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Autore: Rota    25/05/2020    3 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*6. Steli – Fedele al principio immobile*

 


[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 7: Capitolo 6]





 
 
La coscienza di Madara riemerge, oltrepassando la superficie dell’inconscio.
I due Shi vedono i suoi occhi seguire direzioni precise, così come le espressioni del suo viso reagiscono a quanto gli sta accadendo attorno. Possono solo immaginare quanto strazio debba provare in quel momento.
-Cosa pensate si possa fare a riguardo?
Un poliziotto in rosso, capelli ribelli che sembrano fiamme e dei distintivi appesi al petto, ha le braccia incrociate e la voce profondissima. Madara sa bene chi è.
Appena distante da lui, Shu fa una smorfia infastidita.
-Quello che facciamo tutte le volte, Kiryuu. Risolveremo la situazione.
Kuro risponde con altrettanta irritazione.
-Potete farlo davvero?
Shu coglie la domanda come una provocazione. L’uomo dai capelli rosa sta anche per rispondergli, ma per fortuna interviene Kanata e con il suo tono lento, cadenzato e molle, placa gli animi.
-Certo che possiamo farlo. È il nostro lavoro, viviamo per questo.
Dondola sui propri piedi, come se fosse un’onda che prima si allunga e poi si ritira.
Eppure, ha uno sguardo triste, che rimane fisso sul petto del prigioniero. Per com’è fatto, probabilmente, soffrirebbe davvero troppo nel vedere il suo viso.
Poi allunga una mano e indica l’Origine, i tratti primari da cui poi si sviluppa tutto il tatuaggio.
-Guarda Shu. I suoi bordi.
Il suo collega assottiglia lo sguardo – sono a qualche metro di distanza per sicurezza, ma riescono a notare ciò che a loro interessa. Con il dito della mano coperta dal guanto, l’uomo dai capelli rosa disegna nell’aria gli stessi profili che Kanata ha seguito.
-I bordi sono frastagliati, irregolari. Difficile che uno Shi provetto abbia fatto una cosa del genere. Il suo Potere deve essere davvero instabile e ha corrotto il tatuaggio.
I due Shi si lanciano un’occhiata silenziosa, che lascia intendere molte cose impronunciabili. Prima che Kuro sospetti qualcosa e faccia altre domande scomode, lo Shi dei prolungamenti parla ancora.
-Ovviamente questo è un processo che può essere invertito. Ci sono un sacco di modi per stabilizzare un potere e rendere più forte un tatuaggio.
Kanata sorride e dondola un pochino di più, socchiudendo gli occhi.
-Come un aggancio. Un legamento.
Shu guarda il petto di Madara, appena sopra il diaframma.
-Ci sono anche particolari inchiostri che rendono i legami ai Chakra più forti e stabili. Essendo questo un potere di tipo Psichico, sottogruppo quarto, l’inchiostro deve avere un corpo più forte e denso.
-Aghi di pino?
-Direi più resina.
-Così forte?
-Il suo primo tatuaggio è sempre Psichico, ma del sottogruppo terzo, in totale contrasto con il quarto. Se non mettiamo qualcosa di così forte, è possibile che non funzioni.
Kuro guarda le loro schiene, mentre sembrano discutere come davanti a un pezzo di focaccia quale sia l’impasto migliore per ottenere un ottimo gusto. Rimane un po’ interdetto, benché sappia certamente quale sia la differenza tra i vari poteri Psichici e quali generino contrasto tra di loro.
L’arte degli Shi è davvero qualcosa di misterioso, anche per i Toccati come lui.
-Avete deciso cosa fare, quindi?
I due si voltano a guardarlo, per la prima volta dopo minuti di fitto confronto. È sempre lo Shi dai capelli rosa a rivolgersi a lui, con meno stizza.
-Certo che sì. Mi ci vorrà una settimana per ultimare l’inchiostro giusto.
-Non doveva essere una cosa veloce?
-Schiocco! Per chi ci hai preso? Serve precisione in questo genere di cose! O scoppiare di nuovo potrebbe essere la cosa meno grave che gli può capitare!
Il piccolo battibecco dei due viene interrotto da un urlo di Madara, che sembra tornato all’improvviso la bestia che è stato fino a pochi minuti prima. Ruggisce, si dimena, cerca di azionare i propri Poteri – ma i sigilli lo tengono immobile e prigioniero, recandogli un dolore sempre più forte.
Kanata fa l’errore di muovere mezzo passo nella sua direzione, lui lo nota. Si dimena ancora più ferocemente e sembra voglia attaccarlo, azzannarlo. L’espressione sul volto dello Shi diventa indecifrabile, sospesa tra sorpresa e terrore.
Kuro a quel punto lo prende per le spalle e lo allontana a forza, scortando entrambi gli Shi fuori dalla Prigione Bianca.
 
 
Lo Shi dai capelli azzurri si chiede se siano i suoi passi quelli che sente rimbombare per tutto il corridoio o è l’eco delle grida di lui. Giurerebbe di sentirle ancora, così chiare e udibili.
Le sente, le sente, le sente, li sente. Trattenere il respiro forse li farebbe smettere.
Per un attimo, tutto il mondo diventa di nuovo Ombra, sorrisi che si allungano nell’oscurità e artigli distanti che luccicano. Le grida di Madara si confondono con altre grida, forse davvero le sue.
Shu lo chiama per nome per la prima volta dopo cinque anni.
-Kanata!
Di nuovo quel corridoio bianchissimo, tutto illuminato.
Lo sguardo dello Shi dai capelli rosa è molto preoccupato, perché sembra aver intuito cosa ci sia dietro quella sua espressione. Per questo motivo, si permettere di insistere.
-Stai bene? Vuoi che ti accompagni a casa?
Kanata piega le labbra in un sorriso mesto, come tanti altri ne ha fatti da che Shu ha memoria di lui.
-Sei molto gentile, Shu, ma sto bene.
-Non devi dimostrare niente, Shinkai. Non sarebbe facile per nessuno vedere un proprio ex-collaboratore in quello stato.
-Sei davvero molto, molto gentile Shu.
Non aggiunge altro. Lo Shi dai capelli rosa capisce che, anche spingendosi oltre, non otterrà nulla da lui. Già il fatto che sia tornato in sé è un grande risultato.
Kanata però fa addirittura di più: gli si avvicina con la scusa che devono oltrepassare una porta per accedere a un altro corridoio, dai colori un poco più caldi, rassicuranti. Non lascia il suo fianco mentre scendono lentamente una scala, fissati dai mille occhi dei sigilli appesi ai muri, alla ringhiera, alle finestre – quelle sono le Prigioni Bianche, dove per ogni Toccato sarebbe impossibile scappare.
Quasi sussurra, con quel suo tono strascicato.
-Ti serve aiuto?
Shu fa finta di non capire a cosa alluda, in un primo momento.
Abbassa lo sguardo, prima di irrigidire i muscoli delle braccia.
-Per un po’ è bene che noi tutti non ci vediamo assieme. Lasciamo correre del tempo, calmiamo la cosa. Risolto il caso, si allenterà questa tensione e potremo tornare alle nostre vite normali.
-Nessuno di noi ti lascerebbe solo.
-Non è quello che ho detto, Shinkai.
Sospira appena, trattenendo un sacco di pensieri nella propria testa. Primo tra tutti, il fatto che dovrà attendere alcuni giorni per insultare Rei con tutto il lessico in suo possesso.
Oltrepassano in silenzio il grande atrio che precede la porta, camminano spediti davanti alla fila di guardie Akatsuki in divisa, immobili.
Recuperano le giacche, cappello e bastone da passeggio, quel pellicciotto bianchissimo che Shinkai adora avvolgersi al collo. Alla fine, giungono all’esterno, dove una pioggerellina sottile li accoglie. Shu guarda in alto, così anche Kanata.
-Durerà solo una settimana.
Lo Shi medico gli sorride e finalmente si allontana da lui, trottando verso la sede dei Ryuusetai, lo Spedale dei Toccati.
I guanti di pelle fanno uno strano rumore, quando Shu stringe forte il manico del suo bastone da passeggio. Impiega qualche secondo a camminare spedito, tenendo il ritmo con i tacchi dello stivale e la punta di legno sull’acciottolato di pietra.
Si posiziona al limite del marciapiede per sventolare un braccio, così da poter attirare l’attenzione di una carrozza di passaggio.
L’abitacolo è piccolo, ma comodo e pulito, nonché dotato di tanti cuscini. Ballonzola mentre la carrozza passa sulla strada cittadina, con le ruote di legno forse troppo sottili per quel tipo di asfalto. Non gli darebbe così tanto fastidio se non avesse già la nausea, per colpa della scena a cui ha dovuto assistere alla Prigione Bianca.
Anche cercando di trattenere il malessere, nella solitudine della carrozza sente il rigurgito di emozioni violente, il ribollire di una passione mai davvero sopita.
Passano le case popolari, le persone e i negozi. Passa anche un ponte sotto di loro e quel fiumiciattolo che scorre tra i viali alberati e le aiuole comunali ben tenute. Vede il tribunale cittadino, alto e massiccio, e poi vede la via alla cui fine c’è il palazzo dei Knights, un pentagono dalla punta rivolta verso Nord.
Entra dalla seconda entrata a destra, uffici di amministrazione e schedatura. Di quei tempi, non molta gente frequenta i luoghi della polizia, il periodo delle selezioni è ben lontano: poca gente in fila davanti ai tre sportelli, due fornitori di metallo e legna e un contadino che deve stabilire il contratto per la fornitura mensile di fieno per i cavalli.
Lo sportello a sinistra è vuoto, il commesso alza lo sguardo meravigliato quando Shu si piazza davanti a lui con una richiesta ben precisa. Lo Shi riempie il foglio proprio sotto i suoi occhi, tranquillo e sicuro, e benché quello che scrive va oltre ogni possibile logica, l’assenza di errori costringe l’altro a mettere il primo sigillo di approvazione, quindi aprirgli la strada per gli uffici al piano superiore. Un sistema d’allarme avvisa tutti i Quattro, i quali a seconda della propria disponibilità raggiungeranno nel tempo la sala delle udienze.
Shu è uno Shi, quindi è abituato ad avere gli occhi addosso; trova comunque fastidioso come quel commesso e le poche persone presenti lo seguano con lo sguardo finché non sparisce in fondo al corridoio.
Supera due posti di blocco. Basta che le persone in divisa vedano il sigillo rosso sul foglio perché lui passi a ritmo della punta del suo bastone.
Ritrova le statue dei grifoni come ricordava, davanti al portone di ingresso. Nel silenzio del corridoio, c’è solo l’eco dei suoi passi.
Quindi, quando Tsukasa vede quello che per lui è solo un privato cittadino oltrepassare la porta di ingresso, rimane piuttosto sorpreso, perché si era aspettato una vera e propria emergenza – tale da giustificare il loro richiamo. Ancora vestito della divisa di allenamento e con la spada tra le dita, si avvicina a lui e lo guarda dritto negli occhi.
-Signor Shi, lei-
Boccheggia, senza sapere bene cosa dire, ma poi si riprende.
-Per quale motivo è qui?
Intanto che Tsukasa prende dalle mani di lui il foglio compilato, entrano dalla porta anche il secondo e il terzo dei Quattro, accompagnati da un ometto basso dai lunghi capelli arancioni.
Shu e Leo si guardano per un singolo istante. Lo Shi cerca poi di richiamare l’attenzione del giovane Knights, i cui occhi meravigliati continuano a vorticare sul foglio.
-Dovrei aver compilato il modulo correttamente.
Il ragazzo con espressione sconvolta prima sussurra, poi alza sempre più la voce. Travisa: crede che ci siano di mezzo questioni sentimentali quali pietà e commiserazione, che per il coinvolgimento del corvo anche Shu si senta in qualche modo legato al destino di Leo.
Shu, davanti al suo fervore, anima la propria parlata.
-Non siete costretto a farlo per forza, signor Shi! Ci sono un sacco di altre possibili soluzioni!
-Mi piacerebbe proprio sentirle, queste soluzioni!
Quando Izumi recupera il foglio ormai mezzo stropicciato dalle mani di Tsukasa, Leo intravede abbastanza da capire. Il sorriso si fa ampio, la risata altissima.
-Ah, Shu! Sapevo saresti arrivato a prendermi!
Lo Shi si volta lentamente verso di lui, con uno sguardo duro, la voce ancora più emozionata. Non si è neanche reso conto di aver incrociato le braccia al petto.
-Ci sono tante manifestazioni di deficienza, ma la tua le supera sempre tutte! Non essere tanto felice, Tsukinaga!
-Ma come non potrei? Torno finalmente a casa!
-Quella non è casa tua, quello è lo Studio Shi Valkyrie!
Ma Leo ride ancora di più.
Tsukasa riprende il foglio dalle mani di Izumi per rileggerlo un’altra volta. In quella richiesta di delega, neppure una virgola fuori posto. L’unica cosa che potrebbero contestargli sarebbe la sfacciataggine con cui è corso da loro il giorno dopo il processo, ma dati i tempi ristretti non si poteva aspettare oltre.
Il tempo è sempre una questione molto relativa, quando si tratta con uno Shi.
Benché l’ultima parola spetti a loro, e la decisione risieda nel loro volere, il più giovane dei Knights comunque tiene in considerazione il sentimento con cui è stata mossa quella richiesta, non accetta di poter semplicemente rifiutare senza prima averne discusso. Tenta ancora, si avvicina persino allo Shi.
-Mi ascolti, signor Shi! Potrebbe solo peggiorare la situazione! Sappiamo che deve lavorare per il processo e-
Shu lo zittisce senza neanche permettergli di finire la frase.
-Mi serve un collaboratore.
Persino Izumi lo guarda e Ritsu solleva la testa dal tavolo dove si è appoggiato prima, pensando di riuscire a dormicchiare un poco. Che gli Shi fossero folli lo sapevano tutti, pochi però sapevano davvero quali vette raggiungeva la loro pazzia.
Shu sembra nel parlare così sicuro di sé. Arashi, l’ultima dei Quattro, entra in silenzio dalla porta proprio in quel momento, in modo da sentire l’arringa accorata dello Shi.
-Questo disgraziato ha fatto in modo che Kagehira venisse incriminato, limitando così tutto il mio possibile operato. Lui potrà rimanere qualche ora allo Studio, da solo non mi è possibile lavorare a tempo pieno. Sette giorni sono appena sufficienti per creare un buon inchiostro, adatto alla richiesta fattami.
Arashi si mette davanti a lui che ancora deve terminare di parlare. Shu non ha difficoltà a guardarla negli occhi, a differenza di Leo che ancora conserva del pudore e della vergogna – avrebbe solo notato l’effetto delle parole dello Shi nello sguardo lucido di lei.
Accanto alla donna, Tsukasa si trova a boccheggiare di nuovo, perché non sa come replicare a una cosa del genere. Il compagno più grande, con espressione e voce scocciati, parla anche per il ragazzo.
-Uno come lui non può davvero aiutare, creerebbe più caos che altro.
Leo fa una strana smorfia, come se si trattasse di una scaramuccia tra bimbi piccoli.
-Ah, Sena! Da che parte stai?
L’uomo in divisa bianca e blu gli scocca un’occhiata di tralice, ma non raccoglie la sua provocazione.
I due Knights che sono più inclini al dialogo offrono possibili soluzioni alla questione, con toni e motivazioni differenti l’uno dall’altra.
-Non sarebbe più utile andare a chiedere in prestito qualcuno dei collaboratori degli altri Studi?
-I piccoli dei Ryuusetai sono molto promettenti, mi dicono!
-Anche il cosiddetto fringuello di Sakasaki.
Entrambi vengono comunque zittiti dalla risposta abbastanza secca dello Shi.
-Non scomoderei mai i miei fratelli e mai chiederei loro di rinunciare al loro prezioso aiuto per le colpe di qualcun altro.
L’uomo assottiglia lo sguardo e lo rivolge al reo confesso, abiti da civile e manette ai polsi. Ha ancora il suo laccio tra i capelli, consumato da tre anni di utilizzo.
-Così come ha combinato il guaio, così deve rimediare. È suo esplicito dovere morale.
Arashi trattiene un sospiro abbastanza spazientito, che non sfugge a Izumi. D’altra parte, l’attuale comandante dei Knights non è né così gentile come lei né così diplomatico come Tsukasa, mostra chiaramente segni di irritazione.
Riprende il foglio della richiesta, finito in chissà quale modo tra le dita morbide di Arashi, lo fissa qualche secondo come se si trattasse di un panno sporco. Parla con supponenza, così come fa di rimando Shu.
-Mi sembrava che la tua filosofia fosse di non accettare nessun inetto come tuo assistente.
-Ho cambiato idea.
-Perché?
-Ho pensato che Tsukinaga, nonostante tutto, sia abbastanza preparato per aiutarmi in quel che mi serve.
-Ovvero, pestare bacche e fare asciugare fiori nel lavandino?
-Devo studiare come comporre un legamento con il Chakra, oltre che a comporre inchiostro.
-Ah, questo cambia tutto.
Viene fermato da Arashi, che gli appoggia delicatamente una mano sulla spalla. La sua testa ha uno scatto nella sua direzione, l’espressione si calma a vederle quel suo sguardo stanco: continuare a sopportare tutto quello è davvero faticoso, per lei.
Shu però ha una proposta che attira veramente la sua attenzione.
-Potete portarmelo la mattina e venirlo a ritirare ogni sera.
Leo reagisce prima di tutti, lamentandosi ad alta voce.
-Non sono mica un pacco di posta!
Shu continua a parlare invece, ignorandolo palesemente.
-Così lo lascerete allo Studio unicamente per il tempo necessario.
I Knights si guardano, prendendo in considerazione davvero la cosa.
Dopo qualche istante di riflessione, è la stessa Arashi che acconsente.
-Beh, mi sembra abbastanza sensato.
Ritsu sorride e le dà ragione, ancora disteso dove è stato abbandonato.
-Dopotutto, che danno potrebbe davvero fare?
Leo vorrebbe ringraziare i due, ma un’occhiata veramente di tralice gli fa intuire che non è il caso; si limita a ridere per l’ennesima volta. Sembra quasi si stia divertendo.
Tsukasa asseconda un impulso lodevole, che lo porta ad avvicinarsi ancora all’uomo dai capelli rosa.
-Mi prenderò io l’incarico di scortarlo avanti e indietro, signor Shi.
L’altro gli risponde con un cenno della testa, abbastanza per ringraziarlo.
I tre Knights, e anche Leo, guardano tutti nella direzione del comandante in carico, l’unico che ancora non si è davvero pronunciato. Serve l’unanimità per approvare quella delega, senza il suo consenso Leo non potrebbe neanche uscire da quella stanza, benché ammanettato mani e piedi.
Ma l’uomo fissa ancora quel foglio, occhi immobili, tanto che Arashi ad un certo punto lo chiama un poco preoccupata.
-Izumi?
A lei si aggiunge anche Ritsu, sempre pungente.
-Izumi, non farla troppo complicata. Sembra quasi che tu ci tenga ad averlo qui.
Izumi irrigidisce i muscoli e le dita della mano, tanto da stropicciare un poco quel prezioso foglio, rivolgendosi allo Shi.
-Sai bene che succede se ritardi di un solo giorno la consegna di quel dannato inchiostro.
Fissa con lo stesso astio anche Shu, che gli risponde prontamente senza lasciarsi intimidire dalle sue parole.
-Se dovesse succedere qualcosa-
-Se dovesse succedere qualcosa, saranno Kagehira e lo Studio Shi Valkyrie a subirne le conseguenze. E ti giuro, è proprio l’ultima cosa che voglio.
Izumi sa quanta verità c’è nelle sue parole, così come Arashi e così come Tsukasa e Ritsu.
Senza più dire nulla, Izumi si avvicina al tavolo dov’è sdraiato il più giovane dei Sakuma, recupera la spugna imbevuta di inchiostro fresco da un cassetto e ci intinge l’anello che ha al pollice destro. A quel modo, può timbrare la delega, quindi consegnare la responsabilità della custodia di Leo Tsukinaga allo Shi Itsuki.
È tutto concluso, per il momento.
 
***

 
Leo si ricordava le carrozze private del corpo dei Knights. Due paia di cavalli, ruote alte e un abitacolo ampio, in cui è comodo sedere anche in parecchie persone, senza l’impiccio di incrociare gambe o posizioni assurde. Nessun cuscino, ma i sedili sono morbidi e gli schienali dritti; i finestrini sono pure dotati di una spessa tenda con cui è possibile oscurare l’interno.
Quello che Leo non può ricordare, è la sensazione sgradevole di manette ai polsi e alle caviglie – con catene lunghe di ferro che tintinnano a ogni sobbalzo della carrozza sulla via della città.
Fa una smorfia, cerca di alzare le braccia verso il proprio interlocutore.
-È davvero necessario?
Tsukasa rimane immobile nella sua posizione, così dritto che sembra una statua appena scolpita. A Leo non è sfuggito il fatto che continui a sistemarsi il ciuffo della frangia, o che abbia messo degli stivali molto lucidi.
-Sono le condizioni per la delega a un civile. Non sono trattabili.
Leo risponde con una smorfia; sotto i suoi occhi cerca di forzare la catena che tiene legate le due manette, apre le braccia per vedere quanta ampiezza può raggiungere. Davanti ai suoi tentativi, il ragazzo più giovane si fa persino scappare un mezzo sorriso, che riprende subito nel momento in cui inizia a parlare.
-Leader, avrai abbastanza spazio di manovra. L’unica cosa che ti impedisce veramente è di correre.
-O di aprire le gambe!
-Beh, quello non vedo come possa esservi utile.
-Già, immagino tu non lo veda.
Per sua fortuna, Tsukasa non conserva la benché minima traccia di malizia.
La carrozza, finalmente, si ferma e il conducente suona la campanella per indicare l’arrivo a destinazione.
Tsukasa è il primo a scendere, seguito anche dal detenuto. Una leggera pioggerellina colpisce le loro spalle e i loro capi, cadendo dal cielo grigio ricoperto di nuvole sottili. La carrozza rimane ferma a quel punto senza più muoversi, mentre entrambi loro sollevano lo sguardo al pendio ripido della collina che porta allo Studio Shi Valkyrie. La strada per salirvi certo non è adatta per quel genere di carrozze così signorili.
Per avventurieri e clienti, ci sono ben altre vie.
I due uomini devono camminare un poco e superare un iniziale gruppo di alberi per arrivare a vedere il casolare da cui parte una lunga serie di filamenti doppi, a cui sono appesi delle piccole celle di legno e metallo, che dondolano nel vuoto.
Al vederla, Leo lancia quasi un urlo.
-Hanno rimesso a posto la funivia!
Tsukasa gli dà ragione con un cenno del capo, continuando a marciare accanto a lui.
-Lo Studio Shi Valkyrie si è fortemente indebitato con il comune per farlo, ma è stata un’opera necessaria. Ora non sono più isolati e questo è un bene per tutti.
Quando ne oltrepassano la soglia, vedono al suo interno i disegni di inchiostro che la tengono viva. Non è necessario che qualcuno la manovri, perché come alcuni dei mezzi pubblici della città di Yumenosaki basta il tocco di un Toccato per dare vita al movimento senza fine, tenuto attivo dal potere dell’inchiostro degli Shi.
Leo e Tsukasa attendono l’arrivo di una cella per potersi sedere sopra e legarsi la sicura contro il torace, onde evitare di cadere durante il tragitto. Pochi secondi e i loro piedi sono già nel vuoto.
L’uomo con i capelli lunghi continua a guardarsi attorno, estasiato.
-È molto silenziosa! Non sembra neanche che stia funzionando!
L’uomo vede Tsukasa guardare di sfuggita verso la grande città, in una precisa direzione; la tensione immobilizza ancora il corpo del giovane, che trattiene con difficoltà un sospiro. Quando si accorge del suo sguardo, lo ricambia subito e questo crea ilarità nell’uomo più basso.
-È stato quando io ero comandante che Itsuki ha chiesto che venisse costruita la prima!
-Se non sbaglio, fu perché glielo suggeristi tu.
-Sì, è vero! Ma lui non l’avrebbe mai fatto se non l’avesse considerata un’idea più che giusta! È sempre stato un terribile zuccone!
Poi, Leo si perde a guardare la punta degli alberi, il profilo nascosto della città tra le fronde dei pini.
Il tettuccio della celletta li protegge a malapena dalla pioggia, lascia che le gambe a penzoloni vengano bagnate, così come le scarpe.
Quando si avvicina l’arrivo, Leo raccoglie tra le mani la catena in eccesso, perché non rimanga incastrata da qualche parte. Balzando giù dalla cella, una volta sollevata la sicura, fa qualche saltello di entusiasmo.
-È veloce!
Ma ogni gioia viene spenta da un’esclamazione secca, talmente irata da risultare glaciale.
-Siete in ritardo.
Lo vede impettito vicino all’entrata, con le braccia incrociate al petto e la migliore delle sue camicie bianche, con uno sbuffo sul petto terribilmente vistoso, guanti bianchissimi alle mani. Pare che Tsukasa non sia l’unico a essersi vestito elegante per quell’incontro.
Il Knights fa una sorta di saluto militare davanti a lui, battendo forte il tacco dello stivale.
-Signor Itsuki. Ci scusi. La carrozza ha impiegato più tempo del previsto per uscire dal centro cittadino.
Leo, da canto suo, spezza tutta quella formalità con una smorfia.
-Ah, eri ansioso di vedermi, Itsuki? Mi stavi aspettando?
Lo Shi fa persino finta che non esista in quel momento, fissa Tsukasa e si muove velocissimo.
-Seguitemi.
L’abitacolo della funivia rimane laterale rispetto all’ingresso dello Studio Shi Valkyrie, tanto che nel guardare questo da davanti non si noterebbe neppure.
La porta è stata lasciata socchiusa, così che i tre riescano a entrare in fretta. Una volta dentro, Leo spalanca gli occhi e inizia a correre attorno, come un bambino molto eccitato. Fa un gran baccano, ma non tocca nulla – Mika rimane immobile a fissarlo davanti al tavolo, abbastanza spaventato da tutto il suo agitarsi.
Mancano i carrelli di una volta, diversi tavoli e oggetti. Ma l’uomo ride, ride molto.
-Adesso c’è molto più spazio! Ci si può muovere un sacco!
Shu in quel momento ha uno sguardo che sarebbe capace di uccidere.
La voce decisa e ferma di Tsukasa interrompe la sequela dei suoi pensieri violenti.
-Verrò a riprenderlo stasera, prima ora dopo il calar del sole. Nel caso dovesse succedere qualcosa, c’è un dispositivo di allarme nelle manette.
-Lo so.
Un saluto, di nuovo il tacco che colpisce forte terra.
-Buon lavoro, allora. A stasera, Leader.
Il ragazzo va via subito e si chiude la porta alle proprie spalle, per dirigersi verso la funivia. A quel punto, comincia a piovere appena più forte.
Per qualche secondo c’è silenzio nello Studio, neppure Mika osa muoversi percependo la tensione che si è creata, benché le sue mani sia sporche di pasta scura. Poi, Shu alza gli occhi su Leo – ha ancora le braccia incrociate al petto e quell’espressione di supponenza sul viso, con il naso alzato in aria come se stesse annusando un brutto odore. Iniziano quindi, tra di loro, i saluti, con una sola provocazione.
-Leader.
Leo ride a sentire il suono di quella parola, perché lui ormai non le dà alcun significato.
E neppure Shu, davanti a lui.
-Ah, Suoh è uno così! Un po’ tutto perfettino! Uno di quei tipi che anche se gli dici le cose, non capisce!
-Un po’ come te.
-Un po’ come te!
Si sente poi una sorta di pigolo molto dimesso.
-Vi prego, non cominciate…
Lo Shi fa uno strano rumore con le labbra, scioglie la posizione delle braccia e si avvicina al tavolo, recuperando per sé gli oggetti da lavoro che ha abbandonato poc’anzi.
Comincia subito a dare ordini, com’è solito fare.
-Aiuta Kagehira fintanto che è qui. Dopo pranzo, andrà via e saremo solo io e te.
-E a quel punto cosa farò?
Shu alo sguardo per fissarlo, quasi avesse appena sentito la domanda più sciocca dell’universo.
Leo lo sa bene, infatti sorride sornione di fronte alla sua espressione spazientita.
-Continuerai il suo lavoro.   
Come se potesse fare altrimenti, d’altronde.
Shu comincia a ignorarlo e torna ai suoi fogli, dove è stato scarabocchiato il disegno di un tatuaggio.
Leo lo vede a malapena, ma sa che è la riproduzione dell’Origine del tatuaggio sinistro di Madara. Quindi deduce che Shu stia già lavorando su come sviluppare il prolungamento partendo da quello.
Sente Mika muoversi accanto a lui, si arma di un sorriso falsissimo e lo guarda, in attesa di istruzioni precise. Il corvo sospira, con uno sguardo torvo tutto indirizzato a lui; indica un recipiente e il mattarello, prima di cominciare a spiegare cosa avrebbe fatto per tutto il giorno.
 
 
Prendere qualche seme, metterlo nella ciotola e macinarlo per minuti e minuti, fino a renderlo polvere fina, per svuotarlo poi in una bacinella più grande. Ripetere il tutto all’infinito – troppi semi in una sola volta non vanno bene, perché non si riesce a macinare fine come si dovrebbe, e troppo pochi allungano solo il tempo di esecuzione.
Leo non si muove dalla propria sedia da ore, ma non sembra di aver raggiunto neanche la metà dei semi che deve macinare, a giudicare dalla loro quantità nel secchio.
La monotonia e quel silenzio assorto vengono spezzati solo da un verso del corvo.
-Oshi-san, è quasi ora-
Shu alza per la prima volta gli occhi dal proprio foglio, guarda fuori dalla finestra e nota la poca luce che entra dall’esterno. Quindi, guarda l’orologio appeso al muro.
-Mangiamo qualcosa, prima che tu vada via.
-Posso mangiare mentre torno.
-No, ferma il lavoro e mangia.
Il suo tono non ammette replica, così Mika non gli risponde. Non ha ancora imparato a reagire alla sua premura ruvida, né Shu ha imparato a rendergli le cose più semplici.
Ma questo non genera alcun particolare attrito tra di loro.
Il corvo abbandona la pasta di inchiostro e il mattarello sul tavolo, mettendoli in ordine a lato; una volta lavatosi recupera una pentola profonda lasciata a raffreddare accanto al fuoco, in cui è ancora immerso un lungo mestolo di legno. I tre quindi raggiungono un altro piccolo tavolo nell’angolo della stanza, dove sono poste alcune ciotole a ogni sedia sgangherata. Leo fa rumore quando tenta di appoggiarvisi, ricevendo delle occhiatacce dal padrone di casa.
Viene servita una zuppa semi fredda, il cui contenuto sono boccioli e semi di fiori di loto lasciati immersi nel brodo di verdure. Hanno un sapore speziato, sono saporiti e succosi.
Leo non si esime dal dire qualcosa di stupido, ripreso immediatamente da Shu. 
-Ah, questi si mangiano e non si macinano?
-Che domanda sciocca, non è ovvio? Non vedi il loro aspetto? Trattati così, sarebbero inutili a comporre un qualsiasi inchiostro-
-Lo so benissimo, Itsuki! Ti pigliavo in giro!
Lo Shi gli rivolge l’ennesimo sguardo scocciato, finisce di masticare il proprio boccone e continua imperterrito a riprenderlo.
-Sei sempre il solito irriverente.
-Ah, in questi tre anni non sono cambiato affatto!
A quella battuta, in realtà, risponde più velocemente Mika, senza neanche rendersi conto di quello che sta dicendo. Benché provi del risentimento nei confronti dell’uomo con i capelli lunghi, non è certo per malizia che fa quell’osservazione.
-No, sei esattamente come eri all’epoca. E questo è decisamente inquietante.
Il sorriso di Leo si congela, così come il movimento della mano di Shu, dalla ciotola alla bocca.
Leo supera la cosa con uno sbuffo, una mezza risata, e la voce decisamente troppo alta.
-Piccolo corvo! Il tuo Oshi-san non ti ha insegnato a tenere la bocca chiusa mentre mangi?
Anche Shu si riprende, benché non riesca neppure quella volta a trattenersi.
-Lo stesso vale per te, Tsukinaga.
Nessuno dei tre si azzarda più a dire nulla fino a che Mika non termina il proprio pasto e si alza in fretta dal tavolo, salutandoli con un inchino veloce per correre poi verso l’uscita con le proprie poche cose.
-Ci vediamo domani. Oshi-san! Signor Tsukinaga!
Chiusa la porta, sigilla il silenzio che il fuoco placido del caminetto ancora fatica a scaldare a dovere; i muscoli dei due uomini rimangono tesi, contratti in pose innaturali, tanto per loro che è persino impossibile alzare gli occhi.
Fuori piove appena, impregna di umidità e freddo persino le ossa.
















Note Autrice: Eccoci di nuovo qua, con l'aggiornamento!
Questo è un altro capitolo piuttosto denso, devo dire. Partiamo da uno spaccato con Madara, che sta subendo gli effetti di questo terribile Potere instabile, dove c'è anche Kanata che penso faccia la sua prima apparizione. Ovviamente è un altro Shi, come tutte le OddBalls! Ed è lo Shi medico, o meglio "lo Shi che ripristina le imperfezioni", decisamente utile in questo caso 8D state tranquilli che non sarà la sua unica apparizione, questa!
Poi, Shu vs i Knights. O meglio, Shu vs Izumi, più o meno come nel prologo. Non so, farli parlare mi diverte molto xD questo è un contesto un po' sopra le righe, e i loro comportamenti si smuovono di conseguenza, spero sia chiaro. Però, ecco, Shu s'è andato a riprendere Leo in sostanza *coff* con la sua delicatezza più o meno evidente, è andato a riprenderlo con la forza, e questo penso dica MOLTO su lui e su cosa voglia ottenere.
Leo vabbeh, è Leo! Leo che è una trottola inarrestabile, che sembra avere poco garbo per ogni cosa che lo circonda e per questo è appunto, irriverente, irrequieto, ride sempre. In questo capitolo è quasi ridotto a spettatore MA in realtà ogni gesto che fa è abbastanza calcolato.
Tsukasa è un cuore, ecco, lo dico subito. Tsukasa pure è un personaggio a cui bisogna dare la sua attenzione - anche in generale, dico.
Passando invece alla canzone associata a questo capitolo, "Little talks" dei Of Monsters And Men. Direi che è da associarsi, come "spirito", specialmente alle ultime scene del capitolo, dove finalmente Leo entra nello Studio Shi Valkyrie - la sua vecchia casa, in tutto e per tutto. E' un tipo di malinconia che si palesa solo alla fine finissima, ma penso sia anche il sentimento più forte che attualmente unisce i miei due protagonisti.
AH, con questo capitolo si entra definitivamente nella seconda parte della long 8) immagino - spero - si sia sentito il netto cambio di atmosfera e tutto quanto, "Steli" è una parte molto densa dal punto di vista psicologico. Spero con tutto il cuore che vi piacerà (L)
Detto questo, grazie di aver letto e ci vediamo lunedì prossimo!
   
 
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