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Autore: _Selenophile_    27/05/2020    1 recensioni
[erkenci kus]
[erkenci kus]Una ragazza dagli occhi ambra,Serena Monteforti,dopo un anno e mezzo a Londra,decide di ritornare nel paese universitario dove tutto è cominciato per affrontare i suoi demoni e riprendere in mano la sua vita.
Profondamente cambiata dal suo passato e da quello che è successo, non sa che è in arrivo per lei una sferzata di vita, totalmente inaspettata in un periodo come quello,in cui tutto era assopito e,quasi,dimenticato.
Un gruppo di ragazzi come tanti, che ha sogni,speranze, che lotta per emergere e per rimanere a galla. Un gruppo di ragazzi un po'strani e svampiti,che partorisce idee.
E un'idea,buttata lì un giorno di Ottobre, tra un aperitivo e una sigaretta.
Tutto questo causerà una tempesta violenta, dirompente e perfetta, da cui tutti usciranno diversi,cambiati.
Perchè un aquilone si alza solo con il vento contrario.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il demo era stato inciso.Andrea era andato a spedirlo. Da quel momento in poi,nessuno di  noi poteva più tornare indietro. Eravamo dentro,con tutte le scarpe.
Avevamo deciso di festeggiare a casa di Andrea e Daniele.Stavamo aspettando le pizze e i ragazzi ne avevano approfittato per giocare a Magic!.
Tornando dal bagno,notai una foto sul pavimento. Fino a qualche ora prima c’era stato un vento fortissimo che aveva aperto tutte le finestre,causando parecchio trambusto e facendo volare per casa qualsiasi cosa fosse dotato di un peso minimo.
Raccolsi la foto,che ritraeva una famiglia. Il bambino biondo dall’espressione sveglia era seduto sulle gambe di quello che doveva essere il padre,che aveva dei folti baffi e il volto duro;anche se lo sguardo lasciava trasparire una certa bontà d’animo. Al suo fianco,una donna bellissima:il viso delicato era incorniciato da una piega perfetta,il sorriso vermiglio appena accennato contrastava con dei candidi occhi verdi.
«Zia Federica e zio Rodolfo..»,mi girai verso Andrea,che stava appoggiato allo stipite della porta.Si avvicinò a me e fissò la foto,«..con un piccolo Daniele».
«Daniele?!»,avvicinai la foto al viso,«..ma ha gli occhi scuri!».
«Questo perché a lui si sono schiariti nella piena adolescenza,all’improvviso».
Esaminai meglio la foto.«Effettivamente,i colori sono quelli di tua zia».
«Anche la bellezza lo è.»,prese dalle mie mani la foto,analizzandola,«Papà diceva sempre che i suoi genitori  si erano impegnati molto nel concepire la sorella minore». Sorrisi,improvvisamente curiosa di conoscere suo padre.
«Invece,secondo me anche papà era bello.»,continuò,regalandomi stralci di sè.
«Me lo immagino come te».Bello,intelligente e forte.
«Infatti lo era.Però i colori sono di mamma.»,confermò.
Io raccoglievo quelle informazioni come un assettato di fronte a una fontana raccoglieva acqua. Volendone sempre di più.
«Come si chiamano?».
«Alessandro e Rossella»,notai una strana luce nel suo sguardo.
«Alessandro Ricci.È imponente come nome!»,constatai.
«Imponente!?Perchè?».
«Beh..Alessandro Ricci.Sa di qualcosa di altisonante.Tipo…»,piegai la testa a sinistra,arricciando le labbra,«…tipo un produttore cinematografico!».
La sua risata cristallina mi colse di sorpresa,«..produttore cinematografico..»continuò a ridere.
Io incrociai le braccia,imbronciata,«Mi trovi così divertente?».
«Non sai quanto!»,smise di ridere,anche se una traccia rimase nei suoi occhi,«No.Papà dirigeva un’azienda  siderurgica».
«E tua mamma?».
«Lei era architetto,invece!». Mi chiesi perché usasse i verbi al passato.Non erano con lui?
«Ma perchè…».
Posò la fotografia e mi mise due mani sulle spalle,spingendomi in cucina,«Andiamo.Le pizze saranno qua a momenti».Io mi lasciai trasportare con mille domande in testa.
 
Suonarono a al campanello,«Vado io!Saranno le pizze!».
Aprii la porta sorridendo,un sorriso che lasciò spazio all’imbarazzo:erano i genitori di Daniele.
La zia lanciò uno sguardo al marito,dietro di lei,che aveva increspato le sopracciglia.Entrambi avevano un’espressione interrogativa.
«Mamma?».
«Zio?».
Vedendo che indugiavo,i due cugini mi rassiunsero,l’espressione che rifletteva quella dei parenti.
La donna si aprì in un sorriso dolce e si fiondò dai suoi ragazzi,«I miei gioielli!».Aveva una voce melodiosa,mentre abbracciava e baciava più volte entrambi.
L’uomo mi guardò,«Con permesso.»,disse prima di entrare in casa. La sua reazione fu meno agitata,limitandosi a dare delle pacche affettuose,borbottando un «In gamba,ragazzi!».
I due si presentarono,scambiarono qualche convenevole con Camilla,che già conoscevano, e furono scortati in salotto dai ragazzi.Camminavo dietro i suoi zii e ne approfittai per studiarli meglio:lui era vestito con un elegante completo scuro,era poco più alto di Andrea.Gli occhi scuri mettevano in soggezione. Lei aveva un tubino color ciliegia che aderiva perfettamente alle sue forme di donna ormai matura;era di una bellezza disarmante. Poteva benissimo tenere testa a una delle tante attrici hollywoodiane.
La donna sedendosi gettò uno sguardo alle carte e alle bottiglie sparse sul tavolo,«Ci dispiace tanto aver interrotto la festa.»,lanciò uno sguardo al marito,poi guardò di nuovo noi,«Avevo proposto di chiamare.Ma Rodolfo è un testone!».Il marito sbuffò forte.
Suonarono di nuovo alla porta,«Vado io!»,scattai  in piedi come una molla. Mentre pagavo il ragazzo sentii gli altri chiacchierare.
Quando mi vide con i cartoni delle pizze,Andrea mi venne incontro.«Ma perché non mi hai chiesto aiuto?»,mi rimproverò sorridendo.
«Perché potevo farcela!».Lui mi sfilò i cartoni dalle mani e li poggiò sul tavolo.Notai che gli zii ci guardavano.
«..e quindi stavamo festeggiando il fatto che ci siamo imbarcati in questo progetto!»,terminò Daniele.
I suoi genitori cambiarono  espressione.«Ecco..a proposito del demo,tesoro mio..».
«Dovete immediatamente lasciar perdere.»,il tono del padre del biondo non ammetteva repliche. La moglie gli lanciò uno sguardo di rimprovero.
Il sangue defluì dal viso di Mercorelli,che rischiava di sentirsi male sul serio,per una volta.
«Cosa..?»,mormorai.
Rodolfo si girò a guardarmi,nel suo sguardo riconobbi la stessa intensità di quello di Andrea,«Avete capito bene».
L’aria cominciò a tendersi in una cappa di astio che ci inglobava tutti.«Quello che mio marito vuole dirvi è..».
«Quello che mio zio vuole dirci è che dobbiamo lasciar perdere qualcosa su cui ognuno di noi ha scommesso!».Andrea,che nel frattempo aveva dato le spalle a tutti noi,si girò verso gli zii.
«Più o meno. Sono  solo dei capricci adolescenziali.Si sa che tipi bazzicano nella musica».
«Caro..»,cercò di ammansirlo la moglie.
«Ma non è vero!»,urlò Mercorelli,con la poca forza che gli era rimasta.Forza che andò via non appena Andrea e lo zio posarono lo sguardo su di lui.
La postura del mio professore era rigida,le spalle messe in risalto dal maglioncino nero.Era nervoso come quando aveva saputo del tentato stupro della ragazza. E avevo paura.
Mi avvicinai a lui,sfiorandogli il pugno chiuso,ma lui in quel momento non era con me,non era neanche in quella stanza. Era tornato alla sua adolescenza. Ma era con noi la zia,che sgranò gli occhi quando vide quel contatto.
Nessuno parlava.Rodolfo e il nipote continuavano a squadrarsi come due gladiatori prima dell’inizio della battaglia.
«Ehm…»,Daniele si intromise,con un tono di voce esitante,«..ragazzi,potreste lasciarci soli un attimo?». Gli altri annuirono e cominciarono ad avviarsi nella stanza del  padrone di casa,Camilla diede al fidanzato un bacio sulla tempia.Io però indugiai:non volevo lasciarlo solo.
Lui si girò,lo sguardo carico di emozioni,e mi fece segno di andare,«Va’con loro.»,mi ordinò. Io esitai,consapevole delle occhiate che gli zii si rivolgevano.
«Ho detto vai.»,il tono di voce era talmente basso da essere appena udibile. Io lo fissai,cercando di trasmettergli la mia preoccupazione,non volevo che perdesse il controllo.
«Serena.Per una volta,fa’come ti dico.»,non stava urlando,eppure quel tono mi intimoriva al punto da farmi sgranare gli occhi.
Mi girai verso Daniele,che aveva anche lui le mani sui fianchi e uno sguardo di pietra.Annuì,dandomi la risposta che cercavo:ci avrebbe pensato lui.
Gli posai una mano sul braccio e mi diressi in camera di Andrea,dove erano gli altri. Lui non si girò a guardarmi neanche una volta.
 
La camera di Andrea era come il suo ufficio,minimal ed essenziale. Gli arredi erano in legno,le pareti bianche e i dettagli neri. Il letto,con le lenzuola cobalto, occupava buona parte dell’ambiente.La libreria era piena di libri geologici o naturalistici,insieme a molti cd di gruppi rock o metal.
«Niente,era destino.Questo gruppo non era proprio da fare!»,piagnucolò Mercorelli.
«Non essere catastrofico,amigo,magari riescono a convincerlo!».
«Però io non capisco una cosa:ormai sono grandi,perché non possono decidere da soli cosa fare?»,Victor fece una giusta osservazione.
«State zitti!Non sento niente!»,gli rimproverò Diafa,che cercava di origliare.
Elisa si avvicinò,«A che pensi?».
«’Li mortacci!Non sento!»,anche Sofia cercava di origliare qualcosa.
Sbuffai e mi sedetti sul bordo del letto,«Sono preoccupata per Andrea.Non mi piaceva lo sguardo che aveva».
«Sì.L’ho visto anche io.»,confermò lei.
Camilla si venne a sedere di fronte a me,«Uff…»,sfregava ripetutamente le mani sulle cosce,«..sono preoccupata!»,sbottò,mangiucchiandosi un’unghia.
«Dai ragazze,state calme!»,ci tranquilizzò Elisa.
Sentimmo urlare,erano Rodolfo,Andrea e Daniele.
«Non abbiamo dieci anni!Non puoi dirci cosa fare e cosa non fare!».
«Lascialo stare,cugino!»,il tono di Andrea era ironico,«Lo sai che ama controllare le persone.Lo fa da una vita!».
«Ragazzi,per favore!»,la mamma di Daniele cercò di tranquillizzare gli animi.
«Andrea,non farmi perdere la pazienza.Lo sai che non ti ho mai toccato.»,l’uomo era esacerbato.
«E fallo adesso,no!»,adesso il tono del ragazzo era duro,«Sappiamo tutti che vuoi farlo da sedici anni!».
Un tonfo,seguito da un rumore di cocci che si infrangevano sul pavimento,ci spinse ad accorrere in salotto. Le mani dello zio ghermivano le spalle di Andrea,che lo fissava con una rabbia tale da far rabbrividere persino il diavolo.
«Rodolfo,fermo!»,gli urlò la moglie.
Daniele staccò lo zio dal cugino,mentre io mi dirigevo da lui,stavo tremando.
«Ma..cosa..stai bene?»blaterai qualcosa affannata,lo spavento che ancora mi serrava la gola. Lui annuì e mi fece una carezza veloce,ma era stato un gesto meccanico,lui in quel momento non pensava a me.
Lo zio si liberò dalla presa di Daniele e si aggiustò i capelli e la giacca,lanciandoci uno sguardo di fuoco.
«Cosa?!Adesso vuoi prendertela anche con loro?!»,il nipote tornò alla carica.
Cercai di fermarlo,«Andrea, per favore…».
Con uno scatto rabbioso si liberò dalle mie mani,«Stanne. Fuori.»,mi sillabò.
Quell’ordine mi spense totalmente.Mi aveva respinta,escludendomi per l’ennesima volta dalla sua vita e dal suo passato;voleva combattere da solo.Come aveva combattuto tutte le sue battaglie.Guerriero moderno con una spada di carta,in mezzo a un vortice troppo violento anche per lui. Così forte,ma così debole. In quel momento capii:non si sentiva solo,lui voleva stare da solo. Infatti nessuno di noi,forse neanche Daniele,sapeva chi fosse il vero Andrea.Noi conoscevamo di lui quello che lui aveva deciso di mostrare. Anche io,che mi ero illusa di essere un gradino superiore agli altri,in realtà conoscevo il lato che aveva voluto mostrarmi:il lato buono.Il bianco.Lo Ying.
Ma lui aveva anche un lato tenebroso.Un lato nero.Lo Yang. 
Ed erano separati da una linea.
C’era un confine netto tra Andrea e il vero Andrea, e nessuno di noi lo aveva oltrepassato. Neanche io.
Mi sentii avvilita,sopraffatta da un’emozione più forte di me.Tremavo come se da un momento all’altro dovessi avere un attacco epilettico.Sentivo le voci ovattate,lontane,non distinguevo neanche quello che succedeva,cosa dicevano. Sentivo solo tanto freddo.
Vidi lo zio dirigersi a passo di marcia verso la porta,mentre la moglie incrociava le braccia sul seno prosperoso,«Io non mi muovo di qua finchè non chiedi scusa ai ragazzi!»,si impuntò.
«Federica,non ti ci mettere pure tu!».
L’interpellata si impettì e alzò il mento,«I ragazzi hanno il diritto di lottare per realizzare il loro sogno!».
«È solamente un capriccio!».
Vidi Mercorelli accasciarsi sul divano,tutto ciò per cui aveva lottato da quando era bambino,mettendosi contro la sua stessa famiglia,si stava infrangendo come un’onda sullo scoglio. Per lui non era un capriccio. Dovevo fare qualcosa. Non era il tempo di essere debole.
«Scusatemi!»,mi intromisi,«Ho un’idea,signor Giudici!».
Scattarono tutti a fissarmi.Mi schiarii la voce e cominciai,«Ormai è chiaro che con le urla non ne veniamo a capo.»,cominciai,in una chiara frecciatina ad Andrea,«Ci ascolti suonare,allora!».
L’uomo si mise a ridere,come se avessi raccontato la barzelletta più divertente del mondo,«Stai scherzando?».
«Assolutamente.Una sola canzone.Non chiedo altro».
«Anche perché ne abbiamo incisa solo una!».
«E se non mi convincete?»,mi domandò l’uomo.
«Allora sciogliamo il gruppo!».
Si scatenò di nuovo l’inferno,Mercorelli si stese direttamente sul divano.
«Silenzio!»,ci zittì l’uomo. Strinse gli occhi fino a ridurle in due fessure,ricordava molto il serpente di Andrea.
«Hai paura che la ragazza ti metta con le spalle al muro?»,lo provocò la moglie.
Lui la fulminò con lo sguardo e mi tese la mano,«Andata!».
Andrea mi afferrò un braccio,«Sai quello che hai fatto!?».
Mi avvicinai così tanto a lui da far sfiorare le nostre labbra,ero infuriata,«Stanne.Fuori.»,gli parlai in modo speculare a come aveva fatto lui.Mi liberai il braccio con uno strattone e mi diressi dagli altri.
 
Tutti noi cominciammo a prepararci per dirigersi allo studio,mentre gli altri mi rimproveravano. Chiusi gli occhi,adesso era abbastanza. Non potevo vivere sempre emozioni forti. Se continuavo così,non sarei sopravvissuta,avevo bisogno di pace.
«Adesso basta!Mi avete rotto,avete capito?!»,sbraitai,«Mi avete scartavetrato i coglioni per ‘sto cazzo di sogno! E il sogno di qua,e il sogno di là…e quando si presenta davvero l’occasione di far capire che ci crediamo,tutti a correre con la coda tra le gambe!Basta!Avete sentito?!»,due lacrime cominciarono a scivolarmi sulle guance,loro mi guardavano esterrefatti,«Infilatevi quella dannata lingua nel culo e concentratevi a suonare bene!»,me le asciugai con un gesto rabbioso,«La verità è che,paradossalmente,voi non ci credete abbastanza».
«Serena..»,cercò di blandirmi Joan.
«Serena un cazzo!»,continuai,«Sì,è vero.Ci rischiamo tutto. Ma era l’unico modo!Io almeno ci provo!E voi?! Cosa fate a parte piangervi addosso e frignare?!».
 
Riversai tutta la rabbia e la frustrazione su di loro,come sempre del resto,ma questa volta funzionò. Il mio discorso motivazionale un po’particolare,aveva dato la giusta motivazione ai ragazzi,che suonarono come se fosse l’ultima volta che l’avrebbero fatto. Gettai tutte le mie emozioni in quell’unico brano,che avevo scritto la notte al capanno,una delle notti più belle della mia vita.
Con la mia voce cristallina,il ritmo graffiante del basso di Victor e della chitarra di Daniele,la batteria potente di Joan e la bravura di Mercorelli,uniti alla canzone che avevo scritto su quel lupo solitario che altro non era che Andrea,tutti insieme,riuscimmo a rompere il muro del suono,volando in alto.
Alla fine della canzone, ci sorridemmo tutti deliziati. Ma la nostra gioia durò poco,lo zio di Andrea ci aveva voltato le spalle e camminava per la stanza.
Passarono interminabili minuti di un assordante silenzio,poi si girò,«Questa canzone è vostra?!»,ci chiese.
«Sì.»,confermai,«Il testo l’ho scritto io,ma l’arrangiamento è dei ragazzi. Deve vedere com’è bravo Daniele con i reef e a..».
Lui agitò la mano per fermarmi,«Non c’è bisogno dell’adulazione.»,sospirò,«Voi ci credete così tanto?».
«Con tutta la nostra forza.»,fu Mercorelli a rispondere.
«Allora,prima di comunicarvi la mia decisione,però,devo dirvi una cosa..»,lo guardammo frementi,«..dovete spaccare su quel palco!».
Cominciammo a urlare,Mercorelli nell’impeto abbracciò il papà di Daniele. Il mio cuore sprofondò nello stomaco con un tonfo e poi riprese a battere velocissimo,ce l’avevamo fatta.
Mi emozionai,mentre Joan e Victor mi abbracciarono forte.«Ce l’hai fatta,piccola!».
«Ce l’abbiamo fatta,è diverso!».
Mi trovai di fronte lo zio di Andrea,adesso dovevo ammettere che ero un po’a disagio.«Tu mi piaci!»,mi tese la mano,«Chi l’avrebbe detto,così piccola e così cazzuta!».
Quella parola prettamente giovanile,pronunciata da un signore adulto,mi fece sorridere,«La ringrazio,signor Giudici.»,strinsi la sua mano.
La moglie si avvicinò,dando una pacca al suo uomo,sembrava non molto più grande di me,«Io l’ho detto che mio marito è un testone!».
«Federica..»,la rimproverò bonariamente.
La moglie continuava a fare la scema,Rodolfo le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse,«Per fortuna che ti ho!»,mormorò sulla nuca della donna,lasciandole un bacio.
«Prendetevi una stanza!»,urlò Andrea,facendo scoppiare tutti a ridere.
Zio e nipote si squadrarono,finchè lo zio lo attirò a sé e lo strinse,«Certe volte ti ucciderei a mani nude per quanto tu mi faccia incazzare,dannato ragazzo!».Ero tentata di dirgli che eravamo in due,magari potevamo prendere accordi.Lui esitò un attimo,poi contraccambiò l’abbraccio dello zio.
Daniele si avvicinò sorridendo,«Tutto è bene quel che finisce bene!».
Il padre abbracciò anche lui,«Il mio leone.»,sembrava commosso.
Si staccò da Daniele e passò lo sguardo tra il figlio e il nipote,«I miei figli!»,concluse orgoglioso,mettendo una mano su una spalla di ognuno.
«È questo quello che amo di lui.»,la moglie lo guardava con lo sguardo innamorato,«È una grande testa di cazzo,ma è bono come lu pa’!*».

*"..è buono come il pane!".

________________________
Salve a tutti!Come state?

Questo aggiornamento è un po'inusuale,vista l'ora,ma tanto il capitolo era pronto,quindi non aveva senso tenerlo sul pc! Spero che vi piaccia!

Quì conosciamo i genitori di Daniele,nonchè gli zii di Andrea;l'incontro non è proprio dei migliori,anzi! Però spero di essere riuscita a farvi capire che lo zio non è cattivo,è solo un po'rude e burbero,ma vuole un gran bene alla moglie,al figlio e al nipote. Approfondirò meglio la loro storia nel prossimo capitolo.

Per quanto riguarda Andrea,abbiamo qualche frammento del suo passato. Volevo spiegarvi il suo comportamento:nel capitolo precedente lui alle insistenti domande di Serena,si chiude a riccio e non risponde;quì,invece,parla volontariamente della sua famiglia. Il ragazzo è una personalità complessa,ha un passato buio e con cui lotta tutti i giorni; e ha le sue ragioni per cui non ne voglia parlare,ragioni che vi dirò più in là. Con Serena riesce ad aprirsi spontaneamente perchè lei riesce a dargli pace,e con lei si sente al sicuro.

Bene,spero di aver chiarito eventuali dubbi,se così non fosse,non esitate a dirmelo!
Un bacio,
S!
   
 
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