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Autore: wittyy_name    29/05/2020    2 recensioni
Lance e i suoi amici sono da anni frequentatori assidui dell’Altea Dance Studio. Non solo per i corsi, ma anche per trovarsi, allenarsi e passare il tempo con altre persone che amano ballare. Partecipano ogni anno all’audizione per rappresentare Altea alle regionali di ballo. Lance tenta sempre l’audizione da solista, ma quest’anno non ce l’ha fatta a partecipare e la sua unica possibilità è andata in fumo. Lo stesso accade al suo ignaro rivale, Keith.
*
Per fortuna, Shiro ha un piano geniale: convincere Lance e Keith a fare un’audizione di coppia.
*
Con un po’ di convincimento, e molto impegno, quei due potrebbero riuscirci e andare alle regionali… oppure rovinare tutto.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Allura, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto del capitolo:

last resort: spiegatemi perché sono in questa chat.
uptown hunk: perché ora sei uno di noi, amico
coo coo motherfuckers: non puoi sfuggirci
vive la lance: ci ami ;)
last resort: per niente
Need-A-Hand: Ora capisci cosa devo sopportare
LLunarGoddess: non siamo così male quando ti ci abitui
I-Mustache-u4ur-Soul: Benvenuto in famiglia, Keith!

 


 

Note dell’autrice: Fun fact: questa fic all’inizio doveva intitolarsi “Step With Me”, ispirata alla canzone di Mika.

In frettissima, volevo solo dire wow, pazzesco, grazie a TUTTI coloro che si sono offerti di aiutarmi con le traduzioni in spagnolo! Cioè, ragazzi, non mi aspettavo che sareste stati così in tanti. Probabilmente non riuscirò a rispondere a tutti perché siete davvero tanti, ma vi ringrazio tutti di cuore. Ultimamente sono stata molto impegnata e stressata per questa fic, per scrivere per lavoro e per i viaggi che ho fatto, quindi non ho avuto modo di pensare a come voglio affrontare lo spagnolo in questa fic né di rispondere a nessuno di voi. Scusatemi!

A proposito di questo capitolo, volevo fare dei mini ritagli delle giornate che avrebbero poi condotto alle audizioni in un segmento che mi piace chiamare il “Montaggio del Bonding™”. Originariamente volevo metterlo tutto in un unico capitolo, ma per il tipo di persona che sono sarebbe stato troppo lungo. Quindi ho deciso di dividerlo in due capitoli (comunque abbastanza lunghi).

Tutti i balli che nomino in questo capitolo li trovate linkati nelle note. Buona lettura!

 

Note della traduttrice [DanceLikeAnHippogriff]: Ringrazio come sempre la mia infaticabile beta, CrispyGarden, per il suo superbo lavoro e il fiuto per gli errori! Sono molto felice di riuscire a postare i capitoli nonostante la sessione, anche se si tratta di materiale che avevo già da parte ahahaha Il prossimo aggiornamento sarà anche l'ultimo per questo periodo di esami perché avevo "scorte" solo fino al capitolo sei. Vogliate perdonarci se vi lasceremo a bocca asciutta fino a luglio circa... Confidiamo nel fatto che la suspence vi spinga a tornare da noi nonostante la pausa! <3

Se scalpitate dalla voglia di leggere un'altra klance, date un'occhiata alla traduzione di Operation: Time Out fatta da andreanighteye. Non ve ne pentirete!

 


 

[ GIOVEDÌ ]

Keith si era già pentito delle sue scelte di vita.

“In tutta onestà, visto il tuo mullet, mi aspettavo molte più canzoni degli anni ’80 o remix emo.” Disse Lance dal suo posto vicino allo specchio. Le loro borse giacevano a lato della stanza, e Lance teneva il telefono di Keith in mano, collegato alle casse, mentre scorreva la sua musica. Keith aveva creato una playlist apposta per quel giorno con tutte le canzoni per cui aveva già preparato una coreografia completa o parziale.

Erano nella stanza 4D, il che aveva implicato un’immensa testardaggine da parte di Keith e un sacco di piagnucolii da parte di Lance. Keith aveva insistito sul fatto che non avrebbe messo piede in una sala con un cavo ausiliare scadente. Alla fine, Lance si era arreso quando Keith gli aveva ricordato la sua promessa di non fare storie.

“Non ascolto così tanta musica degli anni ’80.” Brontolò Keith, allungando un braccio contro il petto. Sapeva che non poteva neanche negarlo del tutto. Lance l’aveva sentito mentre ascoltava Billy Idol, dopotutto.

Lance lo fissò con un sopracciglio inarcato. Un sorrisino gli incurvò le labbra. “Non hai detto niente sulla musica emo.”

Keith gli scoccò un’occhiataccia e cambiò braccio. “Non ascolto musica emo.”

Lance emise un verso incredulo e sollevò il suo telefono, facendolo dondolare tra il pollice e l’indice. “Quindi mi stai dicendo che se guardo tutta la musica che hai nel tuo telefono, qui e ora, non troverò niente di emo?”

Keith sostenne il suo sguardo e premette le labbra insieme. Poteva sentire il calore annidarsi nelle guance. “Ho avuto solo una fase.”

Il volto di Lance si trasformò in un largo ghigno. “Aha! Lo sapevo! Quindi hai musica emo qui dentro!”

“Solo per nostalgia.”

“Oh davvero? Tipo? Quando hai la luna storta e sei tutto cupo?”

Keith emise un grugnito e alzò gli occhi al cielo. Si passò un braccio dietro la testa, tenendo il gomito con la mano per allungarlo. Distolse lo sguardo e si posizionò di sbieco rivolgendogli il fianco, in modo da non doverlo guardare. “Tipo quando io e Pidge facciamo viaggi in macchina.”

Quel silenzio non era normale. Dopo un paio di beat, si guardò alle spalle, un sopracciglio inarcato. Lance aveva gli occhi spalancati all’inverosimile e la mascella che quasi toccava il pavimento. Keith non era sicuro di cosa avesse scatenato quella sua reazione.

Sbatté le palpebre. “Che c’è?”

“Non. Ci. Credo.” Esalò Lance, sbattendo le palpebre dallo stupore. “Pidge ha avuto una fase emo?”
Oh. Oh. Sentì un sorrisino tirargli gli angoli della bocca. “Non te l’ha mai detto?”
“No!” Lance ora ghignava, e Keith non capiva come non gli facessero male le guance da quanto grande era il suo sorriso. “Non ci posso credere- Mi stai prendendo in giro, vero? Dev’essere uno scherzo.”

Keith scosse la testa e cambiò braccio. “Nono. Pidge ci è passato con me. Capelli tinti e tutto il resto.”

“Oh. Mio. Dio.” Lance portò la testa all’indietro e rise. Quel movimento lo fece oscillare all’indietro e colpì lo specchio con la testa, interrompendo di botto la sua risata. “Oooow.” Si lamentò, ma stava ancora ghignando mentre si massaggiava la testa. “Devi mostrarmi delle foto.”

Keith scosse la testa, lasciando le braccia morbide. Le dondolò, incrociandole davanti a lui prima di tirarle indietro. “Nono, non succederà mai.”

“Keith, per favore. Ne ho bisogno.”

Keith scosse di nuovo la testa, rivolgendogli un piccolo sorriso. “Nono. Mi ucciderebbe. O perlomeno cercherebbe di triturarmi. Non puoi ballare con me se Pidge mi spezza le gambe. E poi, ha fin troppe foto con cui ricattarmi.”

“Ugh, perché tutti voi ex-emo vi difendente sempre l’un l’altro?” Gemette, accasciandosi contro lo specchio e abbandonando le braccia lungo i fianchi, molli. Mise il broncio, guardandolo storto. “Hunk è il mio migliore amico e venderei subito le sue foto imbarazzanti delle superiori per una ciambella e del caffè.”

Keith alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a trattenere il piccolo sorriso che gli comparve sul volto. Si voltò di spalle per nasconderlo e camminò fino al centro della stanza. “Non so perché Hunk ti sopporti.”

“Ehi, Hunk mi ama.”

“Non lo meriti.”

“Dici che Shiro potrebbe avere foto imbarazzanti di voi due nella vostra fase emo?”

Keith si congelò sul posto, il sorriso svanito. Si girò lentamente, assottigliando lo sguardo. “Non osare.”

Lance gli ghignò di rimando con un luccichio infido negli occhi. “Oh, certo che oso.”

Keith sospirò e sventolò una mano nella sua direzione. “Muoviti a scegliere una canzone. Abbiamo la stanza solo per un’ora.”

Lance sbuffò e borbottò qualcosa che sembrava un “Guastafeste.” Ma fece come gli aveva chiesto. Nell’attesa, Keith allungò le gambe, facendo del suo meglio per ignorare tutti i commenti che borbottava a proposito dei suoi gusti musicali.

Sfortunatamente, la sua pazienza aveva un limite.

“Muoviti a scegliere.” Gemette Keith.

Lance sbuffò. “Che ne dici di raffreddare i reattori, testa calda? Questa playlist è immensa ed è una decisione importante! E poi come posso sapere quali vanno bene o meno?”

“Vanno tutte bene.” Sbuffò Keith.

“Pfff, certo, okay. Ma devono essere degne delle regionali.”

“Basta che… tu scelga qualche canzone e te le farò vedere.”

Lance alzò lo sguardo a quelle parole e sbatté le palpebre, gli occhi spalancati e le sopracciglia sollevate. Poi la sua espressione si stabilizzò in qualcosa di più… suggestivo. Socchiuse gli occhi a mezz’asta e un sorrisino gli curvò le labbra, inclinando la testa di lato e dondolando le sopracciglia. “Oh ho ho, mi vuoi dedicare un piccolo spettacolino?”

“Lance,” disse Keith piatto, incrociando le braccia al petto. Ignorò il calore che si stava inerpicando su per il collo, “non farlo sembrare strano.”

“Ora mi offendo. Non rendo mai le cose strane.”

“Sei la quintessenza dello strano.”

“Cattivo!”

“Scegli una canzone e basta.”

“Va bene!” Riportò lo sguardo sul cellulare che aveva in mano, il pollice che aleggiava sopra lo schermo. “Questa qui. Inizia lo spettacolo, mullet man. Fammi vedere su cosa dobbiamo lavorare.”

Fece partire l’opening di Rather Be e Keith se la lasciò subito scivolare addosso. Un sorrisino gli comparve sulle labbra e chiuse gli occhi, prendendo posizione al centro della stanza. Lasciò ciondolare la testa mollemente, il piede che batteva a ritmo. Prese un respiro profondo sulla pausa, poi iniziarono le parole e si mosse.
La memoria muscolare gli rendeva tutto più facile e si sentì un po’ grato del fatto che avesse provato un sacco quella canzone negli ultimi tempi. Odiava ammetterlo, ma voleva proprio tirarsela un po’ davanti a Lance. E quella era la canzone perfetta. Lance non avrebbe potuto sceglierne una migliore con cui iniziare. Quella era la canzone che aveva pensato di portare alle audizioni in singolo. Non gliel’avrebbe detto, però. Gli avrebbe lasciato pensare che di solito si ricordava tutte le coreografie così bene.
In ogni caso, era davvero felice di poter ballare quel pezzo per Lance. Di farlo guardare. Di dimostrargli che poteva ballare, e anche bene. E forse metterlo anche tacere per una buona volta. Era proprio quello che voleva alle audizioni: gli occhi di Lance su di lui. La sua completa attenzione. Lance costretto a guardarlo mentre gli faceva vedere di cos’era capace. Fare colpo. Solo che, a differenza di come sarebbero state le audizioni, erano soli, il che portava tutto a un livello di intimità completamente diverso che si aspettava rasentare l’imbarazzo. Invece sentì un brivido percorrergli il corpo e-

E ora era lui che stava rendendo tutto strano.

Spinse via quei pensieri e lasciò che la musica e le parole toccassero le corde della sua memoria muscolare, trascinando il suo corpo come un pupazzo. Da un lato, era perfettamente in controllo. Dall’altro, ne era schiavo.

Le sue braccia si alternarono tra movimenti rigidi e fluidi, scattando e fermandosi sul posto prima di scivolare nella prossima mossa. I suoi passi erano precisi, cambiavano e modificavano il suo peso ed equilibrio per seguire al meglio i movimenti delle braccia. Piroettò e poggiò i piedi a terra. Onda, stop, mossa, pop. Fece movimenti ampi e piccoli, più precisi. Si afferrò i vestiti, lasciò scivolare una mano lungo il suo corpo, fece un gesto ampio con le braccia e rollò le anche, il tutto mentre i piedi lo facevano muovere per la pista da ballo.

Non guardò Lance. C’erano fin troppi movimenti perché si potesse concentrare su un solo punto troppo a lungo. Il suo corpo si girava in continuazione, piroettava. La sua testa scattava da un lato all’altro. Si passò una mano tra i capelli, liberando alcune ciocche dalla sua coda. Guardò verso l’alto, girò di scatto la testa di lato, poi di nuovo davanti a lui, guardò in basso, scrollò i capelli. Non aveva tempo per concentrarsi su niente. Non su Lance. Non sulla sua immagine nello specchio. Quindi eseguì quelle mosse con gli occhi socchiusi, la vista sfocata, incanalando la sua concentrazione per non avere esitazioni, lasciando che il suo corpo reagisse nel modo in cui l’aveva allenato a fare. Conosceva quel ballo. Lo conosceva come il palmo della sua mano. E doveva solo fidarsi del fatto che il suo corpo, il suo istinto, lo avrebbero seguito.

Quel ballo prevedeva un sacco di mosse. L’una che sfociava costantemente nell’altra. Moltissime emozioni che mostrava nel modo in cui il suo corpo ci si metteva per intero, nella testa, negli arti, nei fianchi. Cadde a terra, le gambe e le braccia incrociate mentre rollava le spalle. Un movimento lento abbastanza da permettergli di prendersi un secondo per guardare Lance.

Quello che vide gli fece balzare il cuore in gola.

Lance lo stava guardando con gli occhi spalancati, adorante. Le sue labbra erano leggermente socchiuse, il volto rilassato. Sembrava… completamente sconvolto e Keith ne fu ancora più compiaciuto. Ma quei secondi passarono e si buttò sulla pista, le braccia e le gambe coinvolti nel movimento. Poi fu di nuovo in piedi. Stava per arrivare il ritornello. Saltò. Il ritmo si fece più serrato e mosse i piedi in piccoli passi calcolati. Alternò movimenti veloci e lenti, rollando i fianchi e passandosi le dita tra i capelli. Non riusciva più a guardare Lance.

Quando la canzone finì, Keith era ansimante. Si mise le mani sui fianchi, il petto che si sollevava a ogni respiro. Si piegò leggermente in avanti, lasciando che i capelli gli ricadessero sul volto. Gliene erano sfuggiti parecchi dalla piccola coda che si era fatto. Avrebbe mentito se avesse detto che non aveva coreografato quella canzone tenendo a mente i suoi capelli. Erano della giusta lunghezza per frustarli in giro, quindi perché no? Gli dava la possibilità di non guardare il pubblico troppo a lungo.

Raddrizzò la schiena, passandosi una mano tra le ciocche di capelli per toglierle dal volto, e guardò Lance. Non appena i loro sguardi si incrociarono, Lance chiuse la bocca e aggrottò le sopracciglia. Abbassò velocemente lo sguardo. “Andava, uh…”

“Sì?” Lo pungolò Keith quando l’altro si interruppe.

“Uh, bene. Penso. Sì, abbastanza bene.”

Keith stava ghignando. “Ora prova a dirlo senza che sembri che ti stiano per cavare un dente.”

“Giààààà, non se ne parla.”

Keith sospirò. “Laaance.”

“Ci sto provando, okay? Dai, non rompere.” Lance non aveva ancora sollevato lo sguardo. Stava guardando male il telefono di Keith, scrollando la playlist con il pollice.

Keith sospirò e rinunciò a guardarlo negli occhi. Raggiunse la sua roba e afferrò la bottiglietta d’acqua, ingollando parecchie sorsate prima di staccarsi e prendere una boccata d’aria, asciugandosi la bocca. Si tolse l’elastico e se lo mise tra i denti, raccogliendo i capelli. Quando li ebbe legati bene di nuovo, si girò per guardare Lance.

Lo stava guardando storto di nuovo, il volto contorto in un cipiglio.

Keith aggrottò la fronte. “Che c’è?”

Lance scosse la testa e riabbassò lo sguardo. “Niente.” Prima che Keith potesse punzecchiarlo, Lance continuò. “Perché non hai tipo, nessuna delle mie ragazze qui?”

Keith inarcò un sopracciglio. “Le tue ragazze?”

“Sì! Tipo Shakira-”

“No.”

“Lady Gaga-”

“No.”

“Rihanna-”

“No.”

“Oh, andiamo, Keith!” Keith non capiva come riusciva a far sembrare il suo nome un insulto, ma ce la faceva. “Vivi un po’!” Guardò truce il suo telefono, continuando a scrollare, ma si fermò all’improvviso. La sua espressione si sciolse nel sorriso di merda più grande che Keith gli avesse mai visto fare. “Oh, amico, ci hai messo Anaconda? Ma sei serio? Ora sì che mi stai prendendo per il culo.”

Keith gemette e incrociò un braccio al petto, alzando l’altro al volto. Si strinse il ponte del naso, tenendo gli occhi chiusi e ben stretti. Lo sapeva che non avrebbe dovuto metterci quella canzone. Ma era tardi e aveva schiaffato in tutta fretta dentro quella playlist tutto quello che sapeva di aver ballato. “Era per una scommessa.” Disse, suonando esasperato.

“Ma non mi dire.” Keith voleva solo tirargli un pugno.

Sospirò e sventolò una mano per aria, evitando di guardarlo. Aveva il volto incendiato e le orecchie in fiamme. “Stavo sperimentando e cercando di coreografare stili di ballo diversi. Matt e Pidge dicevano che non ce l’avrei fatta, e quindi eccola lì.”

“Oh mio Dio, è bastato solo quello?”

Poteva letteralmente sentire il ghigno nella sua voce. Emise una sorta di grugnito gutturale, evasivo.

“In tal caso, scommetto che non la balleresti.”

Keith lo guardò, apatico. “Cosa? Ora?”

Merda, com’era possibile che riuscisse a ghignare così tanto? Dovevano esserci delle regole di qualche tipo a tal proposito. Com’era possibile che qualcosa di così luminoso lo irritasse così tanto? Keith riusciva a malapena a guardarlo. Ma lo fece, perché era testardo. Ricambiò il suo sguardo con sicurezza, sentendo il suo volto trasformarsi in un’espressione torva nel tentativo di smorzare il rossore che sentiva. Il prurito sottopelle era tornato. Sembrava che accadesse solo quando si trovava vicino a Lance.

“Già! Proprio qui e ora.”

“Stai scherzando.”

“Sono serissimo, Keith. Serissimo.” Cercò di iscurire il suo cipiglio, ma non riuscì a nascondere il suo ghigno.

“Non se ne parla.”

“Parliamone, invece! Avevi detto che mi avresti mostrato qualunque ballo volessi vedere! E se volessi scegliere questa come canzone per le audizioni?”

“Non è vero. Vuoi solo vedere la coreografia.”

“Okay, mi dichiaro colpevole, ma che male c’è?”

“Non lo farò, Lance.”

“Che c’è di male, Keith?” Inclinò il mento verso il basso, guardando Keith dal basso con un sorrisino che gli fece alzare la pressione sanguigna e ribollire lo stomaco. “Hai paura?

“Non ho paura!” Sbottò.

“Dimostralo!” E selezionò il brano, facendo partire la musica.

Keith gli rivolse un’occhiataccia, ma Lance gli restituì lo sguardo, sorridendo con tutta la sicurezza di questo mondo. Bene. Lo voleva vedere? Bene. Gli avrebbe cancellato quel sorrisino dalla faccia.

Il ritmo iniziò subito insieme alle parole di Nikki e Keith si mosse. Fece un passo laterale, scuotendo le anche due volte prima di arretrare, abbassandosi lentamente sui talloni, le ginocchia in fuori, facendo scivolare le mani tra le cosce. Molleggiò due volte prima di rimettersi in piedi, facendo sporgere l’anca, e piroettò unendo le braccia al movimento.

A essere onesti, era sorpreso di ricordarsi ancora quella coreografia. Erano passati anni. A quanto pareva la sua memoria muscolare era migliore di quanto pensava. Non avrebbe dovuto esserne così sorpreso. Quando si trattava di coreografie, le provava passo per passo, mossa per mossa, dozzine se non centinaia di volte. Si inculcava quella roba a forza fino a quando non riusciva praticamente a farla nel sonno. A volte provava alcuni dei suoi balli preferiti per rinfrescarsi la memoria, ma quello non lo faceva da anni.

In circostanze normali, avrebbe esitato, si sarebbe sentito leggermente preoccupato di non riuscire a ricordarsi le mosse. Forse si sarebbe addirittura chiuso in se stesso, muovendo passi insicuri.

Ma… c’era qualcosa in Lance che risvegliava in lui una forte determinazione.

Tenendo gli occhi fissi nei suoi, si sentì assalire da una strana calma. Non pensava. Lasciò che quel ritmo stranamente familiare gli manovrasse il corpo come una marionetta. Non si fece domande. Si fidava del fatto che il suo corpo facesse quello che andava fatto. Era… una sensazione stranamente liberatoria. Non gli capitava spesso di entrare in uno stato mentale simile, ma accidenti, quanto amava quando succedeva.

Lance non distolse lo sguardo e, anche se ci avesse provato, Keith non gliel’avrebbe lasciato fare. Sguardo fisso, volto rilassato e si lasciò andare. Aveva molto in comune con le sue solite coreografie: movimenti netti e veloci inframezzati da transizioni lente e fluide. La differenza principale era che c’era molto più… bacino di quanto fosse abituato. Molti più colpi di bacino, rollate e camminate sculettanti che mettevano in mostra i fianchi. Ma ci stava con quella canzone.

La prima volta che l’aveva mostrata a Pidge e Matt anni prima, si era sentito nervoso. Si era sentito fuori posto nell’eseguire quelle mosse, come se in qualche modo le stesse facendo male a dispetto di quanto si era allenato e di come sembrasse andar bene guardandosi nello specchio. Non era sicuro di riuscire a farcela davvero. Le risate dei suoi amici si rivelarono sufficienti a farlo entrare nel mood, ridendo di sé e di quanto ridicola fosse la situazione. In seguito, Pidge gli aveva assicurato che era stato molto bravo, anche se l’aveva trovato divertente.

In quel momento, però, Keith non si sentiva affatto nervoso. Non sentiva altro che il fuoco che si avviluppava e ribolliva nelle sue viscere. Le mosse si fecero più veloci e le eseguì tutte. Ci furono dei momenti in cui si dimenticò le posizioni esatte e improvvisò un paio di rollate e movimenti di fianchi per poi ricollegarsi alla parte successiva che ricordava. Si passò le mani tra i capelli e, ad un certo punto, si tolse l’elastico di colpo, frustando l’aria con i capelli e lasciando che gli ricadessero sul volto.

Si aspettava che Lance avrebbe riso. Che avrebbe fatto una battuta di qualche tipo. Invece poté ammirare con soddisfazione crescente la sua bocca aperta e gli occhi spalancati. Era simile all’espressione che gli aveva rivolto poco prima, ma c’era un che di… diverso. Sembrava pietrificato. C’era sicuramente dell’ammirazione, ma anche qualcosa di illeggibile nei suoi occhi. Sorpresa? Forse. Keith non sapeva che cosa fosse, ma non gli importava. Fintantoché quel suo stupido sorrisino era sparito.

Keith chiuse gli occhi per un momento, interrompendo il contatto visivo per la prima volta dall’inizio della canzone. Fece rollare il proprio corpo, girandosi di lato e piegando la testa all’indietro…

E la canzone si interruppe.

Aprì gli occhi di scatto. Era girato di lato e si era bloccato. Senza la musica di sottofondo, quella posa gli sembrava incredibilmente imbarazzante e qualcosa di simile alla consapevolezza iniziò a serpeggiare in lui. Fu immediatamente oscurata da un lampo di rabbia.

“Lance, ma che-”

“Nono. Va bene così. Fine.”

Keith raddrizzò la schiena e spostò il peso su un’anca, incrociando le braccia al petto. “Eri tu quello che voleva che ballassi questa stupida canzone-”

“E ora ho detto che fine.” Le sue parole erano smozzicate, la voce stranamente sforzata. Teneva lo sguardo basso, guardando il telefono di Keith, le labbra serrate e le sopracciglia aggrottate. La sua pelle abbronzata era diventata ancora più scura a causa del rossore sulle guance. Continuava a spostarsi sul posto dov’era seduto senza pace.

“Lance, che stai-”

“Fatto!”

“Che-”

“La prossima!”

“Va bene!” Alzò le braccia al cielo, girandosi su un tallone per dargli la schiena. Non riusciva a capirlo e si era stancato di provarci. Non erano neanche a metà allenamento che si era già stufato. Chissene. Che andasse a farsi fottere. Si domandò se fosse troppo tardi per tirarsene fuori. Probabilmente Shiro l’avrebbe ucciso, ma ne sarebbe valsa la pena per preservare la sua sanità mentale.

Si raccolse nuovamente i capelli, guardando storto il muro. “Scegli qualcos’altro e basta, allora. Dobbiamo decidere una canzone.”

“Sì, signor capitano.” Disse Lance, beffardo.

Non la scelsero affatto.

*** 

[ VENERDÌ ]

Lance entrò di slancio nella stanza con un sorriso in volto e un passo molleggiato.

Va bene, sì, il giorno prima era stato un vero e proprio cazzo di casino e non avevano concluso niente. Avevano passato tutto l’allenamento a discutere sulla musica mentre Keith gli mostrava i balli. Keith si era rifiutato di fare le cose come diceva lui ed era riuscito chissà come a notare il momento in cui aveva messo la sua playlist in shuffle. In tutta onestà, era stato inquietante. Pensava di riuscire a dissimulare le sue emozioni molto meglio di così.
Il punto era che nessuna di quelle canzoni o di quelle coreografie gli diceva qualcosa. Sì, erano belle. Sì, avrebbe potuto ammettere che alcune delle canzoni nella playlist di Keith gli erano piaciute. E , va bene, Keith era un bravo ballerino con delle mosse di ballo assurde nel suo repertorio. Ma niente gli era sembrato… giusto.
Keith si era lamentato del fatto che stesse facendo il difficile, e certo che lo era! Era una decisione molto importate e doveva ricadere su qualcosa che poteva funzionare per entrambi!

Spalancò la porta della 4D, sbattendola, e piombando nella stanza. “Keith!”

Keith era già lì. Era in piedi di fronte allo specchio a fare stretching. Quando Lance entrò, però, sobbalzò e si girò per guardarlo con gli occhi spalancati e una mano sul petto. “Porca vacca, Lance!”

Lance lo ignorò, richiudendo la porta con un colpo e facendosi strada con larghe falcate. “Ho un’idea!”

Lo sguardo sorpreso di Keith si era già resettato in quella sua familiare espressione torva. “Qualunque cosa sia, non ci sto.”

“Oh, ahah, ascoltala almeno, okay?” Il suo sorriso non svanì e raggiunse il centro della stanza, lanciando il suo zaino per terra e facendolo scivolare fino a colpire lo specchio. “Tieni, collegalo.” Disse, lanciandogli il suo telefono.

“Lance, ma che-” Afferrò il telefono al volo con una mossa calcolata. Gliene sarebbe dovuto essere grato. Gli rivolse un’occhiataccia, sventolandolo. “Avrei potuto farlo cadere!”

“Già, ma non l’hai fatto.” Disse Lance, ghignando con le mani sui fianchi. “Grazie, comunque. Ora collegalo e fai partire la prima canzone che trovi.”

Keith sospirò, ma si avviò verso il cavo ausiliario. “Che cos’hai in mente?” Chiese con fare stanco.

“Okay, okay, dunque, stavo pensando a come abbiamo affrontato la cosa, a come stavo guardando il tuo telefono e scegliendo canzoni a caso perché mi mostrassi le coreografie, no?” Keith annuì, occhieggiandolo in silenzio. Sembrava ancora sospettoso, ma interessato. Bene. “Quindi, stavo pensando che forse non è il modo migliore? Perché dobbiamo trovare qualcosa per cui tu hai già una base, ma che vada bene per i nostri stili e le nostre abilità. Ma tipo, non c’è modo per me di sapere che tipo di ballo ci stia con quale canzone senza che tu me lo mostri prima. E se sono io a scegliere la canzone allora potremmo sprecare un sacco di tempo. Come ieri.” Stava gesticolando concitatamente e senza motivo mentre blaterava, facendosi sempre più emozionato. “E diciamocela tutta, ieri è stato uno schifo. Non abbiamo combinato niente. E non so te, ma la cosa mi rende nervoso. Voglio dire, Pidge e Hunk hanno già tutto avviato e sono sicuro che Shiro e Allura siano già belli che pronti perché sono entrambi perfetti in modo irritante. Voglio dire, davvero, come riescono anche solo-”

“Lance.” Disse Keith calmo, ma fermo, alzando una mano per fermarlo. Lance prese un respiro a pieni polmoni, ingoiando aria di cui non sapeva di avere bisogno. Accidenti, l’aveva detto tutto d’un fiato? Sua sorella gli aveva sempre detto che aveva dei buoni polmoni, ma cavolo. “Respira. Sai almeno dove vuoi andare a parare?”

Lance alzò gli occhi al cielo e sbuffò brevemente, incrociando le braccia al petto. “Certo che lo so, Keith. Ascoltami e basta.” Keith inarcò un sopracciglio, ma rimase in silenzio. Lance ghignò e allargò le braccia. “Sarai tu che mi guarderai ballare.”

Ci fu un attimo di silenzio. Due. Tre. Poi Keith parlò con voce atona: “Cosa?”

“Sarai tu che mi guarderai ballare!” Ripeté Lance con le braccia ancora spalancate.

Keith si limitò a fissarlo. “Perché?”

Lance gemette, afflosciandosi, e incassò le spalle, lasciando che le braccia gli ricadessero lungo i fianchi. “Keeith, segui il mio ragionamento! Sarai tu che guarderai me che ballo e poi tu mi farai vedere le coreografie che pensi che potrebbero andare per bene per noi. Geniale, no?”

“È-” Keith si interruppe, aggrottando le sopracciglia. Assottigliò le labbra in un piccolo broncio. Sembrava quasi sorpreso. “Non è una brutta idea.”

Il ghigno di Lance si fece compiaciuto. “Grazie. E ora musica, DJ.”

Keith fece come gli aveva chiesto, finalmente, e premette sulla canzone. Partì subito, diffusa dalle casse. Posò il telefono di Lance sul tavolino e si appoggiò allo specchio, tenendo una gamba piegata all’indietro e le braccia incrociate al petto.
Lance avrebbe mentito se avesse detto che non era un po’ nervoso con Keith che lo guardava a quel modo. Ma era un uomo di spettacolo, dopotutto, e si nutriva di attenzioni. Quindi accolse il picco di adrenalina che gli pulsò nelle vene quando incontrò il suo sguardo incuriosito. Oh sì. Avrebbe lasciato quel ragazzo a bocca aperta.

Si mosse non appena partì il ritmo, spostandosi da un lato all’altro, sentendo il tempo nelle scivolate, mettendoci le braccia nel movimento. “Questa era la mia canzone per l’audizione, comunque.” Disse, rivolgendogli un ghigno.

A quelle parole, Keith sollevò le sopracciglia e la sua espressione rimase illeggibile e neutra. Ma prima che potesse dire qualcosa, Lance continuò a ballare.

Fece un calcio, portò il piede indietro, ruotando le anche a ogni passo, eseguendo con le braccia quello che dicevano le parole della canzone. Schioccò le dita, indicò, e il tutto scandendo il ritmo con ogni passo. Passo incrociato, piroetta, giù, passo. Le sue movenze si abbinavano alla musica e alle parole. Era vivace, era divertente, e si sorprese a muovere le labbra con le parole, lasciandosi trascinare dal ritmo e inserendoci le sue espressioni facciali. Sapeva che il suo gioco di piedi era pazzesco in quel ballo, veloce e divertente, e voleva pavoneggiarsi un po’.

A giudicare dall’espressione sul volto di Keith, aveva fatto centro.

La pista era sua e la sfruttò appieno. Non c’era un solo momento in cui non stesse muovendo qualcosa, che fossero braccia, gambe, piedi, mani, testa. Come suo solito, non aveva una coreografia fissa. Era più una… linea guida. Sapeva vagamente cosa fare e si lasciava trascinare dal resto. Diciamo che era pianificata all’80% e improvvisata al 20%. Si divertiva, sentiva la musica e si fidava del fatto che il suo corpo si sarebbe mosso nel modo più giusto.

Quello era il suo elemento. Nessun partner a cui doversi adattare. Nessuno che gli dicesse come muoversi. Faceva solo quello che sapeva fare, quello che sentiva giusto. Niente e nessuno poteva toccarlo.

Quando terminò la canzone, il suo petto si sollevava per il fiatone e gli facevano male le guance da quanto stava ghignando. Si mise le mani sui fianchi e guardò Keith, che non si era mosso dal suo posto. Il suo volto era perlopiù neutro, ma a Lance piacque pensare di averci visto qualcosa che significava che era riuscito a impressionarlo. Perlomeno non gli stava tenendo il muso. O aggrottando le sopracciglia. Non stava neanche sorridendo, ma quello forse sarebbe stato chiedere troppo. Sicuramente sembrava che si stesse sforzando a domare la sua espressione, però.
Non importava. Che continuasse a fare il misterioso o quel cazzo che era. Lance sapeva di essersi esibito alla grande e di essere stato un grande.

Fece un inchino teatrale, aprendo le braccia ai lati e piegandosi in vita. “Quindi?” Disse, rialzandosi. Keith si limitò a sbattere le palpebre, fissandolo. Lance sospirò, accasciandosi con fare drammatico. “Keith, daaai, reggimi il gioco.”

Il ragazzo sembrò riscuotersi dal suo stupore, scuotendo la testa. “Andava, uh, bene.” Non lo stava guardando negli occhi.

“Solo bene?” Lo pungolò Lance.

Quello fece sì che Keith lo guardasse. O meglio, che gli rivolgesse un’occhiataccia. Soprattutto dopo che Lance gli aveva rivolto un ghigno dondolando le sopracciglia. Keith sbuffò. “È tutto quello che dirò, Lance. Non tirare troppo la corda.”

Why you gotta be so ruuuuude!” Cantò Lance, drammatico, portandosi le mani al petto e incespicando all’indietro. Tese una mano verso Keith, ruotando il petto e i fianchi, piegando la testa all’indietro. “Don’t you know I’m human, tooooo!”

Quando vide che la sua scenata era stata ignorata, raddrizzò la schiena. Keith non lo stava guardando e non era neanche più appoggiato allo specchio. Era vicino al cavo ausiliario, che ora era inserito nel suo telefono, e stava scrollando lo schermo. Teneva le sopracciglia leggermente aggrottate e le labbra strette per la concentrazione. Non sembrava arrabbiato né infastidito. Forse era… il suo modo di essere pensieroso?

“Che fai?” Chiese Lance con curiosità, fermandosi di fianco a lui e sbirciando il suo telefono da dietro la spalla dell’altro.

“Credo… credo di avere un’idea.” Disse con fare assente, trovando una canzone e selezionandola prima di rimettere giù il telefono. Si avviò verso il centro della stanza.

Fu il turno di Lance di appoggiarsi allo specchio, ficcandosi le mani in tasca. “Ma davvero, McMullet?”

Keith lo ignorò, mettendosi in posizione mentre la canzone iniziava. “Dimmi quello che te ne pare e basta. Ci sto ancora lavorando, ma potremmo farcela andare bene. E devi immaginartela con due persone.”

“Balla e taci, Keith.” Disse, alzando gli occhi al cielo. Dire che era leggermente scettico era dir poco. Dubitava che Keith riuscisse a venirsene fuori con il ballo quando ci avevano già sprecato un allenamento intero ottenendo zero risultati.
Poi lo guardò ballare, il ritmo costante che riempiva la stanza e… sì, non era granché con una persona sola, ma… ma con due persone, e nello specifico lui e Keith, avrebbe potuto essere…

La canzone non era ancora finita, era passato a malapena un minuto, che Lance si era tirato su dallo specchio e si era lanciato in avanti. Keith lo vide arrivare e si scostò di colpo, interrompendo l’esibizione nel momento in cui Lance gli poggiò le mani sulle spalle.

“Keith!” Disse ad alta voce, ghignando.

“Che c’è?” Sbottò Keith, freddo. Sembrava allucinato. “Lance, non mi hai neanche lasciato finire-”

“Non importa, è questa!” Disse frettolosamente, a voce forse un po’ troppo alta, ma era emozionato. “È questa! È proprio lei! È stupenda! Facciamolo! Mi sembra già fantastica!”

L’espressione di Keith finalmente si sciolse, facendosi rilassata, e un piccolo sorriso gli affiorò sulle labbra. Lance sentì i battiti del suo cuore accelerare e ne diede la colpa all’emozione. “Davvero?” Gli chiese, sottovoce e un po’ senza fiato.

“Davvero!”

Il sorriso che gli rivolse Keith a quelle parole fu abbagliante.

***

[ SABATO ]

coo coo motherfuckers ha aggiunto vive la lanceuptown hunklast resort a questa conversazione.

coo coo motherfuckers: RAGAZZI
coo coo motherfuckers: RAGAZZI
coo coo motherfuckers: GUARDATE QUA

coo coo motherfuckers ha inviato un’immagine.

vive la lance: PIDGE!!
vive la lance: HAI FATTO UNA FOTO??!
coo coo motherfuckers: certo che sì
coo coo motherfuckers: dovevo immortalare questo evento eccezionale
coo coo motherfuckers: chissà quando succederà di nuovo
vive la lance: non ci posso credeRE
vive la lance: eliminala suBITO!!
coo coo motherfuckers: giammai
uptown hunk: :O !!!!
uptown hunk: omg
uptown hunk: è forse ???
coo coo motherfuckers: veRO??
last resort: uhh cosa dovrebbe essere?
coo coo motherfuckers: LANCE STA LEGGENDO!
uptown hunk: sono così orgoglioso di lui :’)
uptown hunk: il nostro bambino sta crescendo
vive la lance: vi odio
uptown hunk: <33
last resort: ne deduco che di solito non legge
vive la lance: chi cazzo dovrebbe essere lui poi?
vive la lance: chi cazzo è quel nome??
vive la lance: è keith??
vive la lance: fanculo keith
last resort: da cosa l’hai capito
vive la lance: forse sono le mie brillanti doti deduttive
vive la lance: forse la tua boccaccia presuntuosa
vive la lance: forse posso semplicemente FIUTARE il tuo mullet dai messaggi
uptown hunk: forse ci è nato
uptown hunk: forse è maybelline :O
last resort: perché fiuti i miei capelli lance?
vive la lance: sarebbe difficile il contrario
vive la lance: puzzi amico
last resort: sei sicuro di non essere tu?
last resort: sono sicuro che continui a voler ballare al quarto piano per non far sentire quanto puzza il tuo sudore
vive la lance: gaSP!!
vive la lance: io NON puzZO!!
vive la lance: rimangiateLO!
last resort: obbligami
uptown hunk: mi dispiace dirti che hai torto, amico
uptown hunk: ma Lance profuma di ogni variante di cocco, melone, menta, pesca, vaniglia o citronella :/
coo coo motherfuckers: a volte anche di zucchero di canna o cannella
uptown hunk: ha avuto anche una fase floreale
last resort: ma che cazzo
coo coo motherfuckers: triste ma vero
coo coo motherfuckers: si prende cura della sua pelle seguendo una routine molto rigida e si porta sempre dietro tipo 5 flaconi di crema idratante
last resort: voglio davvero saperlo?
coo coo motherfuckers: no
uptown hunk: no
vive la lance: B)
uptown hunk: a proposito di quello che si dovrebbe sapere
uptown hunk: dovremmo aggiungere shiro e allura
vive la lance: coSA?? PERCHÉ??
uptown hunk: devono vederla
uptown hunk: è un’occasione davvero speciale
coo coo motherfuckers: procedo

coo coo motherfuckers ha aggiunto Need-A-HandLLunarGoddess a questa conversazione.

coo coo motherfuckers: SHIRO
coo coo motherfuckers: ALLURA
vive la lance: NON BADATE A QUELLO CHE VI DIRÀ PIDGE
Need-A-Hand: Um? Che cos’è?
coo coo motherfuckers: è una chat di gruppo, papino, aggiornati
Need-A-Hand: >:(
Need-A-Hand: so cos’è una chat di gruppo, Pidge
uptown hunk: pidge, lascia in pace il padre ballerino, sta facendo del suo meglio
Need-A-Hand: Grazie, Hunk
Need-A-Hand: E smettila di chiamarmi padre
vive la lance: impossibile paparino ;)
LLunarGoddess: che succede?
coo coo motherfuckers: okay, preparatevi
coo coo motherfuckers: forse vi conviene sedervi
vive la lance: pidge no!
coo coo motherfuckers: pidge sì

coo coo motherfuckers ha inviato un’immagine.

vive la lance: ugh
Need-A-Hand: Um…
Need-A-Hand: Dovrei vedere una foto di Lance… steso sul divano?
coo coo motherfuckers: beh sì
coo coo motherfuckers: ma guarda cosa sta FACENDO
vive la lance: UGH
LLunarGoddess: oh
LLunarGoddess: oh mio dio
coo coo motherfuckers: allura ha capito ;)
vive la lance: pidge perché sei COSÌ?
last resort: perché pidge è un piccolo demone malvagio
vive la lance: GRAZIE
vive la lance: glielo dico da anni
vive la lance: anche se preferisco il termine gremlin
coo coo motherfuckers: ma per favORE
coo coo motherfuckers: senti chi parla keith
last resort: sono innocente
Need-A-Hand: Io, per una volta, vorrei dire che no, non lo sei
coo coo motherfuckers: HA!
last resort: non è ora che tu vada a dormire, vecchietto?
vive la lance: ooo colpito e affondato
uptown hunk: ragazzi, credo che dovremmo ritornare al caso in questione
uptown hunk: cioè, mi sto davvero commuovendo qui sono così fiero di lui???
vive la lance: hunk ti preGO!
uptown hunk: che c’è? Non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato
Need-A-Hand: Non riesco ancora a capire che cosa ci dovrei vedere
LLunarGoddess: sta leggendo, Shiro
LLunarGoddess: LEGGENDO
vive la lance: ALLURA! TI CI METTI ANCHE TE??!
LLunarGoddess: e quindi? Sono fiera di te :)
Need-A-Hand: Ooooh capisco
Need-A-Hand: Complimenti, Lance!
vive la lance: shirooooo
Need-A-Hand: Sono fiero di te
coo coo motherfuckers: (figliolo)
uptown hunk: **figliolo
coo coo motherfuckers: lol
uptown hunk: ottimo
LLunarGoddess: aspettate, aggiungo Corn
Need-A-Hand: Corn?
coo coo motherfuckers: corn
uptown hunk: corn
last resort: corn
vive la lance: per favore non aggiungere corn
vive la lance: seguo una dieta senza popcorn
LLunarGoddess: ugh
LLunarGoddess: Lo aggiungo
vive la lance: PERCHÉÉÉÉ
LLunarGoddess: vorrà essere aggiornato anche lui
vive la lance: non potete risparmiare almeno UNA PERSONA così che continui a rispettarmi??!
last resort: non puoi perdere quello che non hai mai avuto
vive la lance: come prEGO

LLunarGoddess ha aggiunto I-Mustache-u4ur-Soul a questa conversazione.

vive la lance: ma certo invitateci tutti!
vive la lance: fategli gustare la mia miseria!
vive la lance: haha facciamoci una risata alle spese di lance
vive la lance: perché non farci anche un poster e attaccarlo all’ingresso della scuola di ballo??
LLunarGoddess: si può fare
vive la lance: ALLURA NO
coo coo motherfuckers: posso stampare la foto
I-Mustache-u4ur-Soul: Per quanto apprezzi essere incluso nel prendere in giro Lance
I-Mustache-u4ur-Soul: Potrei sapere di cosa si tratta questa volta?
vive la lance: mi sento terribilmente trADITO
LLunarGoddess: Coran, devi vederlo
LLunarGoddess: Pidge, rimanda la foto
coo coo motherfuckers: eccola fam

coo coo motherfuckers ha inviato un’immagine.

I-Mustache-u4ur-Soul: È solo Lance sul divano.
I-Mustache-u4ur-Soul: Perdonatemi, amici, ma non ci vedo niente fuori dall’ordinario.
vive la lance: GRAZIE CORAN
vive la lance: FELICE DI SAPERE CHE HO UN VERO AMICO
vive la lance: coran è il mio nuovo migliore amico.
vive la lance: Migliore Amico™
LLunarGoddess: aspetta
coo coo motherfuckers: -aspetta-
uptown hunk: -incrocia le dita-
last resort: -sospira-
I-Mustache-u4ur-Soul: Oooooh perbacco!
vive la lance: coran
vive la lance: pensa a quello che stai per fare
I-Mustache-u4ur-Soul: Lance ragazzo mio è forse un LIBRO quello che hai tra le mani??
I-Mustache-u4ur-Soul: Stai leggendo??
LLunarGoddess: eccolo ;)
coo coo motherfuckers: hA!
uptown hunk: boom
vive la lance: È FINITA! RITIRO IL FATTO CHE SEI IL MIO MIGLIORE AMICO!
uptown hunk: fantastico, il mio posto è salvo B)
vive la lance: nono
vive la lance: non ho amici
last resort: quindi lo ammetti finalmente
uptown hunk: ooooo
coo coo motherfuckers: ooOOooOOo
Need-A-Hand: Keith, sii gentile
last resort: col cazzo non sei il mio vero padre
vive la lance: shiro è l’unico che mi ama <3
Need-A-Hand: Non mi allargherei così tanto
vive la lance: ANTIPATICO 3
Need-A-Hand: Prenderò in considerazione il volerti più bene ora che so che sai leggere
uptown hunk: ehi! Io ho letto MOLTI più libri di lance, mi vuoi bene?
Need-A-Hand: Ma certo, Hunk
uptown hunk: awww <3
coo coo motherfuckers: sì, ma lance che legge è un evento speciale
I-Mustache-u4ur-Soul: Bisogna festeggiare!
LLunarGoddess: una festa!
coo coo motherfuckers: una festa perché “porca merda a lance piacciono i libri”!
last resort: almeno ora sappiamo che riuscirebbe a leggere l’invito
vive la lance: foTTETEVI
vive la lance: pensavo che fossimo amici!
uptown hunk: lo siano
uptown hunk: **siamo
coo coo motherfuckers: lo siano
uptown hunk: e in quanto amici… sai cosa, continuate, sfogatevi
vive la lance: lo siano
last resort: lo siano
LLunarGoddess: lo siano B)
Need-A-Hand: Lo siano ;)
I-Mustache-u4ur-Soul: Lo siano B{D
uptown hunk: quindi come stavo dicendo
uptown hunk: e in quanto amici, siamo fieri del fatto che finalmente ti sei unito al mondo degli alfabetizzati
vive la lance: HUNK!
uptown hunk: okay mi è venuto fuori più cattivo di quello che volevo
last resort: distrutto
coo coo motherfuckers: sono così fiero di lui
vive la lance: ero entrato in chat per spassarmela e ora mi sento attaccato da tutti
coo coo motherfuckers: a dirla tutta io pensavo che FOSSE alfabetizzato
vive la lance: ATTACCATO. DA. TUTTI.
coo coo motherfuckers: calmati lance siamo felici per te
LLunarGoddess: crescono così in fretta :’)
I-Mustache-u4ur-Soul: Ricordo quando era un ragazzino e inciampava sui suoi piedi quando ballava.
last resort: è successo questa mattina
vive la lance: KEITH
vive la lance: QUELLO CHE SUCCEDE NELLA 4D RIMANE NELLA 4D
coo coo motherfuckers: oh ho ho ( ͡° ͜ʖ ͡°) 
uptown hunk: oh wow
LLunarGoddess: ci nascondi molti segreti, vero lance?
vive la lance: NON QUEL TIPO DI SEGRETI OH MIO DIO
Need-A-Hand: Lance, che intenzioni hai con mio fratello?
vive la lance: OOOOH MIO DIO
uptown hunk: non voglio sapere che cosa succede nella 4D
vive la lance: uccidetemi vi prego
vive la lance: lasciatemi morire
coo coo motherfuckers: no ci piace troppo torturarti
vive la lance: gremlin
coo coo motherfuckers: giraffa spilungona
coo coo motherfuckers: quindi ora che il tuo segreto è stato scoperto, c’è altro che dovremmo sapere?
vive la lance: PERCHÉ VI SEMBRA COSÌ IMPROBABILE CHE IO LEGGA??
uptown hunk: lance
uptown hunk: ti conosco da una cosa come tipo, 7 anni? 8?
vive la lance: più o meno sì
uptown hunk: in tutti questi anni, non credo di averti mai visto leggere un libro di tua spontanea volontà
vive la lance: INGANNO
vive la lance: (slealtà!)
vive la lance: OLTRAGGIO
vive la lance: (viltà!)
last resort: stai citando la canzone del re leone 2?
coo coo motherfuckers: sì
coo coo motherfuckers: la sta cantando proprio ora
Need-A-Hand: Come lo sai?
coo coo motherfuckers: potrei più o meno essere seduto sopra di lui
Need-A-Hand: Siete nella stessa stanza e scrivete in chat?
coo coo motherfuckers: uh sì certo
coo coo motherfuckers: dovevo condividere questo momento con voi
I-Mustache-u4ur-Soul: Io, per una volta, te ne sono grato
LLunarGoddess: pure io :’)
I-Mustache-u4ur-Soul: Grazie, Pidge
coo coo motherfuckers: quando volete B)
vive la lance: è entrato e mi ha fatto una foto A MIA INSAPUTA
vive la lance: e poi mi ha RUBATO IL LIBRO E MI SI È SEDUTO SOPRA
vive la lance: E ORA NON VUOLE ALZARE IL SUO CULO OSSUTO
vive la lance: MI DARÀ UN EMATOMA BRUTTA MERDINA
last resort: ti farai dare un ematoma?
uptown hunk: dare
coo coo motherfuckers
: hA! dare
I-Mustache-u4ur-Soul: Non penso che Pidge pesi abbastanza da lasciarti un ematoma
uptown hunk: non è pesante, fidati, lo lancio ovunque mentre balliamo
last resort
: sì ma lance è un bambino fragile
vive la lance: MA CHE COSA TI HO FATTO??
last resort: vuoi la lista in ordine alfabetico o cronologico?
coo coo motherfuckers: lol
coo coo motherfuckers: lance mi ha appena chiesto che cosa vuol dire cronologico
vive la lance: BUGIA
uptown hunk: aw amico
vive la lance
: IN OGNI CASO
vive la lance: mi sono già scusato per quella roba!
vive la lance: o forse tieni il rancore in quel tuo mullet impomatato che ti ritrovi?
last resort: pidge sei sicuro che stesse leggendo? Magari stava solo fissando le pagine. Teneva il libro dalla parte giusta almeno?
vive la lance: SO COME SI LEGGE BRUTTO STRONZO
last resort: ci crederò quando lo vedrò
uptown hunk: oh! lance può fare una lettura ad alta voce per noi alla festa!
LLunarGoddess
: ottima idea, Hunk!
I-Mustache-u4ur-Soul: Il buon vecchio momento delle storie!
LLunarGoddess: facciamo un pigiama party!
vive la lance: solo se si fa anche la lotta coi cuscini ;)
Need-A-Hand: Lance.
vive la lance: che C’È??
coo coo motherfuckers: amico sei inquietante
coo coo motherfuckers: come riesci a fare la Voce da Padre™ via messaggio??
uptown hunk: credo che sia la giusta combinazione di maiuscole e punteggiatura
LLunarGoddess
: lo fa sempre quando vuole sembrare serio
coo coo motherfuckers: quante volte prova a fare il serio con te, allura? ;)
vive la lance: già, cerca di punirti? ;)
last resort: vomito
I-Mustache-u4ur-Soul: Non capisco, perché Shiro dovrebbe volerla punire?
LLunarGoddess: mi riserverò gentilmente di non rispondere alla vostra serie di domande
Need-A-Hand: Pidge. Comportati bene.
coo coo motherfuckers: mi sono appena venuti i brividi
coo coo motherfuckers: la Voce da Padre™ è troppo potente
vive la lance: vero, ha appena rabbrividito
last resort: spiegatemi perché sono in questa chat.
uptown hunk: perché ora sei uno di noi, amico
coo coo motherfuckers: non puoi sfuggirci
vive la lance: ci ami ;)
last resort: per niente
Need-A-Hand: Ora capite con cosa devo avere a che fare
LLunarGoddess: non siamo così male quando ti ci abitui
I-Mustache-u4ur-Soul: Benvenuto in famiglia, Keith!

coo coo motherfuckers ha rinominato la conversazione “BBQ in famiglia – Menù del giorno: Lance arrosto”

vive la lance: EHI!
coo coo motherfuckers: ;)
Need-A-Hand: Che cosa leggi, Lance?
vive la lance: niente
coo coo motherfuckers: guida galattica per autostoppisti
Need-A-Hand: Keith, non è uno dei tuoi libri preferiti?
vive la lance: NO
last resort: sì
Need-A-Hand: Um?
uptown hunk: uuuh
LLunarGoddess
: mi sono persa qualcosa?
vive la lance: NON TI SEI PERSA NIENTE NON C’E NIENTE DA PERDERSI
I-Mustache-u4ur-Soul: La mia qui presente persona pensa che Lance-y protesti fin troppo
vive la lance: corAN WTF
I-Mustache-u4ur-Soul: 8{D
vive la lance: >:(
uptown hunk: pidge? qualche dettaglio?
coo coo motherfuckers: lance non vuole ammettere che sta leggendo questo libro perché gliel’ha detto keith
vive la lance: non mi ha DETTO di farlo!
last resort: gliel’ho solo consigliato
coo coo motherfuckers: okay
coo coo motherfuckers: errore mio
coo coo motherfuckers: sta leggendo perché keith gli ha CONSIGLIATO un libro
I-Mustache-u4ur-Soul: Capisco
LLunarGoddess: interessante
Need-A-Hand: Hmm
vive la lance: Non. Una. Parola.
last resort: io esco
vive la lance: OH NO
vive la lance: SE DEVO SOFFRIRE SOFFRIRAI ANCHE TU
uptown hunk: ehi keith, potresti consigliare a lance di pulire il nostro appartamento?
vive la lance: mi sono rotto
vive la lance: TUTTI VOI mi avete rotto
coo coo motherfuckers: torna a dormire piscialetto
vive la lance: LO FAREI SE QUALCUNO MI RIDESSE IL MIO LIBRO
Need-A-Hand: Pidge. Ridai a Lance il suo libro.
coo coo motherfuckers: ma papàààà D:
Need-A-Hand: Sta facendo una buona cosa, espande gli orizzonti della sua conoscenza e legge. Non interromperlo.
coo coo motherfuckers: ugh va bene
vive la lance: fottiti pidge
Need-A-Hand: Lance, torna a leggere.
vive la lance: non puoi dirmi cosa fare!
vive la lance: perché dovrei continuare a leggere dopo aver subito i vostri abuSI??
uptown hunk: ma lo farai non è vero?
vive la lance
: non è questo il punto hunk
last resort: ti piace finora?
vive la lance: … sì è okay
uptown hunk: aww
LLunarGoddess
: awww
Need-A-Hand: Awwww
I-Mustache-u4ur-Soul: Awwwww
coo coo motherfuckers: awwwwww
vive la lance: ZITTI

***

[ DOMENICA ]

Lance era in piedi con le mani sui fianchi, sporto in avanti. Keith teneva le braccia incrociate al petto, imitando la posa dell’altro. Tenevano le spalle incurvate e la fronte premuta l’una contro l’altra con così tanta forza da far male. Lance sentiva che Keith spingeva, ma anche lui spingeva con la stessa forza. Non si sarebbe mai fatto da parte per primo.

Keith lo guardava storto e lui lo guardava storto di ritorno. Nessuno dei due aveva sbattuto le palpebre per quasi due minuti. Lance lo sapeva. Stava contando. Non aveva molto altro da fare in quel silenzio.

Bussarono alla porta.

“Che c’è?!” Sbottarono all’unisono.

Keith si raddrizzò, facendo scattare la testa verso la porta. Lance non se l’aspettava. Stava ancora spingendo in avanti. Quindi, quando la forza opposta di Keith venne meno, si ritrovò a cadere improvvisamente in avanti. Keith fece un passo di lato con grazia e Lance incespicò in avanti di qualche passo, agitando le braccia e borbottando ingiurie, tentando di mantenere l’equilibrio.

Non ci riuscì. Cadde, atterrando su mani e ginocchia. “Keith, ma che cazzo?” Sbottò, alzando lo sguardo e scoccandogli un’occhiataccia.

Keith lo ignorò. “Che c’è, Shiro?”

Lance si sedette, incrociò braccia e gambe e ingobbì le spalle, tenendogli il muso. Come previsto, Shiro era sull’ingresso, una mano sullo stipite e l’altra sul pomello della porta, guardandoli entrambi con le sopracciglia alzate e le labbra strette. “Io, uh, volevo solo vedere come stavate, ragazzi. Vi abbiamo sentito urlare dal piano di sotto.”

“Va tutto bene.” Disse Keith nello stesso momento in cui parlò anche Lance.

“È colpa sua!”

Keith fece scattare la testa verso di lui per guardarlo male. “E come sarebbe colpa mia?”

Lance lo ignorò, tenendo fisso lo sguardo su Shiro mentre indicava l’altro. “È impossibile lavorare con lui! È pignolo! Urla! Non gli va mai bene niente! Non si può neanche scherzare!”

“Tu non prendi niente sul serio!”

“Sì invece! Sono passati tre giorni! Fammi respirare!”

“Continui a sbagliare cose che abbiamo già provato una dozzina di volte!”

“Chiudi un occhio!”

“Pensavo che dovessi imparare in fretta?”

“Vedi con cosa ho a che fare, Shiro?!” Ora stavano urlando entrambi. Lance riportò lo sguardo su Shiro, indicando Keith. “È una pigna in culo!”

Un piccolo sorriso spuntò sulle labbra del ragazzo più grande, e Shiro rilassò le sopracciglia. Si appoggiò allo stipite, le braccia incrociate al petto. “Figurati se non lo so. Ci sono cresciuto insieme.” Disse con fare scherzoso.

“Shiro!” Sbottò Keith.

Lui ridacchiò, scuotendo la testa. “È bello vedere che andate d’accordo.”

“Ma non è vero!” Urlarono nello stesso momento per poi guardarsi storto.

“Dico davvero, Shiro.” Disse Lance dopo un attimo, distogliendo lo sguardo da Keith. “Hai mai provato a lavorare con lui? È un insegnante ancora più esigente di Coran!”

Shiro inclinò la testa di lato, un’espressione pensierosa in volto. “A dirla tutta, sì. Ma non ricordo che fosse così cattivo.”

Keith sbuffò, scuotendo la testa per togliersi i capelli dal volto. Lance gli rivolse un’occhiataccia. Maledetto Keith. “Perché tu non sei un peso morto.”
“Ehi!” Lo guardarono entrambi: Keith con irritazione e Shiro con divertimento. Lance fu colpito all’improvviso dal pensiero che quei due erano fratelli. Erano cresciuti insieme. Non capiva come avesse fatto a non averlo notato prima. La dinamica che c’era tra loro era così ovvia in quel momento. Gli ricordava la sensazione che provava con i suoi fratelli.

Aveva sempre considerato Keith come uno snob che voleva fare il figo con un complesso di superiorità e un atteggiamento scostante. Però, ora che era vicino a Shiro, cominciava a notare anche qualcos’altro. Si immaginò un Keith più piccolo, testardo e musone, e uno Shiro divertito che lo prendeva in giro, punzecchiandolo. Un Keith serio e concentrato che cercava di mostrare a suo fratello maggiore le mosse di ballo che si era inventato. Forse sarebbe stato nervoso? Dopotutto, Shiro era bravo e forse Keith desiderava da morire la sua approvazione. Si immaginò Keith che sbottava con Shiro, sistemando le sue posizioni come faceva con Lance, le sopracciglia aggrottate e una smorfia sulle labbra per la concentrazione. Si immaginò come Shiro avrebbe riso e l’avrebbe preso in giro, facendolo infuriare in un modo che riusciva solo ai fratelli maggiori.

Stavano ancora parlando, ma non li aveva ascoltati.

“Fatemi vedere.” Disse all’improvviso, riportando la loro attenzione su di lui.

“Che cosa?” Chiese Keith, la voce atona e il volto apatico.

Lance sentì che stava ghignando e si mise a sedere con la schiena diritta, sollevando il mento. “Fatemi vedere un ballo che sapete fare.”

Keith aggrottò le sopracciglia. “Lance, non abbiamo tempo-”

“Non stavamo facendo niente in ogni caso. Shiro è già qui. Una pausa non ci farebbe male. Che problema c’è?” Inclinò la testa di lato, sollevando la spalla per toccarla con la testa, e incrociò il suo sguardo con un ghigno strafottente, tenendo le palpebre a mezz’asta. “A meno che tu non abbia pauuura-”

“Shiro.” Disse Keith, interrompendolo. Si girò verso suo fratello. Lance pensò che fosse estremamente divertente quante volte avesse funzionato quella frase. “Ti ricordi ancora la coreografia che abbiamo imparato l’anno scorso?”

“Quella di Michael Jackson?”

“Sì.”

“Credo di sì.”

“E allora facciamola.”

Shiro annuì, ghignando, ed entrò nella stanza. “E va bene. Ma se Allura ve lo chiede, vi sto aiutando ad appianare le vostre divergenze.”

Keith si avviò a passi pensanti verso il telefono, collegato alle casse, e indicò Lance. “Tu. Seduto. E in silenzio per una volta.”

Lance rise, stampandosi un ghigno strafottente sul volto, e quasi miagolò: “Sissignore.” Non si perse la leggera tensione attorno alle labbra di Keith, il modo in cui dilatava le narici o la sfumatura rosata che si era impadronita delle sue guance. Non sapeva cosa pensare a proposito, probabilmente era solo irritazione, quindi gli fece uno scherzoso saluto militare e si lasciò scivolare a terra, sedendosi contro lo specchio. Fece dei gesti ampi mentre i due si posizionavano al centro della stanza. “Okay, SORPRENDETEMI!”

Keith alzò gli occhi al cielo, ma Shiro sorrise.

Si mossero quando iniziò la musica. Non era sicuro di quello che si stesse aspettando, ma non ne fu deluso. Non era niente di eclatante o appariscente, niente di veloce o scatenato. Ma nell’insieme ci stava, con quei movimenti piccoli e veloci perfettamente in sincrono e a tempo con l’altro. Si concentravano principalmente sulle gambe e sulle angolature del corpo, ma ci mettevano anche le braccia, aggiungendo movimenti lenti ai loro passi veloci.

Oggettivamente parlando, Keith e Shiro non si assomigliavano per niente. Sì, certo, entrambi avevano un qualche tipo di origine asiatica, ma i loro tratti somatici non si assomigliavano per niente. Capelli scuri, occhi scuri, non aveva importanza. I loro volti non si assomigliavano affatto e neanche la loro corporatura, a dispetto del fatto che ovviamente si allenavano entrambi. Ma mentre li guardava ballare insieme, lo colpì quanto… fossero simili. Era ovvio che fossero fratelli, anche se non di sangue.

Erano entrambi dannatamente bellissimi e quella rivelazione lo colpì come un guidatore sedicenne che faceva gli 85 Km/h in autostrada. Gli mozzò il fiato. Lo lasciò morto sul ciglio della strada. Piatto come un pancake e sanguinante. Non c’era bisogno di chiamare un’ambulanza perché ormai era andato. Sapeva da sempre che Shiro era attraente. Avrebbe dovuto essere cieco per non ammetterlo. Cioè, anche se fosse stato etero sarebbe stato in grado di dire che era un uomo bellissimo. Non era quella parte della rivelazione che l’aveva lasciato inebetito.

No, quell’onore era di Keith.

Maledetto Keith.
Peccato che la sua personalità era una merda.

Dovrebbe essere illegale farli ballare insieme. Decisamente illegale. Arrestateli, ragazzi! Sbatteteli in gattabuia! Buttate via la chiave! Lasciateli marcire in un sotterraneo per sempre per espiare i loro crimini.

Quando ebbero finito, si ricordò di quanto fosse a suo agio con la sua sessualità. Le sue ossa si erano tramutate in gelatina e il suo stomaco stava facendo delle strane piccole capriole come se fosse su un trampolino, ma ehi, almeno Lance riusciva di nuovo a respirare. Era abbastanza sicuro di essere a bocca aperta, però.

“Fai un video, durerà di più.” Disse Keith, facendo un sorrisino. Maledizione, fottuto Keith. Lance non avrebbe dovuto essere arrabbiato con lui?

Lance si domandò se Allura li avesse mai visti ballare. Tirò fuori il suo cellulare. “Posso?”

Keith alzò gli occhi al cielo, spingendolo mentre si incamminava verso il suo telefono. Shiro si limitò a ridere.

*** 

 

[ LUNEDÌ ]

“Oddio, adesso vorrei un sacco prendermi un milkshake.” Disse Lance, allungando le braccia sopra la testa.

Keith emise uno sbuffo dal naso, distogliendo lo sguardo quando la maglia dell’altro si sollevò, esponendo la pelle abbronzata. Lance si sarebbe divertito fin troppo se l’avesse beccato a guardarlo. Anche se era una reazione naturale guardare verso un movimento. Era fin troppo cliché e si rifiutava di cedere.

Era lui oppure faceva caldo lì sulle scale? Sentiva la gola stranamente secca. Doveva essere disidratato. Avevano appena finito un allenamento molto intenso. Forse il loro allenamento più produttivo finora. La coreografia non era affatto completa, ma ci avevano lavorato parecchio e non si erano messi a urlarsi addosso come al loro solito. Sembrava un passo avanti.

“Ti alleni e vuoi subito un milkshake.”

“Uh, sì? Bilancia le calorie, decisamente. Carboidrati? Zuccheri? Non lo so. Funziona, okay?” Disse, e Keith ringraziò il fatto che le sue braccia ritornarono lungo i fianchi. Stavano scendendo le scale della scuola di ballo. Beh, Keith stava camminando. Lance sembrava più che si stesse trascinando a fatica, sforzandosi e appoggiando troppo il peso a ogni passo.

Keith alzò gli occhi al cielo. “Non funziona così.”

“Oh ma davvero? Come faresti a saperlo tu? Sei un nutrizionista, Keith? Sei un medico? Devo chiamarti dottor Keith da adesso in poi?” Si portò la mano all’orecchio a mo’ di telefono e fece una voce acuta e vivace da segretaria. “Pronto? Chiamata per il dottor Keith. Venga, dottore. Abbiamo bisogno di lei per un’operazione. È un’emergenza. Il paziente? Oh, si tratta di lei. È in lista per un’immediata asportazione di mullet. Non possiamo attendere! Bisogna agire subito! Già che ci siamo, potremmo estrarre anche il palo che si ritrova su per il culo. È incastrato talmente a fondo che un’operazione è l’unica via possibile.”
Keith non riuscì a trattenersi. Rise, piegando la testa all’indietro e afferrando il corrimano per tenersi in equilibrio. Gli ci volle un momento prima di riprendere a camminare. Quando si voltò verso Lance, stava ghignando. “E tu saresti il chirurgo?”

Lance annuì con aria saggia, serio. “Certo. Lo farei per te, Keith.”

Keith alzò gli occhi al cielo e fece del suo meglio per tenere a bada il suo ghigno. Fu abbastanza sicuro di aver fallito, quindi saltò i gradini a due a due per distanziarsi da Lance. “Bene! Così potrò fare causa all’ospedale per negligenza e fare una fortuna!”

“Ehi! Sarei un bravo medico! Salverei quella tua stupida testona dal malvagio mullet che te la sta consumando.” Lo rimbeccò con la risata nella voce, buttandosi giù a rotta di collo dalle scale per seguirlo.

“Sei un medico o un esorcista?”

Keith non capì bene in che modo finirono per fare a gara per scendere il resto delle scale. Era una cosa che succedeva il più delle volte: un tacito accordo suggellato da una scintilla negli occhi di Lance e un piccolo sorrisino di Keith. Aveva smesso di farsi domande.

Vinse, ma Lance poggiò i piedi a terra poco dopo di lui.

“Sul serio, però, non ti è mai venuta voglia di farti un milkshake o un gelato o qualcosa di buono dopo un allenamento?”

Keith scrollò le spalle. “Non bevo un milkshake da anni.” Mosse qualche passo prima di accorgersi che Lance si era fermato. Si girò per guardarlo, inarcando un sopracciglio. “Che c’è?”

“Cosa vuoi dire?” Chiese Lance, boccheggiando.

“Che non bevo un milkshake da anni.”

“Neanche un milkshake da Cookout?”

“Nono.”

“Mai?”

“Mai.”

“Mai mai?”

“Lance-”

“Oh no, no no no no, dobbiamo rimediare subito.” All’improvviso, Lance lo superò e gli afferrò il polso, trascinandolo lungo il corridoio verso l’ingresso principale.

Keith aggrottò le sopracciglia. La sua moto era parcheggiata sul retro. “Lance, dove stiamo-”

“Ti ho detto che dobbiamo rimediare!” Disse, trascinandolo davanti a un Coran molto confuso, che stava appendendo volantini alla bacheca principale. “Ciao, Coran. Ci vediamo, Coran.”

Li osservò allontanarsi, tenendo le sopracciglia alzate. Sollevò una mano. “Ciao, ragazzi. Ci vediamo, ragazzi.”

Keith gli rivolse un’occhiata supplichevole, ma Coran si limitò a sorridere e scrollare le spalle. Bell’aiuto.

Lance lo trascinò fuori, aprendo con slancio il portone con più forza del necessario. “Hunk, Pidge!” Li chiamò, trascinando Keith lungo il parcheggio. I due in questione erano di fianco a una macchina gialla dall’aspetto usurato. Hunk ci era appoggiato contro, le braccia incrociate al petto, e Pidge era seduto nel bagagliaio a gambe incrociate. Sollevarono entrambi lo sguardo quando li videro avvicinarsi.

“Uh, che succede, Lance?” Gli chiese Hunk, occhieggiando Keith con curiosità. Keith gli rivolse la stessa occhiata supplichevole e impotente che aveva fatto a Coran. Riuscì a ottenere un po’ di compassione da parte di Hunk, a giudicare dalla sua espressione.

“Oh fantastico, che succede questa volta?” Disse Pidge.

Si fermarono di fronte a loro e Lance gli rivolse un’occhiataccia, le labbra strette in un broncio. “Ehi, mi sento offeso.”

“Cambierò tono quando migliorerai come tenere conto delle tue idee improvvise.”

“Antipatico.”

“Quindi… Lance. Keith? Che succede?” Disse Hunk, riportandoli sull’argomento della conversazione.

“Giusto. Riuscite a credere che questo ragazzo non ha mai preso un milkshake da Cookout?” Disse Lance, incredulo, sollevando il polso di Keith e sventolandolo. “Mai! Proprio mai mai! Dobbiamo rimediare a questa mancanza. Tipo, adesso!”

Hunk ghignò. “Una capatina da Cookout? Mi andrebbe un milkshake.”

“Hunk, amico mio! Amicone! È proprio di questo che stavo parlando!” Disse Lance, ghignando, e gli diede una pacca sulla spalla. Finalmente lasciò andare il polso di Keith, che se lo portò a sé, massaggiandoselo con fare assente.

Keith aggrottò le sopracciglia, serrando le labbra. “Ho per caso voce in capitolo?”

“Per niente!” Disse Lance, quasi cantando.

“Scusaci, amico.” Disse Hunk, ma non sembrava né suonava per niente dispiaciuto. Estrasse le chiavi dalla tasca e aprì l’auto. “Okay, tutti a bordo. Abbiamo una missione!”

Lance e Hunk avevano già aperto la loro portiera, ma Pidge parlò. Non si era mosso dal suo trespolo sul bagagliaio. “Keith, tu sei intollerante al lattosio.” Disse in tono piatto, rivolgendogli un’occhiata.

Il ragazzo sospirò, il volto distorto in un qualcosa di involontario, e scrollò le spalle, impotente. “Non è stata una mia idea.”

“Che cosa?” Lance quasi urlò, facendoli sobbalzare entrambi. Fissò Keith con occhi spalancati. “Sei intollerante al lattosio?!”

“Uh, sì?”

“E PERCHÉ NON ME L’HAI DETTO?”

Keith scrollò di nuovo le spalle. “Non me ne hai dato il tempo.”

“Ma…! Che mi dici di- Vuol dire che-? Hunk? Keith!” Piagnucolava e si stava impappinando, agitando le braccia e facendo gesti ampi, aprendo e chiudendo la bocca. Emise un sacco di suoni che probabilmente dovevano essere parole, ma non lo erano affatto. Il suo volto venne attraversato da circa venti emozioni diverse, poi abbandonò le braccia lungo i fianchi, rilassò le spalle e si sgonfiò. Teneva di nuovo il muso. “Significa niente milkshake?” Disse con una vocina da bambino piena di delusione.
Maledizione. Com’era possibile che Keith si ritrovasse invischiato in queste situazioni?

Sentendosi incredibilmente a disagio di fronte a quel piccolo broncio che sembrava così fuori posto sul suo volto, Keith si agitò. Si grattò la nuca, distogliendo lo sguardo. “Beh, insomma, ho le mie pastiglie. Non dovrebbe essere un problema-”

“Davvero?” Lance si riprese fottutamente in fretta, e Keith capì che non ne sarebbe uscito.

Sospirò, e fu il suo turno di sentirsi sconfitto. “Sì, immagino.”

Lance saltò, fece un salto sul serio, e alzò un pugno verso il cielo. “Sì!”

Pidge rivolse a Keith un sorrisino soddisfatto e scese dal bagagliaio con occhi scintillanti. Keith gli scoccò un’occhiataccia. Cattivissima. Sfidandolo a dire qualcosa. Fortunatamente, rimase in silenzio.

Dieci minuti più tardi, dopo un litigio di due minuti per il cavo aux (vinto da Lance), il fastidioso rimbombo di Milkshake di Kelis (che Lance e Hunk cantarono ad alta voce con fare teatrale e i finestrini abbassati, mentre Pidge e Keith borbottavano), un altro litigio per il fatto che Lance voleva rimettere la stessa canzone e Pidge che per poco non andò nei sedili dietro per strappargli il cavo (Pidge vinse e Lance si lamentò), e molti altri minuti passati con la musica di Pidge che copriva le proteste di Lance (scelse Kamelot, e Keith pensò che tutto sommato era abbastanza soft come canzone, considerato cosa avrebbe potuto scegliere tra i suoi brani preferiti), arrivarono a Cookout.

“Che gusto vuoi?” Gli chiese Lance, spalmandosi sui sedili posteriori e buttandosi un po’ troppo addosso a Keith. Non che potesse scacciarlo, però. Il tabellone con il menù si trovava dal suo lato della macchina. Probabilmente Lance voleva solo leggerlo.

Keith scrollò le spalle, appoggiandosi alla portella. “Non saprei.” Esitò. Non prendeva un milkshake da quando aveva 13 anni. Che gusti esistevano? “Vaniglia?”

Lance lo guardò apatico, per niente impressionato. “Vaniglia? Serio?”

“Che c’è?” Ribatté stizzito. “È un classico.” Lo era, non è vero? “Cioccolato?”

Lance gemette, afflosciandosi un poco. “Keeeeith, daiiii.”

“Cosa ti va bene, allora?”

“Qualunque cosa! Guarda!” Lance si sporse su di lui, indicando il tabellone dal finestrino. Keith poteva sentire il suo profumo. Sapeva di calore e sudore, deodorante e semplicemente di… Lance. Tutto sommato, avrebbe dovuto puzzare, ma non era così. Il che lo mise leggermente a disagio. “Guarda tutti quei gusti! Sono così fancy!”

I’m so fancy…” Canticchiò piano Hunk dal sedile del guidatore. La macchina di fronte a loro si mosse e avanzarono di un posto.

“Lance, non è una buona risposta-”

“A dirla tutta,” si intromise Pidge, “lo è, circa. Li chiamano milkshake ‘fancy’.” Keith guardò il menù e, huh, ma non mi dire. “In ogni caso, hanno ogni gusto esistente sulla faccia della terra, sempre che ne esistano 46, e puoi mischiarli e combinarli tra loro. Puoi prendere qualunque cosa.”

Keith sentì le labbra storcersi in un broncio. C’era… fin troppa scelta. Tutte quelle lettere erano un’unica macchia indistinta. C’erano fin troppi gusti perché riuscisse a concentrarsi su uno solo, figurarsi leggerli e analizzare le possibilità. La macchina avanzò e Hunk si fermò di fianco al microfono.

“Buongiorno, come state?” Disse la voce, gracchiante. Keith non aveva ancora idea di cosa voleva. Quale poteva essere una buona scelta? Alcuni di quei gusti avevano dei nomi ridicoli. E Lance gli era ancora addosso, fissando intensamente il tabellone con le sopracciglia aggrottate e le labbra storte per la concentrazione.

“Bene, e tu?” Disse Hunk, allegro.

“Bene, grazie. Cosa posso prepararvi?”

“Io prendo un milkshake cioccolato, banana e ananas.”

Keith arricciò il naso, storcendo le labbra. Lance notò la sua espressione con la coda dell’occhio e fece un sorrisino. “Disgustoso, vero?” Sussurrò in modo che il microfono non captasse la sua voce.

“Ma è buono almeno?”

Pidge diede una pacca al braccio di Hunk. “Un adorabile strambo, ma pur sempre uno strambo. Sono convinto del fatto che lo ordini in modo che non glielo freghiamo.” Hunk emise uno sbuffo dal naso, ma sorrise quando indicò Pidge. “Caffè e oreo.”

Hunk ripeté l’ordine, poi puntò con il pollice dietro la spalla. “Lance?”

Lance appoggiò una mano sullo schienale del sedile di Hunk, l’altra ben salda tra lui e Keith, e si sporse in avanti. “Ummmm, Reese’s Cup, no- crema al caramello, no! Stracciatella alla menta.”

Hunk gemette. “Deciditiiii.”

“Stracciatella alla menta, allora.” Dovette aver scorto di nuovo l’espressione di Keith con la coda dell’occhio perché gli rivolse un’occhiataccia scherzosa. “Che c’è?”

“Stracciatella alla menta? Davvero?” Teneva le labbra arricciate.

Lance sussultò ad alta voce, portandosi una mano al petto e spostandosi all’indietro, finalmente. “Keith! Sei uno di quei pagani, non è vero?”

Keith emise una risata nasale. “Potrei dire lo stesso di te.”

“La stracciatella alla menta è un dono del cielo!”

“Allora sono felice di andare all’inferno.”

Sapevo che eri un demone! La tua amicizia con Pidge ha così tanto senso ora.”

Pidge rise, scambiandosi un sorrisino con Keith.

“Non per interrompervi né niente, ma tu cosa vuoi, Keith?” Disse Hunk, guardandolo nello specchietto retrovisore.

“Uh.” Keith si concentrò di nuovo sul menù, posando lo sguardo sulla prima cosa che non gli sembrasse terribile. “Dolce alle pesche?”

La sua scelta gli fece guadagnare un paio di “ooo” curiosi.

“Coraggioso.” Disse Pidge.

“Ti piace il rischio, huh, mullet?” Aggiunse Lance, pungolandolo con il gomito.

Ritirarono i loro milkshake e Hunk insistette per pagare, mettendo a tacere i tentativi di Keith di allungargli un paio di dollari. Tornarono alla scuola di ballo con la musica metal di Pidge che rimbombava dalla radio, gustandosi i loro milkshake con una cannuccia o un cucchiaio. Lance emetteva suoni inappropriati e orrendi a ogni boccone, svaccato sul sedile con la testa riversa all’indietro. Keith si girò sul posto e gli allungò un calcio, guadagnandosi un urlo indignato, ma sorrisero entrambi.

“Com’è?” Gli chiese Lance, facendo un cenno al suo milkshake. I suoi occhi azzurri erano grandi e luminosi e stupidamente innocenti nel loro entusiasmo.

Keith scrollò le spalle, guardando fuori dal finestrino. “Non è male.”

“Keeeeith!”

A dire la verità, era buono, ma non voleva dargliela vinta così facilmente. Fintantoché si ricordava di prendere la sua pillola, non sarebbe stato male.

Lance lo punzecchiò con il dito e Keith gli schiaffò via la mano. Finirono per darsi schiaffi e calci fino a quando Pidge non si tolse la cintura di sicurezza e si inerpicò nei sedili posteriori, ignorando le proteste di Hunk. Si sedette in mezzo a loro, divincolandosi e tirandogli gomitate fino a quando non ebbe trovato una posizione comoda. Hunk borbottò contro tutti loro, lamentandosi del fatto che ora si sentiva un autista. Il che, ovviamente, fece sì che tutti loro si mettessero a parlare con un altezzoso accento britannico fingendo di guidare.

Keith si dimenticò della pillola. Non era una buona cosa. Ma non riuscì a rimpiangere il fatto di essere uscito con loro.

***

[ MARTEDÌ ]

“Dai, Keith, buttati e basta!” Disse Lance, dando un colpetto alla spalla di Keith con la sua.

Keith si mosse appena. “No no.”

“Keith!” Si lamentò Lance, e Keith era sicuro che se l’avesse guardato lo avrebbe visto imbronciato. Fortuna che non intendeva farlo. Tenne gli occhi fissi su Hunk. Stava ballando al centro di un blando cerchio di persone, intento in una sorta di gara con un paio di tipi che si erano uniti a loro. Sembrava che non gli avesse dato fastidio. Rideva e gli andava dietro, scambiandosi mosse di ballo.

“No.” Ripeté Keith.

“Che senso ha uscire con noi se non balli?”

Keith si era posto la stessa domanda. Pensava che il motivo per cui non aveva rifiutato era perché gliel’avevano chiesto Hunk e Pidge. Hunk gli piaceva e gli mancava uscire con Pidge. Se gliel’avesse chiesto Lance, probabilmente avrebbe detto no. Quel tipo era più che insopportabile e Keith odiava dargliela vinta. Gli sembrava che fosse come incoraggiare le cattive abitudini di bambini o animali. Avrebbe detto no solo per principio. Non sarebbe stato lì, impacciato e in disparte mentre Hunk, Pidge e Lance si lanciavano a turno dentro quel cerchio muovendosi sulla musica in qualunque modo gli sembrasse buono.

Sfortunatamente, gliel’avevano chiesto Pidge e Hunk, quindi Keith aveva detto sì. E ora doveva sopportare le costanti provocazioni di Lance.

Keith scrollò le spalle, ma non rispose, guadagnandosi uno sbuffo da parte di Lance.

“Non ti capisco.” Disse, incrociando le braccia al petto e girandosi per non guardarlo. “Fai tutto il superiore quando si tratta di ballare, sei bravo, ma non… balli!”

Keith lo guardò di sbieco, le labbra arricciate in un sorrisino. “Era forse un complimento quello?”

Lance strabuzzò gli occhi in modo comico, imbronciando le labbra, e sbuffò di nuovo. “Non cambiare discorso, David Bowie!”

Keith inclinò la testa di lato, fingendosi pensieroso. “Sai, lui non mi dispiace così tanto.”

Lance sospirò, grattandosi la nuca e tenendo una mano sul fianco. “Già, non è uno dei miei soprannomi migliori. Voglio dire, a chi non piacerebbe essere comparato a David Bowie?”

“Esatto.”

La canzone cambiò e partì un breve motivetto durante il quale i ragazzi strinsero la mano di Hunk e si allontanarono dal cerchio. Hunk li salutò con la mano con un grande sorriso. Alla canzone successiva, Lance drizzò la testa. Era qualcosa della nuova playlist di Matt, questa era l’unica cosa che Keith sapeva. Era la prima volta che la sentiva, ma non era una novità. Non era che stesse dietro alla musica di Matt.

“Tocca a me!” Annunciò Lance, scattando improvvisamente in avanti. Diede le spalle a Hunk, piegandosi in avanti e strusciando il culo su di lui in modo comico e teatrale. Hunk alzò le mani, ridendo mentre Lance lo spingeva fuori dal cerchio. Poi, si fermò in una posa drammatica, mantenendola per appena un secondo prima di iniziare a ballare.

Keith rimase… impressionato. E se avesse dovuto essere onesto, era pure un po’ geloso. Sembrava che Lance non pensasse neanche a come si muoveva. Non si perdeva nei suoi pensieri come faceva Keith. Ballava e basta. Sembrava così libero e naturale, e Keith non poteva fare a meno di sentirsi attirato da quello spettacolo. Non l’avrebbe mai ammesso a Lance, l’ego di quel ragazzo era già abbastanza grande di suo, ma gli piaceva guardarlo ballare.

Finché non lo vide occhieggiare un gruppo di ragazze che lo stava guardando, facendo loro il gesto della pistola e mostrando i muscoli mentre ballava. Keith sospirò, alzando gli occhi al cielo. Perché diavolo frequentava un tipo del genere? Non vedeva quanto era imbarazzante? A quanto pareva no, dato che si era messo a ridere di fronte al due di picche rivolgendo loro un sorriso provocante, riprendendo a ballare.

“Prima che tu ce lo chieda, fa sempre così.” Disse Pidge, raggiungendolo e mettendosi di fianco a lui con le braccia incrociate al petto. Keith abbassò lo sguardo su di lui, ma Pidge stava osservando Lance con un piccolo e dolce sorriso sulle labbra. “Ma ti giuro che ti ci affezioni.”

Keith scosse la testa. “Non capisco come tu sia riuscito a sopportarlo così a lungo.”

Pidge sollevò il mento per guardarlo, il sorriso ora più malizioso. “Sono rimasto incastrato con te molto di più. La dice lunga sulla mia pazienza.”

Keith sbuffò col naso, alzando gli occhi al cielo. “Dovevi. Ero il tuo unico alleato contro Matt e Shiro.”

Pidge mormorò pensieroso, inclinando la testa all’indietro per guardare all’insù con fare assente. “Gli abbiamo reso la vita un inferno, vero?”

Keith fece un sorrisino. “Lo spero proprio.”

“Quiiiiindi…” A Keith non piacque il modo in cui lo disse. “Ti deciderai a ballare?”

“No.”

“È tipo il motivo per cui veniamo qui.”

Keith si strinse nelle spalle. “Non conosco le canzoni.”

“Quindi mi stai dicendo che se mettessi qualcosa che conosci, balleresti?”

“Non ho detto-”

“Ascolta, Keith, puoi evitare di sparare cazzate con me, okay?” Keith lo guardò con le sopracciglia alzate. Pidge lo stava fissando con le labbra strette in un piccolo broncio. “So che non ti piace ballare di fronte alla gente quando non hai preparato niente, sai? Potrai anche ingannare Lance con la tua sceneggiata da emarginato misterioso, ma non me. Ti conosco da troppo tempo.”

Il volto di Keith si storse in una smorfia e distolse lo sguardo. “Quindi sai che non ballerò.”

“Andiaaamo, Keith.” Disse Pidge, urtando la sua anca con la sua. Era un gesto terribilmente simile, ma diverso, a quello che faceva Lance; Pidge non lo riempiva di irritazione quando lo faceva. “Siamo venuti qui fuori per ballare. Devi farlo almeno una volta. Lance non ti lascerà mai in pace fino a quando non lo farai.”

Keith sbuffò con il naso, alzando gli occhi al cielo. “Posso gestirlo.”

“Andiamo, amico.” E Hunk fu lì all’improvviso, poggiandogli una mano sulla spalla. Di solito Keith non amava molto il contatto fisico, ma c’era qualcosa in Hunk che lo faceva rilassare e scoprì che non gli dispiaceva più di tanto.

Alzò lo sguardo su di lui, tenendo le labbra leggermente imbronciate mentre cercava di mantenere un’espressione neutra. “Da quanto sei qui?”

Hunk scrollò le spalle, lasciando cadere la mano, e si grattò una guancia rivolgendogli un sorriso imbarazzato. “Non molto, ma Pidge mi aveva già detto del tuo, uh, blocco con il freestyle.”

Keith lanciò un’occhiataccia a Pidge, e questi fece un passo indietro tenendo le mani alzate con fare difensivo, e ghignò. “Woah, buono, prima che ti arrabbi con me, sappi che ci si può fidare di Hunk.”

Keith guardò nuovamente Hunk, scettico. Ma il ragazzo si limitò a ridere, incrociando le braccia al petto. “Non ti preoccupare, non ti prenderò in giro né niente. Non lo dirò neanche a Lance, se è questo che ti preoccupa.”

“Perché mi dovrebbe importare se lo venisse a sapere Lance?” Gli uscì fuori un po’ più difensivo di quello che pensava. Non riusciva a pensare a un buon motivo per cui avrebbe dovuto preoccuparsene, ma se lo sentiva dentro che non voleva che Lance lo sapesse.

“Perché ti prenderebbe sicuramente in giro e ti spingerebbe a uscire dal tuo guscio.” Disse Pidge come un dato di fatto.

Oh, giusto. Ecco perché.

“Ma dovresti assolutamente fare qualcosa.” Disse Hunk, facendo un cenno verso il centro del cerchio. “Divertirti un po’. È l’unico motivo per cui siamo qui. Sai, rilassarsi, ballare in un ambiente diverso, divertirsi con gli amici.”

“Già.” Disse Keith, scuotendo la testa. “Non è proprio… la mia cosa.” Mosse la mano in giro indicando il posto dove stava ballando Lance.

“E allora rendiamola la tua cosa.” Disse Pidge, sparendo improvvisamente da dove si trovava di fianco a lui.

Keith si girò e vide che si stava incamminando verso il telefono, collegato alle casse. “Pidge,” disse in tono basso e guardingo, “cosa stai facendo?”

Pidge sollevò lo sguardo su di lui, un ghigno in volto. “Ti ricordi la canzone Happy degli C2C che hai coreografato per noi un paio di anni fa?”

Keith si lambiccò il cervello. Annuì lentamente. “Sì.”

Pidge inclinò la testa di lato, gli occhi spalancati e pieni di malizia. “E la sapresti ballare?”

“No?”

“Keith.”

Sospirò. “Sì.”

“Bene! Perché me la ricordo anch’io. Andiamo, asociale. Facciamo vedere a queste schiappe di che cosa siamo capaci.” Poi picchiettò sul telefono e cambiò la canzone. La differenza fu immediatamente ovvia. Erano passati da un remix upbeat a qualcosa di più dolce, veloce e cantato.

Lance emise un verso stupito e, quando sollevò lo sguardo, li fissò indignato con le labbra strette in un broncio. Si mise le mani sui fianchi, spostando il peso di lato. “Pidge! Ma che diavolo-”

“Spostati, spilungone.” Disse, afferrando Keith per il polso e trascinandolo nel cerchio.

Gli occhi di Lance erano concentrati su Keith, e la rabbia si trasformò in un che di sorpreso. Alzò le mani, indietreggiando per lasciargli spazio. Quel ghigno strafottente che Keith odiava era ancora stampato sul suo volto. “Okay, okay, ma solo perché questa la devo vedere.” E il modo in cui lo disse non suonava per niente come un complimento. Keith gli rivolse un’occhiataccia, ma il ghigno di lui si fece ancora più grande. “Fammi vedere di cosa sei fatto, Keithy boy.”

E Keith aprì la bocca per dire qualcosa, ma Pidge lo strattonò per il braccio, costringendolo a voltarsi per guardarlo. Le sue gambe si stavano già muovendo facendo piccoli passi che a malapena si vedevano seguendo quel ritmo veloce. Puntò con due dita i suoi occhi e poi fece scattare il braccio per indicare Keith.

“Concentrati Keith.” Disse, il volto pieno di determinazione. Le sue labbra erano tirate in un piccolo ghigno. “Ce la possiamo fare.”

Keith prese un lungo respiro ed esalò lentamente. Ora anche lui stava muovendo i piedi, imitando i piccoli e veloci passi di Pidge. Sentì il suo volto rilassarsi e le sue labbra si distesero in un piccolo sorriso. “Sì, ce la possiamo fare.”

Il ghigno di Pidge si allargò ancora un po’, e alzò le braccia per un doppio cinque. Keith batté le mani sulle sue e scoppiarono entrambi a ridere, scrollando le braccia e il torso per l’anticipazione indietreggiando con quei piccoli passi veloci. Si misero l’uno di fianco all’altro, rivolti in avanti.

A dirla tutta, Keith non era sicuro di ricordarsi del tutto quel ballo, ma più la musica andava e più poteva sentire che gli tornava in mente. L’adrenalina prese il sopravvento per l’anticipazione, e proprio quando sentirono scandire il tempo, il suo corpo si mosse nella posizione giusta: un passo avanti e indietro, e le braccia infuori. Poi seguirono il ritmo con movimenti veloci e precisi, impetuosi e netti, enfatizzando il tempo della canzone. Unì le gambe al movimento, ballando al suono particolare e vibrante del pezzo.

Con la coda dell’occhio vide che anche Pidge stava ballando in sincrono con lui. Aveva coreografato la canzone un paio di anni prima, quando si era messo sul serio e a sperimentare come coreografo. Shiro gli aveva fatto notare come preparare un ballo per due fosse diverso da prepararlo per una sola persona, e gli aveva proposto la sfida di creare una coreografia che unisse i punti di forza del suo stile e di quello di Pidge. Pensò che non aveva fatto un brutto lavoro. Anche Pidge l’aveva pensata come lui e si era sforzato al massimo per imparare la sua coreografia a memoria. Credeva che se la sarebbe dimenticata, ma non avrebbe dovuto dubitare delle abilità mentali di Pidge.

Quel ballo era incalzante con una serie di movimenti veloci e netti e passi precisi. Ma era divertente. C’era un tocco di giocosità in quella coreografia che si intravedeva solo perché l’aveva creata per lui e Pidge. Ci avevano messo settimane per impararla alla perfezione, e la loro sinergia gli fece affiorare una gioia scoppiettante che non sentiva da tempo nel ballo.

Ballare con Lance era divertente quando azzeccava le mosse. Quando voleva, Lance riusciva a stargli dietro, fermandosi nelle pose giuste al momento giusto e rimanendo in sincrono con lui alla perfezione.

Ma con Pidge era diverso. Si fidava di Pidge. Conosceva Pidge. Pidge conosceva lui. Sapeva di potersi fidare del fatto che avrebbe eseguito ogni gesto alla perfezione, a dispetto di quanto potessero essere veloci. Quel ballo era un mix perfetto dei loro due stili, ma la sinergia che lo rendeva vivo non veniva semplicemente dal conoscere la coreografia. Veniva da due amici che facevano qualcosa che amavano insieme.

Quando la canzone entrò nel vivo, presero il volo. Rimbalzarono da un piede all’altro con movimenti rapidi perfettamente allineati. Batterono le mani e calciarono e si girarono. Rimbalzarono dalle punte ai talloni con passi veloci e rollando i fianchi.

Il pubblico stava urlando. Facevano casino e li incitavano, ma il rumore si confondeva con la musica. Keith ghignò. Sentiva le guance indolenzite. Si scambiò un’occhiata con Pidge e vide che sorrideva tanto quanto lui, tenendo le braccia sollevate e muovendo i piedi. Nella canzone c’era una sorta di melodia e si misero a ridere, preparandosi alla parte successiva con piccole mosse come fingere di suonare un pianoforte, battendo i piedi, facendo crescere l’aspettativa.

Da quel momento in poi le loro mosse si fecero meno precise. La loro sincronizzazione perfetta andò in pezzi quando si misero a ridere e iniziarono a farsi trascinare davvero dalla canzone. Sembrò che il pubblico fosse sparito. Eppure, nonostante non fossero in sincrono, sembrava che non importasse. Eseguirono le stesse mosse abbozzate e i loro sorrisi le resero vere.

Per una volta, a Keith non importò che la loro coreografia andasse in malora, traballante e in pezzi fino a quando non si sincronizzarono di nuovo ricordandosi il seguito. Si stava solo… divertendo.

Quando trillarono le ultime note di pianoforte, si esibirono in passi e movenze ampi ed esagerati, arretrando e inginocchiandosi, incrociando le braccia sulle ginocchia. E con l’ultima nota, chinarono il capo.

Il pubblico era urlante e Keith sollevò la testa, rendendosi conto che era la prima volta che si guardava intorno. Si rimise in piedi, piroettando un poco per guardare il pubblico. Si sentiva il volto accaldato. Non era abituato a esibirsi di fronte a della gente. Tutti lo stavano guardando, ma non riconobbe nessuno.

Poi incontrò lo sguardo di un paio di occhi che conosceva.

Il ghigno di Lance era abbagliante nel sole del pomeriggio. Il sorriso gli prendeva anche gli occhi, e Keith sapeva che quel sorriso doveva far male. Era impossibile altrimenti. E la forza di quello sguardo era concentrata solo su Keith. Stava dondolando sui talloni, tirando schiaffi al braccio di Hunk senza tregua. Muoveva le labbra, dicendo qualcosa che Keith non poteva sentire. Sembrava che a Hunk non importasse. Teneva il telefono di Pidge in mano e lo fissava con attenzione. Poi sollevò lo sguardo e seguì gli occhi di Lance fino a Keith; il suo volto si allargò in un sorriso e gli rivolse un pollice all’insù.
Dio, ma che avevano tutti in quel gruppo con i sorrisi raggianti? Erano così… amichevoli.

Prima che potesse rifletterci troppo, Pidge gli si buttò addosso. Saltò e gli si arrampicò in spalla, e Keith incespicò per ritrovare l’equilibrio.

“Keith! È stato fantastico!” Gli urlò nell’orecchio, sistemandosi sulla sua schiena e avviluppandogli le gambe intorno alla vita. Gli passò una mano intorno alle spalle e puntò il pugno verso il cielo. “Dovremmo farlo più spesso! È stato fantastico!”

Keith ridacchiò ad alta voce, senza trattenersi, e fece un saltello per sistemare meglio il peso di Pidge, passando le braccia intorno alle sue gambe per tenerlo su. “Già, è stato fantastico.” Disse, sincero.

“Mi ero dimenticato quanto fossero divertenti le tue coreografie.” Disse, spettinandogli malvagiamente i capelli.

“Ehi! Lascia stare i miei capelli!” Scostò la testa meglio che poteva, e Pidge rise. Scosse la testa, cercando di togliersi i capelli dalla faccia.

“Fatti da parte, mullet!” All’improvviso, Lance fu vicino a loro, tenendoli d’occhio dalle retrovie. “E portati quel gremlin da spalla con te! È tempo che i grandi vi facciano vedere come si fa.” Mentre Keith si allontanava camminando all’indietro, Lance si diresse verso il centro del cerchio. Gli fece il gesto della pistola accompagnato da un occhiolino, e Keith alzò gli occhi al cielo. Sentì Pidge ridere da dietro le sue spalle.

“Qualcuno è geloso della nostra danza dell’amicizia.” Lo canzonò Pidge, avvolgendo mollemente le braccia attorno alle spalle di Keith e appoggiando il mento sulla sua testa.

“Hunk è il solo amico di cui ho bisogno! Sei solo geloso della nostra bromance.” Ribatté Lance, stringendo il nodo della maglia che aveva in vita e controllando che il suo cappellino fosse ben calato sulla testa. Avrebbe dovuto sembrare uno stronzo, ma non ci riuscì.

Hunk si portò una mano al petto mentre con l’altra teneva ancora il telefono. “Aww, amico!”

“Ti voglio bene, amico!” Lance gli fece l’occhiolino, formando un cuore con le mani.

Hunk si portò una mano alla fronte e si piegò indietro più che poteva evitando di cadere. “Amico! Ti voglio bene anch’io, amico!”

Pidge fece finta di vomitare. “Almeno io e Keith non facciamo schifo.”

Lance si portò le mani ai fianchi, facendo un sorrisino. “Non saprei, vi siete mai guardati allo specchio di recente?”

“Ooh! Buona questa, Lance!” Rise Hunk.

“Lo farei, ma la tua faccia li ha rotti tutti.” Ribatté Keith con fare impassibile, e Pidge rise.

Gli allungò un pugno da sopra la spalla e Keith sollevò una mano da sotto la gamba di Pidge per ricambiarlo.

“Come vuoi! Hunk, attacca!” Disse Lance, indicandolo con fare teatrale.

Hunk eseguì e fece partire Uptown Funk.

Keith gemette piano. “Non di nuovo.”

“Di nuovo?” Gli chiese Pidge da dietro la spalla.

“Shiro ce l’ha fatta ballare, era la coreografia che avevamo imparato l’anno scorso per il corso che io e Lance abbiamo frequentato insieme.”

Pidge emise una risata nasale. “So perfettamente che cosa stanno per fare. A Lance non era piaciuta la versione che vi avevano insegnato. Aveva detto che non era abbastanza emozionante o qualcosa del genere. Troppo semplice. Quindi, lui e Hunk hanno provato a creare una nuova coreografia. La parola chiave qui è provato.”

Keith esalò una breve risata tagliente. Riusciva a immaginarsi Lance che lo faceva. “Non è andata bene?”

“Non ho detto questo. Ma loro non sono il… tipo da coreografia. Soprattutto Lance. È l’improvvisazione fatta persona.”

Lance stava camminando lungo il bordo del cerchio, battendo le mani a tempo di musica e incoraggiando il pubblico a fare lo stesso. La gente lo imitò perché Lance era stranamente carismatico quando voleva e perché le folle adoravano battere le mani. Anche se facevano schifo a tenere il tempo.

Iniziò la parte cantata e Lance praticamente saltò al centro, dimenandosi con movimenti che Keith suppose dovessero andare a ritmo. Poi arrivò anche Hunk, sorpassando di corsa lui e Pidge per saltare di fronte a Lance ed esibirsi nella sua serie di mosse veloci. Lance fece perfino un passo indietro per lasciargli spazio. Dopo un momento, Lance ritornò alla carica, mettendo una mano sulla spalla di Hunk per tirarlo indietro e farsi spazio. Hunk fece lo stesso e si ritrovarono a combattere per stare sotto i riflettori, il che non sembrava per niente una cosa da Hunk.

Poi si voltarono faccia a faccia, tenendo le braccia come se dovessero combattere. Si bloccarono, guardarono il pubblico, e poi iniziarono a fare rollate nello stesso momento, ghignando selvaggiamente.

Fu quello il momento in cui Keith capì che era un botta e risposta programmato.

Continuarono a quel modo per un po’. Facevano a turno per esibirsi nelle loro mosse prima che l’altro si riprendesse il centro dell’attenzione. A volte facevano finta di tirarsi dei colpi che mancavano il bersaglio di tantissimo, ma la persona colpita incespicava comunque all’indietro per finta o girava la testa come se il colpo fosse andato a segno. Il tutto senza mai smettere di muoversi a ritmo.

A differenza di Pidge e Keith, i loro movimenti erano ondeggianti ed energici, lanciando gli arti e i corpi in uno stile che sembrava così naturale e scoordinato. Non era preciso. Era selvaggio e sciolto. Ma Keith era colpito da quanto bene riuscissero comunque a eseguire le loro mosse a tempo. Nessuno dei due era mai andato fuori tempo. Erano tutte movenze folli e mosse viste e riviste che stavano perfettamente bene insieme in modo naturale e, per quanto ognuno di loro stesse ballando da solo, si univano in una sorta di sinergia che lasciava Keith stupefatto e senza parole.

Poi rollarono i fianchi, si mossero in cerchio, alzando le braccia a ogni “woo” e la folla si mise a ridere e urlare. Pidge li incitava vicino al suo orecchio e perfino Keith stava sorridendo. La canzone arrivò al ritornello, e i due ragazzi si misero a dimenarsi e gesticolare in un modo che sembrava in parte programmato ma perlopiù improvvisato, ma si muovevano in modo così simile che non aveva importanza.

Avevano coreografato un ballo per il ritornello e Keith ne fu genuinamente sorpreso. I due riuscirono a mantenere i loro stili sciolti e selvaggi rimanendo completamente in sincrono.

Man mano che la canzone continuava, la coreografia iniziò a farsi meno precisa. Ripresero a ballare in modo simile, ma unico. Risero e ghignarono, dandosi il cinque e facendo finta di lottare. Era palese che si alimentassero a vicenda in un modo che ricordava quello di Keith e Pidge. Ma era diverso perché loro erano diversi. Persone diverse significava una dinamica diversa, ma la sensazione era la stessa. Il modo in cui ballavano insieme ricordò a Keith la dinamica che aveva con Pidge, giocosa e piacevole, entrambe piene di energia selvaggia e, più in generale, di energia positiva.

Quando la canzone finì, il cerchio si era ormai disfatto. In qualche modo, le energie combinate di Lance e Hunk unite al loro stile di ballo rilassato avevano attirato le persone dentro il cerchio finché non diventarono una calca di corpi in movimento. Perfino Keith si dondolava in su e in giù, facendo scivolate laterali coi piedi e facendo rimbalzare Pidge sulla schiena. Pidge gli rideva nell’orecchio, aggrappandosi a lui con le gambe e piegandosi leggermente all’indietro per ballare con braccia e mani. Fece una piroetta, facendo un passo a ritmo e muovendosi quanto poteva con Pidge sulla schiena. Gli veniva più facile quando nessuno gli badava, quando si trattava solo di muovere le gambe in un ballo abbozzato.

Quando si girò, scorse gli occhi Lance tra la folla. Il sorriso del ragazzo si allargò quando vide Keith e gli fece cenno di andargli più vicino. Keith passò attraverso la folla dirigendosi verso di loro e Lance gli si parò di fronte. I loro sguardi si incontrarono e si mossero a specchio, trascinando i passi da un lato all’altro. Gli occhi di Lance erano a mezz’asta, fissi in quelli di Keith, e le sue labbra erano ferme in un sorrisino che faceva fare strane capriole al suo stomaco. Si avvicinava a ogni passo e Keith diede la colpa al sole per il calore che sentiva sulle guance.

Poi Pidge gli sussurrò qualcosa nell’orecchio, e Keith ghignò. Vide il momento in cui Lance esitò nei suoi movimenti, il sospetto che annebbiava all’improvviso il suo corpo mentre li guardava.

Prima che potesse arretrare, Keith piroettò. Nel bel mezzo della piroetta, Pidge si lanciò dalla sua schiena contro Lance, che urlò e incespicò all’indietro. Caddero a terra in un groviglio di arti mentre Lance continuava a urlare cercando di spingere via Pidge, che si limitò a ridere e affondò le unghie nei suoi fianchi. A quel gesto, l’agitazione disperata di Lance si decuplicò e le sue urla si fecero più acute. Keith rise così forte da doversi appoggiare a Hunk per rimanere in piedi, anche se pure lui era piegato in due, le mani sulle ginocchia e una risata profonda che gli fuoriusciva dalle labbra, scoppiettante.

Keith non ricordava quand’era l’ultima volta che si era divertito così tanto.

 


 

Reference per i balli: Keith: Rather Be
Keith: Anaconda
Lance: My Life
Keith e Shiro: Liberian Girl
Keith e Pidge: Happy:
Lance e Hunk: Uptown Funk

(Posteremo le loro canzoni per le audizioni nel prossimo capitolo) La parte sul milkshake l’ho scritta interamente per me. Sono tornat* a New York per la prima volta dopo due anni (ci ho vissuto 12 anni) e mi mancavano moltissimo i milkshake di Cookout, ma mi è servito per scrivere di un bellissimo momento tra amici quindi non importaaaa

Una curiosità: tutti gli errori di scrittura che vengono presi in giro nella chat di gruppo sono dei veri errori che Sora mi ha fatto notare, quindi abbiamo deciso di tenerli e gestirli come avrebbero fatto i nostri amici.

PER FAVORE, NON RIPOSTATE I DISEGNI DI QUESTA FIC! Rebloggateli dall’artista in persona QUI.
Il mio Tumblr
Il Tumbrl dell’artista
Tumblr di Shut up and Dance With me

   
 
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