Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: SaraFantasy98    24/05/2020    0 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Emma
 
Axel e Jeremy dormono.
Io no, non potrei mai disconnettere la mente dopo le sconcertanti informazioni appena ricevute, dopo aver appreso di essere legati al Mondo oltre l'Arcata molto più profondamente di quanto avremmo mai potuto immaginare.
Il punto di non ritorno è stato superato, anzi, tale punto non è proprio mai esistito: nel bene e nel male io e Jeremy facciamo parte di questa realtà, la patria natale di nostro padre e patria del cuore di nostra madre.
Forse avremmo potuto capirlo prima che il Mondo di Fuori non è mai stato la nostra vera casa, che noi lì eravamo due pesci fuor d'acqua, creature strappate al loro habitat naturale, farfalle private delle proprie ali.
Tutto ha improvvisamente acquistato un senso, la nebbia che ha sempre intorpidito la mente mia e del mio gemello si è dissipata lasciandoci scorgere finalmente in maniera chiara e inequivocabile il destino che ci aspetta: salvare il nostro mondo.
Improvvisamente siamo diventati la speranza a cui nessuno crede più, l'unica ancora a cui Yakamoz e Komorebi possono aggrapparsi per ricominciare.
Mentirei se dicessi di non avere alcuna domanda che bussa alle porte del mio pensiero: sono perfettamente consapevole che ci sono innumerevoli altri aspetti da chiarire su ciò che è accaduto ai protagonisti della generazione precedente alla mia.
Innanzi tutto: chi abbandonò Altair? Nella mia mente una risposta c'è, ma non riesco ad accettarla fino in fondo: se fosse vero le azioni del distruttore dei Nuclei risulterebbero essere ancora più atroci.
E poi c'è la questione che più mi tocca da vicino: perché i miei genitori decisero di negare la scelta dell'elemento a me e a Jeremy? Perché scelsero al posto nostro se la legge prevedeva che tutti i mezzosangue avrebbero dovuto entrare a far parte della Gente prescelta solo a sedici anni?
Quando chiesero a Deneb di compiere su di noi il rito non potevano certo sapere quello che Altair avrebbe fatto di lì a poco, si fidarono di lui fino all'ultimo istante, dunque non posso giustificarli pensando che presero quella decisione perché altrimenti noi saremmo rimasti mezzosangue per sempre.
Certo, non che io possa lamentarmi dell'elemento che mi è toccato in sorte: sono una vera Notturna, una donna predisposta a vivere immersa nella luce della luna, a vivere nella contemplazione delle stelle e nel mistero delle ombre, in fin dei conti nel modo in cui ho sempre vissuto. 
 Penso a quando Axel mi spiegò il carattere dei membri della Gente della Notte, carattere nel quale mi sono rispecchiata completamente, senza mezze misure, e sorrido.
Io ce la farò, riporterò la notte in questo mondo e Jeremy vi riporterà il giorno, tutto tornerà ad essere così com' era prima ed io potrò tornare a salutare i nonni e i miei amici; chiuderò tutte le faccende in sospeso e poi tornerò qui, a vivere la vita che mi aspetta. È questo ciò che desidero, ciò che ho sempre desiderato, anche se inconsciamente.
Guardando Jeremy dormire con la testa appoggiata alla radice di una grande quercia mi lascio scappare un sospiro: in questo momento desidero con tutto il mio cuore che i suoi progetti per il futuro siano simili ai miei. Non riesco ad immaginare una vita senza di lui al mio fianco.
«Emma, non dormi?» sento dire un attimo prima di voltarmi e di perdermi ancora una volta in due occhi color dell'ambra che mi scrutano attentamente, con calore.
«Come potrei dormire? Dopo tutto quello che ci hai detto...»
«Non devi preoccuparti, andrà tutto bene, vedrai. Ci riusciremo.»
«Axel, perché Claire e Ophrys volevano a tutti i costi che i nonni ci riportassero qui? In fin dei conti loro non potevano sapere come sarebbe finita la battaglia, non sapevano come sarebbe cambiato questo mondo. Non hanno reputato troppo pericoloso per noi farci gettare in pasto all'ignoto?» gli chiedo cercando di dare voce a un altro tra i molti dubbi che non mi lasciano pace.
Axel mi guarda per un po' rimanendo in silenzio prima di parlare.
«Non lo so, Emma», comincia poi, serio.
«Loro mi riferirono ciò che avevano deciso senza spiegarmi le motivazioni delle loro scelte. Eravamo amici, sì, ma non erano tenuti a giustificarsi. Voi eravate loro figli, era compito loro pensare a cosa fosse meglio per voi.»
«Beh, l'importante è che la scelta che presero si sia rivelata essere quella giusta!» rispondo senza neanche provare a fermare il sorriso fioritomi sulla bocca.
«Riavremo la notte, Axel, e il giorno e il tempo e l'allegria... Riesci a credici? La sofferenza per questo mondo è quasi giunta al termine», continuo, l'entusiasmo ormai giunto a quelle stelle che presto rivedremo.
Ma Axel non si mostra gioioso come immaginavo, anzi, mi sembra quasi che si sia incupito ancora di più nell'ascoltare le mie parole. Questa constatazione fa perdere il sorriso anche a me.
Quello che ha passato Axel è stato terribile ed io sono consapevole che non sarà mai più quello di diciassette anni fa, so che il ricordo di quel giorno sarà sempre come un marchio stampato col fuoco nella sua mente e nella sua anima, ma come può non esultare davanti ad una così concreta speranza di salvezza? Ci deve essere senz' altro qualcos'altro sotto, per cui provo a indagare.
«Axel, c'è qualcosa che ti turba?» butto fuori dopo le mie rapide riflessioni, spostandomi per mettermi a sedere accanto a lui.
«Tu non puoi capire quanto felice io sia per ciò che stiamo per fare, Emma!» afferma veementemente sollevando lo sguardo.
«Erano anni che il mio cuore non provava un sollievo così grande, anni trascorsi da solo con me stesso a colpevolizzarmi di tutto ciò che era successo, con la consapevolezza che non c'era la minima speranza di aggiustare le cose. Ora le cose potranno essere aggiustate davvero, anche se non l'avrebbe mai creduto nessuno, solo che...» 
«Solo che cosa, Axel? Dio, perché non riesci a lasciarti andare alla felicità neanche adesso che è così vicina?! Devi lasciare andare il passato, non puoi permettere che esso continui a trascinarti verso il fondo ancora e ancora! Ciò che hai dovuto fare quel giorno per salvare questo mondo è stato difficile e tragico, questo è vero, ma devi cercare di superarlo!» affermo decisa a farlo stare meglio, a salvarlo da sé stesso.
Ma forse è troppo tardi per salvarlo e io non voglio rendermene conto, acciecata come sono da ciò che provo per lui.
«Tu non sai niente di niente, Emma!» grida infatti Axel scattando in piedi e puntandomi un dito contro, il volto deformato dall'ira, sentimento che mai prima di questo momento avrei potuto associare al Notturno di fronte a me.
Rimango immobile e pallida mentre lui mi sbraita contro ancora, senza forse rendersi conto della ferita che mi sta aprendo nel petto.
«Tu non hai il diritto di parlarmi in questo modo, non hai il diritto di giudicare i miei stati d'animo, non hai il diritto di decidere quello che devo o non devo fare! Tu non sai quello che ho passato io, quello che sono stato costretto a fare, tu non lo sai!» conclude.
«Axel... Perdonami, non volevo essere invadente! Volevo solo aiutarti, farti sentire meglio!» dico con voce tremante alzandomi a mia volta, mentre il cuore minaccia di uscirmi dal petto da quanto forte batte.
Dopo i primi istanti di stupore nei confronti del suo sfogo, però, la rabbia comincia ad invadere anche il mio spirito: no, io non merito questo trattamento, non merito di essere trattata come una ragazzina invadente.
«Sai quel è il tuo problema, Axel?» sollevo lo sguardo sfidandolo apertamente, i pugni serrati e un'espressione severa sul viso.
«Sei solo un egoista, ecco cosa sei! Pensi davvero di essere l'unico a soffrire, l'unico a cui sono successe cose brutte? Non sei speciale, Axel, tutti convivono quotidianamente con le loro sofferenze, con i loro demoni, ma a differenza tua loro cercano di venirne fuori, cercano di salvarsi!  So che quello che hai passato tu è stato terrificante, che sarà un ricordo che farà sempre male e che ti accompagnerà per sempre, ma se esso è ancora una ferita aperta e non ancora una cicatrice questa è soltanto colpa tua! Sei tu a opporti a qualunque tipo di guarigione, Axel, solo tu che non accetti l'aiuto di nessuno!»
Dopo aver detto ad Axel ciò che penso, ciò che lui ha bisogno di sentire, mi prendo qualche secondo per cercare di calmarmi, poi torno a concentrarmi su di lui.
Il Notturno mi fissa immobile, ancora nella stessa posizione di quando ho cominciato ad alzare la voce, gli occhi ambrati sgranati fissi su di me; rimaniamo così a fissarci per lunghissimi secondi, poi lui abbassa lo sguardo, vinto.
«Anche se questo mondo guarirà, loro non torneranno. Questo mondo somiglierà a quello di un tempo, ma non sarà mai più lo stesso di prima, perché loro non ci saranno. Tutti riprenderanno le loro vite lì dove Altair le aveva interrotte, ma come potrei farlo io, Emma? Mi mancano troppo», sbotta passandosi una mano sul viso e appoggiando la schiena a un tronco.
«Loro chi, Axel? Chi ti manca così tanto?» gli chiedo nel tono più dolce e comprensivo che riesco a trovare, felice che abbia cominciato finalmente ad aprirsi con me, di essere riuscita a penetrare un po' quel ghiaccio che circonda il suo cuore da ormai troppo tempo.
«Ophrys, Claire, mio padre...»
Nonostante io ci provi, non riesco a nascondere del tutto lo stupore che si è impossessato di me all'udire quella carrellata di nomi. Poi, mi si scioglie il cuore.
«Oh Axel...» dico.
«Sai, quando mi avevi detto che non sarei mai potuta uscire da questo mondo, il mio primo pensiero è andato ai nonni e ai miei migliori amici. L'aspetto della mia situazione che mi faceva più male non era il rimanere qui per sempre, no: questo mondo è perfetto per me; ciò che non riuscivo a sopportare era che in questa nuova vita non avrei avuto accanto le persone che amo, che non avrei mai più potuto vederle, abbracciarle, sapere come stavano. Non mi sono data pace fino a poche ore fa, quando ho scoperto che un giorno potrò uscire. Dunque so come ti senti adesso, lo so, e so che è terribile.»
«Sì Emma, ma loro non sono semplicemente in un mondo diverso da questo come i tuoi cari, un mondo dove stanno bene: loro non ci sono più. Sono morti e non potranno più godere di tutto ciò che la vita può offrire e questo non è giusto. Io non riesco a sopportarlo, non riesco ad accettare il fatto che non li rivedrò mai più. Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo il bene che ho voluto loro...» si sfoga ancora Axel stringendo i pugni e guardando un punto lontano.
«Loro non ti lasceranno mai, non sarebbe giusto dimenticare, ma ricominciare si può, Axel, è possibile rinascere, solo che tu non hai mai neanche voluto tentare, mi capisci? Provare a smettere di stare male ti è sempre sembrato come un tradimento nei loro confronti, un insulto alla loro memoria, ma non è così! Pensi davvero che loro avrebbero voluto questo per te?» lo consolo ancora avvicinandomi a lui per poter raccogliere con le dita la piccola goccia salata appena sgorgata dai suoi occhi.
Così, rivivendo la scena di quel primo giorno insieme, ci ritroviamo di nuovo con i nostri sguardi incatenati l'uno a l'altro, vicini come poco prima del nostro primo bacio.
Cercando di contenere i battiti frenetici del mio cuore faccio scivolare le mani sulle sue spalle forti, mentre una morsa mi stinge lo stomaco e il petto comincia a bruciare di un piacevole calore che si irradia lungo tutte le mie membra.
«E poi,» dico sorridendo sollevando il viso facendo così sfiorare i nostri nasi, «chi dice che loro non siano davvero in un altro mondo e che stiano bene? Per me non c'è alcun dubbio che sia così!»
Un secondo dopo mi ritrovo le braccia di Axel attorno alla vita e le sue labbra contro le mie. Le gambe mi cedono, ormai incapaci di reggere il mio corpo pervaso da brividi, ma non cado: Axel mi stringe a sé ancora di più.
Riprendendo un minimo di autocontrollo mi aggrappo ancora più forte a lui, cominciando a sfiorargli delicatamente il collo e le spalle. I suoi capelli corvini mi solleticano la fronte, le sue ciglia le guance: sentirlo ancora una volta così vicino e percepire il suo profumo addosso a me è la mia fine, vado completamente fuori di testa. Improvvisamente mi domando se il mio cuore reggerà il peso di tutte le emozioni che sta provando in questo istante.
Quando la mia vita era ancora normale mi ero chiesta molto spesso cosa si dovesse provare in certe situazioni, ma mai avrei pensato che potesse essere un qualcosa di così potente.
Intanto le mani di Axel scorrono lentamente tra i miei capelli, sulla schiena e sui miei fianchi, fino ad arrivare a quella parte di pelle nuda che la mia maglietta, sollevandosi un po', aveva lasciato scoperta.
Un gemito esce dalla mia gola quando lo sento soffermarsi su quel punto così vulnerabile, mentre ancora le nostre labbra sono unite e i respiri mescolati. Ma lui in quell'attimo, come se quel tratto di pelle lo avesse ustionato, si stacca di colpo da me voltandomi le spalle, lascandomi tremante e ansimante, con gli occhi sgranati, le gambe molli e lo stomaco attorcigliato su sé stesso, con la stessa sensazione addosso di una persona a cui è appena stato strappato via un arto.
«No!» grida il Notturno facendomi sobbalzare e tirando un pugno al tronco di fronte a sé.
«Non posso, non posso, non posso...» continua, e ogni parola scava in me una voragine sempre più profonda, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
«Axel... Che ti prende?» chiedo a voce tremante temendo la risposta con tutta la mia anima.
«È sbagliato, Emma! Sbagliato! Mi sono lasciato prendere dal momento, ma non sarebbe dovuto succedere, non dovrà accadere mai più!» afferma lui voltandosi, gli occhi ambrati fissi su di me che sembrano bruciare nella penombra.
«Perché dici così? Cosa c'è di così sbagliato?» dico ormai in lacrime.
«Ti ho praticamente vista nascere, Emma! Ero amico dei tuoi genitori, volevano addirittura che fossi il vostro padrino! Mi ucciderebbero se sapessero che... che ti fatto questo! Ti rendi conto di cosa saremmo noi se non si fosse fermato il tempo?! Non possiamo...» butta fuori tutto d'un fiato.
«Ma il tempo si è fermato, Axel! È successo, così come è successo tutto il resto! Come può essere sbagliata una cosa tanto bella?! Io sono sicura che loro...»
«No, Emma, ti prego, non rendiamo le cose più difficile di quanto già non siano! Dimentica tutto, fingi che tra di noi non sia mai successo nulla di tutto questo!» mi interrompe deciso lasciandomi completamente inerme a fissarlo allontanarsi, senza la forza di cercare argomentazioni che possano convincerlo a restare con me.
 
***
 
«Hey...»
«Jeremy! Mi hai spaventata!» sussulto all'udire la voce del mio gemello.
«Oh Jeremy...» dico poi distogliendo lo sguardo dal punto in cui Axel è sparito, punto che ancora stavo fissando da non so quanto tempo in stato di trance, e gettandomi tra le sue braccia familiari.
«Mi dispiace», sussurra lui cercando di darmi conforto, dimostrandomi ancora una volta che solo lui è in grado di capirmi così profondamente.
«Lui... lui non può fare così! Non può baciarmi in quel modo e poi mettersi a gridare che è una cosa sbagliata! Lui non può!» mi sfogo bagnandogli di lacrime la maglietta, piangendo in maniera quasi isterica.
«Calmati, Emma, ti prego... Non risolverai nulla così.»
«Aspetta... Ma tu hai sentito tutto?!» grido staccandomi da lui e fissandolo spalancando gli occhi, rossa come non mai.
«Beh, sai, avete cominciato a parlare a voce molto alta ad un certo punto e io...» cerca di difendersi lui cominciando a guardarsi intorno, a disagio.
«Jeremy!» dico indignata, ma non arrabbiata.
«Che dovevo fare?! Segnalarvi che ero cosciente rovinandovi il momento?!» si giustifica mio fratello alzando le spalle, per poi tornare a fare il serio.
«Senti, Axel non ha poi tutti i torti...» inizia.
«Ma Jeremy, cosa può esserci di sbagliato? Lo vogliamo entrambi e abbiamo la maturità per...»
«Frena, Emma! Immagina per un attimo che per un qualche scherzo del destino io e un'ipotetica figlia di Ezra ci conoscessimo e avessimo all'incirca la stessa età: ti sembrerebbe normale che io ci provassi con lei?» cerca di farmi ragionare.
«Beh, no... Però Axel ha conosciuto mamma e papà solo pochi mesi prima che morissero, non avevano un'amicizia di anni alle spalle come noi con Ezra! Mi chiedo anzi come sia possibile che loro abbiano chiesto proprio ad Axel di essere il nostro padrino...» rispondo con gli occhi bassi.
«Evidentemente hanno legato velocemente, Emma, non è poi così strano! Ascolta, Axel prima non sapeva chi tu fossi davvero, ma ora sì... Cerca di metterti nei suoi panni!» 
«Ma non è giusto!»
«Ascolta, sei ancora in tempo: cerca di non pensare più a lui in quel modo, rimetti le distanze. Sarà meglio per entrambi, fidati!» dice dolcemente, ma confondendomi ancora più di prima.
«Io... io non so se sono ancora in tempo, Jeremy», ammetto con lo sguardo perso nel vuoto, ribellandomi con ogni particella del mio corpo e della mia anima ad una tale soluzione, cercando disperatamente di leggere dentro di me, di trovare un segnale che mi dica cosa davvero provo per Axel, invano.
Io non mi sono mai innamorata prima, non mi è neanche mai interessato un ragazzo prima d'ora, non so cosa si dovrebbe provare! Non ho alcun tipo di punto di riferimento in questo.
L'unica cosa che so per certo è che non riesco più ad immaginare una vita privata della possibilità per me di specchiarmi nei suoi occhi, privata della sua voce, dei suoi rari sorrisi, di tutti quei suoi piccoli gesti che lo rendono lui, del nodo allo stomaco ogni volta che le sue mani sfiorano le mie.
«Bene, vedo che siete svegli entrambi ora», ci sorprende la voce di Axel, appena tornato.
«Coraggio, in marcia: tra poche ore saremo a Yakamoz», dice raccogliendo le sue cose senza neanche alzare lo sguardo verso la nostra direzione.
Io lancio un'ultima occhiata a mio fratello, occhiata che lui mi fa intendere di aver compreso benissimo.
Per me, i guai sono appena iniziati.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: SaraFantasy98