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Autore: Troi_ontheHellmouth    28/05/2020    3 recensioni
Edward Masen ha solo nove anni quando suo padre muore, da quell'avvenimento in poi la sua vita non sarà più la stessa, ma forse un futuro migliore lo attende dopo molti ostacoli e sofferenze: una singolare famiglia ed una timida ragazza dai capelli castani. Alternate Universe. All Human.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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art-struggle Autore: Troi on the Hellmouth
Pairing: Bella/Edward
Rating: PG-15
Disclaimer: i personaggi descritti appartengono a Stephenie Meyer, non si intende violare alcun copyright.
Genere: Drama, Romance, Hurt/Comfort
 
Trama: Edward Masen ha solo nove anni quando suo padre muore, da quell'avvenimento in poi la sua vita non sarà più la stessa, ma forse un futuro migliore lo attende dopo molti ostacoli e sofferenze: una singolare famiglia e una timida ragazza dai capelli castani.
 
Nota dell'autore: si tratta di una fanfiction Alternative Universe (ovvero si discosta dagli avvenimenti accaduti nei libri ed All Human (tutti i personaggi della saga sono umani).
Questa storia sarà composta da molti capitoli, volevo assicurarvi però che anche se i primi vi sembreranno un po’ deboli man mano miglioreranno, e non sarà esclusivamente drammatica, ci sarà anche dello humor!
Un ringraziamento particolare alle ragazze con cui parlo costantemente della Saga, in particolare a wondergirl86 che ha fatto da beta reader; credo che anche le nostre conversazioni mi abbiano ispirata, visto che non avevo mai scritto una fanfiction così lunga!
 
  
Struggle Through Life
Capitolo 1: Mi fido
 
Edward Masen aveva nove anni quando suo padre morì e la madre, Elizabeth, cadde in depressione. Dopo quasi un anno Elizabeth iniziò a frequentare altri uomini e, in seguito ad un paio di storie poco serie, incontrò Laurent che in breve tempo andò a vivere con loro. Edward, molto legato al ricordo del padre, non ne fu contento ma sperava che ciò almeno l’avrebbe aiutata a stare meglio; Laurent gli sembrava decente, infatti si comportò bene, per un po’.
Un giorno, di ritorno dalla scuola, Edward trovò sua madre con un livido sull’occhio ed un bicchiere di vodka in mano. Elizabeth non aveva mai bevuto prima, a casa loro non c’erano quasi mai stati alcolici, prima di Laurent; quando il bambino le chiese cosa fosse successo lei rispose con una scusa.
 
Quella sera Edward li sentì litigare e sbirciò dalla porta della sua stanza.
 
La loro casa era composta da un unico piano; non erano mai stati ricchi, il padre di Edward era stato un semplice rappresentante, spesso in viaggio, anche se riusciva a non stare via più di un paio di giorni ogni volta. Forse le continue trasferte avevano contribuito ad indebolirgli il cuore e causare l’infarto che lo aveva stroncato, nonostante fosse ancora giovane; non avevano mai navigato nell’oro ma erano stati felici. Fra i ricordi più belli di Edward c’era il giorno del suo quinto compleanno, in cui, oltre al camioncino giocattolo che tanto desiderava, aveva ricevuto il pianoforte; quando suo padre aveva scoperto il piano usato con un gesto teatrale, il bambino - così piccolo - era rimasto perplesso, fino a quando il padre non lo aveva preso in braccio e fatto sedere sulla panca vicino a lui, e gli aveva fatto toccare i tasti. I suoni che lo strumento emetteva erano così affascinanti per il piccolo Edward, che ne rimase incantato, inoltre era sempre entusiasta di fare qualcosa insieme a suo padre, che quel giorno iniziò ad insegnarli le prime semplici melodie, il camioncino completamente dimenticato accanto agli avanzi di torta. Gli occhi di Elizabeth solo alcune rare volte avevano nuovamente brillato in quel modo dopo quel giorno, e tutte le volte che Edward riuscisse a ricordare era stato in presenza del marito.
Di li a poco Edward aveva iniziato a prendere lezioni di pianoforte, fino alla morte di Edward Senior quando, in attesa del denaro dell’assicurazione sulla vita, aveva dovuto rinunciare a causa dei temporanei problemi economici, finendo poi per non riprendere più.
 
Quando Edward vide Laurent picchiare sua madre provò ad intervenire, ma aveva solo dieci anni e non era affatto un tipo robusto, tanto che l’uomo non dovette neppure sforzarsi per prenderlo di peso e chiuderlo in camera sua.
Da quel giorno quell’episodio si ripeté regolarmente, alternato a giorni di apparente tranquillità. Elizabeth non voleva ribellarsi a quella situazione e spesso, quando i lividi erano troppo evidenti, non usciva neppure da casa.
 
**
 
Un pomeriggio di fine estate Elizabeth mandò il figlio al piccolo market a fare la spesa, dato che lei non sarebbe potuta uscire senza destare domande nella loro piccola città, Forks.
Quando Edward ebbe finito di prendere tutto ciò che era sulla lista si diresse verso la cassa portando il cestino un po’ a fatica, passando fra gli scaffali dei dolciumi si chiese quanta cioccolata avrebbe potuto comprare con i soldi che restavano dopo aver pagato la spesa, poca, concluse. Avvicinandosi allo scaffale per prendere una barretta di Crunch, vide una bambina dai lunghi capelli castani che contemplava indecisa due barrette di cioccolata, una in ciascuna mano. Ed notò come sembrasse concentrata per scegliere quale delle due comprare, una scelta davvero ardua a quell’età; la vide mordersi il labbro inferiore, indecisa, e pensò che continuando così avrebbe sanguinato; decise di aiutarla con quel dilemma, anche perché ferma li gli impediva di raggiungere la sua agognata barretta e francamente il cestino cominciava a pesare.
 
“Io sceglierei Lion.” Le disse, lei si voltò sorpresa, non si era accorta che qualcuno si fosse avvicinato, dopo un attimo rispose:
“Ok, mi fido.” E fece per posare la barretta di Crunch ma Ed sporse la mano in segno di volerla.
 
“Non vuoi l’altra anche tu?” Chiese la bambina.
 
“Oggi mi accontento di questa”.
 
Lei gli porse la cioccolata e disse: “Io mi chiamo Bella”.
 
“Io Edward”.
 
“Andiamo Bells!” Charlie Swan, il capo della polizia, chiamò la bambina.
 
“Arrivo papà!” rispose lei e prima di allontanarsi disse: “Grazie Edward”.
Poi corse verso la cassa quasi inciampando, suo padre pagò la cioccolata insieme ad altre cose ed uscirono.
 
“Lo sceriffo Swan ha una figlia? Dovrò chiedere alla mamma”. Pensò Edward, distrattamente.
 
Quando finalmente fu a casa, ed ebbe diligentemente aiutato Elizabeth a mettere via la spesa, cominciò a mangiare la cioccolata, questo lo fece ripensare alla figlia del capo e chiese a sua madre di lei. Elizabeth rispose che si, lo sceriffo aveva una figlia, ma lui e la moglie avevano divorziato quando era molto piccola, e che la bambina passava un  po’ di tempo lì a Forks con il padre ogni estate.
 
Il bambino pensò che in quella piccola città si sapeva davvero tutto di tutti e considerò strano che nessuno si fosse accorto della terribile situazione in cui vivevano lui e sua madre con Laurent, e che probabilmente nessuno voleva intromettersi.
Mentre mangiava l’ultimo pezzetto di cioccolata, non immaginava che quell’inferno sarebbe peggiorato di li a poco.
 
Quella sera durante l’ennesima lite scatenata da Laurent senza alcun vero motivo, soltanto come pretesto per usare le mani, Edward decise che non poteva stare a guardare ma sapeva già che intervenire non era efficace, perché ogni volta che ci provava l’uomo si liberava di lui facilmente con uno spintone o chiudendolo a chiave in camera sua; stavolta avrebbe chiamato la polizia.
L’immagine di poche ore prima - lo sceriffo Swan in uniforme e con la pistola al fianco - gli venne subito in mente: di sicuro lui avrebbe potuto aiutare sua madre.
 
Alla loro porta però non si presentò lo sceriffo ma due vice, un uomo ed una donna; Laurent,  ed anche Elizabeth ed Edward loro malgrado, finsero che andasse tutto bene, prima di aprire la porta l’uomo minacciò di ucciderli se avessero detto qualcosa; Edward rabbrividì, Laurent non era mai arrivato ad una minaccia così grave.
 
I poliziotti chiesero cosa fosse successo ed Elizabeth rispose che il bambino li aveva semplicemente sentiti discutere ed aveva esagerato a chiamarli, spinto dall’antipatia per Laurent che non voleva sostituisse suo padre.
 
La poliziotta chiese conferma ad Ed e controllò se stesse bene, lui non aveva alcuna ferita o livido e confermò la versione della madre, non c’erano gli estremi per l’intervento dei servizi sociali.
L’agente chiese ad Elizabeth spiegazioni sui suoi lividi e lei rispose con una scusa, per tutto il tempo Laurent si comportò in maniera impeccabile.
 
“E’ sicura di non voler sporgere denuncia?”
 
Elizabeth sorrise nervosa: “Non c’è alcuna ragione per farlo”.
 
Gli agenti annuirono dubbiosi ed uscendo si dissero che ovviamente c’era qualcosa che non andava, ma non potevano fare niente - almeno non dopo una sola chiamata - se la vittima non denunciava e il bambino non era stato maltrattato.
 
Quando Laurent fu ragionevolmente sicuro che l’auto della polizia fosse lontana si scagliò contro Edward, schiaffeggiandolo violentemente; i pugni avrebbero lasciato dei segni troppo evidenti al volto, che avrebbero sollevato domande specialmente dopo la visita della polizia, ma non si risparmiò di colpirlo allo stomaco. Poi toccò ad Elizabeth, che aveva cercato in tutti i modi di fermarlo.
 
Elizabeth e il figlio piangevano quando lei lo mise a letto.
 
“Mamma”. Mormorò Edward mentre lei gli accarezzava i capelli.
 
Da quella sera, anche se mai quanto sua madre, anche Edward divenne bersaglio della violenza di Laurent.
   
 
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