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Autore: Ray Wings    22/05/2020    0 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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La città dei fulmini






Priscilla era alla gilda già da quella mattina e da quando era arrivata non aveva fatto altro che canticchiare e ondeggiare sulla propria sedia. Con le guance arrossate, il volto trasognante, sembrava non notare niente di quello che le stava accadendo intorno, ignorò persino l'ennesima rissa a cui Happy le chiese di scommettere. 
«Sei di buon umore stamattina, Priscilla» osservò Mirajane, contenta di vederla sorridere in quel modo. Priscilla gongolando trasognante semplicemente si sfiorò la fronte con la punta delle dita e mormorò: «Non mi laverò mai più questa zona».
«Eh?» mormorò Mirajane, non capendo cosa le fosse successo di tanto bello e perché mai non avrebbe più dovuto lavarsi. 
Priscilla si strinse di più nelle spalle, nascondendo il volto arrossato tra le braccia poggiate sul bancone, e ridacchiò sempre più emozionata. Era ovvio che fosse successo qualcosa di incredibile, ma probabilmente non l'avrebbe raccontato con tale facilità. Non avrebbe più potuto liberarsi dei pettegolezzi, se avesse rivelato loro che il motivo di tanta felicità ed emozione era la serata passata insieme a Laxus, appena il giorno prima. I biscotti, la musica, la dolcezza del suo abbraccio... e quel bacio sulla fronte. Per quanto da ragazzino fosse stato più aperto di quanto lo era adesso, mai si era spinto a tanto. Il suo modo di esprimere affetto nei suoi confronti si era sempre e solo fermato a una carezza sulla testa come fosse stata un cagnolino. Persino gli abbracci erano rarissimi, potevano contarsi sulle dita, ed era Priscilla quella che di solito gli si appendeva al collo per ogni occasione. Ma un bacio... il tocco delle sue labbra morbide sulla propria pelle, calde, la carezza fugace del suo respiro contro i propri capelli. Solo ripensarci la fecero emozionare e tornò a ridacchiare, portandosi le mani alle gote accaldate e sgambettando come una bimba. 
«Chissà che le è successo?» ridacchiò Lucy, prima di spostare lo sguardo su Natsu e Happy, seduti non troppo distanti ma con un umore decisamente diverso da quello della compagna. Appoggiati al bancone, sospiravano affranti e rattristati, piagnucolando di tanto in tanto.
«E voi invece che avete?» si informò, curiosa ma già pronta a brontolarli per qualsiasi cosa avessero combinato. Perché loro combinavano sempre qualcosa. 
«Fame» risposero in coro.
«Perché non usate i soldi dell'ultimo incarico per comprarvi qualcosa?» chiese Lucy, domandandosi per quale motivo stessero a piangersi addosso e basta.
«Li abbiamo già spesi tutti» rispose Natsu.
«C'era da aspettarselo» mormorò Lucy, per niente sorpresa.
«Moriremo» piagnucolò Happy. «Lucy, prestaci dei soldi» disse poi.
«Non posso, anche io sono alle strette» rispose la ragazza. «Perché invece non vi mettete a lavoro? Chi non guadagna non mangia! Guardate, lì c'è una richiesta» disse indicando l'unico foglio rimasto sull'enorme bacheca riaperta da poco tempo. 
«Quella non possono prenderla» si intromise Mirajane. «È una richiesta specifica per Laxus» disse notando come proprio in quel momento i Raijinshuu si stessero avvicinando alla bacheca. 
«Una specifica per Laxus?» chiese Priscilla, riuscendo finalmente a riprendersi dal suo sogno ad occhi aperti. Svolazzò al fianco di Fried mentre lui osservava il foglio e leggeva mandante e compenso. Priscilla si affacciò oltre alla sua spalla e studiò anche lei ciò che c’era scritto, curiosa. 
«Da quando abbiamo vinto i giochi le richieste specifiche sono aumentate un sacco. Persino Gray e Natsu ne hanno ricevuta qualcuna» disse Fried.
«In molti hanno avuto modo di studiare le nostre tecniche durante i giochi e per questo se hanno delle esigenze specifiche sanno già a chi rivolgersi» disse Evergreen.
«Io non ne ho ancora ricevuta nessuna» sbruffò Priscilla, lasciandosi scappare con quella frase un sentimento di dissenso e invidia. 
«Non sei certo l'unica, non prendertela» disse Fried, passando a Laxus il foglio con la richiesta per permettergli di esaminarlo. 
«Uffa» sbruffò ancora lei, per niente consolata, mentre Laxus si metteva in cammino. I Raijinshuu lo seguirono subito dopo e Priscilla insieme a loro.
«Vieni con noi, baby?» chiese Bickslow, felice di poterla avere intorno.
«Non ho niente da fare, perciò...» alzò le spalle lei, con fare disinteressato.
«Wendy è partita per una missione insieme ad Erza questa mattina e non l'hanno invitata» disse invece Fried, dando una spiegazione più sensata al suo volersi intrufolare. Quando Evergreen si voltò a guardare il volto di Priscilla, pronta a chiedere spiegazioni sull'accaduto, la trovò rannicchiata in se stessa con le lacrime agli occhi. Nonostante continuasse a seguirli, volando, si stringeva nelle ginocchia e tirava su col naso per la tristezza.
«Wendy-chan si è dimenticata di me» piagnucolò affranta. 
«Oh, no Pricchan, sono certa che non è così» provò a consolarla Evergreen, abbracciandola e schiacciandole il viso contro il proprio prosperoso seno con fare materno. 
«Mi ha lasciata sola» singhiozzò ancora Priscilla, aggrappata all'amica.
«Ci sarà sicuramente qualche spiegazione, non abbatterti» insisté Evergreen, dandole amorevoli pacche dietro la nuca.
«Su, su, quando torneremo ci fermeremo da qualche parte a prendere un gelato alla faccia di Wendy, eh?» la consolò Bickslow, come se  si trattasse di una bambina. E vedendola annuire in quel modo, timida, sembrò proprio che lo fosse.
«La viziate troppo, voi due» mormorò Fried, contrariato. 
«E tu invece sei sempre troppo duro» lo rimproverò Evergreen.
«Inizialmente non eri così, che cosa ti è successo?» provò a chiedere Bickslow, ricordandosi come i primi tempi fosse anche lui molto protettivo e attaccato a Priscilla. A rispondergli fu Evergreen che, sghignazzando, disse: «Sarà la gelosia».
Un sola frase che ebbe il potere di colpire e far avvampare entrambi, stranamente consapevoli di cosa la donna stesse parlando. Erano entrambi particolarmente attaccati a Laxus, anche più del normale, per quel motivo da quando il biondo era tornato loro due avevano cominciato con i loro battibecchi. 
Per loro fortuna l'oggetto del loro interesse sembrò aver già smesso di ascoltarli da molto, e anche se così non fosse stato comunque non si mostrava interessato e continuava a camminare per la sua strada. 
«Comunque» sospirò dopo un po' Priscilla, costringendosi a cambiare argomento per cercare di smorzare l'imbarazzo. «Che posto è Borwatt? La richiesta dice che è piena di fulmini, per questo hanno chiesto di Laxus».
«Non ne ho mai sentito parlare» mormorò Evergreen, pensierosa.  «Andiamo a dare un'occhiata» concluse.
«Prendiamo il treno?» chiese Priscilla, entusiasta.
«Andiamo a piedi» disse invece Laxus, irritato. Il solo pensare all'oscillazione del mezzo lo faceva già stare male. 
«Ma ci metteremo un'eternità» brontolò lei, irritata.
«Cammineremo velocemente» rispose lui.
«E' lo stesso troppo!» lamentò lei, capricciosa come una bambina.
«Ancora problemi con la chinetosi? C'è Priscilla che può aiutarti, sbaglio?» chiese Evergreen, inconsapevole del fatto che il problema fosse proprio quello. Laxus non aveva dimenticato, anche se sembrava essere tornato a una specie di normalità, non poteva dimenticare quella sensazione che ultimamente lo accecava tutte le volte che aveva un contatto troppo prolungato con lei. Non aveva nessuna intenzione di ricaderci ancora.
«Infatti! Un tempo ti stava bene» lamentò Priscilla.
«Ho detto a piedi» insisté Laxus, risoluto, e lei si imbronciò, incrociando infastidita le braccia al petto. «Che noia» disse dopo neanche un quarto d'ora di cammino, per poi illuminarsi improvvisamente. «Ho avuto un'idea!» esclamò.
Un soffio di vento raccolse tutti i suoi compagni da terra, sollevandoli rapidamente. Si lasciarono sfuggire uno squittio sorpreso, ma ben presto si ammorbidirono sorretti dalla corrente di Priscilla. «Volando arriveremo prima!» sorrise. «Fried, indicami la via».
Seguendo le indicazioni del compagno, volarono per ore intere ma almeno riuscirono ad arrivare alla città che era pieno pomeriggio. Priscilla si fermò però ben prima di entrarci dentro, atterrando insieme ai suoi compagni qualche chilometro più indietro.
«Che succede? Perché ci fermiamo qui?» chiese Bickslow, risvegliandosi in quel momento da quello che era stato un vero e proprio sonnellino, cullato dal vento di Priscilla.
«Non posso volare lì dentro» spiegò lei, con uno sguardo tetro. Sopra i tetti della città c'era un'enorme nube scura, ruggente e scintillante in più punti, ad indicare il temporale a cui era soggetta. Non era un semplice cielo in tempesta, c'era molto di più, le nuvole avevano come una consistenza fisica, massiccia. Sembravano sarebbero potute cadere su quelle persone da un momento a un altro, e tutto, sotto alla sua ombra, era tetro e oscuro. 
«Andiamo» disse Laxus camminando avanti al gruppo. 
Per le strade non c'era anima viva, tutto era silenzioso se non per il rumore dei tuoni sopra le loro teste, persino il vento sembrava aver paura di soffiare tra quelle mura.
«Quest'aria pizzica» disse Priscilla, guardandosi la punta delle dita.
«Elettricità statica» commentò Fried, notando le scintille che i suoi vestiti facevano ad ogni movimento. Priscilla si voltò a guardarlo e rimase qualche secondo perplessa, osservando i suoi verdi capelli tutti ben ritti diretti verso il cielo. Con un urlo sorpreso si portò le mani alla sua stessa testa, chiedendosi se stesse subendo la stessa sorte e scoprì che, come sospettava, anche lei aveva tutti i capelli sparati verso l'alto.
«Io non ho il vostro stesso problema con i capelli» ridacchiò Bickslow, guardando quel poco di cresta che gli usciva dall'elmo che era esattamente nella stessa posizione di sempre. «Anche i tuoi» aggiunse poi, guardando Evergreen che subiva la stessa sorte. 
«Stai zitto» lo rimproverò lei, cercando di nascondere l'offesa dietro una maschera di disinteresse. Priscilla guardò tutti e tre i suoi compagni, vittima di quell'elettricità: anche se lei stava subendo la stessa sorte li trovò comunque esilaranti come poche volte. Scoppiò a ridere e puntò contro Fried un dito denigratore. A interrompere la sua candida e divertita risata, fu il rumore dei fulmini che infine con un potente rombo caddero dal cielo colpendo i parafulmini della città. Laxus fece rapidamente un passo avanti e alzò un braccio al cielo, attirandone così su di sé la maggior parte per evitare che si scatenassero su alberi e soprattutto sui suoi compagni. 
«Laxus!» lo chiamò preoccupato Fried, ma lui semplicemente si sgranchì il collo e rimase in posizione per raccogliere i successivi.
«Scendono senza sosta» commentò Priscilla, alzando gli occhi al cielo e studiando le nuvole che erano la causa di tutto quello. «Forse potrei dissiparle con una corrente d'aria ideale, ma penso che l'elettricità statica li attirerebbe di nuovo qui dopo poco» disse, notando come l'aria di quella città e quel cielo non fossero per niente di normali. Una semplice ventata d’aria non avrebbe mai potuto risolvere il problema.
«Sono però troppi, di questo passo neanche Laxus sarà in grado di contenerli tutti» disse Evergreen, guardando come uno dopo l'altro Laxus li attirasse tutti.
«Devo dargli una mano!» esclamò Priscilla preoccupata e correndo provò ad avvicinarlo per fare qualcosa. Ma, con sorpresa, uno dei fulmini scesi dal cielo arrivò da lei ben prima che potesse accorgersene, cadendo proprio ai suoi piedi. Priscilla squittì dalla paura e si tirò indietro tanto velocemente, per evitarlo, che cadde a terra.
«Che... spavento...» lamentò, pallida in volto.
«Stai indietro» le disse Laxus, alzando gli occhi al cielo ora più calmo ma sempre minaccioso. «Che spina nel fianco» sussurrò scocciato, prima di prendere fiato e preparare il proprio colpo: «Ruggito del drago del tuono!» 
Sparò contro le nuvole e per quanto fosse elettricità contro elettricità il suo attacco fu in grado di distruggerle, dissiparle e soprattutto disperdere momentaneamente l'elettricità del luogo. Il cielo tornò sereno, mostrandosi sotto la coltre ora sparita, e il sole brillò su di loro e su quelle case ormai nere per il numero incredibile di elettricità che avevano dovuto subire. 
«Non durerà a lungo, presto le nuvole si raduneranno di nuovo» disse Laxus.
«E l'elettricità statica è ancora qui» commentò Evergreen, avvicinandosi al compagno. Fried si avvicinò a Priscilla e senza chiederle niente, semplicemente le porse una mano per aiutarla ad alzarsi da terra.
«Dovrebbe almeno darci il tempo di indagare, giusto?» chiese aiutando la ragazza al suo fianco. 
«Già» annuì Laxus con un sospiro, ma ben presto la sua attenzione fu catturata da ben altro. Le persone uscivano dalle porte delle case tutte intorno a loro, ragazzi e ragazze, anziani e bambini, uomini e donne, pian piano, timorosi, si avvicinarono e radunarono intorno al gruppo di maghi. I loro volti, dapprima sorpresi e impauriti, presto si trasformarono in un sorriso e mormorii felici. 
«Che succede?» si chiese Priscilla, guardando quelle persone che presto li accerchiarono. Un bambino corse loro incontro, sorridendo con allegria, e si fermò proprio davanti a Laxus chiedendo: «Tu sei Laxus di Fairy Tail, vero? Tu sei il mago fortissimo che ha battuto Jura ai Grandi Giochi della Magia!» e dietro di lui altre voci, sempre più emozionate, gli fecero eco riconoscendo l'uomo e soprattutto adulandolo.
Un'enorme schiera di fan che puntava a lui tutta la loro emozionata ed eccitata attenzione, chiamandolo e congratulandosi con lui per la sua forza e capacità. Priscilla si avvicinò a Laxus, sbucando al suo fianco con timidezza e semplicemente rivolse a lui un sorriso felice. Quello era esattamente quello che aveva sempre sognato, vederlo realizzato nel suo infantile sogno di diventare il mago più forte e famoso di tutto il continente. Laxus semplicemente la guardò spostando appena gli occhi, ma non appena notò la sua candida felicità arrossì appena e distolse lo sguardo cercando ancora una volta di tornare il solito disinteressato di sempre. 
«Ehm...» la voce imbarazzata di una ragazza attirò la loro attenzione e questa si mostrò alla guida di un piccolo gruppo di quattro ragazze, sue amiche probabilmente. «Ecco... potresti stringere la mia mano?» chiese rossa per l'emozione. 
«Eh?» mormorò lui, confuso.
«Anche la mia!» disse un'altra ragazza al suo fianco.
«Mi faresti un autografo sulla schiena?» chiese una terza e sulla scia di questa molti altri si fecero coraggiosamente avanti, chiedendo una stretta di mano, un autografo o semplicemente desiderando parlargli. Gli corsero letteralmente incontro, sotto lo sguardo perplesso e anche un po' spaventato di Priscilla, che si ritrovò spintonata via con violenza e schiacciata tra alcuni di loro. Dovette farsi largo a spintoni, per riuscire a uscire dalla calca, e nonostante questo si ritrovò comunque a sgusciare via con fatica finendo nuovamente col perdere l'equilibrio e cadere a terra.
«Ehy! Che modi!» gridò frustrata contro la gente che l'aveva non solo ignorata, allontanata da suo fratello, ma trattata persino come se fosse spazzatura fastidiosa da spostare. 
«Questo è il nostro Laxus» commentò invece Fried, orgoglioso nel vederlo al centro dell'attenzione dell'intera città. 
«Sono un po' invidioso» rise Bickslow.
«Finge che gli dia fastidio, ma in realtà sappiamo benissimo che gli piace» ridacchiò Evergreen notando come cercasse di ignorare tutte le richieste che le venivano fatte. Priscilla si voltò verso il trio alle sue spalle, restando seduta per terra, e mostrò solo in quel momento il suo volto ricoperto di lacrime.
Si indicò con l'indice, tremolante, e tirò su col naso piagnucolando: «Ma ho partecipato anche io ai Giochi, perché nessuno mi riconosce?»
«Ecco...» mormorò una bambina dall'altezza che non raggiungeva nemmeno il metro. Ciondolando sui piedi, rossa in volto per la vergogna, si avvicinò alla ragazza a terra e balbettò con un filo di voce: «Tu sei la sorella di Laxus-sama, vero? Io mi ricordo di te. Posso avere un tuo autografo da portare al mio fratellone?»
Un attimo di gelo tra i Raijinshuu, sapendo che quello avrebbe dato a Priscilla il colpo di grazia.
«L'ha riconosciuta come la sorella di Laxus» sibilò Evergreen.
«E non lo vuole nemmeno per sé» commentò Fried.
«Probabilmente suo fratello è suo fan persino per i motivi sbagliati, quel pervertito» commentò Bickslow.
«Questa è una conclusione affrettata» gli disse Evergreen, ma la loro attenzione ora andava alla ragazza a terra. Avrebbe fatto una sfuriata, lo sapevano, si sarebbe messa a piangere come una bambina e forse forse se la sarebbe addirittura presa con quelle persone che continuavano a inneggiare Laxus ignorando lei. Senza contare il numero spropositato di voci femminili che aumentavano, nel chiamare il nome del ragazzo, cosa che sicuramente avrebbe fatto aumentare la sua gelosia. Era una tragedia.
«Pr-Pricchan» sibilò Fried, allungando una mano verso lei che ora sembrava paralizzata come una statua. La calma prima della tempesta. 
«Che carina!» strillò Priscilla, saltando al collo della bambina e stringendola come fosse una bambolina. Strofinò la propria guancia contro la testa della piccola, che ora rideva divertita per il trattamento euforico e amorevole che stava ricevendo... forse esagerato. Ma Priscilla sembrò essersi del tutto ripresa e dimenticata della faccenda, troppo emozionata per la sua piccola timida fan.
«Certo che ti faccio l'autografo! Te ne faccio quanti ne vuoi! Come ti chiami piccolo angioletto prezioso?! Quanto sei dolce! Mi ricordi tanto qualcuno...» aggiunse poi, senza però soffermarsi troppo su quella sensazione di familiarità.
«Eh?» mormorò Bickslow, inclinando la testa e chiedendosi a chi somigliasse quella bambina di cui Priscilla sembrava essersi ora innamorata.
«Capelli blu» notò semplicemente Fried, puntando gli occhi alla chioma colorata della bambina. Non ci fu bisogno di altro. Tutti e tre annuirono convinti, esclamando un semplice e ora comprensivo: «Ah, ecco».
Non somigliava per niente a Wendy, a dire il vero, ma il semplice fatto che fosse una bambina e che avesse in comune con lei la colorazione dei capelli era bastato per rasserenare l'animo tormentoso di Priscilla. 
«Ti porto a casa con me» decise infine Priscilla e Fried scattò furibondo, rimproverandola con un: «Non puoi rapire bambini!»
«Antipatico» bofonchiò Priscilla, contrariata ma comunque sottomessa alla sua volontà. Laxus riuscì a liberarsi dall'assalto delle persone, deciso a incamminarsi per andare a parlare con il mandante della sua richiesta. Fu per un po' scortato dalle continua voci adulatorie della gente della città, soprattutto le femminili che non smettevano di esclamare quanto fosse figo e affascinante.
I Raijinshuu gli andarono dietro, seguendolo, e subito dopo anche Priscilla si alzò lasciando sola la sua piccola fan con un foglio scarabocchiato che aveva la presunzione di chiamarsi autografo. Corse per raggiungerli, si avvicinò al resto dei suoi compagni giusto in tempo per sentire il mormorio perplesso di Laxus che si chiedeva, stranito: «Qualcuno vorrebbe davvero stare con me?»
Priscilla sentì come una fitta al cuore, un colpo di cannone che pareva averla raggiunta e centrata in pieno petto, demolendola definitivamente. Si portò una mano a stringersi gli abiti all'altezza del cuore e tornò a piangere, silenziosamente, in un'espressione sconvolta e addolorata. Dopo tutto quello che lei faceva e provava verso quell'uomo, davvero aveva dei dubbi in proposito? Come se non bastasse si era perfettamente reso conto degli atteggiamenti flirtanti di perfette sconosciute, li aveva  valutati e per come ne parlava sembrava non aver neppure disdegnato quelle attenzioni. Questo confermava solo le sue addolorate teorie: lui la vedeva sempre e solo come una sorella, non avrebbe mai letto nei suoi occhi l'amore folle che provava verso di lui. Le sue speranze erano state violentemente sbattute a terra, schiacciate dai piedi di decine di ammiratrici e belle donne che avevano sicuramente più possibilità di lei. Sempre troppo lontana, sempre alle sue spalle. 
Tremolante e piagnucolante, ferita a morte, Evergreen tornò a consolarla con un amorevole abbraccio e qualche carezza sulla testa. Poi un lamento attirò la sua attenzione e si voltò verso Fried, rimasto indietro di un passo, sorprendendolo nello stesso abbattuto stato emotivo di Priscilla. 
«Anche tu?! Perché?!» sussultò Evergreen.
«Ne ha distrutti due con un colpo solo, questo è il nostro Laxus!» rise divertito Bickslow notando come con una semplice frase, mormorata tra sé e sé, fosse riuscito a decimare le speranze e la voglia di vivere di ben due persone. 
«Mh?» si voltò Laxus, inconsapevole di cosa stesse accadendo ai suoi amici e per quale motivo. «Che vi prende?»
«Sono triste per questa povera gente» risposero in coro Fried e Priscilla, trovando in contemporanea la stessa scusa perfetta a cui aggrapparsi per non giustificare le loro lacrime. 
«Datevi una regolata, santo cielo» disse irritato e Priscilla e Fried reagirono aumentando il tono di voce nel loro pianto disperato, sentendosi oltretutto incompresi. 
«Povera piccola» disse Evergreen, materna, stringendo la ragazza al petto e accarezzandole i capelli. Dall'altro lato Fried si appoggiò a Bickslow, altrettanto disperato, ma al contrario di Evergreen Bickslow si tirò indietro e lo rimproverò con un: «Io non ti coccolo».
«Bene, bene, bene» la voce nasale di un ometto dall'altezza discutibile attirò la loro attenzione, interrompendo così quel patetico quadretto di disperati d'amore. Si avvicinò a loro, salutando con la mano e un caloroso sorriso sul volto, seguito da quello che sembrava in tutto e per tutto un maggiordomo.
«Salve, salve, salve» disse.
«Perché parla così, così, così?» mormorò Priscilla, ancora aggrappata al seno materno di Evergreen.
«Non lo so, non lo so, non lo so» rispose Evergreen, dando corda all'amica.
«Oh, il sindaco!» esclamò qualcuno dalla folla che avevano ancora alle spalle.
«Il sindaco?» chiese Laxus, camminandogli incontro. 
«Avete mandato voi la richiesta, giusto?» chiese Fried, ricomponendosi rapidamente e tornando al fianco di Laxus. 
«Salve, piacere di conoscervi» rispose il maggiordomo. «Questo è il sindaco di Borwatt, Mr. De Cybele» disse indicando l'ometto al suo fianco. «E io sono il suo segretario, Ga Maille» continuò e con uno scatto felino porse a tutti e cinque un biglietto da visita. «Sono stato io a mandare la richiesta»
«Ti ho osservato! To ho osservato!» disse ancora con voce nasale il sindaco. «Sei fantastico! Il più grande uomo del fulmine del mondo. Mi piaci. Sì, mi piaci molto».
«Questo tipo ha la voce da psicopatico, sembra un pervertito» sussurrò Priscilla, vicino all'orecchio di Evergreen che semplicemente annuì.
«Avete la vista acuta sindaco Cybele» osservò il suo segretario, con ammirazione decisamente eccessiva. Priscilla spostò lo sguardo su Fried, guardandolo in malo modo,e bofonchiò denigratoria: «Che somiglianza incredibile».
«Che?!» sussultò Fried, offeso per essere messo a paragone di quell'uomo che non aveva niente di simile a lui.
«Grazie a voi abbiamo di nuovo un buon clima» continuò il segretario. «Ma possiamo anche non parlare per strada. Se non vi dispiace, posso chiedervi di accompagnarci alla residenza del sindaco dove potrò spiegarvi nel dettaglio le nostre condizioni?»
«Certo» rispose Fried e l'intera squadra seguì così il segretario chiacchierone e il sindaco inquietante fino in cima a un'altura, dove sorgeva l'enorme villa lussuosa. Con lunghi corridoi, statue e colonne, sembrava più una reggia che una villa e questo dava un'idea della ricchezza che portava quell'uomo nonostante la città in molti punti cadesse a pezzi -probabilmente a causa dei fulmini. Vennero fatti accomodare su un divano, in un'enorme sala, e fu loro servito del tè e dei biscotti. Priscilla fu l'unica a non fare troppi complimenti, cominciando a bere e mangiare, poco dopo seguita da Evergreen, che prese solo il té, e Bickslow, anche se sicuramente più pacati ed educati. 
«Dunque, parlando dell'incarico» disse Fried, scuro in volto. «Quando è cominciato il fenomeno?»
Il volto del sindaco si fece più cupo e tenebroso, accusatorio nel rispondere infine con un tono del tutto diverso dal precedente: «Da quando sei arrivato tu, Laxus».
«Che scemenza» commentò Priscilla, senza troppi peli sulla lingua. «Abbiamo visto le nuvole e i fulmini da lontano, ben prima di mettere piede in città. Non può essere stato lui».
«Non parlo di oggi» disse il sindaco. «E' successo circa una settimana prima dei Grandi Giochi della Magia. Non ti ricordi?»
Laxus abbassò il volto, pensieroso, cercando sicuramente di ricordare. Poi si illuminò, colto da un pensiero. Sì, ora ricordava. 
«Avevo svolto un lavoro non troppo lontano da qui, ero di passaggio quella stessa sera» spiegò. «Un gruppo di delinquenti si è avvicinato, cercando di attaccare briga e gli dato una lezione».
«Ti sei messo a far rissa con dei ragazzini come un qualunque teppistello?» lo rimproverò Priscilla e lui, imbarazzato, ammise: «Ero un po' alticcio per l'alcol».
«Non è certo una giustificazione!» lo rimproverò. 
«Dunque... i fulmini hanno cominciato a cadere dopo quell'episodio?» chiese Laxus, diretto al sindaco.
«Esatto, sì!» disse il sindaco, sempre con lo sguardo furioso. «Borwatt era una prosperosa città di provincia, ma a causa dei fulmini non viene più nessuno, quindi ora siamo considerati una città fantasma. E ciò che ha dato inizio alla piaga dei fulmini è stato il tuo primo fulmine, quella sera».
«Che accuse infondate!» disse Evergreen, in difesa di Laxus, ma fu lui stesso a interromperla con un serio: «Aspetta» per poi rivolgersi di nuovo al sindaco. «Che cosa volete da me?»
«Beh, facile» sorrise il sindaco. «Libera la città dai fulmini».
«Liberarla?» mormorò Fried, pensieroso. 
«Sì! Dopotutto sei tu quello che ha dato inizio a tutto, perciò prenditene la responsabilità. È naturale, no?» disse sempre il sindaco, con un tono di voce decisamente diverso. Le accuse e ora quel tono che sembrava quasi volerlo prendere in giro, la forza con cui martellava il senso di colpa di Laxus l'avrebbe potuta percepire anche un idiota. Priscilla smise di mangiare e in silenzio restò semplicemente ad ascoltare. 
«I cittadini ti vedono come eroe, ma la tua sciocca rissa nel vicolo ha portato a tutto questo» aggiunse il segretario. «Se si venisse a sapere la tua reputazione e quella di tutta Fairy Tail cadrebbe. Abbiamo un accordo?»
Il silenzio cadde in maniera così improvvisa che sembrò avere la stessa consistenza di un mattone che cadeva sullo stomaco. Solo il rumore dei piattini, che venivano poggiati sul tavolino, ruppe quel silenzio. 
«Faremo sparire questi fulmini» decretarono semplicemente, nonostante sul loro volto non ci fosse nessuna traccia di positività. Quello non era un accordo, era un ricatto, e l'aver tirato in ballo la reputazione dell'intera gilda grattando così furiosamente il senso di colpa di Laxus non faceva che alimentare la rabbia in ciascuno di loro. Silenziosamente, uscirono e cominciarono a ripercorrere la strada a ritroso verso la città sotto a un cielo che nuovamente si era annuvolato e tuonava, pronto a scaricarsi. 
«Sta per ricominciare» sospirò Fried, notando con tristezza quanto poco ci avesse messo. 
«È una stronzata» disse Priscilla improvvisamente, a braccia conserte e tono severo.
«Pricchan!» la ripresero Evergreen e Fried, sorpresi dal suo tono e dal linguaggio. 
«Sono anni che Laxus usa il suo potere, non ho mai visto una cosa simile prima di oggi. Sicuramente non è la verità» disse severa.
«Non voglio mettere in dubbio che tutto sia iniziato da me, quel giorno. Ricordo la rissa, è plausibile» disse Laxus, pensieroso.
«Come se tu non avessi mai preso parte a una rissa! Ricordi tutte le volte che combattevamo io e te? Usavi molto più potere e non è mai successo niente di simile» lo ammonì Priscilla.
«Anche durante il combattimento alla cattedrale di Caldia hai dato tutto te stesso e non è successo niente di tutto questo» annuì Fried. «C'è sicuramente qualcosa di losco sotto».
«Quel tizio è il primo ad essere sospettato, per quanto mi riguarda» disse Evergreen, d'accordo con loro.
«Ho già provveduto a lasciare uno dei miei babies dentro una delle sue statue, non appena troverà qualcosa di compromettente verrà a riferircelo» spiegò Bickslow.
«Bene» disse Laxus. «Per il momento noi occupiamoci di questa scocciatura» disse alzando gli occhi al cielo che aveva già ripreso a tuonare.
«Conta pure su di noi» sorrise Bickslow.
«Dicci solo cosa fare. I Raijinshuu ti seguono perché credono in te!» disse Fried.
«Anche se dissipassimo ancora una volta le nuvole, queste torneranno a riformarsi» osservò Priscilla, guardando il cielo sopra le loro teste. «È come se fossero attratte da qualcosa».
«Ho una strana sensazione» commentò Laxus, riflettendo sulle parole di Priscilla. E rispose poco dopo al suo sguardo interrogativo: «Fin da quando siamo arrivati in questa città sono stato attirato dall'elettricità. Ho come la sensazione che la mia magia ne stia venendo attirata».
«Che sia lo stesso principio?» mormorò Priscilla, pensierosa. Poi si voltò verso Laxus, che ora le camminava a fianco, e sorridendo allegra esclamò come se avesse appena avuto una brillante idea: «Perché non dai un'annusata in giro come fa Natsu e seguiamo questa tua sensazione? Magari ci porterà alla fonte».
«Come Natsu?» chiese lui, guardandola offeso. «Per chi mi hai preso?»
«Per un Dragon Slayer» rispose prontamente Priscilla, beccandosi uno sguardo irritato dal ragazzo. «I Dragon Slayer fanno così! Anche Wendy e Gajeel annusano quando devono trovare qualcosa».
«Non paragonarmi a Natsu» disse lui, infastidito.
«Ti sei fermato lì? Guarda che ho detto altro dopo la parola Natsu» disse lei. A interrompere quel piccolo battibecco fu il rumore dell'elettricità che ora, più di prima, cominciava a vibrare nell'aria tra le pareti delle case. 
«Va sempre peggio» commentò lei, guardando preoccupata.
«Davvero qui vivono delle persone? E' pericoloso» si corrucciò Evergreen.
«Andiamo» disse Laxus, prima di iniziare a correre seguito dal resto del suo gruppo giù dalla collina, verso la città. Il rumore dei tuoni si fece sempre più intenso e l'elettricità statica si trasformò in vera e propria corrente elettrica che scoppiettava dentro vicoli e strade.
«Ce n'è molta più di prima» commentò Fried.
«Che sia la presenza di Laxus a stimolarla?» azzardò Priscilla, ma non le venne risposta. Si accorse di uno dei tuoni che scendevano verso di loro appena in tempo e con un colpo di vento riuscì a far spostare tutti quanti dalla sua traiettoria. 
«Ma che...?» balbettò Fried. Altri scesero verso di loro, uno dopo l'altro, mentre altri ancora corsero lungo la strada come veri e propri serpenti di elettricità puntando ancora verso di loro.
«Tch» disse Priscilla tra i denti e di nuovo, tenendo l'intero gruppo intrappolato dal suo vento, riuscì a muoverli in modo da tale da schivare i vari colpi.
«Perché ci puntano?» disse Evergreen.
«Puntano me» rispose Laxus. «Pricchan! Pensa a loro» ordinò e senza esitare Priscilla lasciò libero Laxus, permettendogli di allontanarsi e correre avanti. Il ragazzo intercettò uno dei fulmini e lo colpì con un pugno, assorbendolo all'interno del proprio braccio. Poi un altro e un altro ancora, e ancora. Priscilla, notando come l'intervento di Laxus avesse placato gli attacchi verso di loro, poggiò i suoi compagni nuovamente a terra. 
«Non sono sicura, ma posso provare a usare l'Aerial Perception per scoprire se c'è un punto d'origine» azzardò.
«Laxus! Ti stai sovraccaricando» disse Fried preoccupato, vedendo come pian piano a furia di assorbire elettricità l'uomo stesso stesse cominciando a risplendere e emettere scariche. 
«Non ho altra scelta! Se non l'assorbo voi e la città potreste restare feriti» rispose Laxus, continuando a colpire l'elettricità che gli arrivava addosso. 
«Non ha senso, se veramente c'è un generatore di fondo non si consumerà mai» disse Priscilla preoccupata. Evergreen si voltò verso di lei e le disse: «Pricchan! Fallo! Cerca il punto d'origine, ci occupiamo noi di voi e di tenere la zona al sicuro».
«Ok» annuì Priscilla prima di fare un grosso sospiro. Chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di prendere il pieno contatto con l'aria che la circondava, il suo elemento. Intorno a sé sentì le voci dei suoi compagni che richiamavano le proprie mosse, combattevano, e il crepitio dell'elettricità che continuava ad arrivare addosso a loro. Altri due respiri profondi e infine fu pronta.
«Aerial Perception!» chiamò e in quell'istante sentì come se il proprio corpo esplodesse e si frantumasse in mille particelle. Si allargava, la sua percezione e sensazione si allargava con rapidità incredibile, inglobando al suo interno tutto quello che li circondava. Riuscì a sentire e vedere i movimenti di Evergreen, le mosse di Bickslow, il respiro affaticato di Laxus. Alzò il mento, allargò il petto, e ne assorbì di più. Più aria, più spazio, si infilatrava nelle case, vedeva e sentiva le persone al loro interno. I pianti di paura, le rassicurazioni dei genitori ai propri figli. E l'elettricità. Tutta quell'elettricità pizzicava l'aria stessa ed era come se pizzicasse la sua stessa pelle. Si corrucciò, sentendola come fastidiosa, ma poter usare quella mossa su quel genere di magia le permise di capire una cosa molto importante: quella era proprio l'elettricità di Laxus. La poteva riconoscere, l'aveva avuta sulla pelle talmente tante volte che ormai la conosceva a memoria. La sua consistenza, il suo prurito, il calore e il pizzicore, erano caratteristici. E infine riuscì a sentirla: c'era una zona, non troppo lontana, dove più di altri posti l'elettricità era concentrata. Un tombino appena sotto una fontana spenta, riuscì a intrufolarsi tra le grate ed entrare con la propria percezione all'interno delle fogne dove l'elettricità era incredibilmente maggiore. 
«Trovata!» esclamò infine. 
«Che rapidità!» disse Bickslow, con un sorriso orgoglioso.
«Nelle fogne» disse Priscilla, riaprendo gli occhi e cominciando a correre. «Laxus, vieni!»
«Lasciate fare a noi qui» disse Evergreen verso i due che annuendo si allontanarono rapidamente. 
«Ce la faranno?» chiese Priscilla, lanciando uno sguardo alle sue spalle preoccupata. 
«Non preoccuparti. Sanno come gestire una cosa come questa, sono in gamba»  la tranquillizzò Laxus e quella frase ebbe molto più effetto di quanto avesse potuto immaginarsi. Laxus nel corso della missione aveva nominato la gilda, si era preoccupato per la reputazione di Fairy Tail, si era preoccupato per quei cittadini, per i suoi stessi amici e ora dimostrava di avere fiducia nelle persone che aveva accanto. Vederlo in quel modo, così legato a qualcuno nonostante il carattere burbero e il passato tormentoso dove non aveva fatto che odiare tutti quanti, era miele per il cuore. Quello era il Laxus che Priscilla conosceva e di cui si era innamorata tempo addietro, il Laxus che si preoccupava e che accudiva gli altri. Più lo notava e più la gioia la portava a sorridere. 
«Lì» disse infine, indicando la fontana spenta e lo scolo ai suoi piedi. «Là sotto».
«Questo è il posto dove ho atterrato quella gente, ora che ci penso» mormorò Laxus, guardandosi attorno.
«Il che avrebbe senso» disse Priscilla, usando un turbine di vento per aprire la grata e permettere a entrambi di entrarci dentro. Si guardarono attorno nell'istante in cui poggiarono i piedi sul rialzo in pietra di quella che era una fogna, accanto a loro viscide e putride acque puzzolenti scorrevano ma proprio quell'umidità aiutava l'elettricità a intensificarsi. Priscilla guardò dietro di sé e poi davanti, prima di indicare la strada e tornare a correre seguita da Laxus. 
«Eccolo lì» disse infine lei, indicando quella che era un'enorme sfera di energia ed elettricità. 
«Quella è la mia elettricità» constatò Laxus, riconoscendo il tocco della propria magia. 
«È come concentrata in quel singolo punto, è da lì che nasce e si rigenera in continuazione» commentò Priscilla. «Ancora non capisco come sia stato possibile però».
«In qualche modo deve essere successo» disse Laxus. «Non mi interessa come, metterò fine a questa cosa».
«Come hai intenzione di agire?» chiese Priscilla.
«La colpirò» disse lui e lei lo guardò perplessa e stranita, mormorando un semplice e confusissimo: «Eh?».
«Userò l'elettricità che ho assorbito fino ad ora per neutralizzarla» cercò di spiegare lui.
«Non credo sia una buona idea» tentò di prendere parola lei.
«Ne hai una migliore?» la provocò lui.
«Beh... no» mormorò, pensierosa. «Però se è un nucleo che attira elettricità non penso che lanciargliene addosso dell'altra serva a neutralizzarla».
«Userò la potenza del colpo per neutralizzare il nucleo, così il resto dell'elettricità semplicemente si scaricherà e si disperderà. L'importante è eliminare la fonte che la attira» spiegò lui, avvicinandosi all'enorme sfera che, come attratta dalla sua presenza, reagì scaricandogli addosso altra elettricità. 
«Il metodo Fairy Tail, eh? Beh, di solito funziona... oppure ti manda su Edoras, ma di solito funziona!» disse lei, arretrando di un passo per riuscire a proteggersi dall'elettricità scaricata dal nucleo che cominciava a diventare sempre più reattivo e pericoloso. 
«Quel metodo non ha mai avuto senso» disse Laxus con un sorriso divertito e Priscilla ricambiò l'ilarità, confermando: «Sono d'accordo. Forse proprio per questo funziona».
«Bene» disse lui, tirando indietro il pugno e caricando tutta la forza che aveva in un attacco segreto da Dragon Slayer. Il rombo del colpo fu enorme, tanto da stordire, e la sfera esplose letteralmente in un'onda micidiale di elettricità e potenza. Esplosione che si restrinse, senza dilatarsi e infine colpì il suolo in un solo minuscolo punto fino a scaricarsi e scomparire. Laxus guardò sorpreso la scena che ora si presentava calma, priva di qualsiasi scarica. Il suo piano era riuscito, ma ciò che lo sorprendeva era che la sfera non fosse esplosa e non avesse causato danni, ma semplicemente si fosse scaricata a terra. Alzò lo sguardo, attirato da un'ombra, e solo allora notò delle nuvole nere sopra la sua testa che andavano lentamente dissipandosi fino a scomparire. Riconosceva quella magia. Si voltò verso Priscilla che ora cadde in ginocchio, ansimando  e tremando per la fatica. 
«Pricchan» la chiamò preoccupato, avvicinandosi a lei. Si inginocchiò e la prese per le spalle, aiutandola a stare dritta.
«Sei un vero idiota» disse lei semplicemente, senza aggiungere molto altro. Le labbra tirate in un sorriso, nonostante la fatica nell'evocare una magia in grado di contenere e manipolare l'elettricità. La magia Tempesta era una magia che Laxus stesso le aveva insegnato sfruttando la sua capacità del controllo molecolare e il poter ricreare nuvole e tempeste. Non poteva generare veri e propri fulmini, se non qualche piccola scintilla, ma l'avere il controllo dell'ambiente molecolare le permetteva di creare una specie di strada dove costringere i fulmini di Laxus, o più in generale l'elettricità, a percorrere. Un modo per manipolarli, costringendoli ad andare dove voleva lei. Non la usava spesso e non era una magia semplice, per questo il suo modo di utilizzarla era sempre molto grossolano e la stancava incredibilmente. Ma nonostante tutto, era riuscita a prendere il controllo dell'esplosione che Laxus stava per generare e direzionarla al suolo, per scaricarsi ed evitare così di distruggere l'intera città. In qualche modo gli aveva coperto le spalle, sacrificandosi molto. 
«Sei davvero uno stupido casinista» ridacchiò. «Come tutti gli altri membri di Fairy Tail».
Lui era come tutti gli altri, lui era un membro di Fairy Tail esattamente come gli altri e quel semplice gesto, secondo lei, lo dimostrava. A nessuno importava più cosa avesse fatto, i sentimenti di astio nei confronti della gilda da tempo erano spariti e per quanto avesse da sempre pensato di essere diverso, di essere migliore, era esattamente come loro. Anche lui faceva parte di quella famiglia. Priscilla l'aveva offeso, chiamandolo idiota e stupido, ma mai un'offesa era stata tanto apprezzata.
   
 
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