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Autore: Red Lights    30/05/2020    1 recensioni
Elia sa poche cose su quella serata: sa che sono lì a casa di Martino per studiare, sa che la maturità è vicina e che dovrebbe provare più ansia di quella che effettivamente prova, sa che le persone con cui sta studiando sono buone, intelligenti, simpatiche e sono i suoi fratelli e sa che uno di loro in quel momento non si piace per com’è. Assurdo quanto alcune volte i commenti facciano male, quanto il proprio corpo possa facilmente diventare un’arma contro se stessi e quanto il body shaming sia così diffuso che non ci si fa più caso...finchè non capita a noi.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Studiare per la maturità insieme agli amici è sempre una sfida contro il tempo, nel senso che non si capisce mai quanto tempo è lecito spendere giocando ad un improvvisato calcetto con le palline ricavate dai fogli accartocciati e le porte strutturate con matite, penne e accendino sparse qua e là. In fondo lo studio stimola la creatività e a loro, alle quattro meno un quarto di mattina, dopo aver passato non si sa più quanto tempo ad ascoltare Giovanni ripetere l’intero programma di letteratura italiana, stimola anche una certa voglia di dire stupidaggini, quasi a dover recuperare il tempo perso con affermazioni assurde su qualsiasi argomento che valga la pena prendere in giro. In questo momento, per esempio, Elia si sta concentrando per trovare una spiegazione al fatto che, secondo un articolo trovato da Martino, c’è un’ora della notte in cui si ride sempre. Elia non sa se quest’articolo provenga da una rivista scientifica seria o magari dai post di zia Laura che su Facebook si diverte a condividere essenziali informazioni sui vaccini pubblicate da suoi conoscenti laureati presso l’università della vita, ma in questo momento non si preoccupa di chiedere. Semplicemente cerca di ragionare. Nel frattempo Luchino, ancora estremamente preso dalle sue ricerche, continua a mugugnare parole lette velocemente e a sbuffare quando si rende conto che quelle parole sarebbero troppo difficili da memorizzare. Martino sta scrivendo un messaggio e annuisce ogni volta che Elia propone una teoria a quella che è stata battezzata come ‘’l’ora che se ride’..’
‘’De notte’’ aggiunge Martino.
‘’L’ora che se ride de notte’’ conferma Elia.
Non si sente particolarmente agitato, non ha tanto timore di questa fatidica maturità quanto invece ne hanno alcuni suoi compagni. Sa che si ritroverà lì e che dovrà svolgere una traccia che qualcun’altro ha scelto per loro, dovrà fare una versione, l’ultima maledetta versione della sua vita e poi dovrà rispondere a delle domande su cinque materia diverse. Niente di troppo tragico in fondo se si pensa a quel che verrà dopo. La verità è che a Elia questo clima di agitazione, di unione e di totale immersione nei libri, nelle parole, negli addii strappalacrime e nella paura, piace. A lui piace sapere di essere emotivamente connesso con le persone intorno a lui più di quanto lo sarà mai nel resto della vita. I suoi amici, il gruppo delle ragazze, i suoi compagni di classe, tutti stanno sperimentando un tipo di paura del tutto nuovo, stanno toccando con mano il futuro ma con ancora qualcuno a tenerli nel presente, nell’età giovane che vorresti avere per sempre.
‘’Rega, ma quanto me so ingrassato?’’
La voce di Giovanni interrompe l’interessante esposizione dell’ipotesi di Martino sul fatto che magari l’ora in cui si ride è la stessa ora che, in un normale sonno, corrisponde al sogno erotico di base, quello che è d’obbligo tutte le notti.
Luchino alza lo sguardo dallo schermo del computer. Ha gli occhi piccoli e rossi, segno evidente del fatto che le nottate studio favoriscono l’invecchiamento precoce. Guarda Giovanni un tantino stranito.
‘’Ma ingrassato di pancia?’’
Elia e Martino si lasciano sfuggire una risatina e lo stesso fa Giovanni anche se la sua ha un qualcosa di più amaro.
‘’Te ‘ndo grassi zì? De testa non me pare.’’
Risponde Martino, il tono scherzoso di chi sa di aver appena tirato fuori un commento degno della miglior vipera ma che allo stesso tempo è consapevole di poterlo fare con quelle persone, con quegli amici.
'’E infatti qui l’unico testone sei proprio te Marti.’’
Ribatte Elia.
‘’Dai rega dico davvero, è una domanda seria.’’
Giovanni si sporge in avanti, le braccia incrociate sul lungo tavolo nero e gli occhi poggiati per caso sulle pagine ancora aperte del libro di letteratura. Stava spiegando loro la prefazione de ‘’Il Piacere’’ di Gabriele D’Annunzio quando Elia e Martino avevano annunciato che era davvero il momento di fare pausa. D’Annunzio non piace a Giovanni, non tanto per le opere che comunque non definirebbe mai come piacevoli, quanto per il suo orientamento politico e per quello che la figura dell’autore ha rappresentato per il movimento fascista in Italia. Elia sta sperando con tutto il cuore che non chiedano all’amico qualcosa su D’Annunzio all’orale, sarebbe davvero inopportuno un discorso iniziato con: ‘’Partiamo dal fatto che D’Annunzio era n’fascio de merda’’.
‘’Io te vedo sempre uguale Gio, ma perché sta domanda?’’
Chiede Martino, mettendo da parte il cellulare.
‘’Perchè non me entrano più i pantaloni de pelle.’’
Non saprebbe bene descrivere la reazione a quella frase. Martino rimane per un attimo immobile, gli occhi spalancati ma che cercano comunque di darsi un certo contegno. Luchino, che ha cominciato a mangiare nervosamente i resti dei pop-corn fatti ore prima, rischia quasi di soffocare con uno di questi. Elia, dal canto suo, sta pensando al fatto che se davvero Gio ha dei pantaloni di pelle e se davvero sono nel ventunesimo secolo ed esistono infiniti modi per rendere eterna un’immagine, allora ha davvero bisogno di fotografare l’amico con quei pantaloni e di riprendere in mano quella foto ogni volta che avrà bisogno di ridere. Giovanni si allunga verso Luchino e gli dà due forti pacche al centro della schiena. Quest’ultimo gli fa segno di smetterla perché, molto probabilmente, sono più dolorosi i colpi dell’amico rispetto alla paura di star per morire soffocato da un pop-corn.
Giovanni scoppia a ridere battendo una mano sul tavolo con lo stesso ritmo dei suoi attacchi di riso.
‘’Sto a scherzà’’ riesce a dire in un piccolo momento di pausa dalle risate.
Dopo una bella dose di rimproveri per il suo aver scherzato con la vita del povero Luchino che si sporge per abbracciare Giovanni in segno di perdono, Elia crede sia il momento di rimettersi seriamente a studiare.
‘’Dai riprendiamo D’Annunz..’’
Ma non fa in tempo a finire la frase che Giovanni chiude il libro in maniera decisa e riprende la parola.
‘’Oggi pomeriggio la sorella de Sofia m’ha chiesto come mai so ingrassato tanto...’’
Afferra senza fatica il pezzo di fumo arrotolato nella pellicola trasparente e nascosto nel temperamatite a barattolo di Martino.
‘’Me dice sempre ste cose. Tipo me chiede perché non faccio sport, perché non mangio sano, perché non faccio come Sofia che se regola co l’alimentazione ma mai na volta che capisse che se deve fa l’affari sua oh.’’
Luchino, preso dal racconto e ormai distratto dal suo compito di cercare informazioni comprensibili sul nazismo in Germania, strappa un pezzo di copertina del quaderno di latino e comincia ad arrotolarlo per fare un filtro.
‘’E Sofia?’’
Chiede Elia mentre con una mano afferra la quantità di tabacco necessaria a riempire la cartina che Martino caccia dalla borsa.
‘’Sofia non dice mai niente, anzi, secondo me lo pensa pure lei. Non so manco se la posso mandà a quel paese sta sorella o se faccio danno.’’
‘’Secondo me dovresti dirle che te da fastidio Gio.’’
Luchino, il filtro pronto che fa rotolare ancora tra pollice e indice.
‘’Si ma poi questa come se permette de dirte ste cose?’’
‘’Eh, forse perché so vere.’’
Dice Giovanni prima di aggiungere il fumo ricavato al tabacco già inserito nella cartina.
Elia sa poche cose su quella serata: sa che sono lì a casa di Martino per studiare, sa che la maturità è vicina e che dovrebbe provare più ansia di quella che effettivamente prova, sa che le persone con cui sta studiando sono buone, intelligenti, simpatiche e sono i suoi fratelli e sa che uno di loro in quel momento non si piace per com’è. Assurdo quanto alcune volte i commenti facciano male, quanto il proprio corpo possa facilmente diventare un’arma contro se stessi e quanto il body shaming sia così diffuso che non ci si fa più caso...finchè non capita a noi. Altra cosa che sa è che non lasceranno quella casa finché Giovanni non tornerà a star bene con sé stesso, di questo ne è sicuro.
‘’Gio te la posso dì na cosa? Sinceramente...’’
Chiede a Giovanni, il tono serio e le braccia incrociate in prossimità dello stomaco.
Giovanni annuisce mentre chiude definitivamente quella che è stata sempre da loro battezzata come ‘’L’infinito de Giovanni’’.
‘’Te sembra giusto che Sofia sente ste cose e non fa niente per fermare la sorella o per difendere te che sei il suo ragazzo?’’
‘’Ecco bravo. Ma poi perché te devi sentì te sbagliato quando è questa che non c’ha niente da fare se non pensà a quello che se magnano l’artri?’’
Martino è arrabbiato, muove nervosamente le mani unite e sporge la testa quasi aspettasse una risposta da un'ipotetica sorella di Sofia lì presente.’’
‘’Ma poi Gio ma te sei fregno proprio, co le maniglie dell’amore pure.’’
L’affermazione di Luchino fa sorridere Giovanni.
‘’Sapete secondo me m’è presa a male? Non è tanto per me, ma per come me so sentito mentre lei diceva quelle cose...’’
Si porta la canna alla bocca, l’accende velocemente e tira una lunga boccata di fumo e tabacco. Continua a parlare espellendo pian piano il fumo...
‘’Ho pensato a tutte le volte che abbiamo preso in giro qualcuno noi...’’
Lo dice abbassando gli occhi e tormentandosi il ginocchio con la mano libera come se volesse ripulirsi da tutta la colpa che sente dentro. Assurdo come quel senso di colpa si diffonda velocemente: in un attimo Elia risente tutte le battute cattive rivolte ai corpi altrui, quelle frasi che qualcuno giustifica come bravate di ragazzi ma che per qualcuno possono essere lame taglienti. Se l’autostima è un vetro loro, nei momenti peggiori, hanno contribuito a distruggerne troppi di vetri. Un filo invisibile unisce in quel momento lui e i suoi amici, Luchino compreso ed Elia non può fare a meno di sentirsi grato nei suoi confronti perché tra tutti è quello che più spesso li ha ripresi su queste cose e che non ha mai riso insieme a loro per le prese in giro a Federica, a Silvia, al ragazzo del secondo anno che fa fatica a salire le scale o alla prof. Di chimica che mangia solamente carote.  
‘’Beh, possiamo sempre non farlo più...’’  
Dice Luchino.  
‘’Io so stato sempre preso in giro, finché poi ho cominciato ad uscire con voi e allora m’hanno lasciato in pace.’’ 
Ora anche Elia abbassa lo sguardo, non può davvero essere vera quella conversazione. Non può davvero star passando in rassegna tutte le volte che è stato cattivo, che ha parlato troppo, che non è intervenuto davanti ad episodi di bullismo.  
‘’Che vuoi dì Luchì?’’  
‘’Eh che se deve sempre cercà di essere amici, de esse uniti contro chi vuole fa er bullo. Se si sta insieme quelli se la fanno sotto.’’  
Martino sorride, il filo della vergogna ancora metaforicamente stretto in una mano mentre nell’altra tiene quello della consapevolezza.  
Elia ha ancora la presa salda sul senso di colpa che sente, sta pensando che dovrebbe scusarsi con tutti e poi magari dovrebbe dire al suo migliore amico che la sua fidanzata non lo merita e che vorrebbe dire due parole alla sorella. Sta anche pensando che non è questo l’atteggiamento che risolve la situazione. Se l’odio, la codardia, l’ignoranza e la presunzione portano a quel punto allora sono altre le strade per uscirne.  
‘’Va bene Lù, ho capito, te la passo la versione all’esame.’’  
Dice Giovanni sorridendo leggermente.  
‘’Se l’è davvero meritata.’’  
Martino si alza e raggiunge la sedia di Luchino mettendogli le braccia intorno al collo e avvicinando le loro teste.  
‘’Si Luchì, fa come se l’abbraccio fosse pure mio.’’  
Dice Elia alzando le mani e formando con esse un cuore diretto all’amico.  
Quando Martino torna a sedersi, Giovanni, che nel frattempo ha ammazzato la canna accesa poco prima, ha riaperto il libro ed è pronto a sfogare ancora un po’ della sua rabbia su Gabriele D’Annunzio.  
‘’A che libro stavamo?’’  
‘’Al quarto Marti, rimani concentrato.’’  
È mentre Giovanni sta spiegando tutta la metafora racchiusa nel personaggio di Andrea Sperelli con tanto di approfondimento storico, che un urlo dal posto di Luchino fa sobbalzare tutti i presenti.  
‘’Bella regà, l’ho trovato’’, afferma il ragazzo ed Elia è sicuro che l’abbiano sentito anche dal palazzo di fronte.  
‘’Shh Luchì che te urli che ci sta Nico che dorme.’’  
‘’Scusa Marti scusa, ma ho trovato il sito mi sembra davvero facile.’’ 
Luchino si alza e, stavolta silenziosamente, mima la vittoria ai mondiali del 2006 con Cannavaro che solleva la coppa.  
‘’Leggi n’pezzo, vediamo se è affidabile.’’  
Chiede Giovanni sorridendo per la teatralità dell‘amico.  
‘’Ma voi ancora a studiare state?’’  
Niccolò, pantaloncini neri e maglietta del pigiama con sopra l’immagine di una band, fa capolinea in salone. I capelli arruffati e gli occhi stanchi di chi è stato svegliato da un urlo alle quattro del mattino. Fortunatamente ha l’animo buono altrimenti, pensa Elia, avrebbe già ucciso Luchino. Come avrebbe fatto lui se fosse stato al suo posto.  
‘’Scusa Nico t’ho svegliato scusami.’’  
‘’Stai tranquillo Luchino, tanto dovevo bere e qualcuno si dimentica sempre di lasciare una bottiglietta d’acqua in camera.’’  
‘’Vuoi che mi scusi perché tengo in ordine la camera senza bottiglie d’acqua sparse ovunque?’’  
Chiede Martino sorridendo.  
‘’Si’’  
Risponde Niccolò avvicinandosi al ragazzo per arruffargli un po’ i capelli.  
Si dirige in cucina da cui esce poco dopo con un bicchiere d’acqua in mano. Niccolò prende posto accanto a Luchino che, intanto, continua a chiedergli scusa per quell’urlo poco appropriato in orario notturno.  
‘’Ma perché urlavi poi?’’  
‘’Eh ho trovato sto sito su cui sta la storia del nazismo scritta abbastanza semplice me pare. Senti Gio. Quasi subito il Nazismo diventa un business, tanto che viene deciso di fondare la premiata ditta alimentare germanica "Terzo Raich", dallo slogan: "Mangia sano, mangia ariano!". ‘’ 
Elia sa che quello che sta ascoltando scatenerà una reazione ancor più stramba di quella per i finti pantaloni di pelle di Gio ma non riesce comunque a interrompere la lettura di Luchino. Giovanni, lo sguardo concentrato e una mano sul mento, sta sicuramente pensando che, forse a causa dell’orario, il suo amico non legge bene ciò che lo schermo proietta. Ad un certo punto la voce di Luchino si ferma. Una smorfia perplessa e la bocca che si apre e si chiude a movimento alterni.  
‘’Rega, ma in che senso mangia sano mangia ariano?’’  
Niccolò scoppia a ridere rumorosamente, non si cura delle finestre aperte per il caldo e del fatto che la signora al piano di sotto potrebbe benissimo fargli esplodere il pavimento in caso la svegliasse.  
‘’Luchì, ma te vuoi prende le robe da Nonciclopedia?’’  
E’ l’ultima frase pronunciata prima che tutti scoppino a ridere e prima che la signora Girolamo del piano di sotto si affacci al balcone per capire con chi prendersela per l’interruzione del suo sogno erotico notturno. 

 

   
 
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