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Autore: AlexSgrilli97    22/05/2020    0 recensioni
Mirko ha 17 anni e si trasferisce con la madre a Tokyo, finalmente lei ha trovato un lavoro che non la obbliga a cambiare città ogni due o tre mesi.
Qui Mirko inizierà la scuola, un anno indietro rispetto ai suoi compagni, qui dovrà farsi delle radici.
Sarà qui che conoscerà Kaito, un ragazzo molto socevole e di un anno più picolo di lui, oltre a Maiko, sua nuova compagna di classe.
[Yaoi, scolastico]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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2- Scuola

 

Il trasferimento era completato.

Adesso vivevano nella nuova casa, raggiunta da ormai qualche giorno. Stavano ancora sistemando i vestiti e i vari oggetti, mentre dei professionisti si occuoavano dei mobili.

Era un appartamento abbastanza grande, vicino al centro e alla metropolitana, in una palazzina. L'università non era distante, così che anche per sua madre raggiungere il suo posto di lavoro non sarebbe stato difficile.

-Mirko? Domani inizi la scuola, giusto?- Chiese sua madre, mentre finivano di sistemare dei libri nella libreria del salotto.

La casa era su un unico piano, provvista di soggiorno, angolo cottura e due camere da letto.

-Sì.- Rispose il ragazzo.

-Senti, ti va se stasera ordino da asporto?- Propose la donna e il ragazzo annuì. Gli sarebbe andato bene di tutto, gli bastava finire di sistemare quella roba. Non ne poteva più.

-Quello che vuoi. Fai tu.- Le rispose.

Finirono a cenare poche ore dopo, a base di sushi, ormai i professionisti erano andati via.

-Comunque dovresti iscriverti a qualche club...- Iniziò la madre.

-Mamma...- Cercò di tagliare corto Mirko.

-Dico davvero. Va bene non essere molto socevoli, ma se ci stabilizziamo qui... dovresti farti degli amici...- Sospirò. Avrebbe finito per darle retta, già lo sapeva.

-D'accordo, ma cercherò qualcosa di tranquillo.- Sua madre sorrise, prima di tornare a mangiare.

Quella sera finì a leggere un libro, I viaggi di Guliver, mentre sua madre passò la serata al telefono con alcuni amici.

Si addormentò abbastanza presto, con la sveglia puntata alle sette.

Infatti, nove ore dopo, suonò e Mirko si svegliò di scatto.

Doveva andare a scuola, nella sua nuova scuola.

Scese dal letto e andò in cucina, trovando sua madre che già faceva colazione.

-Anche io inizio a lavorare oggi.- Gli spiegò,mentre lui si preparava un thè.

Sua madre andò in bagno, mentre lui faceva colazione col thè e dei biscotti.

Subito dopo colazione andò a vestirsi, indossando il suo miglior abito -ancora doveva arrivargli l'uniforme- e prendendo lo zaino.

Uscì di casa alle sette e mezza, lasciando sua madre che ancora finiva di prepararsi, per poi avviarsi alla metro.

Era abituato a prendere la metro, anche se non l'aveva quasi mai presa da solo.

Negli anni aveva sempre studiato da casa, si presentava nella scuola di turno solo per dimostrare che era pronto a passare all'anno successivo tramite dei test. Forse il suo carattere negli annie era peggiorato proprio per questo motivo.

Arrivò alla metro poco dopo -distava cinque minuti a piedi- usando google maps per sicurezza, e cercò il mezzo che lo avrebbe portato davanti a scuola.

Binario tre, sarebbe arrivato a breve.

Corse rapidamente a fare il biglietto. Purtroppo ancora non aveva il mensile.

Salì sulla metro appena in tempo, alle sette e quaranta.

Era pieno di gente, ma come al solito Mirko la calcolava poco o nulla, preferendo limitarsi a rimanere immerso nei suoi pensieri e osservare, di tanto in tando, il cellulare.

Il viaggio fu breve, dieci minuti, quindi scese, passando in mezzo a una moltitudine di persone, alcune dirette a lavoro, altre a scuola proprio come lui.

Attivò il mams e notò che la scuola si trovava a pochi minuti a piedi.

Era in città, quindi si ritrovò costretto a passare per strade molto affollate e trafficate.

Osservò la città. I grattaceli, i negozi... camminò mentre i suoi occhi si posavano sui vari negozi e alcuni ristoranti.

Improvvisamente, mentre camminava si ritrovò ad essere travolto da qualcosa, per poco non cadde per terra.

Era talmente sorpreso e concentrato sul non perdere l'equilibrio che non riuscì a tradurre ciò che la persona davanti a lui gli disse, recependo solo una strana parola incomprensibile.

Alzò lo sguardo e vide un ragazzo probabilmente della sua età, capelli corvini tenuti corti, occhi del medesimo colore, longilineo e sul metro e sessanta. Aspetto tipicamente orientale.

-Scusami!- Stavolta comprese.

-Fa' nulla...- Rispose Mirko, per poi sistemarsi meglio lo zaino sulle spalle.

-Senti... la scuola Suzuki è qui vicino, giusto?- Decise di chiedere informazioni per maggior sicurezza, visto che sembrava uno studente.

-Certo. Ci sto andando pure io. Sei nuovo?- Mirko annuì.

-Per favore, puoi parlare più lentamente?- Chiese, notando che il ragazzo parlava molto rapidamente e lui si trovava in difficoltà a tradurre.

-Certo. Sei nuovo? Ti sei trasferito da poco?- Sospirò. Aveva trovato un ragazzo davvero troppo loquace.

-Già.- Tagliò corto, mentre camminava con lui.

-Parli bene giapponese, per non essere di qui...- Mirko alzò gli occhi al cielo.

-Imparo in fretta.- Si strinse nelle spalle.

-Lo vedo.- Commentò.

E lui che credeva i giapponesi meno inclini ai grandi dialoghi...

-Di qua.- Gli disse, indicandogli alla loro destra.

Mirko lo seguì, entrando in una strada secondaria, per poi ritrovarsi, alla fine del vicolo, un edificio Alto e possente. Vi era un giardino esterno su quattro lati e si poteva vedere benissimo un campo da calcio e uno da tennis.

-Siamo arrivati!- Gli disse, indicandogli la struttura.

Il cancello era aperto e Mirko notò che davanti al portone vi erano già diversi ragazzi, probabilmente gli altri erano già dentro.

-Che classei sei?- Chiese il ragazzo e Mirko si strinse nelle spalle.

-Non lo so.- Comunque... grazie.- Si limitò a dirgli, entrando nell'edificio, sotto lo sguardo di alcuni dei ragazzi.

Fino a quel momento non ci aveva pensato molto, ma effettivamente era lo straniero.

Entrò nell'atrio, dove vide i cartolloni appesi con i nomi degli studenti e le classi.

Si avvicinò e cercò la sua aula.

Terza E, secondo piano.

Notò le scale che portano ai piani superiori e subito si avviò verso di esse, senza porre particolare attenzione al resto.

I corridoi erano puliti, lucidi. Notò tanti ragazzi alle macchinette, altri già in classe.

-Anche tu al secondo piano?- Si voltò e se lo ritrovò davanti.

Per poco non imprecò.

-Prima sei sparito molto rapidamente...- Esattamente... pensò, sospirando in modo appena visibile.

-Già... classe mia è qui.- Ammise e l'altro sorrise.

-Anche la mia. Comunque, piacere. Sono Kaito.- Allungò la mano e Mirko la strinse.

-Mirko.- Si limitò a dirgli, notando la stretta forte ed energica di Kaito, per poi guardarsi attorno.

-Ciao. Ci vediamo in giro.- Lo salutò, entrando in un'altra aula, la terza D, che era accanto a loro.

Troppo socevole, pensò Mirko.

La E era lì vicino, per fortuna.

Entrò in aula, notando i ragazzi già seduti e il docente già alla cattedra.

-Sei quello nuovo?- Chiese, parlandogli in un inglese stentato.

-Sì. Sono Mirko Vettori.- Rispose calmo. Era, forse per fortuna, privo di accento. Aveva viaggiato molto e questo gli aveva permesso di azzerare quasi del tutto ogni parvenza di accento straniero.

-Entra pure. Prima di sederti, per favore, presentati alla classe. Dì qualcosa di te.- Lo intimò e Mirko mise in piedi davanti alla classe.

Non aveva mai fatto una presentazione del genere.

-Sono Mirko Vettori.- Un attimo di silenzio e l'assenza di cose da dire, per poi sospira e riprendere a parlare.

-Mi sono trasferito da poco.- Spiegò e un ragazzo lo guardò curioso.

-Di che origini sei?- Chiese e Mirko si strinse nelle spalle.

-Sono nato in un paesino in Inghilterra e mia madre è italiana.- Spiegò calmo.

-Dai, siediti.- Il docente gli indicò un posto libero accanto ad una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi color nocciola, probabilmente sul metro e cinquantacinque, quindici centimetri in meno di Mirko.

-L'uniforme l'hai ordinata?- Chiese l'uomo, mentre Mirko si sedeva.

-Sì.- Si limitò a rispondere, tirando fuori il quaderno.

La lezione era di matematica, il docente era anche il coordinatore della classe.

Alle undici suonò la campanella della ricreazione e molti dei ragazzi uscirono fuori dall'aula.

-Io sono Maiko.- Si presentò la sua compagna di banco e Mirko le strinse la mano. Per fortuna la ragazza parlava in modo abbastanza scandito.

-Alla fine delle lezioni devi iscriverti per i turni di pulizia.- Aveva sentito pure questa... annuì.

-Va bene. Dove?- Chiese e Maiko indicò dei fogli appesi alla parete dell'aula.

-Lì. Metti il tuo nome. Poi, a seconda dei giorni tocca a un gruppo diverso pulire tutta l'aula e parte del corridoio, assieme a gruppi di altre classi.- Iniziò a spiegargli, tirando fuori una mela.

-Ti va un pezzo?- Chiese, notando che Mirko non aveva la merenda.

-Grazie.- Le rispose, prendendo il pezzo.

Sembrava gentile e tranquilla.

-Senti...- Magari lei non avrebbe iniziato a parlare a raffica... -Che club ci sono?- Chiese, a scopo informativo, mentre iniziava a mangiare.

-Tanti...- Iniziò, alzandosi e appoggiandosi al muro, -... club di tennis, di calcio, di nuoto... di lettatura, di teatro... di dipinto... io faccio parte di quello di dipinto. Quale ti interessa di più?- Chiese, morsicando la mela.

Mirko ci pensò su, mentre finiva di mangiare.

-Più o meno a club quante persone sono?- Altra domanda fondamentale per poter prendere una decisione definitiva.

-Dipende.... a calcio ci trovi tante persone, per lo più ragazzi. Saranno veramente una trentina. A nuoto saranno una decisa... quello con meno gente è dipinto, purtroppo. Siamo in cinque e considerando qualche assenza spesso siamo in quattro.- Ottimo. Certo, non era il nuovo Picasso o il nuovo Van gogh, ma poteva imparare e in fondo un poco se la cavava nel dipinto.

-Club ideale.- Rispose, alzandosi per sgranchirsi le gambe.

-Davvero?- Chiese sorpresa Maiko, sorridendo.

-Ottimo! Dopo le pulizie aspettami, che ti porto a iscriverti, se vuoi. Poi ti mostro la sede e ti dico tutto.- Disse, palesemnte entusiasta.

-Grazie mille.- Le rispose, per poi sentire la campanella della fine della ricreazione e tornare a sedere.

 

 

 

 

 

 

 


Maiko: Fanciulla danzante


Kaito:    Il grande carro che si emerge nel mare



Maiko in realtà è un nome usato spesso per indicare le giovani geishe, raramente è un nome proprio. Kaito, invece,è molto più comune.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

   
 
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