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Autore: Le_Tre_C    27/05/2020    6 recensioni
I più potenti eroi della terra combattono il crimine ogni giorno, difendendo la popolazione dalla minaccia del male, che sempre incombe e non va in vacanza. La vera minaccia, però, è sopravvivere alla vita urbana - e di periferia - nella Capitale romana, patria dei gladiatori, di una storia millenaria; ma anche di buche mastodontiche, emergenza rifiuti, autobus che prendono fuoco e il traffico urbano.
Riusciranno i nostri amici Avengers a sopravvivere all'ira di una Roma moderna, che non ha pietà?
[ Comico - Coatti!AU - Fanfiction scritta a 6 mani da _Lightning_, shilyss e Miryel - Rating giallo per Language! ]
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Loki, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[ Comico - Coatti!AU - Tony Stark, Peter Parker, Loki, Sigyn, Thor ecc. ecc.]


Le Tre C presentano:



Avengers: Endgame () Avengers logo ., Avengers logo transparent ...vengers:
All'Amatriciana

(TAAAA TA TA TA TAAAAAAA, TA TA TAAAA)

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Avengers: All'Amatriciana - Prologo - Presentazione dei Personaggi ...

 

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Personaggi e interpreti del capitolo:
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 icons tony stark Tumblr posts - Tumbral.com Tony Stark è: Antonio "Toni" Starchetti
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icons peter parker | Tumblr Peter Parker è: Pietro Parcheggiatore
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   May Parker è: Margherita Pacheggiatore
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 ty simpkins icons | Tumblr Harley Keener è: Arrigo Chinellucci
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Capitolo I. La maghina senza aria condizionata è peggio de ‘n pareggio durante er Derby. 
(Miryel)

 

Se c'era 'na cosa che non perdonava pe' davero, era er cardo umido, insostenibile, ineluttabile della zona sud de Roma. Non se capiva bene er perché, ma più ce se avvicinava a 'a zona marittima daa capitale, più l'afa e l'arsura se facevano più pesanti. Dopotutto l'unica soluzione utile era quella de accenne l'aria condizionata naa maghina, peccato che Pietro Parcheggiatore, nella sua 600 celeste — quella che er sor Starchetti odiava perché c'aveva i colori dell'irriducibile Lazio demmerda — non fosse dotata de quer privileggio. Non è che non era carica, no, no! Non montava manco l'impianto! Era er modello base, ma così base che era già tanto se c'aveva le cinture de sicurezza, le rote e il retrovisore. Manco lo stereo c'aveva e Starchetti gli aveva detto: «'n te preoccupa' regazzi'. Te lo monto io l'impianto stereo!», solo che era successo tipo 'n'anno prima e Pietro aveva perso ogni speranza. Ma da mo! 

Insomma, sudato e grondante, stava fermo in mezzo ar traffico de Roma, ma era quasi arivato a destinazione. Pe’ fasse compagnia s'era messo la musica dar cellulare scassato (quello cor monitor tutto rotto. Pure quello doveva riparajelo Starchetti. Pure quello era 'n'anno che aspettava che se decidesse. Ormai Pietro le speranze l'aveva proprio sotterrate), aveva aperto tutti e due i finestrini (rigorosamente caa manovella), anche se quello de sinistra era bloccato e non se tirava giù tutto. 'na pezza allucinante. Quaa maghina quasi era da butta', peccato che non c'aveva li sordi pe’ fassene n'nantra. Quindi se la doveva fa basta' e non se doveva manco lamenta'.

Imboccò l'entrata der centro commerciale Euroma2¹. Quello a Viale dell’Oceano Pacifico, ner pieno dell’Eur. Quaa via dove Pietro se perdeva sempre. Non se riusciva propria a impara' quaa strada. Era più forte de lui. Forse perché veniva da 'e montagne de Tivoli, ner pieno de Roma (Roma? Quella n’era manco più Roma!) Nord. Cioè stava più vicino a 'a Toscana che a centro storico, pe' capisse. 

Comunque, la 600 sua c'aveva 'n sacco de difetti, ma un pregio solo je lo doveva concede’. Nun consumava ‘n cazzo. Faceva er pieno e ce faceva pure du’ settimane de traversata de Roma. Certe vorte co' ‘a riserva accesa ce arrancava pure du’ giorni. Ecco, questo era 'n bene ma pure un male. Perché finiva sempre che, co’ sta scusa della benzina, se doveva move sempre lui e l'altri mai. 'N’antra pezza. Lui poi c'aveva i sensi sviluppati e pure tanto. Erano fini a percepi' er pericolo, ma Pietro era convinto che, dopotutto, pure er rodimento de culo fosse particolarmente amplificato, da quando quer fio de 'na mignotta de ragno l'aveva mozzicato. Certo, poteva raggiunge er centro commerciale attaccato a ‘e palazzine de Roma co’ quee ragnatele che s’era creato, ma c’erano fondamentarmente due motivi per la quale nun lo faceva: er primo, era che Starchetti j’aveva detto de no, che non se poteva fa. Quando lui j’aveva chiesto perché, l’Omo de Fero j’aveva risposto «Perché ‘o dico io!», e aveva seguito ‘na bestemmia brutta. Er secondo motivo era che ‘na vorta c’aveva provato, ma co’ quei cazzo de filobusse pe’ tutta Roma s’era ritrovato tutto incastrato. ‘Na figura demmerda che manco li cani.

‘Nsomma, salì le scale mobili che l’avrebbero portato su e se ritrovò a mozzicasse le labbra disgustato, quando vide il marasma indecente de persone che popolavano er primo piano der centro commerciale. Un tizio dietro de lui je diede ‘na spallata, siccome s’era fermato de fronte alla scala come ‘n fesso.

«Aho, e spostate, limortaccitua!», gli intimò, gentilmente. 

Pietro sobbalzò e obbedì, prima de strigne le mano a pugno (che quer giorno erano ‘na piuma) intorno a la spallina de ‘o zaino e incamminasse verso er Game Stoppe, dove la copia der gioco tanto bramato che aspettava da tempo – un noto remake, era finarmente arrivato a destinazione. Pietro c’aveva un rapporto un po’ controverso cor Game Stoppe: era tipo ‘no spacciatore; non era orgojoso de comprà lì, però ce tornava sempre. ‘Tacci mia, si disse.

Entrò ner negozio e un commesso tutto secco – che mentalmente soprannominò scrocchiazeppi2 – lo salutò con un sorriso stupido, mentre se stava a fa’ i cazzi sua a gioca’ co’ la Wii a quarche gioco poco impegnativo. Pietro non voleva manco sape’ come s’antitolava.

«Ciao!», lo salutò quello, come se fossero amici de vecchia data. Pietro guardò dietro di sé, pensando che scrocchiazeppi stesse parlando con qualcun altro, e invece, sorpresa delle sorprese, era l’unico cojone nel raggio de du’ metri. Arricciò le labbra e se avvicinò, timido. 

«Buonasera. Senti, io ho ordinato la copia d-» 

«Ma la garanzia la voi? So solo du’ euri in più», lo interruppe quello e Pietro dovette trattenere un po’ di quel rodimento de culo che se stava a tene’ dentro da quanno era partito da Tivoli. 

Ma manco t’ho detto che gioco ho ordinato, a stronzo! pensò, e fu felice di non averlo detto. 

«No, non la vojo, però ho ordinato un gioco e vorrei sape’ s-» 

«Sì, ma guarda che ‘a garanzia te copre du’ anni in più de quelli che te spettano!» 

«Sì, ho capito! Ma se ce metto quattro anni pe fini’ ‘n gioco c’ho quarche problema motorio!», cercò di ironizzare, ma quello non parve cogliere. Magari era uno de quelli che sì, je ce volevano l’anni de Cristo pe’ fini’ ‘n gioco. 

«Metti che arivi a casa e te se spezza er disco?» 

«Quelle so sfighe! Però correrò ‘sto rischio.» Sorrise impacciato, sperando che quello la potesse fini’ co’ quella menata infinita, «Io però ho ordinato B-» 

«Bloodborn? Impossibile, non c’ho ordini pe’ quer gioco!» 

Se me facessi fini’ de parla’ magari… pensò Pietro, ancora. Si chiese se non fosse il caso de punillo con ‘na ragnatelata 'n bocca.

«Battle Master! Io ho preordinato la remastered de Battle Master!», esclamò, infine, schiaffando sur bancone un pezzo da cinquanta euri, e quello li guardò come se non avesse mai visto ‘na banconota in vita tua. 

«Ah, e dillo prima, no?»

Lo sto a di’ da ‘n’ora! pensò, irritato. 

Quello tirò fuori er gioco da sotto ar bancone. Non ce stava er cellofan. Pietro se incazzò e non abbozzò, ma lo volle intonso. Poi siccome er gioco stava a quarantanove euri e novantanove, quello non je diede er centesimo de resto e siccome Starchetti j’aveva insegnato che pure i centesimi erano importanti pe’ crea’ ‘n’impero, Pietro se impuntò pe’ avello. Alla fine salutò con un sorriso scrocchiazeppi.

«Ciao, alla prossima!», gli aveva detto quello e Pietro s’era limitato a alza’ na manina, perché se avesse aperto bocca je sarebbe partito un vaffanculo e un malimortaccitua, scrocchiazze’!

Uscì dar negozio un po’ soddisfatto con, stretto tra le dita, er gioco der secolo che aspettava da troppo tempo de rigioca’, siccome s’era fatto er computere novo. Gliel’aveva assemblato Arrigo Chinellucci, l’amico suo che aveva conosciuto a scola, ma nun ar Liceo Giulio Cesare, ma a quella privata de Starchetti. Arrigo era un ragazzo caruccio, sempre a modo, solo che c’aveva st'accento burino che ogni tanto je usciva fori, specie quando assemblava i PC e bestemmiava in mezzo abruzzese, mezzo tiburtino e mezzo cinese, tipo. Pietro se tajava a sentillo parla’, tanto che Starchetti j’aveva pure chiesto se ‘n s’era mezzo preso ‘na sbandata pe’ Arrigo. Gliel’aveva chiesto mentre se ammazzava da ride e Pietro aveva represso l’istinto de daje ‘na cinquina ben assestata, a quer fijo de bona donna der mentore suo. 

Insomma, Pietro scese di nuovo le scale mobili. Raggiunse er parcheggio e la sua adorata 600 celeste daa Lazio. Anche se lui era daa Roma, ma c’era affezionato. Poi, però, lo sconforto lo colse, quando si rese conto di avere una ruota completamente giù. Reprimendo un insulto, prese er cellulare e mandò un uatsapp a ‘a prima persona che je venne in mente. Quello che era come ‘n padre, ma che tante vorte Pietro pensava che ‘n padre così nun era cosa de cui vantasse. Dipendeva da ‘e circostante.

«Signor Starchetti. C’ho un problema. Sto sotto ar parcheggio de Euroma2 e c’ho na rota sgonfia… e mo’?»

La risposta de Toni non tardò ad arrivare. Prima gli mandò duecento faccine sconvolte, poi una faccina che piangeva e poi altre cose che c’avevano la stessa attinenza cor discorso de uno che canta i San Culamo3 a ‘n battesimo. Starchetti se stava a inquarantenni’. Ce mancavano i Buongiornissimo Caffé e i Padre Piii e stavano a cavallo, stavano...

«E mo’ ciccia ar culo, regazzi’! Cambiala!» 

«Io non ce l’ho la ruota de scorta! L’amo tolta quanno semo annati ar mare co su moje e ‘a pupa, perché lei voleva porta’ pe forza er frigobar. ‘N se ricorda?»  

Toni doveva aver ricordato quel fatto, siccome dopo aver atteso ‘na cosa come venti interminabili secondi, rispose subito, fin troppo accomodante.

«Arivo… te possino acciaccatte!» 

Pietro sorrise. Lo sapeva che, dopotutto, er Sor Starchetti non l’avrebbe lasciato solo, sotto ar labirinto infinito che era il parcheggio de Euroma2. Magari riusciva a scroccaje pure ‘na cena a casa sua, che le cene de zia Margherita n'erano tanto bone. 
 

Fine Capitolo I 

 


¹ Noto centro commerciale di Roma Sud.
2 Espressione tipicamente Romana per definire una persona gracile e magra

3 Noto gruppo Romano un poco blasfemo.
 


 

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Le Tre C
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Miryel

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_Lightning_
 
♀/ Marvel / Fanwriter / Reader / Cinefila / Videogame 
 

shilyss

♡ ♀️ ♡ Loki/Sigyn Addicted ♡ Fanwriter ♡ Book Addicted ♡
 

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Perché proprio "Le Tre C", dite?
Perché se chiamamo tutte co' la C, ovvio! 

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