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Autore: hilaris    26/05/2020    1 recensioni
Dal capitolo 1: Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.
Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.
Goku è solo, senza alcuna forza e con un figlio da mantenere, mentre la storia si sposta lentamente sui pensieri di un principe dei saiyan ancora fortemente attaccato alle proprie origini e alle proprie convinzioni, ancora lungi dal raggiungere quello stato di development del personaggio che tutti abbiamo apprezzato guardando e leggendo l’opera originale. Ma ci sarà qualcosa, nella vita di entrambi, che cambierà radicalmente il loro modo di essere; entrambi i saiyan affronteranno una dura realtà che è lontana dall’essere quella quotidianità fatta di lotte e combattimenti, ed impareranno a lottare contro qualcosa di ancora più grande, seppur incorporeo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Goku era tornato a casa più tardi del previsto, trovando fortunatamente la porta d’ingresso aperta: il principe dei saiyan, contro ogni sua più macabra aspettativa, non l’aveva lasciato tutta la notte fuori per fargli uno dei suoi soliti dispetti, e dopo quella lunga serata sarebbe potuto tranquillamente tornarsene al calduccio della sua amata casetta a riposarsi un po’.

Distrattamente e facendo attenzione a non fare disastri, il saiyan cresciuto sulla Terra poggiò tutta la roba che si era portato dietro sul tavolo della cucina, decidendo che l’avrebbe data al suo nuovo coinquilino l’indomani: era passato dalla Capsule Corporation per prelevare tutte le cose di Vegeta-che per fortuna erano poche e non troppo pesanti-, e la sua migliore amica, senza neanche stupirsi troppo del suo arrivo, aveva semplicemente preso ad infilare le poche cose del suo ormai ex ospite in delle piccole borse.

«E così viene a stare da te, eh?» gli aveva fatto, con tono malinconico e colpevole, facendogli intendere che doveva essere successo qualcosa di grave tra loro «Me lo sarei aspettato, in fondo sei la cosa più simile ad un amico che ha...»

Il saiyan le aveva infatti spiegato che in quell’ultima settimana si erano allenati molto spesso insieme, ed alla sua breve spiegazione Bulma aveva capito che, forse, fare tutte quelle domande al principe dei saiyan su dove andasse e cosa facesse era stata una decisione molto poco saggia. Adesso si chiarivano tante, tantissime cose.

«Se ti sentisse ti ucciderebbe!» aveva riso Goku, grattandosi la nuca in modo imbarazzato.

A quel punto la turchina, presa dal più totale senso di colpa, era scoppiata in lacrime, stringendosi al petto del proprio migliore amico. Era stata una fortuna che Goku fosse venuto da lei: se non si fosse sfogata con qualcuno prima di subito probabilmente quella notte non sarebbe affatto riuscita a chiudere occhio; ed avere un amico come il giovane saiyan al suo fianco era un vero e proprio toccasana.

«L’ho baciato, Goku!» aveva quasi urlato lei, mentre il ragazzo le cingeva dolcemente i fianchi con un braccio, carezzandoglieli amichevolmente e con fare quasi paterno «L’ho baciato senza neanche chiedergli il permesso! Era così arrabbiato che pensavo mi avrebbe uccisa! So che ho sbagliato, lo so, ma non sono riuscita a fermarmi, è stato un impulso! Tu mi capisci, vero?»

E soltanto in quel momento il super saiyan capì: Bulma aveva decisamente fatto il passo più lungo della gamba senza pensare alle conseguenze-che con uno come il principe ci sarebbero comunque state, sia nel bene che nel male- e lui chiaramente non aveva gradito. Certo, il ragazzo capiva perfettamente che Vegeta non fosse un tipo che passava inosservato, in fondo aveva una bellezza veramente invidiabile, ma la sua amica aveva sbagliato a buttarsi su di lui in quel modo senza essere affatto ricambiata. E per uno come il principe dei saiyan, questo gesto, era come la peggiore delle sconfitte.

Ed aveva capito, Goku. Aveva capito per quale motivo avesse sfuriato in quel modo: era stato ferito nell’orgoglio, ed anche il suo spazio personale era stato fortemente violato. Era anche per quest’ultimo motivo che il saiyan dai capelli a palma aveva deciso di consegnargli i suoi pochi averi soltanto la mattina dopo. 

 

E la mattina dopo arrivò, veloce ed indisturbata, a disturbare invece il sonno di tutti e tre i saiyan dormienti in quella piccola abitazione sperduta tra le montagne.

La mattina dopo arrivò, dopo una notte che non aveva affatto portato consiglio al giovane principe, che si era svegliato probabilmente ancora più stanco di prima, con la testa che pulsava dolorosamente ed un mare di pensieri nella mente.

Buttando un occhio sull’orologio appeso al muro, Vegeta aveva notato che fosse davvero molto presto: erano soltanto le 5 del mattino, ma il sole stava già sorgendo; stando su quel pianeta aveva imparato che d’estate le giornate diventavano più lunghe, mentre d’inverno erano decisamente più corte, e quella tiepida mattina di luglio era decisamente una mattinata estiva. 

Si alzò dal letto stancamente e, sbadigliando in modo rumoroso, si diresse immediatamente al di fuori di quella che era la sua nuova camera da letto, con tutta l’intenzione di scendere in cucina e cercare il caffè e l’apposita macchina per prepararlo. Alla Capsule Corporation ci pensavano i droidi cuochi oppure l’assillante madre di quella maledetta donnaccia, ma il principe dubitava fortemente che a casa di Kaharoth ci fossero macchine del genere, e di certo non si sarebbe fatto servire il caffè da quell’idiota... probabilmente era così stupido che l’avrebbe avvelenato senza volerlo.

Scendendo le scale però, il ragazzo poté chiaramente sentire dei movimenti provenienti dal piano di sotto. Si fermò un attimo a controllare: l’aura del moccioso sembrava già attiva da un bel po’, mentre quella dello scansafatiche che probabilmente ronfava ancora al piano di sopra era a riposo.

Distrattamente, il principe scese tutte le scale, sbucando in salotto, ma non essendoci una porta che divideva il salotto dalla cucina, fu facile per lui individuare quella minuta figura girata di spalle in direzione dei fornelli, in piedi su uno sgabello di legno: Gohan era già alzato e si stava preparando la colazione.

 

Il bambino era così preso da ciò che stava facendo che neanche si accorse dell’aura del principe e, una volta giratosi dall’altra parte ed esserselo ritrovato davanti, gli venne quasi un colpo: che diamine ci faceva Vegeta in casa sua, a quell’ora del mattino?!

Cacciando un urletto sorpreso, il piccolo Gohan cadde rovinosamente dallo sgabello, riuscendo quasi per miracolo a salvare la tazza contenente il latte caldo nel quale stava per mettere il suo adorato cacao.

C’era da dire che fosse piuttosto sconvolto dalla presenza del principe proprio di fronte ai suoi occhi, ma il ragazzo più grande sembrava talmente stanco che probabilmente non si era neanche accorto della sua reazione, che normalmente avrebbe definito ‘da imbecille’.

«V-Vegeta!» esclamò, alzandosi da terra, tenendo ancora i grandi occhi spalancati puntati sul proprio interlocutore «Che sorpresa... non pensavo proprio di trovarti qui così presto! Tu e papà vi siete dati appuntamento prima?»

Però, a guardarlo bene, non sembrava affatto in tenuta da allenamento: i capelli a fiamma erano visibilmente disordinati, i grandi occhi scuri contornati da occhiaie di un inquietante colore viola e ad i piedi portava soltanto un paio di calzini neri. E cosa più importante, era vestito esattamente come la sera precedente! Non aveva affatto indosso la sua solita battle-suit da saiyan!

Che avesse dormito lì, nella stanza degli ospiti? Ma la sera prima se n’era tornato alla Capsule Corporation. Che per la strada avesse incontrato suo padre e si fossero allenati fino a tarda notte? In fondo aveva sentito tornare Goku molto tardi, mentre lui si stava alzando per andare in bagno.

Fu solo in quel momento che entrambi notarono le diverse borse poggiate sul grosso tavolo circolare in legno: al principe venne quasi un colpo nel vederle, mentre il piccolo Gohan si limitò a capire che era molto probabile che in quella casa ci sarebbe stato un ospite a tempo indeterminato, anche se non ne capiva affatto il motivo. Forse, semplicemente, suo padre e Vegeta avevano deciso di allenarsi anche la notte per incrementare la loro potenza, e quindi per questa ragione il principe avesse deciso di passare qualche giorno lì per poter mettere meglio in atto la cosa. Sì, il motivo doveva per forza essere quello. 

 

«Chiedilo a tuo padre.» rispose seccamente il più grande, avvicinandosi alle credenze della cucina «Non lo so nemmeno io perché sto qui.»

Non aveva alcuna intenzione di essere lui quello che avrebbe spiegato a Gohan per quale motivo fosse in quella casa: diamine, quel moccioso aveva un padre e, anche se Kaharoth non sembrava affatto la responsabilità fatta persona, era LUI a dover spiegare alla propria prole il motivo di quella convivenza forzata. In fondo, Goku non sapeva affatto perché avesse lasciato la Capsule Corporation-o almeno così sperava, dato che a quanto pareva era andato letteralmente a fargli i bagagli-, e quindi anche il mezzosangue avrebbe ricevuto una spiegazione piuttosto spiccia, ed il principe era sicuro che Gohan non si sarebbe impicciato più di tanto. In fondo, a guardarlo, sembrava già aver capito, e non pareva neanche troppo dispiaciuto, soltanto parecchio sorpreso, e questo era comprensibile. 

Dopo aver cercato nei meandri di quegli scaffali di legno per almeno cinque minuti, alla fine Vegeta trovò ciò che stava cercando con tanta devozione: un barattolo di meraviglioso caffè era lì ad aspettare soltanto lui e, accanto a quest’ultimo, vi era anche una moka che non vedeva l’ora di utilizzare al più presto per togliersi quella dannata stanchezza di dosso.

«Sei fortunato ad averlo trovato!» fu l’esclamazione del bambino, che intanto si era seduto sul divano a bere il proprio latte «Io e papà non beviamo caffè! Quello è l’ultimo rimasto della mamma!»

«Beh, meglio per me.» rispose lui «Di’ un po’... ma i mocciosi come te, su questo pianeta, non dormono fino a tardi?»

Il bambino annuì sorridendo «Sì, certo, molti dei miei coetanei lo fanno. Ma io alle 10 devo andarmi ad allenare con Junior, e tra poche settimane ho un’importante verifica con il mio maestro privato... mi piace allenarmi, ma non posso trascurare lo studio. Quindi ne approfitto svegliandomi prima, così avrò il resto della giornata libera!»

«Ah, ecco.» 

Beh, era decisamente notevole: a differenza di suo padre, quel mocciosetto sembrava essere una persona molto organizzata e devota ai propri impegni; già il fatto che si dedicasse sia a studio che ad allenamento in modo così ambizioso dimostrava la sua forte indole saiyan. In fondo, non solo il corpo avrebbe dovuto essere allenato, ma anche l’intelletto voleva la sua parte, e quel bambino sembrava averlo capito molto prima di quanto l’avrebbe capito quell’imbecille di Kaharoth, che probabilmente non ci sarebbe arrivato mai. 

Più passava il tempo, e più Vegeta si chiedeva se quel piccolo bastardo non fosse stato adottato... certo, era un mezzo saiyan e su questo non c’era alcun dubbio, ma magari poteva essere figlio di qualche altro sopravvissuto a lui sconosciuto; si rifiutava di credere che un bambino così intelligente potesse essere figlio di un idiota senza alcun neurone funzionante. 

«E tu?» chiese a quel punto Gohan curioso «Come mai alzato così presto? Tu e papà non vi allenate mai prima delle 7!» 

Il principe dei saiyan versò il caffè caldo in una tazzina, iniziando a sorseggiarlo con gusto «Ho avuto una nottata complicata.»

«Ah, capisco capisco! Abbiamo tutti le nostre giornate no!»

Accidenti, parlare con quel moccioso sembrava come chiacchierare del più e del meno con un suo coetaneo: gli veniva così dannatamente naturale intavolare conversazioni del genere con lui, che al principe quasi venne la nausea. Di certo però Gohan non era una persona troppo spiacevole: c’era decisamente di peggio, e Vegeta lo sapeva eccome.

 

«Ma si può sapere che ci fate già alzati, voi due?»

 

Disturbato dalle chiacchiere provenienti dal piano di sotto il povero Goku, che avrebbe tanto voluto continuare a dormire ancora per un paio d’ore, si era svegliato controvoglia, scendendo svogliatamente le scale per controllare cosa stesse succedendo, e ciò che si ritrovò davanti fu proprio un buffo quadretto: il burbero principe dei saiyan era poggiato al piano della cucina, bevendo un caffè preso chissà da dove, e stava tranquillamente conversando con suo figlio, che si era messo seduto sul divano a fare colazione. A vederli sotto quella luce, sembravano quasi due fratelli, quello maggiore con due occhiaie scure sotto gli occhi e con addosso un’evidente sonnolenza e quello minore pimpante e pronto a cominciare come sempre una nuova giornata.

Era a dir poco incredibile, e Goku non poté fare a meno di sorridere teneramente a quella scena, raggiungendo i due e stiracchiandosi, emettendo versi che non sarebbero mai potuti uscire dalla bocca di un essere umano. Versi che irritarono non poco il principe.

 

«Sei tu il nullafacente di turno, Kaharoth.» lo sbeffeggiò Vegeta, buttando in modo distratto la tazzina nella lavastoviglie ed aprendo il frigo alla ricerca di qualcosa di fresco da poter bere «Quando imparerai a comportarti come un vero saiyan avrai le rughe e cinque nipoti.»

E, detto questo, dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua ed aver preso dal tavolo quelli che a quanto pareva erano i suoi bagagli, si diresse al piano di sopra, con tutta l’intenzione di farsi una bella doccia e cambiarsi quei vestiti ormai belli che sporchi.

 

*

 

«Ma ti vuoi muovere?! Non ho mica tutto il giorno, io!»

 

Ormai era da più di mezz’ora che il principe dei saiyan, dopo essersi infilato una tuta gialla e nera-constatando che la sua battle-suit era rimasta dove l’aveva lasciata la sera precedente-, si era messo ad aspettare in salotto che quell’imbecille del suo rivale si finisse di preparare per uscire ad allenarsi come ogni mattina. 

Perché diamine Kaharoth ci stesse mettendo così tanto a mettersi addosso quell’oscena tuta arancione che di più oscene non se ne potevano trovare, proprio non lo sapeva; in fondo non sembrava così difficile da mettere, dannazione! Quel suo atteggiamento gli faceva proprio perdere la pazienza.

 

«Ecco, un minuto soltanto!»

 

Goku nel frattempo, chiuso nella sua camera davanti allo specchio interno all’armadio, stava tentando in tutti i modi di infilarsi i pantaloni del proprio gi, notando con una vena di delusione che la sua misura era palesemente aumentata di una taglia buona: davvero la cena della sera prima lo aveva rovinato in quel modo? Beh, effettivamente lui, Giuma e il Genio si erano scofanati un pasto che sarebbe bastato per non uno, ma ben due reggimenti. Ma non pensava davvero che i saiyan potessero ingrassare-ed effettivamente era così, ma a quanto pareva lui era strano fin dalla nascita.

Sconsolato, alla fine, il saiyan dai capelli a palma si rinfilò i pantaloni del pigiama grigio, scendendo al piano di sotto a testa china.

 

«Sei osceno.» fu il commento sprezzante del principe «Si può sapere che diavolo sarebbe quest’accostamento? Hai un senso dello stile orribile esattamente come tutto il resto di te stesso.»

«Smettila di prendermi in giro!» esclamò l’altro «Sono solo ingrassato un po’! Ieri sera ci sono andato giù pesante!»

«Ma come sarebbe ‘ingrassato’?! I saiyan non ingrassano, razza di idiota!»

«Beh, a quanto pare io sì! Ti crea forse dei problemi questo particolare o tu pensi di essere il modello di una rivista?» 

«Tsk.» Vegeta distolse velocemente lo sguardo «Muoviti, andiamo ad allenarci.»

 

Ma, prima ancora che i due saiyan si avviassero insieme verso la porta, quest’ultima si spalancò all’improvviso, mentre una voce femminile squillante ed allegra esclamava un «Goku! Gohan! Ci siete, tesorucci?» abbastanza eccitato; cosa che, per inciso, fece irritare particolarmente il saiyan dai capelli a fiamma.

Saiyan dai capelli a fiamma che, di fatto, una volta messo a fuoco ciò che gli era capitato di fronte, cominciò a chiedersi chi diavolo fosse quella vecchia signora che era appena entrata in casa, con una grossa... non sapeva neanche lui cos’era, forse una borsa, attaccata saldamente alla spalla.

«Zia Elodie!» fu l’esclamazione dell’idiota che evidentemente, a differenza sua, conosceva alla perfezione quell’intrusa «Qual buon vento! Sono felice di rivederti!»

«Oh, sì, caro! Ieri sera mio fratello mi ha raccontato che sei dovuto scappare di corsa dalla cena perché avevi percepito un’aura molto potente! Sono venuta ad assicurarmi che andasse tutto bene qui, e con l’occasione sono venuta a trovare te e il mio amato Gohan!»

Goku a quel punto, imbarazzato, si grattò la nuca ridacchiando: effettivamente era andato via dalla casa del Genio lasciando lui e Giuma senza neanche scusarsi, era stato proprio un gran maleducato; ma era veramente felice di poter rivedere quell’anziana signora alla quale si era molto affezionato in quegli ultimi anni. Era dal funerale di Chichi che non la vedeva, e doveva ammettere di non aver mai visto, Muten escluso, un’anziana terrestre con così tanta forza d’animo e fisica! Quella donna era un vero portento!

«Ma si può sapere chi è questa, Kaharoth?!» chiese stizzito il principe dei saiyan che, al contrario del suo rivale, voleva ancora allenarsi, e non darsi a degli stupidi convenevoli con una stupida vecchia.

«Oh, giusto!» esclamò l’altro «Ecco, vedi zia... l’aura di ieri sera era la sua!» indicò il principe «Lui è Vegeta! Non è un nemico, anzi! Si stava... solo allenando, e io non sono riuscito a riconoscere la sua energia spirituale! Sono proprio una frana!»

«Che tu sia una frana, questo lo sanno persino i muri.» commentò Vegeta, in fondo però contento che l’inetto non avesse spiegato a quella sconosciuta che in realtà lui la sera addietro non si stesse affatto allenando.

«Eheheh!»

«Oh, ma che bel giovanotto!» fu il commento dell’anziana signora, che si avvicinò al principe dei saiyan con un gran sorriso, costringendo il povero Goku a mettersi sull’attenti: se avesse anche solo provato a sfiorarlo, probabilmente Vegeta l’avrebbe disintegrata con la sola forza del pensiero «È un vero piacere fare la tua conoscenza! Io mi chiamo Elodie Del Toro, sono la sorella maggiore di Giuma! Ti faccio i miei complimenti, ragazzo: se sei riuscito a spaventare persino il mio Goku, allora significa che sei un guerriero molto potente!»

«A questo proposito, zia...» si intromise quest’ultimo «Io e Vegeta stavamo giusto per andare ad allenarci qui fuori! Vuoi assistere? Ti assicuro che ci sarà da divertirsi!» 

E così quella era la zia dell’ormai defunta moglie di Kaharoth. E a quanto pareva non era neanche la classica anziana signora indifesa, non sembrava proprio il tipo: per avere la sua età ed essere persino una terrestre, aveva un’aura molto, ma molto singolare. 

E quell’idiota del suo rivale le aveva addirittura appena proposto di assistere al loro allenamento... e in fondo, chi era lui per poter giudicare una persona così anziana ma tuttavia così amante della lotta-o almeno era quello che sembrava-? La cosa non poteva che portargli una leggerissima fiducia in più in quell’umanità che considerava insulsa.

La zia dai capelli tinti di biondo per coprire quelli ormai bianchi che avevano sostituito il suo tanto amato corvino saltellò un paio di volte eccitata, prima di esclamare: «Oh, ne sarei felicissima! È così tanto tempo che non assisto a un vero combattimento!»

 

E così, come se fosse la cosa più naturale del mondo e come se lo stessero facendo da una vita, i due rivali si condussero, assieme alla zia-tenuta saldamente in braccio da Goku- nella loro solita prateria, in cui ormai le poche rocce presenti erano state quasi tutte distrutte ed i pochi animali che una volta passavano avevano imparato a tenersene alla larga.

L’anziana signora si sedette in terra, a qualche metro di distanza dai due combattenti che, nel frattempo, senza troppi convenevoli, avevano già iniziato il loro allenamento, combattendosi senza esclusione di colpi e senza sconti, tuttavia trattenendo anche soltanto un minimo le loro potenze combattive: in fondo stavano lottando vicino ad una persona ‘normale’, e sarebbe bastata anche soltanto una piccolissima distrazione per rischiare di mandare all’altro mondo quell’arzilla vecchietta.

Ma quest’ultima non sembrava affatto spaventata dalla potenza dei due saiyan e anzi, ad ogni colpo ben assestato il sorriso che aveva stampato sul volto si allargava ancora di più, mettendo sempre più in mostra le ormai evidenti rughe. Sembrava proprio piacerle, quell’allenamento.

Il principe dei saiyan, per un attimo, tentò di aumentare la propria aura ma, venendo colpito da un attacco a sorpresa del rivale non riuscì nel proprio intento; allora, in risposta, si lanciò su di lui con un gancio ma, inaspettatamente, Goku svanì nel nulla.

«Ma che diavolo-» esclamò Vegeta, guardandosi attorno: niente. Kaharoth era scomparso, si era praticamente volatilizzato.

Poi, dopo appena pochi secondi, un calcio ben assestato proprio al centro della schiena lo fece sbilanciare in avanti, costringendolo a recuperare in fretta l’equilibrio prima di stramazzare al suolo; maledetto Kaharoth e maledetto il suo dannato teletrasporto! Un giorno di quelli lo avrebbe strangolato nel sonno, altro che stupidi trucchetti!

«Hey! Non è leale, testa di rapa!» sbraitò ringhiando, cercando di afferrarlo per la collottola ma vedendolo sparire di nuovo, per poi riapparire alle sue spalle, sorridendo sornione, contribuendo soltanto a farlo arrabbiare ancora di più «Bastardo, smettila! Non puoi usare il teletrasporto durante un combattimento, non sei onesto!»

«Ma sentilo, come se lui fosse un cagnolino!» il saiyan dai capelli a palma gli rivolse una sonora pernacchia «Ammettilo che parli così soltanto perché non lo sai fare!»

Il principe ringhiò, prendendolo per un orecchio e tirando talmente forte da sentire le minuscole ossa che lo componevano scricchiolare «Sai com’è, io non mi faccio delle vacanze infinite su pianeti sconosciuti come fai tu!»

La zia Elodie, dal canto suo, nel vedere quella scena sorrise teneramente: l’ultima volta che aveva visto Goku un mese prima, al funerale della sua adorata Chichi, lo aveva visto depresso, completamente giù di morale; quel bel sorriso che tanto lo caratterizzava sembrava essere improvvisamente sparito dal suo bel faccino. Ma guardandolo ora gli sembrava quasi totalmente rinato: certo, il suo sguardo non era ancora totalmente sereno, ma stava decisamente meglio dell’ultima volta, e qualcosa le diceva che quel ragazzo con cui stava bisticciando in quel momento c’entrasse qualcosa. 

Alla fine si alzò da terra, battendo un paio di volte le mani per richiamare l’attenzione dei due giovani combattenti «Ma insomma, smettetela di fare i bambini! Se vi capitasse di fronte un vero nemico non avreste affatto tempo per questi battibecchi!»

I due saiyan, il primo sospirando esasperato ed il secondo ridacchiando, scesero di nuovo a terra, posizionandosi di fronte alla vecchia signora che, con i suoi due grandi occhi neri-identici a quelli di Chichi-, li squadrò con serietà e con una buona dose di critica, per poi rivolgersi a Vegeta: «Sei veramente un portento, non pensavo di poter incontrare un talento come te. Dimmi, ragazzo... di chi sei figlio?»

A quella domanda il principe, inarcando un sopracciglio, si chiese se quella donna sapesse che in realtà loro due non erano affatto terrestri ma saiyan; certo, non che gli interessasse che gli altri sapessero... insomma, era abbastanza sicuro di essere andato in mondovisione il giorno in cui aveva attaccato la Terra insieme a Nappa, ma di essere il responsabile di un infarto da parte di una vecchia terrestre non ne aveva la benché minima intenzione. Poi chi l’avrebbe sentito quell’idiota di Kaharoth? No, era meglio tacere ed ignorare la domanda, come faceva sempre d’altronde. 

Rispondendo semplicemente con un sonoro ‘Tsk’ si sedette sull’erba, a gambe incrociate, cercando di rilassarsi almeno un po’, dato che aveva passato letteralmente la notte in bianco ed aveva un mal di schiena terribile. 

Ma ci pensò il suo rivale a rispondere alla domanda della zia, esclamando: «Lui è il principe dei saiyan! Quindi, immagino sia il figlio del re...»

«Oh, il principe dei saiyan? Ma è fantastico!» fu il commento di Elodie «Io credevo che l’unico saiyan sopravvissuto fossi tu, Goku! Incredibile, e così lui sarebbe il principe?»

«Se Kaharoth fosse stato l’ultimo saiyan rimasto, probabilmente ci saremmo tutti rivoltati nella tomba, noialtri.» commentò Vegeta, rivolgendo uno sguardo di sfida al proprio rivale, che in risposta gli fece semplicemente una linguaccia.

«Sei proprio simpatico!» rise l’anziana signora, sedendosi accanto a lui e, sorprendentemente per Goku, non venendo affatto allontanata: evidentemente Vegeta l’aveva presa, sotto qualche punto di vista, in simpatia «Mi ricordi molto la mia povera Chichi!»

Il principe dei saiyan, a quelle parole, si strozzò con la sua stessa saliva, tossendo rumorosamente, mentre le sue guance assumevano lo stesso colorito di un pomodoro maturo: era la seconda volta in due giorni che qualcuno di quella maledetta famiglia lo paragonava alla defunta consorte di Kaharoth. Ma era diventata una moda?! E poi, in cosa diamine si sarebbero dovuti somigliare, lui e quell’oca?! L’aveva vista di sfuggita una volta sola e non gli sembrava affatto gli somigliasse!

Goku, dal canto suo, non poté fare a meno di ridacchiare divertito: nonostante quel ‘complimento’ decisamente poco consono per uno come il principe, era rimasto piacevolmente sorpreso che quest’ultimo non stesse dando in escandescenze come faceva di solito. Magari, semplicemente, non voleva avere altri problemi; ma, a suo modo, era veramente carino. 

 

«Bene!» esclamò ad un certo punto la donna, alzandosi da terra e rivolgendosi al principe con un sorriso «Fammi vedere quello che sai fare! Vuoi aiutare questa vecchia a sgranchirsi un po’ le ossa?»

Vegeta a quelle parole trasalì: che i terrestri fossero un popolo di pazzi psicotici l’aveva capito già da tempo, ma fino a questo punto non se lo immaginava proprio! Davvero quella donna decrepita gli stava appena chiedendo di combattere contro di lei? Evidentemente non si rendeva conto del fatto che avrebbe potuto ucciderla soltanto con un dito. Okay, aveva un’aura leggermente più potente di molti altri terrestri anziani che aveva avuto modo di conoscere-come ad esempio il padre di Bulma-, ma non era così potente da poter resistere agli attacchi di un saiyan. Tantomeno i suoi, di attacchi.

Titubante, restò seduto in terra, credendo scherzasse, e la guardò con occhi increduli: eppure, si era appena messa in posizione da combattimento.

«Coraggio, giovanotto! Non mi vorrai dire che hai paura!» lo schernì di nuovo Elodie, allargando il proprio sorriso «Non sottovalutare una vecchia combattente in pensione! Quando ero giovane, ho vinto un sacco di campionati mondiali, e sono decisamente più potente di mio fratello! Sono stata io la prima maestra della mia Chichi, e non ho certo paura di un alieno!»

«Tsk. Vuoi forse morire, vecchia?» a quel punto, il ragazzo si alzò «Non sono alla tua portata, te ne rendi conto?»

«Questo lo vedremo!»

Quella vecchia era veramente un’insolente: non solo l’aveva paragonato a quell’oca di sua nipote e gli aveva addirittura detto che lo trovava simpatico, ma ora lo stava addirittura sfidando apertamente! Detestava tutta quell’arroganza nei suoi confronti. Lui era il principe dei saiyan, non certo un terrestre fesso! 

Così, dopo aver visto il proprio rivale poggiarsi ad una roccia con quel sorriso da ebete sulle labbra, pronto ad assistere a quell’inusuale sfida, si mise immediatamente sull’attenti, abbassando però la propria aura: non aveva la minima intenzione di macchiarsi le mani di un ennesimo omicidio, non ne aveva proprio voglia. Ma se quella vecchia voleva divertirsi un po’, allora perché non lasciarglielo fare?

Stava per attaccare con un debolissimo pugno quando inaspettatamente e contro ogni sua più rosea aspettativa, la donna lo attaccò per prima, aumentando esponenzialmente la propria aura: allora era in grado di tenere basso il suo livello combattivo! Era a dir poco incredibile!

Preso alla sprovvista e non sapendo propriamente cosa fare, il principe dei saiyan si limitò a schivare i rapidi attacchi della zia, che stava dimostrando un’energia e una velocità veramente notevoli per una persona della sua età. Però nonostante questo, Vegeta aveva comunque il timore di poterle far del male: in fondo sembrava così fragile, così debole, così... così...

«Ah, al diavolo!» ma davvero si stava rammollendo in quel modo? Soltanto due mesi prima avrebbe preso tra le mani la testa di quella vecchia e gliel’avrebbe staccata dal collo con molta poca grazia. Arrossendo ai suoi pensieri da mammoletta, alla fine, tentando in tutti i modi di mantenere basso il proprio livello di combattimento, la colpì al viso, vedendola cozzare violentemente al suolo, in modo silenzioso, senza fare neanche un lamento.

Il giovane strabuzzò gli occhi: la donna se ne stava a terra senza muoversi... che l’avesse uccisa? Si avvicinò lentamente, ansioso del fatto che avesse davvero potuto mandarla all’altro mondo con quel piccolo colpo. 

Ma poi, spaventandolo all’inverosimile, la vecchia si rialzò, ridendo a squarciagola.

Ormai era ovvio: quella donna era una pazza.

«Fantastico, fantastico!» esclamò, massaggiandosi il naso probabilmente fratturato «Non ho mai incontrato un portento simile! Tu non puoi che essere il principe dei saiyan!»

«Tsk.» fu la risposta di Vegeta che, diventando rosso per la vergogna, le diede le spalle in modo stizzito «Voi terrestri siete tutti matti.» 

 

«Zia Elodie!»

 

La voce del piccolo Gohan, proveniente probabilmente dal suo solito allenamento con Junior, distrasse tutti quanti dalle loro elucubrazioni e pensieri, portandoli ad alzare la testa sul bambino che, con un sorriso a trentadue denti, si fiondò velocemente tra le braccia della donna, che lo strinse a sé ridendo.

Non si vedevano spesso, in fondo la sorella di Giuma viveva nella città del Sud ed essendo anziana non si muoveva spesso dal proprio appartamento, ma nonostante questo aveva stretto con Gohan un rapporto stretto e genuino, e questo a Goku, che se ne stava ancora seduto sulla roccia sorridente, non poteva che fare estremamente piacere: suo figlio era una meraviglia, e meritava appieno di avere delle persone altrettanto meravigliose al suo fianco, che gli volessero bene e che gli portassero conforto nei momenti difficili. 

 

«Oh, finalmente sei arrivato, Gohan! Ma fatti vedere! Guarda questi capelli, ma come sono cresciuti! E tu sembri rafforzato! Allora, ti stai comportando bene con papà?» gli fece le feste la zia, sbaciucchiandolo e facendolo arrossire a dismisura.

«E dai, zia! Così mi imbarazzo!» esclamò lui «Certo che mi sto comportando bene! Studio, mangio e mi alleno con un mio amico! Tu piuttosto... che cos’hai fatto al naso? È tutto rosso!»

La donna rise divertita, per poi indicare il principe dei saiyan, che nel frattempo si era seduto a debita distanza dal gruppetto, dando le spalle a tutti e tre «Oh, ho chiesto all’amico di tuo padre di allenarsi con me! È un tipo in gamba, devo ammetterlo! Mi ha messa al tappeto subito!»

Alle parole “amico di tuo padre” Vegeta si strozzò con la saliva, tossendo rumorosamente: era davvero questa l’impressione che aveva fatto, mentre si allenava insieme a Kaharoth? Per quale motivo quella dannatissima vecchia pensava che lui e quell’inetto fossero amici? Non erano affatto amici, per la miseria! Lui la odiava, quella terza classe! L’unico motivo per cui ci passava del tempo insieme era per captare le sue debolezze, per capire come batterlo alla grande quando sarebbe arrivato il momento. Punto e basta. Dannati terrestri e dannati legami di amicizia e parentela, tutto ciò gli faceva venire la nausea.

Il piccolo Gohan, dal canto suo, si mostrò alquanto sorpreso alle parole della zia, puntando lo sguardo sul principe che, nel frattempo, sembrava essersi strozzato con qualcosa «Oh, sul serio? Con Vegeta?» 

La donna annuì. Di certo non sapeva come fosse fatto quel ragazzo in realtà, ed il fatto che si stesse comportando in modo così docile per lei era perfettamente normale, ma per il suo nipotino che, invece, Vegeta lo conosceva, quello era un grande colpo di scena. 

Però decise di non darci troppo peso, in fondo la sua adorata prozia era venuta a trovarlo, e lui voleva soltanto passare del tempo insieme a lei «Zia, che ne dici di suonare una canzone? È tanto che non ti sento cantare!»

A quelle parole la vecchia signora si intenerì: quando il suo nipotino era soltanto un bimbo in fasce era lei a suonargli, con la sua adorata chitarra, le ninnananne che tanto amava, e Gohan aveva sempre apprezzato la sua passione per la musica, chiedendole ogni volta di suonargli una canzone. E come poteva dire di no a quel bambino meraviglioso, che stava attraversando un periodo tanto difficile?

Così, prese la custodia che aveva messo da parte per assistere all’allenamento dei due saiyan e tirò fuori lo strumento, sotto gli occhi adoranti del bambino. 

 

Vegeta invece, sinceramente incuriosito, spostò leggermente lo sguardo verso i tre, capendo finalmente cosa fosse quella specie di borsa che l’anziana signora si era portata appresso: era la custodia di quella che, gli sembrava aver capito, si chiamasse ‘chitarra’. Non aveva ben capito di cosa si trattasse, ma da quello che gli aveva raccontato il dr Brief una volta, si trattava di uno strumento musicale terrestre... su Vegetasei non ne aveva mai visto uno simile, solitamente i musicisti del pianeta suonavano cose totalmente diverse, e che probabilmente avevano anche dei suoni totalmente diversi. 

Non che lui se lo ricordasse troppo bene; in fondo era piccolissimo, la prima e l’ultima volta che aveva potuto assistere ad una festa musicale in vita sua. 

Era interessante, in fondo, sapere che su tutti i pianeti ci fossero queste cose in comune: la musica c’era ovunque, ed aveva un valore simbolico molto ma molto elevato per qualsiasi popolazione, che fosse terrestre o meno, e questa era una delle cose che l’avevano sempre affascinato; il potere che aveva una singola, piccolissima cosa, di unire tantissime popolazioni e renderle così simili tra loro. Qualcosa che neanche il peggior mercenario avrebbe mai potuto distruggere, e questo lo sapeva persino lui, che mercenario lo era stato per tutta la vita. 

 

«Questa la dedico alla mia adorata Chichi.» annunciò Elodie, sedendosi su una roccia ed impugnando la chitarra «Spero che da lassù possa ascoltarmi e cantare insieme a me come faceva quando era soltanto una bambina.»

E, detto questo, iniziò a cantare una canzone. Una canzone che Vegeta aveva già sentito, e che doveva essere una melodia molto famosa, là sulla Terra; e doveva ammettere che, in un certo senso, gli piaceva. Era qualcosa di estremamente rilassante e piacevole. 

 

«When I find myself in times of trouble

Mother Mary comes to me

Speaking words of wisdom, let it be...»

 

Goku, dal canto suo, alzandosi dalla propria postazione, raggiunse il proprio rivale, sedendosi a gambe incrociate di fianco a lui, e sorprendendosi del fatto che il principe non si fosse spostato. Sembrava piuttosto fin troppo assorto nei propri pensieri, e anche, se non fosse stato impossibile da parte di uno come lui, concentrato sulla canzone che la zia stava suonando e cantando insieme a Gohan.

Non aveva mai visto Vegeta sotto quella luce: era rilassato, disteso, quasi senza pensieri; il suo sguardo di solito duro e severo si era ammorbidito, e i suoi occhi erano fissi sul sole che, proprio di fronte a loro, stava tramontando dietro le montagne. 

«Che vuoi?» gli chiese all’improvviso, ridestandolo dallo stato di trance in cui era quasi caduto e facendogli notare che lo stava osservando da fin troppo tempo per i suoi gusti.

Lui, a quel punto, leggermente in imbarazzo, buttò la testa all’indietro, puntando lo sguardo sul cielo, che aveva assunto i colori caratteristici del tramonto, e che gli ricordavano il cielo dorato del mondo dell’aldilà: quasi come se Chichi, dal paradiso, stesse davvero ascoltando sua zia cantare «Ti volevo chiedere se domani volessi riprovare a fare quella cosa. Sai... quell’allenamento mentale, quello in cui...»

«Non c’è bisogno che me lo spieghi, testa di rapa.» lo interruppe il principe stizzito «D’accordo. In fondo ci dobbiamo convivere, no?»

Goku sorrise di rimando: ultimamente Vegeta stava diventando parecchio permissivo anche nei suoi confronti. Chissà che non sarebbero potuti diventare davvero amici come aveva detto la zia; anche se lui, per quanto gli riguardava, lo considerava già un suo amico, e poco gli importava che lui probabilmente non ricambiasse affatto, o che facesse finta di farlo.

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Angolo autrice:

Buongiorno a tutti/e! Come state? Spero bene~

Eccomi tornata con questo nuovo chappy, forse un po' lungo, ma che descrive-finalmente-la prima giornata del principe dei saiyan a casa Son! Giornata piuttosto movimentata, mi azzarderei a dire xD non solo ha avuto una sana conversazione mattutina con Gohan-adoro questi due, non sembrano proprio due fratelli? *^*- ma ha anche scoperto di essere uno stilista professionista, considerando il modo in cui ha criticato il modo di vestire del nostro Goku che, tra parentesi, dopo il cenone a casa del Genio, ha messo su qualche grammo in più! xD Povero Goku! 
Facciamo anche la conoscenza della zia Elodie, un personaggio sì secondario, ma che ha in un certo senso contribuito a scaldare ulteriormente il cuoricino nascosto del nostro principone *^* ditemi se non sono super carino insieme! Sembrano proprio zia e nipote! E anche lei ha fatto quasi prendere una sincope a Vegeta dicendogli che le ricorda un sacco Chichi! xD Veggy, rassegnati, ormai sei lei, comincia a chiamare Giuma papà! xD
Let it be è una canzone a cui sono emotivamente molto legata, e mi piace mischiare la passione che ho la musica con la passione che ho per la scrittura... d'altronde, chi è che non ama i Beatles? UwU (preferisco i Rolling Stones a dire il vero, ma Harlem Shuffle non mi sembrava una canzone adatta a una dolce vecchina diciamo xD)... chissà che ruolo avrà la nostra dolce zietta nella storia; in fondo è anche lei una combattente, e chissà che non apparirà di nuovo, deliziandoci con la sua fidata chitarra! 
Scusatemi per la tutto sommato breve assenza, ma sto studiando per gli esami di maturità e sono strapiena di argomenti da assimilare e riassumere, è veramente stressante! Fortunatamente è quasi finita e, tra meno di un mese, sarò un po' più libera!
Ringrazio sia chi recensisce sempre i miei capitoli, sia i miei lettori "silenziosi", che spero in fondo un giorno lascino un loro parere! Siete tutti fantastici! 

Alla prossima, vi mando un grandissimo bacio!

-hilaris

   
 
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