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Autore: Voglioungufo    25/05/2020    6 recensioni
Post 699 | Team7!Centric.
«Malattia di Hanahaki (花 吐 き 病): Vomitare fiori.
La vittima tossisce petali di fiori quando soffre di amore unilaterale. Più si avvicina a un fiore sbocciato, più ci si avvicina alla morte. Oltre al ricambio dei sentimenti da parte dell’amato, non esiste una cura nota per questa malattia
Sasuke alza lo sguardo dal testo polveroso e guarda Sakura, il suo volto pallido e gli occhi gonfi dal pianto, la cornea macchiata rosso.
“Non esiste nulla del genere” dice.
Ma il mucchio di fiori che gli porge con un singhiozzo dice il contrario.
Ha una fitta al petto, un dolore che si mischia al senso di colpa e gli blocca il respiro. Perché vorrebbe, ma non può amare Sakura come vuole lei, non ci riesce.
“Sakura…”
Scuote la testa, gli occhi umidi. “Non sono miei…”
Sono di Naruto.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Nontiscordardime
 
 
Naruto è un po’ stupito di svegliarsi nella stanza di Sakura, ma gli ci vuole poco per capire com’è successo.
Merda.
Si mette seduto sul letto ed esita qualche secondo, si mordicchia le labbra mentre Kurama conferma il suo sospetto.
Il tizio di Root ti ha trovato svenuto e ti ha portato dalla fragolina.
Per una volta non commenta il soprannome con cui chiama Sakura, concentrato nelle implicazioni.
Sai sa? Sakura sa che ora ha iniziato a tossire boccioli?
Circospetto estende la percezione nella casa, fino a incontrare non solo il chakra di Sakura, ma anche di Sasuke.
Non è pronto ad affrontarli, ma deve farlo. Come lui li ha percepiti, anche loro devono essersi accorti che è sveglio. Tutto quello che può fare è sorridere, convincerli e svincolare.
Posso farcela.
Scende dal letto, rabbrividisce nel sentire la pianta del piede nudo entrare a contatto con il pavimento freddo. Entra nella stanza principale con un sorriso assonnato, un’espressione studiatamente stropicciata nello stupore per sviare la loro attenzione.
“C’è stato un party di cui non ricordo?” saluta vedendo i due amici.
Ma ovviamente questi suoi trucchi hanno smesso di funzionare con Sakura e Sasuke.
“Siediti” dice seccamente quest’ultimo.
“Buongiorno anche a te” canticchia obbedendo. “Anche questa mattina quando ti sei svegliato hai infilato il tuo solito bastone a fondo nel culetto?”
Aspetta che Sakura lo riprenda esasperata, o che Sasuke stesso reagisca mordace, ma nessuno dei due lo fa. Brutto segno.
Il nervosismo comincia a formicolare nel suo corpo e ha quasi l’impulso di rubare la tazza che Sakura tiene tra le mani per giocherellarci, in alternativa comincia a tamburellare le dita sulla tavola in legno.
“Niente party quindi…” commenta distratto all’atmosfera tesa.
Sta per dire la prima cosa stupida che gli viene in mente, qualsiasi cosa che faccia reagire Sakura e Sasuke come dovrebbero, ma verso di lui viene spinto un rotolo. Il sigillo rotto non è quello di Konoha, ma di Oto. Nel vederlo Naruto si irrigidisce e ogni suo tentativo di scherzare evapora dalla sua mente.
“Cos’è?” soffia diffidente, incapace di fidarsi di qualsiasi cosa che sia collegata al viscido sannin.
“Le ricerche di Orochimaru sull’hanahaki” replica Sasuke gelido. “Qui dentro c’è tutto quello che ha scoperto, compresa una cura”.
Appena lo dice sente il cuore mancare un battito e un fiotto di sollievo sgorga in tutto il suo corpo, mischiandosi all’incredulità e alla speranza. C’è una cura, non morirà. Ma poi vede che è l’unico che sta sorridendo, che Sakura non riesce a guardarlo negli occhi e Sasuke ha un’espressione di funesta determinazione, come se si stia preparando a litigare.
“Ma?” indovina.
C’è un’esitazione in cui Sakura e Sasuke si guardano, riluttanti a dare la notizia. Alla fine è Sakura a parlare.
“I fiori possono essere recisi chirurgicamente in modo che non crescano più” spiega, “ed è un processo molto delicato con altissimo tasso di fallimento, specialmente se compiuto da una mano inesperta. A quanto pare Orochimaru l’ha operato moltissime volte nella sua ricerca e sicuramente ne sa molto più di me, quindi…”
“Quindi sarebbe meglio che lo faccia lui” indovina Naruto indurendo la mascella.
Si sforza a deglutire e si dice di essere ragionevole, per quanto l’idea di finire sotto i ferri del serpentone lo disgusti e spaventi allo stesso tempo si rende conto da solo che è la cosa più ragionevole.
“Va bene” si sforza di dire.
Però lo sguardo che Sakura gli lancia non è rassicurante.
“C’è un’altra cosa” ammette sottile. “Rimuovere i fiori dai ventricoli comporta… un effetto collaterale” deglutisce e si ferma.
Naruto la guarda e aspetta continui, ma non lo fa.
“Cosa, Sakura?”
Non voleva ringhiare, ma è quello che è successo, e Sakura sussulta.
“Perdere i ricordi che riguardano la persona amata e la capacità di amare”.
È sbagliato che sia Sasuke a dirlo, con quella sua voce innaturalmente fredda e discordante con quello che sta significando. Ma è allo stesso tempo così chiara che Naruto non può nemmeno fingere di aver capito male.
Perdere i ricordi che riguardano la persona amata e la capacità di amare.
“No” dichiara.
La sua voce è ferma come il suo sguardo, gli occhi blu scuri e minacciosi e determinati, le sopracciglia piegate in un’espressione di sfida, quella che ha indossato ogni volta davanti al nemico più ostinato. Si alza fluido dalla sedia, deciso ad andarsene e non assecondare quella follia.
“Naruto…” lo chiama Sakura, ma Sasuke è più veloce nel seguirlo.
“No?” ripete. “Come sarebbe a dire no?”
“Che non voglio!” spiega alzando la voce, sfidandolo con la gestualità del corpo. “Non potete davvero credere che io accetti questa cosa”.
“Non hai altra scelta!”
“C’è sempre un’altra scelta” lo contraddice. “Non puoi chiedermi di rinunciare all’amore, ai suoi ricordi!”
Dirlo ad alta voce è terribile. Provoca una scossa lungo tutto il suo corpo, uno shock al cervello e gli tremano le mani. Dimenticare… non essere più in grado di provare queste emozioni così travolgenti… Non poter più amare… non può succedere. Non si rendono conto di cosa gli stanno chiedendo?
Si porta una mano al petto, la familiare sensazione di un attacco di panico che pungola tra le sue costole, gli impedisce il respiro. Dimenticare Obito: no, mai. Non può farlo.
I ricordi sono tutto ciò che gli resta di Obito.
Tutto ciò che gli resta è quel “Grazie, Naruto” che ripete ogni notte nella mente prima di dormire, quel tono di dolce gratitudine e speranza che lo culla fino al sonno. Quello sguardo… proprio prima  del suo crollare in polvere, lo sguardo di una persona finalmente in pace, che ha trovato la fiducia in lui e si affida con fede incrollabile… uno sguardo così pieno di quel tipo di amore e riconoscimento che Naruto ha supplicato per tutta la sua vita.
Gli stanno chiedendo di dimenticarlo.
Il colpo di tosse esplode nel mentre che tenta di risucchiare l’aria. Si sente improvvisamente la gola piena e bloccata da qualcosa che tenta disperatamente di uscire.
Strabuzza gli occhi e si piega su se stesso, tutto quello che lo circonda si silenzia mentre solo la tosse senza fine romba nelle sue orecchie. Petali blu vengono sputati fuori dalla sua bocca, petali così piccoli da sembrare coriandoli… A ogni colpo di tosse escono dalla sua bocca spalancata e volano sul pavimento.
Ma c’è qualcosa di così grosso che striscia nella trachea da farlo quasi svenire, che gli fa malissimo. Si ficca le dita in gola, il più in fondo possibile e resiste al riflesso del vomito mentre riesce finalmente ad afferrare qualcosa di lungo e sottile. Gli graffia la pelle tenera e scivolosa, ma si sforza per tirare tutto fuori. Con un ultimo colpo di tosse, libera la gola da un lungo stelo pieno di piccoli fiorellini stropicciati.
Si appoggia alla parete, lo sguardo rivolto al palmo della mano e ancora straneo al mondo che lo circonda. Un lungo fischio gli riempie i timpani, come dopo un’esplosione. Si accorge solo che lacrime di fatica e dolore hanno iniziato a scivolare sulle sue guance. Guarda quello che ha sputato. I fiorellini hanno lo stesso blu macchiato di disperazione delle sue iridi.
Nontiscordardime.
No, mai.
Mai, mai, mai.
“Naruto!”
L’udito torna di colpo.
C’è Sakura che guarda con orrore l’erbacea e i fiorellini, completi, e il sangue che macchia i loro piccoli petali, che cola dalle labbra di Naruto mentre cerca di respirare come se temesse di non poterlo più fare da un momento all’altro. 
Lui non sa bene cosa fare, ancora frastornato, e la gola gli brucia troppo per provare a parlare. Può solo allungare la mano con il rametto, sperare che capisca la richiesta disperata del suo cuore, non dimenticarlo, perché non gli facciano fare qualcosa di così orribile.
Ma Sakura lo guarda come se stesse porgendo una maledizione contagiosa. Aveva sperato che almeno lei lo capisse, ma si sbagliava e rendersene conto lo fa sentire solo come quando era bambino.
Sasuke non dice niente, lo guarda solo carico di un silenzio giudicante, ma gli tremano le mani quando si accuccia a terra. Lo vede afferrare una manciata di petali, con rabbia brusca e distruttiva; li accartoccia tra le sue dita senza nessuna cura e Naruto vorrebbe urlargli di fare attenzione, che quei petali sono fragili… che non merita che i suoi sentimenti siano afferrati con un tale disprezzo.
Ma non riesce a dire nulla del genere, perché Sasuke glieli scaglia contro con forza e sfregio. Li sente colpirlo al viso, cadergli sui capelli e i vestiti.
“Non vedi cosa stai facendo?” sobilla Sasuke furioso, gli occhi di petrolio che sembrano voler bruciare con amaterasu ogni singolo petalo.
Sto amando, gli brucia nella gola ma non riesce ancora a parlare.
“Ti stai uccidendo!” corregge Sasuke quasi a leggerlo nella mente. “E hai il coraggio di rifiutarti? Tu farai l’operazione!”
“Non mi dici cosa fare” risponde roco, la voce che graffia la gola abusata.
“Invece sì, perché a quanto pare sei troppo stupido per decidere da solo” replica con rabbia crescente. “Ti stai ammazzando!”
“Non succederà, io…” Prende fiato, affaticato, ma sempre più sicuro nella propria voce. Alza gli occhi e lo stesso azzurro del nontiscordardime lo colpisce con determinazione. “Questi non sono affari che ti riguardano, stanne fuori”.
Sasuke non ci vede più. Il fiotto di rabbia gli colpisce la gola e intorbidisce la sua vista.
“Quindi tu puoi inseguirmi per anni per tutto il cazzo di continente per dirmi cosa fare, immischiandoti nei miei affari, mentre io non posso tentare di salvarti dalla tua idiozia?!”
Lo sguardo di Naruto balugina di rabbia. “Io non sono un nukenin” ringhia. “Non sto tradendo i miei compagni, i miei amici, il mio villaggio per distruggere il mondo”.
“Già, questo è quello che ha fatto Obito”.
Scatta prima che possa anche solo deciderlo. Ma Sasuke lo aspetta mentre lui è ancora indebolito dal colpo di tosse, dai fiori che si nutrono di tutta la sua energia per crescere rigogliosi. Viene bloccato e sono a faccia a faccia, che si lanciano sguardi di fuoco e sfida come quando erano genin frustrati con il mondo e il loro unico modo di comprendersi era sputare odio e veleno.
“È quello che hai fatto tu” gli ricorda Naruto. “Tu dovresti solo tacere, tu hai…”
“Non osare rinfacciarmi quello che ho fatto” lo minaccia. “Stiamo parlando di te adesso!”
“Preferisco morire piuttosto che smettere di amare!”
“Se proprio vuoi morire, allora sarò felice di accontentarti!”
I loro sensi da ninja li fanno agire prima ancora che possano rendersene davvero conto. Smettono di strattonarsi per i colletti e si acquattano veloci sul pavimento, appena in tempo perché una sedia voli sopra le loro teste e colpisca la finestra con una tale potenza da infrangere il vetro e far precipitare il tutto.
Con gli occhi sgranati si voltano verso Sakura. La sua postura è ancora tesa nel movimento del lancio, gli occhi verdi accesi di una luce irremovibile e il caschetto rosa gonfio dell’elettricità del chakra che sta continuando a fare scorrere nel suo corpo.
Quando fa il primo passo verso di loro entrambi hanno l’istinto di indietreggiare. Ma Sakura afferra prontamente Naruto e lo inchioda alla parete, lo sguardo contratto e un’espressione in grado di far indietreggiare anche Kaguya in persona.
“Tu credi davvero di poter morire?” sibila. “Che se anche te lo lasciassimo fare, tu possa farlo senza conseguenze?”
Non gli lascia nemmeno il tempo di replicare che inizia a elencare:
“Jiraiya. Tuo padre e tua madre. Nagato e Konan. Neji e tutti gli altri shinobi che sono morti per te. E non solo loro: anche Tsunade, i Kage, i Bijū, Kakashi… hai fatto una promessa a ognuno di loro. Hai promesso che avresti cambiato il mondo e creato la pace. Lo hai promesso anche a Obito! Vuoi rimangiarti la promessa?”
Naruto scivola lungo la parete, lo sguardo supplicante. Sakura lo lascia andare.
“No” mormora sedendosi a terra.
No, mai.
“E come puoi mantenere la promessa se muori?”
La guarda e si rende conto che è la prima volta che la guarda con quella silenziosa richiesta di aiuto che urla nel suo corpo. Per la prima volta non è lui ad avere una soluzione e non sa come fare.
Ti prego, ti prego aiutami.
“Non voglio dimenticarlo” e si sente sull’orlo del pianto. “Non voglio smettere di amare”.
L’espressione irremovibile di Sakura si frantuma lentamente, in crepe che lasciano trapelare tutta la paura e la dolcezza che sta cercando di trattenere nella sua corazza. Si inginocchia accanto, gli prende la mano e stringe forte per fargli percepire la sua presenza tangibile, vera e viva.
Non morta, assente, fantasma. Non quella che desidera.
“Non succederà, te lo prometto. Amerai ancora”.
È il suo turno di fare una promessa impossibile e non se ne pente. Per Naruto, per loro tre, può – deve – riuscire qualsiasi cosa.
Naruto ricambia la stretta.
“Come?”
Sasuke li guarda riluttante, ancora rivoltato da quello che si sono urlati dietro e i sensi di colpa che sono emersi. Ma poi li raggiunge sul pavimento, una macchia nera uniforme rispetto ai loro colori brillanti, ed entrambi gli fanno spazio. Tengono stretto Naruto con i loro corpi, impedendogli di smembrarsi a terra, tentano di essere il sostegno di cui ha bisogno.
“Toglieremo solo le radici nei polmoni” mormora la risposta.
Naruto lo guarda spaventato e si rende conto di non poter biasimare il suo terrore istintivo. Forse è per questo che si è arrabbiato tanto, perché sperava che Naruto fosse più forte di così, perché ha riconosciuto la sua paura da bambino: quando si è imposto di non amare più e seppellire uno dopo l’altro tutti i ricordi del suo adorato nii-san.
Ma poi lui ha potuto disseppellire tutto, per Naruto sarebbe irreversibile.
“Sono i fiori nei ventricoli i semi originari, dove si sono formate le prime radici. È nei ventricoli che si trova il principio della malattia. C’è scritto negli appunti”. Indica la pergamena. “È solo strappando le radici nei ventricoli che si ferma la malattia. Ma se togliamo solo quelle nei polmoni… Non smetterai di amare”.
“Ma non fermerà la malattia” sussurra Sakura.
“No, la rallenterebbe soltanto” conferma.
“Ci darebbe tempo però,” osa Naruto, “tempo per trovare un’altra soluzione”.
C’è un piccolo silenzio, in cui ognuno si chiede se ci sia davvero un’altra soluzione. Fino a poche ore prima non pensavano ci fosse nemmeno una soluzione, così sfiderebbero troppo la sorte. E per quanto tempo potrebbero andare avanti tagliando solo le radici nei polmoni prima che anche quello non sia sufficiente?
“È l’unica cosa che possiamo fare” dice Sakura, incerta.
Si guardando. È l’unica cosa che possono fare.
 
*

Il trasferimento al covo di Orochimaru è stato veloce e occultato. Nessuno deve sapere perché sono lì, cosa faranno. Soprattutto ora il segreto di Naruto deve essere mantenuto e Sakura non può fare a meno di chiedersi angosciata se stiano facendo la scelta giusta nel mettersi nelle mani di Orochimaru.
La paura che provò quel giorno nella Foresta della Morte è ancora impressa nelle sue ossa, arcana come l’istinto di sopravvivenza, e quando rivede quell’uomo pallido, dagli occhi da serpente e il sorriso strisciante – di chi sa di avere tutte le carte per vincere – non può che rabbrividire di disgusto.
Naruto anestetizzato sulla tavola operatoria, con le luci bianche che sottolineano le occhiaie e le guance smunte, le fanno credere di essere dentro il suo incubo personale.
“Cominciamo” sorride Orochimaru.
Prima che le sue dita pallide e lunghe come zampe di ragno sfiorino i suoi arnesi, il filo di una lama viene leggermente premuto sulla sua nuca.
Occhi gialli guardano ironici quelli glaciali dell’ex-allievo.
“Fai qualcosa di losco e ti decapito” vibra la voce seria di Sasuke, la presa ferma su kusanagi.
C’è la minaccia, ma c’è anche la paura e la protezione verso il compagno.
Orochimaru allarga il sorriso.
“Cominciamo” ripete.
 
Il nontiscordardime è un fiorellino di un bellissimo azzurro che cresce in primavera sbocciando su una piantina che viene chiamata “l’erba dell’amore”.
È un fiore che viene nominato fin dall’antichità nelle testimonianze di Plinio il Vecchio, che lo rende simbolo di salvezza da tutto ciò che può rattristare o addolorare poiché, anticamente, era ritenuta sacra. Inoltre con essa si otteneva una pozione capace di guarire gli occhi. Da questa informazione, giunta fino a noi dalla tradizione greco romana, possiamo comprendere come la virtù di giovare agli occhi e ai problemi legati alla vista del Nontiscordardime sia stata già interpretata, in antichità, da un punto di vista allegorico. Infatti, se può guarire gli occhi del corpo può fare lo stesso anche con quelli dell’anima.
Tradizionalmente si vuole che il nome di questo fiore provenga da una romantica leggenda germanica. Due giovani innamorati passeggiavano sulle rive del Danubio quando trovarono una moltitudine di fiorellini azzurri. Il ragazzo cominciò a raccoglierli e unirli in mazzetti da donare alla sua amata. Mentre però era intento a scegliere i fiori più belli, scivolò e cadde in acqua. Comprendendo che presto che la corrente lo avrebbero inghiottito e che sarebbe annegato, il giovane lanciò il mazzetto che teneva ancora in mano verso l’amata gridando: “Non ti scordar di me!“. Il fiore divenne così il simbolo dell’amore eterno che supera anche la morte.
Il poeta Novalis lo rese inoltre il simbolo del romanticismo, a rappresentanza del desiderio, l'amore e lo sforzo metafisico di accostarsi all'infinito e all'irraggiungibile, tratti tipici della corrente romantica
 
In questo capitolo ovviamente è preso nel suo senso letterale, del desiderio di Naruto di non dimenticare la persona amata, e quindi come l’amore eterno che supera anche la morte ma allo stesso tempo il suo sforzo di accostarsi a qualcosa che è irraggiungibile.
 
Anche il nontiscordardime è uno dei miei fiori preferiti, soprattutto proprio per il suo colore così azzurro e la forma dei suoi petali così delicata. È stato fin da subito uno dei fiori che avevo deciso per questa storia… e anche questo credo sia il mio capitolo preferito xD Che vi devo dire, mi piace vedere il team 7 che litiga e poi si rimette insieme >.<
Spero che sia piaciuto anche voi e che la storia continui a emozionarvi. Ormai siamo a metà (alla fine saranno sette capitoli, anche se l’ultimo non vuole proprio saperne di lasciarsi finire ;__;).
Vi ringrazio per seguire la storia, soprattutto ringrazio le belle personcine che hanno lasciato una recensione <3 vi abbraccio e regalo biscotti.
Hatta.
   
 
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