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Autore: ladypink88    29/05/2020    7 recensioni
Laura non è e una ragazza famosa, tanto meno un personaggio importante. Ma quello che si ritrova a vivere è l'incubo di una dipendenza da una droga legalizzata : per risolvere un problema, si ritrova poi a doverne affrontare un altro più grande. Ma questa è anche la storia di un cammino che la porterà verso una silenziosa, ma avvincente vittoria. Intrecci, storie, sentimenti. Un amicizia, un amore, un amante. Due vite che si uniscono in una promessa che sa di eterno.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Il lago Maggiore faceva da cornice ad una giornata di sole “quasi estiva”. Laura si avviava con passo felpato ad iniziare la salita verso il giardino del parco Terrazze di Laveno.
In verità, era un giardino piuttosto poco conosciuto , piuttosto poco curato, ma anche dalla vista mozzafiato, e la giovane si ritrovò sorridendo a pensare “ Si vede che i giardini  poco conosciuti e dal fascino nascosto sono proprio la mia specialità!”. Il clima era veramente caldo, e durante la salita Laura si chiese se una bottiglietta d’acqua sarebbe stata sufficiente per quel pomeriggio; poco male, oramai era quasi arrivata e non aveva assolutamente nessuna intenzione di tornare indietro e dover rifare la faticosa passeggiata.

Entrò dal cancello di ferro battuto ormai arrugginito e vide con sollievo che la fontana appena fuori dal giardino funzionava ancora . Laura provò a girare la manopola della fontana e la risposta fu positiva! E ad un certo punto le venne in mente quello che le avrebbe detto Manuel con aria schizzinosa “ Puffa, ma ti fidi a bere quell’acqua radioattiva?!”. Scoppiò a ridere da sola ed esclamò “ Ma accidenti! Sei una persecuzione! Ci sei anche quando non ci sei!” e dentro di sè un pensiero prese forma, ma lo ricacciò immediatamente … ormai era una specialista in questo “ Ed è anche e soprattutto per questo che ti amo”.

Infastidita dai suoi stessi pensieri, riempii la bottiglietta d’acqua fresca di dubbia origine della fontana ed entrò nel giardino : era esattamente come se lo ricordava. Alla sua sinistra dei mattoncini rossi che lasciavano pensare che in tempi lontani quelle fossero le fondamenta di una qualche abitazione antica ormai in decadenza. Su quali fossero le origini di quell’abitazione Laura aveva provato  a documentarsi più volte, ma aveva trovato ben poche informazioni che potessero soddisfare quella sua curiosità.
E poi, adesso aveva ben altre e più urgenti situazioni a cui dedicare la sua attenzioni, e non era più il caso di rimandare. Lasciò alle sue spalle quei resti storici di dubbia provenienza e fece l’ultima salita che la ripagò di tutta la fatica fatta fino a quel momento : il promontorio di Laveno baciato dal sole si ergeva di fronte a lei in tutta la sua maestosità e la ragazza rimase a contemplarlo per un bel po’. Decise di sedersi su una delle panchine all’ombra, e quando la sua vista fu sazia, aprii lo zainetto ed estrasse il fascicolo, due evidenziatori, una penna ed un quaderno degli appunti per creare le sue preziose mappe concettuali.
Si mise di buona lena ed iniziò a leggere quel documento scientifico sulle benzioadepine e scoprii che quello che temeva era reale : questo tipo di cura era adatta per brevi periodi di tempo e a lungo andare l’utilizzo di questo tipo di sostanza avrebbe provocato la così tanto famigerata dipendenza.


Sospirò. Smise per un momento di leggere . E pensò a tutte le volte che non riusciva a dormire quando non aveva preso la sua “dose” di maledette. Talvolta le era capitato di trascorrere delle notti totalmente insonni, o nel migliore dei casi, di addormentarsi all’alba per qualche ora per dormire di un sonno vigile e per nulla ristoratore, dove le capitava di fare quei sogni angoscianti che tentava ogni volta di scacciare.
Proprio come le era successo la sera prima : nel ricordare la sensazione di quel sogno un brivido le corse lungo la schiena e sentì la sua concentrazione venire meno . “Maledizione! Laura sai perfettamente che se continui  a evitare tutto questo non riuscirai mai a venirne a capo”. Decise che sarebbe andata avanti nella lettura , ma aveva un languorino allo stomaco. Diede un’occhiata all’orologio e si accorse che erano le 16 passate. “ Eh lo credo che ho fame! In tutta la giornata ho fatto solo colazione, anche se si può dire che quella colazione fosse proprio da regina! “ e con il pensiero tornò a quello splendido cappuccino accompagnato dal croissant di pistacchio.


Tirò fuori dallo zainetto i suoi due sandwich preparati con estrema cura: uno era con il prosciutto crudo e formaggio, piuttosto classico, mentre l’altro era con pomodorino tagliato a pezzettini , surimi e lattuga, acompagnato da un filo di maionese . Li divorò in men che non si dica . E alla fine si dichiarò soddisfatta del suo pranzetto in solitaria.
Iniziò a soffiare un piacevole venticello per la collina e a Laura venne un’idea : si sarebbe appoggiata all’albero e avrebbe finito di leggere la seconda parte del fascicolo lì. Sembrava veramente un posto accogliente e poi  lei adorava studiare nella natura, soprattutto quando era sola con sé stessa.
Prese il suo zainetto e preparò la nuova postazione : si mise seduta sotto quella splendida quercia godendosi la brezza del parco. Pensò che in quel momento l’unica cosa che le mancava era un buon caffè per favorire la concentrazione visto il deficit di sonno della notte precedente. Ma la cosa non la preoccupava affatto, si sentiva così rilassata ed in pace con sé stessa in quel luogo.
Si rimise a leggere e scoprii che il processo di sospensione delle “maledette” non era affatto semplice: a quanto pare , c’erano davvero tantissimi tipi di benzioadepine e il nome del farmaco commerciale che lei prendeva era lo Xanax, che corrispondeva all’alprazolam, ed in sostanza questo tipo di ansiolitico aveva un tempo di emivita molto breve nel sangue,e per sospenderle sarebbe stato necessario sostituire il farmaco con un ‘altra sostanza similare, chiamata diazepam che aveva un tempo di emivita più lungo.
C’erano molte tabelle , con moltissimi schemi, a seconda del tipo di benzioadepina e a Laura sentii che i suoi occhioni stavano diventando sempre più pesanti, talmente pesanti che senza accorgersene cadde in un sonno profondo. Accarezzata dalla brezza del parco delle Terrazze, la giovane non aveva assolutamente pianificato quel  piacevole sonnellino ristoratore dopo la notte quasi insonne che aveva trascorso.
 


                                                       **************************************


 
Quando Manuel scese dal treno venne accolto da un piacevole venticello. Il ragazzo diede uno sguardo al panorama, era veramente piacevole : una grande e rilassante distesa d’acqua si presentava di fronte a lui e giusto in quella un traghetto stava partendo verso Intra, la sponda piemontese del lago Maggiore.
Il biondino capii perché la puffa amasse tanto quel posto : in effetti , arrivando dalla caotica Milano, sembrava veramente di respirare all’improvviso pace e tranquillità. “ Ecco , la puffa! Ero così preso dalle mie congetture che non ho pensato a dove potesse essersi cacciata” . Sbuffò. Di certo Laveno non era una metropoli, ma non era neanche così piccola! Ad ogni buon conto, era arrivato fin lì, non si sarebbe certo lasciato scoraggiare adesso.
“ Scusa ragazzo, lo sai che tra 5 minuti riparte l’ultimo treno per Milano della giornata vero?” la voce proveniva da un addetto della stazione . Manuel lo fissò incredulo. “ No che non lo so! Ma come mai?” “ Stasera e stanotte ci saranno lavori in corso  per un problema a Gemonio e la linea verrà ripristinata solo domattina!”. Manuel lo ringraziò correndo e iniziò a correre per salire sul treno che stava per ripartire per Milano.
D’altronde Roberta, la madre della puffa, le aveva detto che Laura sarebbe ritornata in serata, e previdente com’era doveva trovarsi per forza su quel treno . O ancor meglio , avrebbe già preso il precedente. Laura non era come lui che viveva alla spera in Dio e faceva le cose sempre all’ultimo momento. Anche quelle importanti. Soprattutto quelle.


Salii sul treno come un pazzo, iniziò a correre per tutti i vagoni urlando “Puffa ci sei ? Puffa mi senti?” ma niente! L’unico che gli rispose con tono alquanto alterato fu il controllore che gli disse “ Allora giovanotto! Faccia un po’ di silenzio e mi mostri il suo biglietto!”. Manuel, alquanto in difficoltà alzò le mani e disse  “ Ma io sto cercando qualcuno , non devo prendere questo treno!” “ Il treno sta per partire , adesso! La prego di scendere” sentenziò sempre più alterato il suo interlocutore.
Il biondino scese dall’ennesimo treno. Non sapeva più se ridere o piangere. La situazione aveva decisamente del surreale e ci si era tuffato di testa senza pensare nè ragionare. Di due cose era certo : non aveva idea di dove fosse la puffa, e sarebbe stato bloccato a Laveno fino all’indomani mattina. Davvero, nulla da dire, si diede del pirla da solo!
Dubitava fortemente che Laura fosse ancora a Laveno, sicuramente si era premunita e aveva preso il treno precedente, al contrario di lui. L’unica cosa ragionevole da fare era cercare una pensione nella quale poter pernottare e prendere il primo treno l’indomani mattina per non perdere ancora le lezioni all’università.
Stava anche pensando cosa avrebbe potuto raccontare a sua madre, non era solito inventare bugie, e ciò nonostante non poteva certo raccontarle l’accaduto. “Che disastro! Sono un emerito disastro” disse a sé stesso mentre usciva dalla stazione .


Camminava sul lungolago e aveva la testa altrove. Non si era minimamente accorto di un fulmine che stava correndo nella sua direzione con uno zaino in spalla. Lo scontro fu inevitabile e Manuel si ritrovò a terra “Ma si può sapere dove diamine guarda quando va …” non fece in tempo a mettere a finire la frase finchè non si rese conto di chi era la persona con la quale aveva avuto questo piccolo incidente di percorso : la puffa.
Laura , era caduta anche lei, lo aveva riconosciuto, ma non riusciva a proferire parola . Lo guardava con quegli occhioni fissi, quasi sul punto di scoppiare in lacrime.  E fu ciò che accadde. Laura si mise a piangere e a mugugnare parole senza senso “Manuel… io… cosa ci fai qui? Non volevo venirti addosso, io…iooo”.
Il biondino fece la cosa che sapeva fare meglio. L’abbracciò , in silenzio. E Laura smise di piangere. E dentro di sè sorrise perchè capii che se  Manu era ancora amico del silenzio, allora era ancora suo amico. E per una volta, per la prima volta , fece qualcosa che non era molto abituata a fare. Ricambiò , seppur in modo maldestro il suo abbraccio.
La puffa non se ne rese conto, perché il suo viso era coperto dal forte abbraccio del biondino, ma ora anche le guance del viso di Manuel erano rigate di lacrime , ma lacrime di felicità. In tutti questi anni, era la prima volta che la sua puffa l’abbracciava.
 
 
 

 
   
 
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