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Autore: Itachi95    23/05/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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13. CHIAMATA
 
«Gray-sama!! Juvia ti ha cucito questo pupazzetto con le sembianze di Juvia per regalartelo!».
«E cosa dovrei farmene!», chiese esasperato il ragazzo.
«Guarda!», la ragazza tirò fuori un pupazzetto con le sembianze di Gray, «questo lo terrà Juvia! Così se qualche volta il dolce Gray vorrà giocare con i pupazzi basterà che chiamerà Juvia a casa sua, in modo che si possa giocare insieme», disse la ragazza tutta sognante.
«Di che diamine parli! Io non gioco con i pupazzi! E poi che razza di giochi dovrei fare con delle specie di bambole che ci somigliano!». Gray rimise il pupazzo nelle mani di Juvia e si allontanò visibilmente imbarazzato.
«A quanto pare Gray-sama non è il tipo da pupazzi, allora Juvia proverà a preparati qualcosa di squisito da mangiare, magari del buon pane, cosicché dopo Gray sarà obbligato a sdebitarsi con Juvia!».
«Ma anche no!!».
«Tsk…». Krono aveva visto tutta la scena seduto, con la schiena contro il bancone della gilda.
«C’è qualcosa che non va Krono?», gli chiese Mirajane.
«Non riesco a capire cosa passi per la testa di quel minchione di Gray. Se io avessi una ragazza stupenda come Juvia che mi muore dietro come minimo le salterei addosso cinque volte al giorno».
«Krono!».
«È poco?», chiese sorpreso.
«M-ma no!».
«Non è che per caso Gray preferisce la compagnia degli uomini alle donne».
«Ma allora!».
«Che c’è!?», fece il corvino ingenuamente, «sarebbe spiegato il motivo per cui la tiene sempre alla larga… e forse anche perché si denuda così spesso… no forse solo il primo».
«Non credo, forse non sa semplicemente come comportarsi».
«Bah! Che spreco».
«Bene io ho finito, per oggi», appoggiò il bicchiere appena asciugato e si allontanò.
Krono rimase lì ad osservare quello che accadeva intorno. Al loro rientro da Crocus avevano ricevuto un’accoglienza trionfale, con tutti gli onori dovuti alla gilda che aveva trionfato al Palio, perfino quelli della gilda Twilight Ogre che fino a qualche mese prima li umiliavano e maltrattavano si erano mostrati rispettosi e gentili. Il sindaco aveva inoltre fatto ricostruire il vecchio edificio della gilda, era imponete.
“Dunque era così che Fairy Tail si presentava a i suoi tempi d’oro”, aveva pensato durate i lunghi festeggiamenti che erano seguiti alla riapertura. Nel giro di pochi giorni era arrivate decine di maghi che chiedevano di unirsi alla gilda e in poco tempo la gilda si era riempita di persone.
“Addio tranquillità”.
Da quando era rientrato Krono non si era più mosso. Non aveva preso altre missioni, d’altro canto non ne aveva bisogno, di soldi ne aveva ancora abbastanza. Aveva passato le sue giornate a passeggiare distrattamente per la città o in quella gilda di casinisti.
Sospirò.
“Alla fine, il Palio è stato solo una grossa perdita di tempo. Tartaros non si è rivelata. Ho dovuto mostrare i miei poteri e la mia vera natura a tutti, senza poter ottenere nulla. Il demone che ha sterminato il mio villaggio è ancora in giro, chissà dove. Cosa strana è che il consiglio non mi abbia ancora convocato. Forse alla fine i miei poteri non li preoccupano più di tanto… a pensarci bene forse non è stato proprio una perdita di tempo andarci. Il Palio è stato seguito in tutta Fiore, forse anche Malphas in qualche modo è venuto a conoscenza del combattimento tra me e Rio, in tal caso mi basterà solo pazientare, sarà lui a venire da me”.
«Allora che ne dici del vecchio edificio della gilda ragazzo!».
Krono si ridestò dai suoi pensieri, voltandosi, vide Makarov seduto a gambe incrociate sul bancone con un boccale di birra in mano.
«Vedo che eri in contemplazione. Anche tu hai potuto finalmente vedere la vera magnificenza di Fairy Tail».
«Esatto, proprio così. L’edificio a cui ero abituato non era niente a confronto, sono esterrefatto».
«Non mi risulta che tu ti sia mosso molto negli ultimi giorni. Hai detto di aver partecipato al Palio solo per trovare quel demone, ma che alla fine non è servito a niente. Cosa hai intenzione di fare ora?».
«Non è detto che non sia servito proprio a niente. Ad ogni modo per ora aspetterò, ad essere sincero non ho la minima idea di cosa fare per trovarlo e non ho neanche voglia di fare nulla. Spero solo che si mostri a breve, altrimenti dovrò rimettermi alla sua ricerca come ho fatto fino ad ora».
«La gilda si è ripopolata, hai stretto amicizia con qualcuno dei nuovi membri?».
«Ma figurati! Ho cercato di rimanere distaccato con i nuovi membri e anche i vecchi sembra che mi evitino, almeno quasi tutti. Conoscere il mio passato e la mia missione sembra che li abbia turbati, anche la decisione di rimanere in gilda non credo sia stata apprezzata da alcuni».
«Perché non provi tu ad avvicinarli? Forse non sanno semplicemente cosa dirti, dopo quello che ci hai raccontato potrebbero non sapere bene come interagire con te».
«Non ne ho la minima intenzione. Voglio solo restare per conto mio».
«Qui da solo ad annoiarti?».
«Non la riguarda. A proposito non vedo la Prima da un po’».
«Probabilmente sarà ritornata su Tenru».
«Buongiorno! Master va tutto bene!».
«Sta forse elogiando la grandezza della gilda a quel capellone».
“Capellone”?
Krono si voltò e vide Macao e Wakaba avvicinarsi.
«Stavo parlando un po’ con lui», rispose Makarov.
«Allora Krono hai visto è questa la vera forma di Fairy Tail! Quello che hai visto negli ultimi anni non era niente», gli disse Macao trionfante.
«Scommetto che ci hai considerato sempre una gilda di falliti, ma oramai ti devi ricredere», aggiunse Wakaba.
«Vi ricordo che mi sono unito alla gilda di mia spontanea volontà, nonostante foste in declino», ma non stette a protestare più di tanto, in fondo le parole di Wakaba non si discostavano molto dalla realtà.
«Inoltre questo nuovo edificio è migliore del precedente, ci sono anche i bagni, abbiamo già fissato i turni, ora spetta alle ragazze», disse Makarov.
«I bagni?» fece incredulo Krono.
«Esatto, le ragazze ci vanno sempre… eheheh, anche adesso», Macao aveva già la faccia rossa con del sangue che gli colava dalle narici.
«Vedi di calmarti vecchio pervertito, ormai hai una certa età non dovresti pensare a certe cose».
«Ma smettila di assillarmi ogni volta, sono ancora abile come un tempo, la tua è tutta invidia, mentre io esco a divertirmi con le belle ragazze tu devi ritornare da quella racchia di tua moglie!».
«Ma come ti permetti! Divorziato! Quali belle ragazze. Non sei neanche riuscito a tenerti tua moglie e vieni a criticare gli altri!».
«Finitela tutti due!», intervenne Makarov, «Krono perché non aspetti e poi va a farti un bel bag… ehii!», si voltò dove si aspettava di vedere il corvino, ma non trovò nessuno. Si girò verso gli altri due, «avete visto dov’è sparito Krono per caso?».
 
Krono camminava completamente nudo nel bagno della gilda. Aveva solo un piccolo asciugamano legato ai fianchi, per coprirsi. D’altro canto, i lunghi capelli gli coprivano gran parte del corpo, quindi alla fine, ad eccezione di gambe e braccia non mostrava molta pelle più del solito.
“Eheheh, non so perché lo sto facendo, forse la noia accumulata negli ultimi giorni mi ha deteriorato le funzioni cerebrali. Oppure mi sono immedesimato un po’ troppo nella parte? Va beh, non importa, sono proprio curioso di vedere le ragazze lavarsi. Diciamo che faccio un controllo… una verifica sul corretto funzionamento dei nuovi bagni, si”.
Scostò la tenda che segnava l’ingresso dei bagni. Sentì subito il rumore dell’acqua. Si era spostato la frangia in modo da avere entrambi gli occhi scoperti.
“C’è qualcuno che si sta lavando, bene”.
Non si ritrovò subito al centro del bagno, aveva avanti una parete, per impedire a chi passava fuori di sbirciare dentro. Percorse qualche passo verso destra per arrivare alla fine della parete e li si avvicinò ad essa, quasi appiccicato e si sporse con la faccia per vedere dentro. La grande vasca era vuota.
“Uffa”.
Squash! Splash.
Un rumore d’acqua attirò la sua attenzione.
Vide Mirajane seduta nella zona docce intenta ad insaponarsi, circondata da una leggera nebbiolina di vapore acqueo. Era girata di schiena, quindi Krono non poteva vedere molto, solo il fianco dell’abbondate seno e le sue curve generose. Cercò di sporgersi un po’ oltre per cercare di vedere altro ma si bloccò. Mirajane aveva iniziato a canticchiare. Canticchiava con la bocca chiusa, non parole ma solo suoni, suoni dolci, morbidi e delicati. L’aveva già sentita cantare e nonostante avesse trovato che possedesse davvero una bella voce non ne era mai rimasto così rapito come in quel momento, forse, anche complice la situazione particolare di calma e serenità che la circondavano. Krono era paralizzato, no, incantato. Quella visione, quella melodia gli trasmettevamo un senso di pace e tranquillità che credeva di non essere più in grado di provare. Stette lì, immobile, a bearsi di quelle sensazioni, ad ascoltare quei suoni, ad osservare quella ragazza, forse l’unica persona della gilda, esculo il master, che si era dimostrata sempre gentile e socievole con lui, sia prima che dopo il Palio. La vide lavarsi per bene e poi versarsi una bacinella d’acqua per risciacquarsi. Perse del tutto la cognizione del tempo, ma ad un tratto si rese conto di sentire dei rumori. Rumori di passi. O meglio rumori di passi di piedi su un pavimento umido e bagnato.
«Krono!?», fece una voce scioccata alle sue spalle.
Ad un tratto la sensazione di pace provata da Krono scomparve, per lasciare spazio ad un forte senso di vergogna e imbarazzo.
Si volto e quello che vide gli fece venire voglia di sprofondare nel terreno, aveva spalancato la bocca e gli sembrava che fosse caduta fino per terra. Di fronte a lui c’erano: Lucy, Cana, Lisanna, Juvia, Levy e Wendy che lo guardavano ad occhi sgranati. Non erano completamente nude erano tutte coperte con un asciugamano intorno al corpo, Krono si sorprese di trovarsi un po’ deluso da questo.
“Beh, almeno tra loro non c’è…”.
Clash clash clash. Rumore di altri passi.
Il corvino la vide farsi largo tra Lucy e Cana, completamente nuda, teneva l’asciugamano sulla spalla.
“Erzaaaaaaa!!!!”.
Un’ondata di panico lo assalì.
«Che c’è ragazze perché vi site fermat…», la ragazza si bloccò appena lo vide. Il suo sguardo passò dallo stupore, alla rabbia, alla più totale furia nel giro di un secondo.
“Sono morto, ma proprio tanto tanto morto”.
«Tu…», disse a denti stretti.
Si era bloccata in piedi, le mani strette in rigidi pugni.
Nel notare il suo splendido corpo gli angoli della bocca gli si piegarono all’insù e del sangue cominciò a colargli dalle narici. Furono delle reazioni del tutto involontarie e senza controllo alcuno ma non fecero altro che crescere la collera della rossa. Iniziò a camminargli incontro, un costume da bagno le comparve addosso, per coprirle almeno le parti più hot.
«Tu…schifoso depravato pervertito maiale!», era furente di rabbia.
Tuttavia, teneva un’andatura stranamente calma e rilassata ma che non fece altro che aumentare l’ansia del ragazzo. Provò a muoversi ma aveva il corpo letteralmente paralizzato, non seppe dire se era per il terrore o per l’eccitazione che gli dava l’aver visto Titania nuda, ma comunque era bloccato. Vide la ragazza far apparire una gigantesca mazza chiodata e caricare il colpo. Cercò di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì.
“S-s… s-se è qu-qu… q-questa la mia fine almeno voglio morire c-contin… nuando a guardare questa b-bellezza”.
 
«Mmm mmmm mmmhf», finito di lavarsi Mira rimise la bacinella al suo posto e si alzò per dirigersi nella grande vasca.
SBANGGG!!! CRASHHH!!
Mira si voltò di soprassalto, da dove aveva sentito arrivare quel rumore improvviso. Non vide nulla. Si accorse di un’apertura nel soffitto però, un buco dalla forma di una sagoma umana, lo fissò perplessa.
«Allora Mira com’è l’acqua? Calda?».
«Erza? Cos’è stato quel rumore? E perché quella cosa è sporca di sangue?», chiese con preoccupazione alla rossa osservando l’enorme mazza chiodata che sgocciolava sangue un’estremità.
«Ahh! Niente di cui preoccuparsi. Ho solo schiacciato uno scarafaggio. Allora ragazze che fate li impalate? Vogliamo lavarci insieme o no?», disse tutta sorridente.
Mira vide le ragazze avvicinarsi quasi intimorite, sembravano scioccate. Decise di lasciar perdere di immergersi nella grande vasca d’acqua calda, ne aveva davvero bisogno.
 
Krono camminava per la strada centrale di Magnolia, diretto verso la gilda.
L’ultima cosa che ricordava era le incredibili tette di Erza a distanza ravvicinata, poi più nulla. Si era risvegliato nel boschetto di fianco alla citta in una pozza di sangue, con tutta la faccia macchiata di rosso. Titania non ci era andata di certo leggera, colpendolo in faccia con tutta la sua forza.
“Se prima non le ero simpatico non oso immaginare ora, meglio starle alla larga per un po’, magari anche per il resto della vita”.
Era rimasto privo di sensi per un giorno intero, una persona normale sarebbe di certo morta in seguito ad un colpo del genere, anzi probabilmente anche un mago sarebbe morto, se era ancora vivo era solo grazie alla sua natura di demone. Una volta tornato, barcollante, a casa si era lavato e cambiato. Aveva deciso di passare qualche giorno chiuso in casa da recluso, non se la sentiva di ritornare in gilda molto presto, un po’ per la vergogna, un po’ per la paura di rincontrare Erza.
“Dannata Erza, non sono cosa sia la cosa che mi fa più innervosire di lei, se il fatto che una ragazza tanto bella e stupenda possa dimostrarsi più terribile di tutti i demoni dell’inferno messi assieme o il fatto che molto probabilmente è ancora vergine”.  
Alla fine, si era deciso ad uscire e si era diretto di nuovo alla gilda. Nonostante dopo quello che era accaduto fosse raccomandabile restare il più possibile alla larga da quell’edificio lui vi si era diretto senza pensarci, come se fosse attirato da qualcosa.
Ma la cosa che più di tutte ora assillava i suoi pensieri era stata la reazione che aveva avuto mentre spiava Mirajane. Cosa gli era preso? In quel momento non provava l’eccitazione che spiare una simile bellezza gli avrebbe dovuto dare ma una sensazione di serenità a lungo dimenticata. Rimuginando sui quei pensieri si ritrovò di fronte all’ingresso della gilda. Decise di lasciar perdere ed entrò. Mise il naso dentro per dare una sbirciatina, sembrava la solita gilda di sempre: gente che chiacchierava, beveva e rideva.
“Nessuna traccia di Erza nei paraggi, ma perché diamine sono venuto qui!? Non potevo rimanermene a casa in santa pace?”.
Si incamminò verso il bancone cercando di avere un comportamento più rilassato e distaccato possibile, anche se con gli occhi teneva continuamente controllati gli angoli per percepire qualche movimento brusco. Mentre camminava si accorse che la gente, gli lanciava occhiatacce e sguardi di disapprovazione. Probabilmente la notizia della sua visitina nei bagni delle ragazze era stata divulgata. In quel momento fu grato più del solito di avere dei cappelli così lunghi, almeno nascondendosi dietro di loro poteva evitare di vedere gli sguardi degli altri.
Ad un tratto sentì una presenza avvicinarsi rapidamente alle sue spalle, si irrigidì pensando che dovesse trattarsi di Erza preparandosi ad un’altra botta
«Kronooo!!!».
Kyaaaah!», il corvino sobbalzò per la paura lanciando un grido particolarmente acuto per un ragazzo come lui.
Non fece in tempo a voltarsi che sentì un braccio cingergli la testa attirarlo contro qualcosa di robusto e un pugno chiuso premergli sulla testa e cominciare a strofinarsi su di essa.
«Ehilà!! Capellone come te la passi!?».
«Rio!? Che diamine ci fai qui?», chiese con un misto di sollievo e stupore.
«Avevo voglia di vederti è passato tanto tempo dall’ultima volta!».
«Cazzate! Non è passato molto dalla fine del Palio e io… ti vuoi staccare o no!», gli tirò una gomitata tra le costole, in modo da potersi divincolare dalla presa del ragazzo.
«Odio quella cosa! Mi fa imbestialire quando la gente mi tocca i capelli!!», gli urlò praticamente addosso.
«Ops. Starò più attento la prossima volta».
«Allora dimmi cosa sei venuto a fare qui, pensi che mi beva la storia dell’amico che voleva vendermi, non mi risulta poi che io e te siamo amici», disse mentre si dirigeva al bancone risistemandosi i capelli.
«Caspita, è sempre un piacere parlare con te, comunque sono qui per questa», tirò fuori dalla tasca un rotolo di pergamena che portava sopra il sigillo del consiglio della magia, «l’ho ricevuta da poco».
«E che sarebbe?», chiese il corvino distrattamente.
«Esattamente la stessa cosa che ho qui in mano io Krono».
Krono si girò e vide Makarov che trenava in mano un rotolo di pergamena arrotolato che portava anch’esso il simbolo del consiglio.
«È un mandato di comparizione del consiglio della magia per Krono Darkstar della gilda di Fairy Tail. Probabilmente vorranno discutere con te della natura dei tuoi poteri, d’altro canto il tuo è un potere sconosciuto, per quanto ne sanno potresti essere anche un membro di Tartaros infiltrato».
«Magnifico», rispose sconsolato.
«Non c’è di che preoccuparsi, basterà solo spiegare loro come stanno le cose, chi siamo e vedrai che non ci faranno molte storie».
«La fai facile Rio, forse non lo sai ma il consiglio non è mai stato in buoni rapporti con Fairy Tail, potrebbero anche incarcerami solo perché gli ho guardati in un modo che al loro non piaceva o solo perché gli andava di farlo».
«Cerca di restare calmo, non rispondere male e non mostrare la tua arroganza, se ti dimostri collaborativo non ti faranno niente, dopotutto finora non hai mai dato problemi a nessuno», cercò di tranquillizzarlo Makarov.
Ma sia Krono che Makarov sapevano che ciò non corrispondeva alla verità, se avessero iniziato ad indagare sul suo passato, se avessero capito che c’era lui dietro le stragi delle gilde oscure? L’ultima cosa di cui aveva bisogno era divenire un ricercato con le squadre del consiglio alle calcagna.
«Il tuo master ha ragione Krono».
«Scusa mi ricorderesti il motivo perché sei venuto fin qui?».
«Per andare insieme, sapevo che non ci saresti andato felicemente, forse in due il viaggio sarà più sopportabile, inoltre ho bisogno di parlarti riguardo alla tua vendetta».
Krono si fece cupo tutto d’un tratto.
«Non mi interessa niente di quello che vuoi dirmi, se non hai informazioni su Malphas allora sparisci, se ne ho voglia risponderò alla chiamata altrimenti quelli del consiglio possono andare a farsi fottere».
«Ragazzo ti consiglio di evitare, la richiesta è arrivata a me, il master della gilda, non a te, perciò questo è un ordine che ti do io. Se non esaudiamo la richiesta non solo la tua situazione potrebbe peggiorare ma ignorare l’ordine potrebbe essere visto come un atto irrispettoso nei confronti del consiglio».
«Peggiorare? Va bene master, agli ordini. Tu però puoi scordartelo che faccia il viaggio insieme a te, avviati poi io arriverò».
«Non crederai che ti lasci andare da solo, vero?», Makarov aveva uno strano sorrisetto, «ti accompagneranno loro», disse indicando. Krono seguì con lo sguardo verso la direzione indicata da Makarov e vide Lisanna e Mirajane che lo guardavano seriamente a braccia incrociate, i loro sguardi manifestavano un certo astio.  
«Ahhh… questo potrebbe essere problematico», si avvicinò di qualche passo alle ragazze, «senti Mira per quanto quello successo nei bagni ti volevo chiedere scusa, non so proprio cosa mi sia preso. Ero annoiato e volevo solo fare qualcosa per svagarmi, mi dispiace davvero, non lo farò più», stava cercando di avere il tono più mortificato possibile.
Mirajane lo fissò attentamente e poi sospirò.
«D’accordo per questa volta ti perdono, ma non azzardarti a rifarlo mai più, intesi?».
«Contaci!», rispose il ragazzo sollevato.
«Mira-nee! Come puoi perdonarlo così facilmente! Lui ti stava spiando mentre ti lavavi!».
«Mi sembra sinceramente dispiaciuto e poi ha detto che non lo farà più, inoltre quello che gli ha fatto Erza mi pare una punizione più che sufficiente».
«Ti è andata bene ragazzo, Mira è gentile, se al suo posto ci fosse stata Erza non te la saresti cavata così bene», intervenne Makarov.
«Lo credo bene».
«Masterrr!», Elfman si avvicinò tutto agitato, «come può mandare Krono con le mie sorelle dopo quello che ha fatto! Un vero uomo non farebbe mai una cosa del genere! Deve mandare qualcun altro! Chissà quel pervertito cosa le potrebbe fare ancora!».
«E chi posso mandare scusa? Gildarts è chissà dove, Laxus e il Raijinshu sono fuori in missione, lo stesso vale per Natsu, Erza e Gray. Tua sorella ora come ora è la più forte della gilda, oltre ad essere quella con più buon senso, serve lei per evitare che Krono faccia dei casini col consiglio».
«Aaah, allora Erza non è in gilda, posso finalmente abbassare la guardia, non ne potevo più di sobbalzare al minimo rumore che sentivo provenire dalle mie spalle», si mise in mezzo alle sorelle Strauss allargando le braccia, appoggiando le mani sulle loro spalle, «tranquillo specie di gorilla, io e le tue sorelle ci divertiremo come matti nelle prossime or…sbraam, arght!». Elfman colpì il corvino con un pugno in piena faccia, facendolo cadere per terra.
«Non c’era bisogno di questo Elfman», protestò Mira.
«Master chiedo di andare anch’io con loro, per tenere d’occhio quel maniaco».
«D’accordo, se può servirti per stare più tranquillo».
«Cosaaaaa!», protestò Krono mentre si rialzava tenendosi il naso, «con quel gorilla nei paraggi come faccio a divertir… va beh lasciamo stare».
«Coraggio ragazzi! C’è un treno in partenza tra poco alla stazione, se siamo fortunati per dopodomani sera saremo già a casa!», fece Rio tutto esultante.
 
«Wow! Così è questo il palazzo del consiglio della magia, è veramente enorme», esclamò Krono stupito, osservando l’enorme reggia in stile classico che gli si presentava davanti, con giardini curati e fontane.
«Anche per me è la prima volta, non l’avevo mai visto, si vede che ci tengono a dare una bella impressione a chiunque giunga qui», disse Rio.
«Su dobbiamo muoverci, l’incontro è tra poco, non possiamo farli aspettare», li esortò Mirajane. Il gruppetto si incamminò lungo il grande viale centrale, i due devil slayer in testa. Erano arrivati il pomeriggio prima e dato che l’incontro era il giorno dopo avevano deciso di prendersela con calma rilassandosi e pernottando in una locanda, per tutto il viaggio Elfman non aveva perso di vista Krono per un solo momento, non gli si era allontanato mai per più di due metri, con evidente insofferenza e fastidio di quest’ultimo.
«Avevo detto che ti volevo parlare della tua vendetta», Rio si rivolse a Krono.
«E io ti avevo detto che se non avessi avuto informazioni su Malphas non c’era nulla che mi potesse interessare».
«Voglio parteciparvi, anche io, voglio che combattiamo insieme», affermò deciso.
«Ahahahah! Certo come no! Te lo puoi scordare! Non ho passato gli ultimi sei anni ad allenarmi e cercare quel demone per condividere la mia vendetta con qualcuno, è una cosa che devo fare io e che devo fare da solo».
«Tu non sai di cosa è capace quel demone, potrebbe essere anche più forte di te, ma anche se non fosse non è questa la cosa mi preoccupa».
«E quale sarebbe scusa? Hai combattuto contro di me, dovresti sapere meglio di chiunque altro di cosa sono capace».
«Il problema è che sei troppo coinvolto emotivamente, se ti trovassi di fronte a colui che hai ucciso la tua famiglia e massacrato il tuo villaggio riusciresti davvero a rimanere lucido?».
«Credi di stare parando con un novellino? Ho già combattuto contro qualche demone, anche se di basso rango, so gestire le mie emozioni».
«Demoni di basso rango l’hai detto tu, inoltre non avevi nulla contro di loro. Ma con Malphas è diverso lui non sarà minimamente paragonabile agli altri e durante la battaglia cercherà sicuramente di provocarti per deconcentrarti, ti ricordo che uno dei fondamenti per utilizzare le armi ability è quello di restare calmi per dosare al meglio l’energia da mettere in ogni singolo colpo».
«Mi stai davvero facendo una lezione su come utilizzare le mie armi?! Forse stai esagerando. Sono sei anni che tengo a bada il mio odio, continuerò a farlo e quando mi troverò Malphas di fronte userò quell’odio per spazzarlo via, non c’è la minima possibilità che sia l’odio a travolgere me è impossibile, inconcepibile».
«È questo che mi preoccupa il fatto che tu non voglia neanche considerare la cosa e che sia troppo sicuro di te».
Entrarono nella reggia, la sala era immensa con una forma quasi ovale. Ai lati c’erano due grandi scalinate che salendo al piano superiore si congiungevano. Mentre di fronte al loro, dall’altro lato della sala c’era un’enorme entrata con due grandi portoni di metallo aperti, che dava su un corridoio lungo e completamente dritto. Per tutta la sala c’erano delle strane rane umanoidi colorate che indossavano delle lunghe toghe che continuavano ad andare avanti e indietro. Una si fermò per chiedere chi fossero e cosa volessero, Mirajane gli diede il foglio col sigillo del consiglio e gli spiegò la situazione, una volta capito la rana disse che il consiglio si era appena riunito e che potevano procedere, li stavano aspettando nella sala in cui si radunavano alla fine del lungo corridoio di fronte a loro e che le guardie gli avrebbero fatti passare, così si avviarono.
«Quindi Rio tu vuoi partecipare al combattimento perché credi che io possa perdere il controllo? E sentiamo se ciò avvenisse cosa credi di poter fare? Ti ricordo che ti ho sconfitto, sono più forte di te ricordi».
«Dovresti sapere che un guerriero accecato dalla rabbia e fuori controllo è come un bambino che fa i capricci, non sarebbe difficile sottometterti, specialmente considerando il fatto che sciuperesti da solo tutte le tue energie, dato che non useresti nella maniera corretta le tue armi».
«Tu dai per scontato che le mie armi sono il mio punto debole ma non è così».
«Invece è così, mi ricordo di una cosa che mi disse mio padre riguardo la tua famiglia e quelle armi. Voi vi allenate da generazioni per imparare a controllare le emozioni per tenerle sotto controllo quando combattete, in modo da usare al meglio armi come quelle che richiedono una calma e un controllo dell’energia pazzeschi, ma in una battaglia ci sono centinaia di incognite, più l’avversario è forte e più essa si prolunga e più loro aumentano, non puoi continuare a dare per scontato che fili tutto liscio, non te lo puoi permettere».
«Sai Rio queste tue ramanzine mi stanno veramente dando sui nervi, hai parlato con Makarov per caso, mi sembri proprio lui, o quel fantasma, anche peggio».
«Fantasma?», chiese Rio.
«Perché invece di preoccuparti per me non pensi anche ai tuoi punti deboli. Se il nostro scontro fosse stato una battaglia all’ultimo sangue saresti morto almeno tre volte, e questo perché le illusioni di cui vai tanto fiero sono il tuo punto debole, proprio come tu sostieni che le armi ability siano il mio».
«Che vorresti dire?».
«Dico che quando combatti dai per scontato che le tue illusioni siano infallibili e questo ti rende vulnerabile agli attacchi del nemico».
«Effettivamente hai ragione, è un difetto che si tende a sviluppare. Non sono molti quelli che riescono a contrastare le illusioni in così breve tempo come fai tu».
Si fermò per guardare Krono negli occhi: «tu sei capace di annullare le mie illusioni ma non ne sei immune, un abile guerriero è in grado di vincere sfruttando anche il più piccolo momento di debolezza o di distrazione dell’avversario, quindi anche una debole illusione di durata molto breve può essere fondamentale per vincere la battaglia, ti consiglio di non considerarti molto più forte di me, la nostra ultima battaglia mi è stata utile, per migliorarmi, se ci dovessimo scontrare di nuovo non essere certo di battermi, ti consiglio vivamente di analizzare i tuoi difetti e le tue debolezze, è l’unico modo per migliorare».
Riprese il cammino, mentre Krono lo guardava allontanarsi Mira gli si avvicinò.
Allora avete finito di bisticciare, scambiarvi consigli, stuzzicarvi o qualsiasi cosa steste facendo?». Krono la guardò un momento annuì e poi fece per riprendere a camminare, ma ad un tratto sentì una vibrazione lungo il terreno, sembrava che la terra stesse vibrando.
Rumble!! Rumble!!
«Ma che sta succedendo?», chiese Elfman.
«È un terremoto!», fece preoccupata Lisanna.
Ad un tratto si sentirono diverse esplosioni provenire da varie parti della reggia.
BOOOOOOOMMMM!!!! BOOOUUUUMMMM!!
Accadde tutto in un attimo, Krono vide una fiammata provenire dal fondo del corridoio, verso di loro, si voltò per riparare Mira tra le sue braccia, mettendosi sopra di lei, prima di chiudere gli occhi vide a Elfman fare lo stesso con Lisanna.
Poi non sentì più nulla.
Quando li riapri vide tutto buoi intorno a lui.
«Ma che sta succedendo?!», chiese spaventata Lisanna.
«Non lo so», le rispose la sorella, la sua voce manifestava una certa preoccupazione.
Ad un tratto di fronte a loro riapparve il corridoio, o meglio ciò che ne rimaneva, i segni dell’esplosione erano dappertutto: segni di bruciature, pareti e soffitti crepati, o peggio crollati, in certi punti si potevano vedere pezzi del guardino esterno o del cielo.
«Cos’è questa cosa che ci circonda?», fece notare Elfman.
Krono vide che erano circondati da una sorta di pellicola che stava diventando sempre più chiara, stava svanendo.
«Questa cosa ci ha protetto», disse Mira rincuorata.
«Questa è una Real Illusion!», urlò ad un tratto Krono, voltandosi dove aveva visto per l’ultima volta Rio. Lo vide qualche metro più in là, in forma demoniaca con delle ustioni e bruciature gravi su tutto il corpo.
«Eheheh, appena in tempo», disse prima di crollare per terra riassumendo la sua forma umana.
«Idiota perché non ti sei riparato anche tu?», esclamò Krono mentre insieme agli altri gli correvano incontro.
«Per usare una Real Illusion devo essere per forza trasformato, non posso farlo da umano. Una volta attivato il Satanic Mind le fiamme dell’esplosione mi erano addosso, ho potuto solo riparare voi», sembrava a corto di fiato.
«Le ferite non sono serie, ma hai bisogno di cure, prima che tornassi umano eri messo peggio», gli disse Mira dopo averlo esaminato un attimo.
«Nessun problema Mirajane, datemi cinque minuti e sarò come nuovo».
«Sei stato un vero uomo», si complimentò Elfman.
«Dobbiamo subito torn…», Krono si bloccò.
Tap tap tap tap.
Un rumore di passi, proveniente dal fondo del corridoio attirò la sua attenzione, si sentiva strano, un opprimente senso di inquietudine e agitazione lo stavano attanagliando.
Aveva già provato quelle sensazioni.
Clap. Clap. Clap.
Qualcuno aveva iniziato ad applaudire.
«Non male. Sapevo che quel tipo, come si chiamava? Jackal credo. Avrebbe fatto un bel casino. Ma sapevo anche che non sarebbe bastato così poco a fermare gli ultimi due devil slayer rimasti in circolazione».
Krono sentì un tremito, una scossa attraversarlo dalla testa ai piedi.
“Questa voce, io me la ricordo”.
Dalla penombra data dai raggi del sole che passavano dalle aperture sul soffitto emerse un individuo dalla pelle abbronzata e dal fisico robusto. Aveva i capelli marroni scuri, gli occhi blu e portava il pizzetto. Indossava un mantello di piume nere che gli arrivava fino ai fianchi. Aveva uno sguardo fiero, con un sorrisino inquietante sul volto.
Krono sentì il battito cardiaco accelerare, digrigno i denti dal nervoso.
«Malphaaas».
   
 
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