Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: schwa_aesthetic    24/05/2020    0 recensioni
"𝘜𝘯 𝘶𝘯𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘢 𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘵𝘢' 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘰𝘯𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘥𝘪𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘤𝘢𝘯𝘵𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦.
𝘕𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘱𝘢𝘶𝘳𝘢 𝘰 𝘯𝘦 𝘴𝘦𝘪 𝘢𝘮𝘮𝘢𝘭𝘪𝘢𝘵𝘰?
𝘙𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘰 𝘪𝘭 𝘤𝘪𝘦𝘭𝘰 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢: 𝘦' 𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘶𝘰𝘪 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘶, 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘪 𝘭𝘦𝘨𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦.
𝘔𝘪 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘴𝘦 𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘭𝘭𝘶𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦' 𝘰𝘨𝘯𝘶𝘯𝘰 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘢 𝘶𝘯 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢.
𝘐𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘭'𝘩𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘵𝘢."
𝘋𝘶𝘦 𝘧𝘳𝘢𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘷𝘦𝘨𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘵𝘢', 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘢𝘴𝘤𝘰𝘯𝘥𝘦 𝘰𝘴𝘤𝘶𝘳𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘳𝘦𝘵𝘪, 𝘱𝘰𝘱𝘰𝘭𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘮𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘢 𝘭𝘦𝘯𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘢𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘪𝘯 𝘥𝘪𝘴𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Chi siete? E perché mi seguite?» disse con tono fermo e autoritario, nonostante la sua voce fanciullesca non fosse affatto intimidatoria. Yoongi percorse con lo sguardo la freccia che era tesa verso di lui, fino ad arrivare ad osservare l'occhio grigiastro aperto del ragazzo, intento a mirare. Le dita che tendevano la corda dell'arco erano appoggiate sul suo zigomo, il quale era appena sfiorato da alcune ciocche bionde. Yoongi non spostò lo sguardo dal ragazzo e rimase immobile come se non avesse sentito la domanda, così Hoseok alzò prontamente le mani, portandole vicino al petto e parlò con accortezza: «Non farci del male...» attirando l'attenzione del biondo «Mi chiamo Hoseok, lui è mio fratello Yoongi. Ci siamo persi» lo guardò dal basso. Il biondo sembrò rilassarsi impercettibilmente, abbassando di poco la freccia per poi rialzarla al nuovo dubbio che gli attraversò la mente: «E perché mi seguivate?» si accigliò, ma più che un'espressione arrabbiata sembrava avesse un broncio infastidito. Yoongi rimase ancora in silenzio, non era spaventato, ma contemplava con curiosità il viso del ragazzo che aveva davanti. Li avrebbe aiutati? O forse erano nei guai? Insomma, chi gira per la foresta con arco e frecce? Hoseok notò che Yoongi rimase impassibile e scuotendo la testa pensò che era il solo a cercare di risolvere la situazione nel migliore dei modi: «Cercavamo aiuto... Sei la prima persona che vediamo qua in mezzo al bosco» mentí solo a metà: è vero che cercava aiuto, ma non lo inseguì per questo motivo. Il ragazzo abbassò le braccia e puntò l'arma verso il suolo, rilassò le spalle e disse stavolta con un tono preoccupato: «E ci credo, nessuno viene qua. È pericoloso... Questo bosco è il confine» Hoseok rimase interdetto e guardò a bocca semi-chiusa il fratello. Confine? I loro pensieri perplessi vennero interrotti bruscamente da una freccia scoccata dall'altra parte del fiume, che per un pelo non prese la testa di Yoongi. Hoseok si accovacciò terrorizzato sulle proprie ginocchia, mentre il ragazzo biondo prontamente inclinò il collo di lato, lasciando la freccia conficcarsi nella dura corteccia dell'albero dietro di lui. Non sembrava affatto sorpreso. Yoongi portò i palmi sulla testa, ringraziando che fosse ancora tutta intera e si voltò a controllare chi avesse provato a staccargliela: tre ragazzi erano fermi sull'altra sponda a diversi metri di distanza da loro. Il biondo saltò agilmente giù dal masso su cui stava, per poi scoccare la freccia che aveva già pronta verso uno dei tre aggressori. Lo ferì sulla spalla destra e senza distaccare lo sguardo dall'obiettivo, gridò ai due fratelli: «Via da qui!» mentre con un movimento fluido allungò la mano dietro la propria schiena, così da prendere un'altra freccia e lanciarla. Corse davanti a Yoongi ed Hoseok, come a difenderli, facendo gesti veloci con le braccia che ordinavano loro di fuggire da lì. Arrivarono troppe frecce da riuscire ad evitarle e Hoseok afferrò il polso del fratello, trascinandolo il più lontano possibile e sentendo i passi svelti del ragazzo biondo che li seguiva. Corsero per poco, mossi dalla paura, fin quando i due fratelli non si dovettero fermare per il fiatone e appoggiarono le mani sulle loro deboli gambe. Il biondo si fermò accanto a loro, ancora in forze, e li guardò quasi divertito: «Comunque piacere, io sono Jimin» e nel momento in cui cercò di allungare la mano verso di loro, per presentarsi, fece un sibilo dolorante che lo portò ad ispezionarsi il bicipite destro. Era ferito, doveva esser stato preso di striscio, quindi posò l'arco a terra, fra le foglie, e strappò una striscia del tessuto marroncino che indossava, per poi cominciare a legarselo attorno al braccio. «Sei stato ferito?» chiese Yoongi avvicinandosi leggermente a Jimin, che si asciugò il sudore col dorso della mano e portò i capelli dietro all'orecchio, per controllare che avesse coperto tutta la ferita. Fu solo allora che Yoongi ed Hoseok notarono le orecchie di Jimin: erano a punta. Le sue orecchie erano deliziosamente appuntite e colorate di rosso, forse dallo sforzo. «Sì, ma sto bene. Seguitemi... Non abito tanto lontano da qui» disse risoluto, riprendendo in spalla l'arco. «Ehy, aspetta!» nonostante fosse preoccupato, Hoseok comunque cominciò a seguirlo «Chi erano quelli? E perché hanno cercato di ucciderci?!». «Erano i silvani dell'altro regno. Ve l'ho detto, è stupido passare per quel bosco: è il confine» rispose con gentilezza Jimin. «E allora... Che ci facevi tu lì?» la domanda di Yoongi fece dubitare Hoseok: si stava ponendo le domande giuste? Ma la curiosità era troppa. Sembrava un'urgenza quella di sapere Jimin chi fosse. O cosa fosse. E perché fosse passato dal minacciarli con delle frecce al difenderli dagli abitanti di un altro regno. «Beh... Solo nel bosco avrei trovato queste» disse Jimin afferrando con una mano il sacco che portava a tracolla. Camminarono fino alla casa nel bosco di Jimin in silenzio, interdetti e ancora sovrappensiero. Era una casa intima e rustica, a Yoongi piaceva molto. Jimin bussò con forza alla porta di legno, per non ricevere alcuna risposta. I fratelli si guardarono, mentre Jimin gettò la testa all'indietro e sospirò frustrato: «Sono io, Jimin!» e solo in quel momento si sentì qualcuno armeggiare con tutte le aperture della porta, la quale si spalancò dopo qualche istante. Li accolse un ragazzo alto, dalla corporatura asciutta e dal viso estremamente attraente: si scostò dalla soglia, facendoli entrare con un gesto sentenzioso: «Oh scusa, la prossima volta non sarò così prudente. D'altronde, mica mi vogliono tutti morto? Non rischio di certo la vita ogni giorno che passa» sbattè la porta con fastidio, era visibilmente sul punto di subire un crollo nervoso. «Questa è comunque casa mia» rispose il biondo con tono affabile; e con calma posò le armi e il sacco sul tavolo della sala da pranzo, che era alla sinistra dell'ingresso. Cercava di fargli notare con estrema gentilezza che era pur sempre un suo ospite. Il ragazzo dai capelli corti e castani, che lasciavano intravedere la fronte, si sedette al tavolo su una sedia, mantenendo una postura fiera, gettò le mani sulla propria fronte. Con tutto il viso coperto dalle mani, si lasciò scappare un sospiro e schiuse le sue labbra carnose: «Okay, Jimin... E chi sono questi due?» senza nemmeno guardarli solo ora si mostrava consapevole della loro presenza. «Oh» disse Jimin sottovoce, sapeva che stava per scatenarsi una tempesta «Sono due fratelli che ho trovato a girovagare per le sponde del fiume» si strinse nelle spalle. Seguì qualche istante di silenzio: «...E tu li hai portati qui? » Jimin annuì. «A casa tua?» Jimin annuì di nuovo, iniziando a frugare nel proprio sacco. «Dove ci sono anche io? » come se cercasse di farlo arrivare alla stessa conclusione a cui era giunto lui. «Oh andiamo... Non gira tutto attorno a te, Jin» rispose Jimin guardandolo finalmente negli occhi. «Jimin! Non li conosci nemmeno!» alzò la voce Jin. Hoseok iniziò a sentirsi a disagio e guardò allarmato Jimin, mentre Yoongi aggrottò le sopracciglia con antipatia. «Non cercano guai, si erano solo persi...» con tono remissivo Jimin pensava solo di aiutare due innocui sconosciuti, forse si diede dello stupido per non essere stato avveduto, ma quel pensiero passò in fretta. Jin si alzò di scatto e guardò Hoseok e Yoongi con diffidenza. Ma Yoongi, che fino ad ora era stato lì ad assistere a quel battibecco, lo spense ancor prima che potesse dire qualcosa: «Senti, non so perché tu sia così arrabbiato, ma io non ho idea di chi tu sia e non mi interessa.» Hoseok gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla, come a chiedergli se non stesse esagerando. Ma continuò: «Jimin dice la verità, io e mio fratello ci siamo persi, non sappiamo dove andare e casa nostra è molto lontana da qui» spostò un attimo lo sguardo verso la finestra: cominciava a fare buio, molto in fretta. Jimin non battè ciglio: «Se volete potete restare qui, per stanotte. Non ci sono problemi... Sentitevi come a casa vostra» e porse uno dei suoi più cordiali sorrisi. Jin sbuffò incredulo e si allontanò dalla sala da pranzo per andare a sedersi sul divano, in fondo alla grande stanza in cui si trovavano. Infine si fermò un istante ad osservare Jimin, più precisamente il braccio fasciato da un panno sporco di sangue, e gli parlò con più autocontrollo: «Ti hanno ferito. Aspetta un attimo... Ma che ci facevi tu al fiume?». Jimin cacciò il contenuto del sacco: erano erbe e radici, e le poggiò delicatamente sul tavolo. «Mi servivano queste» disse guardandole soddisfatto. «No... Jimin dimmi che non sei andato in quel bosco solo per quelle erbe curative. È colpa di Yeonjun, non è così?» con una rabbia diversa rispetto a quella precedente. «Non è colpa sua. Anzi, ci sta aiutando» «Aiutando!» ripetè incredulo alzando le braccia per un momento, e poi lasciandole cadere ai propri fianchi «Come puoi fidarti così ciecamente di lui?! E se si stesse inventando tutto, se ti stesse mentendo?» «Se dicesse bugie, tu in questo momento saresti morto.» rispose Jimin con prontezza, sostenendo lo sguardo duro di Jin. «Sì. Infatti ha predetto che ti saresti fatto male e che ti sarebbero servite delle medicazioni! Non ci vuole un genio a prevedere questo, se prima ti manda dritto in quel bosco!» senza demordere Jin continuò ad essere scettico. «Queste piante curative, non sono per me» sibilò angosciato il biondo, ormai aveva le punte delle orecchie rosse dalla frustrazione. «E per chi?» sbottò il suo coinquilino. Jimin non parlò subito, forse non sapeva che cosa dire o magari sapeva già che un istante dopo qualcuno avrebbe bussato alla porta. Fece cenno ad Hoseok, che era il più vicino all'ingresso, di aprirla. Titubante aprì tutte le sicure e afferrò la fredda maniglia di ferro per vedere chi avesse bussato: appena aperta la porta tutti i presenti si avvicinarono incuriositi da chi videro. Un ragazzo dai capelli mossi e castani era su quella soglia a testa bassa, confuso e ansimante. Si accasciò a terra su un ginocchio e teneva la mano premuta con forza sul fianco sinistro. «Aiutatemi...» mormorò in un sospiro sofferente prima di stendersi privo di sensi a terra. Calò un silenzio disorientante che venne interrotto da Jimin: «Per lui.» rispose guardando amareggiato Jin.
   
 
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