Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: hirondelle_    26/05/2020    2 recensioni
[Mai/Zuko] [accenno alla Katara/Aang] [TEMATICHE DELICATE] [gravidanza, parto, tematica dell'aborto]
Sapeva di averla innervosita, perché nella sua espressione contrita si fece largo una smorfia di rabbia. “Già, il bambino…” mormorò Mai, “Che senso ha tutto questo, se poi sono costantemente costretta a scegliere tra lui e Zuko?”
Katara scosse la testa. “Non ti viene chiesto di scegliere.”
“Hai ragione. Non avrebbe senso, in ogni caso.” Il braccio di Mai scattò e il frusciare delle sue vesti sembrò nascondere per un momento il tremore nella sua voce. I suoi occhi gelidi si piantarono su quelli di Katara, quasi a sfidarla. “Sacrificherei qualunque cosa per Zuko, fosse anche questa vita.”
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara, Mai, Zuko | Coppie: Mai/Zuko
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A TALE OF LOVE, BIRTH AND DEATH
Love 2/2
 

Katara venne svegliata da una mano posatasi lievemente sulla sua spalla sinistra, che la costrinse ad alzare il busto dal letto e ad arrossire: non si era nemmeno accorta di aver preso sonno, senza contare che non sapeva nemmeno quanto tempo fosse veramente passato. Alzò lo sguardo aspettandosi di incrociare quello dell’arcigna infermiera di prima, ma a posarsi su di lei furono i dolci occhi da cerbiatto dell’avatar.
“Aang! Stai bene!” esclamò lei alzandosi del tutto e buttandogli le braccia al collo. Il ragazzo ricambiò con una risata leggera, cingendole la schiena. “Penso di essere quello che sta meglio di tutti,” confessò imbarazzato.
Katara sciolse l’abbraccio e non poté far altro che rivolgergli uno sguardo colpevole. “Mi dispiace non esserti stata accanto, ma…”
Aang scosse la testa, tornando serio tutto ad un tratto. “Non devi neanche pensarlo. Non ero ferito. Sono solo sorpreso che ci abbia messo tanto per uscire dallo stato dell’avatar,” spiegò.
“Quanto tempo è passato?”
“Stando a quello che mi hanno detto le infermiere, almeno tre ore”.
Katara annuì e il suo sguardo si posò su Zuko: non doveva essersi assopita per troppo tempo, allora. Il gesto catturò l’attenzione di Aang, che sembrò rendersi conto delle condizioni dell’amico solo in quegli istanti. Passò lievemente la mano sulla ferita e la ritrasse non appena Zuko reagì al contatto, senza tuttavia svegliarsi. “Starà bene?”
“Non lo so,” mormorò Katara, “immagino di sì”.
Aang quindi tornò a guardarla, sul viso un’espressione indagatoria: “Tu stai bene?” chiese.
“Sono un po’ stanca, ma non sono stata colpita dall’esplosione,” sorrise lei, “non devi preoccuparti per me.”
“Saranno almeno due notti che non dormi, forse dovresti riposare anche tu,” osservò Aang.
Katara si strinse nelle spalle, restia ad accettare le parole dell’avatar, ma non osò obiettare. Aang allora sorrise, come se avesse intuito le sue preoccupazioni: “Mi occuperò io di lui, sono molto migliorato nel dominio. E se avrò bisogno di aiuto ti chiamerò,” spiegò con dolcezza, “Ti farebbe bene dormire”.
“Lo apprezzo molto Aang ma… non so se posso,” scosse la testa Katara, abbassando lo sguardo sui propri piedi.
L’avatar le rivolse un’occhiata stupita, e la dominatrice si accorse di quanto le sue parole lo avessero ferito. “Non ti fidi di me?” le chiese infatti lui subito dopo, stringendola per le spalle, al che Katara si affrettò a scuotere la testa.
“No, non è così, credimi. Lo hai detto anche tu, hai fatto enormi progressi, Aang. È solo che…” sospirò, titubante nel rivelare all’amico quello che era successo: non poteva fare a meno di pensare che avesse alzato i toni inutilmente. “Non mi sembra giusto nei confronti di Mai, ecco tutto,” disse infine.
“Mai?” chiese l’avatar, a quel punto piuttosto confuso, “A proposito, dov’è? È successo qualcosa?” Nel suo volto comparve un’espressione strana, come se un pensiero in particolare l’avesse messo in allarme, ma tacque.
La ragazza pensò che non l’avesse visto più serio di così: alzò lo sguardo e sorrise nel tentativo di rassicurarlo, imbarazzata. “Ci ho appena litigato,” confessò alla fine, “credo che siamo entrambe molto stressate per quello che è successo, e…”
Aang la interruppe con uno dei suoi enormi sospiri, come se avesse trattenuto il fiato: “Katara, mi hai spaventato!” esclamò, accasciandosi sulla sedia. “Cerca di capire, non la vedo da quando sono entrato nello stato dell’avatar e credevo che…” Si interruppe, non osando continuare.
La ragazza continuò a sorridergli, stupita da come riuscisse a essere così sensibile anche in situazioni così critiche: nonostante non avesse un buon rapporto con Mai, era comunque preoccupato per le sue condizioni e il pensiero l’addolcì. Decise di non farglielo presente e invece disse: “No Aang, stai tranquillo.”
Aang appoggiò i gomiti sul letto di Zuko e contemplò il suo corpo assopito, come se ancora dovesse elaborare il fatto che fosse mutato drasticamente. Il vuoto lasciato dal suo braccio, evidenziato dai cuscini di porpora, sembrava quasi il sortilegio di una strega.
“Se è di un litigio di cui stiamo parlando, penso che non dovresti preoccupartene,” sorrise lui a un certo punto, assorto in qualche suo pensiero, “siete sempre andate sorprendentemente d’accordo, non sarà nulla di irreparabile”.
Katara sospirò, sedendosi al suo fianco: “Lo so, ma non so se sono pronta ad affrontare l’argomento”.
“Questo perché hai bisogno di pensarci su,” osservò Aang, “ma non è che tu non ne abbia le capacità. E poi, mi sembra che entrambe abbiate passato momenti peggiori, qualunque cosa si tratti”.
“Già…” Katara scosse la testa, anche lei catturata di nuovo dall’immagine che aveva davanti. Ormai credeva che sarebbe rimasta impressa nella sua mente per sempre, così come le parole che le aveva rivolto Mai. “Non mi sembra ancora vero,” confessò.
Aang annuì, di nuovo perso nei suoi pensieri: “Non si è mai pronti per certe cose. Ma credo che Zuko saprà superarlo meglio di quanto faremo noi”.
“Hai ragione”.
Rimasero in silenzio per un po’, l’uno di fianco all’altra, per un po’ di tempo.
 
Quando Katara si decise a ritirarsi nella sua stanza era già pomeriggio inoltrato e Mai non si era ancora fatta vedere. La ragazza barcollò lungo i corridoi del quartiere che condivideva con i Signori del Fuoco e Aang, rendendosi conto solo in quell’istante di quanto fosse effettivamente provata: le gambe le tremavano dalla stanchezza e da quando aveva lasciato il capezzale di Zuko non aveva smesso di sbadigliare. Rivolse lo sguardo all’alto soffitto, ringraziando che fosse da sola e non ci fosse ombra di personale nei paraggi, perché non era sicura che le avrebbe fatto piacere farsi vedere in quelle condizioni.
Passò davanti alla camera padronale, non aspettandosi realmente di vedervi Mai: da quando era entrata nella corte aveva notato che nonostante i due fossero sposati, non sempre dormivano assieme e mentre Zuko dormiva nella stanza principale, Mai solitamente occupava il letto della stanza accanto. Non avrebbe saputo dire se vi dormisse anche.
Eppure la figura stesa sul letto del Signore del Fuoco non poteva altri che essere quella della regina, ancora avvolta nel lungo mantello nero che aveva usato per l’attacco: era raccolta in posizione fetale e dava le spalle alla porta. Katara si affacciò in silenzio, non sapendo bene se fosse necessario annunciarsi o meno: qualcosa le diceva che i sensi di Mai l’avevano già riconosciuta. Perché era ancora sveglia, questo era certo. “Posso entrare?” chiese infine, e come risposta Mai si strinse nelle spalle, quasi la volesse invitare a fare come le pareva.
Katara alzò gli occhi al cielo: per quanto fosse migliorata negli anni, l’amica manteneva ancora il suo carattere cocciuto.
“Senti, mi dispiace per prima. Non avrei dovuto alzare la voce,” le disse una volta sedutasi al suo fianco, “è solo che le tue parole mi hanno toccata molto. Non sono cose da dire alla leggera, queste. Sei stata un po’ pesante”.
Katara si aspettò una qualche risposta acida, che non arrivò. Lo prese come un invito a continuare. “Lo sai che da quando sono qui sto imparando molto sulla vostra cultura, ma ogni tanto… beh… non capisco come facciate a essere così cinici e crudeli certe volte”.
Incrociò le braccia, chiedendosi se fosse stata troppo dura con lei: ancora non ricevette risposta. Sospirò.
“A volte mi chiedo se sia il mio pregiudizio a parlare, pure dopo tutti questi anni. Ma poi arrivi tu a dirmi certe cose e… è molto difficile per me, lo sai? Sbarazzarmi di certi preconcetti, dico. Lo ammetto.”
Mai rimase in silenzio.
Katara si sporse su di lei, cercando di scorgere il suo viso, ma la donna la anticipò. Si volse verso di lei, e la dominatrice vide per la prima volta i suoi occhi gonfi di pianto e le guance rigate, ma l’espressione del viso era come sempre indecifrabile. Ammutolì a sua volta, allontanandosi di nuovo e facendo aderire i palmi sulle coperte rigide.
Mai si girò completamente e la guardò per diversi attimi, come se la stesse studiando; ma Katara avrebbe giurato che stesse pensando ad altro.
“Sarei una madre di merda,” disse a un certo punto, piano.
La dominatrice a quelle parole sospirò e scosse la testa, appoggiandole una mano sulla spalla. “Oh, Mai…”
“Non dicevo sul serio”, la interruppe lei. La regina abbassò lo sguardo e prese a rannicchiarsi tutta, una mano poggiata sul ventre e le spalle curve. “Vedere Zuko in quelle condizioni mi ha…”
Katara la vide trattenere a malapena un singhiozzo e qualcosa dentro di lei si spezzò. Istintivamente chiuse il braccio attorno alle sue spalle e salì sul letto: non credeva avrebbe mai visto Mai così vulnerabile. “Senti, scusami…” mormorò, “Non volevo essere pesante”.
“Non so cosa mi succede, mi sento un disastro.” La voce della ragazza uscì flebile e strozzata. “Pensare a a quello che è successo ieri notte mi paralizza”.
“Lo so Mai, è lo stesso per me, ma…” Katara la strinse a sé, appoggiandole il mento su una spalla, e la sentì sussultare di nuovo. Non poteva vederla in faccia da quella posizione, ma qualcosa le diceva che non doveva essere un’espressione molto diversa da quella che aveva lei in quel momento: sentiva il proprio volto contorcersi in una smorfia dolorosa e le prime lacrime iniziarono a scendere dalle sue guance. “Ma siamo insieme. Andrà tutto bene,” concluse, forse più a se stessa che all’amica. “Andrà tutto bene… finché saremo tutti insieme,” ripeté, e tacque.
Mai iniziò a tremare tra le sue braccia. Poteva sentire il suo corpo tendersi irregolarmente, la sua pancia sfiorarla con delicatezza, le ginocchia ossute colpirle talvolta le gambe. Si lasciò andare in un pianto disperato che difficilmente Katara avrebbe dimenticato: a sentirla così fragile, contro di sé, sembrava una persona totalmente diversa da quella che aveva conosciuto.
Aspettò che Mai si rilassasse un po’ e continuò a passarle le mani lungo la schiena e le spalle, cullandola piano, ma era difficile trattenere i suoi stessi singulti.  Quando la sentì sospirare e riprendere a respirare normalmente, le diede dei colpetti. “Va un po’ meglio?” le chiese con dolcezza, scostandosi appena per guardarla finalmente in viso. A ricambiarla furono degli occhi rossi e un cenno di assenso.
“Questa gravidanza mi ucciderà,” mormorò drammaticamente la ragazza, e Katara non riuscì a trattenere un sorriso. “Non preoccuparti, ognuna la vive in modo diverso,” le spiegò, asciugandosi le lacrime che nel frattempo le avevano bagnato le guance. “E poi quello che abbiamo appena passato non è stato semplice da elaborare… hai bisogno di riposo, e anche io.”
Mai sciolse gli ultimi residui di abbraccio per stropicciarsi gli occhi con fare un po’ stizzito. Era difficile avere a che fare con il suo orgoglio ferito, ma per quella volta sembrò non voler farglielo pesare e disse invece: “Puoi restare qui se vuoi”.
“La mia stanza è quella di fianco,” obiettò Katara, imbarazzata: non era mai successo nulla di simile da quando aveva messo piede nel palazzo.
Mai mise un po’ il broncio: “Non importa,” borbottò. “Sbaglio o sei tu quella che parlava di stare insieme o cose simili? Deciditi”.
Katara alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. Si alzò sulle ginocchia per sfilarsi la tunica ancora sporca di sangue e polvere e si raccolse i capelli, per evitare di sporcare troppo le lenzuola di Zuko, anche se Mai era nelle sue stesse condizioni. Infine la invitò a mettersi sotto le coperte, raggiungendola subito dopo e tornando ad abbracciarla dolcemente, senza quella foga e quella disperazione che l’aveva travolta prima. La Signora del Fuoco si lasciò stringere senza controbattere, forse troppo esausta persino per pensare.
Si lasciò assopire tra le sue braccia, la sua mente ormai sgombra da pensieri troppo coerenti, e pensò di essersi ormai addormentata quando sentì la voce di Mai chiederle: “Tu cosa hai scelto?”
Katara alzò gli occhi sull’amica e sbatté le palpebre un paio di volte, intontita. “Mh?”
Mai la stava guardando titubante, non osando ripetersi. Aspettò che fosse la dominatrice a cogliere il senso di quella frase, e ci volle qualche minuto.  Ma infine disse: “Ho scelto me stessa.”
La regina sembrò stupita dalla risposta, ma rimase in silenzio, limitandosi a osservarla.
“Ho scelto me stessa e me ne pento ogni singolo giorno,” mormorò Katara appoggiandosi al suo petto e richiudendo gli occhi. “Ero piccola. Non capivo il peso della situazione. Ma se fossi rimasta, se avessi provato a combattere e a difendere mia madre… forse saremmo ancora insieme”.
Tra di loro cadde di nuovo il silenzio. La mano di Mai scivolò lungo la sua schiena, in una carezza goffa e sincera.
“Da qualche parte…”
 
Angolino di hirondelle_
Ciao ragazzi! Con questo capitolo si conclude la prima parte della fanfiction, che ho deciso di suddividere in tre porzioni. È un po’ strano per me tornare a scrivere, e nel fandom di ATLA tra tutti! Pure con coppie così impopolari… insomma, si prospetta un disastro ahah! Ma spero di andare avanti e procedere senza intoppi <3
La seconda parte della fanfiction (quindi i prossimi due capitoli) tratterà di tematiche molto delicate quali l’aborto, e ci saranno descrizioni più crude (non so se degnamente vivide, ma ci proverò ahahah). Quindi se voleste fermarvi qui con la lettura non fatevi assolutamente nessun problema!
Ho riflettuto a lungo se avvisare o meno di questa mia scelta narrativa, visto che rovinerei tutta la “sorpresa”, ma preferisco prendermi cura dei miei eventuali lettori, ritengo sia la cosa più importante.
Un bacio, grazie per aver letto fin qui! <3
Fay

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: hirondelle_