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Autore: lapacechenonho    30/05/2020    3 recensioni
Scorpius ultimamente si era scoperto a fissare un po' troppo l'innocentissima sorellina del suo migliore amico e si sa che la sorella del migliore amico è sempre off limits. "ultimamente" era un lasso di tempo che andava dall'inizio del suo settimo anno. Doveva ammettere che Lily Luna Potter stava crescendo proprio bene, le curve al punto giusto, non era volgare, anzi era leggermente goffa ed era forse proprio questo che la rendeva adorabile.
Song-fic ispirata dalla canzone "Come te" di Fabrizio Moro.
Storia pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come te'
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Capitolo 7.
 
"L’amore è (…) la risposta che dai ogni volta
che cadi davanti ad un grande avversario..."
 
Lily non era più andata alle ripetizioni di Astronomia, di conseguenza Scorpius si divertiva a fermarla in mezzo ai corridoi per chiederle quando gli avrebbe dato l'onore di recuperare una “D” nella sua materia ma Lily si limitava a mandarlo a diavolo mentalmente, non potendolo più fare pubblicamente. La verità era che dopo quella prima lezione era più confusa che mai. Ne aveva parlato con Andrea e lei si era letteralmente sciolta («Ma Lily, sembrate Meredith Grey e Derek Shepherd nella scena 'scegli me, prendi me, ama me'. Solo che lui starebbe impersonando Meredith così») però in seguito ai suoi riferimenti Babbani Lily aveva capito poco e niente, tranne che Scorpius era una donna.
Non capiva perché lui le dicesse quelle cose se era fidanzato e poi avevano sempre passato il tempo ad insultarsi perché adesso parlavano delle costellazioni. Cos'era cambiato?
«Lily» Hugo si era girato verso di lei mentre seguivano una noiosissima lezione di Incantesimi. «non è che per caso state crescendo?». Lo aveva detto col terrore nella voce e il disgusto sul volto.
«Potrò avere anche 50 anni, Hugo, ma quando vuoi trasformeremo l'ufficio dei nostri padri in una palude» lo rassicurò lei ridendo.
Almeno, pensò Lily, Albus non sapeva niente. Era stata piuttosto evasiva con lui, dicendogli che era stata una lezione normale, niente di che e lui, convinto della cosa, non aveva insistito oltre.
La lezione venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta dell'aula. «Avanti» disse l'anziano professor Vitious. Il professor Paciock, nonché grande amico dei suoi genitori, direttore della Casa di Grifondoro e professore di Erbologia fece il suo ingresso. Aveva la faccia contrita, come se avesse ricevuto una notizia spiacevole. «Devo parlare urgentemente con la signorina Potter» l’insegnante annuì e lei seguì il professor Paciock fuori dall'aula. Osservandolo più da vicino vide che era decisamente tanto preoccupato. «Seguimi» disse lapidario e Lily lo fece senza ribattere mentre un'ansia crescente le attanagliava le viscere. La condusse nell'ufficio della Preside senza dire una parola, procedendo a passo spedito. Non lo aveva mai visto così. Una volta entrati nell'ufficio pieno di strani aggeggi, libri, ritratti e cianfrusaglie in perfetto ordine, Lily notò che c'era anche suo fratello. «Al?» domandò senza capire. Anche Albus però sembrava confuso. La Preside non c'era, si respirava un’aria strana, a Lily parve che anche i quadri di Albus Silente e Severus Piton fossero sbiaditi e stessero guardando i due giovani con ansia. «Albus, i tuoi omonimi ci guardano male» mormorò all'orecchio del fratello che rise sommessamente.
Neville Paciock si era avvicinato alla finestra e osservava il cielo distratto. Un fragoroso rumore proveniente dal camino lo ridestò dal suo stato di trance e la figura di Minerva McGranitt fece il suo ingresso nell'ufficio. «Oh signori Potter, bene, forse è il caso che vi sediate». I due obbedirono senza proteste. Neville si avvicinò a loro mettendo una mano sulla spalla ad entrambi. Lo sguardo di Lily corse dalla mano del professore al volto della Preside. Sicuramente non stavano per ricevere una medaglia per i servigi resi alla scuola. «Questa mattina è successa una cosa molto grave» disse guardando i due giovani che non risposero facendola proseguire. «Vostra madre è stata avvelenata. La situazione è complessa, non si sa ancora molto, né come sia successo». Lily impallidì di colpo. Istintivamente cercò suo fratello ma le sedie erano così distanti che non riusciva a raggiungerlo, la stretta di Neville era più forte sulla spalla ma era inutile perché lei si sentiva in una bolla dove tutto le arrivava ovattato.
Non riusciva a respirare, improvvisamente il nodo della cravatta era troppo stretto. Cercò di allentarlo e far arrivare un po' d'aria nei polmoni bisognosi di ossigeno. Riacquistò un minimo di lucidità solo per spostarsi con la Metropolvere e dirigersi al San Mungo poi divenne tutto di nuovo confuso.
La corsa verso la stanza di sua madre le era sembrata fosse avvenuta a rallentatore, evitava gente e Guaritori che le chiedevano di non correre perché erano in un ospedale. Non ci badò e sapeva che neanche Albus poco dietro di lei lo stava facendo. Quando arrivarono Lily credette di essere in un incubo.
Sua madre era lì sdraiata immobile nel letto, rigida. La pelle era diafana, quasi si confondeva con il colore del muro, in netto contrasto con il rosso sempre acceso dei suoi capelli. Sembrava sotto l'effetto del Pietrificus Totalus.
Sembrava addormentata. Sembrava morta.
Al dietro di lei si era avvicinato alla madre e le aveva preso una mano. «È gelida» soffiò. Una Guaritrice dalla voce familiare disse che era l'effetto del veleno. Lily non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, era sicuramente un incubo, era finita in un mondo parallelo. Queste cose succedevano agli altri non a lei, non a loro.
Loro erano buoni, suo padre e i suoi zii avevano salvato il Mondo Magico come poteva essere che succedesse proprio alla sua famiglia? Alzò lo sguardo verso la donna che aveva parlato prima: era la mamma di Scorpius. «Morirà?» chiese. «Lily non dirlo neanche per scherzo» a parlare era stato James. Era arrivato dopo di lei? C'era già da prima? Lily non sapeva dirlo. La donna le rivolse uno sguardo gentile: «Non lo so. È un veleno sconosciuto, non abbiamo un antidoto»
«Non si può usare un bezoar?» domandò speranzosa. «Il bezoar funziona per avvelenamento da Pozioni, nel caso di tua madre non si tratta di Pozioni». Aveva mantenuto lo sguardo fisso su Astoria perché se avesse guardato ancora per un attimo sua madre sarebbe scoppiata a piangere e non voleva. «Com'è successo?»
«Non si sa» rispose la donna.
«Papà dov'è?»
«Lily» sospirò James. Lily girò meccanicamente la testa verso il fratello. «Papà è in ufficio, lo devono interrogare»
«Interrogare? Non è stato lui! Cosa vanno a pensare!»
«Lily» disse con una calma che non apparteneva a suo fratello «Lo sappiamo tutti che non è stato papà, lo sanno anche loro, ma quando è successo era l'unico in casa». Lily annuì.
Non sapendo cos'altro fare si accomodò ai piedi del letto appoggiando una mano sulle caviglie della madre. Sembrava di toccare il marmo delle mura di Hogwarts in un giorno particolarmente freddo. Al si era preso una sedia e le teneva la mano come a volerle trasmettere il suo calore, James invece le carezzava i capelli appoggiato alla testiera del letto. Astoria, nel frattempo, aveva continuato a scrivere cose sulla cartella lanciando delle occhiate di tanto in tanto ai ragazzi, come se si aspettasse che esplodessero.
Nessuno dei tre seppe quantificare quante ore rimasero seduti su quel letto a guardare la madre che a malapena respirava. «Ragazzi» disse la voce del padre. I tre Potter si girarono senza mollare Ginny. «Papà» disse Albus «che è successo?». Il padre aveva il volto stanco e sembrava invecchiato di almeno dieci anni da quando l'aveva visto a Natale, era pallido, si potevano intravedere gli occhi lucidi ed era evidente che avesse bisogno di riposare. La madre di Scorpius nel frattempo aveva lasciato la stanza. Sospirò e fece comparire dal nulla una sedia identica a quella di Al. «Stamattina è arrivata la posta come al solito, è andata vostra madre perché io ero in bagno a lavarmi i denti. Quando sono tornato lei era a terra, svenuta, bianca come la neve. Per un secondo mi è sembrato di essere tornato nella Camera dei Segreti.
«Ad ogni modo l'ho presa di peso e l'ho portata fuori per smaterializzarci qui. Hanno detto che non sanno che veleno sia, né da dove venga. Non sanno se si sveglierà o se...» lasciò la frase a metà fissando il pavimento, incapace di concludere. Harry aveva lo sguardo basso mentre Lily per la prima volta si staccava dalla madre per abbracciare il padre che tirò su col naso. Sentì gli occhi pizzicare ma non era il momento di crollare adesso era il momento di essere forte. Per suo padre e sua madre. «Una squadra di Auror sta perquisendo casa nostra, con loro c'è zio Ron» disse poco dopo. Vegliarono sul corpo inerme di Ginny per il resto della mattinata fin quando non entrò Astoria. «Abbiamo una piccola novità» disse. «Il veleno è da mesi nel suo corpo. Da quello che risulta è come se ne avesse assunto una piccola dose ogni giorno». I quattro Potter si scambiarono occhiate sconvolte. «Potrebbe essere stato su un libro, un braccialetto, collana, un vestito, di tutto. Vi viene in mente qualcosa che usava così assiduamente?» chiese più ad Harry che ai ragazzi. «La bacchetta, la fede, la collana con le iniziali dei ragazzi...» mormorò. «Ma non credo siano stati avvelenati».
«Senti, ti lascio pergamena e piuma, scrivi tutto quello che ti viene in mente a mano a mano. Ti chiedo solo una cosa, per quanto capisco possa essere difficile: cerca di essere il più preciso possibile» disse Astoria. «Avete mangiato?» chiese dopo.
«No» sospirò Albus. Ma nessuno aveva fame. Erano chiusi in quella bolla da quella mattina ed erano certi che sarebbe scoppiata non appena sua madre si fosse svegliata. Astoria poco più tardi fece portare un po' di cibo ma nessuno lo toccò fin quando non arrivarono le prime visite, dove per toccare si intende fatto evanescere da James.
A malincuore i tre fratelli si staccarono dalla madre per lasciare spazio prima ai nonni, poi a zio Percy, zia Audrey, Molly e Lucy, qualche collega di Ginny, poi gli zii Bill e Fleur con Louis, Dominique arrivò qualche ora più tardi. In concomitanza con la fine dell'orario d'ufficio arrivarono gli zii Ron ed Hermione con Teddy, Victoire e Rose. E gli ultimi furono gli zii George ed Angelina che dissero che l'indomani sarebbero venuti anche i ragazzi con loro. «Da quante ore siete qua?» domandò Teddy a cui Lily si era avvinghiata prima di crollare definitivamente.
«Che ore erano?» domandò Lily rivolta ai fratelli.
«Le nove, forse» rispose Al con assenso di James.
«Merlino, venite di sopra e prendete qualcosa da mangiare siete distrutti» disse Victoire.
«Effettivamente Vic, mi stavo giusto chiedendo perché questa sauna rilassante non stesse avendo l'effetto sperato» rispose ironico James facendo ridere i cugini.
Salirono all'ultimo piano dove c'era un'area ristoro, erano accomodati ad un tavolo che era stato allungato per l'occasione. Lily era seduta accanto a Vic e quando un luccichio fece distrarre Lily per poco non si mise ad urlare. «Vic cos'è quello?» le chiese indicando l'anulare sinistro dove c'era un piccolo anello in oro bianco con una piccola pietra blu incastonata.
«Per Merlino mi sono dimenticata di posarlo!» esclamò lei sfilandoselo alla velocità della luce.
«È quello che penso io?» domandò la rossa emozionata portandosi le mani alla bocca. La cugina annuì e Lily l'abbracciò così forte che quasi non la soffocò.
«Che succede?» chiese Rose. Ma Victoire liquidò la faccenda con un gesto della mano.
«Volevamo dirlo ai nostri questo weekend ma data la situazione...»
«Ditelo. Mia madre vorrebbe così» affermò convinta.
Quando scesero sotto c'erano anche Andrea, Hugo, Scorpius e Zabini. Lily non fece in tempo a farsi domande che venne accolta da un abbraccio stritolatore di Andrea. «Quando il professor Paciock ci ha detto cos'era successo non ci volevo credere» disse mentre passeggiavano per i corridoi. «Io ho insistito per venire subito visto che be’ si trattava di mia zia ma Neville mi ha detto che sarei andato una volta finite le lezioni, solo che a me non stava bene e mi ha tolto 20 punti» disse Hugo.
«Poi mi sono intromessa io dicendo che aveva ragione e che se andava lui dovevo venire anche io per vedere come stavi e il professor Paciock mi ha tolto altri 30 punti» aggiunse Andrea. «Dieci in più perché non sono una parente» specificò.
«Fatemi capire, vi siete fatti togliere 50 punti dal direttore della Casa?» chiese divertita. I due amici annuirono. «Alla fine abbiamo patteggiato con la McGranitt che io posso venire tutti i giorni dopo le lezioni e lei solo oggi in via del tutto eccezionale, al massimo nei weekend se ottiene l'autorizzazione dei genitori» concluse Hugo. Lily però appurò che il tempo della confusione durò troppo poco e ben presto si ritrovarono loro tre con suo padre, zio Ron, zia Hermione e Astoria. Harry era riuscito ad ottenere una settimana di assenza per Lily ad Hogwarts nonostante la McGranitt fosse restia a concederla. «Dobbiamo andare a casa?» chiese James. Harry annuì.
«Non andrete a Godric's Hollow finché non avranno esaminato ogni centimetro della casa. Andrete a Grimmauld Place, vi accompagna zio Ron, zia Hermione andrà a prendervi qualche cambio e ho chiesto a Kreacher di darvi una mano per i pasti».
«Papà e tu?» chiese Albus.
«Io rimango qua» disse guardando Astoria che annuì. Salutarono il padre, diedero un bacio alla madre e poi uscirono da quel posto che era diventato così tristemente familiare dopo solo un paio d'ore.
Harry rimase nella stanza, teneva la mano gelida di sua moglie, proprio come aveva fatto Albus durante tutta la giornata. Adesso poteva lasciare la veste di padre ed Auror ed essere semplicemente Harry spaventato per la donna che amava, per la donna per la quale aveva lottato, per la madre dei loro figli. Era bella anche in bilico tra la vita e la morte, di nuovo.
Anni prima Molly gli aveva detto che aveva salvato più volte la sua famiglia, ed era vero, ma era anche vero che se lui non fosse entrato nelle loro vite, a Ginny, Arthur, Ron, Bill, Fred non sarebbe successo niente. Sarebbero sani ed in salute, con tutte le parti del corpo attaccare e soprattutto vivi.
Soffocò un singhiozzo al pensiero dell'ipotesi peggiore. Qualcuno bussò alla porta ed entrò Astoria. Era stanca anche lei, non aveva fatto una pausa da quando Harry era arrivato con Ginny quella mattina. Adesso non aveva più il camice da Guaritrice, aveva un completo elegante in perfetto stile Malfoy, come lo definiva Ginny. «Grazie» disse soltanto, tornando a guardare la donna sdraiata a letto. «Figurati Harry, so che avreste fatto lo stesso se fosse stato il contrario». Harry annuì. «C'è una cosa che ti devo chiedere ed è una cosa delicata, per questo ho aspettato che se ne andassero tutti» cominciò la donna. Harry la invitò ad andare avanti mentre lei si accomodava sulla sedia dall'altro lato del letto. «Lei era...» s'interruppe guardando gli angoli della stanza. Poi ispirò profondamente e riprese. «Lei era incinta, Harry».
Era quasi sicuro che il suo cuore avesse smesso di battere. Respirava affannosamente, istintivamente si portò una mano nei capelli cercando di tirarseli. Quello era troppo anche per lui. «Deduco che tu non lo sapessi» concluse Astoria osservando Harry. Lui scosse la testa. «L'ha perso, vero?». Astoria annuì mesta e lui tornò a guardare la moglie accarezzandole il volto freddo. Harry avrebbe solo voluto svegliarla e baciarla, fare l'amore, parlarle, rassicurarla, chiederle perché non gli avesse detto della gravidanza, forse perché aveva paura, forse perché a quarantaquattro anni non era più la ragazzina di trenta che riusciva magistralmente a tenere tre pesti tutte insieme, forse perché aveva paura di come l'avrebbe presa lui e come l'avrebbero presa i suoi figli. Voleva chiederle cosa l'avesse avvelenata per così tanto tempo da ridurla in questo stato e porgerle le sue scuse per non essersi accorto di niente, né della gravidanza, né del veleno.
Più tardi venne raggiunto da Harry ed Hermione. Essendo Capo Auror, e be’, Harry Potter, era riuscito ad ottenere un permesso per ricevere visite praticamente a qualsiasi ora, per sicurezza, però, erano stati posti due Auror davanti alla porta. «I ragazzi?» chiese a Ron.
«A Grimmauld Place. Credo che entro stasera Lily si ritroverà la lingua arrotolata da James, non fa altro che parlare e fare domande e James le impreca dietro chiedendole di stare zitta» disse Ron sogghignando.
«È il suo modo di gestire l'ansia» cominciò. Aveva ereditato questa sfumatura di carattere da Ginny. «Albus invece?»
«Piuttosto taciturno credo che i suoi amici non lo vogliano lasciare solo nemmeno un istante e lui non sopporta questa cosa».
«Proprio come te» aggiunse Hermione. Anche i due amici si erano seduti intorno al letto. Hermione si era fatta un po' di spazio e adesso era semi-sdraiata e accarezzava la testa della sua migliore amica. «Come sta?» chiese. Allora, come ai vecchi tempi, Harry iniziò a raccontare loro della conversazione con Astoria e della gravidanza, dei suoi dubbi sul perché non glielo avesse detto e sul veleno. «Io lo sapevo» lo interruppe Hermione. «Me ne aveva parlato qualche giorno fa, all'inizio pensava fosse la menopausa ma poi aveva più sintomi in comune con la gravidanza che con la menopausa ma non era sicura. Non credo avesse fatto il test» concluse abbassando la testa. «Miseriaccia Harry, hai gli spermatozoi veloci come un Cercatore» disse Ron facendo ridere Harry ed Hermione e facendo salire di poco l'umore di Harry. «Glielo dovrei dire? Quando si sveglierà le devo dire della gravidanza e del bambino?» domandò escludendo l'ipotesi peggiore. «Vedremo come andrà» suggerì Ron.
Poco più tardi i coniugi Weasley lasciarono l'ospedale, Harry lasciò un bacio sulle labbra delicate della moglie e una lacrima scivolò sul suo viso. «Non morire, Ginny, ti prego». 
 
Angolo autrice:
Per questo capitolo vi devo un po’ di spiegazioni.
La prima, che poi è quella che sta alla base di tutto, è che non riesco a non parlare di Harry e Ginny. Sono stata la mia coppia del cuore per tutto il tempo della saga quindi ho voluto rendere loro omaggio inserendoli in una sottotrama che si svilupperà più avanti.
A voi magari non piacerà, ma sono molto orgogliosa di come ho scritto la parte di Harry che, paradossalmente, è il personaggio su cui mi viene più difficile scrivere. Ammetto che mi è dispiaciuto far soffrire Ginny perché è il mio personaggio preferito ma ogni tanto bisogna sacrificare qualcuno ahahah.
La gravidanza: sono stata a lungo indecisa se inserire o no questo dettaglio, un po’ perche avevo paura risultasse un po’ troppo per il lettore, un po’ perché mi sembrava trash ma l’idea mi stuzzicava, quindi alla fine l’ho inserita. Vi chiederei, a questo proposito, di dirmi cosa ne pensate.
L’ultimo punto è il POV di Scorpius che in questo capitolo non è inserito per ovvie ragioni. Credo che lasciare un attimo in stand-by la storia d’amore sia necessario per fare anche in modo che il sentimento cresca ancora più forte e impellente in entrambi i personaggi.
Scusate la lunghezza di queste note ma mi sembravano doverose.
Grazie a chi legge e recensisce, alle persone che l’hanno inserita tra le ricordate, preferite e seguite.
A presto,
Chiara.
   
 
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