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Autore: Serperossa20    30/05/2020    1 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata a finire se quel giorno Jessica non avesse fatto quella scelta? Se ne avesse compiuta un'altra? Se avesse scelto di stare con lui e sacrificarsi e ingoiare tutto l'odio, il rancore e l'ostilità per rendere Kevin un uomo migliore? Vi siete mai coricati pensando, prima di addormentarvi, cosa sarebbe successo, come sarebbe finita SE? Beh, io sì e non sapete quanto, tanto che non ho potuto più stare ferma. Dovevo cambiare le cose in qualche modo quindi se volete, potete farmi compagnia mentre scopriamo insieme come sarebbe andata a finire SE. Buon lettura :)
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Allora Jessica, esponimi il piano per oggi
Avevano finito di fare colazione, sparecchiato e pulito tutto il macello in cucina, o meglio, aveva. Killgrave non si era scomodato ad alzare un solo dito. Ora se ne stavano beatamente in giardino a prendere il sole.
- Perché non ci arrivi da solo? - rispose ghignando.
L'uomo sorride leccandosi un labbro.
- Bene. Notando l'assenza della servitù, suppongo che ci sia un motivo dietro. E chissà perché ho la sensazione che non dipenda dal tuo desiderio di stare da sola con me
- Che arguto - rispose bevendo un sorso di Vodka direttamente dalla bottiglia.
In quel frangente, Kevin si ripromise che prima o poi l'avrebbe fatta smettere di bere a qualsiasi ora della giornata, anche se a detta della mora, sarebbe colpa sua sei lei beveva.
- Quindi ricollegandomi al tuo piano di farmi usare il meno possibile i miei poteri, posso dedurre soltanto che oggi dovrò fare tutto da solo
- Buon lavoro Sherlock, ma su una cosa ti sei sbagliato - rispose incuriosendolo - Cominceremo domani. Oggi abbiamo altro da fare - rivelò alzandosi, seguita poi dall'altro. 
- Abbiamo? 
- Sì, non sei sordo e poi viviamo insieme, il pronome noi verrà usato spesso, sai? - lo prese in giro andando a mettersi qualcosa di più consono, stando attenta a non dimenticare il suo immancabile giubbotto di pelle. 
- Dove stiamo andando Jessica? 
- A risolvere certi affari - disse e salirono in macchina alla volta di New York. 
Entrambi stavano seduti dietro ma a certa distanza, imposta ovviamente da Jess. Con loro, presente solo il conducente rigorosamente ipnotizzato da Killgrave. 
Il perché? Jess non aveva ancora preso la patente, anche se prima o poi si ripromise di prenderla, e Killgrave non c'era manco bisogno di spiegarlo. 
- Allora Jessica, cosa dobbiamo fare? - chiese riprendendo dal nulla il discorso. 
- Due cose. La prima è scagionare Hope di prigione per un crimine che le hai fatto fare - disse ottenendo un sbuffo stanco dall'altro - La seconda è una scocciatura che devo risolvere - finì con tono spazientito. 
L'uomo capí al volo a cosa si riferisse. 
- Quindi il mio compito oggi è rilasciare una criminale in libertà e provocare un divorzio. Non smetterai mai di stupirmi Jessica, davvero - disse parecchio divertito. 
- Ma come.....hai letto i miei messaggi stronzo - e non era una domanda. 
- Mi hai lasciato tutto solo ieri. Dovevo pur far qualcosa - disse omettendo che quella non era l'unica cosa che avesse fatto col suo telefono. Non c'era bisogno di dirle tutto tutto in fondo. 
- Comunque Hope non è una criminale, tu l'hai obbligata - ci tenne a ricordargli. 
- Ma lei lo voleva
- Solo a causa del tuo potere che obbliga la gente a volere quello che vuoi tu! 
- Ma brava allora te lo ricordi
Jess incrociò le braccia al petto e si mise a guardare fuori, persa fra i pensieri
- È impossibile non farlo - sussurrò piano ma lui la sentì lo stesso strappandogli un sorriso. 
Dopo pochi minuti di stasi in cui l'unico rumore udibile era quello della macchina in corsa, Kevin ruppe il silenzio
- Ammettilo ti piaceva
- Fottiti
- Suvvia Jessica non mentirmi
E ricevette un dito medio come risposta. 
- Ti amo anch'io mia cara - rispose di rimando ridendo di gusto. Certo, stava scherzando e tirando un po' la corda per vedere fin dove potesse spingersi ma ciò non voleva dire che non era vero quello che affermava. Anzi, sentiva di amarla ancora di più quando si comportava in quel modo. 
Perso nelle sue elucubrazioni, non si accorse di come si fosse irrigidita la mora al sentire le sue parole uscire così spontanee e sincere dalla sua bocca. Si convinse che fosse solo per tutto il male che le aveva fatto a causa di quella ossessione malata che lui si ostinava a chiamare amore. 
Tutto sommato, in poco tempo arrivarono alla prima destinazione della giornata senza troppi bisticci od ossa rotte, e questo per Killgrave equivaleva ad un grande successo. 
La prima tappa fu la casa di Wendy. 
Sapeva di trovarla in casa perché facendo qualche ricerca aveva scoperto che si era presa un giorno libero. 
Si diressero al portone ma prima di bussare, Jessica guardò Kevin
- Ti ricordi il piano? 
- Cristallino - le rispose sorridendo. 
Bussò velocemente e attesero. 
- Ti avverto - iniziò Jess appena sentì dei passi in lontananza - non so che reazione potrebbe avere
- Oh Jess, cosa le hai fatto? - sorrise canzonatorio, immaginando mille torture e sofferenze.
- L'ho solo spaventata....e forse messa in pericolo di vita - ammise infine. 
Difatti, non appena la porta si aprì mostrando la figura in vestaglia di Wendy, questa riconoscendo Jessica provò subito a richiudere la porta. 
Se non fosse stato per i riflessi pronti di Killgrave ordinandole subito di fermarsi, ancora un centimentro e Jess sarebbe stata costretta a buttare giù la porta a calci. 
Invitaci ad entrare - e per l'appunto una Wendy magicamente più accogliente e cordiale li fece accomodare dentro. 
Entrati nel salotto, Jess esortò l'uomo a continuare per finire in fretta così, passandole i documenti, le ordinò di firmarli. 
Ottenute le firme si diressero verso l'uscita. Primo obbiettivo della giornata completato. 
- Ma cosa....come avete.....oddio cos'ho fatto? No! Vi prego ridatemi quei documenti! - urlò la donna disperata dopo aver realizzato cosa avesse fatto. Si scagliò subito verso Jess che teneva i documenti all'interno del giubbotto ma di nuovo Kevin la fermò in tempo. 
- Andiamocene prima che dia di nuovo di matto - lo incitò Jess aprendo la porta, pronta ad uscire. 
L'uomo invece non si era mosso, continuava a guardare fisso la donna. Gli ricordava tremendamente qualcuno, ma non seppe davvero dire chi. E non seppe neanche perché fu così colpito dalla sua disperazione e determinazione nel riprendere quei fogli. 
- Ti muovi? - lo chiamò Jess all'improvviso, notando la sua assenza. Infatti lei era già in procinto di entrare in macchina e solo dopo qualche minuto, Killgrave si decise a raggiungerla in auto, pronti a partire per la prossima tappa. 
La mora lo guardò scettica
- Che hai combinato lì dentro? - chiese senza però ottenere risposta. 
Kevin era come assorto in chissà quali strani e perversi pensieri senza degnarla di alcuna intenzione. 
- Cos'è, devo far girare la macchina per assicurarmi che non ci sia un cadavere in quella casa? - scherzò cercando di riottenere la sua attenzione, pregando mentalmente che non sia davvero così. 
- Sai - cominciò invece il moro dal nulla, ignorandola allo stesso modo di Jess quella mattina - io non ti lascerei mai andare, neanche se fossi innamorata di un altro - se ne uscì stupendola non poco. 
- E questo mo che cazzo c'entra? E poi grazie, bella scoperta. Hai già reso chiaro il concetto quando mi hai fatto trovare quel ragazzo sgozzato nel mio letto - gli ricordò ricordandosi perfettamente tutto quel sangue, il senso di impotenza e quel piano folle che, ironia della sorte, il moro stesso le aveva impedito di portare a termine. 
- Bene, e sappi che lo farò ancora se chiunque si frapponesse fra di noi - ribadì il concetto. 
- Ti ho già detto che ho scelto te, non c'è più bisogno di uccidere nessuno chiaro? - chiese senza però ottenere risposta. 
Jess lo trovava parecchio strano, lo era da quando era uscito dalla casa di quella donna e non capiva cosa gli aveva fatto cambiare repentinamente umore in soli due minuti. Si appuntò di indagare più tardi in merito, perché erano giunti alla seconda destinazione. 
- Questa non è la prigione - constatò Kevin osservando l'enorme palazzo che si ergeva davanti a loro. 
- Che acume - lo prese in giro raccogliendo la busta coi documenti - È qui che lavora quella bastarda della ex moglie. Vado, consegno e ce ne andiamo - disse, in procinto di scendere. 
Autista, aziona la sicura alle portiere - ordinò subito, sentendo appena dopo lo scatto delle portiere. 
- Che cazzo fai? - gli chiese di scatto, girandosi verso di lui. 
- Hai parlato al singolare Jessi
- Cosa? - chiese visibilmente confusa. 
- Dovevi dire "andiamo, consegniamo e ce ne andiamo". Siamo una squadra in fondo, no? E mi offendi sai, se pensi che ti lasci andare da sola mentre io sono qui ad aspettarti. 
Jess lo guardò interdetta
- Tu rimani qui, fine della storia. Sblocca le portiere adesso
- No se non mi farai venire con te
- Kevin non obbligarmi a sfondare la portiera
- E tu non obbligarmi a fare minacce, lo sai che lo farò - le rispose con un sorriso sadico in volto. 
L'aria all'interno cominciò a farsi irrespirabile da quanto fosse tesa, mentre loro due non smisero di fissarsi l'un l'altra. 
Alla fine Jess capitolò sapendo che se fosse continuata così, sarebbe impazzita dal nervoso prima della fine della giornata. 
- D'accordo vieni. Ma ti avverto, combina un solo guaio e non sarai più in grado di usare l'olfatto per tutta la tua vita - lo minacciò prima che, tutto sorridente e contento, Killgrave fece sbloccare le portiere. 
Scendendo, entrarono velocemente nel palazzo, raggiunsero il piano desiderato, non senza qualche raccomandazione da parte di Jess per Killgrave, e raggiunsero a passo spedito la reception trovando Pam indaffarata al telefono. 
Appena la bionda vide Jess alzò gli occhi al cielo, aspettandosi di essere di nuovo ignorata dalla mora per una delle sue imboscate nell'ufficio del suo capo, ma invece Jess si diresse proprio verso di lei, in compagnia di un uomo per altro, e le mollò davanti la busta contenente i documenti del divorzio. 
Pam la fissò confusa e anche un po' irritata per via dei suoi modi. 
- Dì a Hogarth che pretendo il compenso entro la fine della giornata - le disse solamente. 
Piano piano, la confusione della bionda divenne stupore e poi consapevolezza e un largo sorriso stava nascendo sul suo bel viso curato. Chiuse immediatamente la telefonata, prese la busta, guardò un'ultima volta la ragazza e poi corse verso gli uffici della sua amata, pronta ad indossare il suo anello. 
- Bene, qui abbiamo finito. Andiamocene - ma non fecero in tempo ad entrare in ascensore che vennero subito fermati
- Jessica! 
Cazzo, si maledì mentalmente, fermandosi. 
- Vieni nel mio ufficio, adesso 
La mora sbuffò sonoramente, la speranza che sarebbe stato veloce, svanita di colpo. 
- Non ti azzardare a muoverti e non combinare niente, chiaro? Cuciti la bocca se necessario - dichiarò Jess all'uomo a fianco a lei, guardandolo minacciosa. 
L'uomo per risposta fece il gesto di chiudersi le labbra a chiave, per rassicurarla. 
Anche se ancora scettica, Jess si allontanò seguendo la Hogarth nel suo ufficio. 
Chiusa la porta, Jess la vide sedersi dietro alla sua scrivania e rivolgerle uno sguardo compiaciuto. 
- Ottimo lavoro Jessica
- Sì beh, mo non rendiamolo come se fosse un mio hobby distruggere matrimoni
- Comunque riceverai presto una notifica per il compenso
- Bene, perfetto - rispose già pronta a prendere la porta. 
- Ah Jessica? Mi dici come hai fatto a convincerla? 
Jess ci rifletté su, indecisa se dirle la verità oppure no; alla fine optò per una via di mezzo
- Beh, diciamo che ci abbiamo parlato e fatta ragionare - in fondo non era del tutto sbagliato. 
La donna inarcò un sopracciglio perplessa
Abbiamo
E lì si maledisse mentalmente per essersi fatta sfuggire il suffisso plurale. Ormai erano una cazzo di squadra a tutti gli effetti, non poteva farci niente. 
- Sì beh.... 
- Ti ha aiutata quel damerino inglese che ti sei portata dietro? - Chiese stranamente curiosa. 
- Diciamo di sì - rispose sorridendo. In un'altra occasione era sicura che avrebbe riso tanto a quell'appellativo ma era troppo preoccupata per farlo. 
Iniziò ad altalenare il peso prima su un piede e poi sull'altro, agitata e preoccupata. Stava passando troppo tempo da quando aveva lasciato Killgrave da solo, e non riusciva a stare tranquilla. 
- Sì beh....se abbiamo finito io vado. Ah non chiamarmi più. Non sarò reperibile per un bel po'. Ah e non ti scomodare a mandarmi l'invito per il tuo matrimonio, non ci verrei comunque - e dicendo ciò se ne andò da lì il più in fretta possibile. Doveva assicurarsi che fosse tutto a posto. 
Ma poi si arrestò cambiando repentinamente idea. Si forzò di tornare sui suoi passi e di rientrare nell'ufficio della donna, chiudendo la porta. 
La donna era ancora dietro la scrivania ma intenta a leggere un foglio quando entrò. 
- Hai bisogno di qualcosa Jessica? 
- Sì vedi, ti volevo solo avvertire che oggi Hope uscirà da quel buco di prigione in cui si ritrova - le disse tutto d'un fiato, pronta ad agire contro qualsiasi reazione. 
Hogarth inarcò un sopracciglio perplessa, stringendo appena il foglio nella sua mano. 
- Jessica, sai cos'ho qui? Una richiesta di patteggiamento. Mi è appena arrivata via fax dal giudice che si occupa del caso. Offre vent'anni al posto dell'ergastolo 
La detective si avvicinò furiosa alla scrivania, battendo i palmi sul ripiano. 
- Tu vorresti farle passare vent'anni in quel buco di fogna?! - le urlò contro con la pazienza già fortemente provata. 
- Jessica ragiona, non c'è altra soluzione. È giovane, fra vent'anni potrà ancora godersi il resto della sua vita - tentò pazientemente di farla ragionare. 
- Mi prendi per il culo?! Deve pagare vent'anni per un crimine che è stata costretta a fare! Toglitelo dalla testa! Lei uscirà oggi stesso! - decretò furiosa e decisa più che mai. 
- Non dire idiozie Jessica. Come pensi di farla uscire? Sappi che se userai la tua forza o farai qualcosa di illegale, non ti coprirò stavolta - la minacciò. 
- Ma certo! Ormai il mio compito l'ho fatto, ora posso pure andare a farmi fottere! - rise senza però un briciolo di gioia o ilarità - Ora posso scoparmi la mia ragazza senza sentirmi in colpa! Ora non devo più coprire quella rozza, problematica di Jessica! - le fece il verso alzando sempre di più la voce. 
- Jessica abbassa - ma fu bruscamente interrotta. 
- Sai che c'è? Fottiti. Fottetevi tu, la tua segretaria del cazzo e le vostre vite del cazzo - e si avvicinò sempre più minacciosa al volto della donna - Oggi finirò quello che ho iniziato, farò uscire Hope di prigione e non ci sarà alcun bisogno del tuo intervento, viscido serpente che non sei altro. L'unica cosa che devi fare è stare chiusa qui e stare fuori da tutta la faccenda - stava mettendo così tanto forza nei palmi che iniziarono a vedersi le prime crepe sul tavolo - Dopo oggi, sparirò dalla tua vita, non dovrai più cercarmi; immaginami morta se ti fa sentire meglio non mi importa - e finì assottigliando lo sguardo, riducendo la voce ad un sussurro roco - Non voglio più avere niente a che fare con te, lurida serpe - e detto ciò si allontanò di scatto, imboccò la porta e la sbatté dietro di sé. 
La donna nell'ufficio, dopo che se ne fu andata, sentì tutta la tensione crollare di colpo e ritornò a respirare, non accorgendosi di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. La lettera che teneva ancora in mano la buttò in malo modo da un lato e sprofondò pesantemente nella poltrona strofinandosi gli occhi. Il suo sguardo non poté non soffermarsi sui due solchi a forma di mani, con le rispettive crepe, che Jessica aveva provocato stando solo poggiata. 
Ottimo, ora devo cambiare la scrivania, pensò esausta.

Jessica era a dir poco un fascio di nervi. Quella sfuriata non era bastato a sfogare tutta la rabbia e la frustrazione che aveva accumulato per più di due ore in compagnia di Killgrave. A proposito di lui, aumentò il passo pregando che si fosse comportato bene e stranamente, era tutto tranquillo per davvero, nessun spargimento di sangue, nessuna tortura, niente gente che urlava straziata o impaurita, niente. Anzi, guardandosi attorno, lo vide poggiato elegantemente al bancone della reception mentre ascoltava molto interessato cosa gli stesse dicendo Pam. Jessica, sospettosa e con il primo sentore di allarme, gli si avvicinò di soppiatto per ascoltare cosa si stavano dicendo.
- Quindi capisci? Io la amo alla follia ma a volte è così difficile. Mi sembra di parlare con un pezzo di ghiaccio - gli rivelò la biondina sospirando malinconicamente. 
- Oh mia cara, ti capisco sai? Anche a me capita di scontrarmi letteralmente con un iceberg a volte - disse facendo inarcare un sopracciglio a Jessica, ancora in ascolto - E non hai mai pensato di lasciarla? 
Lei lo guardò pensierosa per un attimo
- Neanche una volta - affermò - Io mi sono innamorata della sua determinazione, del suo talento di ribaltare sempre le cause a suo favore, anche le più difficili, e del modo tutto suo di dimostrarmi amore. Può essere fredda e calcolatrice, ma mi guarda e tratta in un modo totalmente diverso dagli altri - rivelò con occhi sognanti, sospirando - E poi a letto non puoi neanche immaginare - rivelò compiaciuta per poi tapparsi immediatamente la bocca con la mano, pentendosi subito - Oh mio Dio, perché ho detto una cosa simile? Mi dispiace, non....non capisco come
- Oh non ti preoccupare - la rassicurò sorridendo - ti ho chiesto io di essere sincera - disse facendole l'occhiolino. 
E con quello, Jessica ritenne di aver ascoltato abbastanza. Affiancò il moro come se niente fosse palesando la sua presenza
- Che stai facendo? 
- Jessica! - constatò sorridendo radioso - Pam mi stava giusto raccontando della sua adorabile storia d'amore con la tua amica Jeryn. Sai che ho trovato diverse somiglianze tra te e l'avvocato che - ma si interruppe quando osservò meglio il suo sguardo - Hai avuto una conversazione difficile? 
- Muovi il culo e andiamocene. Sono stanca di questo posto - gli rispose invece. 
Kevin assottigliò serio lo sguardo. La sua Jessi era molto più che arrabbiata, notò, le tremavano le mani, era a dir poco furiosa. Si infastidì parecchio. Quella era la loro giornata, stava andando tutto bene e poi arriva quella donna e in un quarto d'ora ha rovinato tutto il buon umore. 
Magari se le ordinassi di chiudersi la bocca con una spillatrice, Jessica lo apprezzerebbe, pensò mentre la seguiva, Oppure potrei riparlare con Pam, chissà magari... pensò già pronto ad andare da quella donna e farle eseguire l'ordine. Difatti, si fermò esattamente a metà strada tra l'ascensore e l'ufficio della donna, già pronto a tornare indietro ma si bloccò all'istante, non appena sentì un tiepido calore al polso. Guardò giù e poi sù. Jessica gli aveva afferrato il polso senza neanche guardarlo. Non sapeva come, ma lei aveva intuito cosa avesse intenzione di fare e ciò lo stupì non poco. Inoltre non lo stringeva, non gli voleva far male, anzi si accorse che non era neanche una vera e propria stretta, semplicemente gli aveva preso il polso per tenerlo vicino a sé e non farlo allontanare. Notò anche che il tremore alle mani era cessato non appena avvenne il contatto. A Kevin era come se gli fosse scoppiata una bolla di calore, di consapevolezza nel petto che gli fece dimenticare completamente tutti i suoi cattivi propositi e scelse invece di seguirla docilmente fin fuori dall'edificio. 
Gli lasciò il polso non appena imboccarono l'uscita ma, quando lo fece, sentì freddo ma anche un forte senso di nostalgia. Si rese conto come non mai di desiderare ancora di più quel contatto. Era da quando non era più sotto il suo controllo che Jessi non lo toccava senza finire al tappeto, sanguinante o dolorante e quella semplice presa lo fece ben sperare in qualcosa che ancora non osava pronunciare. 
Sorrideva quando salirono in macchina, partendo alla volta della prigione.

   
 
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