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Autore: ely_comet    29/05/2020    5 recensioni
“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”
“Bene, questa volta sarai cintura nera!”
“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..”
[..]
“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
Sana e Akito non sono più acerbi ragazzini alle porte dell'adolescenza. Ormai sono adulti, frequentano l'università di Tokyo, ma nonostante tutto le loro vite rimangono comunque intrecciate da un legame indissolubile. Saranno i sentimenti mai confessati o la forza distruttiva del tempo ad incrinare un equilibrio fin troppo precario?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. The Scientist - Coldplay

 

<< Come up to meet you, tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are
I had to find you, tell you I need you
Tell you I set you apart
Tell me your secrets, and ask me your questions
Oh, let's go back to the start >>

 

 

L’aria di aprile era gelida come quella di dicembre, o almeno lo era di prima mattina. Sana stava correndo verso quella stazione della metro che l’aveva lasciata fuori la sera precedente. Aveva tutti i capelli arruffati e le guance arrossate dal vento. Doveva allontanarsi il più possibile da quella zona maledetta. I flashback della notte stavano iniziando a farsi sentire, non riusciva più a scansarli. Era convinta che se si fosse buttata a capofitto in qualcosa, qualunque cosa, sarebbe riuscita a dimenticare tutto ciò che era successo poche ore prima.

Akito che lentamente le sfilava la maglietta, iniziando a percorrere il suo corpo con le dita, seguendo il contorno di ogni vena, ogni nervo, cercando di entrare ancora più in profondità, come fosse un pianista che tocca i tasti per la prima volta.

Il treno era già arrivato alla banchina e lei si mise a correre.

Sana che sospirava forte al contatto tra le loro pelli, le ossa, i muscoli, i corpi che trovavano l’incastro perfetto tra loro. 

Le porte che si aprivano e lei che entrava quasi volando.

Akito, ormai semi nudo che la portava in braccio in camera sua, lei aggrappata saldamente al suo corpo. 

Sana che si buttava sul primo posto libero, prendendosi la testa tra le mani.

Akito che baciava i nei sul suo fianco e che scendeva sempre più giù, i loro respiri più forti e il temporale che infuriava fuori dalla finestra.

Adesso c’era un sole pallido, quasi invernale, ma d’altro canto erano le sei di mattina.
Sana era sgattaiolata fuori dal letto ancora caldo, l’unica parte del suo cervello sveglia le aveva suggerito di fuggire a casa, cercando di nascondere una vergogna così grande. Abbandonarlo così, dopo come avevano passato la notte, era da codardi e Sana ammise a se stessa che lei era sempre stata una codarda. Akito dormiva profondamente mentre lei si rivestiva in fretta ed usciva dalla porta. Non si era chiesta come avrebbe reagito lui, trovandosi da solo. Chissà se in realtà era stato tutto un semplice sogno.

Sentiva il bisogno di fare una doccia, voleva lavarsi di dosso qualsiasi tipo di ricordo. 
Vergogna? Si vergognava di aver fatto sesso con Hayama? 
No, assolutamente.
E allora cos’era quel sentimento che non riusciva a scacciare? Perché voleva dimenticare qualcosa che era stato così bello?
Io e Akito siamo amici. Solo amici. 
Ancora con questa storia? Le aveva risposto la voce nella sua testa. 
Non hai ancora capito che questa giustificazione non risolve nulla? Gli amici non si baciano, gli amici non si amano nel cuore della notte, gli amici non si guardano nel modo in cui vi siete guardati voi stanotte.
Scese persino alla fermata sbagliata a causa di tutti quei pensieri. Non era riuscita nemmeno a sentire la voce elettronica che ricordava i nomi delle stazioni. 
Basta! disse alle voci dentro la sua testa, quasi avesse qualche disturbo della personalità. 
Non ci capisco più nulla!
Arrivò finalmente a casa, le valigie dove le aveva lasciate la sera prima, i balconi ancora chiusi. Si diresse in camera sua, si buttò sul letto e senza accorgersene si abbandonò ad un sonno senza sogni. 


 

Alle otto suonò la sveglia che Akito aveva impostato la sera prima. Si girò dall’altra parte e aprì gli occhi. Cercò di ricordare come fosse arrivato a letto e perché le sue coperte avessero un profumo così dolce. Si dimenticò per un attimo tutto quello che era successo qualche ora prima. Nella sua testa c’era questo sogno, nel quale lui e Sana si amavano per ore, era un sogno che ricorreva spesso negli ultimi tempi. 
Si alzò e andò ad accendere il bollitore. Vide le scatole vuote dei noodles, i suoi vecchi vestiti buttati alla rinfusa sul divano e di colpo realizzò che quello credeva fosse stato l’ennesimo sogno, era diventato realtà.

I gemiti di Sana riecheggiavano nella sua camera da letto, le mani di Akito erano ovunque sul suo corpo. 

“Lasciami essere le tue mani stanotte.” 

Una sorta di consapevolezza esplose sul viso di Hayama.
Iniziò a cercare altri indizi in giro per l’appartamento ma non trovò molto. Come Sana era apparsa la sera prima, ora era di nuovo sparita. Nessun biglietto, nessun segno del perché lei si fosse volatilizzata. Akito sospirò, non capiva come fosse finito in quella situazione e non sapeva nemmeno come uscirne. Aveva chiaramente bisogno di aiuto. Bevve il suo tè e uscì di casa.

“Aspetta aspetta, fammi capire.. avete passato la notte insieme?” chiese Tsuyoshi, grattandosi la testa.
“Per la milionesima volta, si.” rispose Akito.
“E avete fatto quello che avete fatto?”
“Tsuyoshi si.” Hayama era esasperato, era la terza volta che ripercorrevano insieme gli eventi della sera prima. Stavano cercando di trovare una soluzione al problema che non era proprio un problema, più una conseguenza, secondo Tsuyoshi, inevitabile. Erano anni che la tensione tra i due si tagliava con un coltello da burro. 
“Beh amico mio, ERA ORA!” disse Tsuyoshi con un gran sorriso. Akito lo guardò truce.
“Scusa?”
“Sono anni che cerchiamo disperatamente di farvi finire insieme.” ammise Ohki. “Non sai quanto abbiamo lavorato per lasciarvi da soli non so quante volte.”
“Abbiamo? Ovviamente non è frutto solo del tuo minuscolo cervello, vero?” disse Akito alzando un sopracciglio.
“Beh non posso dire che sia tutta farina del mio sacco. Ma in tutto questo Sana che ti ha detto?” Hayama lo guardò in modo tetro.
“E’ svanita stamattina giusto? Akito devi andare a parlarle e per davvero stavolta. So che ci hai provato chissà quante volte ma senza combinare nulla. Oggi vai da lei e le dici chiaramente Sana sono innamorato di te!” disse Tsuyoshi deciso. 
Il suo amico gli lanciò un’altra occhiataccia. 
“Okay, magari non innamorato ma piuttosto.. preso?”
“Ecco già meglio. Comunque oggi non posso, ho da fare.”
“Domani? Dopodomani? Insomma Akito il prima possibile maledizione! Non puoi far passare altro tempo che nessuno vi restituirà!” Ohki sbatté il pugno sul tavolo.
Hayama annuì deciso. Era il momento della resa dei conti.

 



Era ormai una settimana che Sana non vedeva Akito. Non l’aveva più sentito dopo quello che era successo ed era stato un sollievo per lei. La sua vita stava per scombussolarsi di nuovo, aveva una decina di spot pubblicitari da filmare quindi erano giorni nei quali usciva di casa alle sette di mattina e rientrava alle nove di sera. Non riusciva più a stare dietro all’università e l’idea di laurearsi in tempo era sfumata completamente. D’altro canto il lavoro le aveva permesso di distrarsi del tutto dalle stupide voci che sentiva costantemente nella testa che le dicevano di chiamare Akito o almeno parlarci, di chiarire quella situazione lasciata in sospeso. 
Non ho tempo per fare una cosa del genere, si era detta una mattina, addentando un toast mentre si infilava le scarpe. 
“Sana siamo in ritardo, sbrigati!” le aveva urlato Rei dalla macchina. Aveva il viso segnato dalla stanchezza, il poveretto non aveva nemmeno tempo per organizzare il suo stesso matrimonio.
“La prossima volta cerca di non organizzare così tante riunioni nello stesso giorno..” gli disse Sana salendo in macchina ancora scalza e con gli anfibi in mano.
Rei sfrecciò sulla tangenziale come un missile, mentre Sana ripeteva le sue battute per lo spot del giorno.
“Con Iwako i tuoi denti brilleran sempre di più!” 
“Ricordati di sorridere Sana!” 
La ragazza sospirò. Era un po’ che non riusciva a sorridere in modo spontaneo. La sua agenda era così fitta che non aveva nemmeno avuto il tempo per chiamare Fuka o Aya e cercare di spiegare loro perché fosse sparita così nel nulla.
“Con Iwako i tuoi denti brilleran sempre di più! Con Iwako i tuoi denti brilleran sempre di più!” ripeteva, quasi fosse una filastrocca. “Con Iwako i tuoi dent-“
“Sana siamo arrivati.” disse Rei parcheggiando davanti all’ingresso della torre.
La ragazza sospirò, l’aspettava una giornata di lavoro infinita.

Quando arrivò a casa la sera, erano circa le dieci e non c’era nessuno. Erano ormai diversi giorni che ogni volta che tornava non trovava né sua madre, né la signora Shimura. Tirò fuori dal frigo un piatto di curry di verdure e mise a scaldare del riso. Non aveva nemmeno fame. Si sentiva tremendamente stanca e decise di farsi un bel bagno caldo. Finì di mangiare in fretta e corse ad accendere l’acqua nella grande vasca del suo bagno. Stava per immergersi nell’acqua bollente quando suonarono alla porta. 
“Chi potrà mai essere?” guardò l’ora, era tardi per ricevere delle visite. “Potrei fare finta di nulla..” ma il campanello continuava, insistente. Sana sospirò esasperata. Scese le scale e aprì il portone in legno.
“Chi disturba il mio rituale di bellezza?” strillò.
Akito Hayama le stava di fronte, gli occhi dorati pieni di determinazione. Quello era il giorno, aveva deciso. 
“Hayama..” disse Sana in un sussurro. Era sorpresa di vederlo così, senza nessun tipo di preavviso. “Cosa fai qui a quest’ora?”
“Noi due dobbiamo parlare.” rispose lui. La ragazza lo guardò bene in viso, sembrava esausto, come se non dormisse da una settimana.
Avrà fatto fatica a dormire visto il modo in cui l’hai piantato in asso, disse la solita, odiosa voce nella sua testa.
“Di cosa esattamente?”
“Kurata, lo sai benissimo.” 
Sana scosse la testa. Non poteva affrontare una discussione del genere così, su due piedi, non voleva. Non aveva nemmeno avuto il tempo di analizzare quello che era successo.
“Sana abbiamo fatto sesso.” sentenziò tombale Akito. La ragazza arrossì leggermente e abbassò lo sguardo.
“Ancora non capisco di cosa dovremmo parlare Hayama” disse lei, tenendo gli occhi incollati al pavimento. Il ragazzo preso dal nervosismo, l’afferrò per le spalle costringendola a guardarlo in faccia.
“Secondo te è normale fare sesso con un proprio amico, così, a caso? Voglio delle risposte Sana. Non ne posso più.” il suo tono le sembrava quasi disperato. Alla ragazza si strinse il cuore quando sentì quelle parole.
“Che cosa vuoi che ti dica Akito?” disse lei con veemenza.
“Voglio sapere cosa provi per me. Perché io mi sono posto le mie domande, mi sono dato tutte le risposte che mi servivano e al contrario tuo mi sono reso conto che non può continuare così. Non possiamo continuare a fare quello che stiamo facendo da dieci anni ormai. E’ ora di crescere Sana.” rispose Hayama, quasi senza fiato. Il suo stomaco si era chiuso totalmente, aveva una paura folle di qualsiasi risposta avrebbe dato Sana. Potevano schivare l’argomento per sempre, continuare a far finta che tutto quello che provavano l’uno per l’altra fosse una cosa normale e fosse altrettanto normale non definire cosa fosse per chissà quanto, ma era giunto il momento di affrontare ciò che più gli pesava dentro. Nemmeno lui era sicuro di come potesse chiamare il sentimento che provava per Sana ma almeno sapeva che c’era, era lì e se lo portava dietro da quando erano bambini. 
Il silenzio non faceva altro che aumentare le mille domande che Hayama si poneva nella sua testa.
Sana se ne stava zitta, non riusciva a dire nemmeno una parola, anzi guardava Akito che perdeva lentamente la determinazione che l’aveva trascinato lì quella sera. Lui la guardò fissa negli occhi per un ultimo secondo e si voltò per andare via ma Sana lo afferrò per un polso, trascinandolo in casa. Akito chiuse la porta con una pedata, seguendo la ragazza come fosse un faro nella notte, sorpreso, indeciso se andarsene o continuare a inseguire quel miraggio che era Sana Kurata.
“Non ti so dare una risposta adesso Akito.” disse Sana sussurrando. Lui deglutì a fatica. “Non so dare un nome a quello che ho dentro. So solo che quando sono con te sono felice. Tremendamente felice.” si avvicinò lentamente ad Hayama, guardandolo negli occhi color ambra. “Non so cosa sia, ma c’è qualcosa che mi spinge sempre e solo da te. Sono consapevole di non essere brava con le parole e forse nemmeno con i sentimenti, ma ti posso assicurare che sei la persona alla quale tengo di più al mondo.”
Akito rimase sorpreso, ma sentiva che non era abbastanza. Non era sicuro che quelle semplici parole potessero in qualche modo soddisfare il suo bisogno di risposte. Lui, come un acrobata, si era lanciato sperando di essere preso al volo, invece si era ritrovato in caduta libera senza una rete di sicurezza.
“Sana..” iniziò Akito passandosi una mano tra i capelli biondi, ma prima che potesse continuare la frase la ragazza gli aveva allacciato le braccia al collo e si era fatta strada sulle sue labbra. Rimasero stretti per qualche secondo ma poi lui si staccò.
“Non puoi continuare a fare così!” le disse bruscamente. “Così non risolviamo nulla e io di certo non posso andare avanti con la mia vita se tu continui a comportarti in questo modo!”
“Che cosa significa Hayama?” 
Andare avanti con la sua vita? Ma di cosa stava parlando? Che Akito fosse in qualche modo impegnato? No, impossibile, lei lo avrebbe saputo.
Impossibile? E perché mai? Credi che sia una tua proprietà? le suggerì la voce nella sua testa.
“Significa Kurata che non posso continuare ad aspettarti. Non ho più la forza per farlo. O mi dai una risposta ora, o per me non se ne fa più nulla.” rispose Akito con voce aspra.
Sana lo guardò sconcertata. Iniziò a balbettare ma le parole erano state inghiottite da chissà cosa. Aveva fatto così tanta fatica ad aprirsi con lui e a quanto pare non era  stato sufficiente. Tutto il resto accadde così in fretta che non riuscì nemmeno a rendersene conto: Akito l’aveva freddata con uno sguardo ed era uscito dal portone della casa, lasciandola lì, da sola. Sana aveva cercato di soffocare le lacrime ma fu inutile, quelle uscirono prepotenti, come la pioggia che batteva sui vetri di casa sua.
La tempesta, che li aveva accompagnati nella loro prima notte insieme, ora era il teatro di entrambi i loro cuori spezzati.
Akito si era lanciato, ma non era bastato.
Sana aveva scoperto le sue carte, ma non era bastato.














Buongiorno miei cari e mie care!
Come state?
Ormai il venerdì è diventato il giorno in cui aggiorno! 
Due paroline in croce su questo capitolo: finalmente siamo arrivati ad una svolta nella relazione complicata tra questi due e la domanda che possiamo porci adesso è.. Che succederà? Abbiamo lasciato i nostri due protagonisti molto sofferenti e si sa, le persone che soffrono sono in grado di fare di tutto.
Basta, basta, non aggiungo altro!
Ringrazio sempre moltissimo chi legge e soprattutto chi recensisce, i vostri commenti sono super importanti per me!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci stellari e stay safe!
Eleo




 

  
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