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Autore: Brume    25/05/2020    2 recensioni
Laurent Reve Grandier Jarjayes arriva in Normandia una sera di giugno.Dovrebbe fermarsi un paio di mesi, ma finirà per viverci.Devastato dal dolore, inizia a scrivere un diario, testimone di un viaggio fatto di ricordi, pensieri, sogni; vi riporterà i suoi pensieri, i suoi sogni, i ricordi e piccoli segreti -che non conosceva e man mano scopre- che lo aiuteranno a ricostruire la storia della sua famiglia ed a crescere, arrivando oltre a ciò che aveva immaginato.
NB I disegni sono realizzati da me con tecnica mista, acquarello , matita, china
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oscar e Andrè'
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6 luglio 1816

 

Tra qualche giorno partirò.

Sono emozionato per quesa nuova avventura, e mi dispiace lasciare questa casa, anche per poco tempo, in cui mi sto abituando pian piano a vivere.

Ogni giorno passo qualche ora con Victoria: dopo il nostro primo incontro, dopo questa sorpresa, mi sono accorto che non riesco a stare senza di lei.

Lo so, sono stato io a dire di fare le cose con calma, ma al cuore non si comanda, ed il mio non mi ascolta proprio: credo di essermi innamorato.

 

Avevo anche pensato di chiederle di veniere a Parigi con noi, ma non penso sia il caso; si sentirebbe a disagio, in mezzo a due uomini perennemente presi da faccende pratiche, uffici e librerie...anche se, conoscendola, farebbe finta di nulla e ci seguirebbe senza fiatare...non so....

 

Nel frattempo, quando non sono con lei, preparo tutto ciò che può servirmi; soprattutto incartamenti , mi pare sempre di dimenticare qualcosa. Bernard mi ha dato una mano, fornendomi alcuni certificati di cui ho bisogno; del resto alcune cose le ho portate con me da Nyon, altre le sto pian piano trovando qui in casa.

Proprio cercando alcune carte, ho trovato in un cassetto dei vecchi fogli ingialliti, scritti dal nonno: questa casa è piena di sorprese, davvero!!!

Mi piacerebbe avere il tempo per leggere tutto, ma purtroppo non ne ho, ed a dire la verità, non vorrei scoprire qualcosa che poi faccia più male che bene.

L' unica cosa che leggo è il tuo diario, papà....che mi regala emozioni, tante emozioni. Nelle ultime pagine che ho letto hai scritto di essere stato salvato da una condanna a morte proprio da mamma... non oso immaginare quei momenti, ma sorrido teneramente perchè leggo un amore immenso, inimmaginabile. Grazie!!!

 

Ora chiuso queste pagine, ahimè...gli altri mi aspettano.

 

 

 

“Arrivo, amici miei” disse Reve chiudendo il suo diario; era d' accordo con loro per andare a fare una scampagnata, forse l' ultima prima di partire.

Amelie aveva preparato dei cestini con del pane, del prosciutto, alcune quiche e del vino; a loro non restava che salire a cavallo, e cercare un posto dove rilassarsi un pò.

“Vieni, Reve, i cavalli sono pronti” disse Victoria osservandolo uscire di casa. Era bellissima, vestita con i suoi pantaloni verdi che contrastavano con i capelli rossi come il rame; per un attimo restò estasiato da quella visione. “ma era così bella anche prima??”

“Forza, andiamo” disse François, che aveva seguito la scena e se la rideva sotto i baffi; porse le redini all' amico che con un balzo salì in groppa, e si avviarono nelle praterie. Era bello sentire il vento tra i capelli e sul viso; Reve si sentiva felice, e non era poco.

Finalmente, dopo circa una mezz'ora di trotto, trovarono un posto adatto che andasse bene a tutti: non proprio appartato, ma nemmeno in mezzo alle pecore. Stesa una sorta di tovaglia, si misero a sedere senza tante cerimonie.

 

“ la vita dovrebbe essere sempre così” disse Francois infilando la mano in uno dei cestini e mangiando una fetta di quiche.

“Cosa intendi, cugino?” chiese Reve. Era steso su un fianco, accanto a Victoria, e masticava un filo d'erba come in un tipico quadretto bucolico.

“ Intendo questo: godersi gli attimi, gli istanti, possibilmente in compagnia di buoni amici e parenti” rispose. François era una persona semplice, con una gran bella testa, ma non aveva costanza; un giorno voleva fare il filosofo, il giorno dopo l' ingengnere, il tecnico...aveva anche iniziato a studiare qualcosa, ma non aveva portato a termine nulla.

“hai ragione amico mio, hai proprio ragione” rispose lui, allungando la mano per prendere un fiore e donarlo a Victoria “ ma purtroppo la vita non sempre ci ascolta...”.

“non essere triste o pensieroso, Reve “ disse la ragazza “ ora pensiamo solo a noi, a goderci le cose. Non sei forse stato tu,per primo, a dirmi questa cosa qualche giorno fa?”

“si, è vero; comunque non sono triste, comunque e la mia è una pura constatazione....” rispose, tranquillo. “mio cugino è troppo filsosofo, a volte” disse prendendolo in giro.

Victoria sorrise, prendendo la mano di Reve e tenendola stretta. Nessuno dei presenti chiese o fece allusioni riguardo ai loro sentimenti, e nessuno notò quelle mani unite se non Marie, che fece un cenno al fratello, person nei suoi pensieri.

“noi andiamo a fare due passi, vero François?” disse Marie, invitandolo con un cenno del capo “ voi cosa fate? “

Reve e Victoria si guardarono, e ovviamente risposero che li avrebbero attesi li. Marie schiacciò l' occhio a Reve, e prese sottobraccio suo fratello, perso nei pensieri. Quando furono soli e fuori dalla vista dei due, Reve prese Victoria tra le sue braccia baciandola con passione, e lei non si fece pregare, anzi. Non riuscivano mai a stare soli completamente, e questa era una occasione d'oro.

 

“Victoria” disse Reve mentre la teneva stretta a sè accarezzandole i capelli scompigliati dal vento “ per un momento ho pensato di invitarti a venire con noi a Parigi...ma non credo accetterai, non penso che tuo padre lo permetterebbe”

Victoria lo guardò, seria.

“ hai pensato bene” disse, triste “ io ti avrei seguito volentieri, ma non credo che mio padre sarebbe d' accordo. Per quanto mi abbia cresciuta libera ed indipendente, rimango una ragazza nubile, insieme a due uomini, per una città che non conosciamo...” rispose, abbassando gli occhi.

“ ...esattamente ciò che pensavo io...e mi dispiace, sai? Abbiamo appena iniziato questa avventura e tra pochi giorni dovremmo già separarci...”

 

Reve si mise a sedere, il capo chino anch' esso.

“una soluzione ci sarebbe!!! fidanziamoci!” disse lui, d' impulso, entusiasta.

“Reve, ma ti senti?”rispose Victoria, quasi urtata da quelle parole “ giusto poco tempo addietro mi dici che dobbiamo prendere le cose con calma e vedere come va, vivendo giorno per giorno, e oggi mi proponi questa cosa?”. Era seria, tremendamente seria, e anche se parlava con voce calma, le sue parole erano taglienti come lame.

Reve la fissò negli occhi. E' vero che avevano parlato di prendere le cose con calma, ma una proposta del genere avrebbe fatto felice qualsiasi ragazza: invece lei aveva reagito in quel modo, nemmeno l' avesse toccata con un tizzone ardente.

Si alzò; fece due passi, poi si girò verso di lei.

“Non credevo di avere detto una cosa così brutta” disse, quasi bisbigliando

“ e non credo alle mie orecchie...ma credevo che una proposta del genere ti avrebbe fatto felice...mi hai appena detto che mi seguiresti volentieri...”

Lei si alzò, gli andò vicino e gli accarezzò il viso. Lo abbracciò posando la testa sul suo petto, lasciando che l' abbracciasse.

“Scusami, Reve, non volevo essere scortese. Non credere che non provi dei sentimenti per te...ma un fidanzamente porta al matrimonio, di solito, ed io in questo momento non ho proprio intenzione di legarmi a nessuno...non conosciamo nemmeno noi stessi, come puoi solo pensare una cosa del genere? Abbiamo bisogno di tempo....”

“no, Victoria...io avrò anche sbagliato a proporre una cosa simile, mi sono lasciato prendere dall' entusiasmo, ma...davvero non vorresti nemmeno fidanzarti? “ disse.

 

Era incredulo.

 

“no, Reve, in questo momento no. E neppure tu lo vuoi, per come ti conosco. Abbiamo deciso di provare a vedere come va, e allora facciamolo. Io ti aspetterò, anche se tu dovessi tornare tra 2 anni, e allora ne riparleremo....” rispose .

Lui si sciolse da quell' abbraccio. Era sempre più confuso.

“E' colpa mia, Victoria. Mi sono innamorato di te, ecco quale è il mio sbaglio...”

Reve fece alcuni passi, andando verso il ruscello vicino; si chinò a bere dell' acqua ed a rinfrescarsi, vista la giornata calda.

Quando si girò Victoria era sparita. In un secondo, era balzata a cavallo ed ora la vedeva, all' orizzonte, sollevare la polvere.

 

 

“certo che è strana “ disse François, cavalcando vicino a Reve e facendo attenzione a non farsi sentire da Marie che li precedeva di qualche metro. Victoria era tornata a casa almeno da una oretta.

“Non capisco, davvero. Io sarò stato precipitoso, ma una reazione del genere...quando è stata lei a fare il primo passo, parlandomi, qualche giorno fa”....rispose, lui, ancora basito per l' accaduto

“Una ragazza dovrebbe essere felice di una tale proposta...lei invece è scappata come un fulmine....ma su, amico mio, non pensarci. Faremmo il viaggio insieme fino a Rouen, avrai modo per chiarire le cose, il tempo lo si troverà” rispose François .

“Sarà...ma io non la riconosco, davvero” rispose Reve, guardando lontano.

 

 

 

Rientrati a casa, Reve salutò gli amici, e cercò di preparasi un bagno e cambiarsi; nel frattempo mise l' acqua a scaldare sulla stufa e poi sistemò

Juliet e la piccola stalla.

Ripensava ancora a quelle parole ed a quella fuga, ma decise di non fare alcunchè al riguardo, fino al giorno della partenza; si concentrò sul lavoro che stava facendo, peccato che non aveva nemmeno finito di pensare quelle cose, quando trovò Victoria davanti a sè.

 

“ e tu che ci fai qui?” chiese sorpreso dalla vista della ragazza, molto duramente.

“ ti aspettavo in casa, nella tua stanza. Non volevo farmi vedere dagli altri” rispose.

“non credo sia il caso che tu rimanga, Vic...sei stata molto chiara, prima...”rispose Reve.

Lei gironzolò un attimo, poi si sedette su una balla di fieno li accanto, in silenzio, mentre lui sistemava i finimenti.

“sono stata presa dal panico” disse “non credevo che tu fossi innamorato di me”

 

Reve stava cominciando a non capirci più nulla.

 

“perdonami, Vic...” disse girandosi di scatto “ ma è un male essere innamorati di qualcuno, o credere di esserlo? Non hai messo in conto che ciò poteva succedere, in questo viversi ogni giorno? E poi, non sai stata forse tu a dirmi che senza di me ti mancava qualcosa, che le cose per te erano cambiate...” disse .

Era parecchio alterato e faticava a trattenersi.

Victoria non sapeva più dove guardare.

“Si... e ho anche messo in contro che avremmo potuto innamorarci...ma non così presto” rispose a voce bassa.

Reve iniziò a camminare nervosamente su e giù per la piccola casupola, sollevando polvere e fieno ad ogni suo passo. Sudava per il caldo e per la rabbia, che lo aveva scombussolato. Anche Juliet sentiva la tensione.

 

“non credo a ciò che sento” disse, gettando a terra le redini che stava controllando , e fissandola con gli occhi pieni di fuoco “ tu arrivi qui, mi dici tante belle cose, io finisco – credo- per innamorarmi di te, ti faccio una proposta e tu mi dici che non è tempo? Ti dico io una cosa: vai via di qui, lasciami solo. Non rivolgermi più la parola, nemmeno quando saremo in viaggio per Rouen. Credevo di avere trovaro un sogno, sto vivendo un incubo”

 

Non posso averle detto questo..non ne sarei mai stato capace...eppure la sto osservando mentre va via, galoppando, da me...ma che succede? Avevo trovato il paradiso, ora mi trovo ancora all' inferno? No, non può essere che la mia vita dipenda così dagli altri: non lo permetterò piu!”

Reve tirava pugni al muro, mentre diceva questo. Le mani dolevano. Era arrabbiato, non deluso o triste: arrabbiato come non mai. Victoria era sempre stata, prima di tutto, una amica fedele...e perdere sia un amore che una amicizia non se lo sarebbe mai aspettato. Questo faceva male forse più del rifiuto.

Rientrò in casa; prese tutto ciò che gli capitava a tiro, gettandolo per terra.

Poi preparò il bagno e si infilò nella tinozza, lavandosi via polvere e pensieri; infine si stese sul letto, e li passò il resto del pomeriggio, rivestendosi solo per cena. Un paio di mele, in giardino.

Come al solito,accanto a lui il diario.

Man mano che procedeva, nella sua mente si delineava non solo la storia d' amore dei suoi genitori, appena sbocciata, ma veniva catapultato in un mondo a parte, in una dimensione parallela dove, oltre al ricordo, si parlava di storia.

Quante cose erano cambiate, in nemmeno 30 anni; prima la Rivoluzione, poi l' Impero di Napoleone, ora, ancora l' Ancien Régime, anche se con qualche variazione.

Gli sforzi di tutti erano quindi stati vani?

Sua madre e suo padre, Girodelle e Bernard, avevano fatto questo per nulla?

Andrè aveva perso un occhio combattendo con Bernard, quando ancora non lo conosceva, eppure non aveva risentimento e poi si erano trovati dalla stessa parte; Bernard aveva perso il lavoro, per la causa. Non poteva essere tutto vano. Girodelle aveva di fatto disertato, e si era unito alla causa.

All' improvviso Reve si sentì parte di un qualcosa più grande di lui. Vuoi per la rabbia che ancora aveva in corpo, vuoi per le riflessioni scaturite dalle letture, dai ricordi e dalla storia della sua famiglia che man mano si delineava, prese d' impulso una decisione che covava da tempo e che aveva negato a sè stesso per un pò di tempo. Forse furono le parole del padre o gli eventi di quei giorni...non voleva più farsi domande.

Il suo posto era lì, in Francia, e ci sarebbe rimasto. Si sentì fiero, felice, contento per avere preso questa decisione, perchè si era appena reso conto che stava cominciando a vivere, e non avrebbe aspettato più nulla.

Stappò una bottiglia di vino, andò in camera dei suoi genitori, prese la spada di sua madre e la portò sul grande mobile vicino al divano, dove appoggiò anche al divano. Diede uno sguardo fuori, all' albero di Andrè, Oscar e Marie e alzò il calice in loro onore.

 

 

 

 

Sera, al tramonto.

 

“hai deciso di restare? E quando? Ma il viaggio a Parigi?” chiese François, balzando in piedi dalla sedia dove era seduto.

“non sei felice, cugino? “ chiese Reve ridendo mentre l' altro passeggiava su e giù per la stanza.

“Certo che lo sono, e che diamine: solo mi chiedevo se il viaggio a Parigi volessi ancora farlo....”

“ma certo, non preoccuaparti: devo comunque mettere a posto le cose, chiarire la mia posizione e le questioni ereditarie...quindi sia Rouen che Parigi non saltano....” disse Reve continuando a seguirlo con lo sguardo.

“Un attimo” disse François fermandosi di colpo, avvicinandosi e guardandolo negli occhi “ e Victoria?”

“Victoria cosa?” disse Reve, facendo finta di nulla.

“Lo sanno anche i polli della signora Moliere che c'era del tenero fra voi quindi non fare finta di nulla con me, ragazzino” disse.

“a parte il fatto che hai qualche anno più di me “rispose Reve “ Victoria ha preso le sue decisioni ed io le mie...a suo tempo, te ne parlerò.”

“ma c' entra lei con questa decisione? No perchè io non ti sto più dietro, nelle tue elucubrazioni, valutazioni e decisioni” rispose il cugino, sedendosi di nuovo e aspettando risposte

“ Si. Ma non ne è la causa. Diciamo che è stata la miccia” rispose Reve.

Dal terrazzo arrivava l' odore del sale, ed in lontananza di vedevano alcune navi solcare l'orizzonte nel tramonto.

Reve si appoggiò alla balaustra, osservando la scena. François lo raggiunse, si mise vicino a lui, guardando lontano.

“ Reve Grandier, a volte penso che tu sia pazzo. Ma se il tuo sangue mantiene le promesse, riserverai grandi sorprese a tutte. “ disse.

Reve lo fissò, poi i due scoppiarono a ridere.

“Andiamo a tuffarci?” disse Reve, poi.

“Stavo giusto parlando di pazzia.... sta bene” rispose l' altro mentre già iniziava a svestirsi e correva per le scale verso la spiaggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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