aveva urlato la propria compagna, cercando di trattenerla per le spalle: loro due erano state sempre insieme fin dalla nascita; erano state vicine di culla quando erano soltanto due neonate in fasce ed erano state collocate nella stessa squadra fin da quando erano soltanto due bambine piccole; adesso erano cresciute, eppure sentivano ancora la stessa connessione che si era andata a creare durante i loro primissimi anni d’età.

«Spiegami come posso calmarmi!» aveva risposto lei, adirata «Mio padre mi ha praticamente appena venduta!»

La sua migliore amica storse il naso con disappunto «Adesso non esagerare... non ti ha venduta, ha solo offerto la tua mano ad un buon partito.»

«E non è letteralmente la stessa cosa?!» ruggì la ragazza, inveendo contro la sua stessa compagna «Parli bene, tu! Ormai ti frequenti con Bardack da mesi, e tuo padre non ti ha mai fatto pressioni su quest’argomento!»

«È vero, ma... ragiona! Sei la promessa sposa del principe! Chiunque sarebbe al settimo cielo, se si trovasse nei tuoi panni!»

A quel punto la più fumante delle due le si avvicinò bruscamente, ringhiandole in faccia con tutta la sua rabbia «Ah, sì? Anche tu?!»

L’altra abbassò leggermente il capo «Lo sai che provo delle forti emozioni per Bardack...»

«Appunto!» la interruppe lei «Non saresti affatto al settimo cielo, se fossi tu la promessa sposa di un uomo molto più vecchio di te! Neanche se si trattasse di una divinità!»

«Ma-»

«No, Gine, niente ma! Sai che ho ragione!» fece un sospiro, tentando di calmarsi: in fondo, inveire contro colei che era sempre stata come una sorella non le sarebbe giovato affatto, e inoltre la sua amica non aveva alcuna colpa di quello che le stava accadendo «Ci hai pensato che, magari, vorrei anch’io provare le tue stesse emozioni? O al fatto che se mi sposassi con il principe non potrei più passare così tanto tempo insieme a te?»

Lei sembrò intenerirsi «Oh, Ros...»

«No, non cominciare con i tuoi soliti sentimentalismi inutili, sai che non li sopporto.» però, in fondo, era stata lei la prima a lanciare la pietra per i sentimentalismi della sua amica: a volte si chiedeva se quella ragazza fosse davvero una saiyan, si comportava in modo così strano che la confondeva ogni volta.

Adirata, Rosicheena scalciò una pietra, colpendo involontariamente un vecchio guerriero che stava passando di lì per caso e che, alzando il proprio bastone nella direzione delle due, cominciò a starnazzare come un ossesso, gridando: «Ma insomma! Voi giovani d’oggi non avete alcun rispetto per i più anziani! Vuoi che venga lì a insegnarti le buone maniere, signorina?!» 

«Mi scusi tanto, ma era lei che stava in mezzo ai piedi!» fu la risposta viscida della giovane guerriera che, incrociando le braccia al petto stizzita, voltò le spalle all’anziano, scatenando nella propria compagna di una vita una risata al limite dell’ilarità: Rosicheena non era affatto quella che si poteva definire una persona paziente, ma alle volte era veramente buffa!

«La prossima volta che ti becco in giro, ragazzina, ti faccio la festa! Non devi mai sottovalutare un vecchio guerriero in pensione!»

Lei si girò di scatto «Tanto mi ci sto per sposare, con un vecchietto in pensione! Le saprò dire quando sarò entrata in vita coniugale!» 

«Dai, non arrabbiarti, Ros!» la sua migliore amica la prese per il polso, cercando di portarla fuori da quella situazione spiacevole: in fondo era vero, nessuno avrebbe mai dovuto sottovalutare la pericolosità dei guerrieri anziani, avevano sempre un asso nella manica, e venir sfigurata a soli diciassette anni non era proprio il massimo per una giovane donna della sua bellezza. 

«Smettila di chiamarmi così, non lo sopporto.» 

 

*

 

«Vegeta, calmati, stai distruggendo tutto!»

 

L’aveva sentita, l’aura di Kaharoth, eccome se l’aveva sentita, ma l’aveva semplicemente ignorata: l’ultima cosa che voleva in quel momento era avere a che fare con quell’inetto, aveva cose più importanti a cui pensare, come a un bello e fantasioso modo di autodistruggersi, distruggendo insieme a sé stesso anche quel maledettissimo pianeta e tutti i suoi insulsi abitanti.

Come aveva potuto lasciare che una cosa del genere accadesse? Come aveva potuto lasciare che quella terrestre si illudesse a tal punto da credere che avrebbe ricambiato il tipo di sentimento che provava per lui? Come, se nella sua vita non aveva mai provato niente del genere? E perché l’aveva fatto? Perché l’aveva umiliato così? 

Voleva soltanto sfogarsi, Vegeta. Voleva sfogarsi, perché non riusciva a comprendere quella sensazione di ripudio che aveva provato nel momento in cui quella sfrontata donna aveva posato le proprie labbra sulle sue: non avrebbe dovuto provare anche un minimo di piacere? Non avrebbe dovuto provare tutto meno che disgusto, da quel contatto? Eppure, ogni volta che Nappa faceva una conquista, se ne vantava ovunque e con tutti! Perché a lui aveva fatto così... così... schifo? Perché lui era così diverso dagli altri? 

Si lanciò contro un altro iceberg, il principe dei saiyan, colpendolo con la testa con talmente tanta forza da aprirsi un profondo taglio sulla fronte, il cui sangue gli appannò la vista dell’occhio sinistro. 

 

«Vegeta!» provò di nuovo a chiamarlo Goku, stavolta cominciando ad inseguirlo per tutto il ghiacciaio, nella mera speranza di riuscire a farlo ragionare.

Ma come avrebbe potuto farlo, lui, se non sapeva neanche per quale motivo si stesse comportando così? Come poteva Goku anche solo credere di dare una mano a quel principe così strambo, se non sapeva neanche che cosa diamine gli fosse capitato? 

Però non poteva neanche lasciare che si facesse del male, si stava letteralmente dando ad una sorta di autolesionismo tutto particolare, sbattendo volontariamente la sua prorompente testa contro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro: sembrava completamente impazzito.

Alla fine il saiyan dai capelli a palma, stanco di doverlo inseguire ovunque, si teletrasportò direttamente di fronte a lui e, dopo aver incrementato la sua aura, lo prese per entrambe le spalle, bloccandolo, cercando di ignorare i suoi continui sforzi di liberarsi da quella salda presa.

Vegeta scalciava, tirava pugni, ringhiava, urlava, eppure Goku non sembrava aver la minima intenzione di lasciarlo andare, di lasciarlo tornare a fare quello che stava facendo fino a quel momento. Goku voleva sapere, e voleva sapere subito. 

«Vegeta, accidenti, datti una calmata!» ringhiò esasperato e, all’ennesimo calcio andato a vuoto del principe, il giovane super saiyan decise di mettere fine a quella sceneggiata, tirandogli un pugno ben assestato sul muso, che gli fece rivoltare la testa all’indietro.

E, sorprendentemente, Vegeta non rispose al colpo, ma si limitò a freddarsi sul posto, incatenando gli occhi nei suoi, mostrandogli uno sguardo carico di rabbia. Ma non sembrava affatto rabbia verso di lui, no... qualcun altro doveva avergli fatto un torto; e a giudicare dall’espressione del principe, quel torto era anche stato piuttosto grave.

 

«Lasciami.» provò a dire il saiyan dai capelli a forma di fiamma, tuttavia con molta poca convinzione. In realtà non voleva affatto che quello scriteriato lo lasciasse, in realtà aveva assoluto bisogno che qualcuno gli facesse capire che stava compiendo soltanto una pazzia, e che si sarebbe potuto ammazzare sul serio.

Ma aveva davvero bisogno di qualcun altro, per capirlo? Davvero stava diventando così debole?

No... forse debole lo era sempre stato: non era stato nemmeno capace di fare sua un’insulsa terrestre che aveva dimostrato interesse nei suoi confronti; non valeva nulla, non valeva davvero nulla. Ma questo non doveva palesarlo, non doveva lasciarlo trasparire: agli occhi degli altri, lui doveva essere il fiero principe dei saiyan, sicuro di sé, beffardo e con zero paura, sia verso gli altri che verso sé stesso.

Ma verso sé stesso... di paura ne stava provando davvero tanta, e bruciava, bruciava almeno quanto l’umiliazione, almeno quanto le ferite causate dalla spaccatura del suo orgoglio, almeno quanto il taglio che aveva sulla fronte. 

 

Goku si fece ancor più serio «Che diavolo ti è preso, me lo spieghi?»

«N-non sono affari tuoi, idiota!» riacquistando improvvisamente un minimo di lucidità, il principe poggiò entrambe le mani sul petto dell’imbecille, spingendolo via, imponendo nuovamente quella distanza tra loro che ci sarebbe sempre dovuta essere «Tornatene a casa. Non so se te lo ricordi, ma hai addirittura un figlio da controllare, pensa!»

«Gohan sta benissimo.» fu la candida risposta del saiyan cresciuto sulla Terra «E di certo non sta dando di matto nel bel mezzo della notte.»

La vena sulla fronte del principe riprese a pulsare in modo spaventoso: ma perché quella sera nessuno voleva lasciarlo in pace?

«A chi stai dando del matto?!» gli inveì contro, ringhiando.

«A nessuno, non ti ho detto che sei matto.» si giustificò il Son «Ti ho detto che stai dando di matto. E la cosa mi ha fatto preoccupare, credevo sul serio che fosse apparso un nuovo nemico!»

«Beh, come vedi ci sono solo io, adesso fila via!»

Ma Goku non demorse «Forse dovresti tornartene alla Capsule Corporation e farti una bella dormita.»

Nel sentire il nome di quel luogo maledetto il principe ebbe un fremito, quasi un impulso di tornarci per davvero, ma non per restarci, assolutamente no... l’impulso che ebbe Vegeta  in quel momento fu quello di andare lì e torturare brutalmente quella stupida donna che aveva osato mancargli di rispetto fino a quel punto. E per un attimo, per un solo attimo, sentì montare nuovamente in lui quell’oscurità con la quale non entrava in contatto da ormai un mese e mezzo, quel sadismo sfrenato che, in quel breve tempo passato sulla Terra, si era lievemente affievolito... e in quell’istante, Vegeta si fece quasi paura da solo.

«Non ci torno, in quel posto!» ringhiò, tentando in tutti i modi possibili ed immaginabili di mantenere un autocontrollo che però non era mai stato il suo forte «Vattene, Kaharoth! Non ho affatto voglia di perdere il mio tempo con te!»

Goku inarcò un sopracciglio, visibilmente confuso: non ci torno in quel posto, gli aveva appena detto il suo rivale. Ma perché? Che diamine gli era capitato? 

Okay, Vegeta non era proprio il tipo più controllato ed equilibrato del mondo, ma non era neanche il tipo che arrivava a sfuriare in quel modo per un motivo futile-o almeno dal suo punto di vista. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave, ed il saiyan dalla sgargiante tuta arancione stava seriamente iniziando a preoccuparsi.

«E dove avresti intenzione di andare?» fu la sua genuina domanda «Di certo non ti faranno stare in un albergo. Non hai un soldo.»

«Questi sono affari che di certo non riguardano te.»

«E invece ti sbagli!» Goku gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi «Perché se non trovassi una sistemazione in fretta, poi con chi mi allenerei tutte le mattine, io? Guarda che non sei l’unico che pensa un po’ a sé stesso, qui!»

Vegeta, a quell’esclamazione così idiota ma allo stesso tempo così maledettamente sensata da fargli quasi venire la nausea, rispose con un sonoro ‘tsk’, dando poi le spalle al proprio nemico giurato, decidendo che non lo sarebbe stato a sentire più di tanto ed aspettando pazientemente che si stancasse di starsene lì a impicciarsi degli affari suoi.

«Senti, ho un’idea.» aggiunse poi il saiyan dai capelli a palma, e quell’affermazione era stata esclamata con tanta sicurezza da convincere quasi il principe a voltarsi nuovamente nella sua direzione; cosa che poi, fortunatamente, riuscì a non fare.

«Incredibile! Non pensavo che quel tuo unico neurone rimasto potesse addirittura essere capace di generare delle idee!» fu la sua tagliente risposta: che poteva farci, se quell’imbecille gliele serviva su un vassoio d’argento? 

Il super saiyan ignorò volutamente quella risposta carica di ironia e decise di continuare a sorridergli sornione, nonostante poi lui fosse girato di spalle e non potesse vedere sulla sua faccia quell’espressione che solitamente avrebbe considerato ‘da ebete’, e aggiunse, ridacchiando per stemperare la tensione: «In casa mia c’è una stanza per gli ospiti utilizzata da mio suocero solo un paio di volte: certo, non sarà neanche lontanamente paragonabile a quelle che ci sono in casa di Bulma, ma è pur sempre attendibile per un tipo non troppo sedentario come te, e inoltre in questo modo potremo allenarci tutte le volte che vorremo senza starsi a mettere d’accordo sugli orari e sui luoghi d’incontro! Insomma, potresti venire a stare da me... se ci pensi bene, ti porterebbe soltanto vantaggi!»

Il principe dei saiyan rischiò seriamente di strozzarsi con la sua stessa saliva: davvero quel mentecatto inutile di terza classe gli aveva appena proposto di essere il suo coinquilino? Davvero quell’idiota gli aveva appena chiesto di andare a vivere in casa sua, insieme a lui... insieme a Gohan?! Due uomini e un moccioso, seriamente? Se si fosse venuto a sapere, di certo tutti si sarebbero cominciati a fare delle domande, e probabilmente avrebbero cominciato a girare delle voci non indifferenti.

Arrossì a quel pensiero: da quando gli interessava l’opinione altrui? Da quando dava ascolto a inutili pettegolezzi terrestri? No, non era questo che lo preoccupava principalmente, e lo sapeva più che bene: la cosa che lo preoccupava di più era il fatto che, se avesse anche solo avuto l’intenzione di accettare-e a dire la verità, era quasi sicuro di avercela sul serio-, allora avrebbe dovuto passare letteralmente tutte le sue maledette giornate insieme a quel mentecatto di Kaharoth. Certo, la cosa gli provocava disgusto al sol pensiero, questo era ovvio, ma a pensarci bene, l’imbecille non aveva avuto poi così tanto un’idea malsana: in fondo, come aveva ben precisato lui, avrebbe avuto un tetto sopra la testa, decisamente meno gente intorno-e soprattutto saiyan, che di certo non erano di indole pettegola e di certo non si sarebbero immischiati troppo in quello che faceva e in quello che non faceva, o almeno così sperava-, più tranquillità e, soprattutto, il suo rivale da utilizzare come sacco da box ogni volta che ne avesse sentito il bisogno. Mica male come prospettiva.

E gli venne quasi da vomitare nel momento in cui, sinceramente incuriosito dalla proposta della terza classe, si era persino voltato nella sua direzione, ritrovandosi davanti quel sorriso da idiota che tanto detestava e che avrebbe tanto voluto far sparire una volta per sempre dalla sua faccia.

«E dai, Vegeta, non guardarmi così!» esclamò il mentecatto, sentendosi fulminato dallo sguardo severo del proprio interlocutore «Non ti sto mica chiedendo di sposarmi!»

«Guarda, ci mancherebbe soltanto questo.» sibilò il principe con una vena di istinto omicida nella voce ed arrossendo come una ragazzina a quelle parole, che suonavano fin troppo provocatorie per i suoi gusti «Tsk. E sia, verrò da te. Ma solo ed esclusivamente fino a quando non avrò trovato un altro posto dove stare, sia ben chiaro. È una sistemazione TEMPORANEA, non ho alcuna intenzione di passare il resto dei miei giorni sotto il tuo stesso tetto. Sono stato abbastanza chiaro?»

Goku, a quelle parole, dovette trattenersi dal saltare di gioia: davvero il burbero, cinico, strafottente principe dei saiyan aveva appena accettato in maniera così semplice una proposta come quella? Non c’era neanche stato il bisogno di mettersi in ginocchio a pregarlo, il che sarebbe stato il suo piano b! Allora doveva essere proprio deciso a non tornare alla Capsule Corporation. Si chiedeva davvero che cosa potesse essere successo, ma decise che non gliel’avrebbe chiesto, non ancora almeno... avrebbe aspettato che fosse lui a vuotare il sacco in un giorno di quelli. D’altronde, non era proprio uno che si dimenticava i torti subiti così facilmente, Vegeta, e doveva davvero essere capitato qualcosa di scottante per fargli addirittura accettare una convivenza forzata con lui.

«Davvero, Vegeta?!» esclamò, al settimo cielo «Ne sono davvero felice! Allora potremo allenarci tutte le volte che vogliamo!»

«Falla finita, mi sembri un moccioso petulante.» commentò lui «Vedi di non farmi pentire di questa decisione, o giuro sul mio orgoglio che ti decapito nel sonno. Sono stato chiaro?»

«Cristallino! Eheheh!»

 

*

 

Era arrivato di fronte a casa Son in volo, rifiutandosi categoricamente di farsi accompagnare dal deficiente tramite il teletrasporto: aveva già subito abbastanza la sua presenza ravvicinata, non ne aveva bisogno di altra, e doveva ancora metabolizzare alla perfezione il fatto che avrebbe dovuto vedere quella faccia da ebete tutto il giorno tutti i giorni. Però, alla fine, quale altra scelta aveva?  Di certo non sarebbe andato a elemosinare un posto dove stare come un misero mendicante, non si sarebbe mai abbassato a tanto, e piuttosto che andare a vivere nei boschi e cominciare a puzzare come un animale, per il momento la casa di Kaharoth era l’unica soluzione attendibile alla sua problematica. Anche perché di certo, finché non fosse diventato super saiyan, non si sarebbe schiodato dalla Terra per nessun motivo al mondo. 

Ma si era ripromesso fin dal primo istante che quella sarebbe stata una sistemazione temporanea, roba di poco tempo, insomma. Giusto finché non avrebbe trovato un altro posto dove stare: e in fin dei conti, avrebbe potuto spendere quelle ore di non allenamento per andarsene in giro a cercare un buon luogo; in questo modo sarebbe stato anche lontano da Kaharoth. Sì, avrebbe decisamente fatto così.

Però, quando finalmente giunse di fronte alla casa del proprio rivale, si fermò un attimo a riflettere, prima di girare la chiave nella toppa-sì, quel decerebrato gli aveva letteralmente appena dato le chiavi di casa-: Kaharoth lo aveva avvertito che prima di andarsene definitivamente a casa a dormire avrebbe dovuto fare una cosa e l’aveva mandato avanti, dicendogli di fare come se fosse a casa sua. Ma era veramente il caso di entrare mentre il moccioso dormiente non sapeva ancora nulla di ciò che lui e quel suo dannato padre si erano detti? Magari quell’insulso mezzosangue avrebbe potuto farsi delle strane idee, e lui si sarebbe dovuto mettere persino a spiegare tutta la storia.

Ma poi concluse che no, Gohan non si poteva fare strane idee-o almeno, non QUEL TIPO di idee-, quindi alla fine decise di entrare in casa, inconsciamente senza far alcun tipo di rumore, dirigendosi al piano di sopra, esattamente dove il suo rivale gli aveva detto si trovasse la stanza degli ospiti: in fondo al corridoio a destra, esattamente accanto al bagno. Non poteva certo sbagliarsi, in fondo quella casa era così piccola.

~~~~

Angolo autrice:

Eccomi tornata con un nuovo, scoppiettante capitolo!
Devo dire di essermi assentata parecchio prima di pubblicarlo, almeno secondo i miei standard, ma mi sono davvero divertita a scriverlo. Finalmente abbiamo un development per la nostra coppia di saiyan preferita, e ovviamente si tratta di una convivenza forzata! D'altronde, tutte le GokuxVegeta che si rispettino partono con questo tipo di avvenimento. 

A quanto pare il nostro principone non ha più intenzione di tornare alla Capsule Corporation per via del comportamento di Bulma, ma accetta di stabilirsi a casa del proprio rivale... come andrà a finire, secondo voi?
Cominciamo anche un po' a capire il rapporto che c'era tra la madre di Goku e la madre di Vegeta, ma che collegamento avrà la loro vecchia amicizia con la relazione dei nostri due saiyan? Lo scopriremo, più avanti, ma lo scopriremo ;) 
Non è stato un capitolo molto produttivo, lo ammetto, è molto di passaggio, ma spero che vi piaccia comunque ^^


Alla prossima!

-hilaris

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: hilaris