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Autore: Kifuru    30/05/2020    0 recensioni
Per secoli la sconfinata e bellissima Terra del Sole è stata sconvolta da una guerra sanguinosa, scatenata tra le due potenti nazioni fondatrici. Dopo lunghi decenni di morte e distruzione, venne costruito un immenso ed indistruttibile muro, con l'aiuto di misteriosi alchimisti, suddividendo effettivamente in due parti un intero continente. Per completare l'opera, gli alchimisti crearono un unico stretto passaggio nella maestosa muraglia, l'unico punto di contatto fra le due potenti nazioni in continuo conflitto fra di loro. La guerra ebbe fine, non cancellando però l'antico clima d'odio. Diverse generazioni dopo, due giovani, cresciuti con tradizioni ed abitudini diverse, affronteranno, nel corso di drammatiche avventure, la secolare rivalità mai morta tra i loro popoli.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3


 
IL VIAGGIO DI MYRA


 
Durante le ore del giorno fino al tramonto, la Strada Alba era indubbiamente la più trafficata in tutta Lithium. Nella sua magnificenza, questa larga strada sterrata attraversava da nord a sud l’intera nazione fino a giungere nei pressi della misteriosa porta del Muro, il confine delle due grandi nazioni della Terra del Sole.

Nel corso degli anni la Strada Alba era stata costantemente rimodernata. La superficie della strada sterrata veniva lavorata ogni notte, un gran numero di lavoranti si impegnava a rimodellare la terra con appositi carri muniti di sofisticate spazzole di grandi dimensioni, in modo da consentire il pieno transito già a partire dall’alba.

Era abbastanza larga da consentire facilmente anche il passaggio di un carro per lato. Collegava le più importanti città della nazione e infatti aveva contribuito fortemente a garantire il costante sviluppo economico e commerciale Litanese degli ultimi anni. Commercianti, uomini d’affari, militari: tutti potevano svolgere le proprie attività senza alcun ostacolo di spostamento grazie a quella via così sicura.

Da nord la Strada Alba partiva da Fort Costis, l’ultimo grande avamposto Imperiale, che si affacciava direttamente nel ghiacciato e pericoloso Mare del Nord. Si trattava di un’imponente fortezza militare, circondata da una piccola cittadina, come di consueto accadeva nella tradizione Litanese. Era stata costruita in onore di Marcus Costis, un Inquisitore Imperiale leggendario, protagonista di straordinarie imprese militari.

A circa cento miglia da Fort Costis si trovava Kingswork, la millenaria capitale dell’impero Litanese. Proprio da questa straordinaria città, la giovane Recluta Imperiale Myra Costis aveva iniziato il suo lungo viaggio verso terre a lei sconosciute. Un viaggio verso l’ignoto, che avrebbe potuto segnare il suo destino per sempre. Forse avrebbe dovuto pagare dei costi durante il cammino, forse quel viaggio poteva anche esigere la sua stessa vita come prezzo finale. Ma lei perseguiva uno scopo troppo importante e per questo non avrebbe mai potuto tirarsi indietro.

Seguendo i consigli del padre, Myra aveva percorso soltanto un breve tratto lungo la Strada Alba. Per tre giorni aveva camminato confondendosi tra i tanti mercanti in viaggio verso sud, dormendo sempre all’aperto vicino il grande sentiero e sempre al riparo da qualsiasi altro viaggiatore.

In quei primi giorni di viaggio la ragazza fu accompagnata dalla rassicurante sicurezza della Strada Alba, come un raggio di luce in un mondo tenebroso. L’aveva già percorsa altre volte e come sempre Myra non poté che restare incantata per la bellezza straordinaria dell’architettura Litanese. La Strada Alba era delimitata in entrambi lati da innumerevoli statue e monumenti di vario genere.

Queste magnifiche opere onoravano gli eroi del passato, coloro che avevano forgiato il potente Impero Litanese sotto lo stendardo dell’Inquisizione Imperiale, coloro che avevano animato i gloriosi sogni di una bambina fiera del suo popolo. Per Myra si rivelò estremamente spiacevole abbandonare quella strada per tagliare dalle campagne. Aveva percorso quel tratto di strada per necessità, ma una volta fuori dai confini della capitale si affrettò ad abbandonare un percorso troppo trafficato per i suoi piani. Era troppo conosciuta in quelle terre per via della sua famiglia e delle tante missioni compiute in qualità di Recluta Imperiale.

Sebbene si fosse travestita con abiti maschili ordinari simili a quelli di un comune mercante, qualcuno avrebbe anche potuto riconoscerla sotto il cappuccio che teneva sempre sopra la testa durante le ore del giorno.

Proseguì il suo viaggio nella natura più profonda, lasciandosi alle spalle la strada costruita dai suoi antenati. Per diverso tempo si sentì sperduta, come se avesse perso la propria guida nel suo viaggio verso l’ignoto.

Viaggiava leggera come le era stato suggerito. Le armi che portava erano poco appariscenti ma ugualmente letali: una corta spada tenuta attaccata alla cintura e un semplice arco che portava a tracolla insieme alla faretra delle frecce. In realtà era armata anche di due pugnali, che portava di nascosto per ogni evenienza.

Un’arma nascosta era molto più pericolosa di una mostrata a bella vista, soprattutto se si era anche abili nel maneggiarla e lei lo era. Ne aveva nascosto uno dentro lo stivale destro, mentre l’altro era ben legato nel lungo bracciale militare sapientemente nascosto sotto la semplice maglia che indossava.

Tuttavia, l’arma più pericolosa che trasportava si trovava nella bisaccia insieme alle provviste per il viaggio. All’interno della borsa Myra aveva nascosto le dieci fiale della pericolosa sostanza che aveva rubato direttamente dal laboratorio di suo padre. Sperava che il furto passasse inosservato, dato che aveva rubato solo una minima parte della quantità che suo padre era riuscito a fabbricare e raccogliere negli ultimi anni.

Allo stesso tempo Myra nutriva il timore che il numero delle fiale rubate potesse essere non sufficiente per la sua lunga missione, per ciò che si era promessa di fare. Le fiale contenevano una pericolosa sostanza, conosciuta in tutta la Terra del Sole come Salium. Il commercio di questo liquido rossastro, ricavato dal miscuglio del sangue di innumerevoli animali, era severamente vietato dall’impero. Solo l’Inquisizione Imperiale la produceva, per scopi esclusivamente militari e solo un vero Inquisitore Imperiale era realmente legittimato ad utilizzarla in una vera missione. Studiando a lungo nella grande biblioteca di Kingswork la ragazza aveva avuto modo di studiare a fondo le proprietà delle sostanze proibite e per quello che aveva in mente di fare, il Salium si sarebbe probabilmente rivelato essenziale.

Le dieci dosi di Salium erano ben nascoste nella bisaccia delle provviste, al punto che talvolta la ragazza dimenticava il fatto di viaggiare con un carico così pericoloso. Myra tremava al pensiero di poter utilizzare una di quelle fiale su un essere umano, ma l’avrebbe fatto per portare a termine la sua missione di vendetta. Tuttavia, anche se si era documentata a fondo, non poteva ancora conoscere alla perfezione i reali effetti quella sostanza sul corpo umano.

Per dieci giorni Myra proseguì il proprio cammino verso sud, tra campagne, pianure e sentieri boscosi. Si riforniva in locande o posti di ristoro sperduti lontano dai centri abitati. I primi giorni furono difficili, ma dopo un po' si abituò a dormire all’aperto sotto le stelle tra le voci misteriose e inquietanti del mondo notturno.

Giunse nei pressi dei sentieri rocciosi della Montagna Vecchia. Tra le pendici della montagna c’era Rewart, un’altra grande città dell’impero.

Al calar della sera, Myra si accampò sotto una grande quercia fuori dai sentieri battuti. Da lontano poteva ammirare la grande montagna illuminata dalle moltissime luci della città costruita alla base di essa. Si sedette contro il grosso tronco, consumando una cena frugale, prima di concedersi alcune ore di riposo. La notte era il momento peggiore della sua giornata, il momento in cui la solitudine e la paura diventavano così forti da lasciarla senza fiato.

Myra era arrivata al punto di dimenticare la sensazione di riposo e serenità che si prova nel sonno. Nel suo inconscio vedeva soltanto scene di violenza e morte, sempre legato al suo amato fratello perduto. I suoi sogni si concludevano sempre con la morte violenta di Dan, il cui sangue macchiava l’armatura da Recluta Imperiale, che lei stessa gli aveva preparato prima della sua prima e ultima missione. Era costretta a vedere ogni notte quella che probabilmente era stata la morte di suo fratello e ogni volta accanto al suo corpo martoriato vedeva la sagoma del suo assassino. Un maledetto Guardiano che le aveva strappato la persona che più amava.

Anche quella notte Myra si svegliò di scatto ricoperta di sudore. Respirava affannosamente e probabilmente aveva persino urlato. Per alcuni secondi fece fatica ad inquadrare la realtà intorno a lei.

Si accorse che era ancora notte, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di tornare a dormire. Si sciacquò la faccia con l’acqua fresca e pura di un torrente che scorreva lì vicino e gradualmente il suo respiro tornò regolare. Era consapevole che la sua sete di giustizia e vendetta si stava trasformando sempre di più in un’ossessione profonda, in un odio sempre più grande, ma non riusciva ad impedirlo. Gli Inquisitori Imperiali erano conosciuti come i più grandi soldati mai esistiti nella Terra del Sole e questo non soltanto per motivi duramente bellici, ma anche per la loro capacità di saper soffocare anche le emozioni più forti.

L’animo tormentato della giovane recluta non faceva altro che allontanarla fortemente da quel traguardo. Dopo la morte di Dan, Myra non fu più in grado di soffocare le proprie emozioni. L’odio per i maledetti Guardiani Sandoriani. Era questo che tormentava continuamente il suo animo.

Raccolse in fretta la sua roba, desiderosa di ripartire immediatamente verso sud. Passando attraverso boschi e colline, Myra si lasciò alle spalle Rewart e la Montagna Vecchia. La prossima tappa del suo viaggio era il fiume Samos, il più grande di tutta la Terra del Sole. Non era chiaro dove si trovasse il luogo di nascita di questo grande fiume. Molto probabilmente si trovava a migliaia chilometri a est lungo territori lontani, verso le Terre Nere, dalle quali ben pochi avevano fatto ritorno.

Da ovest, invece, il fiume Samos scorreva fino allo sconfinato Grande Mare, mai conquistato o esplorato del tutto, nemmeno dalla potenza Litanese.

Myra continuò il suo cammino, concedendosi soltanto le soste necessarie per bere e mangiare. Tagliò in fretta dalla Strada Occidentale, facendo attenzione a non farsi vedere troppo. Il clima primaverile l’aiutò a proseguire la marcia per un altro tratto. Fortunatamente incontrò pochi mercanti o cacciatori di pellicce. Nessuno mostrò la minima attenzione a lei, né si accorsero del fatto che si trattava di una ragazza sola in lande così desolate. Nel suo travestimento appariva come un semplice viaggiatore, uno dei tanti alla ricerca di di chissà quali fortune.

A fine giornata, stremata per la stanchezza, Myra raggiunse finalmente le rive del fiume Samos. Quella era probabilmente la prima vera prova del suo viaggio. In passato aveva spesso attraversato quel fiume, ma l’aveva sempre fatto dalla Strada Alba, passando per il ponte Samos. Ora era diverso, una sfida per nulla da sottovalutare.

La corrente era troppo forte in quel periodo dell’anno, al punto da rendere impossibile una traversata a cavallo o a piedi. Eppure Myra si era preparata una soluzione, probabilmente l’unica possibile in quella circostanza per difendere la segretezza del suo viaggio. Sicuramente a Sandor si sarebbe potuta muovere più facilmente, ma a Lithium era troppo conosciuta.

Alcuni anni prima, Myra era stata mandata, insieme ad altre reclute sotto il comando di un esperto Inquisitore Imperiale, proprio in quella zona così vicina al confine. L’ordine era di sgominare, anche con la forza, un traffico illegale di armi e droghe particolari condotto da alcuni battellieri. Questi ultimi offrivano, per incrementare i loro guadagni, offrivano segretamente ai criminali in fuga il passaggio tra una riva e l’altra del fiume dietro il pagamento di una cospicua parte dei loro bottini. L’impero vietava categoricamente l’attraversamento del fiume, in mancanza ovviamente di valide autorizzazioni. La lotta contro i battellieri clandestini si era fatta sempre più dura e Myra aveva affrontato le sue prime missioni di recluta proprio per smantellare un traffico diventato troppo fiorente in quelle terre.

Proprio nella parte del fiume Samos che ora stava attraversando, Myra aveva partecipato a un duro scontro, arrivando a ferire un paio di scagnozzi troppo sicuri del fatto di trovarsi di fronte una ragazza come avversario. Entrambi erano stati fortunati. Il suo superiore aveva ucciso da solo una decina di criminali. Una scena che la giovane non aveva mai dimenticato. Tuttavia, anche se in quell’occasione riuscirono a distruggere un’intera banda di battellieri clandestini, restava ugualmente troppo potente e diffuso il traffico criminale condotto lungo le rive del fiume Samos.

La giovane recluta, cresciuta secondo ideali forti e severi, aveva sempre condannato la criminalità in tutte le sue forme, ma in quella situazione un battelliere clandestino poteva rappresentare il miglior modo per attraversare in segreto il fiume. Era soltanto una questione di prezzo e lei di certo non aveva problemi di denaro.

In realtà il vero pericolo poteva nascere proprio dalla borsetta piena di denaro. Doveva agire con cautela e scegliere con cura la persona con cui trattare. Era pronta a difendersi contro chiunque, ma preferiva ardentemente evitare inutili scontri e spargimenti di sangue.

Si accampò in una piccola radura lungo le rive del fiume, stremata dopo l’interminabile giornata di marcia. L’aria fresca della sera l’aiutò a riprendere fiato, mentre i rumori della corrente incessante del fiume ebbero il potere di calmarla dai molti dubbi che la tormentavano. A circa una quindicina di miglia da lì doveva trovarsi una celebre locanda malfamata. Myra ne aveva sentito parlare durante la sua vecchia missione in quelle terre ed era proprio il genere di posto dove avrebbe sicuramente trovato la persona giusta per i suoi piani.

Anche se con un certo timore, la ragazza, cedette immediatamente alla fatica e alla stanchezza. Non mangiò nulla e si addormentò quasi subito. Puntualmente i suoi sogni furono dominati dai crudeli fantasmi del fratello perduto. Forse la stanchezza per le lunghe marce che stava affrontando l’aiutò a dormire un po' di più rispetto alle altre volte, ma per lei il sonno non era mai sereno e riposante come dovrebbe essere.

All’alba consumò un’abbondante colazione, desiderosa di essere al massimo delle forze. Mangiò pane e formaggio in buona quantità, per poi terminare il pasto con della frutta fresca che aveva raccolto in precedenza. Il sole era già alto quando fu pronta a rimettersi in viaggio.

Si allontanò per diverse miglia dalla riva del fiume, dirigendosi verso ovest. Era la prima volta che deviava dal suo cammino principale. La sua strada era rigorosamente rivolta a sud e infatti quella leggera deviazione le procurò una sgradevole sensazione di fastidio mista a impazienza. La locanda doveva trovarsi in uno dei tanti sentieri boscosi situati vicino le rive del fiume. Non c’erano città nelle vicinanze; anche si trovava in pieno territorio imperiale, Myra non aveva alcun dubbio di trovarsi in una zona pericolosa, controllata esclusivamente dalla criminalità organizzata. Dopo alcune ore di cammino, Myra sembrò intraprendere la giusta strada, grazie all’indicazione di un vecchio cacciatore.

Attraversò una breve distesa di erba e fango, che la condusse nei pressi di un piccolo boschetto. Non c’erano sentieri o indicazioni della locanda, ma la ragazza fu guidata dall’odore di alcol e di carne arrostita. Giunse in vista di un edificio a due piani, costruito all’ombra di piante e alberi. Non c’era alcuna strada sterrata nelle vicinanze, segno che si trattava del posto giusto.

Una locanda situata nel bel mezzo della natura e lontana dalle strade ufficiali dell’impero. Era ben nascosta dalle colline, oltre che dal bosco, ma Myra non riusciva a capire per quale motivo nessun Inquisitore Imperiale si fosse mai mosso per bruciare un covo di ladri e assassini in una zona così vicina al fiume e alla Strada Occidentale.

Nell’insegna della locanda c’era scritto Tana del Cacciatore, un nome suggestivo che fece sorridere la ragazza. Di sicuro, all’interno di quello squallido posto c’erano ottime probabilità di incontrare uno dei tanti battellieri clandestini. Sistemò uno dei due affilati pugnali che aveva portato nella parte posteriore della cintura. In questo modo, in spazi ristretti, avrebbe avuto più libertà di movimento. A giudicare dal genere di voci provenienti dalla locanda, l’entrata di una giovane donna non sarebbe sicuramente passata inosservata.

< < Vada come vada > > pensò Myra, facendo un lungo respiro < < Chiunque mi toccherà dovrà pagarne il prezzo > >.

Myra entrò senza esitare. Il tanfo di alcol scadente, accompagnato dall’inconfondibile fetore del vomito, si rivelò peggio delle sue previsioni. L’interno del locale era ancora più squallido della facciata dell’edificio. C’erano una decina di tavoli nella sala principale non troppo vasta. Il fumo delle pipe era ovunque nell’aria, rendendo l’aria quasi irrespirabile. Il pavimento era sporco e sudicio, probabilmente non veniva lavato da settimane.

Come si era aspettata, l’entrata di una ragazza aveva richiamato l’attenzione di tutti i clienti. Era entrata con il cappuccio abbassato e nessuno aveva fatto fatica capire che si trattava di una donna nonostante gli abiti che indossava. Il gran vociare, tra schiamazzi, urla e risate, si spense bruscamente quando sulla soglia del locale apparve la figura di una giovane donna, bella e prestante, sebbene dallo sguardo glaciale.

Myra restò impassibile. Dopo un breve momento di sorpresa, alcuni iniziarono a guardarla con un’espressione beffarda, squadrandola come se fosse una strana creatura venuta in quel lurido posto esclusivamente per il loro divertimento. Altri, invece, la fissavano affamati nei loro volti barbuti, come se non vedessero una ragazza da chissà quanto tempo. La donna raggiunse il bancone della locanda con passo deciso, ignorando ogni sguardo o commento rivolto a lei.

< < Ti sei persa, tesoro? > >.

< < Forse posso aiutarti a ritrovare la strada di casa > >.

< < Ehi splendore, a che ti serve quell’artiglio che tieni alla cintura > > disse un altro uomo, indicando la corta spada appesa alla cintura.
 
Myra mantenne un’espressione fredda e impassibile. Si sedette su uno degli sgabelli del bancone accanto ad un uomo calvo e alto, dalla corporatura robusta e atletica. Il vistoso tatuaggio sulla parte destra del viso simboleggiava un serpente piumato, un segno che Myra aveva già visto altre volte. Si trattava di un mercenario, membro della celebre setta dei Serpenti Neri. Assassini a pagamento, tra i peggiori in tutta la nazione. L’uomo la fissava intensamente con desiderio mostrando denti lunghi e affilati.

La giovane recluta lo ignorò completamente, ma era pronta ad agire in qualsiasi istante. Un uomo grassoccio si avvicinò a lei, mentre si puliva le mani unte con uno straccio sporco. Al contrario dei clienti, non fece alcun commento su di lei. Per lui non esisteva distinzione fra clienti.

< < Cosa ti servo, ragazza? > > chiese l’oste della locanda.

< < Un boccale di birra fresca, mastro oste > > rispose la ragazza tranquilla, consapevole del pericolo rappresentato dall’uomo seduto a fianco.

Nonostante la sua voce fosse ferma e decisa, essa non mancò di suscitare altri commenti ironici e volgari dai tanti uomini alle sue spalle. L’uomo tatuato accanto a lei non aveva ancora aperto bocca, pur continuando a fissarla con occhi pieni di un desiderio sfrenato. Era il genere di uomo abituato a possedere qualsiasi donna gli capitasse a tiro.

Myra attese pazientemente la birra. C’era uno specchio davanti a lei, l’ideale per non essere sorpresa alle spalle.

< < Ecco la tua birra, ragazza e se posso darti un consiglio, bevila in fretta > > disse l’oste a voce bassa, dopo aver accettato la moneta della giovane. A Lithium era in vigore la moneta imperiale, nota anche come Corona. Myra ne aveva una sacca piena, ma era stata ben attenta a nasconderla nella bisaccia che teneva sempre con sé.

< < Sono disposta a offrirti un’altra Corona in cambio di un’informazione > > esclamò la giovane con calma, poggiando un’altra moneta dorata sul banco avvicinandola con due dita all’oste.

Quest’ultimo fissò preoccupato la moneta, non sapendo come comportarsi. Con la coda dell’occhio vide che lo sguardo dell’uomo tatuato era adesso rivolto a lui. Ciò bastò a farlo sbiancare per la paura.

Myra sorseggiò con calma la birra, sopprimendo la forte sensazione di disgusto che provò fin dal primo sorso. Era una brodaglia ripugnante, soprattutto per una come lei abituata alla saporita e lavorata birra di Kingswork, famosa in tutta la nazione.

< < Che genere di informazioni? > > domandò l’oste, sospettoso. La voce dell’uomo tremava letteralmente.

< < Informazioni semplici, buon uomo > > rispose la mora con un sorriso furbo < < Utili per gli affari di un’onesta mercante. Devo attraversare in fretta la regione. Forse qualcuno dei tuoi clienti può aiutarmi. Sono disposta a pagare bene > >.

< < Se posso chiederlo, ragazza > > replicò l’uomo per nulla convinto < < A quali genere di affari siete interessata? > >.

Myra si appoggiò con entrambi i gomiti al banco, avvicinandosi di più all’uomo grassoccio.

< < Il genere di affari da tenere lontano dal naso troppo lungo dell’Inquisizione Imperiale > > ribadì lei a voce bassa < < Come molti altri conduco diversi affari lungo le rive di questo fiume. Purtroppo sono per così dire attività non troppo apprezzate dall’Inquisizione Imperiale, ragion per cui sono costretta ad evitare il Ponte Samos come la peste. Sono certa che mi potete capire, buon uomo > >.

L’uomo sembrò più tranquillo dalla risposta, anche se l’aspetto della giovane non era proprio l’esempio del genere di criminali abituati a frequentare il suo locale. Tuttavia, il suo denaro bastò come argomento sufficiente a convincerlo. Stava quasi per accettare la moneta offerta dalla ragazza. Probabilmente, almeno per un breve momento, l’avidità ebbe la meglio sulla paura, ma proprio in quel momento l’uomo tatuato si  fece avanti, appoggiandosi sul banco a pochi centimetri dalla ragazza. Immediatamente l’oste si allontanò dai due, lasciando la moneta offerta dalla giovane cliente.

< < Gli affari delle belle donne mi hanno sempre intrigato molto, soprattutto se giovani come te > > esordì l’uomo tatuato. Myra lo sentiva troppo vicino e fu costretta a sopportare il tanfo del suo alito.

< < Davvero? > > disse lei in tono ironico, senza girarsi o scomporsi < < Non riesco proprio ad immaginare che genere di rapporti possano essere. > >.

< < Chissà che non possa esserti utile io stesso, tesoro > > ghignò il mercenario, sfiorando con due dita alcune ciocche dei capelli neri di lei < < Puoi chiamarmi Snakes, bella puledra. Magari il mio nome l’hai già sentito da queste parti. Sono molto conosciuto e posso assicurarti che sono bravo in molti campi > >.

Le dita dell’uomo continuavano a sfiorare la guancia della ragazza, la quale restava dritta seduta sullo sgabello del bancone. Gli occhi neri della donna erano fissi sullo specchio davanti a sé. Il mercenario chiamato Snakes non vide alcun pericolo in lei, soltanto un’altra preda da possedere.

< < Non dovresti tenere i capelli così raccolti. In questo modo non fai altro che oscurare la tua bellezza > >.

< < Non è giusto > > commentò un uomo seduto insieme ad altri tre in uno dei tavoli situati nella sala principale < < Tutte le gattine migliori vanno sempre di diritto al capo. Peccato, avrei voluto spassarmela anch’io con questa giovane puttana > >.

< < Forse ci permetterà di fare un giro a turno, quando avrà finito > > ribadì un altro mercenario dello stesso tavolo.

Gli uomini seduti con lui risero sguaiatamente, sputando e ruttando rumorosamente. Pur senza voltarsi, Myra aveva già individuato gli scagnozzi dell’uomo tatuato.

< < Non dare retta a quegli stupidi animali, tesoro. Ho già deciso di offrirti le tue preziose informazioni > > riprese l’uomo tatuato, avvicinandosi ancora e annusandola avidamente < < Però preferirei dartele in un luogo più appartato, dove ti potrò illustrare anche alcuni dei miei bisogni più urgenti > >.

Le risate di sottofondo dell’intera locanda accompagnarono le parole del mercenario. Myra continuò a non scomporsi, attendendo pazientemente il momento esatto per agire. Non sapeva quanti uomini avrebbe dovuto affrontare oltre ai quattro già individuati. La strategia di un Inquisitore Imperiale era molto chiara in situazioni del genere e lei sapeva con esattezza cosa doveva fare. Per prima cosa era essenziale aggredire l’autorità del capo branco e lo avrebbe fatto alla prima mossa.

< < Senti buon uomo > > rispose alla fine lei con calma, girandosi finalmente a guardarlo freddamente < < Ho affrontato molti giorni di viaggio con gli Inquisitori Imperiali sempre sulle mie tracce. Ho solo bisogno di finire quest’ottima birra fresca. Come avrai notato, stavo per condurre una buona trattativa con il nostro simpatico oste. Dunque ti ringrazio della generosa proposta, ma sono costretta a rifiutarla. Per farmi perdonare potrei offrirti da bere. Tutto quello che vuoi > >.

< < AH capisco, tu rifiuti la mia offerta. Però hai detto bene, dolcezza. Prendo quello che voglio. E’ una mia vecchia abitudine e lo farò anche in questa circostanza, puoi starne certa > > ridacchiò l’individuo, continuando ad assaporare l’odore dei capelli della giovane.

< < Per l’inferno > > esclamò lui, con la voce tremante per eccitazione e impazienza < < Profumi di buono. Direi che è arrivato il momento di spostarci in un posto più appartato e confortevole > >.
La mano del mercenario si posò su quella della ragazza poggiata sul bancone. Myra si mosse fulminea senza esitare. Sguainò il coltello con la mano sinistra e con forza lo calò su quella dell’uomo poggiata sul banco. La punta affilata dell’arma attraversò carne e ossa, piantandosi di netto nella struttura in legno del bancone.

Dopo pochi istanti di puro sbigottimento, l’uomo tatuato urlò selvaggiamente per il dolore, mentre il sangue cominciava a circolare lungo il banco fino al pavimento.  Tutto il locale ammutolì e improvvisamente nessuno sembrò più aver intenzione di ridere o scherzare. All’improvviso un pericolo reale si era presentato dinnanzi a loro.

< < MALEDETTA PUTTANA > > le urlò contro selvaggiamente il mercenario sputando saliva.

Prima ancora di provare a tirare fuori il pugnale dalla ferita, il mercenario provò a colpire la mora, ma quest’ultima lo anticipò. Ancora una volta si mosse con sorprendente rapidità, scioccando tutti i presenti. Il suo calcio rotante faceva parte della terribile danza da combattimento tramandata dai più importanti maestri d’arme dell’Inquisizione Imperiale. Il combattimento corpo a corpo veniva perfezionato fin dalle prime fasi nella formazione di una Recluta Imperiale e Myra Costis, fedele alla tradizione della sua famiglia, aveva sempre dimostrato di essere tra i migliori nel suo corso, capace di abbattere anche un uomo alto e robusto con i suoi colpi micidiali.

Il calcio mirato della ragazza centrò in pieno la mascella completamente scoperta dell’uomo tatuato, dalla cui bocca fuoriuscirono denti e sangue in un unico e violento rigetto. Con il coltello ancora piantato sulla ferita, quella mossa così violenta costrinse il mercenario ad una paurosa torsione. Se Myra avesse colpito con più forza, gli avrebbe sicuramente spezzato il collo.

L’uomo chiamato Snakes si appoggiò di schiena contro il bancone, accasciandosi lentamente e non potendo cadere liberamente a terra per via del pugnale piantato sulla mano orribilmente mezz’aperta e sanguinante.   La giovane recluta estrasse l’arma con un unico movimento di polso, liberando la mano del mercenario. Il corpo di quest’ultimo si abbatté finalmente sul pavimento con tonfo sordo. La mano insanguinata creò una grottesca scia rossa, che partiva dal banco di legno fino alle mattonelle di pietra nera del pavimento della locanda. La scena si era svolta in pochi secondi.

I clienti del locale guardavano allibiti la giovane donna che puliva tranquillamente la lama del pugnale con una pezza. Soltanto quattro uomini si alzarono.

< < L’hai fatta grossa, stupida cagna > > ringhiò uno di loro facendosi avanti.

< < Ti faremo a pezzi, puttana > >.
 
Myra li squadrò con espressione glaciale, girandosi verso di loro con il coltello sporco di sangue in pugno. Sorprese nuovamente i presenti, quando rinfoderò il coltello. Per un attimo gli uomini esitarono, ma nel secondo successivo caricarono a mani nude come belve selvatiche. Era chiaro che il loro intento fosse quello di violentarla, per poi farla a pezzi.
Il primo uomo si lanciò rabbiosamente su di lei abbassando la testa nella sua folle corsa. Myra si spostò di lato all’ultimo momento, accompagnando contemporaneamente lo slanciò del malvivente con una forte spinta alla schiena. L’uomo volò oltre il bancone schiantandosi contro le mensole piene di calici e bottiglie di birra.

Gli altri tre la afferrarono con violenza. Uno di loro la prese alle spalle cercando di bloccarle le braccia. Myra non poté evitare un doloroso pugno allo stomaco, ma non diede loro il tempo di continuare il pestaggio. Afferrando le braccia dell’uomo che la teneva da dietro, la guerriera si diede lo slancio verso l’avversario più vicino. Il doppio calcio della ragazza fu devastante. Lo stesso nemico che l’aveva colpita in precedenza voltò paurosamente all’indietro, spaccando in due un tavolo alla fine della caduta. Molto probabilmente gli aveva rotto il setto nasale.

Ne restavano due, ma la giovane restava intrappolata nella forte presa di uno loro. Non riuscendo a liberarsi il malvivente di fronte a sè ne approfittò per attaccare. La situazione cominciava a diventare pericolosa. Cercando di evitare l’errore del compagno, l’uomo si mantenne a distanza di sicurezza, dove la ragazza non poteva colpirlo coi piedi. Vigliaccamente l’avversario cominciò a colpirla selvaggiamente al volto. Non era un uomo particolarmente robusto, ma colpiva con rabbia al solo scopo di trasformare il bel volto della ragazza in una orribile maschera di sangue.

Suo malgrado Myra non poté che accusare la vile strategia dei due malviventi. Il pestaggio continuava e presto non avrebbe più avuto la forza di reagire.

< < Maledetta cagna > > ringhiò l’autore del pestaggio, mentre riprendeva fiato < < Ti giuro che prima di ucciderti ti faremo passare le pene dell’inferno > >.

< < Sbrigati maledizione > > sbottò l’uomo che la teneva ferma < < Questa cagna cerca ancora di liberarsi > >.

Sul volto butterato del mercenario, autore del pestaggio, si dipinse un crudele sorriso < < Vediamo se questa cagnetta avrà ancora voglia di scherzare con noi, soprattutto dopo che le avrò tagliato questo bel visetto > >.

Con le braccia bloccate, Myra fu impotente mentre l’uomo sguainò il suo stesso pugnale dalla cintura. Sempre sorridendo malignamente lo avvicinò pericolosamente al volto della giovane.

< < Non vedo l’ora di sentire le tue urla, tesoro. Non mi deludere. Il capo parteciperà volentieri quando si sarà ripreso > >.

Myra aprì leggermente gli occhi. Era ancora fortemente stordita ed era ben consapevole delle diverse lacrime di sangue che percorrevano il suo giovane volto. Probabilmente il bastardo gli aveva aperto una ferita profonda sotto l’occhio destro. La rabbia era pericolosa, poteva spingerla a commettere un errore fatale. Fortunatamente lei era addestrata proprio per situazioni del genere ed era ben consapevole dell’importanza di saper controllare le proprie emozioni in battaglia. Soprattutto emozioni come odio e rabbia.

Lo squallido individuo, nella sua eccessiva sicurezza, si era avvicinato troppo. La vana illusione di aver vinto si rivelò essere l’occasione che Myra aveva pazientemente atteso, pur avendo dovuto subire un duro pestaggio prima di ottenerla. Mentre l’uomo si avvicinava con il coltello in pugno, la giovane ne approfittò nell’unico modo possibile.

Raccolse in bocca una grossa quantità di sangue. Non fu difficile considerando i tanti colpi ricevuti alla mascella. Stando bene attenta alla mira, sputò una grossa quantità di liquido rosso in faccia all’uomo armato. Il sangue gli finì proprio in mezzo agli occhi accecandolo per un breve momento, facendolo urlare come un dannato.

L’uomo che la teneva per le braccia guardò la scena allibito, allentando senza volere la presa sulla ragazza. La sua distrazione gli fu fatale. Myra gli diede una testata in pieno volto con tutte le sue forze e finalmente fu libera. Il mercenario, stordito, si portò entrambe le mani sul viso e così non vide i fulminei movimenti della ragazza, la quale aveva già afferrato una pesante bottiglia dal bancone. Myra la abbatté con forza sulla nuca dell’avversario, aprendogli un solco rosso sulla testa. L’uomo cadde a terra senza un gemito.

La giovane si appoggiò sul bancone per riprendere fiato. Di certo quella mattina non avrebbe mai potuto immaginare di dover affrontare una lotta così violenta. Ma ora era quasi alla fine. Rimaneva un ultimo avversario, proprio colui che l’aveva così malamente pestata in precedenza.

< < Vediamo come te la cavi con un avversario libero di difendersi, bastardo > > ringhiò sprezzante la mora, alzando le braccia in una posizione di combattimento.

Con la maglia logora l’uomo si pulì il viso a fatica. La guardò tremante di collera e odio con la vista ancora parzialmente annebbiata.

< < Maledetta puttana > > urlò l’uomo, completamente fuori di sé < < Ti ammazzerò, fosse l’ultima cosa che faccio. Ti farò a pezzi > >.

Il mercenario si scagliò come una belva ferita sulla giovane, ma questa volta lei era pronta e libera di muoversi. Myra schivò facilmente i goffi pugni dell’avversario, per poi rifilargli una poderosa ginocchiata all’altezza dell’inguine, facendolo piegare in due per il dolore.

< < Direi che la nostra discussione termina qui. Sogni d’oro, bastardo > > disse freddamente la ragazza, prima di colpirlo con le mani unite all’altezza del collo facendogli perdere immediatamente i sensi.

Il silenzio tornò a dominare l’intero locale. Tutti i presenti fissavano attoniti la ragazza in piedi davanti al bancone. Una giovane guerriera aveva appena sconfitto cinque temibili mercenari, per giunta senza ucciderli. Nella loro elementare e ristretta visione della vita, uomini del genere non erano certo abituati a scene del genere.

Con calma Myra raccolse il pugnale da terra, cercando di ignorare ad ogni movimento il dolore per le tante contusioni subite durante la violenta rissa. Sotto gli occhi allibiti dei presenti seduti nei tavoli della locanda, si rivolse all’intera sala con voce dura e decisa. Prima di iniziare il suo discorso, Myra mise mano alla spada corta appesa alla cintura. Lo fece lentamente, stando bene attenta che tutti la vedessero. La tensione divenne ancora più pesante nella sala.

< < Sono venuta in questo lurido posto solo per concludere certi affari. Se qualcuno di voi è contrario non ha che da farsi avanti, ma questa volta dovrà farlo con una spada in pugno. Questi cinque idioti sono soltanto feriti e svenuti, ma non perderò altro tempo con nessuno di voi imbecilli. Chiunque voglia attaccarmi lo farà a rischio della propria pelle > >.

Un altro prolungato silenzio seguì le dure parole della giovane. Nessuno osò muoversi, mentre la ragazza restava immobile con la mano stretta sull’elsa della spada corta, come ad attendere la mossa di chiunque avesse voluto continuare la lotta. Le sarebbe bastato un semplice movimento per sguainarla. Tutti avevano visto la sua abilità con il coltello e nel corpo a corpo e infatti nessuno dei clienti rispose alle provocazioni della mora.

Nella tensione che si era creata nella sala del locale, Myra ruppe nuovamente il pesante silenzio, desiderosa a riprendere il viaggio al più presto.

< < Sto cercando un battelliere > > affermò sempre con voce decisa < < Devo attraversare il fiume entro il tramonto. Di certo molti di voi sono abituati ad attraversarlo in segreto, lontano dagli occhi del Ponte Samos. Vi assicuro che anch’io ho un motivo valido per tenermi alla larga dalle strade imperiali. I miei affari sono poco puliti, come probabilmente lo sono i vostri. Chiunque possa darmi informazioni in merito si faccia avanti. Sono disposta a pagare bene chiunque riuscirà ad aiutarmi a guadare il fiume entro il tramonto, ma allo stesso tempo ucciderò anche chiunque tenterà di fregarmi > >.

Di nuovo il locale sprofondò in un innaturale mutismo per il genere di posto. Senza volerlo, Myra era riuscita a trovare il metodo migliore per farsi ascoltare. La rissa aveva seminato una paura inaspettata, che sembrò aver spento l’arroganza di uomini abituati a combattere soltanto contro chi era più debole di loro.

Myra squadrò attentamente i vari individui tra i tavoli della sala. Per alcuni minuti nessuno si degnò di rispondere, molti continuavano a fissare attoniti i cinque uomini incoscienti, come se ancora facessero fatica a credere che una sola ragazza fosse stata in grado di compiere un simile macello.

Finalmente dal fondo della sala, un uomo le fece un debole segno con la mano, invitandola ad avvicinarsi. Era un uomo sulla cinquantina, dalla folta capigliatura. Era vestito con abiti logori, strappati in più punti. Sembrava l’esatta immagine di un uomo abituati alla natura, alla vita selvaggia lontana dal severo controllo imperiale. Era seduto da solo in uno dei tavoli in fondo alla sala.

La ragazza lo fissò freddamente per alcuni secondi, prima di girarsi verso il bancone. Prese uno straccio non troppo pulito, con il quale si pulì il viso dal sangue per quanto possibile. Ignorando tutti gli altri, incluso l’oste ancora visibilmente sconvolto, si avvicinò all’uomo sperando ardentemente di aver trovato la persona giusta. Non vedeva l’ora di uscire da quel lurido posto per respirare aria fresca.

L’individuo beveva da un grosso calice di birra con entrambi i gomiti poggiati comodamente sul legno del tavolo. La giovane donna vide l’inconfondibile sete di ricchezza negli occhi grigi di quell’uomo. Si sedette di fronte a lui, mentre gli altri clienti ricominciarono debolmente a parlottare fra di loro. Nessuno si alzò a soccorrere i cinque uomini stesi a terra.

< < Per tutti gli dei > > esordì l’uomo abbozzando un sorriso. Senza rendersene conto, Myra si sentiva già irritata dall’atteggiamento del suo interlocutore < < Non avevo mai visto una scena simile. Quei tizi sono tra i più pericolosi e temuti dell’intera regione > >.

< < Evidentemente io sono più pericolosa di loro. Credevano di spassarsela con una dolce fanciulla, ma nessuna dolce fanciulla entrerebbe mai in un posto come questo > > replicò Myra con freddezza.

< < Non posso darvi torto, lady guerriera. Voi siete certamente una persona da non provocare o irritare. Spero vogliate credermi quando dico che l’avevo capito fin dall’inizio, senza bisogno di vedervi direttamente in azione > > disse lui, cercando di mostrare rispetto.

< < Allora forse avete più cervello della maggior parte dei clienti di questo lurido locale. Parliamo di affari adesso, buon uomo. Come vi chiamate? > > domandò la ragazza, mentre fece un cenno al padrone del locale, il quale si avvicinò immediatamente, scavalcando i corpi stesi a terra. Il suo volto era bianco come il latte.

< < Portaci due birre, mastro oste. Che siano fresche possibilmente e portami anche del ghiaccio > > ordinò la mora con durezza. Era necessario mantenere la propria autorità per evitare altri incidenti. Aveva perso fin troppo tempo.

L’uomo grassoccio fece un piccolo inchino con il capo, prima di affrettarsi verso il retro del locale, forse per recuperare del ghiaccio. Myra tornò a fissare con freddezza l’altro occupante del tavolo.

< < Mi chiamo Chester, lady guerriera > > rispose quest’ultimo con cautela < < In effetti credo che voi siate stata molto fortunata ad incontrarmi. Tra le tante attività che conduco, mi occupo anche di fornire passaggi per così dire tranquilli da una sponda. Conosco il fiume Samos come le mie tasche, posso condurvi dove volete lungo queste rive e ovviamente con il massimo della riservatezza > >.

< < Possedete una chiatta? > > chiese la mora senza scomporsi.

< < Certamente, mia signora. E’ abbastanza spaziosa. Può ospitare anche il vostro cavallo > >.

< < Viaggio a piedi > > rispose lei seccamente.

Mentre parlavano l’oste portò le birre e un po’ di ghiaccio, che la ragazza avvolse in una pezza, poggiandola poi sulla guancia contusa.

< < Non ci sono problemi, mia signora. Possiamo raggiungere la chiatta in poche ore. Tengo la mia chiatta a una cinquantina di miglia da qui. E’ un posto isolato nei pressi di una radura quasi mai trafficata > >.

< < Quanto impiegheremo per arrivare dall’altra parte > > domandò Myra, mentre sorseggiava la birra in effetti leggermente più fresca rispetto a quella precedente.

< < Dipende dalla forza della corrente, mia signora. Negli ultimi giorni il fiume è rimasto piuttosto calmo, per cui direi che il nostro attraversamento non durerà più di tre ore > >.

< < Vi pagherò due Corone in più rispetto alle vostre solite tariffe, se riuscirete a portarmi nell’altra sponda in non più di due ore. Con questa spinta, sono sicura che sarai più motivato ad aiutarmi, mastro battelliere > >.

L’uomo fissò la donna, mentre si lisciava nervosamente la barba. Forse nella sua mente sorse per un attimo il pensiero di tentare di truffarla. Myra, con la sua vista attenta, l’aveva già sorpreso più di una volta in quei pochi minuti di conversazione a fissare troppo avidamente la sua borsetta piena di Corone imperiali.

Anche se abile ed estremamente pericolosa, restava comunque una ragazza, probabilmente non abituata a certi tipi di trattative. Tuttavia, l’idea parve scomparire immediatamente dalla mente di Chester, forse quando i suoi occhi si posarono nuovamente sui cinque uomini stesi alle spalle della giovane.

< < Non intendo offendervi, mia signora > > sbottò il battelliere, sforzandosi di mantenere un tono di voce rispettoso < < La corrente del fiume non è stata così leggera ultimamente, forse rischiamo di ribaltarci aumentando la velocità della chiatta > >.

< < Come vi ho già spiegato, viaggio a piedi. Non possiedo un cavallo e ho un bagaglio assolutamente leggero. Ho affari piuttosto importanti da portare a termine e vi assicuro che non correremo rischi durante la traversata. Sono disposta a pagarvi in tutto dieci Corone > > spiegò Myra, fulminandolo con un’occhiata, quasi avesse intuito le intenzioni del battelliere < < Mi sembra un prezzo equo. Sono sicura che da tempo non ricevete una somma simile > >.

< < Soprattutto considerando che si tratta di un semplice passaggio. Non mi sembra un compito troppo difficile > > aggiunse la mora con un sorrisetto.

Chester non rispose distogliendo lo sguardo, immerso in chissà quali riflessioni. Leggendo l’espressione incerta sul suo viso trasandato, Myra ebbe l’impressione di essere riuscita a convincerlo. L’avidità di quell’uomo era troppo forte.

< < Affare fatto, mia signora. Abbiamo un accordo > > dichiarò l’uomo con un avido sorriso, allungando una mano sporca verso di lei. Quest’ultima, anche se riluttante, la strinse con vigore.
< < Potrei avere il mio compenso in anticipo, mia lady? > > chiese Chester, con una vena di timore nella propria voce.

Myra rise sonoramente per la faccia tosta del battelliere, ma sotto gli occhi sorpresi dell’uomo prese comunque la borsetta del denaro.

< < Qui ci sono cinque Corone, mastro battelliere. Portate a termine il vostro compito nei tempi previsti e avrete molto presto le altre cinque > >.

Vedendolo ancora leggermente titubante, il bel volto della giovane si indurì nuovamente, diventando freddo e impassibile come durante la rissa.

< < Tuttavia, mi sento sempre in dovere di avvertirvi che risponderò a qualsiasi forma di tradimento da parte vostra esclusivamente con il sangue. Il vostro sangue > >.

L’uomo impallidì di fronte all’espressione glaciale della ragazza. Trovava sconcertante il fatto che una donna così giovane potesse terrorizzare così tanto un uomo adulto come lui, per di più abituato ad ogni genere di affare criminale. Evitando di fissarla negli occhi, il battelliere clandestino si affrettò ad accettare il pagamento parziale della sua nuova cliente.

< < Come voi ordinate, mia signora > >.

< < Abbiamo perso fin troppo tempo, mastro battelliere > > affermò Myra con durezza < < Ho molta fretta di riprendere il viaggio > >.

< < Non preferireste partire con la pancia piena, mia signora? > > chiese l’uomo debolmente < < Per raggiungere la mia chiatta dovremmo camminare per buona parte del pomeriggio. Sarà meglio farlo con il pieno delle forze, non credete? > >.

< < Mangeremo durante il viaggio, mastro battelliere. Ho già perso fin troppo tempo in questa bettola > > rispose seccamente lei, prima di alzarsi. Non aspettò alcuna risposta. Lasciò un’altra Corona sul tavolo, per poi incamminarsi verso l’uscita. Tutti i presenti la guardarono sollevati uscire dalla locanda.

Myra ignorò ogni sguardo o commento sotto voce, scavalcando con indifferenza i corpi incoscienti dei cinque mercenari stesi vicino il bancone.

Dopo l’uscita della donna, il battelliere Chester restò ancora seduto per qualche secondo, non del tutto convinto di aver concluso un buon affare. La paga era sicuramente buona, ma quella giovane scalmanata era una vera portatrice di guai.

Sospirando rumorosamente, l’uomo si affrettò a seguire la sua nuova e inaspettata cliente. Prima di farlo, maledisse mentalmente la propria avidità.

< < Forse un giorno sarà la causa della mia morte > >.
  
 
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