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Autore: Ashbear    11/08/2009    1 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What are heavy? Sea-sand and sorrow;
What are brief? Today and tomorrow;
What are frail? Spring blossoms and youth;
What are deep? The ocean and truth.

--Christina Georgina Rossetti

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXXIV. FEROCIA ~

Squall Leonhart non credeva ai miracoli. Al caso, al destino, alla fortuna... forse. Sentì la brezza delicata sfiorargli la pelle, e si permise di sentire ogni sensazione. Se questa fosse stata la sua ultima notte su quella sabbia, allora voleva ricordare tutto, le cose belle e quelle brutte. L'amava. Semplice. Il loro era un amore che non si potrebbe mai descrivere a parole. Un'unione così forte che era sicuro sarebbe sopravvissuta anche dopo la loro morte, un'unione che trascendeva sia il paradiso che l'inferno in un reame dove sarebbero stati insieme. Un posto senza dolore, senza dubbi, senza bugie. Un posto dove sarebbe stato presente al momento della nascita di sua figlia; un posto dove l'avrebbe guardata negli occhi il giorno del loro matrimonio. Una delle vite che avrebbe dovuto essere, non l'ombra morbida in cui stava vivendo. Forse in un'altra vita quel mondo sarebbe esistito, ma non in questa.

Il Garden gli aveva dato tanti ricordi, ma nulla poteva essere paragonato ai ricordi che gli aveva dato lei. Sette giorni prima, era stato su quel balcone... senza sapere che una settimana gli avrebbe cambiato così profondamente la vita. Anche Squall era rimasto scioccato quando si era ritrovato di nuovo nell'appartamento suo e di Quistis. Non era sua intenzione, ma in quel momento non sapeva dove andare. Per di più, le poche cose che possedeva voleva riprenderle da quella casa. Su tavolo del patio c'era una piccola scatola. Nulla di straordinario per un estraneo, ma per lui era la sua stessa vita. Sembrava che la sua intera esistenza potesse essere contenuta in una misera scatola da scarpe, e quel pensiero lo turbava nel profondo.

Non aveva mai pensato ai suoi lasciti. Lasciti? Squall Leonhart? Quelle parole erano un ossimoro. Una settimana prima, sarebbe stato felice di scivolare nella tenebra dell'oblio, ma ora aveva una responsabilità. Nei confronti di sua figlia. Forse la sua ancora di salvezza per lei sarebbe stata che non sarebbe diventata come lui - amara, arrabbiata... sola. Forse, se avesse saputo che era stata concepita per amore, nata da genitori che avrebbe dato la vita per lei, avrebbe vissuto nella pace che lui non aveva mai potuto avere; forse il dubbio sarebbe rimasto sempre nell'ombra.

Allungò la mano alla catenina argentata che portava al collo,e chiuse gli occhi quando sentì la fede di platino da sola. La memorizzò, ne trasse piacere, e il sentimento divenne parte di lui. La sua mente tornò alla sera nella capanna, in cui Rinoa gli aveva dato l'anello... poi gli aveva ridato anche il cuore e il corpo. Era un mondo fa, un'altra vita passata, ma in realtà non erano passati che pochi, brevi giorni. Una settimana prima, era il Comandante della SeeD e un marito; oggi era un Cavaliere e un padre.

Una settimana. Un'eternità.

Nell'immobilità derisoria della brezza, si tolse la catenina, stringendola con forza nel palmo della mano. Avvicinandosi al tavolo, posò gentilmente la catena e l'anello in una scatolina di velluto. Cercò di trattenere le lacrime; i suoi pensieri cercarono di rimanere fedeli al guerriero che il suo corpo stava tradendo.

"Ascolta il mio cuore, vedrai la verità. E i miei ultimi pensieri saranno d'eternità. Con te." Le parole dolci che lei gli aveva letto quella prima notte al Garden gli echeggiarono nei ricordi. Squall non si accorse di aver pronunciato le parole ad alta voce, e fu scioccato nel sentire un'altra voce che gli parlava nell'oscurità della notte.

"Squall, cos'hai detto?"

Si raggelò all'istante, prima di voltarsi a vedere una figura anche troppo familiare. Quistis, sua moglie per le sue stesse bugie, in piedi di fronte a lui. Sembrava triste, ma nello stesso tempo in pace. Il dolore che era diventato quotidiano sembrava essere scomparso, a meno che lei lo avesse nascosto nel profondo dell'anima. E Quistis non era così brava nel nascondere le sue emozioni vere.

"Niente," rispose lui, senza disprezzo nella voce, solo senza alcuna emozione. "Stavo solo... niente."

Si voltò di nuovo verso il cielo scuro, quasi imbarazzato che lei l'avesse sorpreso. In qualche modo, quando lei era arrivata si era alzata per l'ennesima volta una barriera difensiva. Istintivamente, tirò fuori un pacchetto di sigarette che teneva nella giacca. Squall guardò le sigarette che teneva in mano senza degnare Quistis di uno sguardo. Le strinse come se da loro dipendesse la sua vita, mentre posava la mano libera sulla ringhiera del balcone. Il cielo color grigio carbone colse la sua attenzione, come se stesse deridendolo.

Non importava cosa fosse successo tra loro; lei odiava vederlo in quello stato. "Squall, per favore... so che è difficile, ma ci siamo impegnati in questo, vivere o morire. La salveremo..."

Lui scosse semplicemente la testa, sperando di restare solo quando desiderava, "vabbè."

Quistis capì, per la prima volta in tutti quegli anni... lo capì. Guardò la scatola sulla tavola del patio. Poche fotografie sparse, dischetti da computer e una piccola scatola da gioielleria. La catena che portava sembrò all'improvviso un peso enorme sul suo petto. Allungando la mano, sentì il profilo del pendente di Griever. L'unica cosa che Squall le aveva dato, non per il matrimonio o per amore, ma per comprensione. In qualche modo, lo capiva ora, la forza che lui aveva desiderato potesse estrarre dall'oggetto era dentro di lei da sempre. Non desiderava più quell'unica parte di lui che possedeva. Non ne aveva il diritto... non l'avrebbe mai avuto.

"Inizia a far freddo, e voglio restare solo." Quel comportamento gelido le ricordava molte notti del passato.

"Starai bene?" La domanda era stupida, anche lei lo sapeva, ma a volte parlava senza pensare... una sua maledizione.

"No, non fino a quando lei non sarà con me."

"Squall..." Quistis si levò lentamente Griever, guardando per l'ultima volta i dettagli del metallo lavorato. Sentì la pesantezza che si toglieva dal suo corpo, sia fisicamente che mentalmente. Lui si voltò verso di lei, non molto sicuro di cosa stesse facendo, fino a quando lei gli allungò la mano chiusa. La pesante catena era attorcigliata intorno al suo pugno, il pendente che rifletteva la luce della luna.

"Non lo merito, non è mio. Diamine, non lo è mai stato. Ti ringrazio per quest'unico pezzo del tuo cuore che mi hai offerto, anche se era solo per amicizia... o senso di colpa. Questo è tuo, una delle poche cose del tuo passato... non ho nessun diritto di tenerlo. Deve andare al sangue del tuo sangue... Allison... Allison è incredibile, Squall. Lei è l'unica a meritare questa parte di te, questa parte della tua vita."

Accettò la catena con la mano libera, mentre l'altra continuava a stringere il pacchetto di sigarette. Quistis non disse altro mentre tornava alle porte scorrevoli in vetro. Squall guardò le sigarette in una mano e la catena nell'altra. Nella sua mente, poteva sentire Rinoa che lo sgridava per quell'abitudine, come aveva fatto anche alla baita. Lei detestava moltissimo quella dipendenza, ma prima a lui non interessava. Non aveva ragione per farlo... Erano così semplici, così piccole che nessuno l'avrebbe mai saputo. Né Rinoa, né chiunque altro. Guardò un'altra volta il pacchetto, e fu una battaglia più dura di quanto chiunque avrebbe mai saputo. Alla fine chiuse gli occhi, gettando il pacchetto nell'oceano, stringendo forte la sua collana. Si voltò prima che la figura svanisse dalla sua vista.

"Quistis, aspetta. Lei non voleva che la seguissi. Se mi succedesse qualcosa... allora Allison sarebbe orfana. Rinoa temeva questo più di qualunque altra cosa. Nostra figlia che cresceva da sola."

"Squall, qualunque cosa accada, lei non sarà mai sola." Quistis fece un passo avanti nella luce della luna, guardando i suoi occhi tempestosi. Li aveva visti privi di emozione per così tanto tempo, e fu scioccata nel vedere che ora contenevano così tanta paura. Sembrava più il bambino spaventato che ricordava dopo che Ellione aveva lasciato l'orfanotrofio, più che il ventiduenne Comandante militare. Le passarono nella mente numerosi flash della sua vita. Per la prima volta, sentì il desiderio di consolarlo... non come amante, ma come sorella. Proprio quell'amore fraterno che aveva affermato di sentire anni prima era finalmente divenuto realtà. Sorrise appena, lasciandosi guidare dalla sicurezza.

"Lascia che ti chieda una cosa, pensi di poterla riportare indietro?"

"Sì."

"Ecco la tua risposta... non ce ne sono altre. Domani andiamo a riprenderla, Squall."

"Grazie," replicò il Comandante, voltandosi e passandole accanto. Senza dire un'altra parola, prese la giacca della sua uniforme e la scatola piena dei suoi ricordi. Si voltò un'ultima volta verso Quistis, e annuì prima di uscire dalla porta.

*~*~*~*~*

Ora che si ritrovava nel suo ufficio, sentiva di non avere più una casa. Squall gettò un'occhiata al piccolo orologio sulla sua scrivania, sperando che il mattino arrivasse presto. Ma c'erano altri problemi immediati, ed era ancora relativamente presto. Squall ascoltò il ticchettio dell'orologio come se fosse un metronomo, perdendosi in un mare di ricordi.

Lentamente, aprì un cassetto, sollevando alcune carte sparse fino a prendere un oggetto sul fondo. Guardò di nuovo alla fotografia rovinata di lui e Rinoa alla festa dopo la sconfitta di Artemisia. La traccia dell'esistenza di lei che aveva spesso osservato, senza mai sentire di averne il diritto. Tracciò i bordi sgualciti con il pollice e l'indice, incantato dagli occhi di lei. Anche in fotografia, riusciva a leggerli, a vedere l'emozione che contenevano. Qualcosa di profondo, enigmatico, e misterioso, eppure pieno d'amore, di passione, e di così tanti altri sentimenti che desiderava saperli esprimere agli altri... a lei.

Gli tornò in mente che, anche dopo il loro incontro, quella era l'unica fotografia che aveva di Rinoa, e quindi l'unica fotografia che Allison avrebbe visto dei suoi genitori insieme. Forse avrebbe capito che i graffi e le macchie erano le cicatrici di battaglia del loro amore. Pregava solo che non scoprisse mai che, in realtà, era perché si vergognava di amarla ancora, e l'aveva tenuta nascosta in fondo a un cassetto. Nascosta in un posto in cui nessuno avrebbe scoperto le sue bugie, i suoi dubbi sull'amore di Rinoa. In un tempo in cui le aveva dato la caccia, aveva continuato a desiderarla ardentemente. Ma come avrebbe potuto capire un bambino? Diamine, come avrebbe potuto capire un adulto?

Fu quasi un sollievo gradito quando qualcuno bussò alla porta. Non che gli piacesse la compagnia, ma per il fatto che se fosse caduto più a fondo, avrebbe potuto non tornare più. Guardò la fotografia un'ultima volta, prima di iniziare a rimetterla nel cassetto come aveva fatto innumerevoli volte. Poi realizzò che non doveva più nascondere i suoi sentimenti, e che non l'avrebbe fatto. Chiudendo il cassetto, infilò la fotografia all'angolo del suo monitor, senza più preoccuparsi di chi l'avrebbe vista. Sarebbe servita come promemoria del perché stava lottando, anche se il suo cuore non aveva mai avuto bisogno di quella spinta.

"È aperto." La voce gli cedette, dopo tutta l'emozione di quegli ultimi minuti. Foss'anche solo per stabilità mentale, ordinò, "avanti." Era come tornare a un ruolo che aveva conosciuto per così tanto tempo, un ruolo in un dramma su cui sperava sarebbe calato presto il sipario, così avrebbe potuto vivere un'altra vita. Quella che desiderava.

Imbarazzato, Zell infilò la testa nella stanza. "Hai detto 'avanti'?"

Squall chiuse gli occhi e non rispose, non aveva tempo per questo. "Se hai qualcosa da dire, entra, dilla, e poi vattene."

"Beh, Squall, a dire il vero dobbiamo parlarti."

"Dobbiamo?" L'uomo sembrava davvero poco felice del fatto che fossero in più di uno ad assillarlo.

"Err... sì... ma è davvero importante." Squall tacque e fece un gesto appena percettibile. Zell lo prese come un invito ad entrare, prima di aprire la porta del tutto. Selphie, Irvine, Alex e Zell entrarono nel suo ufficio... nessuno di loro voleva esattamente essere lì. A dire il vero, quello era nella loro top ten di posti in cui non essere, se avessero avuto scelta.

Ognuno prese posto in varie parti dell'ufficio, e poi Zell continuò, "dobbiamo solo ripassare con te il piano definitivo per domani."

"Entro, la prendo, ed esco," disse lui ardentemente, l'espressione mortalmente seria.

"Sì Squall," ribatté Irvine. "Siamo consapevoli di cosa succederà... vogliamo solo rivedere tutto. Sarà molto più semplice se collabori con noi."

Il Comandante gettò un'occhiata al monitor e guardò la fotografia. Quasi senza accorgersene si fece scorrere una mano tra i capelli. "Lo so, lo so. Scusatemi... continuate pure."

I tre SeeD si scambiarono delle occhiate. Erano passati molti anni dall'ultima volta in cui Squall si era veramente preso la responsabilità di una delle sue azioni, senza contare il riconoscimento del suo atteggiamento. Questo normalmente sarebbe stato preso come un buon segno, come il ritorno alla persona che conoscevano di cinque anni prima. Eppure adesso sembrava che lo stress avesse la meglio su di lui, e che l'emozione stesse iniziando a vincere una battaglia mentale.

Grattandosi la nuca, Zell continuò, "abbiamo... beh, Seifer e Quistis hanno avuto un'idea per un piano. È così semplice che potrebbe funzionare. Abbiamo l'elemento sorpresa... con il bonus aggiuntivo della confusione dalla nostra parte."

"Mitchell... confuso," sbuffò Squall per la ridondanza della frase. Quando quell'uomo era stato qualcosa di diverso da 'confuso'? Un uomo sano di mente non avrebbe mai... dannazione... emozione di nuovo; aveva speso così tanti anni ad imparare come controllarsi in battaglia, nella vita, e ora lo consumava come un cancro.

"Squall, vogliamo che tu entri dai cancelli principali, che accetti l'offerta di Mitchell."

"Ma che diamine?" Sbatté il pugno contro la scrivania per l'irritazione. "Volete che vada là e li guardi mentre la ammazzano?"

"Dannazione Squall, sai che non intendeva questo!" Alex si alzò dal divano. "Devi ascoltarli prima di trarre conclusioni affrettate. Capisco che non entrerai là con il gunblade luccicante... ma non è di questo che si tratta! Questa è una battaglia mentale, di intelligenza. La tua magia e la tua forza non ti porteranno lontano se la mente ti tradisce."

Lui strizzò gli occhi, guardandola. "...E esattamente TU perché sei qui? Mi sembra che questa sia una riunione SeeD, e tu sei tutto tranne questo."

Lei gli si avvicinò, puntandogli un dito contro. "Non cominciare, Leonhart!" Zell la afferrò, tentando di calmarla. Il controllo era proprio un tratto che lei ed Ellione non avevano in comune.

"Alex... Squall..." L'esperto di arti marziali ora faceva da arbitro tra le due persone più ostinate che avesse mai incontrato. Beh, a parte...

"Perché abbiamo bisogno di lei," disse una voce profonda dalla soglia.

Parlando del diavolo... Zell scosse la testa, realizzando che l'ironia, in fin dei conti, aveva un certo senso dell'umorismo. In una stanza, con tutti e tre, nello stato emotivo in cui si trovavano tutti... questo poteva essere davvero brutto.

Seifer e Quistis entrarono nella stanza. L'intero gruppo ora si trovava nell'ufficio, contro tutti i desideri di Squall, che in silenzio desiderò essere di nuovo solo. Si massaggiò le tempie, volendo che tutto finisse... tra ventiquattro ore, o sarebbe morto o gli sarebbe stata concessa la salvezza eterna. In tutti e due i casi, loro non sarebbero stati nel suo ufficio...

Poteva sentirli parlare tra loro, o litigare... non aveva importanza, le loro parole avrebbero potuto anche essere in Shuminese. La sua mente non registrava nulla, troppo privata del sonno ed esausta emotivamente. Frammenti, pezzi, tutto galleggiava nella sua mente. Nascose il viso tra le mani, desiderando coprire i rumori del mondo intero. Cercò di ritirarsi nel mondo che aveva creato da adolescente, quello in cui si era sempre sentito il benvenuto... e solo. Eppure il loro litigare insistente era più forte della sua volontà di nascondersi.

"...Allison."

Quella parola era forse l'unica delle due che aveva il potere di riporlarlo sulla terra. Non era sicuro di chi l'avesse pronunciata, solo che la parola era stata pronunciata. Si tolse le mani dal viso, fissando il gruppo.

"Cosa? Allison cosa?" La sua voce diventava sempre più impaziente.

"Non hai ascoltato una sola parola, eh, Comandante Ragazzino? E poi dicevano che io ero incorreggibile... ok, che cosa non hai sentito?"

Squall fissò Seifer negli occhi, senza dire una parola.

"Grandioso," borbottò. "Nemmeno una parola eh? Ascolta stavolta... abbiamo bisogno che Alex venga a Deling con noi. Perché..."

"No!" interruppe Squall freddamente. "Non c'è una possibilità del cazzo che una civile si unisca a una missione SeeD."

"E io cosa sono?" Seifer si appoggiò alla scrivania di Squall, sfidandolo a rispondere. "Sacrificabile?"

"Non è quello che intendo, e lo sai." Squall si alzò, camminando fino a essere di fronte alla scrivania, il suo atteggiamento sempre assolutamente serio. "Tu sei stato addestrato, sei preparato a una battaglia, e sai cosa potrebbe succedere. Puoi accettarlo, sei vissuto per questo, e moriresti per questo."

"Grandioso, ora, se mi puoi risparmiare il poster di reclutamento SeeD, posso finire di dire perché ci serve?"

"Come vuoi."

"Come ho detto prima... c'è un piccolo ostacolo nel nostro piano. È saltato fuori che al pubblico verranno prese e verificate le impronte digitali all'arrivo. Tutte le impronte dei SeeD sono schedate a Deling, anche le mie. Possiamo creare una nuova identità al computer per entrare, ma l'unica di noi che non è identificabile..."

"...sono io," sussurrò Alex, chiudendo gli occhi a questo nuovo sviluppo.

"Troviamo qualcun altro," ordinò Squall. "Paghiamo un estraneo un milione di guil, troviamo un altro modo di entrare, ma non permetterò che Alexandra sia in pericolo. Ellione non mi perdonerebbe mai, Rinoa non mi perdonerebbe mai... io non mi perdonerei mai," affermò, la voce che si perdeva per l'emozione.

"No." La mano di Alex afferrò la catenina d'oro che portava al collo, mentre pensava a ciò che aveva promesso a Rinoa. Promesse che ora sapeva di dover rompere. "Devo essere io. È destino che sia io."

"Rinoa non mi perdonerebbe mai, Alex." Squall la guardò dritto negli occhi. "Allison ha bisogno di te."

"Squall, ha bisogno di persone che la amano. Io sono stata perseguitata così tanto dai sogni, dalle visioni... dagli incubi, quel che è. Le voci dei morti, la voce di Ellione... non l'ho mai capito prima di questa settimana, ma ora lo so... sia io che Zell dobbiamo esserci domani. Non chiedermi perché, perché sono dannatamente sicura di non saperlo nemmeno io. È il nostro destino, non possiamo cambiarlo."

Zell si avvicinò ad Alex, circondandole dolcemente il braccio con le dita. Lei lo guardò, ed entrambi seppero che in qualche modo erano sempre stati la chiave del mistero. Il perché la responsabilità fosse stata posta sulle loro spalle... rimaneva un mistero.

"Squall, comprendiamo i rischi, ma Alex ha ragione. Noi sappiamo cose, abbiamo visto cose... cose che sono nel migliore dei casi indescrivibili... ma questa è la nostra realtà. Io credo che forse noi possediamo una risposta che tu potresti non vedere mai. Alex potrebbe essere più importante là con noi, che qui. Ha rischiato la sua vita per Allison, ora vuole la possibilità di farlo anche per sua madre."

Il Comandante abbassò gli occhi, torturato; tutto ciò che stavano dicendo aveva senso, e questo lo spaventava. C'era un certo conforto nel sapere che Allison avrebbe avuto Alex nella sua vita, ma ora, chi sarebbe stato con lei se Alex se ne fosse andata? Qualcuno doveva rimanere, qualcuno che poteva prendersi cura della figlia sua e di Rinoa... qualcuno che conosceva i suoi genitori per le persone che erano davvero.

"Selphie... Irvine... voi due rimanete qui."

"Cosa?" Il pensiero echeggiò nelle menti di tutti i presenti.

Squall si avvicinò solennemente alla coppia, ora visibilmente turbata. "Vi chiedo non come Comandante, ma come amico... di rimanere. Se io... noi... falliamo, la nave Esthariana sarà qui per portarvi alla città. Attraccherà al Garden all'alba. Potrete crescere Ally, ha imparato a voler bene anche a te, Selphie..."

Un'improvvisa paura lo colse quando una rivelazione spaventosa e familiare gli sovvenne. "Dov'è Allison? Chi c'è con lei?" La sua voce era vicinissima al panico, un senso di déjà vu gli colpì la mente: il giorno precedente era stata fatta la stessa domanda e aveva avuto una risposta definitiva.

"La sta guardando Shu, Ally ha già preso il biberon e sta già dormendo," rispose prontamente Zell. Doveva essere qualcuno di cui si fidavano; non avrebbero fatto due volte lo stesso errore.

Il Comandante annuì, approvando. Fece svariati respiri profondi per calmarsi prima di continuare, "non posso perdere tutti in questa missione. Allison ha bisogno di un futuro... e tu e Irvine sarete in un rifugio sicuro a Esthar. Ora come ora, è tutto ciò che ho da offrire."

Irvine si voltò a guardare Selphie, lasciando che le parole facessero presa. La guardò per un secondo, e alla fine lei si voltò verso di lui con un sorriso minuscolo. Il cowboy si avvicinò a lei, mettendole protettivamente un braccio intorno alla vita. Con la mano libera, si voltò verso Squall e gli rivolse il saluto SeeD.

"Come tuoi amici, sarà un onore."

*~*~*~*~*

Le Grandi Pianure di Esthar sembravano più spoglie che mai. Guardò fuori dalla finestra del palazzo, fino all'orizzonte più lontano della città. Anche se si estendeva per chilometri, si sentiva come se stesse nel mezzo di sabbia indurita. I pilastri di cristallo e le luci fluorescenti sembravano svanire nel nulla, mentre lui focalizzava l'attenzione solo sull'orizzonte austero. Sospirando tra sé e sé, chiuse gli occhi, cercando disperatamente di distogliere la mente dai pensieri che lo sopraffacevano. Così tanti errori, così tanti fraintendimenti... ora poteva essere troppo tardi. Aveva sempre pensato che ci sarebbe stato tempo, ma ora il tempo era irrilevante. Tutti quegli anni... e ognuno di loro non era altro che un marchio di fallimento.

"Presidente Loire," disse una voce familiare all'interfono. "Ha una chiamata sulla uno."

"Può prendere un messaggio?"

"È il Comandante Leonhart, signore."

Si sentì mancare il cuore per l'anticipazione... o la paura.

"Squall?" Ogni segnò di formalità cadde quando alzò la cornetta.

"Laguna." Seguì una lunga pausa imbarazzata. Nessuno dei due parlò; Laguna per il disagio, Squall per l'imbarazzo. Alla fine, il Comandante raccolse il coraggio di chiedere all'uomo all'altro capo del telefono una cosa che non aveva mai osato chiedergli... un favore.

"La giustizieranno domani. Devo andare a Deling... devo provarci."

Laguna inalò profondamente, aveva già sentito qualcosa attraverso i canali politici... ma sentirlo direttamente da Squall gli faceva venire voglia di allungarsi a toccare suo figlio. C'era stato; aveva conosciuto le stesse sensazioni.

"Sì, so che devi."

"Ho bisogno... ho bisogno di chiederti una cosa."

"...Qualsiasi cosa."

"Se succede qualcosa a me, a Rinoa... per favore, assicurati che Allison... assicurati che Allison cresca amata e al sicuro. Sei l'unico legame che avrà con i suoi nonni... dille di Julia, di come suonava il pianoforte, di come ascoltavi. Dille di quello che hai scritto, di cosa sognavi, di come sei finito a Win-"

Laguna poteva sentire ogni parola che Squall lottava per pronunciare, e tutte le parole nel mezzo che taceva. Come nessuno dei due avesse parlato del passato, ma di come entrambi l'avessero vissuto. I momenti che Squall aveva visto coi propri occhi attraverso i poteri di Ellione; gli stessi riportati a parole, dopo, anche se Squall non aveva voluto sentirle. Tutti i momenti che erano il suo passato, e ora il futuro di Allison.

"Lo farò Squall, te lo prometto."

"Dille di Raine, dei sentimenti che condividevate. Dille che anche se non hai potuto essere con lei, la amavi. È più importante di quanto possa mai sapere... dille che anche se i suoi genitori hanno dovuto andare via,hanno sempre pensato solo a lei. E che sperano... sperano che lei, un giorno, capirà le decisioni che sono state prese. Sono state prese per amore."

Entrambi sapevano che non stavano più parlando di Allison, ma erano scivolati a ventidue anni prima. Squall non sapeva da dove arrivassero le parole, né perché le stesse pronunciando. Non aveva mai sentito tanta passione quanto in quegli ultimi giorni, e ora si stava manifestando in un modo che non avrebbe saputo descrivere. Comunque fosse, doveva parlare a Laguna... doveva. Forse solo facendo esperienza del passato poteva capirlo. Non attraverso le immagini che gli aveva dato Ellione, ma attraverso le emozioni che aveva scoperto da solo.

Laguna strinse forte la cornetta, pregando Hyne che tutti e tre ne uscissero. Avevano passato così tante cose nelle loro brevi vite; nessuno meritava così tanto dolore e così tanta angoscia. Poi le parole che non aveva mai detto a Squall gli sfuggirono, "ti voglio bene, figlio mio..."

"Lo so."

Forse non era la risposta che desiderava sentire, ma era quanto di meglio Laguna Loire potesse sperare di avere. Non era stato detto per odio, disprezzo, o una qualsiasi altra emozione negativa... era detto per comprensione. Una comprensione reciproca era passata tra due uomini, tra due padri, del fallimento.

Mentre metteva giù la cornetta, il Comandante si asciugò le lacrime. Cercò di non pensare al peggio, essendo sempre pessimista. Ad ogni modo, viveva in un mondo pieno di sangue e morte, e quel giorno non era diverso.

Pregava che il giorno dopo lo fosse...

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da El Defe. Vi prego, come per il capitolo precedente, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo, sempre per il solito discorso. Questo significa: per favore non fate nomi! Se non per rispetto degli altri lettori, almeno per rispetto di Ashbear che s'è fatta un mazzo tanto per scrivere questa storia e ottenere certi effetti sorpresa! Nel caso vedessi recensioni spoiler, le farei cancellare, lo dico subito^^
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Citazione di apertura: filastrocca per bambini di C. G. Rossetti.
Cosa è pesante? La sabbia del mare e il dolore;
Cosa è breve? Oggi e domani;
Cosa è fragile? I germogli di primavera e la gioventù;
Cosa è profondo? L'oceano e la verità.
- Alessia Heartilly

   
 
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